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View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk brought to you by CORE provided by Padua@thesis Università degli Studi di Padova Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari Corso di Laurea Magistrale in Lingue e Letterature Europee e Americane Classe LM-37 Tesi di Laurea I composti nominali in tedesco e in italiano: regolarità, eccezioni e aspetti didattici Relatore Prof.ssa Federica Masiero Laureando Anna Pianegonda n° matr.1112476 / LMLLA Anno Accademico 2016 / 2017 Alla mia famiglia Indice Introduzione…………………………………………………………………... 7 Capitolo 1. Introduzione al fenomeno della composizione……………………. 9 1.1. Una definizione di composizione…………………………………… 9 1.2. La composizione è una modalità di formazione di parole…………... 10 1.3. La composizione tra morfologia e sintassi………………………….. 11 1.3.1. Headedness - la nozione di testa …………………………….. 12 1.3.2. Composto tipico vs. sintagma……………………………….. 14 1.3.2.1. I composti frasali………………………………………. 16 1.3.2.2. L’univerbazione………………………………………... 16 1.3.2.3. Altre costruzioni sintattiche……………………………. 17 1.3.3. Composto tipico vs. parola…………………………………... 18 1.3.3.1. I composti demotivati………………………………….. 19 1.3.3.2. I composti neoclassici………………………………….. 20 1.3.3.3. La formazione di parole tramite affissoidi……………... 22 1.3.3.4. Altri processi di formazione di parola………….............. 23 1.4. Il significato nei composti…………………………………………... 26 1.4.1. Composizionalità e prevedibilità……………………………. 30 1.4.2. Idiomaticità e figuralità……………………………………… 31 1.4.3. Produttività e lessicalizzazione……………………………… 33 1.5. Esistono criteri universali per un’analisi contrastiva dei composti?..... 34 Capitolo 2. Tipologie di composti nominali…………………………………... 39 2.1. Cenni storici sullo studio della composizione ..…………………….. 39 2.2. La suddivisione in base alle grammatiche sanscrite: bahuvrīhi e dvandva…………………………………………………………....... 42 2.3. Composti primari e composti sintetici……………………………… 44 2.4. Scalise e Bisetto (2009): composti subordinati, attributivi-appositivi e coordinati………………………………………………………….. 47 Capitolo 3. La composizione nominale in tedesco…………………………….. 51 3.1. La composizione determinativa……………………………………... 51 3.2. Le proprietà morfologiche…………………………………………... 53 3.2.1. Fugenelemente……………………………………………..... 54 3.2.1.1. Aspetto formale dei Fugenelemente…………………..... 54 3.2.1.2. Fugenelemente paradigmatici e non paradigmatici…….. 56 3.3. Proprietà sintattiche dei composti nominali…………………………. 57 3.4. Proprietà fonologiche………………………………………………. 58 3.5. Proprietà ortografiche………………………………………………. 59 3.6. Proprietà semantiche……………………………………………….. 60 3.6.1. Composti e corrispondenti sintagmi………………………… 60 3.6.2. Reihenbildung……………………………………………….. 62 3.6.3. Formazioni demotivate……………………………………… 63 3.6.4. Figuralità dei composti tedeschi…………………………….. 64 3.7. Diversi modelli di composizione nominale………………………….. 65 3.7.1. Il primo costituente è un sostantivo: Haustür………………... 65 3.7.1.1. Relazioni semantiche: Romanleser, Kellertreppe e Guerrillagärtner ………..……………………………… 66 3.7.1.2. Le metafore nei composti N+N: Jammerlappen………... 68 3.7.1.3. Composti copulativi: Hosenrock……………………….. 69 3.7.2. Il primo costituente è un aggettivo: Buntpapier……………... 70 3.7.2.1. Proprietà semantiche: Glatteis………………………….. 71 3.7.3. Il primo costituente è un verbo: Fahrkarte…………………... 73 3.7.3.1. Proprietà semantiche: Schreibware…………………….. 73 3.7.4. I composti nominali con confissi: Thermojacke……………... 75 3.7.5. Il primo costituente è un avverbio o una preposizione: Rückreise, Zubrot……………………………………………. 76 3.7.6. Il primo costituente è un pronome: Niemandsland…………... 77 3.7.7. Il primo costituente è un numerale: Zweikampf……………… 78 3.7.8. Il primo costituente è un sintagma o una frase: Hin-und-herGerede………………………………………………………. 78 3.7.9. Il primo costituente è una lettera o un’abbreviazione: A-Bombe…………………………………………………….. 79 3.7.10. Composizione onimica e deonimica: Goethestraße, Heulsuse 80 3.8. Uso e tendenze della composizione in tedesco………………………. 82 Capitolo 4. La composizione nominale in italiano…………………………….. 85 4.1. Proprietà morfologiche……………………………………………… 86 4.2. Proprietà sintattiche…………………………………………………. 89 4.3. Proprietà fonologiche…………………………………………........... 90 4.4. Proprietà ortografiche………………………………………….......... 91 4.5. Proprietà semantiche………………………………………………… 91 4.6. Diversi modelli di composizione nominale…………………….......... 93 4.6.1. Composti formati da due sostantivi: caposquadriglia………… 93 4.6.1.1. Composti N+N con testa a destra: autoradio……………. 94 4.6.1.2. Relazioni sintattiche e semantiche tra i costituenti N+N: donna-cannone…………………………………………. 95 4.6.1.3. I composti copulativi: bar-pasticceria………………….. 96 4.6.2. Composti formati da un sostantivo e un aggettivo: pastasciutta 97 4.6.3. Composti formati da un verbo e un sostantivo: scolapasta……. 100 4.6.4. Composti neoclassici e composti esogeni: telescopio………… 103 4.6.5. Composti formati da una preposizione e un nome: sottopentola 104 4.6.6. Composti formati da due costituenti verbali: saliscendi………. 105 4.6.7. Composizione onimica e deonimica: Camposilvano………….. 106 4.7. La composizione nominale: un’analisi contrastiva italiano/tedesco… 107 4.7.1. La distribuzione della composizione nelle due lingue………… 108 4.7.2. La letteratura contrastiva italiano/tedesco sulla composizione... 110 4.7.3. I modelli compositivi nelle due lingue………………………... 111 4.7.4. Caratteristiche fonologiche e ortografiche……………………. 117 4.7.5. Diverse caratteristiche della testa……………………………... 118 4.7.6. I composti e la sintassi………………………………………… 119 4.7.7. Caratteristiche semantiche e pragmatiche…………………….. 120 Capitolo 5. Casi particolari nella composizione nominale in tedesco e in italiano…………………………………………………………………… 127 5.1. Eccezioni e casi particolari nei composti sostantivali tedeschi……... 127 Verdeutlichende Komposita ………………………………... 128 5.1.1. 5.1.1.1. Il secondo costituente disambigua il primo: Verschmelzungsprozess………………………………… 129 5.1.1.2 Il secondo costituente come elemento di modificazione: Hirschkuh………………………………………………. 130 5.1.1.3. Il secondo costituente serve a motivare il primo: Walfisch………………………………………………… 131 5.1.2. Il rapporto di determinazione nei composti onimici: LeipzigGrünau……………………………………………………… 132 5.1.3. Klammerformen: Akutbett…………………………………... 