Academia.eduAcademia.edu

Il Pittore degli Argonauti Nuove evidenze da Tuscania

2019, Bulletin Antieke Beschaving

New finds from Tuscania of Argonaut Painter's oeuvre, in the geographic context of inland Etruria during the Interimsperiode. Comparisons are made with other vases by the same painter, whose workshop is probably to be placed in the Orvietan-Clusine district. The significance of 'Manteljünglinge' as stock figures.*

BABESCH 94 (2019), 59-63. doi: 10.2143/BAB.94.0.3286778 Il Pittore degli Argonauti Nuove evidenze da Tuscania Fernando Gilotta Abstract New finds from Tuscania of Argonaut Painter’s oeuvre, in the geographic context of inland Etruria during the Interimsperiode. Comparisons are made with other vases by the same painter, whose workshop is probably to be placed in the Orvietan-Clusine district. The significance of ‘Manteljünglinge’ as stock figures.* A cavallo tra V e IV secolo a.C., nella controversa Interimsperiode, periodo di crisi cui non mancano tratti di autentica e sorprendente, seppur discontinua, creatività, un ruolo di spicco continua a giocare la pittura vascolare e a uno dei suoi esponenti più interessanti, il Pittore degli Argonauti, dedico gli appunti che seguono. Durante gli scavi promossi in anni recenti da A.M. Moretti e L. Ricciardi nella necropoli situata sulla terrazza di Guadocinto a Tuscania, sono stati rinvenuti alcuni grandi tumuli, purtroppo gravemente compromessi ‘da spoliazioni di epoca antica, da lavori agricoli e da ripetuti scavi clandestini’,1 ma riferibili, anche per la finezza delle strutture architettoniche,2 a personaggi prominenti della società tuscanese. I monumenti funerari si affacciano sulla valle del Marta e quasi la dominano da posizioni strategiche, situati come sono nelle immediate adiacenze di importanti vie di comunicazione tra costa e interno.3 Notevolissimi, non a caso, benché residuali, sono i materiali in essi recuperati ‘fuori deposizione’: in par- Fig. 1. Stemless cup del Pittore degli Argonauti dalla necropoli di Guadocinto, Tuscania. Tuscania, Museo Archeologico Nazionale (da Moretti/Ricciardi 2010, fig. 4f). ticolare, si segnalano nel tumulo 1 un gruppo di ceramiche attiche a figure nere e rosse di gran pregio, collocabili tra seconda metà del VI e decenni centrali del V secolo a.C.,4 e una stemless cup etrusca con un giovane ammantato tra due ‘pilastrini/ stele/altari’,5 pubblicata nel 2010 in via preliminare (fig. 1).6 Il soggetto e lo stile di quest’ultima riconducono immediatamente, come è già stato osservato,7 al repertorio di stock figures (o loro excerpta, quali teste isolate) del Pittore degli Argonauti, ad esempio nelle stemless cups di Greifswald, Orvieto, Roma, New Haven,8 Bruxelles.9 La centralità delle figure di ‘ammantato’, specie se di giovane età, è stata ampiamente indagata nei suoi possibili risvolti sociali e rituali all’interno delle compagini urbane dell’epoca, tanto in Etruria che in ambito greco e magno-greco; 10 ciò che colpisce, nel caso del nostro pittore, è la ricorrenza del soggetto, per di più isolato, come cifra quasi fissa all’interno dei medaglioni di coppe apode, il che può indurre a ipotizzare una destinazione ‘specifica’ dell’immagine a individui di età giovanile, in vita come anche (forse) nel momento della morte.11 L’impressione è rafforzata dal rinvenimento, ancora nel corso di recenti scavi tuscanesi a Guadocinto, di due ulteriori stemless cups del Pittore degli Argonauti, che appaiono virtualmente identiche, salvo dettagli minori del panneggio, alla