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L'uccello di fuoco (balletto)

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L'uccello di fuoco
Bozzetto per la scenografia di Vladimir Pleshakov, 1923
CompositoreIgor' Fëdorovič Stravinskij
Tipo di composizioneballetto
Epoca di composizione1910
Prima esecuzione25 giugno 1910
PubblicazioneJurgenson, Mosca, 1910
DedicaAndrej Nikolajevič Rimskij-Korsakov
Durata media45 min. circa
Organicoorchestra sinfonica
Movimenti
vedi struttura

L'uccello di fuoco (francese: L'Oiseau de feu; russo: Жар-птица, Žar-ptica) è un balletto in due scene su musica di Igor' Fëdorovič Stravinskij del 1910. La coreografia originale fu di Mikhail Fokine; la prima rappresentazione del 25 giugno 1910 ebbe le scene realizzate da Aleksandr Golovin, i costumi da Léon Bakst, la direzione d'orchestra fu di Gabriel Pierné. Fu uno dei cavalli di battaglia dei Balletti Russi di Djaghilev. L'opera è dedicata a Andrej Nikolajevič Rimskij-Korsakov.[1]

Oltre a essere il primo grande balletto del musicista russo, seguito di lì a poco da Petruška nel 1911 e da La sagra della primavera nel 1913 anch'essi commissionati da Diaghilev, L'uccello di fuoco ha un ruolo determinante nella storia del balletto poiché il suo successo e il suo valore musicale fortemente innovativo hanno ridato nuovo vigore a un genere che stava perdendo il favore della critica e del pubblico[2] e che sempre più spesso ricorreva a opere non esattamente concepite per la danza, come Shahrazād, o che avevano un carattere prevalentemente folcloristico, come le Danze polovesiane del secondo atto dell'opera Il Principe Igor.

Disegno di Léon Bakst per i costumi di una ballerina nell'Uccello di fuoco.

Djagilev aveva intuito molto presto lo straordinario talento del giovane Stravinskij, già dalle primissime opere Scherzo fantastique e Feu d'artifice del 1908; egli iniziò con l'affidare al musicista l'orchestrazione di due brani di Chopin per Les Sylphides, balletto che intendeva mettere in scena nel 1909. Poco dopo l'impresario pensò di realizzare un nuovo balletto costruito su di una fiaba russa, L'uccello di fuoco, per la stagione dei Balletti russi del 1910. Inizialmente diede l'incarico a Ljadov che era stato suo professore di armonia, ma questi non si dimostrò all'altezza del compito e Djagilev pensò allora di parlare del lavoro a Stravinskij.[3] Il musicista iniziò subito a pensare al balletto, prima ancora di avere l'incarico ufficiale; incominciò a scrivere nel mese di novembre quando si trovava in vacanza in una dacia di proprietà della famiglia Rimskij-Korsakov in compagnia del figlio del maestro, Andrej.

A dicembre Djagilev gli diede infine il via per l'incarico e rimase molto stupito quando seppe che l'opera era già avviata. Il compositore inizialmente si spaventò all'idea di comporre per una scadenza fissa, egli infatti non conosceva ancora bene quali fossero le proprie capacità. Rientrato a San Pietroburgo riprese il lavoro ritrovando sicurezza con gli attestati di fiducia che gli diedero Djagilev, Nižinskij, Bakst e Benois che andarono a fargli visita per rassicurarlo.[1] Da allora Stravinskij lavorò intensamente tenendosi in contatto con Fokine, Golovine e Bakst; soprattutto interagì molto con il coreografo e insieme studiarono il libretto minuziosamente seguendo anche i suggerimenti di Djagilev. L'opera fu terminata nel marzo 1910; nel mese successivo il compositore si dedicò all'orchestrazione. La partitura ha la data definitiva del 18 maggio in quanto comprende anche le ultime rifiniture apportate da Stravinskij.[4]

La prima rappresentazione

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Sala prove dell'Uccello di fuoco, 1910. Stravinskij al pianoforte, Tamara Karsavina al centro