133 5.1.4. Conversione di bahuvrīhi: barfuß…………………………… 134 5.1.5. Univerbazione: eine Zeiltlang……………………………….. 135 5.1.6. Conversione di sintagmi: Waghals………………………….. 137 5.2. Due casi particolari nella composizione nominale italiana………….. 138 5.2.1. Composti aggettivali V+N: panorama mozzafiato…………... 139 5.2.2. Altre formazioni dalla categoria lessicale incerta: missili terra-aria……………………………………………………. 131 5.2.3. Eccezioni alla non-ricorsività: segreteria direzione ufficio acquisti……………………………………………………… 142 Capitolo 6. Aspetti didattici della composizione nominale in tedesco………… 145 6.1. Analisi dei libri di testo……………………………………………… 145 6.1.1. Wie bitte?................................................................................. 145 6.1.2. Wer weiß?................................................................................ 147 6.1.3. ABC Deutsch………………………………………………… 149 6.1.4. Direkt………………………………………………………... 150 6.2. Le semplificazioni didattiche………………………………………... 151 6.3. Ortografia: univerbazione grafica…………………………………… 153 6.4. Fonologia: l’accento sul primo costituente………………………….. 154 6.5. Morfologia: il genere, i Fugenelemente, i diversi modelli…………… 155 6.6. Sintassi: il plurale e la non-modificabilità del determinante………… 157 6.7. Semantica: il rapporto di determinazione…………………………… 158 6.7.1. Ricostruire il significato……………………………………... 159 6.7.2. I composti copulativi………………………………………... 160 6.7.3. Come affrontare i Mammutkomposita.......…………………... 161 6.7.4. I composti demotivati e il significato figurato……………….. 162 6.8. L’importanza del contesto………………………………………….. 165 Conclusioni…………………………………………………………………… 167 Bibliografia…………………………………………………………................ 173 Zusammenfassung……………………………………………………………. 181 Introduzione In tedesco la composizione è la modalità di formazione di parole per eccellenza. I morfemi radicali rappresentano infatti solo il 10% del lessico, una percentuale piuttosto esigua rispetto ad altre lingue; la maggior parte dei lemmi tedeschi sono parole composte, di cui più di tre quarti sono sostantivi. Al contrario, in italiano la composizione del sostantivo non è altrettanto diffusa e produttiva, a vantaggio di altre modalità di formazione. La letteratura contrastiva tra le due lingue si limita perciò a rilevare – quanto mai correttamente – che il fenomeno della composizione nel tedesco corrisponde in italiano ad altre modalità onomasiologiche, come la derivazione e la formazione di strutture sintattiche; in questo lavoro il campo di indagine è invece limitato al confronto diretto tra la composizione nominale del tedesco e dell’italiano. In quanto fenomeno grammaticale, la composizione ha un nucleo di regolarità e un margine di eccezione: la regolarità è intesa come la descrizione di quanto è tipicamente attestato, ma non può dar conto di tutte le manifestazioni di un dato fenomeno linguistico. Pertanto, dopo aver illustrato i sostantivi composti tipici nelle due lingue, verranno analizzati anche alcuni casi particolari che non rientrano tra le regolarità riscontrate e valgono come eccezioni. Quanto emerso dalla descrizione del fenomeno nelle due lingue permetterà di operare un confronto linguistico tra la composizione nominale tedesca e italiana, e di formulare alcune considerazioni per l’insegnamento del tedesco come lingua straniera nella scuola italiana superiore di secondo grado. La tesi si articola in sei capitoli. Nei primi due capitoli si mettono a punto gli strumenti concettuali per illustrare e analizzare il tema. La composizione si presenta come procedimento morfologico che forma parole nuove combinando parole esistenti, e pertanto si colloca nella zona grigia al confine con la sintassi, che combina parole per formare sintagmi. Questo rende difficile sia la scelta di una definizione che permetta di delimitare i due ambiti, sia l’adozione di criteri universalmente validi per individuare i composti nelle diverse lingue. Nel secondo capitolo vengono presentate alcune categorizzazioni impiegate nella letteratura per illustrare le diverse tipologie di parole composte. Il terzo e il quarto capitolo rappresentano il nucleo della tesi e descrivono le regolarità della composizione nominale nelle due lingue. I sostantivi composti del tedesco 7 presentano tendenze ben precise: è quindi possibile una descrizione puntuale del tipico composto nominale a quasi tutti i livelli della lingua e in tutte le varianti morfologiche. Altrettanto sistematica non si rivela la composizione italiana, dove interagiscono il sostrato latino e le influenze allogene, contribuendo a rendere i composti nominali italiani molteplici nella forma e di difficile definizione. Il confronto linguistico svela poi che quasi tutti i modelli compositivi del tedesco sono presenti anche in italiano, alcuni con le stesse caratteristiche strutturali, altri con esiti profondamente diversi. I casi particolari analizzati nel quinto capitolo si dividono in due tipologie: alcune forme sono composti a tutti gli effetti, che per alcuni aspetti si discostano dal composto tipico contraddicendone la regolarità; altre forme sono molto simili ai composti formalmente, ma ad un esame più attento risultano essere il prodotto di altre modalità di formazione di parola. L’ultimo capitolo raccoglie gli spunti offerti dai capitoli precedenti e, dopo aver analizzato la trattazione del tema in alcuni manuali scolastici, si pone domande di tipo pratico: quanto possa essere insegnato a scuola in merito alle regolarità della composizione, dove possa essere utile il confronto linguistico tra le due lingue in questo ambito, e quali possano essere le strategie da insegnare agli studenti, che incontrano e imparano ad usare le parole composte tedesche. 