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Sahel: differenze tra le versioni

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Disambiguazione – Se stai cercando altri significati, vedi Sahel (disambigua).

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La fascia del Sahel in Africa

«In una nota all'Accademia delle Scienze del 1900 Auguste Chevalier faceva nascere la zona sud-sahariana del Sahel oggi riconosciuta dal mondo scientifico»

Il termine Sahel trae origine dal sostantivo in arabo ساحل?, sāhil, che indica la "riva del mare", ed è pertanto stato usato per designare regioni costiere, soprattutto in Nordafrica (un uso che permane ancora oggi: si veda ad esempio la regione del Sahel in Tunisia[1]). Da qui ebbe origine l'uso, da parte delle popolazioni dell'interno, di definire sahel una "direzione", di solito corrispondente grosso modo al nord (per la precisione: il nord per gli abitanti di molte regioni del Mali, dell'Azawad e delle regioni orientali dell'Adrar mauritano; il nordovest per gli abitanti delle regioni sudoccidentali della Mauritania; l'ovest per quelli delle regioni settentrionali della Mauritania).[2]

Nell'ignoranza delle circostanze che hanno fatto nascere questo termine, oggi è molto diffusa l'opinione che il termine Sahel designi metaforicamente il "litorale", il margine del deserto inteso quasi come un "oceano di sabbia", e quindi non più "riva del mare", ma "riva del deserto".

In realtà, come ricorda E. Bernus (1981, p. 101-2), l'attuale uso del termine Sahel per designare la regione intermedia tra il Sahara e l'Africa nera deriva da un errore del botanico francese Auguste Chevalier, che giunse dalle parti di Timbuctu provenendo dal sud e, informandosi sul nome delle regioni a nord in direzione del deserto, ebbe questo nome come risposta, e credette trattarsi del nome geografico di tale zona, senza accorgersi che esso era semplicemente un'espressione significante "il nord".

Storia

Nel 1972, anno in cui il Sahel fu colpito gravemente da siccità e morte per fame, il governo degli Stati Uniti pagò ai suoi agricoltori 3 miliardi di dollari perché lasciassero incolti 50 milioni di ettari che, se coltivati, sarebbero stati teoricamente più che sufficienti a sfamare le popolazioni del Sahel. Lo scopo era provocare un consistente rialzo del prezzo del grano, che di fatto negli anni successivi aumentò del 236%, per poterlo vendere con maggior profitto in mercati più redditizi.[3]

La carestia, dovuta a diversi raccolti negativi consecutivi, e la crisi profonda dell'agricoltura provocò, oltre alla distruzione quasi integrale del patrimonio zootecnico, ingenti migrazioni verso sud della popolazione saheliana che innescarono processi di inurbamento eccessivo nelle zone d'arrivo. Nel 1973 venne costituito un Comitato permanente interstatale per la lotta alla siccità nel Sahel (CILSS) che riuniva diversi degli stati africani e della regione (Senegal, Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Capo Verde, Gambia e Guinea-Bissau). Tuttoggi la crisi alimentare è ancora presente e decine di migliaia di casi di malnutrizione si registrano in tutta la regione (Niger in particolare).[4]

A partire dal 2007 la regione, già interessata dalla presenza di cellule qaediste dal 2001, ha vissuto un incremento dell'emergenza terroristica di matrice islamista (salafita) radicale soprattutto nell'area nord-occidentale (Mauretania, Mali, Niger, Algeria meridionale), con la secessione de facto del nord del Mali.[5] La presenza dei gruppi di Al-Qaeda nel Maghreb Islamico (Aquim), del gruppo Ansar Dine guidato da Iyad ag Ghali, sostenuti dai ribelli tuareg che hanno dichiarato l'indipendenza dell'Azawad (tra cui il Movimento Nazionale per la Liberazione dell'Azawad), insediati principalmente nel nord del Mali, è radicata in tutta la parte centrale e occidentale del Sahel. Le forze terroristiche si sono rese responsabili negli ultimi anni del rapimento e dell'uccisione di turisti stranieri, diplomatici e soldati algerini e malesi, di un attentato all'ambasciata israeliana di Nouakchott, capitale mauretana, nel 2008 e di un altro a quella francese nella stessa città nel 2009.[6][7][8] Nel 2010, in luglio, le forze armate del Mali, con l'appoggio di truppe francesi, avviarono una operazione militare contro le forze dei ribelli, replicata poi nel giugno 2011.[8]