Stravinskij era notevolmente emozionato e lusingato dal fatto che il suo balletto venisse rappresentato a Parigi, città in cui non era mai stato e dove giunse alla fine di maggio direttamente da Ustyluh. Le sue aspettative, però, andarono presto scemando quando si accorse che non tutto si svolgeva come egli avrebbe desiderato. Il direttore Pierné teneva poco conto delle sue annotazioni sulla partitura e molte scene di mimica danzata erano brutali perché così le voleva Fokine[1]. La sera della prima, il 25 giugno, con i Balletti russi per la prima volta all'Opéra, il nuovo balletto si annunciava come il clou della stagione.[5] Stravinskij sedeva nel palco di Djagilev dove vi era un susseguirsi di celebrità; il musicista conobbe così Marcel Proust, Jean Giraudoux, Paul Claudel e Sarah Bernhardt.

L'inizio della rappresentazione fu quasi uno spettacolo da circo. Djagilev aveva deciso di far entrare in scena dei cavalli neri per farli sfilare a tempo di musica, ma quando i poveri animali si spaventarono e si impennarono, lasciando anche escrementi sul palcoscenico, il pubblico scoppiò in fragorose risate. Ovviamente l'infelice idea venne subito accantonata nelle repliche successive.[1] L'inconveniente venne subito dimenticato e la rappresentazione si svolse nel migliore dei modi. Fokine, oltre che coreografo, fu anche l'interprete del Principe Ivan, Tamara Karsavina fu perfetta nella parte dell'Uccello di fuoco e Enrico Cecchetti diede risalto alla figura di Kašej; completavano il cast Vera Fokina e Alexei Bulgakov. Gabriel Pierné, nonostante i timori di Stravinskij, diresse l'orchestra con maestria.[6] Il pubblico decretò un grande successo alla serata e Stravinskij venne chiamato più volte sul palco. Quando calò l'ultimo sipario Djagilev gli presentò Claude Debussy che parlò cortesemente con lui della musica del balletto; fu l'inizio di una cordiale amicizia che durò fino alla morte del compositore francese.

La coreografia di Fokine aveva rivisitato fortemente lo stile del balletto di stampo ottocentesco, introducendo nuovi passi, elementi folclorici, molte caratterizzazioni e particolari plastici; egli cercava inoltre una forte interazione fra musica e danza. Le novità introdotte arrivarono anche a far eseguire a Tamara Karsavina un numero acrobatico appesa a un cavo metallico. Stravinskij però ritenne la coreografia troppo complicata e sovraccarica al punto che i ballerini avevano difficoltà nel coordinare i movimenti con la musica.[6].Il risultato fu comunque notevole e si può ben dire che allora iniziò quello che oggi si considera il balletto moderno.[7]

Ispirata a una fiaba russa, la storia vede lo scontro tra due elementi antitetici: un mago immortale di nome Kašej simbolo del male e l'Uccello di Fuoco che rappresenta la forza del bene.

Il principe Ivan capita per caso in un bellissimo giardino dove crescono alberi dai frutti d'oro; il giardino è incantato e appartiene all'infernale Kašej, mago che pietrifica gli uomini e imprigiona le donne. Ivan vede una strana creatura, l'Uccello di fuoco, dal piumaggio rosso oro e riesce a catturarlo; il principe, ascoltando le sue implorazioni, lo libera ricevendo in cambio del suo gesto una delle penne che ha il potere di proteggere dai malefici di Kašej. Nel suo castello il mago tiene prigioniere tredici principesse che, durante la notte, escono e iniziano a danzare. Ivan si avvicina alla più bella che gli narra come il mago trasformi chi giunge nel giardino in statua di pietra. All'alba, però, le giovani devono rientrare nel castello; il principe, ormai innamorato, tenta di seguire la fanciulla e non desiste nemmeno quando lei lo supplica di non procedere oltre. Al suono di un allarme una piccola schiera di mostri, servitori del mago, cattura Ivan; Kašej lancia il suo incantesimo, ma la penna d'oro, sventolata dal principe davanti al mago, richiama l'Uccello di fuoco che trascina i malvagi in una danza infernale annientandoli. Su indicazione dell'uccello, il principe trova il grosso uovo che contiene l'anima del mago e lo distrugge, ponendo così fine ad ogni incantesimo e alla vita di Kašej, riunendosi alla principessa.

