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Pagina:Da Vinci - Frammenti letterari e filosofici.djvu/285

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l'arte 237

na—; per questo io dirò essere più eterne l’opere d’un calderaio, che il tempo più le conserva che le yostre o nostre opere, nientedimeno e di poca fantasia, e la Pittura si po’, dipignendo sopra rame con colori di vetro, fare molto più eterna.

Noi per arte possiamo essere detti nipoti a Dio. Se la Poesia s’astende in filosofia morale e questa in filosofia naturale; se quella descrive l’operazione della mente, che considera, questa colla mente opera ne’ movimenti; se quella spaventa i popoli con le infernali finzioni, questa colle medesime cose in atto fa il simile. Pongasi il poeta a figurare una bellezza, una fierezza, una cosa nefanda e brutta, una mostruosa, col pittore; faccia a suo modo, come vuole, tramutazione di forme, che il pittore non saddisfassi più.1 Non s’è egli viste pitture avere tanta conformità colla cosa vera, ch’ell’ha ingannato omini e animali?

VI. — la pittura crea la realtà.

Tal proporzione è dall’immaginazione a l’effetto, qual’è dall’ombra al corpo ombroso, e la medesima proporzione è dalla

  1. in modo da superare il pittore.