Imam nascosti (ismailiti)
Con l'espressione "Imam nascosti" ismailiti si identificano vari esponenti della discendenza husaynidi dell'Ahl al-Bayt, successivi al sesto Imam sciita Jaʿfar al-Ṣādiq.
Il primo tra costoro è considerato suo figlio Ismāʿīl che, indicato a succedergli dal padre, gli sarebbe secondo i più premorto, tanto da indurlo a designare in sua vece l'altro figlio Mūsā al-Kāẓim.
Secondo alcuni appartenenti alla cerchia di seguaci del sesto Imam, Ismāʿīl non sarebbe invece morto - per questo fu dunque chiamato al-Maktūm, "il Nascosto", ma sarebbe entrato in ghayba, "occultandosi" cioè agli occhi del mondo per sfuggire alle spietate persecuzioni abbasidi, per ricomparire alla fine dei tempi e restaurare il "vero islam" delle origini, dando in tal modo origine alla corrente settimana (o ismailita) della Shīʿa.
Vari discendenti di Isma'il sarebbero rimasti come lui in clandestinità[1], tanto da essere appunto definiti "Imam nascosti". Essi, per gli ismailiti, in definitiva sono:
- Ismāʿīl b. Jaʿfar, detto al-Maktūm o al-Maymūn
- Muḥammad ibn Ismāʿīl
- ʿAbd Allāh al-Wāfī, detto al-Akbar
- Aḥmad b. ʿAbd Allāh, detto Muḥammad al-Taqī
- al-Ḥusayn b. Aḥmad, detto al-Raḍī o al-Zakī
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Farhad Daftary, A Short History of the Ismailis, Edimburgo, Edinburgh University Press, 1998 (trad. ital. di A. Straface, Gli Ismailiti - Storia di una comunità musulmana, Venezia, Marsilio, 2011)