Shō Shin
Shō Shin | |
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Re delle Ryūkyū | |
In carica | 1477 – 1527 |
Predecessore | Shō Sen'i |
Successore | Shō Sei |
Nascita | Shuri, 1465 |
Morte | Shuri, 13 gennaio 1527 |
Sepoltura | Tamaudun |
Dinastia | Shō |
Shō Shin (尚圓?) (Shuri, 1465 – Shuri, 13 gennaio 1527) è stato un re giapponese.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Fu il terzo monarca della Seconda dinastia di sovrani del Regno delle Ryukyu, secondo lo storico ordine di successione. Governò per ben mezzo secolo dal Castello di Shuri e il suo regno è ricordato come un periodo prospero. Il suo mandato iniziò sei mesi dopo la morte del padre, il Re Shō En. In quel lasso di tempo il potere fu amministrato dallo zio Shō Sen'i, il quale fu però costretto ad abdicare in favore del giovane principe destinato ad ereditare il trono del genitore. Così Shō Shin fu nominato Re delle Ryukyu all'età di soli dodici anni. Tra i primi provvedimenti ci fu quello di richiedere ai capi locali (Aji), di risiedere nella capitale Shuri e di istituire un apparato burocratico per meglio governare le aree periferiche. Gli aji furono inoltre da lui suddivisi in sottoclassi distinte, riconoscibili tramite differenti colori del copricapo indossato. Il sovrano si occupò anche di suddividere le varie isole in numerose municipalità, città e villaggi. Tale divisione del territorio è in buona parte ancora in vigore nell'odierna Okinawa. Fece costruire il tempio Enkaku-ji per custodire gli spiriti degli antenati, oltre al santuario per ospitare la statua di Benzaiten (dea della musica) e il sutra donati dal Re di Corea. Diede ordine di realizzare ampie strade lastricate, ponti e porti marittimi; abbellì il regno piantando alberi e fiori, promosse l'estetica generale e l'arte.[1] Per quanto riguarda la politica estera, incoraggiò l'invio di navi tributarie alla Cina governata dalla Dinastia Ming e promosse il cosiddetto commercio triangolare con Cina, Giappone, Corea e i regni dell'Indocina. Questo incrementò notevolmente la ricchezza del regno ryukyuano. A tal proposito Shō Shin stabiliì un avamposto presso Kikaijima per poter meglio sorvegliare le rotte commerciali con l'estero, che si estendevano a sud fino all'India e al Sud-est asiatico. Soltanto l'interferenza delle potenze occidentali (Spagna e Portogallo) e dei pirati wokou, fu in grado di minare il commercio del regno.[2] Ritenendola una consuetudine barbara il re vietò la pratica del junshi, che consisteva nel suicidarsi commettendo seppuku in seguito alla morte del proprio signore. Provvide in aggiunta ad accentrare il potere religioso delle noro, con la nomina di una sacerdotessa suprema chiamata Kikoe Ogimi, la quale doveva essere appartenente alla famiglia reale. La sua disposizione più iconica è probabilmente quella relativa al disarmo della popolazione civile, con la confisca di tutte le armi possedute da ogni individuo non autorizzato. Ciò finì per agevolare la realizzazione di una società pacifica e armoniosa.[3] Le citate riforme contribuirono a stabilire uno Stato centralizzato in grado di sostenere un prolungato periodo di benessere. Difatti il suo regno è soprannominato L'età d'oro delle Ryukyu.[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Operato politico, su okinawanderer.com.
- ^ Rotte commerciali, su okinawanatheart.com.
- ^ Disarmo e pacifismo, su shoshinkaratedo.com.
- ^ Regno illuminato, su okinawanatheart.com.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Shō Shin