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Pagina:Da Vinci - Frammenti letterari e filosofici.djvu/288

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240 i pensieri.


che sono l’opere dell’omo, perchè tal proporzione è dalle opere de li uomini a quelle della natura, qual è quella, ch’è da l’omo a Dio. Adunque è più degna cosa l’imitar le cose di natura, che sono le vere similitudini in fatto, che con parole imitare li fatti e parole de li omini.

E se tu, poeta, vuoi descrivere l’opere di natura co’ la tua semplice professione, fingendo diversi siti e forme di varie cose, tu sei superato dal pittore con infinita proporzione di potenza; ma se vuoi vestirti de l’altrui scienze, separate da essa poesia, elle non sono tue, come Astrologia, Retorica, Teologia, Filosofia, Geometria, Aritmetica e simili. Tu non sei allora più poeta, tu ti trasmuti, e non sei più quello, di che qui si parla. Or non vedi tu, che se tu vuoi andare alla natura, che tu vi vai con mezzi di scienze, fatte d’altrui sopra li effetti di natura? E il pittore per sè, sanza aiuto di scienziati1 o d’altrui mezzi, va immediate all’imitazione d’esse opere di natura.

Con questa si muovono li amanti verso li simulacri della cosa amata, a parlare coll’imitate pitture; con questa si muovono

  1. di cose pertinenti alle varie scienze.