prima (figg. 2a-c, 3a-c). I due esemplari, pressoché identici anche tra loro per dimensioni,12 sono stati recuperati a ridosso del tumulo 3, sul lato SSO del suo tamburo, all’interno di una tomba a blocchi di nenfro paragonata per la sua struttura alle tombe a edicola di Populonia.13 Tra i materiali di accompagno, ‘rinvenuti in frammenti sparsi a causa del crollo di parti della struttura e di possibili manomissioni’ si segnalano ceramiche attiche databili tra epoca severa e decenni finali del V secolo a.C., un nucleo di vasi in argilla depurata con decorazione a fasce, tra cui coppette e un piattello, e 59 Fig. 2a-c. Stemless cup del Pittore degli Argonauti dalla necropoli di Guadocinto, Tuscania. Tuscania, Museo Archeologico Nazionale (foto Archivio Moretti). alcuni buccheri a superficie grigiastra, che sembrano potersi datare ancora entro la fine del V secolo a.C.14 Tali dati, pur con la cautela che lo stato della tomba al momento della scoperta impone, potrebbero indurre a collocare anche le due stemless cups del Pittore degli Argonauti non oltre la fine del V/primi decenni del IV secolo a.C. Proprio mentre mi accingevo a scrivere questa breve nota, sono venuto infine a conoscenza15 delle immagini di una quarta stemless cup del Pittore degli Argonauti (fig. 4a-b), con il medesimo soggetto delle tre appena descritte, rinvenuta anch’essa verosimilmente in una delle necropoli di Tuscania e attualmente in possesso di un collezionista privato della zona. Il mercato della valle del Marta sembra dunque entrare a pieno titolo, grazie a iterate richieste della clientela locale, nel novero dei consumatori di questo tipo di produzioni figurate, che, seppur di diffusione limitata, illustrano in questo caso fenomeni di ripetitività iconografica e di stabilità ideologico-funzionale non comuni in un medesimo ‘contesto geografico’. La provenienza da Tuscania di vasi del Pittore degli Argonauti, che pare attivo per una clientela soprattutto tiberina e per la cui bottega ho altrove proposto una collocazione tra Orvieto e Chiusi,16 è giustificata dalla collocazione dell’abitato, quasi al centro di collaudati percorsi tra le città maggiori della costa e il lago di Bolsena, percorsi la cui buona agibilità appare confermata dalla presenza, sempre a Tuscania, di un complesso di attestazioni ceramiche di sicura matrice volsiniese.17 60 Un’occhiata alla geografia dell’intera area obbliga a questo punto a fare un breve cenno ad una quinta stemless cup, questa volta suddipinta (fig. 5), con protome di satiro, pubblicata da M. Micozzi nel 2004 e rinvenuta a Ferento. Anche questo sito, infatti, a giudicare dai caratteri della cultura materiale riconosciuti in anni recenti, risulta decisamente aperto a scambi con altri centri dell’Etruria interna, grazie alla sua dislocazione lungo un percorso viario che dalla costa sembra puntare proprio verso l’area orvietana.18 La qualità del reperto, davvero eccezionale per questo tipo di produzioni, si evince dalla cura con cui sono resi i tratti del volto, l’occhio, il naso e la bocca, che, proprio per la loro inusuale finezza, non riescono a trovare confronti puntuali nei grandi gruppi decorati con superposed colours. L’unico accostamento, assai parziale, mi sembra possibile proporre a uno skyphos di Tarquinia, che in passato avevo accostato alle esperienze del Pittore degli Argonauti, soprattutto per quanto attiene alle ciocche di capelli rese lungo il bordo del capo con brevi trattini obliqui grosso modo paralleli tra loro.19 Da creazioni di