Antonio abate
Sant'Antonio abate | |
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detto il Grande | |
Nascita | Qumans (Egitto), 251 circa |
Morte | Deserto della Tebaide, 17 gennaio 357 |
Venerato da | Tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi |
Santuario principale | Monastero di Sant'Antonio, Egitto |
Ricorrenza | 17 gennaio |
Attributi | croce a tau, bastone, campana, fuoco, maiale |
Patrono di | vedi elenco nel testo |
Sant'Antonio abate chiamato anche Sant'Antonio il Grande, Sant'Antonio d'Egitto, Sant'Antonio del Fuoco, Sant'Antonio del Deserto o Sant'Antonio l'Anacoreta (251?-356), eremita egiziano, è considerato l'iniziatore del monachesimo cristiano e il primo degli abati. A lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, abbà, si consacrarono al servizio di Dio. La sua vita ci è stata tramandata dal suo discepolo Sant'Atanasio. È ricordato nel Calendario dei santi della Chiesa cattolica e da quello luterano il 17 gennaio, ma la Chiesa Copta lo festeggia il 31 gennaio che corrisponde, nel loro calendario, al 22 del mese di Tobi.
La figura
Le fonti
Conosciamo la vita di Sant'Antonio abate soprattutto attraverso la Vita Antonii pubblicata nel 357, opera agiografica attribuita a Sant'Atanasio, vescovo di Alessandria, che conobbe Antonio e fu da lui coadivato nella lotta contro l'eresia ariana.
L'opera, tradotta in varie lingue, divenne popolare tanto in Oriente che in Occidente e diede un contributo importante all'affermazione degli ideali della vita monastica. Grande rilievo assume, nella Vita Antonii la descrizione della lotta di Antonio contro le tentazioni del demonio.
Un significativo riferimento alla vita di Sant'Antonio si trova nella Vita Sanctii Pauli primi eremitae scritta da San Girolamo verso il 375. Vi si narra l'incontro, nel deserto della Tebaide, di Antonio con il più anziano San Paolo di Tebe. Il resoconto dei rapporti tra i due santi (con l'episodio del corvo che porta loro un pane affinché si sfamino, sino alla sepoltura dl vecchissimo Paolo ad opera di Antonio) vennero poi ripresi anche nei resoconti medievali della vita dei santi, in primo luogo nella celebre Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
La vita
Antonio nacque a Coma in Egitto (l'odierna Qumans) intorno al 251, figlio di agiati agricoltori cristiani. Rimasto orfano prima dei vent'anni, con un patrimonio da amministrare e una sorella minore cui badare, sentì ben presto di dover seguire l'esortazione evangelica "Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri" (Mt 19,21). Così, distribuiti i beni ai poveri e affidata la sorella ad una comunità femminile, seguì la vita solitaria che già altri anacoreti facevano nei deserti attorno alla sua città, vivendo in preghiera, povertà e castità.
Si racconta che ebbe una visione in cui un eremita come lui riempiva la giornata dividendo il tempo tra preghiera e l'intreccio di una corda. Da questo dedusse che, oltre alla preghiera, ci si doveva dedicare a un'attività concreta che divenne il famoso motto Ora et labora, della regola benedettina. Così ispirato condusse da solo una vita ritirata, dove i frutti del suo lavoro gli servivamo per procurarsi il cibo e per fare carità. In questi primi anni fu molto tormentato da tentazioni fortissime, dubbi lo assalivano sulla validità di questa vita solitaria. Consultando altri eremiti venne esortato a perseverare. Lo consigliarono di staccarsi ancora più radicalmente dal mondo. Allora, coperto da un rude panno, si chiuse in una tomba scavata nella rocca nei pressi del villaggio di Coma. In questo luogo sarebbe stato aggredito e percosso dal demonio; senza sensi venne raccolto da persone che si recavano alla tomba per portagli del cibo e fu trasportato nella chiesa del villaggio, dove si rimise.
In seguito Antonio si spostò verso il Mar Rosso sul monte Pispir dove esisteva una fortezza romana abbandonata, con una fonte di acqua. Era il 285 e rimase in questo luogo per 20 anni, nutrendosi solo con il pane che gli veniva calato due volte all’anno. In questo luogo egli proseguì la sua ricerca di totale purificazione, pur essendo aspramente tormentato, secondo la leggenda, dal demonio.
