Salute

Che fine ha fatto l'anagrafe nazionale dei vaccini?

Il ministero della Salute ha negato a Wired i dati sulle vaccinazioni dell'età pediatrica. E ha risposto mettendo in luce alcune incongruenze rispetto al progetto di avere un archivio aggiornato sui vaccini. L'ex ministra Lorenzin è pronta con una interrogazione parlamentare
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Foto: Mat Napo/Unsplash

Non solo vaccinazioni obbligatorie per iscriversi a scuola: la legge presentata nel 2017 da Beatrice Lorenzin prevedeva anche l'istituzione di un'anagrafe dei vaccini a livello nazionale. Ovvero un database che contenesse i dati relativi alle vaccinazioni di ogni bambino italiano contro malattie come il morbillo, la parotite, la rosolia, la poliomielite. Wired ha chiesto i numeri di copertura su base comunale al ministero della Salute, che ha negato l'accesso. Motivo? “L'anagrafe elabora i dati a livello regionale”. Stupore dell'ex ministra, oggi senatrice del Pd, che annuncia la presentazione di un'interrogazione parlamentare.

Il caso:

  1. La richiesta di Wired
  2. Il rifiuto del ministero
  3. Le questioni aperte
  4. L'interrogazione parlamentare
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La richiesta di Wired

I dati relativi alle coperture vaccinali dell'età pediatrica sono da tempo un tema di interesse da parte di Wired. Che a questa vicenda dedicò un'inchiesta uscita proprio il giorno prima che la norma sull'obbligo vaccinale venisse approvata dal Consiglio dei ministri, poi aggiornata negli anni successivi con i dati ottenuti direttamente dalle singole aziende sanitarie.

Un'elaborazione, quest'ultima, che ora dovrebbe essere possibile realizzare attraverso l'anagrafe vaccinale, senza che sia più necessario raccogliere i dati dalle singole Asl. Dovrebbe, appunto. Lo scorso 18 maggio, infatti, Wired ha trasmesso al ministero della Salute un'istanza di accesso generalizzato. Ha cioè chiesto di entrare in possesso dei dati relativi alle coperture vaccinali a 24 mesi (età nella quale si è stati sottoposti ad almeno una dose di tutti i vaccini obbligatori per legge, ndr) per i nati nel 2020 su base comunale.

Una richiesta che nasceva da due considerazioni: la prima riguarda l'eccezionalità del 2020. L'idea era quella di capire se ci fossero stati cali nelle coperture dovuti alla pandemia. La seconda, appunto, quella di verificare che i dati fossero disponibili con un dettaglio territoriale significativo. Su entrambi i fronti, però, la risposta del ministero è stata negativa.

Il rifiuto del ministero

Il dicastero oggi affidato a Orazio Schillaci non ha risposto entro i 30 giorni previsti dalla norma sull'accesso generalizzato. È stato necessario chiedere un riesame al responsabile della trasparenza Alfredo D'Ari per ottenere un riscontro. Quest'ultimo lo scorso 11 luglio ha risposto a Wired spiegando che “le coperture vaccinali per i bambini nati nel 2020 non sono ancora state pubblicate”.

Ma non solo: L’anagrafe nazionale vaccini ha il compito di elaborare i dati relativi alle coperture vaccinali a livello regionale e non comunale”. E per questo l'istanza è stata respinta. Eppure i dati ci sono, come dimostra il fatto che dal 2019 i genitori non devono più presentare il certificato vaccinale dei propri figli per iscriverli a scuola. Sono infatti direttamente le Asl a segnalare l'adempienza o meno all'obbligo direttamente agli istituti scolastici.

Le questioni aperte

La risposta del ministero della Salute solleva però alcune questioni. La prima e più semplice riguarda la data di pubblicazione dei dati di copertura a 24 mesi relativi alla corte di nascita 2020. Bambini che hanno ricevuto i vaccini per i quali Wired ha chiesto i dati entro il 31 dicembre 2022, al più tardi nelle prime settimane di gennaio.

La seconda riguarda invece il fatto che si sia costituita un'anagrafe nazionale vaccini, costata 300mila euro nel 2018 più 10mila euro l'anno per i successivi, per continuare ad avere dati su base regionale. In un paese in cui una regione come la Valle d'Aosta ha gli stessi abitanti della città di Bergamo, una come il Friuli Venezia Giulia tanto quanto la provincia di Bergamo. E dove in una regione come la Lombardia vive un sesto di tutti gli italiani. Quando l'idea di un'anagrafe dei vaccini è quella di verificare, a fronte dell'insorgenza di un picco di casi di una malattia (tanto più possibile quanto più basse sono le coperture, ndr), le dimensioni della popolazione suscettibile ad esempio all'interno di una singola scuola.

Ultima questione, il ministero indicava un link al quale consultare i dati relativi alle coorti di nascita precedenti al 2020. Link al quale, però, i dati non si trovano. O, almeno, Wired non è stata in grado di trovarli. Tutte domande che Wired ha rivolto all'ufficio stampa del ministero della Salute, senza ricevere risposta.

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L'interrogazione parlamentare

Risponde, invece, l'ex ministra della Salute e promotrice della norma in questione Beatrice Lorenzin, oggi senatrice del Partito democratico. “Sono abbastanza stupita di questa situazione, l'anagrafe vaccinale è stata costruita, sappiamo con varie sollecitazioni, proprio per dare modo di attingere ai dati con il dettaglio necessario - spiega a Wired -. Del resto, lo abbiamo fatto in tre mesi quando si è trattato di monitorare il vaccino contro la Covid-19, non capisco quale sia il problema”.

L'esponente dell'esecutivo guidato da Paolo Gentiloni ricorda che “l'anagrafe registra i dati su base regionale, ma io avevo accesso ai dati per le singole città”. Ed era proprio con questo obiettivo che ne aveva proposto l'implementazione. “Altrimenti come fai una valutazione epidemiologica? Se hai un picco di meningite, come verifichi chi è a rischio?”. Per chiarire la vicenda, l'esponente dell'opposizione annuncia la presentazione di un'interrogazione parlamentare. A lei, almeno, il ministero della Salute dovrà dare una risposta.