Sahra Wagenknecht

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Sahra Wagenknecht
Sahra Wagenknecht nel 2023

Capogruppo di Die Linke nel Bundestag
Durata mandato12 ottobre 2015 –
12 novembre 2019
ViceSevim Dağdelen
Caren Lay
PredecessoreGregor Gysi
SuccessoreAmira Mohamed Ali

Leader dell'opposizione
Durata mandato12 ottobre 2015 –
24 ottobre 2017
Capo del governoAngela Merkel
PredecessoreGregor Gysi
SuccessoreAlice Weidel e
Alexander Gauland

Membro del Bundestag
per la Renania Settentrionale-Vestfalia
In carica
Inizio mandato27 settembre 2009
Gruppo
parlamentare
Lista Die Linke

Europarlamentare
Durata mandato20 luglio 2004 –
14 luglio 2009
LegislaturaVI
Gruppo
parlamentare
GUE/NGL
CircoscrizioneGermania
Sito istituzionale

Dati generali
Partito politicoBSW (dal 2023)
In precedenza:
SED (1988-1989)
PDS (1989-2007)
Die Linke (2007-2023)
Titolo di studioDottorato in economia politica
UniversitàUniversità di Jena
Università Humboldt di Berlino
Università di Groninga
Università di tecnologia di Chemnitz

Sahra Wagenknecht (AFI: [ˌzaːʁaː ˈvaːɡn̩ˌknɛçt]; Jena, 16 luglio 1969) è una politica e giornalista pubblicista tedesca, fondatrice e leader del partito BSW (Bündnis Sahra Wagenknecht).[1] In passato ha fatto parte del Comitato Nazionale di Die Linke e, a partire da maggio 2010, è stata vice-presidente dello stesso organo. Dal 2009 è deputata al Bundestag, il parlamento federale tedesco, dopo essere stata europarlamentare dal 2004 al 2009.

Nata a Jena, in Turingia (nell'allora Germania dell'Est),[2] da padre iraniano e madre tedesca, fu allevata soprattutto dai nonni materni, fino a quando, nel 1976, sua madre si trasferì con lei a Berlino Est. Qui divenne membro della Libera Gioventù Tedesca (FDJ).

Ha completato gli studi nel 1988 e si è iscritta al Partito Socialista Unificato di Germania (SED) all'inizio del 1989[3][4]. Dal 1990 ha studiato filosofia e letteratura tedesca a Jena e Berlino, per poi abbandonare gli studi. Si è poi iscritta all'Università di Groninga, dove ha conseguito un MA nel 1996 con una tesi sull'interpretazione di Hegel da parte di Karl Marx, pubblicata nel 1997.[3][4]

Dal 2005 al 2012 ha studiato economia presso la TU Chemnitz, dove ha conseguito un dottorato di ricerca con una tesi su "I limiti della scelta: salvaguardare decisioni e esigenze fondamentali nei paesi sviluppati"[5] pubblicato successivamente da Campus Verlag.[6]

Carriera politica

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Dopo la caduta del muro di Berlino e la trasformazione del SED nel Partito del Socialismo Democratico (PDS), Wagenknecht è stata eletta nel 1991 nel Comitato Nazionale del nuovo partito. Ha anche aderito alla Piattaforma Comunista del PDS, una fazione marxista ortodossa.

Nelle elezioni federali tedesche del 1998 si è candidata con il PDS in un distretto di Dortmund, ottenendo il 3,25% dei voti e non venendo eletta al Bundestag.

In seguito alle elezioni europee del 2004 è stata eletta come eurodeputata per il PDS al Parlamento europeo, all'interno del quale ha fatto parte della Commissione per i problemi economici e monetari e dell'Assemblea parlamentare euro-latinoamericana.

In seguito alla fusione del PDS e del WASG, che ha portato alla nascita del Partito della Sinistra (Die Linke), ha preso in considerazione la possibilità di intraprendere una campagna per la carica di vicepresidente del partito. Tuttavia, alcuni leader del partito come Lothar Bisky e Gregor Gysi si erano opposti all'idea, principalmente a causa della vicinanza di Wagenknecht alle politiche dell'ex Repubblica Democratica Tedesca (RDT). Aveva così rinunciato alla candidatura. Ha poi conquistato un seggio alle elezioni federali del 2009 nella Renania Settentrionale-Vestfalia. È diventata la portavoce della Linke per la politica economica nel Bundestag. Il 15 maggio 2010 è stata eletta vicepresidente del partito con il 75,3% dei voti.

