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Pagina:Da Vinci - Frammenti letterari e filosofici.djvu/274

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226 i pensieri.

interprete; e li sua dinari li furon sempre dati innanzi al tempo. Di poi, la richiesta di costui fu di avere li modelli finiti di legname, com’ellino aveano a essere di ferro, e’ quali volea portare nel suo paese. La qual cosa io li negai dicendoli, di’ io li darei in disegno la larghezza, lunghezza e grossezza e figura di ciò, ch’olii avesse a fare; e così restammo mal volontieri.

La seconda cosa fu, che si fece un’altra bottega, e morse e strumenti, dove dormiva e quivi lavorava per altri; dipoi andava a desinare co’ Svizzeri della guardia, dove sta gente sfaccendata, della qual cosa lui tutti li vinceva. E ’l più delle volte se n’andavano due o tre di loro, colli scoppietti, ammazzavano uccelli per le anticaglie, e questo durava insino a sera.

E, se io mandavo Lorenzo a sollecitarli lavoro, lui si crucciava e diceva, che non volea tanti maestri sopra capo, e che il lavorar suo era per la guardaroba di Vostra Eccellenza. E passò due mesi, e così seguitava, e indi trovando Gian Niccolò della guardaroba, domandailo se ’l Tedesco avea finito l’opere del Magnifico, e lui mi disse non esser vero, ma che solamente li avea dato a nettar dua scoppietti. Di poi, facen-