Il Barolo e le Langhe sono stati oggetto di alcune polemiche nei mesi scorsi, a partire dalle dure critiche di Carlo Petrini per i prezzi dei terreni dopati e la speculazione sulle bottiglie, alle quali abbiamo risposto che è sbagliato ipotizzare una parabola del Barolo simile a quella del rosso bordolese .
Analizzando, inoltre, la situazione in Piemonte, quando è uscita la guida Vini d'Italia 2025 del Gambero Rosso, consideravamo che non conta solo il merito, ma molto anche la fortuna di essere nato e avere l’azienda in certe zone della regione.
Così succede che i produttori di Barolo e Barbaresco, per citare i due vini rossi più noti e celebrati del Piemonte a livello internazionale (anche se in realtà bisognerebbe includere tutti produttori di vini da uve nebbiolo), hanno il vento a favore. Va, poi, aggiunto, che se hai una lunga storia alle spalle o un’agenzia di comunicazione molto agguerrita, magari capace di infiammare i social, allora il Barolo lo vendi da un anno all’altro, anche in assegnazione e a prezzi altissimi. Se, invece, non hai queste caratteristiche, allora il Barolo lo vendi, ma devi accontentarti dei prezzi che ti offre il mercato.
Barolo. La zona di produzione
Ci troviamo, come già detto, nelle Langhe, vicino ad Alba, in una zona che comprende i comuni di Barolo, Castiglione Falletto, Serralunga d’Alba e in parte i comuni di Monforte d’Alba, Novello, La Morra, Verduno, Grinzane Cavour, Diano d’Alba, Cherasco e Roddi (in provincia di Cuneo).
Due Barolo rari
Due Barolo sono stati inseriti nella Carta dei Vini Rari, una sezione totalmente nuova nella guida Vini d'Italia del Gambero Rosso 2025, protagonista anche della storia di copertina del mensile Gambero Rosso di novembre 2024. Si tratta del Barolo Bussia Briccotto ’20 di Domenico Clerico, una vera chicca, solo nove filari per un grande rosso che arriva dalla parcella Briccotto del cru Bussia Soprana. e il Barolo Bussia V. Colonnello ’17 di Bussia Soprana. La Vigna Colonello si estende per appena 0.5 ettari con vecchi vigneti con più di settant’anni. Lo diciamo senza giri di parole: la ‘17 è un’annata da capogiro.
I migliori Barolo premiati con i Tre Bicchieri
Ecco i Barolo che hanno ottenuto il massimo riconoscimento della guida Vini d'Italia del Gambero Rosso 2025. Si tratta quasi sempre di cantine storiche, molte delle quali vero e proprio punto di riferimento della denominazione con i loro cru aziendali.
Il Barolo Arborina '20 ha profilo aromatico scintillante che mette in fila tocchi di agrumi, piccoli frutti rossi, spezie e toni balsamici. In bocca, il sorso è polposo, saporito e ben proporzionato, dallo sviluppo dinamico e dal finale arioso e di nuovo balsamico. Mauro Veglio prende le redini dell'azienda di famiglia nel 1986, iniziando ad imbottigliare in proprio nel 1992. Successivamente, arriva in azienda il nipote di Mauro, Alessandro, che, dal 2008, già proponeva una propria produzione enologica. E, dal 2017, le due realtà produttive dei Veglio si sono definitivamente fuse in un'unica azienda. Nei vigneti di proprietà spiccano i Cru di La Morra Gattera, Arborina e Rocche dell'Annunziata e quello di Monforte d'Alba, Castelletto.
Versione molto ben riuscita la 2020 del Barolo Cannubi di Giacomo Fenocchio, dal naso raffinato che si muove tra tocchi agrumati, richiami floreali e cenni di anice. In bocca, il sorso è particolarmente sapido e dinamico, dallo sviluppo continuo e dal finale dinamico e ampio. La famiglia Fenocchio di Monforte ha intrapreso il suo virtuoso percorso enoico nel 1989 con Claudio Fenocchio, dopo che il padre Giacomo ne aveva sviluppato l'attività vitivinicola dagli anni Cinquanta del secolo scorso, conferendo le uve a terzi. Oggi, i vini che escono da questa realtà - ottenuti dai Cru Bussia (in possesso dei Fenocchio dal 1972), Cannubi, Villero e Castellero - conservano una cifra stilistica autentica, di stampo tradizionale e senza forzature di sorta.
