Sangiaccato di Lepanto
Sangiaccato di Lepanto Liva-i Inebahti | |||||
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Grecia centrale all'inizio del XIX secolo, che mostra il sangiaccato di ("Lepanto") nella parte inferiore al centro | |||||
Informazioni generali | |||||
Capoluogo | Lepanto | ||||
Dipendente da | Impero ottomano | ||||
Amministrazione | |||||
Forma amministrativa | Sangiaccato | ||||
Evoluzione storica | |||||
Inizio | 1499 | ||||
Causa | Istituzione | ||||
Fine | 1821/1829 | ||||
Causa | Guerra d'indipendenza greca | ||||
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Il sangiaccato di Lepanto,[1][2][3] noto anche come sangiaccato di Inebahti[4], o di Aynabahti[5] (in turco ottomano: Sancak-i/Liva-i İnebahtı/Aynabahtı; in greco λιβάς/σαντζάκι Ναυπάκτου?) era una provincia ottomana di secondo livello (sangiaccato/sanjak o liva) che comprendeva parti centrali della Grecia continentale. Il nome turco deriva dalla sua capitale, Inebahti/Aynabahti (in greco Naupaktos), meglio conosciuto con il suo nome italiano, Lepanto.[6]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La provincia fu costituita nel 1499, quando gli ottomani conquistarono Lepanto, possedimento della Repubblica di Venezia dal 1407.[6] Gran parte del territorio assegnato alla nuova provincia, tuttavia, era già stato sotto il controllo ottomano, sotto il sangiaccato di Tirhala.
Il 7 ottobre 1571, al largo della città di Lepanto, fu combattuta la celebre Battaglia di Lepanto tra le flotte dell'Impero ottomano e la Lega Santa.[6] I veneziani ripresero la città nel 1687, durante la guerra di Morea, ma la cedettero al controllo turco nel 1699, dopo il trattato di Karlowitz.[6] Sebbene la maggior parte della provincia si ribellò nello scoppio della guerra d'indipendenza greca nel 1821, la capitale Lepanto rimase in mani ottomane fino al 12 marzo 1829, quando passò sotto il controllo greco.[6]
Divisione amministrativa
[modifica | modifica wikitesto]In origine, il sangiaccato faceva parte dell'Eyalet di Rumelia, ma dopo il 1533 venne subordinata al nuovo Eyalet dell'Arcipelago.[7]
Secondo il geografo del XVII secolo Hajji Khalifa, la provincia comprendeva sei kaza (o distretti): la stessa Lepanto/Inebahti, Karavari (Kravara), Abukor (Apokouros), Olendirek/Olunduruk (Lidoriki), Gölhissar (probabilmente Limnochori) e Kerbenesh (Karpenisi).[8][9]
Le fonti dell'inizio del XIX secolo documentano che il sangiaccato faceva all'epoca parte dell'Eyalet di Morea e comprendeva ancora sei kaza: Lepanto/Inebahti, Abukor, Olendirek/Olunduruk, Gölhissar, Kerbenesh e Patracik (Ypati).[10]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ G. R. Margaroli, La Turchia, ovvero L'Impero Ottomano osservato nella sua situazione geografica, statistica, politica, e religiosa, G.Schiepatti, 1829, p. 102. URL consultato il 26 settembre 2021.
- ^ Riccardo Predelli, I libri commemoriali della Republica di Venezia: Regestri, Cambridge University Press, 8 marzo 2012, p. 113, ISBN 978-1-108-04631-2. URL consultato il 26 settembre 2021.
- ^ Archivio di Stato di Venezia, I "documenti turchi" dell'Archivio di Stato di Venezia: inventario della miscellanea a cura di Maria Pia Pedani Fabris, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994, p. 441, ISBN 978-88-7125-090-8. URL consultato il 26 settembre 2021.
- ^ Rivista degli studi orientali, E. Loescher, 1941, p. 203. URL consultato il 26 settembre 2021.
- ^ Archivio di Stato di Venezia, I "documenti turchi" dell'Archivio di Stato di Venezia: inventario della miscellanea a cura di Maria Pia Pedani Fabris, Ministero per i beni culturali e ambientali, Ufficio centrale per i beni archivistici, 1994, p. 613, ISBN 978-88-7125-090-8. URL consultato il 26 settembre 2021.
- ^ a b c d e (EN) The encyclopaedia of Islam. Volume I, Volume I,, E. J. Brill ; Luzac, 1954, p. 790, ISBN 978-90-04-08114-7, OCLC 495469456. URL consultato il 27 settembre 2021.
- ^ Andreas Birken, Die Provinzen des Osmanischen Reiches, 1. Aufl, Reichert, 1976, pp. 53, 103, ISBN 3-920153-56-1, OCLC 2475195. URL consultato il 27 settembre 2021.
- ^ Guillaume de Vaudoncourt, Memoirs on the Ionian Islands, Considered in a Commercial, Political, and Military Point of View, London, Baldwin, Cradock and Joy, 1816, p. 161.
- ^ (DE) Rumeli und Bosna, geographisch beschrieben, von Mustafa ben Abdalla Hadschi Chalfa. Aus dem Türkischen übersetzt von J. v. Hammer, Vienna, Verlag des Kunst- und Industrie-Comptors, 1812, pp. 125-127.
- ^ (DE) Reisen ins Osmanische Reich, in Jahrbücher der Literatur, 49–50, C. Gerold, 1830.