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Incidenti della partita Dinamo-Stella Rossa del 1990

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Gli incidenti della partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa di Belgrado sono un episodio di guerriglia calcistica avvenuto il 13 maggio 1990 allo stadio Maksimir di Zagabria tra gli ultras della Dinamo Zagreb (BBB - Bad Blue Boys) e quelli della Stella Rossa Belgrado (Delije).

I due club per anni erano stati ai vertici del campionato jugoslavo e molto spesso si contendevano il titolo. L'atteso incontro tuttavia non venne neanche giocato a causa dei disordini in atto sugli spalti[1]. Gli scontri ebbero luogo in un momento cruciale per l'ex Jugoslavia: il 6 maggio 1990 si era infatti tenuto il secondo turno di elezioni in Croazia, con la vittoria dell'Unione Democratica Croata (HDZ) di Franjo Tuđman[2]. Con questo esito la Slovenia e la Croazia, guidate da gruppi politici nuovi, erano saliti in testa al piano di riorganizzazione della Jugoslavia in una confederazione. Tale progetto aveva i suoi oppositori più accesi in Serbia e in particolare nel partito socialista di Milošević. I tumulti di Zagabria provocarono 60 feriti[1][2].

Prima della partita

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Le due squadre (e le rispettive tifoserie) nutrivano una reciproca rivalità da sempre, ma ad essa si aggiunsero delle tensioni nazionali extracalcistiche. Prima della partita giunsero a Zagabria circa 3.000 Delije che all'epoca erano guidati da Željko Ražnatović (in seguito noto, con il nome di Arkan, come criminale di guerra e assassino alla guida di gruppi paramilitari durante il conflitto jugoslavo)[3], il quale si disse entusiasta di essere presente alla gara. Allo stadio erano presenti complessivamente 15.000 - 20.000 spettatori. Alcune ore prima della partita si sono registrati numerosi atti vandalici da parte della tifoseria della Stella Rossa[1][4].

Lo scontro vero e proprio si verificò nello stadio Maksimir. I tifosi di Belgrado, isolati nel proprio settore, iniziarono a strappare cartelloni pubblicitari[4] e a inveire contro la tifoseria avversaria con cori da stadio offensivi (Zagabria è Serbia, Uccideremo Tuđman) fino ad arrivare a vere e proprie aggressioni con coltelli e sedie. La polizia, a maggioranza serba (e quindi tollerante verso i tifosi ospiti), caricò presto i tifosi della Dinamo, servendosi di manganelli e di gas lacrimogeni. Questi reagirono invadendo il terreno di gioco e raggiunsero gli ultrà serbi. La situazione precipitò e la polizia ordinò l'intervento dei reparti antisommossa, delle autoblindate e dei cannoni ad acqua. Gli scontri divampati dentro lo stadio si estesero anche fuori, per poi terminare dopo un'ora.

Boban e l'agente di polizia

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Zvonimir Boban nel 2008

Durante gli scontri alcuni giocatori della Dinamo rimasero feriti sul campo[1], mentre i calciatori della Stella Rossa riuscirono a rifugiarsi negli spogliatoi e a fuggire con un elicottero militare[1]. Le riprese televisive rivelarono[4] che, nel corso degli incidenti, il capitano della Dinamo Zagabria Zvonimir Boban sferrò un calcio a un agente di polizia che stava picchiando un sostenitore della sua squadra[4]: pur venendo preso di mira, fu tratto in salvo da alcuni tifosi e dirigenti della Dinamo.

Il gesto ebbe una larga eco e Boban divenne per i croati una sorta di eroe nazionale, mentre i serbi lo bollarono come nazionalista. La Federcalcio jugoslava lo sospese per nove mesi e lo condannò a pagare le spese processuali[5][6][7].

Qualche anno più tardi l'agente aggredito (che risultò essere un musulmano bosniaco) perdonò pubblicamente il gesto di Boban. Commentando la propria reazione Boban dichiarò: "(...) posso solo dire che ho reagito a una grande ingiustizia, così chiara che uno (...) semplicemente non poteva rimanere indifferente e non reagire in nessun modo. (...) Ci furono sicuramente anche da parte mia abbastanza provocazioni, prima che l'agente di polizia mi colpisse e io gli restituissi il colpo (...)"[8].

Epilogo e conseguenze

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Tale avvenimento fu in seguito indicato come il preludio alla guerra d'indipendenza croata nonché uno degli episodi più emblematici della fine della Jugoslavia[3].

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Poco più di un anno prima, il 22 marzo 1989, i tifosi della Dinamo Zagabria si scontrarono con i tifosi del Partizan Belgrado, in casa dei tifosi serbi[9]. Anche in questo caso durante e dopo la partita vi furono scambi di insulti su temi politici, nonché lanci di sassi, autobus distrutti e cartelloni pubblicitari divelti[9]. Si presume che gli scontri (che registrarono 7 feriti e 32 arresti[9]) siano cominciati quando i tifosi della Dinamo spararono dei petardi per festeggiare la vittoria per 2-0[9].

  1. ^ a b c d e (ES) 138 heridos, 79 de ellos policías, en el 'día más negro del fútbol yugoslavo', su elpais.com, El País, 15 maggio 1990. URL consultato il 14 novembre 2015.
  2. ^ a b Violenti scontri tra nazionalisti serbi e croati, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica, 15 maggio 1990. URL consultato il 14 novembre 2015.
  3. ^ a b Merlicco, Giordano, Una passione balcanica. Calcio e politica nell’ex Jugoslavia dall’era socialista ai giorni nostri, Besa, 2023, pp. cap. 2.
  4. ^ a b c d (ES) Graves incidentes en Zagreb], su hemeroteca.mundodeportivo.com, El Mundo Deportivo, 14 maggio 1990. URL consultato il 14 novembre 2015.
  5. ^ Sono i «cattivi ragazzi blu» passati dalla guerra agli stadi, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 10 agosto 2000. URL consultato il 14 novembre 2015.
  6. ^ Sono i «cattivi ragazzi blu» passati dalla guerra agli stadi, su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 10 agosto 2000. URL consultato il 14 novembre 2015 (archiviato dall'url originale il 17 novembre 2015).
  7. ^ Belgrado, pulizia etnica allo stadio], su archiviostorico.corriere.it, Corriere della Sera, 24 luglio 1997. URL consultato il 14 novembre 2015.
  8. ^ "(...) mogu samo reć da sam reagirao na jednu veliku nepravdu koja je bila toliko očita da jednostavno čovjek (...) ne može ostat miran: ne može ne reagirat na neki način. (...) bilo je sigurno i s moje strane dosta provokacija prije nego što me je onda milicajac udario i onda sam mu ja vratio (...)"
  9. ^ a b c d Jugoslavia, calcio violento, su ricerca.repubblica.it, La Repubblica, 22 marzo 1989. URL consultato il 14 novembre 2015.

Voci correlate

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