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Torneo di Wimbledon

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I trofei di Wimbledon

Citazioni sul Torneo di Wimbledon.

Citazioni

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  • A Flushing Meadows stai a 40 minuti da Manhattan, a Parigi passi da una strada all'altra e non sai mai dove sei, qui affitti una casa e l'atmosfera è familiare. I vicini innaffiano le piante ogni mattina alle 8.30. Sei uno di loro: vai sempre a piedi, anche a mangiare, e ti ritrovi a fare le stesse cose, con la gente di sempre. Questo torneo è diverso da qualsiasi altro. (Andy Roddick)
  • A Wimbledon le signore sono semplicemente le candeline sulla torta. (John Newcombe)
  • Adesso che viaggiamo come una troupe di cani ammaestrati, venti volte il giro del mondo in un anno, è una cosa incredibile ritornare per 15 giorni in un luogo in cui tutto funziona con amore. Darei un anno di vita, magari una mano, pur di farcela [a vincere il torneo]. È un posto incredibile, un posto dove tutti dovremmo vestirci puliti, di bianco, se già non ci fosse quella regola. (Arthur Ashe)
  • Aspettare Wimbledon è come aspettare il Superbowl. I giorni passano e l'adrenalina cresce. Quando entro in campo, mi sento a mio agio come a casa mia. Certo, la prima volta ero nervoso, emozionato. Oggi non più: il centrale è piccolo, intimo, puoi guardare le persone negli occhi. È una sensazione che mi piace e che non baratterei con nessun'altra al mondo. Ho come l'impressione che il mondo mi stia osservando. E mi piace. (Pete Sampras)
  • Ci sarà un'eccessiva pressione su Murray da parte dei media britannici e del pubblico, che per tutti questi anni sono stati affamati in attesa di un campione. Quando giocavo, Wimbledon non cominciava sui giornali britannici, o in televisione, fino a quando non venivano fuori tutti i giocatori britannici. Posso dire con ironia, che da americano ero un po' invidioso del fatto che avessero un'intera nazione alle loro spalle. (Jimmy Connors)
  • Dal punto di vista emotivo per me sarebbe stato molto duro tornare a Wimbledon prima. [...] Molti hanno detto che io ce l'avevo con Wimbledon. Non era affatto vero. Adoro quel torneo. Adoro il suo pubblico. È un torneo tutto speciale, è come la terra benedetta. (Björn Borg)
  • [Riferito al suo prize money di 10 milioni £] È una cifra incredibile e sono molto fortunato a guadagnare praticando uno sport, facendo qualcosa che faccio da quando ero un bambino. Sono cosciente di ciò quando non gioco, penso a come investire i soldi, la cosa giusta da fare con essi. Ma quando sei sul campo, non è certo il pensiero del denaro a renderti nervoso. Sto giocando per la storia, per vincere Queen's o altri tornei; questo è ciò che ti da la carica. Restituirei tutto il mio prize money pur di vincere Wimbledon. (Andy Murray)
  • Ho ancora in mente l'immagine di Pete Sampras col trofeo di Wimbledon tra le braccia. Questa è una delle immagini presenti nella mia testa che sono rimaste lì per tutto l'arco della mia carriera e che mi hanno spinto a diventare un tennista professionista. (Novak Đoković)
  • Ho sempre avuto un rapporto speciale con quel torneo. È lo Slam più importante e ha giocato un ruolo determinante nella mia ascesa al vertice della classifica. Nel 2001, negli ottavi, sconfissi Sampras sul centrale 7-5 al quinto set: quel successo mi diede la convinzione di poter essere competitivo contro chiunque. Mi sono sempre piaciuti l'atmosfera di Wimbledon, le sue tradizioni e il suo stile un po' snob. (Roger Federer)
  • I newyorkesi amano vederti sputare l'anima là fuori; sputa l'anima a Wimbledon e ti fanno fermare e pulire. (Jimmy Connors)
  • Il mio più grande rammarico è non aver vinto Wimbledon. Sarebbe meraviglioso andar là e fare qualcosa di speciale, ma devo essere realistica, non posso più vincere titoli dello Slam e sostanzialmente è questo il motivo per cui ho giocato per 13 anni e per cui ora smetto. (Hana Mandlíková)