Con il tempo molte persone vollero stare vicino a lui e, abbattute le mura del fortino, liberarono Antonio dal suo rifugio. Antonio allora si dedicò a lenire i sofferenti operando, secondo tradizione, "guarigioni" e "liberazioni dal demonio".
Il gruppo dei seguaci di Antonio si divise in due comunità, una a oriente e l'altra a occidente del fiume Nilo. Questi Padri del deserto vivevano in grotte e anfratti, ma sempre sotto la guida di un eremita più anziano e con Antonio come guida spirituale.
Antonio contribuì all'espansione dell'anacoretismo in contrapposizione al cenobitismo.
Anche Sant'Ilarione visitò nel 307 Antonio, per avere consigli su come fondare una comunità monastica a Gaza, in Palestina, dove venne costruito il primo monastero della cristianità. Nel 311, durante la persecuzione dell'Imperatore Massimino Daia, Antonio tornò ad Alessandria per sostenere e confortare i cristiani perseguitati. Non fu oggetto di persecuzioni personali. In quella occasione il suo amico Sant'Atanasio scrisse una lettera all'Imperatore Costantino per intercedere nei suoi confronti. Tornata la pace, pur restando sempre in contatto con Atanasio e sostenendolo nella lotta contro l'Arianesimo, visse i suoi ultimi anni nel deserto della Tebaide dove pregando e coltivando un piccolo orto per il proprio sostentamento, morì, ultracentenario, il 17 gennaio 357. Venne sepolto dai suoi discepoli in un luogo segreto.
Attributi iconografici
- Croce a Τ (tau), spesso di colore rosso, sulle vesti o all'apice del bastone.
- Bastone, se raffigurato in abiti monacali, spesso con una campanella.
- Pastorale, se raffigurato in abiti da abate, talora con una campanella.
- Mitria, se raffigurato in abiti abaziali, sulla testa, ai piedi o sorretta da angeli.
- Campanella, in mano o legata al bastone, talora più di una.
- Libro delle sacre scritture, in mano, generalmente aperto, talvolta ai piedi o sostenuto da angeli.
- Fuoco, sul libro o ai piedi.
- Maiale, ai piedi, talora altri animali domestici.
- Serpente, schiacciato dal piede.
- Corona del Rosario, in mano o pendente dal bastone.
- Aquila, ai piedi.
Il culto
Le reliquie
Nel 561 le sue reliquie vennero traslate ad Alessandria d'Egitto, presso la chiesa di San Giovanni. Verso il 635, in seguito all'occupazione araba dell'Egitto, furono spostate a Costantinopoli. Nel XI secolo il nobile francese Jocelin de Chateau Neuf le ottenne in dono dall'Imperatore di Costantinopoli e le portò in Francia nel Delfinato. Nel 1070 il nobile Guigues de Didier fece costruire nel villaggio di La Motte presso Vienne una chiesa dove vennero traslate.
Per la prima volta nella storia, nel gennaio 2006, in occasione del Giubileo antoniano, le reliquie di sant'Antonio abate hanno lasciato la città di Arles (Francia). Dal 6 al 13 gennaio 2006 sono state ospitate nel Comune di Novoli in provincia di Lecce. Dal 13 al 17 gennaio 2006 sono state accolte nella stupenda cornice dell'Isola d'Ischia.
Il 20 agosto 2006 sono giunte ad Aci Sant'Antonio (CT), in Sicilia su un velivolo dell'aeronautica militare,con volo diretto, da Nimes a Sigonella, accompagnate dal cappellano militare don Giovanni Salvia, dal Vescovo di Acireale Mons. Pio Vittorio Vigo; è stata improntata una accoglienza particolare e una "grande festa" a cura del comitato festeggiamenti anno 2004/2006 il circolo sant'Antonio abate e tutta la comunità santantonese hanno collaborato per tutta la settimana accogliendo i numerosi pellegrini (cinquantamila presenze, 65 località di provenienza registrate, 9000 ostie consumate, 16000 immaginette divise). Nel contesto del Giubileo antoniano concesso da Sua Santità Giovanni Paolo II con Decreto della Penitenzeria Apostolica del 30 luglio 2004 la comunità santantonese ha provato delle emozioni che resteranno scolpite a carattere indelebile nel cuore dei partecipanti. Il 27 agosto 2006 le reliquie sono ripartite per la base militare di Sigonella e da li per la Primaziale basilica cattedrale di Arles.