Centrato il Barolo Castelletto '20 che mette in fila nel suo profilo olfattivo frutta rossa e nera matura, spezie e toni balsamici. La bocca è decisa e sapida, dallo sviluppo solido e dal finale ben giocato su tannini risolti e rimandi fruttati. Nel 2013, la Famiglia Gussalli Beretta approda nelle Langhe contando sull'acquisizione dei vigneti di Castelletto (di cui uno nella prestigiosa vigna di Pressenda) e su quelli di San Sebastiano di Monforte d'Alba. Fortemasso, emersa in modo importante e in un tempo abbastanza breve tra le realtà più solide dell'areale, produce, oltre al Barolo, Langhe Nebbiolo e Barbera d'Alba. Vini ben eseguiti, in generale, e di sicura affidabilità qualitativa.
Straordinario il Barolo del Comune di Castiglione Falletto '19, che si apre al naso con aromi nitidi di frutta rossa e liquirizia, lasciando poi spazio a note di tabacco e petali di viola. La bocca è di equilibrio disarmante: la giusta austerità è contornata da tannini raffinati e un finale lunghissimo. Mario Fontana, in quel di Monforte d'Alba (con gli appezzamenti più importanti, però, posti a Castiglione Falletto, da cui si ottengono i Cru Mariondino, Villero e Giachini), ha fondato la sua cantina nel 1994, guardando alla tradizione, ma, al contempo, provando a dire la sua in un ambito dove ogni personalismo potrebbe equivalere a cantare fuori dal coro. Il risultato sono vini affascinanti e decisamente personali, capaci di cogliere le sfumature più sincere delle diverse annate.
A guidare il plotone di vini di Giacomo Conterno quest'anno è un Barolo Francia eccezionale, che complice l'annata, diventa l'archetipo del Barolo di Serralunga: aromi complessi e reticenti ad esprimersi, dove liquirizia e rosa accompagnano la frutta, mentre al palato i tannini ancora ancora un po' ruvidi beneficiano della presenza di un'ottima struttura. La cantina con sede a Monforte d'Alba è nata giusto un secolo fa, quando Giacomo Conterno si inventò il Monfortino. Il figlio Giovanni, nel 1974, acquista il vigneto Francia, che diverrà l'unico appezzamento "fornitore" delle uve per il celebrato capolavoro aziendale. Roberto Conterno figlio di Giovanni, nel 2015, "conquista" il Cru Cerretta e poi la vigna Arione, in Serralunga d'Alba, a cui seguirà, nel 2018, l'operazione "targata" Gattinara, con l'acquisizione di Cantine Nervi. Per l'ennesima volta da quando ha preso il testimone dalle mani del padre Roberto ci presenta una selezione senza falle.
Il Barolo Ginestra Ris. 2016 di Paolo Conterno conferma la grandezza del terroir e la bravura dell'uomo. Il timbro della Ginestra marca il vino, come pochi altri cru: qui, altre al lampone, , c'è un tripudio di aromi balsamici e mentolati e una bocca potente e affusolata. La cantina di Monforte d'Alba, oggi gestita dalla quarta generazione della famiglia con Giorgio Conterno, ha al centro della sua storia enoica il Cru Ginestra, uno dei più significativi del Barolo. Nel tempo l'azienda ha anche sostenuto nuove sfide produttive. Nel 2015, con l'acquisizione dell'Antico Podere del Sant'Uffizio a Cioccaro di Penango, nel Monferrato e poi, con quella della Tenuta Ortaglia posta sulle colline di Fiesole in Toscana.
Quest'anno, tra i vini presentati da Casa E. di Mirafiore, la nostra preferenza va al Lazzarito '20. Uno splendido Barolo dal naso raffinato, dove cenni di arance rosse si alternano a note balsamiche. Al palato ha ricchezza e succosità, ma ha, soprattutto, una lunga persistenza. Fu Emanuele Alberto Guerrieri conte di Mirafiore, figlio del primo Re d'Italia, a fondare Casa E. di Mirafiore nel 1878. Nel 1900, dopo la sua morte, l'azienda raggiunse la sua massima espansione commerciale, ma sotto la gestione del figlio Gastone le cose cominciarono a incrinarsi, fino alla sua scomparsa nel 1931. Nel 2008, il marchio e l'azienda sono stati riportati ai fasti di un tempo dalla famiglia Farinetti, nel progetto enologico che poggia anche su Fontanafredda e Borgogno.
