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le favole. | 21 |
bagnatosi le penne, rimase in essa acqua: e l’anitra levatasi in aria, schernía il falcone, che annegava.
Ostrica. Questa, quando la luna è piena, s’apre tutta, e, quando il granchio la vede, dentro le getta qualche sasso o festuca: e questa non si può risserrare, ond’è cibo d’esso granchio. Così fa chi apre la bocca a dire il suo segreto, che si fa preda dello indiscreto auditore.
XXXV. — i tordi e la civetta.
I tordi si rallegrarono forte, vedendo che l’omo prese la civetta e le tolse la libertà quella legando con forti legami ai sua piedi! La qual civetta fu poi, mediante il vischio, causa non di far perdere la libertà ai tordi, ma la loro propria vita.
Detta per quelle terre, che si rallegran di vedere perdere la libertà ai loro maggiori, mediante i quali poi perdano il soccorso e rimangono legati in potenza del loro nemico, lasciando la libertà e spesse volte la vita.
- ↑ Si veda: Qui incomincia el Tesoro di Brunetto Latino di Firense, e parla del nascimento e della natura di tutte le cose. Treviso, 1474. Lib. IV, cap. 4. (Ed. di Venezia, 1841. Vol. I, pag. 202), dalla quale opera Leonardo attinge la materia di questa favola.
- ↑ I numeri rimandano alle note in fine del volume