8 Capitolo 1 – Introduzione al fenomeno della composizione 1.1. Una definizione di composizione Una definizione dovrebbe permettere a chi se ne serve di comprendere le caratteristiche del fenomeno in questione, e al contempo di differenziarlo da altri fenomeni in virtù di tali qualità; tuttavia gli studiosi non sono affatto unanimi nel dare una definizione di composizione, soprattutto se si tratta di confrontare il fenomeno tra le diverse lingue. In questa introduzione ci si attiene alla definizione che Jacobini (2011: 250) propone per la lingua italiana, secondo cui la composizione è un procedimento morfologico che permette di formare parole nuove combinando morfemi lessicali, cioè parole autonome; di norma il composto non presenta materiale morfologico che espliciti la relazione sintattico-semantica che i costituenti intrattengono tra loro. Innanzitutto, quindi, la composizione è un processo morfologico: segue cioè le regole della morfologia, che disciplinano la struttura interna delle parole, non le norme della sintassi, che regolano invece i rapporti tra le parole nei sintagmi; tali regolarità morfologiche danno conto anche delle parole già esistenti. Si tratta di regole sincroniche, che contemplano cioè la lingua allo stato attuale, e sono pertanto inadatte a descrivere i mutamenti che le parole subiscono nel tempo. In secondo luogo, la composizione consente la formazione di parole nuove, i composti, che hanno la possibilità di entrare nel vocabolario di una lingua, assumendo così lo statuto di lessemi. In terzo luogo, la composizione combina due (o più) morfemi lessicali, cioè unità di significato minime che possono comparire autonomamente in altri contesti, funzionando come parole libere; la formazione di parole nuove mediante morfemi legati quali gli affissi o i morfemi flessivi quindi non riguarda l’ambito della composizione. Infine, di norma nei composti non sono presenti marche morfologiche per esplicitare la relazione tra i due morfemi che vengono accostati: gli elementi sono uniti da una relazione semantica e grammaticale che non è visibile a livello morfologico. La definizione qui proposta è stata scelta perché ha il pregio di essere puntuale ma anche sufficientemente astratta: va ricordato che una definizione non è una regola prescrittiva, ma piuttosto la descrizione di un fenomeno che si verifica nella lingua con una certa regolarità; pertanto la definizione descrive i composti ‘normali’, prototipici, canonici. Attorno ad una regolarità, inoltre, c’è sempre una vasta periferia di eccezioni 9 che forse confermano la regola, o forse appartengono già ad altri territori della grammatica;1 per questo trovare una definizione esatta di ‘parola composta’ non è cosa semplice. Scalise e Bisetto (2008: 118) definiscono il processo della composizione con la seguente formula: [ ]X [ ]Y  [[ ]X R [ ]Y]Z [capo]N [stazione]N → [[capo]N R[stazione]N]N [bunt]A [Papier]N → [[Bunt]A R [papier]N]N I morfemi lessicali di partenza sono indicati tra parentesi quadre e gli indici precisano le categorie lessicali (verbo, nome, aggettivo…), mentre l’indice Z X, Y, ne indica la categoria lessicale del composto risultante. La lettera R rappresenta la relazione grammaticale tra i due costituenti, non esplicitata morfologicamente. La formula indicata qui sopra permette di identificare l’input, cioè i costituenti di partenza, e l’output, cioè la parola nuova che si viene a formare, nonché le rispettive categorie lessicali. 1.2. La composizione è una modalità di formazione di parole Per circoscrivere il terreno specifico di questa parte della morfologia che è la composizione si fa riferimento alla descrizione chiarificatrice proposta da Donalies (2007: 3-7). La formazione di parole (in tedesco Wortbildung) utilizza morfemi e materiale linguistico già esistente in una data lingua per formare nuove unità lessicali in base a regole morfologiche. Si distingue così dalla formazione di frasemi (Phrasembildung), in quanto quest’ultima si basa sulle regole della sintassi per creare gruppi di parole, e dalla pura creazione di parole (Wortschöpfung), la quale attinge direttamente alle forme disponibili per creare nuove unità minime di significato, seguendo regole fonologiche. Servendosi di materiale interno alla lingua, la formazione di parole si differenzia anche dal prestito linguistico (Entlehnung), che si serve di materiale straniero, nonché dal cambiamento di significato (Bedeutungsveränderung), in cui è interessato soltanto l’aspetto semantico di parole, o gruppi di parole, già esistenti. La formazione di parole è anche altro dalla flessione (Flexion), in quanto quest’ultima riguarda la formazione di forme flesse, non di lessemi. 1 Per una definizione strettamente morfologica, quindi più rigida, si legga Gaeta-Ricca (2009). 10 Come già detto, la composizione è il meccanismo mediante il quale si forma un nuovo lessema combinando due (o più) morfemi liberi; in questo è possibile differenziare la composizione dalla derivazione esplicita, altra modalità di formazione che unisce morfemi liberi a morfemi legati. Sebbene con diversi gradi di produttività nelle diverse lingue, la composizione e la derivazione sono i procedimenti che più contribuiscono ad arricchire il lessico di una lingua di nuovi elementi. I composti e i derivati sono il prodotto di regole morfologiche sincroniche, le “Regole di Formazione di Parola” (Renzi et al. 1995: 474), che vanno intese non tanto come prescrizioni date dal sistema linguistico, quanto come regolarità d’uso più o meno produttive (Renzi et al. 1995: 473ss). A titolo esemplificativo: in italiano il suffisso aggettivale –oso si aggiunge di norma a nomi e aggettivi; in tedesco il suffisso –bar forma aggettivi partendo da una base verbale. Le regole che formano i composti sono appunto regole morfologiche, ma non bisogna pensare che esse operino contro i principi della sintassi, sebbene si cerchi di tenere distinti i due ambiti; si vedrà che la convergenza tra i principi di morfologia e sintassi può spiegare anche le differenze strutturali tra i composti germanici e romanzi. 