Il 21 gennaio 2007 sono giunte a Vibonati (Sa) dove sono state accolte dal Vescovo diocesano Mons. Angelo Spinillo, dal parroco del paese don Elia Guercio e da tutti i cittadini di Vibonati e del golfo di Policastro. Per tutto il periodo in cui le sacre reliquie sono state ospitate a Vibonati sono state organizzate moltissime celebrazioni e manifestazioni grazie alla disponibilità dei membri della confraternita "I discepoli di Sant'Antonio Abate" e dell'"Arciconfraternità della SS. Trinità e del Sacro Cuore", di tutti i cittadini vibonatesi e delle autorità civili e militari. La Chiesa madre ha registrato la visita di tantissimi pellegrini provenienti da tutti i paesi del Cilento e della Campania, della Puglia e della Basilicata e persino della Sicilia; senza contare i numerosi vibonatesi residenti in altre parti d'Italia e del mondo che sono accorsi numerosi ed entusiasti. Le reliquie hanno lasciato il piccolo comune cilentano il giorno 29 gennaio 2007 e, accompagnate da un pellegrinaggio di fedeli, sono state riportate ad Arles.
Il 16 gennaio 2008 le reliquie, contenute in una teca in stile gotico, lasciano nuovamente Arles per giungere per la terza volta in Italia su richiesta della comunità religiosa dianese e del vescovo di Albenga e Imperia Mons. Mario Olivieri e sono trasportate a Diano Marina (IM) dove vengono esposte, fino al 22 gennai, nella chiesa parrocchiale dedicata al Santo. Il 17 gennaio, festa liturgica di Sant'Antonio Abate, presiede la Santa Messa S.E. Mons. Giulio Sanguinetti Vescovo emerito di Brescia. Il 20 gennaio le reliquie sono trasportate in solenne processione lungo le vie cittadine, alla presenza del Vescovo diocesano S.E. Mons. Mario Oliveri. Il 23 sono riportate ad Arles, con una suggestiva processione che dalla chiesa le ha accompagniate fino al porticciolo di Diano Marina, e con un seguito di imbarcazioni trasportate via mare fino a Porto Maurizio, da dove sono ripartite per Arles via terra.
Patronati
Sant'Antonio fu presto invocato in Occidente come patrono dei macellai e salumai, dei contadini e degli allevatori e come protettore degli animali domestici; fu reputato essere potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili.
Il "fuoco di Sant'Antonio"
Tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco vengono posti sotto la protezione di sant'Antonio, in onore del racconto che vedeva il santo addirittura recarsi all'inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori.
Per questo, tra i molti malati che accorrevano per chiedere grazie e salute, molti erano afflitti dal male degli ardenti, conosciuto anche come fuoco di Sant'Antonio e corrispondente a due diverse malattie: l'ergotismo, causato da un fungo parassita delle graminacee, e l'herpes zoster, causato dal virus varicella-zoster (o VZV, che si riattiva nell'organismo in concomitanza con un indebolimento delle difese immunitarie a causa dell'età o patologie gravi). Entrambe le malattie si manifestano sotto forma di eritemi e vescicole con un decorso di poche settimane. Il liquido delle vescicole è contagioso. Particolarmente fastidiosa e a volte molto dolorosa è la nevralgia post-erpetica caratterizzata da dolore prolungato che può permanere a volte per anche un anno. Il trattamento farmacologico prevede l'uso di farmaci antivirali, però di poca risoluzione.
Gli animali domestici
Sant'Antonio tuttavia è considerato anche il protettore degli animali domestici, tanto da essere solitamente raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio tradizionalmente la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la protezione del santo.
La tradizione deriva dal fatto che l'ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali all'interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dal fuoco di Sant'Antonio. I maiali erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con al collo una campanella.
Secondo una leggenda del Veneto (dove viene chiamato San Bovo o San Bò, da non confondere con l'omonimo santo), la notte del 17 gennaio gli animali acquisiscono la facoltà di parlare. Durante questo evento i contadini si tenevano lontani dalle stalle, perché udire gli animali conversare era segno di cattivo auspicio.
