Osvaldo Alasonatti

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Osvaldo Alasonatti
Soprannome"Pippo"
NascitaTorino, 5 luglio 1922
MorteTorino, 12 ottobre 1944
Cause della mortefucilazione
Dati militari
Paese servitoItalia (bandiera) Italia
Forza armataRegia Aeronautica
Anni di servizio1942-1944
GradoSottotenente di complemento a.a. r.s.
GuerreSeconda guerra mondiale
Decorazionivedi qui
dati tratti da Seicento giorni nella Resistenza[1]
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Osvaldo Alasonatti (Torino, 5 luglio 1922Torino, 12 ottobre 1944) è stato un aviatore, partigiano e militare italiano. Sottotenente di complemento della Regia aeronautica, ruolo servizi, si distinse particolarmente durante la seconda guerra mondiale nelle file della Resistenza, e fu decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare alla memoria.[2]

Nacque a Torino il 5 luglio 1922, dopo aver frequentato l'Istituto magistrale "Domenico Berti" si arruolò volontario nella Regia Aeronautica frequentando il Corso per Allievi Ufficiali di complemento, ruolo servizi, tenutosi a Bari a partire dal 18 dicembre 1942. Nominato sottotenente di complemento[2] fu assegnato a prestare servizio sull'aeroporto di Torino-Caselle, dove fu sorpreso dall'armistizio dell'8 settembre 1943.

Unitosi ai partigiani, combatté nelle file dell'11ª Brigata Garibaldi e in seguito come capo di stato maggiore della 46ª Brigata Garibaldi, nelle Valli di Lanzo[3].

Catturato, con altri partigiani, durante un massiccio rastrellamento operato dai nazifascisti, fu rinchiuso presso le Carceri Nuove a Torino e processato dai tedeschi che, proprio perché militare, lo condannarono alla fucilazione alla schiena.[4] Il 12 aprile 1944, Alasonatti, impassibile durante il processo sommario, chiese al comandante tedesco di poter affrontare la morte da soldato.[4] Al rifiuto dell'ufficiale nazista, il giovane partigiano si gettò urlando contro il plotone d'esecuzione e cadde colpito alla fronte da una raffica. Insieme a lui morirono altri otto partigiani,[N 1] tra cui Giovanni Battista Gardoncini e Giuseppe Casana.[4]

A Osvaldo Alasonatti fu subito intitolata l'8ª Brigata SAP operante a Torino.[5] Nel dopoguerra sia lui che Giovan Battista Gardoncini furono decorati con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria. Gli sono state intitolate vie a Roma ed a Torino.

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Valoroso combattente della lotta di liberazione, già distintosi per capacità di animatore, decisione di comandante e per leggendario coraggio, cadeva in mani nemiche durante un’azione di rastrellamento. Condannato a venire fucilato nella schiena, chiedeva al comandante tedesco di affrontare la morte da leale soldato. Al rifiuto oppostogli si gettava a testa alta contro il plotone di esecuzione e, colpito alla fronte, cadeva da forte nel nome d’Italia e della Libertà. Torino, 12 ottobre 1944.[6]»
— Decreto Presidente della Repubblica 2 febbraio 1952[7]
  1. ^ Si trattava di Ciro Castellaneta, Guido Di Costanzo (decorato con la Medaglia d'argento al valor militare), Vittorio Marangoni e Ermanno Scaglia, e due maquis francesi non identificati.
  1. ^ Aisrp, Fondo Associazione nazionale famiglie martiri caduti per la libertà, Seicento giorni nella Resistenza Consiglio Regionale del Piemonte, Torino, 1983, p. 13.
  2. ^ a b Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare 1969, p. 121.
  3. ^ MuseoTorino - Scheda Osvaldo Alasonatti.
  4. ^ a b c Bruno Vespa, Vincitori e vinti, Oscar Mondadori Editore, Milano, 2015.
  5. ^ Adduci 2014, p. 356.
  6. ^ Quirinale - Scheda - visto 17 luglio 2014.
  7. ^ Bollettino Ufficiale 1953, disp.13, pag.922.
  • Nicola Adduci, Gli altri. Fascismo repubblicano e comunità del Torinese (1943-1945), Milano, Franco Angeli, 2014.
  • Raimondo Luraghi, Il movimento operaio torinese durante la resistenza, Torino, Einaudi, 1958.
  • Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare, Testi delle motivazioni di concessione delle Medaglie d'Oro al Valor Militare, Roma, Stato Maggiore dell'Aeronautica Militare, 1969.
  • Bruno Vespa, Vincitori e vinti, Milano, A. Mondadori Editore, 2015, 8-85201-191-9.

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