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l'arte | 235 |
sto della perduta sanità e della eterna salute, non altrementi, che se tale Idea fusse lì presente in vita?
Questo non accade in nessun’altra scienza od altra umana opera. E se tu dirai, questa non esser virtù del pittore, ma propria virtù della cosa imitata; si risponderà, che in questo caso la mente de li omini po’ saddisfare, standosi nel letto, e non andare ne’ lochi faticosi e pericolosi, ne’ pellegrinaggi, come al continuo far si vede.
Ma, se pure tal pellegrinaggi al continuo sono in essere, chi li move, sanza necessità? Certo tu confesserai essere tale simulacro, il quale far non po’ tutte le scritture, che figurar potessino in effigie ed in virtù tal Idea. Dunque pare, ch’essa Idea ami tal pittura, ed ami chi l’ama e riverisce, e si diletti d’essere adorata più in quella, che in altra figura di lei imitata, e per quella faccia grazia e doni di salute, — secondo il credere di quelli, che in tal loco concorrono.
V. — come la pittura avanza tutte l’opere umane per sottile speculazione appartenente a quella.
L’occhio, che si dice finestra dell’anima, è la principale via, donde il comune senso