Io sento ritornar quel dolce tempo
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sestina ii
[«Al tutto ho in odio e fuggo libertate».]
1
Io sento ritornar quel dolce tempo,
del qual non mi rimembra senza pianti,
che fu principio alla mia aspra vita,
né mai da poi conobbi libertate;
e, perché si rinnuova nella mente,
vuol ch’io ne faccia tal memoria Amore.
2
Di sua vittoria si ricorda Amore,
e però vuol che la stagione e ’l tempo
sia celebrato in versi e nella mente;
né sta contento a’ miei sospiri e pianti,
ma, lieto della persa libertate,
vuol pur che sia mia lacrimosa vita.
3
S’egli è fatto signor della mia vita,
forza m’è far quel che comanda Amore,
senza usar piú l’antica libertate;
la qual, se si lasciò vincer quel tempo
che ancor non era sottoposta a’ pianti,
ben cederá or che serva è la mente.
4
Se ad altri il corpo dato ho e la mente,
e per questo è afflitta la mia vita,
mi debbo sol doler di questi pianti
di me, non accusar per questo Amore:
il qual se m’ha tenuto tanto tempo,
è perch’io ne li detti libertate.
5
Non è piú sua la persa libertate,
perché il suo primo don dato ha la mente:
dunque, se vuol ch’io celebri quel tempo
e sia di ciò contenta la mia vita,
se vinse sempre, ed io cedo ad Amore,
e lieto, come vuol, son de’ mie’ pianti.
6
Né sol contento son de’ lunghi pianti,
ma al tutto ho in odio e fuggo libertate,
né vorrei non voler servire Amore;
ed odio ogni pensier che nella mente
mi surge di far libera mia vita,
e chiamo perso qualunche altro tempo.
7
Lieto il tempo e felice, e dolci i pianti,
nel qual la vita perse libertate,
chiama la mente, e cosí vuole Amore.