  • Il silenzio è quello che ti colpisce quando giochi sul centrale a Wimbledon. Fai rimbalzare la palla lentamente sul morbido tappeto erboso, la lanci in aria per servire, la colpisci e senti l'eco del colpo. E di ogni colpo successivo: clac, clac; clac, clac. L'erba tagliata con cura, la ricca storia dell'antico stadio, i giocatori vestiti di bianco, gli spettatori rispettosi, la venerabile tradizione, nessun cartellone pubblicitario in vista: tutti questi elementi ti proteggono dal mondo esterno. (Rafael Nadal)
  • In tutti gli incontri che ho giocato a Wimbledon – dove ci sono molti campi diversi – non credo di aver mai ricevuto più di quattro cattivi rimbalzi in totale. Ma in qualsiasi altro campo in erba, da Forest Hills a White City, a Orange, al Queens, a Newport, non credo di aver mai finito un singolo set con meno di quattro cattivi rimbalzi. Wimbledon è come un intervento divino. (Don Budge)
  • La storia d'amore più importante della mia vita? È stata quella con Wimbledon. (Fred Perry)
  • L'erba è una superficie che sarebbe già sparita dal tennis se non fosse stata tenuta in vita da Wimbledon, ma è anche la più onesta nei confronti del talento. Sulla terra si può vincere con la pazienza e con la corsa, sul cemento con la violenza, sui prati ci vuole molto di più. (Rino Tommasi)
  • Non c'è niente di meglio che avere 15000 persone che tifano per te sul Centre Court a Wimbledon. (Sabine Lisicki)
  • Non giocherò a Wimbledon perché sono allergico all'erba. (Ivan Lendl)
  • Puoi scoprire tutto quello che vuoi su una persona mettendola sul Campo Centrale di Wimbledon. (John Newcombe)
  • Questo sarà il mio ultimo Wimbledon e gli US Open saranno il mio ultimo torneo. Lo voglio dire qui perché è qui che tutto ha avuto inizio. Sono cresciuto sotto i riflettori e ho appreso tante lezioni, alcune molto dure. Una di queste è stata l'aver imparato a rispettare il torneo più importante nel nostro sport. (Andre Agassi)
  • Sono un po' triste. Questo torneo mi ha dato così tanto. È un peccato che io non abbia cominciato a rispettarlo prima. (Andre Agassi)
  • Ti senti un po' come a giocare in un museo. Penso sia questo il motivo per cui molti giocatori l'apprezzano. Perché da tennista cresci sapendo che Wimbledon è il più ambito tra i titoli dello Slam, ha un'aura speciale attorno a sé. (Dmitrij Tursunov)
  • Vincere a Wimbledon significa raggiungere il culmine di una carriera qualunque cosa arrivi in seguito. (Jaroslav Drobný)
  • Vincere Wimbledon era l'unica cosa che volevo nella mia carriera. Da lì in poi mi sono detta: non sto perché sto ancora giocando, penso di aver finito. (Ashleigh Barty)
  • Wimbledon è il luogo più gentile del mondo, ma se ti comporti in maniera non conforme alle regole non puoi non essere criticato ed eventualmente fischiato. (John Lloyd)
  • Wimbledon è strana. In verità è la mecca di questo gioco, la cattedrale del tennis; ma la giusta dose di venerazione in loco risulterebbe meno indigesta se il torneo non si prodigasse a ribadire di continuo che è la cattedrale del tennis. C'è un misto di autocompiacimento stucchevole e di implacabilità nel promuovere e nel vendere se stessi. (David Foster Wallace)
  • Wimbledon è un evento speciale per molte ragioni. È il più antico, il più prestigioso ed anche l'unico che si gioca sull'erba, la superficie sulla quale il tennis è nato ma sulla quale si giocano ormai pochi tornei al punto che, se non ci fosse Wimbledon, l'erba sarebbe stata dimenticata o cancellata. A Wimbledon si deve la difesa di alcuni valori tradizionali conservati malgrado qualche inevitabile concessione alle esigenze di uno sport inevitabilmente professionistico. (Rino Tommasi)
  • Wimbledon era il tempio, dove ancora si distingueva tra gentiluomini e giocatori. (Emanuela Audisio)