così alta qualità sembrerebbe possibile poi far discendere prodotti più modesti, ma ugualmente interessanti, come il frammento di coppa suddipinta rinvenuta in un pozzo nei pressi della Porta Ovest di Vulci:20 la figura di satiro, qui raffigurata per intero nel medaglione, appare decisamente frettolosa nella articolazione delle anatomie,21 ed anche la chioma è delimitata dalla consueta linea ondulata continua; si distinguono però di nuovo - per la cura del disegno e la interessante caratterizzazione ‘tipologica’ - i tratti del volto, la fronte corrugata, il rendimento dell’occhio, quello della barba, resa con accurate linee in vernice diluita. Fig. 3a-c. Stemless cup del Pittore degli Argonauti dalla necropoli di Guadocinto, Tuscania. Tuscania, Museo Archeologico Nazionale (foto Archivio Moretti). L’oggetto di questa nota, la produzione del Pittore degli Argonauti, che ho avuto modo di esaminare in dettaglio in numerose occasioni,22 è interessante documento della genesi e del potenziale della pittura vascolare etrusca dell’epoca, capace di composizioni di impegno, come quella del cratere fiorentino del pittore, che sembrano quasi tradurre con la fluidità di larghe pennellate, o anche nella tecnica dei superposed colours, esperienze vissute all’incirca negli stessi decenni o poco dopo anche nella caelatura, tra gli altri nella Cista Ficoroni e in alcuni specchi di grande finezza come quelli del (prenestino?) Maestro di Alcesti.23 Il magistero attico, intravisto nella sostanza delle scelte stilistiche e iconografiche del pittore, che possono rinviare a ceramografi del tardo V secolo a.C., come Polion, certamente presi a modello, tra gli altri, dai pittori di piattelli spinetici, si ammanta Fig. 4a-b. Stemless cup del Pittore degli Argonauti da Tuscania. Tuscania, collezione privata (Foto proprietario). 61 Interimsperiode orvietana25 e in genere tiberina: la freschezza delle soluzioni stilistiche adottate consente di arricchire ulteriormente il quadro già rilevantissimo delle produzioni artistiche di questo distretto delineandone una capacità di elaborazione che rende il Pittore degli Argonauti e alcuni suoi ‘colleghi’ di spicco meno isolati nel panorama dell’epoca. Tuscania può dunque ben essere considerata un polo - sul versante occidentale, nella valle del Marta, appunto, e non troppo distante da Vulci di questa temperie culturale. Le assonanze stilistiche dei vasi dipinti con la Cista Ficoroni andranno del resto lette nel medesimo contesto storico, quando, proprio per i suoi consolidati rapporti con il Sud della penisola e i distretti interni dell’Italia centrale, l’artigianato prenestino della caelatura (ma, per la verità, non solo di quella)26 esprime un linguaggio che, come hanno dimostrato per primi M. Cristofani e M. Bonamici, arriva a toccare, e a tratti quasi omologare, realtà produttive falische, orvietane, chiusine, perugine.27 Fig. 5. Stemless cup da Ferento. Viterbo, Museo Archeologico Nazionale (da Micozzi 2004, tav. XXXVIII,1). Note di inflessioni formali i cui esiti di studiata e a tratti ‘sovrabbondante’ ricercatezza paiono echeggiare in particolare la produzione di capiscuola italioti, tra cui il lucano Pittore di Dolone, che non a caso in anni lontani E. Buschor pensò di identificare con il Pittore degli Argonauti. Nonostante la sua qualità decisamente ‘fuori serie’, il Pittore degli Argonauti sembra collocarsi con crescente sicurezza in un ambito ‘tiberino’ in grado di esprimere altri artigiani di rilievo nel settore della ceramografia ad una