Il 12 ottobre 2012, con l'aggravamento della crisi nell'area e a seguito della richiesta di aiuto inviata dal neonato governo di unità nazionale guidato da Modibo Diarra, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha adottato la risoluzione 2071 che dispone un intervento armato a guida della Unione africana con l'apporto delle forze Nato e dei paesi occidentali.[9] L'11 gennaio 2013 il presidente francese François Hollande, a seguito di una nuova richiesta del governo maliano guidato da Dioncounda Traoré di intervento urgente, predispone un nuovo invio di truppe francesi.[10]

Geografia

Il territorio del Sahel consiste, prevalentemente, in deserto e si estende dall'Oceano Atlantico fino al Corno d'Africa, passando dagli stati dell'Africa Centro Settentrionale quali:

Il Sahel, nel corso della storia, è stata la terra in cui si sono sviluppati alcuni dei più avanzati e potenti regni del continente africano, indicati spesso come Regni saheliani

Il Sahel è un'area ad alto tasso di desertificazione. Le popolazioni che abitano il Sahel si trovano a fronteggiare le emergenze alimentari connesse all'approvvigionamento idrico della zona, molto carente a causa della perenne siccità. La principale causa dell'elevato rischio di desertificazione è la costante mancanza d'acqua, per cui la terra, completamente secca, erosa e mossa dal vento, si trasforma in sabbia, ma anche l'opera dell'uomo con le sue coltivazioni intensive ha contribuito al fenomeno.

È possibile, da un punto di vista tecnico, frenare l'avanzata del deserto: ciò, in parte, è stato possibile creando una zona verde. Interventi di tale genere, tuttavia, richiedono dei mezzi, e quindi delle disponibilità economiche, che allo stato attuale non sono neanche in minima parte in possesso degli stati del Sahel.

Economia

Gli stati del Sahel sono molto poveri. Più della metà della popolazione attiva è occupata nell’agricoltura di sussistenza: i cereali più diffusi sono l’orzo e il miglio, che hanno un ciclo vegetativo breve e sono seminati quando inizia la ristretta stagione delle piogge. Nelle zone irrigate sono coltivate arachidi e cotone, piante industriali destinate all’esportazione. L’allevamento ovino è praticato nelle zone più aride in forma nomade. Il latte di pecora o di capra è un alimento fondamentale per le popolazioni di pastori. Ricorrenti sono le carestie, quando le scarse piogge tardano a venire o sono ridotte. Tra i prodotti d’esportazione, il principale è il cotone.

Crisi alimentare e siccità

Da sempre, vivere in questo ambiente semi-desertico è difficile per l'uomo. Negli ultimi anni a causa dei mutamenti climatici e del forte aumento nei prezzi dei beni agricoli è esplosa una vera e propria crisi umanitaria nella regione.

In tutta l'area vivono circa 15 milioni di abitanti del Sahel coinvolti da questa emergenza, e oltre un milione di bambini nei prossimi 6 mesi saranno a rischio elevato di malnutrizione grave.

Nel marzo 2012 l'UNICEF ha lanciato un appello per aiutare la popolazione e far parlare dell'emergenza[11].

Secondo un comunicato di Medici Senza Frontiere, riportato dai principali media[12], quest’anno un milione di bambini affetti da malnutrizione severa avranno bisogno di cure: il numero più alto nella storia degli aiuti umanitari[13].

Note

Bibliografia

  • Edmond Bernus, "Points cardinaux : Les critères de désignation chez les nomades touaregs et maures", Bulletin des Etudes africaines de l'Inalco vol. 1, n°2, 1981, pp. 101–106 (testo in pdf)
  • Lieutenant Brosset, "La rose des vents chez les nomades sahariens", Le Saharien 89 (juin 1984), pp. 11–20.
  • Eugène Fromentin, Sahara et Sahel. Une année dans le Sahel, Paris, E. Plon, 1887.

Voci correlate

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