Gli Antoniani
Nel 1088, i monaci benedettini dell'Abbazia di Montmajeur presso Arles, vennero incaricati dell'assistenza religiosa dei pellegrini. Per quanto riguarda l'assistenza corporale, fu un nobile, certo Gaston de Valloire, che dopo la guarigione del figlio dal fuoco di Sant'Antonio, decise di costruire un hospitium e di fondare una confraternita per l'assistenza dei pellegrini e dei malati. Confraternita che si trasformerà nell'Ordine Ospedaliero dei canonici regolari di sant'Agostino di sant'Antonio abate, detto comunemente degli Antoniani.
L'Ordine nel 1095 venne approvato da Papa Urbano II al Concilio di Clermont e nel 1218 confermato con bolla papale di Onorio III. La divisa degli Antoniani era formata da una cappa nera con una tau azzurra posta sulla sinistra, e con le loro questue mantevano i loro ospedali dove curavano i pellegrini e gli ammalati.
Le immagini di Sant'Antonio nella storia dell'arte
La popolarità della vita del santo – esempio preclaro degli ideali della vita monastica - spiega il posto centrale che la sua raffigurazione ha costantemente avuto nell'arte sacra. Una delle più antiche immagini pervenutaci, risalente al VIII secolo, è contenuta in un frammento di affresco proveniente dal convento di Apollo a Bawit (Egitto).
A causa della diffusissima venerazione, troviamo immagini del santo nei codici miniati, nei capitelli, nelle vetrate (come in quelle del coro della cattedrale di Chartres), nelle sculture lignee destinate agli altari ed alle cappelle, negli affreschi, nelle tavole e nelle pale poste nei luoghi di culto. Con l'avvento della stampa la sua immagine comparve anche in molte incisioni che i devoti appendono nelle loro case o addirittura nelle loro stalle.
Nel periodo medievale, il culto di Sant'Antonio fu reso popolare soprattutto per opera dell'ordine degli Ospedalieri Antoniani, che ne consacrarono altresì la iconografia: essa ritrae il santo ormai avanti negli anni, mentre incede scuotendo un campanello (come facevano appunto gli Antoniani), in compagnia di un maiale (animale dal quale essi ricavavano i grasso per preparare emollienti da spalmare sulle piaghe). Il bastone da pellegrino termina spesso (come nel dipinto di Matthias Grünewald per l'altare di Isenheim) con una croce a forma di tau che gli Antoniani portavano cucita sul loro abito (thauma in greco antico significa stupore, meraviglia di fronte al prodigio). Tra gli insediamenti degli Ospedalieri è famoso quello di Issenheim (Alto Reno), mentre in Italia deve essere ricordata almeno la precettoria di Sant'Antonio in Ranverso (vicino a Torino) ove si conservano affreschi con le storie del santo dipinte da Giacomo Jaquerio (ca. 1426).
Di fronte alla mole delle manifestazioni artistiche che hanno per oggetto la vita del santo, occorre limitarsi ad alcune citazioni.
In numerosi dipinti l'immagine di Sant'Antonio è associata a quella di altri santi, in contemplazione spesso di una scena sacra. Ricordiamo ad esempio la suggestiva tavola del Pisanello (ca.1440-50) consevata alla National Gallery di Londra, che raffigura una visione della Madonna col Bambino che appare ad un rude e barbuto Sant'Antonio e ad un San Giorgio elegantemente vestito; ed ancora la tavola con il nostro santo accovacciato assieme a San Nicola di fronte alla scena della Visitazione in una tavola di Piero di Cosimo (ca. 1490) conservata alla National Gallery of Art di Washington.
Grande popolarità ebbero anche le scene di incontro tra Sant’Antonio e San Paolo eremita, narrate da San Girolamo. Nel Camposanto di Pisa il pittore fiorentino Buonamico Buffalmacco affrescò (ca. 1336) – con un linguaggio pittorico popolare ed ironico alquanto dissacrante – scene di vita che hanno per protagonisti i due grandi eremiti ambientate nel paesaggio roccioso della Tebaide.
Il tema dell'incontro dei due santi eremiti venne ripreso innumerevoli volte: citiamo la tavola del Sassetta alla National Gallery of Art di Washington (ca. 1440), la tela di Gerolamo Savoldo alla Galleria dell'Accademia in Venezia (ca. 1510) e quella di Diego Velázquez (ca. 1635) al Museo del Prado.