L'uccello di fuoco si può considerare la sintesi di tutta la produzione creativa di Stravinskij fino al 1910. La musica di quest'opera deve indubbiamente molto a Čajkovskij e a Rimskij-Korsakov, soprattutto nei brillanti colori orchestrali; anche le atmosfere e gli andamenti fluttuanti della musica di Debussy vi hanno lasciato il segno. Il linguaggio musicale di questo balletto è però fortemente stravinskijano per la potenza e l'arditezza della scrittura, per l'autonomia del dinamismo ritmico, per l'uso particolarissimo del timbro puro degli strumenti; si può senza dubbio dire che "Stravinskij ha acceso la prima esca nella compagine strumentale dell'orchestra ottocentesca".[8]

La contrapposizione di due mondi differenti, quello magico dell'Uccello di fuoco e di Kašej e quello umano di Ivan e delle principesse, è rimarcato nella partitura con modalità parimenti contrapposte; l'aspetto fiabesco ha connotazioni orientaleggianti che risaltano con l'uso di un accentuato cromatismo, mentre il mondo umano ha motivi diatonici legati a suggestioni ciakovskijane.[8]

La novità dell'opera è già presente dall'Introduzione, misteriosa nel suo andamento cadenzato e solenne, sottolineato dagli accordi dei legni e degli ottoni. L'effetto prodotto dai glissando dei corni e dei tromboni e da quello sugli armonici naturali degli archi stupirono non solo il pubblico, ma anche musicisti come Richard Strauss[1]. Questo mondo oscuro e fantastico viene interrotto improvvisamente dall'apparizione dell'Uccello di fuoco, introdotto dalle terzine veloci e violente degli archi; la danza della creatura magica, in 6/8, secondo l'autore, è il pezzo più riuscito di tutta l'opera[1]. Ancora i legni, strumenti molto amati dal compositore, sottolineano l'incontro fra il principe Ivan e l'Uccello di fuoco.


Dopo il raffinato Khorovod, dove le principesse danzano in cerchio, un crescendo potente dell'orchestra, con il ritmo che si fa sempre più ossessivo, annuncia l'arrivo di Kašej e dei suoi adepti; la Danza infernale del mago e dei suoi sudditi segna uno dei momenti più significativi dell'opera; la tensione sale, sottolineata dai fagotti e dai tromboni e, quando si scatena la Danza, il ritmo diventa preminente con i suoi ritmi sincopati, rimarcato dallo staccato degli archi e dal grande e sapiente uso delle percussioni. Qui lo stile tipico di Stravinskij diventa evidente e preannuncia alcuni momenti de La sagra della primavera.[8]

A questo momento concitato segue la Berceuse dal lento andamento, suonata con dolcezza dagli archi e appena accompagnata dai legni e dagli ottoni. Il Finale è ancora in contrasto, con il suo tempo veloce sottolineato dai timpani; l'effetto grandioso e luminoso di questa ultima parte è esattamente antitetico a quello dell’Introduzione misteriosa e cupa nel suo carattere solenne.

Stravinskij realizzò tre suites dalla partitura, una quasi subito, nel 1911, di soli cinque brani; la seconda, del 1919, è la più conosciuta ed eseguita e presenta una leggera modifica nell'orchestrazione; consta in una selezione di sei brani, differenti dalla prima versione. La terza, del 1945, comprende altri sei brani oltre a quelli presenti nella suite precedente.