1.3. La composizione tra morfologia e sintassi Nonostante i composti risultino da regole morfologiche, in due approcci teorici sono stati concepiti come il risultato della sintassi: come prodotto di processi diacronici secondo i neogrammatici, generati da sequenze di trasformazioni sincroniche nella prospettiva trasformazionale (Gaeta e Grossmann 2009: 3). Secondo quest’ultimo approccio la struttura profonda della frase è il punto di partenza della nominalizzazione, quindi anche dei composti (Lees 19602 citato da Ten Hacken 2009: 55). Anche se oggi la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che essi siano parte della morfologia, i composti sono le costruzioni morfologiche più vicine alle costruzioni sintattiche, cioè ai sintagmi nominali. A questo punto è opportuno immaginare un continuum che si estenda tra i due domini: nella zona centrale, l’area che appartiene ancora alla morfologia ma è molto vicina alla sintassi, si trovano i composti più o meno tipici; a sinistra di questo nucleo si distribuiscono le costruzioni che si avvicinano man mano ai derivati e alle parole 2 Lees, Robert B. (1960), The Grammar of English Nominalizations, Indiana University, Research Center in Anthropology, Folklore, and Linguistics. Lees fu il primo a correlare i composti alla struttura profonda degli enunciati; per una sui panoramica successivi sviluppi della prospettiva trasformazionale applicata alla composizione, vedere Ten Hacken (2009); per la composizione italiana in quest’ottica vedere Dardano (1978). 11 semplici, mentre a destra trovano posto i costrutti in cui i legami tra i costituenti sono più deboli e le relazioni vengono esplicitate mediante regole sintattiche. La somiglianza tra composti e i sintagmi poggia su queste tre affinità: entrambi sono costruzioni binarie, sono potenzialmente ricorsivi e hanno tipicamente una testa (Olsen 2000: 903-905). Si può parlare di binarietà nei composti per il fatto che sono formati da due costituenti; composti non binari sono scarsamente attestati e sono per lo più costruzioni copulative di denominazioni di colori, come nell’italiano una sciarpa gialloverde-rossa (Donalies 2007: 62). La ricorsività dei composti si manifesta nel fatto che gli stessi costituenti possono essere a loro volta parole composte, proprietà che dipende però dalle caratteristiche della lingua: nelle lingue germaniche la composizione è ricorsiva sia a destra che a sinistra, cioè sia nel primo che nel secondo costituente (hoch|geschwindigkeit(s)|mut|probe); nelle lingue romanze la ricorsività è soggetta a molte più restrizioni per ragioni strutturali, ma non è esclusa (porta|stuzzica|denti). Binarietà e ricorsività sono correlate ad un’altra proprietà dei composti: uno dei due costituenti funge da testa formale, nozione importata dall’ambito sintattico all’ambito morfologico da Williams (1981 3 citato da Olsen 2000: 904). 1.3.1. Headedness - la nozione di testa Formalmente la testa è quel costituente che trasferisce al composto le proprie caratteristiche, cioè la categoria morfologica e il genere, nonché alcuni tratti sintatticosemantici (Scalise Bisetto 2008: 123-124). In alcune lingue la testa è identificata posizionalmente, come nella famiglia delle lingue germaniche in cui la testa del composto è di norma a destra (Scalise Bisetto 2008: 124-125). In base a questo dato di fatto Williams (1981) introdusse il concetto di Righthand Head Rule (RHR), secondo cui le parole complesse (i derivati e i composti) presentano la testa formale a destra. Così nel tedesco Buntpapier la testa è -papier, infatti il composto è un sostantivo, è femminile e designa un tipo di carta; l’aggettivo bunt come determinante non partecipa ad attribuire al composto queste proprietà, e non è modificabile sintatticamente, come si vedrà nel paragrafo 1.3.2. Allo stesso modo nel derivato Neuheit la testa è rappresentata dal suffisso –heit, costituente responsabile del fatto che l’intera parola è un nome, dove la base neu è Williams, Edwin (1981), “On the Notions ‘Lexically Related’ and ‘Head of a Word’” in Linguistic Inquiry 12, 245-274. 3 12 di per sé un aggettivo. La RHR si applica senza difficoltà ai composti delle lingue germaniche, ma non può estendersi ai composti delle lingue romanze, in cui la questione è più complessa4; molti studiosi oggi danno per assodato che la composizione romanza sincronica abbia tipicamente la testa a sinistra. L’ordine opposto testa – determinante nelle due famiglie linguistiche non deve stupire, perché riflette l’ordine sintattico non marcato originario delle lingue: alla tipologia linguistica SOV, a cui appartenevano anticamente le lingue germaniche, corrisponde la costruzione con testa a destra, mentre l’ordine SVO, tipico della famiglia romanza, si rispecchia in costruzioni con testa a sinistra (Siewierska 2006: 645). La testa formale coincide nella maggior parte dei casi con la testa semantica del composto tipico, che racchiude in sé un rapporto di determinazione: uno dei due costituenti (il determinante) specifica una caratteristiche dell’altro costituente (il determinato), cosicché il composto designa un iponimo del determinato. Il determinato di norma è quindi la testa semantica e sintattica del composto. Ad esempio nel composto italiano capoclasse ‘capo’ viene determinato, mentre ‘classe’ è il determinante che precisa di che tipo di ‘capo’ di tratta: è un capo, più precisamente il capo della classe. Per individuare la testa semantica si utilizza il test ‘E’ UN’: il capoclasse è un capo, non è una classe. In alcune tipologie di composti la testa non è individuabile applicando il test ‘E’ UN’: è il caso dei composti esocentrici e dei composti copulativi (Scalise Bisetto 2008: 123). Nei composti esocentrici la testa semantica si trova al di fuori del composto stesso; per esempio nel composto pellerossa non stiamo parlando né di una pelle né tantomeno di un *rossa; la parola designa altro dalla somma dei componenti: un tipo di uomini identificati per avere la pelle rossa. La composizione copulativa, come in DichterKomponist, costituisce una categoria al di fuori della composizione determinativa, infatti non si può dire che un costituente determini l’altro se entrambi partecipano ugualmente al significato5; un Dichter-Komponist è un poeta o un compositore? Entrambi. 4 Secondo Olsen (2000), Williams e Di Sciullo (1987) sostengono la mancanza di composti nelle lingue romanze sulla scorta della RHR; tutti composti con testa a sinistra quali capoclasse sarebbero a loro avviso univerbazioni di formazioni sintattiche. Tuttavia in Scalise et al. (2009: 122) si nomina la massima “Compounds are only right-headed” tra i falsi universali della composizione. Vedasi anche Booij (2009:210). 