Il Meriame dell'annata 2020 si affaccia dal calice con note piuttosto raffinate che ricordano il tabacco, i frutti rossi, le spezie, il tutto cesellato da sbuffi piacevolmente balsamici. In bocca, piuttosto che la potenza, predilige la piacevolezza, con un palato succoso dotato di una equilibrata controparte tannica. Nei pressi di Serralunga, in località Meriame, dove nasce il Cru più importante dell'azienda, dal 1999 Gian Paolo Manzone con la moglie Luisella Corino si dedicano alla produzione di Barolo, Dolcetto d'Alba e Barbera d'Alba. I vini aziendali propongono uno stile classicheggiante, con le maturazioni condotte in legno grande e tonneau. Altre vigne sono coltivate a Sinio e a Canale per quanto riguarda la produzione di Roero.
La versione 2019 del Barolo Monprivato si farà ricordare a lungo. Frutto di un'annata piuttosto calda, il Monprivato perde parte della sua abituale austerità giovanile per diventare classe cristallina nei profumi, consapevole misurata delicatezza tannica e lunga scia di ricordi olfattivi. L'azienda della famiglia Mascarello firma alcuni tra i più prestigiosi vini della denominazione del Barolo, sempre raffinati e dallo stile inconfondibile. Il Monprivato è il vino bandiera aziendale ed è ottenuto da uno tra i più importanti Cru del Barolo, posto nelle colline di Castiglione Falletto, e capace di regalare vini luminosi e senza tempo. La declinazione della cantina Giuseppe Mascarello, che ne detiene quasi l'intera estensione, è nota per essere la più significativa.
Il Barolo Monvigliero '20 possiede profumi definiti da brillanti toni fruttati e balsamici, ad anticipare uno sviluppo gustativo ampio, appagante e di bella tensione, dal sorso ben modulato e saporito. La cantina dei Fratelli Alessandria, fondata nel 1870, è una tra le realtà produttive più antiche di Verduno. A guidarla oggi ci sono Gian Battista, la moglie Flavia, il fratello Alessandro ed il figlio Vittore, che animano la secolare tradizione vitivinicola della famiglia, all'insegna di un solido classicismo enoico. Nei vigneti, accanto al nebbiolo si trovano il dolcetto, la barbera, la freisa e il pelaverga, con la favorita come unica uva a bacca bianca prodotta.
Ancora una volta il Barolo Mosconi, nella versione 2020, si distingue per un bagaglio aromatico raffinato che fonde rimandi fruttati a una ricca speziatura. Anche la bocca risulta ben costruita con una trama tannica fine e morbida, uno sviluppo compatto e un finale lungo, chiuso da un piacevole tocco balsamico. La conclamata centralità che riveste l'azienda Pio Cesare con sede ad Alba è oggi rappresentata dalla famiglia Boffa, con Augusto, Cesare Benvenuto e Federica Rosy. I pilastri, in termini di etichette, sono i Barolo e i Barbaresco (anche se la gamma aziendale comprende praticamente tutte le altre denominazioni di Langa e non solo), ormai costanti nel loro spessore qualitativo e capaci di espressioni coerenti con il proprio territorio d'appartenenza, molto spesso toccandone i vertici assoluti.
Il Barolo Rive '20 di Negretti declina con raffinatezza ed ariosità profumi che vanno dai tocchi floreali a quelli di piccoli frutti rossi con le spezie e i toni balsamici a chiudere il cerchio. In bocca, il sorso è leggiadro e verticale, ravvivato da tannini misurati, e termina in un finale persistente e dinamico. Nel 2002, due fratelli, Ezio e Massimo, hanno costruito l'azienda che porta il loro cognome nella frazione Santa Maria a La Morra. Entrambi enologi, i Negretti producono Barolo a partire da tre appezzamenti a vigneto, uno posto nella collina di Roddi, Bricco Ambrogio, e gli altri due, Rive e Bettolotti, a La Morra. La cantina lavora anche barbera e chardonnay. I vini hanno un'impostazione moderna, con le maturazioni condotte prevalentemente in tonneau e barrique.
È un vino intenso e ben eseguito il Barolo Rüncot Riserva'16, dai profumi definiti e generosamente fruttati, dalla progressione gustativa potente e quasi opulenta, dallo sviluppo compatto e dal finale di lunga persistenza che ritorna su toni fruttati. Dagli inizi degli anni Ottanta del secolo scorso, la famiglia Grasso comincia a concentrare l'attività della propria impresa agricola sul vino, ristrutturando i vigneti di proprietà - allevati a nebbiolo, dolcetto e barbera - e imbottigliando i primi Barolo aziendali. Oggi a condurre questa realtà situata a Monforte d'Alba c'è Gianluca Grasso, che produce vini dal buon legame con il proprio territorio d'origine, maturati prevalentemente in legno grande
Anche quest'anno batteria di assaggi di qualità ineccepibile per Ca'Viola, tra i quali spicca il solito Barolo Sottocastello di Novello. La versione 2020 si presenta con profumi intensi di erbe officinali e rosa, seguite da note di tabacco e lampone. Il palato è raffinato e profondo, grazie a un perfetto equilibrio tra struttura e freschezza. Oggi Ca' Viola è tra le aziende di punta dello scenario langarolo, con vini ben eseguiti e dallo stile ineccepibile. Il titolare è Giuseppe Caviola, noto enologo consulente, che all'inizio della sua professione è diventato anche produttore in prima persona.