Tamara Karsavina e Mikhail Fokine 1910
  • 1. Introduzione
  • 2. Scena 1 - Il giardino incantato di Kašej
    • 3. Apparizione dell'Uccello di fuoco inseguito dal principe Ivan
    • 4. Danza dell'Uccello di fuoco
    • 5. Cattura dell'Uccello di fuoco da parte del principe Ivan
    • 6. Supplica dell'Uccello di fuoco
    • 7. Apparizione delle tredici principesse prigioniere
    • 8. Gioco delle principesse con le mele d'oro (scherzo)
    • 9. Improvvisa apparizione del principe Ivan
    • 10. Khorovod delle principesse (rondò)
    • 11. Alba
    • 12. Carillon magico – apparizione dei mostri guardiani di Kašej - cattura del principe Ivan
    • 13. Arrivo di Kašej l'immortale - dialogo col principe Ivan - intercessione delle principesse
    • 14. Apparizione dell'Uccello di fuoco
    • 15. Danza della scorta di Kašej sotto l'incantesimo dell'Uccello di fuoco
    • 16. Danza infernale di tutti i sudditi di Kašej
    • 17. Ninna-nanna
    • 18. Morte di Kašej
  • 19. Scena 2 - Sparizione del palazzo e dissoluzione delle magie di Kašej - liberazione dei guerrieri pietrificati - ringraziamenti generali

Organico orchestrale

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Quattro flauti (3° e 4° anche ottavino), tre oboi, corno inglese, tre clarinetti (3° anche clarinetto piccolo), clarinetto basso, tre fagotti, controfagotto, quattro corni, tre trombe, tre tromboni, basso tuba, timpani, grancassa, piatti, triangolo, tamburello basco, tam-tam, campane tubolari, glockenspiel, xilofono, celesta, tre arpe, pianoforte, archi. Sulla scena sono presenti tre trombe e quattro tube wagneriane.

Altre versioni coreografiche

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Il balletto fu riproposto, con la stessa coreografia, dal Balletti russi di Djagilev nel 1926 con le scene e i costumi di Natalja Gončarova e poi nel 1954 a Edimburgo con Margot Fonteyn e Frederick Ashton protagonisti.

George Balanchine realizzò un'importante produzione il 27 novembre 1949 con il New York City Ballet, scene di Marc Chagall e interpreti Maria Tallchief e Francisco Moncion. Lo stesso balletto fu riallestito successivamente in collaborazione con Jerome Robbins nel 1970 al New York State Theater. Sempre del 1970 è una versione di John Neumeier col Balletto di Francoforte; la sua è una rivisitazione in stile fantascienza dove Kašej diventa un robot con la testa a forma di televisore e il Principe Ivan un eroe dello spazio.

Maurice Béjart, sempre nel 1970, il 31 ottobre, creò la sua versione con il Ballet du XXe siècle a Parigi al Palais des Sports. Rivisitato in chiave moderna, l'Uccello di fuoco diventa una sorta di apologia della libertà. Un eroe partigiano muore in battaglia con i suoi soldati, ma rinascono tutti simili alla Fenice a simboleggiare l'invincibilità della rivoluzione.

Brian Macdonald realizzò un'altra versione nel 1972 con l'Harkness Ballet al Kennedy Center di New York.

Il coreografo italiano Fredy Franzutti, creò la sua versione nel 2007 per il Balletto del Sud, realizzando lo spettacolo come fosse un racconto di Robert E. Howard; il Principe Ivan diventò così Conan il barbaro. Il ruolo del mago Kašej era interpretato da Lindsay Kemp.

  1. ^ a b c d e f Igor Stravinskij - Robert Craft, Expositions and Developments, Garden City, New York, Doubleday & Co. Inc., 1962.
  2. ^ (FR) Robert Siohan, Stravinsky, Parigi, Editions du Seuil, 1959.
  3. ^ Eric Walter White, Strawinsky, the composer and his works, London, Faber & Faber, 1966, p. 145.
  4. ^ Eric Walter White, Strawinsky, the composer and his works, London, Faber & Faber, 1966, p. 146.
  5. ^ Olivier Merlin, Musique pour la danse du temps moderne, in AA.VV. Strawinsky, Parigi, Hachette, 1968.
  6. ^ a b Igor Stravinskij, Chroniques de ma vie, Parigi, Editions Danoel, 1935.
  7. ^ Mario Pasi, AA.VV. Il Balletto. Repertorio del Teatro di Danza dal 1581, Milano, Mondadori, 1979.
  8. ^ a b c Roman Vlad, Strawinsky, Torino, Einaudi, 1958.

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