quota cronologica prossima e/o leggermente più alta: a partire dalle kylikes apode individuate da P. Bocci e dalla bottega dello stamnos di Bologna 824 per arrivare al pittore dello stamnos Casuccini e con lui agli skyphoi di Orvieto e di Civitella Paganico, stilisticamente vicinissimi, le cui inflessioni ellenizzanti vengono accentuate e sottolineate dalla preziosità disegnativa nella maniera di rendere occhi e ciglia.24 Meno incerta appare oggi la lettura di questi fenomeni di trasmissione e Umbildung di modelli dopo le straordinarie scoperte effettuate a Orvieto negli ultimi anni da S. Stopponi nel grande contesto santuariale di Campo della Fiera. E’ soprattutto la prontezza con cui vengono recepite fin dalla prima metà del V secolo a.C. le tendenze proto-classiche più aggiornate del mondo italiota e la sensibilità con cui vengono rivissute le espressioni della plastica post-fidiaca, a rendere più strutturato e chiaro il quadro complessivo della * Ringrazio vivamente la dr. A.M. Moretti e la dr. S. Costantini, per le informazioni sui materiali discussi, la possibilità di esaminarli e le ottime riproduzioni fotografiche qui presentate; i referees anonimi per i costruttivi suggerimenti. 1 Moretti/Ricciardi 2010, in partic. 51. 2 Moretti/Ricciardi 2010, 57 (tamburo del tumulo), 60 (fine capitello arcaico di tipo ‘tuscanico’ pertinente a costruzione dell’area). 3 Sul problema, Moretti/Ricciardi 2010, con lett., e inoltre gli Atti del Convegno Nazionale di Studi Etruschi ed Italici tenutosi a Tuscania nell’ottobre 2017 (in preparazione). 4 Moretti/Ricciardi 2010, 51-55, figg. 1,3,4. 5 Per questo dettaglio, cfr. Scarrone 2015, 164. 6 Moretti/Ricciardi 2010, 55 e 86, fig. 4f (h. cm. 5). 7 Moretti/Ricciardi 2010, 55. 8 Gilotta 1986, 9; Gilotta 1998, 142-143; Gilotta 2003, 210214 (attr.); Scarrone 2015, 198-202. 9 Scarrone 2015, 198, VIII.6 (attr.). 10 Cfr., e.g., gli importanti studi di C. Isler Kerényi (1993) e di M. Torelli (2002). 11 Potrebbe in teoria contenere riferimenti di carattere anche funerario, e.g., la stemless cup di New Haven (Beazley, EVP, 297; Gilotta 1986, 2, figg. 25-26) con giovane seduto su un rialzo roccioso davanti a un ‘pilastrino/ stele/altare’ in atteggiamento di ‘pensosità’. Qualche riflessione su questo tema ho proposto in Gilotta 2000a. 12 Costantini/Ricciardi 2015, 643, ove ne vengono indicate anche le rispettive dimensioni: h. 5/5,4; diam. piede 7,1/7,6; diam. bocca 14,2/15 ca.(ric.). 13 Costantini/Ricciardi 2015, 640. 14 Costantini/Ricciardi 2015, 640-644. 15 Grazie alla gentilezza di S. Costantini. 16 Cfr. la bibl. cit. a nota 8. 62 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 Moretti 2005, 213-244; Costantini/Ricciardi 2005, 245268. Sulla importanza in quest’ottica delle provenienze tuscanesi, cfr. anche Scarrone 2015, 20, 38 ss., 68, 102. Micozzi 2004,113-132; per la coppa, cfr. in partic. 128129, tav. XXXVIII,1. Pianu 1982, 19-20, cat. n. 19, tav. XV. Ma cfr. forse anche (in parte), per quello che è possibile dedurre dalle riproduzioni fotografiche, il satiro di una raffinata coppa apoda suddipinta del Louvre (Scarrone 2015, 161, V.19 e tav. 52b). Carosi et al. 2017, 279-280, fig. 6. Con la peculiare caratterizzazione dei pettorali, che potrebbe addirittura rinviare alla bottega del Pittore di Londra F 484 (cfr. più recentemente Gilotta 2002, 216220; Scarrone 2015, 241-248). Sui rapporti tra le produzioni ceramografiche di Vulci e quelle di area ‘tiberina’, cfr. Gilotta 2002, passim. Cfr. nota 8. Gilotta 2000b. Cfr. i rimandi a nota 8. Scarrone 2015, 196-202, 220-223; F. Gilotta, Rec. a M. Scarrone, La pittura vascolare etrusca del V secolo, Roma 2015, 133-143, partic. 