5 Tra gli scettici, Breindl-Thurmair (1992: 49) sostengono che i composti copulativi siano sempre interpretabili come composti determinativi: “ein Kinocafé ist allemal ein Café”, si veda anche il punto 3.7.1.3. Per Ten Hacken (1994: 25, citato da Donalies 2003) formazioni come gentleman-farmer non sono nemmeno composti (Ten Hacken, Pius (1994) “Defining Morphology – a Principal Approach to Determing the Boundaries of Compounding, Derivation and Inflection”, Informatik und Sprache 4, Hildesheim, Olms). 13 La testa del composto, se presente, è quindi il perno delle proprietà morfologiche, sintattiche e semantiche della costruzione. Il costituente non-testa apporta un contributo semantico, ma nella norma non è modificabile da operazioni sintattiche, che possono interessare solo la testa del composto. La non raggiungibilità sintattica del determinante è spesso un valido criterio per differenziare i composti dai sintagmi (Olsen 2000:899). 1.3.2. Composto tipico vs. sintagma Come precisa Donalies (2007: 4), la formazione di parole concorre con la formazione di sintagmi sia all’interno di una lingua (il capostazione vs. il capo della stazione), sia interlinguisticamente: concetti che trovano posto come sintagmi in una lingua possono essere espressi come composti in un’altra, e viceversa (Rotwein vs. vino rosso). Se da una parte i due processi sono concorrenti dal punto di vista onomasiologico, cioè servono a verbalizzare gli stessi concetti, dall’altra non sono equivalenti sul piano pragmatico e mostrano una distribuzione diversa; in caso contrario si andrebbe contro i principi dell’economia linguistica. L’affinità tra composizione e sintassi si respira già nei composti per eccellenza, quelli determinativi, dove il determinante funziona come un attributo nei confronti del determinato. Come osservato da Giegerich (2009: 186ss), la composizione nominale è il risvolto lessicale della relazione attributo-testa tipica della sintassi6. In una lingua come il tedesco, dove la composizione concorre degnamente per produttività con la creazione di sintagmi nominali, si può notare la tendenza del composto determinativo a designare proprietà intrinseche di entità stabili, e del sintagma a fornire un’ulteriore descrizione dell’entità indicata (Altpapier vs. altes Papier, argomento che sarà trattato nel capitolo sulla composizione tedesca), come indagato da Schlücker e Hüning (2009: 210). Il confine tra i composti e alcuni tipi di unità sintattiche può essere molto difficile da individuare e dipende dalle caratteristiche proprie di ogni lingua; in inglese, per esempio, riesce molto comodo differenziare i composti verbali e aggettivali dai corrispondenti Giegerich individua due principali tipi di attribuzione nei composti, che chiama ‘ascrittiva’ (ascriptive) e ‘associativa’ (associative); l’attribuzione ascrittiva esprime una proprietà della testa ed è realizzata di default da aggettivi qualificativi (ma anche altri aggettivi o nomi), mentre l’attribuzione associativa è tipicamente realizzata da aggettivi che non possono essere usati in forma predicativa, non sono graduabili, e prediligono determinati elementi come testa. Giegerich cita l’esempio dental decay (sintagma), il cui corrispettivo composto è tooth decay. Questi attributi associano un’entità all’elemento-testa, non ne precisano semplicemente una proprietà. L’attribuzione associativa, più versatile di quella attributiva, è ampiamente sfruttata nei composti nominali (Giegerich 2009:186-192). 6 14 sintagmi, poiché l’ordine dei costituenti varia: awe-inspiring, inspiring awe (Olsen 2000: 899). Nei composti nominali inglesi il criterio ortografico è un discrimine molto poco affidabile, visto che i costituenti possono essere separati da uno spazio, da un trattino o scritti uniti; sono quindi il terreno ideale per cercare criteri sintattici solidi per un confronto linguistico. Valgono i seguenti test, come riportato da Lieber e Štekauer (2009: 11): il primo è l’inseparabilità (1), cioè il fatto che nei composti non si possa inserire materiale linguistico tra i membri; il secondo è la non-modificabilità del primo costituente (2), che in inglese è la non-testa; il terzo parametro è l’impossibilità di pronominalizzare la testa del composto (3). 1) Phrase: a black bird a black ugly bird Compound: a blackbird *a blackuglybird an ugly blackbird 2) Phrase: Compound: 3) Phrase: Compound: a very black bird *a very blackbird a black bird. A black one. *a blackbird. A black one. I composti tipici sono dunque solide unità impenetrabili alle operazioni della sintassi: è il criterio dell’atomicità sintattica, utile a discernere i due ambiti anche nel caso dell’italiano. Tendenzialmente la composizione forma parole lessicali, cioè adatte ad essere immagazzinate nel lessico mentale e ad essere reperite poi dall’utente della lingua come singole unità. I sintagmi sono invece costruiti ogni volta combinando morfemi grammaticali e lessicali disponibili nell’inventario, per questo le regole della sintassi sono produttive e creative, in contrapposizione a quelle morfologiche, che sono primariamente ridondanti (Olsen 2000: 899s). Se è vero che esiste tale tendenza, si trovano molti esempi contrari: la lessicalizzazione, ambito in cui la semantica si interseca con la formazione di parole, complica ulteriormente la questione, aggiungendo una buona dose di idiosincrasia ai processi della Wortbildung e della sintassi e rendendone ancora più labili i confini. 15 1.3.2.1. I composti frasali I composti determinativi possono essere considerati strutture incorporanti, dove il costituente di testa ‘attrae’ a sé un altro costituente lessicale; la testa può incorporare anche elementi non appartenenti al lessico, cioè elementi frasali. L’inglese ha una predisposizione a creare tali strutture, di cui molte sono occasionalismi, come ad esempio stuff-blowing-up effect (Harley 2009: 142). Anche in italiano esistono formazioni simili, ma riguardano in primo luogo la derivazione; un esempio può essere il termine menefreghismo. Nelle lingue germaniche la composizione con elementi frasali non è quasi soggetta a restrizioni, soprattutto per quanto riguarda le formazioni dal ‘sapore citazionale’ (Harley 2009: 142); Donalies (2007) cita per il tedesco Möchtegerncasanova e il ben più verboso das Ich-hab-da-dieses-Mädchen-kennengelernt-und-neun-Monatespäter-war-ich-Vater-so-kann’s-kommen-Stück; in questo caso non può che trattarsi di un occasionalismo. In altri casi, come per l’italiano saltimbanco e nontiscordardimé, paralleli al tedesco Springinsfeld e Vergissmeinnicht, si trovano in letteratura tre posizioni: possono essere visti come composti (Naumann 20007: 47 citato da Fleischer Barz 2012), come univerbazioni (Fleischer 2000: 889) o come conversioni nominali di sintagmi o frasi (Fleischer Barz 2012: 85). 