I risultati del voto

Marine Le Pen e Jordan Bardella, la coppia che ha portato il Rassemblement National al primo posto in Francia

Il partito storico della destra francese sta vivendo una nuova era grazie alla presidenza del 28enne Bardella, che l'ha portato a sbancare le europee
Marine Le Pen e Jordan Bardella guidano il Rassemblement National
Marine Le Pen e Jordan Bardella guidano il Rassemblement NationalJULIEN DE ROSA/AFP via Getty Images

Da una parte Marine Le Pen, dall'altra il 28enne Jordan Bardella. Il terremoto politico che ha colpito la Francia in occasione delle elezioni europee del 9 giugno vede nei suoi due protagonisti ben definiti un partito di tradizione più che cinquantennale e l’enfant prodige che lo guida dal 2022. Se Macron ha sciolto l’Assemblea nazionale e indetto nuove elezioni per il 30 giugno (con secondo turno il 7 luglio), la causa va ricercata infatti proprio nell’exploit del Rassemblement National e del suo presidente Jordan Bardella, che alle consultazioni per l’europarlamento hanno più che doppiato Renaissance, il partito del capo dell’Eliseo (31,4 contro 14,6%).

La storia

Fondato nel 1972 con il nome di Fronte Nazionale per l'Unità francese, il partito transalpino di estrema destra e le sue sorti nel tempo sono state legate a doppio filo alla famiglia Le Pen. Fu Jean-Marie a dargli vita insieme ad altri militanti dei movimenti extraparlamentari, modellandolo su esperienze simili e più datate di altri paesi europei, come per esempio il Movimento sociale italiano di Giorgio Almirante, con il quale aveva in comune concetti fondativi come patria e famiglia e simboli come la fiamma tricolore, mutuata in Francia ovviamente con il blu al posto del verde.

Dopo alcuni anni vissuti ai margini delle istituzioni, fu il 1984 a segnare una prima svolta per il Front National (Fn), grazie all’elezione di due europarlamentari. All’epoca, il partito si caratterizzava per un europeismo spinto, improntato sull’idea di Europa Nazione proprio della Giovane Europa belga di Jean Thiriart e non solo. Di fatto, per i movimenti di estrema destra degli anni ‘80 il ruolo del vecchio continente avrebbe dovuto essere quello di terza forza mondiale, equilibratrice tra Stati Uniti e Unione sovietica.

Due anni più tardi, nel 1986, il partito di Jean-Marie Le Pen sfruttò un assist del presidente Mitterand. Quest’ultimo, temendo una sconfitta per il suo Partito Socialista, introdusse un sistema elettorale proporzionale, che consentì al Fronte nazionale di eleggere 35 deputati grazie al 9,65% dei voti. Già due anni dopo, alla tornata successiva, il ritorno al sistema maggioritario permise però al partito di conquistare un solo seggio nonostante una percentuale di preferenze pressoché identica (9,66%).

La parabola politica di papà Le Pen, dopo un ultimo decennio del secolo passato a consolidare i consensi del Fronte tra le classi più povere e a portarlo su posizioni sempre più antieuropeiste, visse il proprio picco nel 2002, quando per la prima volta il politico di La Trinité-sur-Mer arrivò al ballottaggio per le presidenziali, poi perso contro il gollista e presidente uscente Jacques Chirac. Negli anni successivi il partito non riuscì più a raggiungere buoni risultati, culminando un periodo buio con un 2007 da incubo, segnato dal crollo al 4,3% alle legislative.

L'arrivo di Marine Le Pen

Quattro anni dopo, il 16 gennaio 2011, in seguito alle dimissioni di Jean-Marie, il timone del Fronte nazionale fu preso dalla figlia Marine in seguito alla vittoria del congresso contro Bruno Gollnisch. Nel 2014, con la fondazione del Movimento per un'Europa delle Nazioni e della Libertà, il Fn risultò il primo partito alle elezioni europee, con il 24,9% dei voti.

Dopo l’allontanamento dal partito nel 2015 del papà, che per l’ennesima volta dichiarò in un’intervista come per lui le camere a gas fossero state solo un dettaglio della seconda guerra mondiale, la carriera politica di Marine Le Pen ha vissuto due momenti topici con le presidenziali del 2017 e del 2022: in entrambe le occasioni, la politica è arrivata al ballottaggio contro Macron, ottenendo il 33,9 e il 41,46% dei voti. Nel mezzo, nel marzo 2018, la svolta del congresso di Lille e il cambio di denominazione da Front a Rassemblement national (Rn).

Se nel 2017 Le Pen aveva lasciato solo momentaneamente la presidenza del partito, a cavallo tra il 2021 e il 2022 la guida di Rn è stata definitivamente assunta da Jordan Bardella. Capolista del partito alle europee anche nel 2019, l’oggi 28enne politico di Drancy, banlieue parigina, è figlio, come ricorda Il Sole 24 Ore, di un padre di origini italiane e di una madre nata a Torino. Il bisnonno Mohand Seghir Mada era invece della regione algerina della Cabilia. L’albero genealogico fa di lui di fatto un vero e proprio cittadino della nuova Francia, credibile a tal punto da aver raggranellato sui social network un seguito importante: un milione e mezzo i follower su TikTok, 617mila quelli su Instagram.

Il nuovo volto

Con Bardella, il Rassemblement national sta vedendo maturare i risultati della dedemonizzazione, un processo finalizzato ad allontanare il partito da posizioni vetuste di estrema destra. Al tempo stesso, egli non ha abbandonato alcune delle battaglie che hanno sempre caratterizzato le politiche del movimento: su tutte, quella legata all’immigrazione, tornata in auge dopo che il ministero dell’Interno francese ha rivelato come i crimini degli stranieri siano in proporzione superiori alla loro quota di popolazione.

La storia, senza dubbio, proseguirà. Dopo le elezioni europee del 9 giugno e lo scioglimento dell’Assemblea nazionale da parte di Macron, Bardella ha infatti scritto su Facebook di essere pronto aformare una nuova maggioranza per la Francia”. Il 30 e il 7 luglio consegneranno ai transalpini e all’Europa risposte importanti sul futuro di Rassemblement national e di Jordan Bardella.