Wagenknecht ad un incontro per Die Linke nel 2012

All'inizio del 2012 la stampa tedesca ha riferito che Wagenknecht era uno dei 27 membri del Bundestag appartenenti alla Linke tenuti sotto sorveglianza dall'Ufficio federale per la protezione della Costituzione.[7]

È stata una delle principali forze trainanti nella formazione di Aufstehen, un movimento populista di sinistra fondato nel 2018, che esiste al di fuori delle tradizionali strutture dei partiti politici ed è stato paragonato al movimento francese La France Insoumise. Nel marzo 2019 ha annunciato il ritiro dal ruolo di leadership all'interno di Aufstehen, insistendo sul fatto che dopo una fase di avvio di successo, per la quale era necessaria esperienza politica, era giunto il momento per il movimento di ritornare alle radici dal momento che, si lamentava, il coinvolgimento dei partiti politici aveva "murato" ("sich eingemauert") il cuore del movimento.

È stata rieletta al Bundestag alle elezioni federali del 2021, ma ha affermato che i risultati rappresentavano una "amara sconfitta" per il suo partito.[8]

Scissione da Die Linke e fondazione di BSW

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A causa dei crescenti conflitti all'interno di Die Linke, Wagenknecht ha preso in considerazione la possibilità di formare un proprio partito. Dal 2021 si ipotizzava che la sua fazione e altri gruppi che la pensano allo stesso modo all'interno di Die Linke, come la Sinistra socialista o i circoli di Karl Liebknecht, si sarebbero staccati per formare un partito distinto. Dal punto di vista politico, ci si aspettava che il nuovo partito seguisse una strategia nazionalista di sinistra.

Alla fine di settembre 2023 alcuni esponenti del circolo di Wagenknecht hanno fondato l'associazione "BSW – Per la ragione e la giustizia". A metà ottobre più di 50 membri della Linke hanno presentato una richiesta per l'esclusione di Wagenknecht dallo stesso. I promotori affermavano di voler impedire a Sahra Wagenknecht di costruire un nuovo partito con le risorse della sinistra. "Questo non è più accettabile", dichiarò Sofia Leonidakis, leader della Linke al parlamento di Brema. Nell'ottobre 2023 Wagenknecht ha abbandonato Die Linke creando l'associazione "BSW – Per la ragione e la giustizia", a cui aderiscono immediatamente altri nove deputati al Bundestag.[9] Il sito dell'associazione chiarisce che l'abbreviazione BSW sta per "Bündnis Sahra Wagenknecht" ("Coalizione Sahra Wagenknecht").[10] L'associazione è destinata a fungere da precursore per un futuro partito,[1] fondato e presentato ufficialmente in data 8 gennaio 2024.[11][12]

Opinioni politiche

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Sahra Wagenknecht nel marzo 2018

Politica estera

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Nel 2017 Wagenknecht auspicava lo scioglimento della NATO e un nuovo accordo di sicurezza tra Germania e Russia.[13][14] Nel corso della sua carriera, Wagenknecht si è espressa a favore di un rapporto più stretto con la Russia. Nel 1992 aveva pubblicato un saggio in cui elogiava la Russia stalinista, un punto di vista che nel 2017 aveva affermato di non sostenere più.[14]

Wagenknecht ha espresso un forte sostegno per l'ascesa dei leader di sinistra in America Latina, come Hugo Chávez,[15] e per la vittoria elettorale di SYRIZA nel 2015 in Grecia.[16] È portavoce della rete di solidarietà "Venezuela Avanza" ed è stata membro supplente della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con il Mercosur.