Ma l'abate Antonio, per la storia dell'arte, è soprattutto il santo delle tentazioni demoniache: sia che esse assumano – in accordo con la Vita Antonii scritta da Sant'Atanasio – l'aspetto dell'oro, come avviene nella tavola del Beato Angelico (ca. 1436) posta nel Museum of Fine Arts di Houston, oppure l'aspetto delle lusinghe muliebri come avviene nella tavola centrale del celebre trittico delle tentazioni di Hieronymus Bosch al Museu Nacional de Arte Antigua di Lisbona, oppure ancora quello della lotta, contro inquietanti demoni, scena che fu popolarissima nel XVI e XVII secolo soprattutto nella pittura del Nord.
Tra le opere più celebri a questo riguardo va menzionata la celebre tavola (ca 1515-20) di Matthias Grünewald che fa parte dell’altare di Isenheim conservato al Musée d'Unterlinden a Colmar. Essa è spesso citata assieme alla irriverente incisione (ca. 1480-90) di Martin Schongauer al Metropolitan Museum of Art di New York, New York.
Vanno poi ricordate anche le molteplici Tentazioni dipinte dai fiamminghi David Tenier il giovane e da Jan Brueghel il Vecchio, con la raffigurazione di paesaggi popolati da presenze demoniache che congiurano contro il santo, mentre sullo sfondo ardono misteriosi incendi (richiamo evidente al fuoco di Sant'Antonio); esse segnarono per molti anni un genere imitato da numerosi artisti minori.
Il tema delle Tentazioni di Sant'Antonio riletto con una diversa sensibilità, si ritrova anche in non pochi pittori moderni. Ricordiamo innanzi tutto Paul Cézanne con la sua tentazione (ca. 1875) della E. G. Bührle Collection (Svizzera); poi la serie di tre litografie eseguite (1888) da Odilon Redon per illustrare il romanzo La tentation de Saint-Antoine di Gustave Flaubert.
Relativamente al XX secolo vanno menzionate le interpretazioni date a questo tema - con scoperta attenzione alla lezione psicanalitica - da pittori quali Max Ernst e Salvador Dalì, entrambe eseguite nel 1946.
Galleria di Immagini
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Pisanello, Madonna col Bambino, Sant'Antonio abate e San Giorgio, ca 1440-50, National Gallery di Londra
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Piero di Cosimo, Visitazione con San Nicola e Sant'Antonio abate, ca. 1490, National Gallery of Art, Washington
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Sassetta, Sant'Antonio abate e San Paolo Eremita, ca. 1440, National Gallery of Art, Washington
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Diego Velázquez, Sant'Antonio abate e San Paolo Eremita, ca 1635, Museo del Prado, Madrid
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Hieronymus Bosch, Tentazioni di Sant'Antonio, ca. 1505, Museu Nacional de Arte Antigua. Lisbona
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Matthias Grünewald, Tentazioni di Sant'Antonio, ca. 1515-20, Musée d'Unterlinden, Colmar
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Spagnoletto, Ritratto di Sant'Antonio abate, Pio Monte della Misericordia, Napoli
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David Tenier il giovane, Tentazioni di Sant'Antonio, Museo del Prado, Madrid
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Paul Cézanne, Tentazioni di Sant'Antonio, ca. 1875, E. G. Bührle Collection (Svizzera)
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Autore ignoto, S. Antonio Abate, simulacro ligneo sec. XIX, Chiesa Madre di Zafferana Etnea (CT)
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Luigi Guacci, S. Antonio Abate, simulacro in cartapesta del 1930, Chiesa Madre di Catenanuova (EN)
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Gregorio Zappalà, S. Antonio Abate, simulacro ligneo del 1908, Chiesa S. Antonio Abate Vill. Gesso (Messina)
Alcune chiese dedicate a Sant'Antonio abate
- Sant'Antonio abate di Aci Sant'Antonio (CT).
- Sant'Antonio abate di Aidone (EN).
- Sant'Antonio abate di Alberese (GR).
- Sant'Antonio abate di Anzio (Roma)
- Sant'Antonio abate di Avola (SR).
- Sant'Antonio abate di Barcellona Pozzo di Gotto (ME).
- Sant'Antonio abate di Caccamo (PA).
- Sant'Antonio abate di Calascibetta (EN).
- Sant'Antonio abate di Camporotondo Etneo (CT)
- Sant'Antonio abate di Carmiano (LE).
