Sigismondo Chigi della Rovere, IV principe di Farnese
Sigismondo I Chigi Albani della Rovere, IV principe di Farnese | |
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Ritratto di Sigismondo Chigi, IV principe di Farnese | |
Principe di Farnese | |
In carica | 1769 – 1793 |
Predecessore | Agostino Chigi della Rovere, III principe di Farnese |
Successore | Agostino Chigi Albani della Rovere, V principe di Farnese |
Trattamento | Sua Grazia |
Altri titoli | Duca di Ariccia |
Nascita | Roma, 15 marzo 1736 |
Morte | Padova, 23 maggio 1793 |
Dinastia | Chigi |
Padre | Agostino Chigi della Rovere, III principe di Farnese |
Madre | Giulia Augusta Albani |
Consorte | Maria Flaminia Odescalchi
Maria Giovanna de' Medici d'Ottajano |
Religione | cattolicesimo |
Sigismondo Chigi Albani della Rovere, IV principe di Farnese (Roma, 15 marzo 1736 – Padova, 23 maggio 1793), è stato un economista, poeta e mecenate italiano.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Sigismondo era figlio di Agostino Chigi della Rovere, III principe di Campagnano e di sua moglie, Maria Giulia Albani. Era Maresciallo di Santa Romana Chiesa e Custode perpetuo del Conclave, carica che spettava ai primogeniti di Casa Chigi di Ariccia. Si dilettava di archeologia (scavi nella sua tenuta di Porcigliano) e amava la poesia. Volle cicli pittorici nei palazzi Chigi di Roma e di Ariccia. Nel 1771 scelse come suo bibliotecario e consulente per l'archeologia Ennio Quirino Visconti. Sposò in prime nozze Maria Flaminia Odescalchi, dei duchi di Bracciano, che gli diede tre figli. Nel 1772 lo scultore Agostino Penna ritrasse Maria Flaminia Odescalchi Chigi, per il monumento sepolcrale alla Basilica di Santa Maria del Popolo, e ne realizzò una replica, a medaglione, che ora è a palazzo Chigi di Ariccia. Maria Flaminia Odescalchi era morta a venti anni, alla quarta gravidanza.
Sigismondo Chigi fu membro dell'Arcadia, col nome di Astridio Dafnitico. Anticlericale, illuminista, innamorato della cultura francese, studiò una riforma economica e politica dello Stato Pontificio. Pubblicò nel 1781, in due volumi, Economia Naturale e Politica, che è considerata la sua opera più significativa. Nel suo feudo di Ariccia sperimentò innovazioni agricole, come la piantagione di gelsi. Il principe Sigismondo Chigi era anche un uomo che univa la bizzarria all'audacia: da una lato era sospettato di appartenere alla Massoneria (ed era il caso, poiché ospitò il fratello massone Friederich Münter durante il suo viaggio in Italia[1]), dall'altro era inviso per le sue simpatie con membri della disciolta Compagnia di Gesù. Nel 1773 il papa, cedendo alle insistenze di Spagna, Francia, Napoli e Parma, le quattro potenze "borboniche" legate dal cosiddetto patto di famiglia, aveva sciolto la Compagnia di Gesù.
Sigismondo Chigi si dimostrò violento contro la seconda moglie Maria Giovanna de' Medici d'Ottajano e fu coinvolto nel processo del 1790, per il presunto tentato avvelenamento del cardinale Filippo Carandini, Prefetto della Congregazione del Buon Governo. Il processo è molto controverso. Deposto da ogni carica, nel 1791 Sigismondo Chigi fu condannato al carcere perpetuo, in contumacia. Errabondo in Italia, si rifugiò a Padova, dove morì. I beni che gli erano stati sequestrati, tra cui palazzo Chigi di Ariccia, furono restituiti a suo figlio primogenito ed erede del titolo.
Frequentò e protesse Vittorio Alfieri e Metastasio. Vincenzo Monti gli ha dedicato nel 1783 i Versi Sciolti.
La satira contro il Conclave
[modifica | modifica wikitesto]Durante la Sede Vacante del 1774, a seguito della morte di papa Clemente XIV Ganganelli, la satira superò i limiti. Girava un melodramma anonimo, Il Conclave dell'anno 1774,[2] che sbeffeggiava i più papabili membri del Sacro Collegio, mentre il Conclave era già riunito per eleggere un nuovo papa. Un esemplare del libello fu simbolicamente arso per mano del boia, a piazza Colonna,[3] il 19 novembre, quando per tutta Roma giravano da alcune settimane le copie.[4] Si seppe che ne era autore il principe Sigismondo Chigi. Un sacerdote fiorentino, di nome Gaetano Sertor, si presentò spontaneamente, dichiarando di essere autore unico del libello. Fu bandito per sempre da tutto lo Stato Pontificio. Pio VI salì al soglio pontificio.
