Antonio Giuriolo

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Antonio Giuriolo detto Capitan Toni (Arzignano, 12 febbraio 1912Lizzano in Belvedere, 12 dicembre 1944) è stato un partigiano italiano.

Antonio Giuriolo

Capitano degli Alpini, fu insignito della Medaglia d'oro al valor militare.

«Egli era diventato un uomo che credeva nella religione della libertà. E fu questo che permise a lui di fare quella scelta. Ma quella scelta, ripeto, si consumò contemporaneamente nell'animo della maggior parte degli italiani; e da questa rivolta morale nasce la Resistenza. Perché la Resistenza ebbe tante forme, tante manifestazioni diverse; dipese oltre che dal sentimento di ciascuno di noi, dalle circostanze in cui ciascuno di noi si trovò ad operare.»

Figlio di Pietro, avvocato ed esponente socialista, e di Marina Arreghini, dopo aver frequentato due anni della scuola elementare (19221923) nel paese natale, San Pietro a Castello di Arzignano, continuò gli studi a Bologna presso il collegio “San Luigi”. Nel 1924 la famiglia si trasferisce a Vicenza e Antonio frequenta il Liceo ginnasio Antonio Pigafetta. Nel 1930 si iscrive all'Università di Padova alla facoltà di Lettere.

Alla leva militare frequentò il corso per ufficiali di Fanteria a Salerno nel 1933 e si congedò con il grado di tenente nel 1934. Il 2 luglio 1935 si laureò in lettere ed entrò in contatto con Norberto Bobbio. Fu richiamato alle armi il 29 settembre dello stesso anno fino al 31 luglio 1936. Rifiutò la tessera del Partito Nazionale Fascista e quindi visse di insegnamento precario. Conobbe Aldo Capitini e lo incontrò a Perugia nel 1939, condividendo gli ideali della nonviolenza, non uccisione, non menzogna e non collaborazione. Il 3 aprile 1939 venne richiamato alle armi nella fanteria e nel dicembre viene trasferito al 3º Reggimento Alpini. Il 30 settembre 1940 fu congedato. Il 1º gennaio 1943 fu richiamato alle armi con il grado di capitano presso il 7º Reggimento Alpini di Belluno e successivamente presso Longarone con il Battaglione alpini Val Cismon.

La Resistenza

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Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 scelse la strada della Resistenza con le Brigate Giustizia e Libertà ed operò in Friuli, nel bellunese e nelle montagne dell'Altopiano dei sette comuni dove organizzò la formazione di studenti universitari chiamata "piccoli maestri". Il suo nome di battaglia fu "Capitano Toni".

Nel 1944, ferito ad una mano, fu curato all'istituto “Rizzoli” di Bologna. Guarito dalla possibile gangrena non rientrò nel vicentino ma accettò di riorganizzare e comandare una formazione partigiana, la locale Brigata Matteotti "Montagna", nell'alta valle del Reno. Sotto il suo comando la Brigata operò intensamente in tutto il settore con colpi di mano e veri e propri combattimenti contro le truppe tedesche sull'Appennino compreso fra Bologna, Pistoia e Modena. Tra il settembre e l'ottobre del 1944 contribuì alla liberazione dei paesi di Capugnano, Granaglione, Borgo Capanne, Camugnano, Castelluccio, Porretta Terme.

Morì mentre tentava di recuperare i cadaveri dei suoi compagni deceduti il 12 dicembre 1944 in località Corona di Lizzano in Belvedere i loro corpi furono ricoperti dalla neve. Furono ritrovati solo al disgelo nel marzo del 1945, tra la neve con una bomba fissatagli sulla gamba come facevano spesso i soldati tedeschi[1].

