Quando il sole scende dietro gli edifici cementizi dell'Aranceto, uno dei quartieri periferici di Catanzaro, non resta che ammirare l'arte. Lì, inaspettatamente, due lavori - due opere formato maxi, Gipsy King di Ciredz e Madre Nostra di Giorgio Bartocci - si affiancano a distanza di pochi metri l'una dall'altra e decorano lo spazio tutto crepe. Prendere un muro e dipingerlo, niente di nuovo per alcuni. Per Altrove - il collettivo fondato da Vincenzo Costantino ed Edoardo Suraci -, invece, è stata una fatica e una passione durata anni e ancora in corso. Sì, per trasformare questo angolo di Calabria in un'attrazione culturale a cielo aperto, il duo creativo è andato a solleticare anche la pancia del Ministero della Cultura. Così è nato MUDIAC - il Museo Diffuso di Arte Contemporanea di Catanzaro: "uno strumento che permette di volgere lo sguardo alla cultura e alla sua fruizione spostando l’attenzione sul patrimonio, non come elemento distaccato dalla quotidianità ma come attivatore collettivo che aggiunge valore ai luoghi". Per capirlo, e per non dare niente per scontato, bisogna che l'orologio faccia qualche giro di lancette: è il 2014 e il team di Altrove, insieme a una schiera di artisti più o meno conosciuti, sta per giocare la sua prima partita a tavolino. E poi scacco matto fino al 2019: l'evento Altrove Festival ha dato alla città di Catanzaro, e alla comunità che le ruota attorno, tutti gli strumenti per imparare a parlare di immaginazione.

mudiac  museo diffuso di arte contemporanea di catanzaropinterest
Angelo Jaroszuk Bogasz
MUDIAC, Altrove III, 2501
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Angelo Jaroszuk Bogasz
MUDIAC, Altrove III, Aris

Le opere collezionate negli anni - Aria di Gonzalo Borondo e Space to Place di Clemens Behr, solo per nominarne un paio - sono pezzi d'arte contemporanea fruibili per tutti: una chiacchiera da mangiare tutto l'anno. E oggi sono anche le tele del museo diffuso, MUDIAC appunto, che il centro della città sfoggia con orgoglio; che l'Aranceto, il quartiere popolare, guarda attraverso i balconi panciuti di un complesso architettonico dimenticato; e che la Campagnella, la zona a pochi chilometri da Catanzaro Lido, custodisce con gelosia. Del resto, è bellezza che cola. Sebbene il festival si sia fermato tre anni fa - "C'è un tempo per tutto", ci ha raccontato Vincenzo Costantino - le opere d'arte non hanno smesso di fare quello per cui sono state realizzate: vestire lo spazio urbano, regalare ai catanzaresi metri quadrati in verticale entro cui perdersi senza fare un passo. L'arte urbana, qui, porta la firma di: Gonzalo Borondo, Clemens Behr, 108, Erosie, Alberonero, Giorgio Bartocci, Andreco, 3ttman, 2501, Domenico Romeo, Gue, Ekta e THTF. Matite, pennelli e non solo dell'espressione visiva contemporanea che sa trasformare in astrazione un semplice muro privato.

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Courtesy Photo MUDIAC
MUDIAC, Altrove, Pgsd Mafia Tabak
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Angelo Jaroszuk Bogasz
MUDIAC, Altrove, Clemens Behr

Altrove sa che Catanzaro non conosce il turismo di Roma, Firenze e Venezia (sospiro di sollievo). E non fa tutto questo per la fama. Anzi. Si potrebbe dire - e lo diremo - che l'obiettivo di MUDIAC è rigenerare e riqualificare. Ma non è solo questo. In pochi, purtroppo, siamo in grado di lasciarci sorprendere. Viviamo in un'epoca in cui pretendiamo di conoscere più o meno tutto, prevediamo senza limiti, non sappiamo più aspettare, diamo spesso per scontato. MUDIAC prende le distanze da questo stile di vita veloce e impaziente: sostituisce il grigio con l'azzurro, riempie le crepe cui si faceva cenno all'inizio, dà una (e più) lavagne ai bambini che crescono per le strade del Mezzogiorno. E lascia che tutti provino a meravigliarsi. Alcuni ci riescono più facilmente, altri faticano. "È costruzione partecipata", ha sottolineato Paola Galuffo, che, direttamente da Mazara del Vallo in Sicilia, si è unita di recente al team di Altrove per dare forma e forza a MUDIAC.

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Courtesy Photo MUDIAC
MUDIAC, Altrove, Ekta
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Courtesy Photo MUDIAC
MUDIAC, Altrove, Giorgio Bartocci

Oggi, Catanzaro è ufficialmente un museo senza tetto - e se volessimo interpretarlo con una visione un poco più poetica, bisognerebbe dire che non ha limiti. MUDIAC, nato per restare, sta già affrontando le prime sfide: il grande tema del restauro. L'arte urbana è effimera, ma se è parte di un museo va ritoccata affinché sia eterna? In uno strano intreccio che lega lo spazio pubblico, della città, a quello privato, dei muri che custodiscono le opere d'arte, tutta la zona si arricchisce: oltre il (bellissimo) ponte Bisantis - altrimenti detto ponte Morandi del Sud Italia -, l'acqua cristallina dei due mari, lo Ionio e il Tirreno, che si incontrano nello Stretto, la tradizione culinaria che si spreca fra amari locali e sapori piccanti, la Calabria vince uno scorcio di contemporaneità che vuole rimanere per ospitare laboratori ed eventi pubblici. In un Meridione nostrano che si svuota ogni giorno di più, dimenticando bellezze e possibilità di una terra, in realtà, floridissima, Altrove con MUDIAC insegna che non basta crederci. Bisogna farlo.

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Angelo Jaroszuk Bogasz
MUDIAC, Altrove, Graphic Surgery
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Courtesy Photo MUDIAC
MUDIAC, Altrove, Sten Lex

www.mudiac.it