De montibus

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De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus et de nominibus maris liber
AutoreGiovanni Boccaccio
1ª ed. originaleentro il 1373
Generesaggio
Lingua originalelatino

Il De montibus, silvis, fontibus, lacubus, fluminibus, stagnis seu paludibus et de nominibus maris liber (conosciuto anche nella forma abbreviata De montibus) è un prontuario geografico per una miglior comprensione dei luoghi della letteratura greca e latina, realizzato da Giovanni Boccaccio durante la sua fase umanistica[1][2].

Il prologo spiega le circostanze e il carattere dell'opera, composta per giovare a coloro che studiano i libri dei poeti illustri e le storie degli antichi[3]. Questi studiosi, specie se principianti, sono in difficoltà rispetto al senso integro della lezione (integer lectionis sensus), specie dei vocaboli geografici, e non colgono il sensus historialis, cioè il senso letterale del termine[4].

Le sezioni centrali

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Boccaccio censisce, in ordine alfabetico[5][6], 559 monti, 40 selve, 122 fonti, 97 laghi, 934 fiumi, 67 stagni e paludi, 115 nomi del mare[7]. Ogni sezione ha un "prologhetto" che si conclude con una preghiera a Dio, che è chiamato ad aiutare l'autore nella composizione dell'opera[8].

L'epilogo riveste una funzione molto importante, perché mette in luce le difficoltà tecniche che Boccaccio ha dovuto affrontare. Boccaccio, infatti, dice che nella sua opera ci sono due tipi di errori[7]:

  1. I primi sono legati agli auctores stessi: gli antichi autori del mondo classico, infatti, possono essersi sbagliati nel tramandare le informazioni[9].
  2. I secondi, più gravi e numerosi, sono stati commessi dagli scriptores (i copisti), che hanno trascritto le opere degli antichi sbagliando la trascrizione dei nomi geografici, lasciando così ai posteri forme etimologiche sbagliate, le quali a loro volta non permettono una corretta ricerca da parte degli studiosi[10].

Infine Boccaccio, dimostrando una grande onesta e umiltà intellettuale, invita i lettori a migliorare la sua opera, qualora si accorgessero di eventuali errori da lui compiuti[11] o ci fossero delle nuove scoperte che possano evidenziare errori o mancanze.

Come per la Genealogia, anche per il De Montibus non abbiamo dati certi sulla composizione. Certamente la sua stesura è posteriore al 1355[1], giacché Boccaccio utilizzò le fonti storiografiche in possesso di Petrarca, vale a dire il codice di Plinio il Vecchio inviato al Certaldese nel 1355, comprendente anche i geografi minori Pomponio Mela e Vibio Sequestre[12]. Successivamente, in seguito al sodalizio con Leonzio Pilato, Boccaccio poté inserire anche i nomi greci tratti dall'Iliade di Omero e dallo Pseudo-Aristotele[13]. Filologicamente, ci sono giunti due codici dell'opera: la Redazione A, che oscilla tra il 1357 e il 1360; e la Redazione B, databile intorno al 1373, cosa che ci permette di constatare come il Certaldese lavorò al prontuario geografico fino alla morte[14].

Boccaccio attinse ad una serie di autori che conobbe grazie al Petrarca e alla testimonianza orale di Leonzio Pilato.

  1. Vibio Sequestre[15]. Dal De fluminibus di questo geografo latino minore, Boccaccio prende spunto per il titolo del suo prontuario geografico, cambiandone però l'ordine delle parole perché sia ordinato secondo un senso più logico[16]. Il De fluminibus è un'opera che elenca i luoghi geografici partendo dai fiumi, per parlare poi di fonti, stagni, mari e popoli citati da Virgilio, Lucano, Silio Italico e Ovidio[17]. È un'opera molto scarna, dove le località sono esposte in ordine alfabetico e, di fianco al lemma, c'è la definizione/spiegazione. Vibio Sequestre è un autore assolutamente nuovo nel panorama culturale medievale: scoperto da Petrarca ad Avignone insieme a Pomponio Mela (Vat. Latino 5329)[18], Boccaccio conobbe Vibio dopo l'invio di tale codice nel 1355.
  2. Pomponio Mela, con la sua De coreographia[15].
  3. Plinio il Vecchio[15], autore fondamentale per la sua monumentale Naturalis Historia. In tale enciclopedia della natura, che Boccaccio ebbe in dono sempre dal Petrarca nel loro incontro milanese del 1359, il Certaldese usò i toponimi stabiliti da Petrarca nelle note a margine nel suo codice[19].

Non possediamo il codice autografo di Boccaccio, ed è l'unica opera latina che non compare nella "parva libreria" di Santo Spirito del 1451[20][15]. La fortuna del De Montibus (ma anche della Genealogia, che si era conclusa con la stessa dicitura) è durata fino al '700 in Italia perché era la massima enciclopedia per la comprensione del mondo classico. Vittore Branca ne ha recensito 64 testimoni, numero che sottolinea l'importanza dell'opera presso i primi umanisti.