Wagenknecht è molto critica sulla politica estera israeliana nei confronti dei palestinesi, posizione che è stata assimilata all'antisemitismo da parte di alcuni.[17][18] La stessa respinge le accuse di antisemitismo e accetta il diritto di Israele di esistere, ma sostiene che non è una ragione per accettare la politica del governo israeliano senza impiegare il pensiero critico.[19]

Nel 2010 non si è unita alla standing ovation quando l'ex Primo ministro israeliano e premio Nobel Shimon Peres ha tenuto un discorso al Bundestag in occasione del Giorno della memoria dell'Olocausto.[20][21][22][23][24]

Invasione russa dell'Ucraina

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Prima dell'invasione russa dell'Ucraina del 2022, Wagenknecht era un importante difensore della Russia e del suo presidente Vladimir Putin, sostenendo che mentre gli Stati Uniti d'America stavano cercando di "evocare" un'invasione dell'Ucraina, "la Russia in realtà non ha alcun interesse a marciare in Ucraina".[25][26][27] Dopo che la Russia ha lanciato un'invasione su larga scala dell'Ucraina il 24 febbraio 2022, Wagenknecht ha affermato che il suo giudizio era sbagliato.[28][29] Wagenknecht si è opposta alle sanzioni contro la Russia per l'invasione russa dell'Ucraina nel 2022 e, in un discorso nel settembre 2022, ha accusato il governo tedesco di "lanciare una guerra economica senza precedenti contro il nostro più importante fornitore di energia". Prima della guerra, oltre la metà del gas tedesco proveniva dalla Russia. A maggio la sinistra aveva votato a favore delle sanzioni economiche contro la Russia. Il suo discorso è stato applaudito dalla direzione di Die Linke e dall'estrema destra Alternativa per la Germania. Il suo discorso ha provocato le dimissioni di due membri di alto profilo del proprio partito.[30]

Il 10 febbraio 2023, Wagenknecht e Alice Schwarzer hanno iniziato a raccogliere firme per il loro Manifest für Frieden ("Manifesto per la pace") su Change.org. Ha chiesto negoziati con la Russia e la sospensione delle consegne di armi all’Ucraina. Alla fine del mese aveva ricevuto 700.000 firme. Ad una manifestazione per la pace con Wagenknecht e Schwarzer il 25 febbraio hanno partecipato anche gruppi di estrema destra,[31] e si disse che abbiano fatto appello al Querfront, termine storico impiegato per designare la collaborazione con i rivoluzionari conservatori.[32]

Nell'aprile 2023, nell'ambito della rivelazione di documenti segreti, il Washington Post ha riferito che in Russia erano stati sviluppati piani per avviare e sostenere un fronte politico trasversale in Germania composto da AfD, Wagenknecht e forze estremiste di sinistra, dare vita in tutta la Germania a proteste contro il governo federale e il suo sostegno all’Ucraina, e che alti funzionari russi avevano contattato, tra l’altro, una persona vicina a Wagenknecht. Wagenknecht ha dichiarato al Washington Post di non avere alcun contatto o collaborazione né con l’AfD né con le autorità russe.[33] Tuttavia, il 28 maggio 2023, Der Spiegel ha pubblicato un articolo in cui mostrava di essere in possesso di screenshot che dimostravano come Wagenknecht, nonostante precedenti dichiarazioni contrarie, fosse ancora in contatto con il suo ex marito Ralph Thomas Niemeyer, il quale faceva parte del Movimento Reichsbürger e si era incontrato a Mosca nel 2022/2023, autoproclamandosi “cancelliere in esilio”, con diversi rappresentanti del governo russo per negoziare un futuro governo tedesco.[34]

Politica sui rifugiati

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Il 28 maggio 2016 un attivista del gruppo antifascista Torten für Menschenfeinde ("Torte per i nemici dell'umanità") ha lanciato una torta al cioccolato in faccia a Wagenknecht in una riunione del Partito della Linke a Magdeburgo in risposta alle richieste di Wagenknecht di contenere il numero di rifugiati. Wagenknecht ha criticato le politiche di Angela Merkel in materia di rifugiati, sostenendo che il suo governo non ha fornito i livelli di sostegno finanziario e infrastrutturale necessari per evitare una crescente pressione sulle autorità locali e sul mercato del lavoro, esacerbando così le tensioni nella società.[35] Ha anche affermato che le politiche della Merkel erano in parte responsabili per l'attacco del camion di Berlino del 2016.[36]