1.3.2.2. L’univerbazione L’univerbazione è un processo diacronico per cui parole autonome ma solitamente adiacenti formano una parola unica a livello grafico (Jezec 2005: 199). Così sono nati molti avverbi e congiunzioni dell’italiano, per esempio purtroppo, sebbene, ormai (Gaeta 2011: 1533s), o aggettivi tedeschi come zufrieden, nato dall’univerbazione di preposizione e nome zu Frieden (Donalies 2016:36). L’univerbazione grafica testimonia che una sequenza di parole è diventata opaca dando origine ad un nuovo lessema (Gaeta 2011:1533s). E’ chiaro che la composizione e l’univerbazione sono processi molto simili, che si differenziano per il fatto che la seconda è un processo diacronico che evolve da costruzioni sintattiche; idiosincratiche e imprevedibili, le univerbazioni si originano gradatamente e i parlanti nativi non possono semplicemente sfruttare la loro competenza morfologica per formarne di nuove. Un esempio italiano di univerbazione sotto mentite spoglie di composto è la parola pomodoro: nata dal sintagma pomo d’oro, manteneva nel 7 Naumann, Bernd (2000), Einführung in die Wortbildungslehre des Deutschen, Tübingen. 16 passato ancora la flessione del primo membro (i pomidoro), ma il processo portò poi all’esternalizzazione della flessione. Come risultato oggi la formazione flette a destra anche se la testa semantica era originariamente a sinistra (i pomodori), e pomodor- è diventato un morfema lessicale radicale. Schwarze (2005) definisce l’univerbazione “formazione di parole paragrammaticale” (paragrammatical word-formation), ma anche in questo caso il confine con la composizione è molto poco nitido e gli autori si schierano in modo diverso in base alle proprie scelte teoriche, soprattutto per le lingue romanze 8. Questo aspetto sarà approfondito nel capitolo sulla composizione italiana, poiché riguarda il tedesco solo marginalmente. 1.3.2.3. Altre costruzioni sintattiche Le parole sintagmatiche (dette anche espressioni multiparola o polirematiche) sono costruzioni sintagmatiche che si avvicinano ai composti tipici grazie a diverse caratteristiche (Scalise e Bisetto 2008: 208ss). Si tratta per esempio di combinazioni del tipo sala d’attesa: queste si discostano dai sintagmi normali, che l’utente crea al momento con la possibilità di agire sintatticamente sui singoli elementi (come nel sintagma la sala del palazzo), per il fatto di non essere interrompibili, modificabili o pronominalizzabili; per questo vengono considerate composti veri e propri da molti studiosi. Le parole sintagmatiche inoltre rispettano il principio dell’integrità lessicale, cioè tendono a comportarsi come lessemi (Giegerich 2009: 182). Un altro tipo di combinazioni polirematiche molto simili ai composti coordinativi sono i binomi irreversibili, cioè quei concatenamenti di due parole della stessa categoria caratterizzati da ordine fisso degli elementi e da una certa coesione interna, come fuoco e fiamme per l’italiano (Scalise Bisetto 2008: 211) e Tod und Teufel per il tedesco (Donalies 2007: 65). In questo caso sia Scalise Bisetto che Donalies sono uniti nel dire che non si tratta di composizione, soprattutto vista la presenza di elementi coordinanti come le congiunzioni. Nei fenomeni combinatori la distanza sintagmatica tra le parole non è standard per tutte le combinazioni e tende ad accorciarsi nel tempo. Sulla scorta di Ježec (2005: capitolo 6) si nominano di seguito altri tipi di combinazioni che sono simili alle unità 8 Per Gaeta e Ricca (2009: 44) la parola senzatetto è risultato di univerbazione poiché contiene una preposizione; inoltre anche parole del tipo altopiano e cassaforte non sono composti ma univerbazioni sintattiche (Gaeta Ricca 2009: 51-52, e della stessa opinione Donalies 2003: 80 e Schwarze 1995: 610). Per Scalise e Bisetto (2008: 119-120) senzatetto, altopiano e cassaforte sono invece regolari composti. 17 lessicali compatte a causa di meccanismi di solidarietà semantica, idiomatismo e lessicalizzazione. La lessicalizzazione altera i confini di parola interni ad una sequenza, riproponendola come entità unitaria: nelle ‘locuzioni idiomatiche’ la distanza sintagmatica è minima, poiché i membri non sono sostituibili e godono di scarsissima modificabilità a causa del significato associativo che assumono (vuotare il sacco, *vuotare un sacco); nelle ‘collocazioni’, cioè combinazioni di parole soggette a restrizioni lessicali (pioggia battente), i legami sintattici sono più deboli9; vi sono poi ‘combinazioni ristrette’, dovute a implicazioni di contenuto o a consuetudini d’uso, con significato composizionale, ma ridotta sostituibilità degli elementi (parcheggiare la macchina). Da ultime, le ‘combinazioni libere’ sono quelle meno soggette a restrizioni 10, create ex-novo dal parlante, con referenti pronominalizzabili, membri modificabili e significato composizionale e prevedibile: è il regno indiscusso della sintassi. 1.3.3. Composto tipico vs. parola Se da una parte del continuum si situano i sintagmi che condividono più o meno caratteristiche con i composti tipici, dall’altra si trovano parole composte che sfumano verso altri tipi di parole complesse, come i derivati. Tipicamente la derivazione esplicita combina un morfema lessicale con uno o più morfemi legati, gli affissi, che possono essere prefissi, suffissi o circonfissi. Alcuni tipi di affissi possono modificare la categoria lessicale della base, proprio come la testa formale dei composti: in veloc|ità e Geschwindig|keit il suffisso fa sì che dalla base aggettivale si costruisca un nome femminile. Altri tipi di affissi generalmente non modificano la categoria lessicale della base: si tratta per esempio dei prefissi11 e dei suffissi alterativi italiani12. Alcuni suffissi sono nati diacronicamente da membri di parole composte: è il caso del tedesco –heit, che 9 Per delimitare la semplice solidarietà semantica dalla collocazione si propone il test di implicazionalità: in parcheggiare la macchina il verbo parcheggiare implica anche da solo macchina; in stendere un documento invece stendere da solo non implica documento. È il nome che sceglie il verbo, o l’aggettivo che sceglie il nome (come nel caso di pioggia battente), mentre nel procedimento normale sintattico ci si aspetterebbe il contrario. Nelle collocazioni il collocato è determinato dalla base: pioggia (base) battente (collocato). 