la giornata internazionale

Il ruolo chiave dei vaccini nella lotta all'Hpv

Esistono da quasi vent’anni e funzionano. Ma le discussioni su come ottimizzare politiche e strategie continuano
Hpv il ruolo chiave dei vaccini nella lotta al papilloma virus
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Dalla Lombardia, alla Puglia, passando per l’Emilia Romagna e il Lazio. In questi giorni da più parti in Italia è tempo di open day e screening contro l’Hpv, con aperture straordinarie per pap test e hpv test e vaccini. L’occasione di questa rinnovata sensibilizzazione è la ricorrenza della Giornata internazionale contro l’Hpv (HPV Awareness Day), che si celebra il 4 marzo e contro cui, informazione e prevenzione rimangono le armi più efficaci. Capaci di cambiare la storia delle infezioni e tumori correlati, come sempre più evidenze in materia dimostrano.

L’Hpv, il peso delle infezioni correlate

L’Hpv (Human Papilloma Virus, Hpv), lo ricordiamo, è un folto gruppo di diversi virus (circa 200) tipici di pelle e mucose, che si trasmettono per contatto pelle a pelle, soprattutto per via sessuale. Sono mediamente innocui, nel senso che colpiscono praticamente chiunque senza dare problemi, nella maggior parte dei casi. A preoccupare sono i casi in cui le infezioni persistenti - soprattutto di alcuni particolari sierotipi del virus - causano lesioni precancerose e tumori, cancro alla cervice, ma anche tumore del pene, dell’ano, del cavo orofaringeo, della vagina e della vulva. Quanti? Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità parliamo di circa 700 mila persone ogni anno - il 5% di tutti i tumori - la gran parte donne, colpite nella stragrande maggioranza dei casi dal cancro alla cervice. E’ contro questo big player che, in piena epidemia, veniva dichiarata guerra, con l’impegno di quasi 200 paesi ad eliminare il cancro alla cervice come problema di salute pubblica, potenziando screening, vaccinazioni e trattamenti, e fissando target da raggiungere da allora al 2030.

I tumori alla cervice uterina, la sfida all’eliminazione

Eliminare il cancro alla cervice uterina, per intendersi, significa fare in modo che la sua incidenza scenda sotto i 4 casi per 100 mila persone. Combattere l’hpv per contrastare i tumori non è una scommessa irrealistica considerando che quasi tutti i tumori alla cervice uterina sono dovuti a infezioni di lungo corso da HPV, ricordano dal National Cancer Institute (ma che il contributo del virus è elevatissimo anche per gli altri tipi di tumori correlati). E che i vaccini così come gli screening funzionano, prevenendo infezioni, lesioni cancerose e tumori, o consentendo di intercettarli precocemente. Con efficacia elevatissima. Parlando dei vaccini - in continua evoluzione dal 2006, e contro un numero sempre maggiore di ceppi, dai primi bivalenti e quadrivalenti ai nonavalenti - l’efficacia nel prevenire infezioni, condilomi (verruche genitali) tumori alla cervice uterina e i tumori anali si aggira intorno al 90% (anche superiore in alcuni casi, come sembrano suggerire le analisi più recenti sul tema, da confermare con follow-up più lunghi).

Quando vaccinare?

Ma perché l’efficacia si mantenga elevata è consigliabile - così come da indicazioni di tutte le istituzioni sanitarie - che la vaccinazione avvenga precocemente, idealmente prima dell’inizio dell’attività sessuale. L’età raccomandata dall’Oms per le vaccinazioni è nella fascia tra i 9 e i 14 anni (12 anni in Italia, per maschi e femmine). E’ dimostrato infatti - tra le ultime a farlo anche una recente review di alcuni ricercatori della Yale University pubblicata su Human Vaccines & Immunotherapeutics - che l’efficacia maggiore contro infezioni da hpv, verruche anogenitali lesioni e tumore alla cervice è maggiore quando la somministrazione avviene precocemente, sebbene si mantenga elevata anche successivamente (ma comunque in giovane età).

Non a caso infatti, accanto alla vaccinazione nell’età ideale, sono ormai raccomandate anche attività di recupero nei giovani ragazze e ragazze che non siano stati precedentemente vaccinati. In Italia il vaccino per la popolazione generale è gratuito per le ragazze fino ai 26 anni e per i ragazzi fino ai 18 anni, ma c’è chi ritiene che la gratuità dovrebbe estendersi ben oltre, fino ai 45 anni per maschi e femmine (oltre dunque le casistiche particolari già previste, come donne con lesioni precancerose). Tra i proponenti figurano Carlo Foresta, Ordinario di Endocrinologia Università degli Studi di Padova e Giancarlo Icardi, ordinario di Igiene dell’Università degli Studi di Genova, che in vista delle celebrazioni del 4 marzo invitano a una riflessione più estesa sull'utilizzo del vaccino, considerando la diffusione dell’Hpv nella popolazione, anche maschile. “Chiediamo che sia l’uomo che la donna possano beneficiare della vaccinazione gratuita fino ai 45 anni di età, comprendendo quindi in questo incremento anagrafico non solo la prevenzione delle patologie HPV-correlate, ma riducendo anche la probabilità di contrarre l’infezione da HPV e le sue conseguenze sulla fertilità e poli-abortività nelle fasce d’età più sessualmente attive in cui più frequentemente si cerca un figlio”.

Come vaccinare?

Se in Italia la Giornata mondiale contro l’Hpv è dunque occasione per nuovi appelli alla vaccinazione, agli screening e per ripensare la gratuità dell’offerta vaccinale, allargando la prospettiva, sono le politiche e le strategie vaccinali al centro della discussione. L’ufficio regionale per le immunizzazioni africano, infatti, ha appena rinnovato l’appello perché si proceda con l’adozione della vaccinazione a singola dose (e non due, come generalmente previsto per i giovanissimi). A oggi sono 16 i paesi africani che hanno abbracciato la raccomandazione di vaccinare con una singola dose contro l’Hpv, 27 quelli che lo hanno introdotto la vaccinazione nei programmi di routine.

Le discussioni sull’utilità e l’efficacia della vaccinazione monodose proseguono da un paio di anni almeno. Prima era arrivato il parere del Strategic Advisory Group of Experts on Immunization (Sage) dell’Oms, quindi gli studi della Iarc (l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dello stesso Oms) avevano rafforzato le evidenze in materia. In particolare lo studio dello Iarc aveva osservato come la risposta immunitaria anche solo dopo una dose fosse abbastanza forte e duratura da immaginare una protezione contro le infezioni paragonabile a quella degli schemi più classici.

E’ invece proprio in questi giorni la pubblicazione sulle pagine di Lancet Global Health di una nuova analisi sull’efficacia della singola dose proveniente da due studi condotti in Africa, i primi sulla strategia monodose. Le risposte immunitarie nelle giovani ragazze dopo la somministrazione di una singola dose suggeriscono che questa sia sufficiente a fornire un’adeguata protezione. “Un programma di vaccinazione contro Hpv a dose singola potrebbe ridurre sostanzialmente costi e sfide logistiche nella distribuzione del vaccino, alleggerendo i limiti nella fornitura dei vaccini ed espandendone la diffusione e copertura globale”, concludono gli autori. Pur riconoscendo che nella pratica è probabile che le percentuali oltre il 90% osservate nelle sperimentazioni cliniche si rivedano al ribasso, considerato anche un inizio precoce dell'attività sessuale al momento della vaccinazione.