Berëzka
Berëzka (in russo Берёзка?, "Betulla"), spesso traslitterata come Beriozka o Beryozka, è stata una catena di negozi di proprietà statale presente nell'Unione Sovietica, specializzata nella vendita al dettaglio di prodotti acquistabili solo in valuta estera e generalmente irreperibili nei negozi comuni.[1]
Alcuni negozi erano riservati ai cittadini sovietici che lavoravano all'estero e percepivano redditi in valute diverse dal rublo. Questi ultimi dovevano spesso convertire le valute in buoni emessi dal Vnešposyltorg (Внешпосылторг, "Società per il commercio e la posta estera"), mentre altri ricevevano pagamenti dall'estero sotto forma di buoni tramite intermediari sovietici.
Altri negozi, invece, accettavano esclusivamente valuta straniera o assegni emessi dalla Vneštorgbank (Внешторгбанк) ed erano accessibili a stranieri, ufficiali e alti membri del PCUS. Una rete di negozi e chioschi, situati presso gli hotel Inturist, consentiva agli ospiti stranieri di acquistare souvenir, pellicce, generi alimentari, bevande e sigarette con la propria valuta.
I negozi di questa rete commerciale erano presenti a Mosca, Leningrado, nelle capitali delle Repubbliche sovietiche, nonché nelle principali città turistiche o portuali come Volgograd, Sebastopoli, Soči e Jalta.
Catene simili esistevano anche nei Paesi del Comecon: Tuzex in Cecoslovacchia, Pewex e Baltona in Polonia, Korekom in Bulgaria, Intershop nella Repubblica Democratica Tedesca, Dollar store a Cuba e Comturist in Romania.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Durante il periodo del disgelo, l'Unione Sovietica aveva avviato politiche di sostegno ai paesi in via di sviluppo ed era inoltre cresciuto il numero di specialisti sovietici che lavoravano all'estero e percepivano uno stipendio in valuta estera, senza però avere la possibilità di trasferirlo in patria, depositarlo in banche locali o portarlo nelle proprie case in URSS.[2] Di conseguenza, molti spendevano il denaro all'estero, acquistando beni da importare e poi vendere in Unione Sovietica per rubli.[2] Parallelamente, era aumentato il flusso turistico e vi era una maggiore presenza di diplomatici stranieri.[2]
In una situazione di necessità crescente di valuta estera, lo Stato iniziò a considerare i lavoratori all'estero, i turisti e i diplomatici come potenziali fonti di entrate in valuta. Nel 1961, in URSS vennero così aperti negozi per stranieri dove si potevano acquistare souvenir e altri prodotti usando valuta estera oppure, per i cittadini sovietici che pagavano in rubli, tramite assegni Vnešposyltorg di diverso taglio e colore.[2][3][4] Questi negozi, situati nelle città più importanti nei pressi di aeroporti, alberghi e siti turistici, furono chiamati "Berëzka" nel territorio della RSFS Russa e nella RSS Kazaka, mentre nelle altre repubbliche sovietiche avevano nomi diversi:[2][3][5]
- Kaštan (in ucraino Каштан?, "Castagno") nella RSS Ucraina,
- Ivuška (in bielorusso Ивушка?, "Salice") nella RSS Bielorussa,
- Çinar (platano orientale) nella RSS Azera,
- Dzintars (ambra) nella RSS Lettone,
- Albatros nella RSS Estone,
- Akhavni (in armeno Աղավնի?, "Colomba") nella RSS Armena,
- Tsitsinatela (in georgiano ციცინათელა?, "Lucciola") nella RSS Georgiana,
Nelle principali città portuali, esistevano anche i negozi Albatros per i marinai sovietici di ritorno dall'estero. Per effettuare gli acquisti, i marinai dovevano convertire la valuta estera in loro possesso in buoni emessi dal Dipartimento della Flotta Navale.
I clienti potevano acquistare vodka, caviale, matrëški oppure orologi, elettrodomestici, automobili e motociclette, gioielli, pellicce, jeans, scarpe e cosmetici, nonché prodotti d'importazione difficilmente reperibili nei negozi sovietici ordinari.[1][2]
Negli anni ottanta, si formò un mercato sommerso di speculatori intorno ai Berëzki e agli assegni Vnešposyltorg che portò il governo nel 1988 a porre fine alla loro emissione.[2] Nel 1991, fu legalizzato il cambio tra il rublo e le valute estere, consentendo anche l'apertura di conti e lo scambio in valuta a tutte le imprese e ai cittadini dell'URSS.[2] Con la dissoluzione dell'Unione Sovietica, i negozi furono privatizzati e molti chiusero a metà degli anni novanta a causa della loro scarsa competitività.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b I negozi Berjozka: come i sovietici compravano le merci introvabili con valuta straniera, su Russia Beyond, 30 aprile 2018.
- ^ a b c d e f g h (RU) Как в СССР работала сеть магазинов для дипломатов "Берёзка", su Life.ru, 7 agosto 2022. URL consultato il 4 novembre 2024.
- ^ a b (EN) Anna Ivanova, Shopping in Beriozka. Consumer Society in the Soviet Union, in Zeithistorische Forschungen - Studies in Contemporary History, 2013, DOI:10.14765/ZZF.DOK-1534.
- ^ (RU) Какими были валютные магазины «Березка» в СССР, su Forbes.ru, 5 agosto 2022. URL consultato il 4 novembre 2024.
- ^ (RU) Историк Анна Иванова написала книгу о валютных магазинах «Березка» в позднем СССР, su Ведомости, 3 maggio 2017. URL consultato il 2 novembre 2024.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- A. Ivanova, Магазины «Березка»: Парадоксы потребления в позднем СССР, Mosca, Новое литературное обозрение, 2017.
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- I negozi Berjozka: come i sovietici compravano le merci introvabili con valuta straniera, su Russia Beyond, 30 aprile 2018.
- (EN) What The Legendary Beryozka Store Used To Sell, su English Russia. URL consultato il 5 novembre 2024.