In parte in risposta a queste esperienze, nel 2021, ha pubblicato il libro Die Selbstgerechten ("Gli ipocriti") in cui critica i cosiddetti "liberali di sinistra" ("Linksliberale") per non essere né di sinistra né liberali, ma piuttosto dei sostenitori degli interessi delle classi dominanti e, in una certa misura, dei propri interessi. Il libro presenta, tra molti altri argomenti, una discussione in cui sostiene presunti impatti negativi dell'immigrazione sulla classe lavoratrice tedesca. Il libro ha raggiunto la posizione numero uno nella classifica dei bestseller di saggistica tedesca pubblicata da Der Spiegel.[37]

Si è sposata nel maggio 1997 con l'uomo d'affari Ralph-Thomas Niemeyer.[38] Si è poi risposata nel dicembre 2014 con il politico tedesco Oskar Lafontaine.[39] È atea.[40]

  1. ^ a b Ecco l'Swb: da sinistra a sinistra, basta che sia estremo, su ilfoglio.it. URL consultato il 2 novembre 2023.
  2. ^ (EN) Search for a Member – MEPs – European Parliament, su europarl.europa.eu.
  3. ^ a b (DE) Günter Gaus im Gespräch mit Sahra Wagenknecht, in Rundfunk Berlin-Brandenburg, 11 febbraio 2004.
  4. ^ a b (DE) Sahra Wagenknevht, su sahra-wagenknecht.de, 9 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 9 ottobre 2007).
  5. ^ (DE) Prorektor für Forschung und wissenschaftlichen Nachwuchs, Promotionen – Publikationen – Forschung – TU Chemnitz, su tu-chemnitz.de.
  6. ^ Sahra Wagenknecht: The Limits of Choice: Saving Decisions and Basic Needs in Developed Countries. Campus Verlag, ottobre 2013, ISBN 978-3-593-39916-4
  7. ^ (DE) Geheimdienst: Verfassungsschutz beobachtet 27 Linken-Abgeordnete, in Der Spiegel, 22 gennaio 2012. URL consultato il 29 dicembre 2023.
  8. ^ (EN) Einschätzung zu den ersten #btw21 Wahlergebnissen, su youtube.com. URL consultato il 3 ottobre 2021.
  9. ^ Matteo Angeli, Sahra Wagenknecht, la ribelle che piace agli estremi, su ytali.it, 28 ottobre 2023. URL consultato il 2 novembre 2023.
  10. ^ (DE) Bündnis Sahra Wagenknecht, su buendnis-sahra-wagenknecht.de. URL consultato il 25 novembre 2023.
  11. ^ (DE) Sahra Wagenknecht: Partei BSW offiziell gegründet – Europawahl als erstes Ziel, in Der Spiegel, 8 gennaio 2024. URL consultato il 16 gennaio 2024.
  12. ^ (DE) Wagenknecht will mit neuer "Volkspartei" die Politik prägen, su stern.de, 8 gennaio 2024. URL consultato il 16 gennaio 2024.
  13. ^ (EN) German opposition leader calls for security union with Russia, dissolution of NATO, in Deutsche Welle, 17 gennaio 2017. URL consultato il 1º marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2022).
  14. ^ a b (EN) Guy Chazan, German political shift favors hard-left icon Sahra Wagenknecht, in Financial Times, 24 febbraio 2017. URL consultato il 1º marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2022).
  15. ^ (DE) Kuba und Lateinamerika agieren selbstbewusster als früher], in Linkszeitung, 10 dicembre 2005.
  16. ^ (EN) Sahra Wagenknecht (tradotto da Victor Grossman), A Crack in Merkel's Power over Europe, in Monthly Review, 15 gennaio 2015.
  17. ^ (DE) Jasmin Kalarickal, Sie bekommt Zuspruch von rechts, in Die Tageszeitung, 9 aprile 2021.
  18. ^ (DE) Michael Wuliger, Sahra Wagenknecht steht auf, in Jüdische Allgemeine, 6 agosto 2018.
  19. ^ (EN) Stefan Kunath, 7 (PDF), in Die Linke: Between Anti-Zionism and Solidarity with israel, Topical Brief, Stephen Roth Institute for the Study of Contemporary Antisemitism and Racism, Tel Aviv University, 2011. URL consultato il 22 settembre 2021.
