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Rakuten Viki

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Rakuten Viki
Logo di Rakuten Viki
StatoStati Uniti (bandiera) Stati Uniti
TipologiaVideo on demand
GruppoRakuten
Data di lanciodicembre 2010; 14 anni fa
Sede principaleSan Mateo
Nº abbonati74,6 milioni (10 agosto 2023, [1])
Slogan(EN) The heart of Asian entertainment
(IT) Il cuore dell'intrattenimento asiatico
Sitohttps://www.viki.com/

Rakuten Viki è un servizio streaming di video on demand di proprietà della società giapponese Rakuten, operante nella distribuzione di programmi televisivi, serie TV e film asiatici, consentendo agli utenti di sottotitolare i contenuti disponibili in 200 lingue e offrendo una programmazione originale.

La società, con oltre 100 dipendenti, ha sede a San Mateo, in California, e ha uffici a Singapore, Tokyo, Seul e Shanghai.[2]

Viki è stata fondata nel 2007 da Razmig Hovaghimian, Changseong Ho e Jiwon Moon.[3] L'azienda ha originariamente ricevuto finanziamenti da Neoteny Labs, una startup con sede a Singapore guidata da Jōichi Itō e dal co-fondatore di LinkedIn, Reid Hoffman.[4]

Nel 2008, l'azienda si è trasferita a Singapore per sfruttare il supporto del governo e il ruolo della città-Stato come hub panasiatico.[5] Nel dicembre 2010, Viki ha terminato la fase beta del suo software e ha reso i suoi servizi accessibili al pubblico.[6]

Nel settembre 2011, Viki ha lanciato una nuova applicazione per iPhone chiamata Viki On-The-Go, consentendo agli utenti di guardare contenuti sui loro smartphone. Nello stesso anno, la compagnia ha anche collaborato con Samsung Southeast Asia per sviluppare un'applicazione Android.[7][8] Il seguente ottobre, Viki ha raccolto 20 milioni di dollari da Greylock Partners, Andreessen Horowitz e BBC Worldwide.[4][5][8]

Nel maggio 2012, la società ha annunciato accordi con l'etichetta statunitense Warner Music Group, la taiwanese SEED Music Group e la coreana LOEN Entertainment, portando migliaia di videoclip sul sito.[9] Nello stesso mese, BBC Worldwide ha annunciato un'estensione della sua partnership con Viki, compreso un accordo per collaborare con l'azienda sulla pubblicità.[10]

Nel luglio 2012, ha firmato un accordo non esclusivo con il social network cinese Renren, impegnandosi a fornire un sito video alla piattaforma chiamato VikiZone. L'offerta comprendeva solo una parte del catalogo di Viki ed era offerta gratuitamente.[11]

Nel 2013, l'azienda di commercio elettronico giapponese Rakuten ha acquisito il servizio tramite un accordo del valore di 200 milioni di dollari.[12] Nell'anno successivo al passaggio di proprietà, Viki è passato da circa 22 milioni di utenti attivi mensili, di cui 10 milioni su dispositivi mobili, a 35 milioni di utenti attivi mensili e 25 milioni di utenti mobili.[13]

La società ha una lista di partner per la fornitura di contenuti originali, tra cui BBC Worldwide.[7] Inoltre, ha firmato accordi di distribuzione per i suoi contenuti originali con Hulu, Netflix, Yahoo!, MSN, NBC, e A&E, oltre a TVB a Hong Kong, SBS in Corea del Sud, Fuji TV in Giappone e Amedia in Russia.[7]

Viki distribuisce sui suoi canali contenuti con licenza premium, i quali possono essere sottotitolati da volontari della comunità sotto una licenza Creative Commons, consentendo a individui di collaborare su scala globale in molte lingue contemporaneamente.[14] Il software di sottotitolaggio sviluppato dall'azienda consente di tradurre un video in circa 200 lingue diverse, delle quali circa 50 di esse sono lingue in pericolo o vulnerabili.[15] Viki ridistribuisce anche i propri show con sottotitoli generati dai fan a partner come Hulu, Netflix e Yahoo!, e guadagna entrate da questi distributori.[16]

  1. ^ (EN) Melissa Kasule, Rakuten records slight boost in subscribers, while mobile business suffers, su Digital TV Europe, 10 agosto 2023. URL consultato il 7 novembre 2023.
  2. ^ (EN) Naomi Klinge, Watch parties and K-pop. How San Mateo streamer Rakuten Viki is growing in a pandemic, su Los Angeles Times, 22 luglio 2020. URL consultato il 7 novembre 2023.
  3. ^ (EN) Willis Wee, Razmig Hovaghimian: from failed pizza maker to founder of Viki, su Tech in Asia, 21 aprile 2014. URL consultato il 7 novembre 2023.
  4. ^ a b (EN) Sam Holmes, Breaking Down Language Barriers, in The Wall Street Journal, 18 settembre 2012. URL consultato il 7 novembre 2023.
  5. ^ a b (EN) Sarah Lacy, ViKi Raises $4.3 Million from VC All-Stars to Translate the World's Video, su TechCrunch, 8 dicembre 2010. URL consultato il 7 novembre 2023.
  6. ^ (EN) Zac Bertschy, Interview: Razmig Hovaghimian, Co-founder and CEO of Viki.com, su Anime News Network, 25 aprile 2012. URL consultato il 7 novembre 2023.
  7. ^ a b c (EN) Leena Rao, International Video Site ViKi Debuts iPhone App, Will Partner With Samsung For Android App, su TechCrunch, 23 settembre 2011. URL consultato il 7 novembre 2023.
  8. ^ a b (EN) E.B. Boyd, Boom Tube: How Viki Is Creating The Global Hulu, su Fast Company, 13 luglio 2012. URL consultato il 7 novembre 2023.
  9. ^ (EN) Jon Russell, Global Music Site Viki Moves into Music After Signing up Record Labels, su The Next Web, 24 maggio 2012. URL consultato il 7 novembre 2023.
  10. ^ (EN) Ingrid Lunden, BBC Worldwide Extends Its Partnership With Video Site Viki To Cover Advertising, su TechCrunch, 15 maggio 2012. URL consultato il 7 novembre 2023.
  11. ^ (EN) Ingrid Lunden, Viki Climbs The Great Firewall, Signs With ‘China’s Facebook’ Renren For Its First Video Distribution Deal In The Country, su TechCrunch, 13 luglio 2012. URL consultato il 7 novembre 2023.
  12. ^ (EN) Kara Swisher, Exclusive: Japan’s Rakuten Acquires Viki Video Site for $200 Million, su The Wall Street Journal, 1º settembre 2013. URL consultato il 7 novembre 2023.
  13. ^ (EN) David Corbin, Razmig Hovaghimian, founder of Viki, steps down as CEO, to lead Rakuten’s global video strategy, su Tech in Asia, 31 gennaio 2015. URL consultato il 7 novembre 2023.
  14. ^ Termini di utilizzo, su Rakuten Viki. URL consultato il 7 novembre 2023 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2019).
  15. ^ (EN) Madison Park, Can fans unravel the Babel of the world's TV dramas?, su CNN, 10 giugno 2014. URL consultato il 7 novembre 2023.
  16. ^ (EN) Felicitas Baruch, Transnational Fandom: Creating Alternative Values and New Identities through Digital Labor, in Television & New Media, vol. 22, n. 6, 2021-09, pp. 687–702, DOI:10.1177/1527476419898553. URL consultato il 7 novembre 2023.

Collegamenti esterni

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