- Sant'Antonio abate di Casamassima (BA).
- Sant'Antonio abate di Cassaro (SR).
- Sant'Antonio abate di Castiglione di Sicilia (CT).
- Sant'Antonio abate di Castrofilippo (AG)
- Sant'Antonio abate di Catania.
- Sant'Antonio abate di Cerami (EN).
- Sant'Antonio abate di Chievo (VR).
- Sant'Antonio abate di Costeggiola (VR).
- Sant'Antonio abate di Decimomannu (CA).
- Sant'Antonio abate di Deiva Marina (GE).
- Sant'Antonio abate di Diano Marina (IM).
- Sant'Antonio abate di Fasano (BR).
- Sant'Antonio abate di Ferentino (FR).
- Sant'Antonio abate di Ferla (SR).
- Sant'Antonio abate di Forza d'Agrò (ME).
- Sant'Antonio abate di Gesso (ME).
- Sant'Antonio abate in Lizzanella Rovereto (TN)
- Sant'Antonio abate di Locarno (Svizzera).
- Sant'Antonio abate di Lonato (BS).
- Sant'Antonio abate di Massafra (TA).
- Sant'Antonio abate di Monteroni di Lecce.
- Sant'Antonio abate di Napoli.
- Sant'Antonio abate di Noto (SR).
- Sant'Antonio abate di Novoli (LE).
- Sant'Antonio abate di Palazzolo Acreide (SR).
- Sant'Antonio abate di Pedara (CT).
- Sant'Antonio abate di Posada (NU).
- Sant'Antonio abate di Postalesio (SO).
- Sant'Antonio abate di Recoaro Terme (VI).
- Sant'Antonio abate in Roccella Jonica (RC)
- Sant'Antonio abate di San Cataldo (CL).
- Sant'Antonio abate di San Fili (CS).
- Sant'Antonio abate di San Giovanni la Punta (CT) - rudere.
- Sant'Antonio abate di Santa Domenica Vittoria (ME).
- Sant'Antonio abate di Sant'Angelo Lodigiano (LO)
- Sant'Antonio abate di Varese
- Sant'Antonio abate in Veniano (CO).
- Sant'Antonio abate in Vibonati (SA).
- Sant'Antonio abate in Fr. Isola di Bene Vagienna (CN).
Città e paesi di cui Sant'Antonio abate è patrono
- Aci Sant'Antonio (CT)
- Agerola (NA)
- Alano di Piave (BL)
- Bagnasco (CN)
- Berberino (BG)
- Belprato (BS)
- Bolognano (PE)
- Bolognasco (PC)
- Bordano (UD)
- Burgos (SS)
- Borgomaro (IM)
- Carmiano (LE) - Compatrono
- Campoverde (BS)
- Castelcovati (BS)
- Castelgrimaldo (MN)
- Cogozzo (BS)
- Bolzone, frazione di Ripalta Cremasca (CR)
- Pietravairano, (CE)
- Burgio (AG)
- Caliano, frazione di Montoro Superiore (AV)
- Camporotondo Etneo (CT)
- Cassaro (SR) - Protettore
- Castrofilippo (AG)
- Cicogni, frazione di Pecorara (PC)
- Cropalati (Cosenza)
- Decimomannu (CA)
- Desulo (NU)
- Falasche, frazione di Anzio (Roma)
- Fara Filiorum Petri (CH)
- Ferla (SR) - Protettore
- Fontainemore (AO)
- Galluccio (CE)
- Gesso (ME)
- Idrobio (LC)
- Idrozzo (LC)
- Mele (GE)
- Misterbianco (CT)
- Montagnareale (ME) - Compatrono
- Mottafollone (CS)
- Nicolosi (CT) - Compatrono e Protettore
- Novoli (LE)
- Pedara (CT) - Compatrono
- Priero (CN)
- Ponti sul Mincio (MN)
- Posada (NU)
- Pravisdomini (PN)
- Recoaro Terme (VI)
- Roscera (SO)
- La Sabina tutta
- San Cristoforo, frazione di Bobbio (PC) - Compatrono e Protettore
- San Leonardello, frazione di Giarre (CT) - Compatrono
- Santa Domenica Vittoria (ME)
- Sant'Angelo Lodigiano (LO) - Compatrono
- Sant'Antonio, frazione di Barcellona Pozzo di Gotto (ME)
- Sant'Antonio Abate (NA)
- Santo Stefano Medio, frazione di Messina - Compatrono
- Valtournenche (AO)
- Villa Convento (LC)
- Veniano (CO)
- Vibonati (SA)
- Villa d'Agri, frazione di Marsicovetere (PZ)
- Zafferana Etnea (CT) - Compatrono
- Zinesco (PV)
Folklore
Rappresentazione sacra