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Tra i primi ad impugnare le armi contro i nazifascisti con i pochi partigiani della montagna e, successivamente, organizzando vari reparti combattenti, partecipava ad epiche azioni di guerriglia e sabotaggio, distinguendosi per indomito valore e competenza. Nominato comandante di distaccamento e poi di brigata partigiana, guidava il reparto in valorosi combattimenti infliggendo al nemico gravissime perdite e catturando prigionieri e ingente bottino di guerra. Alla testa dei suoi uomini contribuiva validamente alla liberazione di largo territorio dell’alta Toscana, rifulgendo per tanto eroismo e capacità di comando, che gli alleati vollero il suo reparto affiancato alle loro forze di avanguardia, con le quali conquistava arditamente il caposaldo di Monte Belvedere. Durante il combattimento per l’occupazione della piazzaforte di Corona, teneva da solo testa ad un contrattacco nemico nel nobile intento di proteggere il trasporto di feriti. Colpito a morte chiudeva nel bacio della gloria la sua ammirevole vita. Esempio luminoso di eccezionale ardimento e di generoso altruismo[2]
— Corona (Lizzano in Belvedere), 12 dicembre 1944.

Riconoscimenti

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Il 14 ottobre 2001 a Lizzano in Belvedere (BO), il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi ha reso omaggio al cippo che ne perpetua il ricordo[3].

Alla sua memoria sono intitolati

Giuriolo nelle opere di Meneghello

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Per Luigi Meneghello e i suoi compagni studenti vicentini Giuriolo fu "il maestro".

«Il suo rapporto con noi era certamente di tipo evangelico, benché mancassero del tutto i lati espliciti, esagitati, della predicazione. C'era proselitismo, ma in un'aura di sobrietà, di riserbo, di pudore. Forse nel Veneto è impossibile essere spudorati in modo serio ... [...] ... l'influenza di Antonio, pur avendo per oggetto la mente dei suoi discepoli, investiva tutta la loro personalità e la cambiava.»

Fiori italiani

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Meneghello gli dedica tutto il settimo capitolo del libro Fiori italiani. Un libro di riflessione sull'educazione dei giovani nati e cresciuti nel ventennio fascista; libro pensato, come scrive in prefazione, nell'estate del 1944 nella grotta della Valsugana, sulle pendici delle montagne dell'Altopiano di Asiago, durante il rastrellamento nazifascista del gruppo di partigiani guidati dal Giuriolo stesso.

I piccoli maestri

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Lo stesso argomento in dettaglio: I piccoli maestri.
Antonio Giuriolo

Il libro del 1964 descrive, oltre che le vicende personali di Meneghello e del gruppo di giovani vicentini, il ruolo operativo di Giuriolo dopo l'8 settembre 1943 nell'attività partigiana nella zona dell'Altopiano di Asiago. I "Piccoli Maestri" sono tutti scomparsi.

Nel 1998 è stato realizzato un film per la regia di Daniele Luchetti. Nel film la parte di Giuriolo è affidata all'attore Marco Paolini. Questo film inquadra al meglio la vita nel CLN di Giuriolo, si notano il suo animo gentile, ma anche la sua serietà nei momenti appropriati.

  • Antonio Fogazzaro attraverso la sua corrispondenza, Vicenza, Collezioni del "Palladio", 1943, nuova edizione a cura di Italo Francesco Baldo, Vicenza, Editrice Veneta, 2007 e 2011 rist
  • Renato Camurri (a cura di), Pensare la libertà. I quaderni di Antonio Giuriolo, Venezia, Marsilio Editori, 2016, p. 507, ISBN 978-88-317-1447-1.
  • Antonio Trentin, Antonio Giuriolo. Un maestro sconosciuto, Vicenza, Neri Pozza, 1984..
  • Norberto Bobbio,"Discorso su Antonio Giuriolo", in Maestri e compagni, Firenze, Passigli Editore, 1984.
  • Renato Camurri (a cura), Antonio Giuriolo e il "partito della democrazia", Cierre edizioni, Sommacampagna (Verona), ISBN 88-8314-462-7, 2008, 212pag
  • Italo Francesco Baldo Rumor e Giuriolo sul Fogazzaro, “Realtà Vicentina", XXI (2010), n. 6, p. 16.
  • Italo Francesco Baldo, Antonio Fogazzaro-Antonio Giuriolo,“Realtà Vicentina” 23(2012) n.1, pp 8–9.

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