Vai al contenuto

Pagina:Da Vinci - Frammenti letterari e filosofici.djvu/438

Da Wikisource.
390 le profezie e le facezie.

dare al quale,1 il signore domandò quello, che andava facendo. Questo disse, che veniva lì per avere de’ piaceri, che lui aver non potea; perocchè volentieri vedeva omini più potenti di lui, come fanno i popolani, ma che ’l signore non potea vedere, se non omini di men possa di lui: per questo i signori mancano d’esso piacere.

IV. — bella risposta ad un pitagoreo.

Uno, volendo provare colla autorità di Pitagora, come altre volte lui era stato al mondo, e uno non li lasciava finire il suo ragionamento; allor costui disse a questo tale: — e per tale segnale, che io altre volte ci fussi stato, io mi ricordo che tu eri mulinaro. — Allora costui, sentendosi mordere colle parole, gli confermò essere vero, che per questo contrassegno lui si ricordava che questo tale era stato l’asino, che gli portava la farina.

V. — risposta di un pittore.

Fu dimandato un pittore perchè, facendo lui di figure sì belle che eran cose morte, per che causa esso avesse fatti i figlioli sì

  1. senza che nulla gli occorresse da chiedergli.