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Caproni Ca.331

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Caproni Ca.331
Il primo prototipo del Ca.331
Descrizione
Tipoaereo da ricognizione
caccia notturno
ProgettistaCesare Pallavicino
CostruttoreItalia (bandiera) Caproni
Esemplari3
Dimensioni e pesi
Lunghezza11,74 m
Apertura alare16,40 m
Altezza3,48 m
Superficie alare38,40
Peso a vuoto4600 kg
Peso max al decollo6800 kg
Propulsione
Motore2 Isotta Fraschini Delta VI
Potenza850 CV
Prestazioni
Velocità max505 km/h
Autonomia1815 km
Armamento
Mitragliatrici4 Breda-SAFAT da 12,7 mm
Cannoni4 MG 151 da 20 mm
Notedati relativi al Ca.331 C.N.

dati da enricopezzi.it[1]

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Il Caproni Ca.331 "Raffica" è stato un aereo da ricognizione a 4 posti e bombardiere leggero (versione Ca.331A) sviluppato dall' azienda aeronautica italiana Caproni nei primi anni quaranta e rimasto allo stadio di prototipo.

Storia del progetto

Il primo prototipo del Ca.331.

Il Ca.331 volò per la prima volta il 3 agosto del 1940. Nella primavera del 1941, il prototipo venne testato ufficialmente dalla Regia Aeronautica e mostrò subito buone capacità sia di volo sia di combattimento. Tuttavia, la Regia Aeronautica si espresse a sfavore della sua produzione di massa, in quanto "l'aereo ha una costruzione inusuale". Il giudizio era fondamentalmente viziato dal fatto che l'apparecchio era costruito, in molte parti, in duralluminio, materiale molto scarso in Italia e che doveva essere importato dalla Germania. Oltre a questo problema "autarchico" (che rallentò lo sviluppo tecnologico della Regia Aeronautica) influì negativamente anche il tipo di motore scelto. Infatti la Caproni preferiva i propulsori Isotta Fraschini (azienda controllata dal gruppo Caproni), motori in linea raffreddati ad aria con ridotta resistenza aerodinamica dovuta all'assenza del radiatore e anche meno soggetti a danni in combattimento rispetto a quelli raffreddati ad acqua. Buoni sulla carta, questi motori erano però decisamente inaffidabili soprattutto a causa del surriscaldamento eccessivo dei cilindri posteriori, dovuto al flusso d'aria di raffreddamento insufficiente rispetto alla potenza che si cercava di raggiungere. Per la loro incapacità intrinseca di sviluppare grandi potenze (il flusso d'aria consentiva un buon raffreddamento solo per potenze fino a 500/600 cavalli) questo tipo di motori era stato abbandonato da tutte le aeronautiche, o relegato all'uso su aerei non di prima linea (soprattutto aerei da addestramento e collegamento) dove la semplicità di realizzazione e di manutenzione erano requisiti ricercati. Il problema dell'insufficiente o non appropriata motorizzazione rimase uno dei principali di questo, per altro ottimo, progetto, un tallone d'Achille comune a molti apparecchi della Regia Aeronautica.

L'aeroplano venne in seguito passato alla Luftwaffe che lo testò presso il suo centro esperienze di Rechlin. La Luftwaffe ne certificò le qualità tanto che pianificò di ordinarne diversi esemplari nella versione da addestramento al combattimento con il controllo duale (versione Ca.331G), ma la missiva non fu mai inoltrata.[2]

Il prototipo del Ca.331 caccia notturno.

Il secondo prototipo, il MM.428, era un caccia notturno che venne poi designato con il codice Ca.331B. All'inizio dell'offensiva alleata nel 1942, la Regia Aeronautica pianificò di ordinarne 1000 esemplari ma, anche in questo caso, l'ordine rimase solo sulla carta e solo un nuovo prototipo venne costruito.

Il primo prototipo del Ca.331B venne testato con l'armamento completo nell'agosto del 1943. L'aereo venne progettato anche per essere prodotto nella versione cacciabombardiere. A tal fine venne realizzato un alloggiamento per le bombe in grado di trasportare fino a 1000 kg di carico bellico. Una seconda opzione era la versione Ca.331B, con 500 kg di bombe ed un carico supplementare di carburante di 616 l.

Va anche aggiunto che la cellula era un po' lenta per i compiti di caccia intercettore (l'adozione di nuovi propulsori avrebbe risolto questo problema), ma, cosa che destava perplessità, lenta come tempi di salita e con una tangenza massima (ed operativa) scarsa per poter contrastare i bombardieri americani ed appena sufficiente per quelli britannici. Inoltre, anche se l'armamento era relativamente adeguato (soprattutto se aggiungeva 6 cannoni Ikara da 20mm in un contenitore ventrale aerodinamico, con una piccola penalizzazione alla velocità e un ulteriore riduzione dei tempi di salita), non era ancora prevista la presenza di un radar (l'Arghetto/Lepre non era ancora disponibile all'8 settembre, mentre non si pensò di ripiegare sul Lichtenstein tedesco, che la LW esportava con estrema parsimonia). La mancanza di radar e di apparati IR, unita alla scarsa capacità di arrampicatore, non lo avrebbero trasformato in un caccia notturno eccezzionale, mentre invece le caratteristiche erano ottime per un bombardiere, o anche caccia-bombardiere diurno-notturno, anche in funzione antinave o di contrasto a bassa quota presso la linea del fronte. Questi problemi sarebbero solo in piccola parte risolti da una motorizzazione più potente, si pensò a un motore sempre Isotta Fraschini in linea senza radiatori, da 1250 cv (un Isotta Fraschini Zeta R.C.24/60), che però dava ancora prestazioni deludenti al banco e non era stato definitivamente messo a punto l'8 settembre.

Venne anche progettata una versione d'assalto, con cannoncini da 37 mm e motori Fiat RA.1050 RC 58I Tifone (ossia la versione costruita su licenza del motore tedesco Daimler-Benz DB 605 A-1). La velocità massima del progetto di questo apparecchio era prevista in 644 km/h (finalmente degna di un buon caccia del 1943), ma i radiatori avrebbero comunque aumentato la vulnerabilità dell'aereo nelle missioni di appoggio tattico, per cui erano teoricamente preferibili i motori radiali. Al momento della capitolazione dell'Italia, presso la fabbrica Ponte San Pietro della Caproni Bergamaschi si lavorava a pieno regime alla produzione dell'apparecchio. I prototipi terminati vennero trasportati in Germania, dove poi se ne persero le tracce.

Note

  1. ^ Enrico pezzi: Ricerca AEREI
  2. ^ GOT: The Caproni Ca. 331, su warbirdsforum.com. URL consultato il 6 gennaio 2014.

Bibliografia

  • Emilio Brotzu, Gherardo Cosolo (a cura di), Dimensione Cielo, Aerei Italiani nella 2ª Guerra Mondiale Vol.2, Caccia-Assalto Vol.2, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, pp. 61-64, ISBN non esistente.

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