La berlina Chigi
[modifica | modifica wikitesto]Al Museo di Roma si conserva una delle due eleganti berline, di fabbricazione francese, acquistate da Sigismondo Chigi nel 1776, in occasione delle sue seconde nozze che ebbero luogo a Napoli. La berlina, con lo stemma Chigi, ha i fianchi lievemente bombati; l'abitacolo è chiuso da vetri e poggia su due assi, cui è assicurato da larghi tiranti in cuoio. Le sospensioni sono molle di fabbricazione inglese.
A palazzo Chigi di Ariccia si conserva la serie di chiavi, usate dai principi di casa Chigi per chiudere i cardinali riuniti in Conclave: la più antica risale ai primi del Settecento, la più moderna è quella del Conclave da cui uscì eletto Giovanni XXIII. Il suo successore Paolo VI ha abolito questo privilegio dei Chigi.
Albero genealogico
[modifica | modifica wikitesto]Genitori | Nonni | Bisnonni | Trisnonni | ||||||||||
Agostino Chigi, I principe di Campagnano | Augusto Chigi | ||||||||||||
Olimpia Della Ciaia | |||||||||||||
Augusto Chigi, II principe di Campagnano | |||||||||||||
Maria Virginia Borghese | Paolo Borghese | ||||||||||||
Olimpia Aldobrandini | |||||||||||||
Agostino Chigi della Rovere, III principe di Campagnano | |||||||||||||
Giovanni Battista Rospigliosi, I principe Rospigliosi | Camillo Domenico Rospigliosi | ||||||||||||
Lucrezia Cellesi | |||||||||||||
Eleonora Rospigliosi | |||||||||||||
Maria Camilla Pallavicini | Stefano Pallavicini | ||||||||||||
Livia de' Franchi Toso | |||||||||||||
Sigismondo Chigi della Rovere, IV principe di Campagnano |
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Orazio Albani | Carlo Albani | ||||||||||||
Elena Mosca | |||||||||||||
Carlo Albani, I principe di Soriano nel Cimino | |||||||||||||
Maria Bernarda Ondedei | Ottavio Ondedei | ||||||||||||
… | |||||||||||||
Maria Giulia Albani | |||||||||||||
Carlo Borromeo Arese | Renato II Borromeo | ||||||||||||
Giulia Arese | |||||||||||||
Teresa Virginia Borromeo Arese | |||||||||||||
Giovanna Odescalchi | Carlo Odescalchi | ||||||||||||
Beatrice Cusani | |||||||||||||
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Carlo Francovich, Storia della Massoneria in Italia, i Liberi Muratori italiani dalle origini alla Rivoluzione francese, Milano, Ed. Ghibli, 2013, cap. XX, Il viaggio di Münter in Italia (1784-1787), p. 398.
- ^ Il titolo completo era: Il conclave dell'anno 1774. Dramma per musica da recitarsi nel Teatro delle Dame nel carnevale del 1775. Dedicato alle medesime dame. Sottotitolo: La poesia è del celebre sig. abate Pietro Metastasio in gran parte. La musica è del sig. Niccolo Piccini. Risultava stampato: In Roma, per il Kracas all'insegna del Silenzio; ma in realtà era stato stampato a Firenze da Giuseppe Molini. Niccolò Piccini, musicista (Bari, 1728-Parigi, 1800).
- ^ Quindi, fu bruciato davanti a palazzo Chigi, a significare che se ne conosceva l'autore.
- ^ Il libello è rarissimo; in biblioteca, esemplari ancor più rari, manoscritti.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- AA VV, Il Settecento a Roma, Roma, De Luca Editore, 1959. Catalogo mostra.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikisource contiene una pagina dedicata a Sigismondo Chigi della Rovere
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Sigismondo Chigi della Rovere
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Chigi, Sigismondo, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- Antonio Fiori, CHIGI, Sigismondo, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 24, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1980.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 88603765 · ISNI (EN) 0000 0000 6211 8275 · SBN UBOV366463 · BAV 495/110460 · CERL cnp02160350 · ULAN (EN) 500353893 · LCCN (EN) no2016072101 · GND (DE) 1098433920 · NSK (HR) 000754184 |
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