Augusto De Cobelli

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Augusto De Cobelli
NascitaNovara, 5 giugno 1909
MorteFirenze, 23 marzo 1945
Luogo di sepolturaTrespiano
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegio Esercito
CorpoAlpini
UnitàBattaglione "L'Aquila"
Gruppo di combattimento "Legnano"
CIL
Anni di servizio1940 - 1945
GradoMaggiore s.p.e.
GuerreGuerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
Campagna d'Italia
Comandante diBattaglione "L'Aquila"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Augusto De Cobelli (Novara, 5 giugno 1909Firenze, 23 marzo 1945) è stato un partigiano italiano, alpino e maggiore del Regio Esercito.

Nacque a Novara il 5 giugno 1909, figlio di Giuseppe e Anna Marenzi.[2] Dopo aver frequentato la Regia Accademia Militare di Modena, da cui uscì con il grado di sottotenente, nel settembre 1932 entra in servizio nel 6º Reggimento alpini.[2] Nel settembre 1936 frequentò il 15º corso di osservazione aerea a Cerveteri e, conseguito il brevetto di osservatore d'aeroplano, prestò servizio presso la 35ª Squadriglia Osservazione Terrestre a Bolzano dal marzo all'ottobre 1937. Partì poi volontario per l'Africa Orientale Italiana, partecipando alle operazioni di grande polizia coloniale nel Goggiam e nell'Amhara e rientrando poi in Italia alla fine del 1939 per essere assegnato al Battaglione "Valtellina" del V Gruppo alpini "Valle", allora in fase di costituzione. Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, il 10 giugno 1940, con il battaglione "Valtellina" in quello stesso mese prende parte alle operazioni sul fronte occidentale.[2] Disciolto il battaglione nell'ottobre successivo, viene assegnato al battaglione "Tirano" del 5º reggimento come comandante della 48ª compagnia e il 12 novembre parte per il fronte greco-albanese,[2] distinguendosi nella valle del Kamenice, e poi a Dushar, Kumlles, Maja, Korbiet, e Monte Guri i Topiet, venendo decorato con una Medaglia di bronzo al valor militare.

Nell'aprile 1941, con il termine della guerra con la Grecia, viene promosso capitano ed ammesso a frequentare il 71º corso della Scuola di guerra, al termine del quale è assegnato allo Stato maggiore della 6ª Divisione alpina "Alpi Graie" in corso di schieramento a difesa del porto di La Spezia, in Liguria.[2] All'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 rimane fedele al legittimo governo e riesce a riparare nell'Italia meridionale, per partecipare alla guerra di liberazione, nel CIL del generale Umberto Utili.[2] Riceve l'incarico di costituire in Abruzzo un battaglione di alpini, denominato inizialmente battaglione "Abruzzi", e poi ribattezzato "L'Aquila",[2] operante in seno al Gruppo di combattimento "Legnano". Promosso maggiore[1] assume il comando del reparto prendendo parte alla operazioni contro i tedeschi.[2] Tra il 15 e 17 marzo 1945, il battaglione iniziò l'avanzata ed entrò nella val d'Idice.[2] Durante una ricognizione per definire il miglior schieramento da tenere, avviene uno scontro a fuoco con una pattuglia tedesca durante il quale il maggiore viene gravemente ferito in località Cà di Bazzone, spegnendosi il 23 marzo a Firenze presso la 51ª Sezione Sanità.[3] Viene inizialmente decorato con la Medaglia d'argento al valor militare, successivamente tramutata in Medaglia d'oro.[1][4] Il suo corpo riposa nel Cimitero comunale di Firenze-Trespiano.[3]

Riconoscimenti

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A Brunico gli è stata intitolata una caserma degli alpini.[3]

Onorificenze italiane

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Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale di leggendario valore, già ripetutamente distintosi in precedenti campagne, sapeva creare in pochi mesi dal nulla un battaglione alpino di saldissime qualità spirituali e operative che portava al fuoco suscitando l’ammirazione dei vecchi e già provati battaglioni del reggimento e delle truppe alleate. In una ricognizione da lui diretta oltre le linee, effettuata per valutare la consistenza dell’occupazione nemica, su di una posizione la cui conquista avrebbe meglio salvaguardato l’integrità della difesa e creata la necessaria premessa per la prossima azione offensiva, cadeva eroicamente. Col suo sacrificio egli volle infondere in ciascuno dei suoi alpini la sicurezza ed il mordente che nutriva nel proprio cuore. Ci è riuscito quando il suo esempio è diventato comandamento e la leggenda a tutti gli alpini ragionanti tra loro e di continuo del loro giovane maggiore che era andato più avanti di tutti e, che era caduto primo tra tutti, insegnando con così semplice naturalezza quale fosse la via dell’onore e della gloria. Valle Idice, 23 marzo 1945.[5]»
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale già ripetutamente distintosi in precedenti campagne, sapeva creare in pochi mesi, dal nulla, un battaglione alpino di saldissime qualità spirituali e operative. In una ricognizione oltre le linee, effettuata per valutare la consistenza dell'occupazione nemica, su una posizione la lui conquista avrebbe meglio salvaguardato la difesa e creato la necessaria premessa per la prossima azione offensiva, cadeva eroicamente, confermando ancora una volta le sue belle doti di comandante e di soldato. Col suo volontario sacrificio, segnava al suo bel battaglione la via del dovere. Valle Idice, 13 marzo 1945
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di compagnia, in quaranta giorni di azioni di guerra, dava prova di abnegazione, sprezzo del pericolo e valore, rivelando elevate virtù militari. In combattimenti sanguinosi risolveva delicate situazioni, contrassaltando con ardimento e decisione il nemico, arrestandone l'impeto, e volgendolo in fuga. In più di una occasione, azionava egli stesso una mitragliatrice, infliggendo con tiro bene aggiustato notevoli perdite al nemico e dando prova di assoluto sprezzo del pericolo. Kamenice, 16-21 novembre – Dusbar, 5-15 dicembre – Maja e Korbiet, 29-30 dicembre 1940-XIX

Onorificenze Estere

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Distinguished Service Cross (Stati Uniti d'America) - nastrino per uniforme ordinaria
  1. ^ a b c Bianchi, Cattaneo 2011, p. 482.
  2. ^ a b c d e f g h i Bianchi, Cattaneo 2011, p. 483.
  3. ^ a b c Bianchi, Cattaneo 2011, p. 484.
  4. ^ La medaglia fu consegnata alla madre, signora Anna Marenzi, nel corso della cerimonia tenutasi il 14 settembre 1945 in piazza Vittorio Emanuele II a Firenze.
  5. ^ Quirinale Scheda 13999
  • Andrea Bianchi, Mariolina Cattaneo, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro, Associazione Nazionale Alpini, 2011, ISBN 978-88-902153-1-5.
  • Andrea Bianchi, I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Medagliere, Associazione Nazionale Alpini, 2012, ISBN 978-88-902153-2-2.

Collegamenti esterni

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