Nel percorso di cura è importante fidarsi ciecamente dei medici che ci
seguono: il racconto di Valentina
Valentina è un architetto che si occupa di salute e sicurezza sul
lavoro. La intervistiamo in un periodo lavorativamente molto intenso e
stressante per via della pandemia ed è felice di poter chiacchierare
con noi e di “parlare di qualcosa che non sia Covid”.
«Devo cercare di mantenere un certo distacco da questa situazione
così pesante che occupa così tanto spazio nelle nostre vite e devo
cercare di gestirla dal punto di vista dello stress, perché il mio
rapporto con il cibo è molto emotivo e lo stress è uno di quegli
elementi che mi fa scattare la voglia di mangiare» ci spiega. «Per
questo nelle ultime settimane ho chiesto il supporto della dottoressa
che mi segue nel mio percorso, perché so che è in momenti come questi
che posso più facilmente cadere in tentazione». Valentina è sempre
stata una sportiva e quindi conosce bene i segnali del suo corpo. Sa
che al primo campanello di allarme è bene attivarsi subito e chiedere
aiuto, per evitare di vanificare il lavoro svolto e compromettere i
risultati ottenuti. A sostenerla, gli specialisti giusti e un
obiettivo, che ci rivelerà verso la fine dell’intervista, che è il
coronamento di un bellissimo percorso di consapevolezza e di rinascita.
Qual era la sua problematica legata al peso e in che modo influiva sulla
sua vita quotidiana?
Il mio problema con il peso nasce fin da piccolina. Mia mamma mi
portò dal dietologo per la prima volta quando avevo 6/7 anni: ero la
bambina più alta e “grossa” della classe. Quindi ho avuto a che fare
con problemi di peso e con i medici fin da quando ho memoria. Però
sono sempre stata una sportiva: mi hanno buttata in una piscina a 5
anni e fino a 19 ho fatto tutti gli sport possibili e immaginabili,
anche tennis a livello agonistico, sport di combattimento, un po’ di tutto.
Quali sono stati gli eventi principali che hanno segnato, in positivo e
in negativo, il suo percorso di perdita di peso?
Da adolescente, diciamo intorno ai 16 anni, cominciai a essere
seguita per le prime vere diete, grazie alle quali dimagrii e mi
assestai con il peso, merito anche dell’attività sportiva che svolgevo
ancora regolarmente. Eppure a 24 anni mi ritrovai in condizione di
obesità, senza essere passata in alcun modo attraverso disturbi
alimentari, perché non ho mai sofferto di anoressia o di bulimia. A
causare l’aumento di peso fu un’altra problematica, che venne scoperta
dopo varie analisi: l’ovaio policistico, che mi provocava forti
scompensi a livello dell’insulina e questa insulino-resistenza,
unitamente a una mia “non disciplina” durante gli attacchi di fame,
provocava consistenti aumenti di peso. Tra i 19 e i 24 anni mi sono
trovata a pesare tra gli 85 e i 110 chili. Sono riuscita a perdere
peso e a rientrare nella fascia del sovrappeso (mai del normopeso),
mantenendo una certa stabilità fino ai 32 anni. Poi, di nuovo, dai
32/34 anni un aumento di peso molto consistente in un periodo in cui
ho dovuto affrontare grossi problemi familiari, perdite di persone
care e stress. Mi sono ritrovata a pesare 120 chili. Il campanello di
allarme è suonato quando una mattina, per compiere un gesto
semplicissimo come quello di infilarmi le calze, ho notato che avevo
il fiatone e il battito accelerato. Ho capito che non era il caso di
mettere a repentaglio la mia salute e la mia vita a 32 anni e che era
arrivato il momento di fare qualcosa.
Quali sono stati i passi che meglio hanno contribuito al successo della
sua terapia?
A seguito di quell’episodio mi sono attivata e ho deciso di
intraprendere il percorso che mi ha portato a mettere il palloncino
intragastrico. Ho conosciuto il team di specialisti che continua a
seguirmi tuttora. Il palloncino mi ha permesso di perdere 26 chili dal
momento in cui mi venne inserito fino alla sua dissoluzione (quelli di
ultima generazione non si rimuovono, perché sono realizzati con un
materiale assorbibile): un traguardo fantastico, perché è molto raro
perdere così tanto peso con questo metodo. Risultati così importanti e
in così poco tempo mi hanno incoraggiata ad andare avanti, perché ho
capito che era davvero possibile.
Il resto dei chili è stato perso grazie a un abbinamento di dieta
proteica, la chetogenica, e dieta mediterranea. Ho alternato un
periodo di chetogenica a uno di mediterranea.