136-139. Stopponi 2012 e soprattutto 2014, 77-80 e passim. Cfr. anche F. Gilotta, Late Classical and Hellenistic Art, 450250 BCE, in A. Naso (ed), Etruscology, Berlin/Boston 2017, 1049-1077, partic. 1059-1062. Gilotta 2003. Cfr. Cristofani 1985 e 1992; Bonamici 2002a e 2002b; e anche una sintesi di alcuni miei interventi sull’argomento e su quello, correlato, dell’earlier red-figure, in CSE Villa Giulia 1 (2007), 31 (con altra lett.). Cfr. inoltre i rimandi a nota 8. Gilotta, F. 2002, Aspetti delle produzioni ceramiche a Orvieto e Vulci tra V e IV secolo a.C., AnnFaina 10, 205-240. Gilotta, F. 2003, Aspetti della coroplastica e dell’intaglio eburneo a Praeneste tra IV e III sec. a.C., in Miscellanea etrusco-italica III, Roma,155-170. Isler Kerényi, C. 1993, C. Isler Kerenyi, Anonimi ammantati, in Studi sulla Sicilia occidentale in onore di V. Tusa, Padova, 93-100. Micozzi, M. 2004, Ferento etrusca?, Daidalos 6, 113-132. Moretti, A.M. 2005, Tuscania e Orvieto, AnnFaina 12, 213244. Moretti, A.M./L. Ricciardi 2010, Ricerche nella necropoli di Guadocinto, in Archeologia nella Tuscia: atti dell’Incontro di Studio di Viterbo, 2 marzo 2007, Daidalos 10, 49-69. Pianu, G. 1982, Ceramiche etrusche sovradipinte, Roma. Scarrone, M. 2015, La pittura vascolare etrusca del V secolo, Roma. Stopponi, S. 2012, Il Fanum Voltumnae: dalle divinità Tluschva a San Pietro, AnnFaina 19, 7-75. Stopponi, S. 2014, Un santuario e i suoi artisti, AnnFaina 21, 75-103. Torelli, M. 2002, Autorappresentarsi. Immagine di sé, ideologia e mito greco attraverso gli scarabei etruschi, Ostraka 11.1, 101-155. ferNaNdo gilotta UNiversità della CampaNia ‘lUigi vaNvitelli’ dipartimeNto di lettere e BeNi CUltUrali [email protected] BiBliografia Beazley, J.D. EVP, Etruscan Vase Painting, Oxford 1947. Bonamici, M. 2002a, Contributo agli specchi perugini, AnnFaina 9, 435-474. Bonamici, M. 2002b, Diaspora prenestina, in A. Maggiani/A. Emiliozzi (eds), Caelatores. Incisori di specchi e ciste tra Lazio ed Etruria: atti della Giornata di Studio, Roma, 4 maggio 2001, Roma, 83-94. Carosi S. et al. 2017, Vulci, artigiani in città. Un excursus sulla storia delle scoperte e ricerche, ScAnt 23.2, 275-290. Costantini, S./L. Ricciardi 2005, Contatti tra Tuscania e l’area orvietano-volsiniese: alcuni materiali, AnnFaina 12, 245-268. Costantini, S./L. Ricciardi 2015, Lo spazio funerario intorno ai tumuli di Guadocinto a Tuscania, AnnFaina 22, 637-651. Cristofani, M. 1985, I bronzi degli Etruschi, Novara. Cristofani, M. 1992, La decorazione frontonale in Italia centrale fra IV e II sec. a.C., in La coroplastica templare etrusca fra il IV e il II sec. a.C.: atti del XVI Convegno di Studi Etruschi ed Italici, Orbetello, 25-29 aprile 1988, Firenze, 37-55. Gilotta, F. 1986, Appunti sulla più antica ceramica etrusca a figure rosse, Prospettiva 45, 2-18. Gilotta, F. 1998, Addenda al la più antica ceramica etrusca a figure rosse, StEtr 64, 135-148. Gilotta, F. 2000a, Athena pensosa e il Pittore di Pan, in I. Berlingò et al. (eds), Damarato. Studi di antichità classica offerti a Paola Pelagatti, Milano, 298-300. Gilotta, F. 2000b, Specchi prenestini tardo-classici: qualche appunto sugli avvii della produzione, in M.D. Gentili (ed.), Aspetti e problemi della produzione degli specchi etruschi figurati: atti dell’Incontro internazionale di studio, Roma, 2-4 maggio 1997, Roma, 143-163. 63