Alla devozione popolare del santo sono associate, benedizioni agli animali domestici, nonché a prodotti dell'agricoltura e la sacra rappresentazione della sua vita, soprattutto nell'Italia centrale. La narrazione, con varianti territoriali, si svolge su questo schema: La scelta dell'eremitaggio nel deserto, la tentazione da parte dei diavoli, rossi e neri, e della donzella, interpretata da un uomo come nel teatro elisabettiano e particolare elemento buffo. Infine l'arrivo risolutore dell'angelo, dal caratteristico cappello conico, tipico delle figure con contatti soprannaturali come fate e maghi. Nel finale, attraverso la spada, elemento simbolico mutuato dalla devozione all'Arcangelo Michele,l'angelo aiuta il Santo a sconfiggere il male e tornare alla sua vita di preghiera. Sempre presente al termine della rappresentazione la questua, richiesta di offerte... in vino e salsicce per i figuranti. Esistono numerose versioni nei dialetti locali e una versione in forma di operette dei primi anni del Novecento. In Abruzzo si svolge la competizione del campanello d'argento, premio alla migliore rievocazione tradizionale, vinto nell'ultima edizione dal gruppo di Caramanico Terme.
Di interesse è la festa di "Pastellessa" che si tiene ogni anno a Macerata Campania (Provincia di CasertaCE) in occasione della ricorrenza liturgica del 17 gennaio.
Particolare risulta la festa che si svolge a Collelongo (AQ) nella notte tra il 16 ed il 17 di gennaio. La festa inizia la sera del 16 alle 18 con l'accensione dei due "torcioni", torce in legno di quercia alte oltre 5 metri, che arderanno tutta la notte. Contemporaneamente, in apposite case del paese allestite per l'occasione con arance ed icone del santo, viene posta sul fuoco la "cottora", un enorme pentola nella quale viene messo a bollire parte del mais raccolto durante l'anno. La sera chi ha la fortuna di essere invitato da qualche famiglia del paese potrà gustare intorno alla tavola la "pizza roscia", una pizza cotta sotto la cenera composta da un impasto di farina di grano e di mais, condida con salsicce ventresca e cavolo ripassato in padella. Alle 21 una fiaccolata con fisarmoniche e cantanti che intonano la canzone del santo accompagna il parroco del paese a benedire queste case ove, sopra il fuoco del camino, fuma per tutta la notte la cottora. Chiunque entra nella cottora, fa gli auguri alla famiglia che la gestisce e gli viene offerto vino, companatico, mais bollito condito con olio e peperoncino, e dolci. Per tutta la notte, fino al mattino, il paese è animato da gente che canta, suona e gira di cottora in cottora. Alle cinque del mattino del 17, spari annunciano la sfilata delle conche "rescagnate", si tratta di conche in rame, una volta usate per attingere l'acqua alla fonte, che addobbate con luci, piccole statue e scene di vita contadina, vengono portate in sfilata da giovani del paese vestiti nei tradizionali costumi popolari di festa. Alle sette inizia la santa messa e viene distribuito il mais benedetto bollito delle cottore per distribuirlo agli animali domestici. La festa si conclude il pomeriggio con i classici giochi popolari.
Sempre in Abruzzo, è da ricordare la rievocazione de "Lu Sant'Andonie" che si svolge ogni anno a Villa San Giovanni di Rosciano, nel campagne del pescarese, a cura della locale Associazione culturale La Panarda. Nel pomeriggio del sabato precedente al 17 gennaio sul sagrato della chiesa parrocchiale si ripropone la sacra paraliturgia per la benedizione degli animali e dei prodotti della terra, mentre in serata, nella piazza principale del paese, attorno ad un grande fuoco si esibiscono gruppi di teatranti popolari rievocanti le scene de "Le tentazioni di Sant'Antonio", con canti e poesie dialettali sul Santo e sulle tradizioni contadine del periodo invernale. Al termine, porchetta, salsicce e vino per tutti gli intervenuti.