  20. ^ (EN) Wiesenthal Center accuses German Left of 'fulfilling tradition of hate', in The Jerusalem Post, 13 agosto 2019. URL consultato il 1º marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2022).
  21. ^ (DE) Fabian Fischer, Die konstruierte Gefahr Feindbilder im politischen Extremismus, Baden-Baden, Nomos Verlagsgesellschaft, 2018, p. 127, ISBN 978-3-8487-5149-5.
  22. ^ (DE) Jasmin Kalarickal, Sie bekommt Zuspruch von rechts, in Die Tageszeitung, 9 aprile 2021 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2021).
  23. ^ (DE) Michael Wuliger, Sahra Wagenknecht steht auf, in Jüdische Allgemeine, 6 agosto 2018 (archiviato dall'url originale il 20 agosto 2021).
  24. ^ (EN) German Left Party leader calls MP a 'sneaky Jew', in The Jerusalem Post, 17 ottobre 2017. URL consultato il 1º marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2022).
  25. ^ (EN) How Germany helped blaze Putin's path into Ukraine, in POLITICO, 24 febbraio 2022. URL consultato il 1º marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2022).
  26. ^ (EN) Germany's 'Putin-caressers' start coming to terms with their naivety, in The Guardian, 28 febbraio 2022. URL consultato il 1º marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 6 aprile 2022).
  27. ^ (EN) Katja Hoyer, Deluded Berlin has finally woken up to the truth about Vladimir Putin, in The Telegraph, 22 febbraio 2022. URL consultato il 1º marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2022).
  28. ^ (EN) Ukraine conflict: Putin's war prompts dramatic German U-turn, in BBC News, 27 febbraio 2022. URL consultato il 1º marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2022).
  29. ^ (DE) Ukraine-Invasion: Ist Putin ein Kriegsverbrecher, Frau Wagenknecht? – "Ja, wobei …", in DIE WELT, 28 febbraio 2022. URL consultato il 1º marzo 2022 (archiviato dall'url originale il 1º marzo 2022).
  30. ^ (EN) Germany's Die Linke on verge of split over sanctions on Russia, in The Guardian, 19 settembre 2022. URL consultato il 15 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2022).
  31. ^ (EN) Thousands in Berlin attend 'naive' Ukraine peace rally, in DW, 25 febbraio 2023. URL consultato il 28 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2023).
  32. ^ (EN) Germany: Left Party, Wagenknecht clash after 'peace' rally, in DW, 27 febbraio 2023. URL consultato il 28 febbraio 2023 (archiviato dall'url originale il 28 febbraio 2023).
  33. ^ (EN) Catherine Belton, Souad Mekhennet, Shane Harris, Kremlin tries to build antiwar coalition in Germany, documents show, in The Washington Post, 21 aprile 2023. URL consultato il 24 aprile 2023.
  34. ^ (DE) Timo Lehmann, Russische Aktivitäten in Deutschland – Diese Kremlkontakte pflegt Wagenknechts schillernder Ex-Mann, in Der Spiegel, 25 agosto 2023.
  35. ^ (EN) Bhaskar Sunkara e Adam Baltner, Standing Up to Merkel, su Jacobin, 11 ottobre 2018. URL consultato il 23 novembre 2018.
  36. ^ (EN) Florian Wilde, In Defense of Die Linke, su Jacobin, 26 gennaio 2017. URL consultato il 23 novembre 2018.
  37. ^ Der Spiegel, 26/2021, p. 111
  38. ^ (DE) Betrugsverdacht – Ermittlungen gegen Sahra Wagenknechts Ehemann, in Der Spiegel, 19 dicembre 2001.
  39. ^ (DE) Geheime Hochzeit: Oskar Lafontaine und Sahra Wagenknecht haben geheiratet, su faz.net, 22 marzo 2015.
  40. ^ (DE) Interviewer: "Gibt es bei Ihnen auch ab und an Zweifel am Atheismus? (Do you doubt your atheism from time to time?). Sahra Wagenknecht: "Eigentlich nicht. (Not really), su sahra-wagenknecht.de.

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Collegamenti esterni

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