E ora la nuova svolta è stata essermi rivolta a una personal trainer,
in un momento in cui fare sport è complicato. Io non sono seguita da
uno psicologo, e ho trovato in questa figura un valido supporto,
perché mi è vicina, mi incoraggia, mi sostiene e non permette che mi
abbandoni allo sconforto.
Ci sono stati, quindi, momenti di sfiducia/sconforto in cui ha pensato
che non ce l’avrebbe fatta? Se sì, come li ha superati?
Ci sono sempre momenti così. Mi accompagnano da sempre e l’ultimo è
stato giusto ieri. Penso che dipendano anche molto dal carattere di
una persona: ci sono momenti in cui mi guardo allo specchio e mi dico
che io sono così, devo accettare che al di là di un certo peso non
posso scendere. Invece accettarsi è importante, ma altrettanto lo è
continuare a seguire i propri obiettivi. Il mio è perdere altri 10 kg
e ci voglio riuscire, ne ho persi tanti e so di poterlo fare ancora.
Quanto è stato importante il rapporto con il medico e il team di
specialisti che l’hanno seguita?
È un rapporto fondamentale. Per me lo è stato provare fiducia nello
specialista che mi ha messo il palloncino e nella dottoressa che è il
mio punto di riferimento per l’alimentazione. È stato essenziale anche
in questo periodo di pandemia in cui le visite si sono necessariamente
ridotte, ma nonostante l’interruzione io non ho sentito la lontananza
perché ho potuto continuare a contare sul loro appoggio. Un medico
deve trovare la chiave giusta per entrare in sintonia e creare un
rapporto con il paziente in quello che è un percorso difficile, di
cambiamento fisico ma soprattutto interiore. Insieme alla perdita di
peso, infatti, c’è una fortissima crescita interiore, aumenta la
consapevolezza di sé stessi. Nel team di professionisti inserisco
anche il personal trainer: avere un professionista dedicato
contribuisce a tenere alta la motivazione. Qualcuno che ti scrive
“guarda che stasera non ci sono scuse, c’è l’allenamento”, non ti
permette di mollare.
Come sta affrontando ora nel quotidiano il suo percorso di mantenimento
del peso?
In questo momento sto seguendo una dieta chetogenica, l’obiettivo di
quest’anno è di buttare giù gli ultimi chili perché ho in progetto un
intervento di chirurgia estetica. Non si tratta di rimozione di pelle
in eccesso, non ho questo problema perché la mia pelle ha reagito bene
al dimagrimento, però vorrei rifarmi il seno. Devo perdere gli ultimi
chili per stabilizzare il peso per qualche mese, per poi poter
affrontare l’intervento. È un obiettivo importante per me, e non me ne
vergogno, perché voglio potermi guardare allo specchio e piacermi. In
questo momento sono molto orgogliosa di quello che ho fatto, ma non
riesco ancora a sentirmi completa e felice. Con questo intervento
spero di riuscire a vedere nello specchio la Valentina che voglio
essere da tanto tempo.
Da paziente a paziente, quali consigli si sentirebbe di dare a chi sta
per intraprendere un percorso come il suo?
Da paziente a paziente voglio consigliare di fidarsi ciecamente dei
medici. È importante non sentirsi giudicati da loro, perché non ci
giudicano, ci pongono degli obiettivi, e se dicono che il percorso
deve essere quello è perché sanno cosa stanno facendo. Vorrei anche
dire di non vergognarsi se ci sono dei momenti in cui ci si sente
deboli, perché è normale, è umano. Io ieri sera mi sarei mangiata
volentieri due pizze, non lo nascondo, ma ho esternato questo
pensiero, non me lo sono tenuto dentro e per il fatto di averne
parlato sono riuscita a superarlo. Questi momenti di debolezza è bene
condividerli con il medico o con chi ci è accanto e ci sta supportando
nel percorso. E poi bisogna sapere che ci saranno dei momenti in cui
la bilancia non perdonerà, momenti in cui il peso sarà quello e quello
rimarrà, ma non bisogna scoraggiarsi, perché è fisiologico. Ma,
soprattutto, bisogna imparare a volersi bene, questa è la cosa più importante.
Le app sono come assistenti personali che supportano la nostra memoria e
ci vengono incontro nell'organizzazione dei vari impegni. Tra queste, è
in aumento l'utilizzo delle app dietetiche, da semplici diari che
permettono di tenere conto degli alimenti e delle calorie ingerite, fino
a veri e propri consiglieri alimentari, da utilizzare, però, sempre con cautela.
Perché ricorrere ai farmaci quando potrei semplicemente mangiare meglio?
E se poi ne divento dipendente? Li dovrò assumere per tutta la vita?
Sono tanti i dubbi che ancora circondano la scelta farmacologica per il
trattamento dell'obesità.
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