10 Vi sono sempre restrizioni di qualche tipo, per esempio di tipo semantico (*fondere il pane, *ammanettare un libro). 11 La questione per il tedesco è dibattuta: è il caso dei Präfixverben, in cui il prefisso modifica il morfema radicale creando un verbo, come in ver|gold|en, be|ruhig|en. Donalies (2007: 21ss) li considera eccezioni alla RHR. 12 I suffissi alterativi, secondo Scalise (1986), sono trasparenti nei confronti della categoria lessicale della base: tavolo – tavolino, giallo – giallino, bene-benino. (Scalise, Sergio (1986), “Inflection and derivation”, Linguistics 22, 561-581, citato da Booij 2006: 656) 18 nell’alto tedesco medio compariva liberamente come sostantivo col significato di ‘modo, maniera’ (Olsen 2000: 902), allo stesso modo in cui suffisso italiano –mente deriva dal nome attestato in espressioni latine col significato di ‘animo’, ad esempio in firmā mente ‘con animo fermo’ (Gaeta 2011: 1354). Oggi formano rispettivamente sostantivi e avverbi deaggettivali. Spostando lo sguardo dai composti prototipici verso le parole derivate si incontrano i composti demotivati, il cui significato dei costituenti o il confine tra essi è sfumato nel tempo, e i composti neoclassici, in cui uno o entrambi i costituenti non sono morfemi liberi. Da ultime vi sono le parole formate mediante affissoidi, ultimo stadio incerto prima della derivazione propriamente detta. 1.3.3.1. I composti demotivati Secondo Olsen (2000: 901) il processo diacronico della demotivazione agisce oscurando il confine tra composti e parole semplici: i costituenti non sono più riconosciuti dagli utenti come morfemi lessicali e il complesso viene considerato alla stregua di una parola con un solo morfema lessicale. Esempi possono essere l’inglese cupboard e l’italiano cannocchiale13, percepiti oggi come morfemi unici slegati dall’originale significato composizionale. Per la loro opacità semantica i composti demotivati sono chiamati in tedesco verdunkelt (Olsen 2000: 901). Similmente può essere solo uno dei due costituenti a essere irriconoscibile, come nel caso del tedesco Lindwurm: il morfema Lind–, alto tedesco medio per ‘serpente’, oggi non è attestato al di fuori dei composti. Tali elementi sono chiamati in svariati modi nella letteratura: morfemi unicali, morfemi cranberry, morfemi bloccati, pseudo-morfemi. Pur essendo materiale linguistico inerte, i morfemi unicali sono potenzialmente riattivabili all’interno della lingua: sapendo che la parola Nachtigall designa un tipo di uccello, nulla impedisce al parlante medio di distinguere all’interno il costituente Nacht– e di coniare per analogia la parola ‘Tagigall’, anche senza avere la perizia di far risalire il secondo costituente all’alto tedesco medio galen ‘cantare’ (Donalies 2007: 29). 13 Esempio trovato in Tollemache (1945: 152) come composto canonico, ma da parlante medio mi sento di dire che la suddivisione in morfemi lessicali oggi non risulta automatica. Così, a mio avviso, per solfa, parola nata dalle due note musicali (sempre Tollemache 1945: 160). 19 1.3.3.2. I composti neoclassici In questo paragrafo ci si occupa di formazioni come telescopio, grammofono, biologo, fisioterapia, televoto, e psicanalisi. Queste parole si differenziano dai normali composti perché contengono elementi di origine greca o latina: ad esempio telescopio deriva dal latino moderno telescopium, coniato a partire dal greco τηλεσκόπος ‘tēleskopos’; i due morfemi tēle- e -skopos indicano rispettivamente ‘lontano’ e ‘vedere’, infatti la parola nel complesso significa ‘che vede lontano’ (vocabolario Treccani14). In letteratura queste formazioni vengono definite in diversi modi: per l’origine classica degli elementi che li compongono sono denominate composti neoclassici (Scalise Bisetto 2008: 132); siccome tendono ad essere impiegate in un registro alto o settoriale vengono dette composti dotti (Bosco Coletsos – Costa 2006: 110). Vengono chiamate anche europeismi, internazionalismi o eurolatinismi perché sono diffuse nelle maggiori famiglie linguistiche europee con forme simili (Kirkness 1994: 5026): in italiano, francese, tedesco, inglese e ceco si dice infatti rispettivamente telescopio, télescope, Teleskop, telescope e teleskop. Eisenberg (2006: 242) chiama queste formazioni Konfixkomposita, poiché hanno la particolarità di essere costituite da morfemi lessicali, eppure non liberi, detti ‘confissi’ o ‘semiparole15’. Secondo la descrizione di Kirkness (1994: 5026) i confissi possono comparire come testa o determinante, legati a morfemi liberi (biojoghurt) o combinati con altri confissi (termometro). Alcuni sono posizionalmente stabili, cioè possono comparire solo come primo o secondo membro, mentre per altri non sussiste tale restrizione (filosofo, bibliofilo); inoltre possono portare l’accento, e questo li differenzia dagli affissi germanici, che sono atoni. Lüdeling (2006: 580) precisa che i confissi possono presentare fonemi o grafemi diversi da quelli tipici della lingua, come il grafema ph per il tedesco, e, a differenza di altri costituenti, possono richiedere una vocale di collegamento, spesso –i o –o, come nell’ italiano agrimensore e agroalimentare, o nel tedesco Pinacothek, Thermoelement. Nelle lingue moderne i confissi sono stati presi in prestito direttamente dal greco oppure attraverso la mediazione del latino (come nell’italiano telescopio). Nel caso delle lingue germaniche possono essere stati assimilati attraverso le lingue volgari neolatine, come il vernacolare romanzo che si parlava in Italia: la parola telescopio fu infatti coniata 14 15 http://www.treccani.it/vocabolario/telescopio/, url consultato il 28.03.2017. Così Renzi et al. (1995: 501). 