  • Fatta eccezione, forse, per la sala da pranzo di mia madre, non vi è niente di più ordinato, al mondo, di Wimbledon. Anzi, a essere precisi non è neanche una questione di ordine: è piuttosto l'inaudita pretesa di ricondurre a una disciplina certa ogni frammento della realtà, che siano i fiori di un'aiuola o il flusso di migliaia di persone quando parte l'acquazzone.
  • Nel cuore di questa liturgia, a motivarla e darle un battito cardiaco, ticchettano i campi, tanti e simmetricamente disposti nello spazio – mirabili tutti nel verde di un'erba che non sembra provenire dal giardinaggio ma da un lavoro di tessitura: ticchettano di palline che vanno e vengono, come lancette, come meccanismi d'orologio. Tutto l'ordine convocato tra quelle mura, e distillato dai mille gesti esatti di ogni lavorante, arriva in purezza nei gesti ultimi di quei sacerdoti che, in bianco, ne raccolgono l'essenza e ricuciono col loro palleggio l'ultimo lembo di caos: la palla fila via veloce, entro le linee comandate, secondo rimbalzi prestabiliti, con suoni rotondi e conclusi – il mondo è salvo, il caos domato, ogni dubbio svanito. Tuttavia uno poi stecca, l'altro tira lungo di una spanna, questo fa una palla corta troppo corta, quello non si piega abbastanza sulle gambe, molti scuotono la testa, alcuni smadonnano – tutto il tennis del mondo finisce sempre in un errore, è inevitabile. Lo scopo stesso del gioco, è un errore: gratuito o forzato, idiota o sublime, ma sempre un errore. Quindi, riassumendo, questo sembra essere il piano: mettono su un'enorme cattedrale dedicata all'ordine, costruita fin nei dettagli con la pietra dura della perfezione, e lo fanno per custodire, nel cuore di tutto, un errore. Geniale.
  • Ovunque ci sia un ragazzino che palleggia contro un muro, ovunque ci siano mammine che mugolano da fondocampo e prepensionati che tentano di ammazzare i loro simili attirandoli a rete con smorzate di inusitata perfidia – ovunque ci sia nel mondo qualcuno che fa titic e titoc con una racchetta in mano, è a Wimbledon che il suo faticare assume un senso, i suoi errori incontrano una redenzione, e le sue miserie scolorano nella gloria. Non sto esagerando, le cose stanno proprio così. Giuro che se Dio giocasse sarebbe socio lì, e non avrebbe neanche l'armadietto migliore.
  • Il torneo che tutti i giovani tennisti sognano di vincere, ma che per un inglese è qualcosa più di un sogno.
  • Questa isola, tanto lontana e dissimile dalla nostra piccola Europa, detiene un curioso primato. Wimbledon è infatti, senza dubbio alcuno, la capitale mondiale del tennis. Masse di fedeli vi accorrono, in devoti atteggiamenti. E tuttavia, fin da lontano 1936, dall'addio di Fred Perry, il Papa non appartiene alla stirpe dei padri fondatori.
  • Wimbledon è qualcosa di più di un torneo, è una religione. La gente va lì, fa la fila ai cancelli da due notti prima, ma non solo per andare a vedere Nadal piuttosto che Federer. Wimbledon è il Vaticano del tennis. È come per un cattolico andare in pellegrinaggio a San Pietro.
  • È grandioso toccare il trofeo. Se non dovessi vincere più una partita non mi importa. Qualsiasi cosa farò nella mia vita, ovunque andrò, sarò sempre un campione di Wimbledon.
  • Ogni minuto di quelle due settimane è indimenticabile. Volevo toccare quella coppa perché ho sempre pensato di meritarmela. L' anno in cui ero favorito persi, nel 2001 arrivai a Londra quasi da turista e fu un trionfo. Quando mi chiamarono per ritirare il trofeo mi davo i pizzicotti, temevo ci fosse un clamoroso errore... Quarta finale, quattro match-point: c'era qualcosa di magico nell'aria quel giorno.
  • Sulla terra forse il tennis si gusta di più, ma se permettete a me non interessa, io vado in campo per vincere e non per piacere agli spettatori. Quando gioco un'esibizione scherzo, ma è a Wimbledon che stiamo giocando. Devo divertirmi io, non gli spettatori.

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