Di grande importanza la festa di Sant'Antonio abate che si svolge la domenica più vicina al 17 gennaio a Monterotondo un paese alle porte di Roma.LA festa è organizzata dalla Pia Unione. Ogni anno una famiglia Monterotondese ospita la statua del Santo nella propria abitazione e la terrà aperta alle visite dei devoti. La domenica in cui si festeggia Sant'Antonio la statua viene prelevata dalla casa in cui si è trovata per l'intero anno e viene portata per tutte le chiese del paese. Tale rito si svolge a cavallo: aprono la cavalcata tre cavalli con in sella al centro chi ospiterà da quel giorno per un anno intero la statua del Santo, a destra e a sinistra chi lo ha ospitato l'anno precedente e chi lo ospiterà l'anno successivo; seguono una schiera di cavalli tutti bardati con fiori e altri addobbi, infine la carrozza con sopra la banda del paese che suona delle musiche specifiche per l'occasione. Quando il Santo arriva ad una chiesa il parroco di questa esce sul vestibolo e da la benedizione agli animali. La sera si svolge la Torciata, dove, in processione, si accompagna il Santo dalla Cattedrale del paese alla nuova abitazione che lo ospiterà. Aprono la processione i torciari (coloro che portano le torce) che canteranno e balleranno durante tutto il percorso e la chiude il Santo con la banda. Durante questa giornata gli abitanti usano portare un gilet nero, una camicia bianca e un cappello da carrettiere double face: nero durante la mattina dove la festa è prettamente religiosa e rosso la sera dove festa diventa più pagana, il cappello ridiventa nero allorché il Santo entra nella nuova casa e concludono la torciata i fuochi d'artificio con la visita al Santo nella nuova abitazione.
Un'altra grande manifestazione da notare é la "Festa dei Ceri" dove Sant'Antonio viene Portato a spalla insieme ad altri due santi (Sant'Ubaldo, Patrono della città e San Giorgio)fino alla cima dal monte. La festa si tiene a Gubbio (PG)il 15 Maggio.
Il rione della Motta di Varese festeggia il Santo la sera della vigilia della festa, con un grande falò nella piazza della chiesa, e con la benedizione degli animali nel giorno della ricorrenza. [1]
Bibliografia
- Antonio il Grande. Secondo il vangelo. Le venti lettere di Antonio. Matta el Meskin (a cura di), Comunità di Bose, 1999. ISBN 88-8227-046-7
- Athanasius, Vita Antonii. Ed. G.J.M. Bartelink. Paris 2000. Sources Chrétiennes 400.
- Traduzione di Evagrio: P.H.E. Bertrand, Die Evagriusübersetzung der Vita Antonii: Rezeption - Überlieferung - Edition. Unter besonderer Berücksichtigung der Vitas Patrum-Tradition. Utrecht 2005 [dissertation] [testo critico e commento: http://igitur-archive.library.uu.nl/dissertations/2006-0221-200251/index.htm]
- S. Athanasius. Vita di Antonio. introduzione di Christine Mohrmann, testo critico e commento a cura di G. J. M. Bartelink, traduzione di Pietro Citati e Salvatore Lillao. Milano, Fondazione Lorenzo Valla/Arnoldo Mondadori editore, 1998. ISBN 88-041-1183-6
Voci correlate
Altri progetti
- Wikisource contiene una canzone popolare dedicata a Antonio abate
- Wikiquote contiene citazioni di o su Antonio abate
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Antonio abate
Collegamenti esterni
- Parrocchia di Sant'Antonio abate di Ischia (NA)
- Chiesa Sant'Antonio abate (Carmelo) - Diocesi di Caltanissetta - (Sicilia)
- Biografia di Sant'Antonio abate su Associazione Eugubini nel Mondo
- Il Santuario antoniano di S. Antonio abate di Grottole (Basilicata)
- Festa in onore di Sant'Antonio abate a Novoli con la tradizionale "Focara"
- Parrocchia Sant'Antonio abate (nella Diocesi di Acireale (Sicilia)
- Parrocchia Sant'Antonio abate in Vibonati (SA) - Diocesi di Teggiano - Policastro
- Parrocchia Sant'Antonio abate in Decimomannu (CA)
- Comitato Sant'Antonio abate di Zafferana Etnea(CT)
- (EN) Traduzione inglese della Vita Antonii