  1. ^ a b Branca, 1977, p. 107.
  2. ^ Monti, p. 183

    «B[occaccio] attinge a piene mani alla toponomastica ricavabilee da opere antiche di carattere specialistico trasformando la sua opera in un repertorio geografico a tout court

  3. ^ Kirkham-Sherberg-Smarr, p. 274.
  4. ^
    (LA)

    «Memini quippe tales, et potissime qui tracti desiderio rudes stadium intrant studiorum huiusmodi, circa integrum lectionis sensum impediri plurimum dum non nunquam montium, silvarum, fontium, fluviorum, stagnorum seu paludum vel maris occurrunt vocabula, aliter scilicet intelligendo quam debeant: utputa, dum montis nomen pro flumine, dum paludis pro monte, seu silve civitatis vel provincie loco sumitur, facile sensus hystorialis confunditur.»

    (IT)

    «Mi ricordo infatti di alcuni, specialmente coloro che, spinti dal desiderio, inesperti penetrano nella carriera di tali studi, sono perlopiù ostacolati riguardo al senso corretto della lezione, mentre si imbattono talvolta nei vocaboli di monti, foreste, fonti, fiumi, stagni, paludi o mari, senza capire quanto debbano: per esempio, mentre citano un nome di un monte come quello di un fiume, uno di una palude per quello di un monte, quello di una città per quello di una foresta o quello di una provincia per quello di un loco, facilmente il senso letterale è mal interpretato.»

  5. ^ Teresa Nocita, De Montibus, su internetculturale.it, Internet Culturale, 2012. URL consultato il 22 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2015).
  6. ^ Giovanni Boccaccio, De Montibus, su ww2.bibliotecaitaliana.it. URL consultato il 22 giugno 2015 (archiviato dall'url originale il 23 giugno 2015).
    «...per ordinem licterarum alphabeti describam singula»
  7. ^ a b Monti, p. 182.
  8. ^ Fine prologo primo capitolo Archiviato il 23 giugno 2015 in Internet Archive.: «Is tamen ante alia queso faveat operi qui illos ab orbis conditione constituit et ex excelso eorum altitudines metitur et conspicit»; secondo Archiviato il 23 giugno 2015 in Internet Archive.: «...Dei nomine invocato...»; terzo Archiviato il 23 giugno 2015 in Internet Archive.: «Quos cum corum mirabilibus exponentes, ut in prelibatis factum est sic, prestante Deo, ordinem servabimus alphabeti»; quarto Archiviato il 23 giugno 2015 in Internet Archive.: «Ad quos describendos, favente Qui super arida fundavit illos...»; quinto Archiviato il 23 giugno 2015 in Internet Archive.: «... Eo propitio iussu cuius eorum flexibus arida humectatur...»; sesto Archiviato il 23 giugno 2015 in Internet Archive.: «...Eo prestante qui undis imperat atque ventis...»; settimo Archiviato il 23 giugno 2015 in Internet Archive.: «Eo igitur previo cuius est mare et ipse fecit illud».
  9. ^
    (LA)

    «Auctores cum omnia vidisse nequiverint, relatis credere opportunum fuit; que et si summa cura exquisiverint vera, falsis tamen aliquando decipi potuere.»

    (IT)

    «Gli auctores, non avendo potuto vedere ogni cosa, risultò opportuno credere a quelle raccontate; se hanno cercato di sapere, con grande impegno, se queste informazioni al riguardo sono vere, tuttavia poterono essere ingannati talvolta da informazioni false.»

  10. ^
    (LA)

    «Scriptores autem non sic. Consuevere iam dudum tam celebri officio solum homines exquisiti ingenii et intelligentes assumi, ut satis antiqua (si qua sunt) testantur volumina; postea, ne quid incorruptum superesset in terris, quibuscunque volentibus permissum est [...]»

    (IT)

    «Ma per i copisti non ci sono scuse. Per molto tempo solo uomini dal grande ingegno e straordinariamente intelligenti si avvicinarono ad un così illustre compito, 'ché volumi abbastanza antichi (se lo sono) lo testimoniano; dopo, perché non rimanesse qualcosa di incorrotto sulla Terra, è stato permesso [di diventare copista] a chi lo desiderasse [...]»

  11. ^
    (LA)

    «Quod si correctioribus libris quam quos viderim usi lectores advertant, sint, queso, ad indulgentiam faciles et emendent.»

    (IT)

    «E se ho visto libri più corretti di quelli che si utilizzano, i lettori se ne accorgano e, per carità, siano inclini all'indulgenza e li correggano.»

  12. ^ Branca, 1997, pp. 105-106.
  13. ^ Branca, 1977, p. 106.
  14. ^ Bobay, p. 453.
  15. ^ a b c d Monti, p. 183.
  16. ^
    (LA)

    «Sane, quoniam e montibus excrescere silvas et manare fontes et flumina a quibus lacus, paludes et stagna cernimus exoriri, de montibus primum scribendum non incongrue ratus sum»

    (IT)

    «Giustamente, poiché riconosciamo palesemente che dai monti le foreste crescono, che le fonti sgorgano e che i fiumi da queste fonti nascono, così come i laghi, le paludi e gli stagni, ritenni che non fosse illogico cominciare a parlare in primo luogo dai monti.»

  17. ^ Vibio Sequestre, su treccani.it, collana Enciclopedia Italiana, 1937. URL consultato il 22 giugno 2015.
  18. ^ Avesani-Ferrari-Foffano-Frasso-Sottili, p. 576.
  19. ^ Branca, 1997, p. 110, nota 43

    «Ad es...il Plinio - ora Par. Lat. 6802 -...»

  20. ^ Branca, 1991, p. 207.

Voci correlate

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Collegamenti esterni

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