Il Vigna Rionda '20 di Giovanni Rosso non possiede la naturale esuberanza del '19, ma riesce comunque ad ovviare con una trama tannica di estrema delicatezza e precisione e alla fine la magia è la stessa. La cantina condotta da Davide Rosso ha trovato una definizione stilistica delle proprie etichette di livello assoluto, declinando il nebbiolo con sapienza tradizionale e pulizia d'esecuzione ineccepibile. Poche le bottiglie del Barolo Vigna Rionda Ester Canale, il vino bandiera aziendale, ma sufficienti a declinare la quintessenza di un vigneto celeberrimo, uno dei luoghi leggendari per gli appassionati dei grandi vini di Langa, autentico altare di quel santuario del Barolo che è Serralunga. Quando ripetere l'incredibile prestazione dello scorso anno sembra impossibile, Davide Rosso e la sua allegra e capace giovane squadra ti dimostrano il contrario.
Il Barolo Vignarionda '16 di Figli Luigi Oddero Tenuta Parà presenta un sorso ampio e contraddistinto da tannini progressivi e finale dinamico dall'allungo fragrante, rosso di straordinaria potenza e armonia. Troviamo il fondatore della cantina di La Morra nelle pagine di Vino al Vino, dove Mario Soldati lo fotografa come uomo capace di coniugare le energie del passato e la volontà di guardare al futuro. Una filosofia che è passata intatta, dopo la sua scomparsa nel 2010, alla moglie Lena e ai figli Maria e Giovanni oggi alla guida dell'azienda, con vigneti a La Morra, Castiglione Falletto e Serralunga, nei Cru Rive, Santa Maria, Scarrone e Vigna Rionda, nonché a Treiso nel Cru Rombone.
Il Barolo Vignarionda '20 di Guido Porro, ma non è una novità, si muove su toni raffinati fin dal suo impatto olfattivo, che incrocia frutti di bosco fragranti su fondo di grafite. In bocca, il sorso è definito e continuo, dalla trama tannica progressiva e dal frutto succoso, terminando in un finale ben proporzionato. La cantina di Serralunga d'Alba è nota soprattutto per il suo Barolo ottenuto nel vigneto Lazzairasco, ma detiene alcuni appezzamenti anche nei Cru di Santa Caterina e Vigna Rionda. Specie nel recente passato, i vini prodotti dalla famiglia Porro si sono imposti nel panorama enoico langarolo grazie ad uno stile preciso e classicheggiante, decisamente in sintonia con il proprio territorio d'origine e mai eccessivo, con maturazioni effettuate in legno grande.
Il Villero di Livia Fontana colpisce nuovamente per la sua raffinata eleganza (note di agrume, violetta e spezie dolci, finale delicatamente balsamico) oltre al colore rubino luminoso. Ha fatto bene Livia a coinvolgere i figli Lorenzo e Michele nel nuovo posizionamento di questa storica cantina (un antico documento comunale ha accertato che i Fontana coltivavano la vite su queste colline dal 1643), che nel breve volgere di pochi anni si è rivelata come una bella e rigorosa realtà. È stato reimpiantato con selezione massale mezzo ettaro di Villero per eliminare le fallanze e terminati gli investimenti in cantina con le grandi botti Stockinger.
Il Barolo Villero Riserva '16 possiede aromi raffinati dal fragrante fruttato rosso e dai tocchi appena sussurrati di pepe e rosa con rimandi balsamici a rifinitura. In bocca, il sorso e fine e dalla progressione vivace e ben profilata, fino a un finale ampio e dai ritorni ancora fruttati con bella nota di liquirizia a congedo. Vietti è uno dei punti di riferimento della Langa enoica, con vini che hanno fatto la sua storia, ottenuti da alcuni dei Cru più significativi di Barolo e Barbaresco, inclusi nei vigneti di proprietà della cantina con sede a Castiglione Falletto. Nel 2016, è inutile nasconderlo, la cessione dell'azienda alla famiglia americana Krause, già proprietaria della Krause Holdings Inc, ha fatto scalpore, benché l'assetto organizzativo aziendale sia restato tendenzialmente il medesimo.
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