20 in Italia nel 1609, per definire lo strumento inventato da Galileo, e si diffuse poi nelle altre lingue europee16. I composti neoclassici conobbero infatti una grande diffusione in Europa nel corso del XVII e XVIII secolo. Generalmente le lingue moderne non hanno preso in prestito i singoli costituenti di queste formazioni, bensì parole complesse già formate contenenti dei confissi: ad esempio la parola tedesca Pinakothek è formata da due confissi di origine greca che insieme significano ‘raccolta di tavole dipinte’. Questi elementi stranieri si sono poi resi indipendenti dalla parola originaria diventando disponibili e produttivi per nuove formazioni; perciò si sono formate parole come Infothek, Mediathek e simili. La composizione neoclassica è produttiva anche oggi, ed è in grado di formare parole non solo attingendo ai confissi neoclassici disponibili, ma anche di produrre formazioni ibride, combinando confissi ed elementi autoctoni; è questo il caso del confisso –thek/–teca, che si può combinare con morfemi già presenti nella lingua, dando luogo a Spielothek per il tedesco o paninoteca per l’italiano (Lüdeling 2006: 581). È interessante notare come i composti neoclassici seguano l’ordine grecolatino di formazione delle parole, quindi con testa a destra, sia nelle lingue germaniche che in quelle romanze. In tedesco esistono anche pochi confissi autoctoni, come Schwieger- e Stief- in Schwiegersohn, Stiefmutter (Donalies 2007: 12). Dalla composizione tipica ci si sposta quindi verso la derivazione con le seguenti combinazioni: possiamo avere un lessema combinato con un confisso (ecomostro), una parola di due confissi (telescopio), o un confisso legato ad un affisso (termico) (Kirkness 1994: 5027). I confissi non possono combinarsi direttamente con morfemi flessivi (lo *scopio), perché “Konfixe sind nicht wortfähig” (Fleischer Barz 2012: 83). Tipica di un registro alto e dei linguaggi specialistici, la composizione tramite confissi si presta particolarmente a formare termini ironici o scherzosi, forse anche per canzonare la presenza massiccia di tecnicismi nella lingua attuale. In questo modo si formano parole come Bequemokratie, ad indicare una forma di governo in cui ci si lamenta della situazione attuale senza muovere un dito per cambiarla; il confisso –kratie, dal greco ‘potere’, è stato impiegato qui in analogia a Demokratie, Autokratie, Burokratie. Le costruzioni con i confissi non sono né composti né derivati in base alla definizione standard, perché contengono delle forme legate, anche se lessicali; per questo alcuni autori trovano improprio definirli ‘composti’, preferendo chiamarli ‘combinazioni 16 http://www.treccani.it/vocabolario/telescopio/, url consultato il 28.03.2017. 21 neoclassiche’17. Secondo Kastovsky (2009: 325s) il problema si riduce a definire che cosa sia una ‘parola’: partendo dal presupposto che i costituenti di un composto debbano essere ‘parole’ nel senso di avere la capacità di comparire liberamente in altri contesti (Wortfähigkeit), le combinazioni neoclassiche non sono composti; ma se si sceglie una definizione di ‘parola’ basata sullo stato di lessema, allora si tratta di composti a tutti gli effetti. I lessemi possono infatti essere realizzati morfologicamente da radici (in inglese roots, forme non ulteriormente analizzabili, come la radice lessicale –end– in das Un|end|lich|e) o da temi (stem, ciò che resta di una parola una volta tolti i morfemi flessionali, nello stesso esempio Unendlich–) (Kastovsky 2009: 323); entrambe le forme possono essere legate o libere, ma per essere lessemi sia radici sia temi devono avere uno status lessicale, cioè una certa stabilità di significato. Se si accetta la definizione di parola come lessema, i neoclassici sono composti a pieno titolo: sono formati da radici legate che compaiono soltanto nei composti, ma che godono di pieno status lessicale. Kastovsky (2009: 326) risolve così anche la questione dei composti sintetici (che verranno trattati nel punto 2.3.). Anche Fleischer (2000: 889) indica la possibilità dei composti di presentare costituenti legati, non wortfähig, bensì basisfähig, cioè aventi la capacità di combinarsi con simili costituenti legati o con altri morfemi liberi. Scalise e Guevara (2009: 111) non li considerano affatto un problema e li inseriscono comodamente tra i composti di subordinazione in base al rapporto tra i costituenti, come composti qualsiasi. Nonostante vi siano delle differenze tra queste costruzioni e i composti tipici, quindi, ci sono valide ragioni per analizzarle come composti propriamente detti. 1.3.3.3. La formazione di parole tramite affissoidi Gli affissoidi, o ‘semiaffissi’, sono elementi che compaiono nella formazione di parole, ma non si possono definire morfemi lessicali. Per poter essere definito ‘affissoide’ un elemento deve essere attivo nella formazione di serie di parole per analogia (in tedesco Reihenbildung), e al contempo deve aver subito un processo di indebolimento semantico (Olsen 2000: 902); simile processo è stato affrontato da i già citati –heit tedesco e –mente italiano, morfemi un tempo lessicali che ora hanno soltanto lo statuto di suffissi. Esempi 17 Così Kirkness (1994: 5026); per Eisenberg i confissi sono morfemi legati specializzati nella costruzione di Konfixkomposita, quindi la composizione tramite confissi viene considerata come una modalità di formazione di parole separata dalla composizione (Eisenberg 2006: 244); invece Donalies (2007: 55), Fleischer Barz (2012: 84) e Scalise Guevara (2009: 111) considerano i neoclassicismi come composti a tutti gli effetti. 22 di affissoidi si trovano oggi per esempio nei secondi elementi degli aggettivi tedeschi bleifrei, vitaminreich, energievoll, e dei sostantivi Backwerk, Bettzeug; questi elementi sono attestati anche come parole a pieno titolo, ma in questo contesto morfologico sfumano semanticamente e assumono un significato diverso o comunque più debole (ciò sarà approfondito nel capitolo 3.6.2 per il tedesco 18). Spesso gli affissi risalgono a costituenti di composti indeboliti, ma a volte può anche accadere il contrario, cioè un affisso può diventare un morfema lessicale. È interessante in questo senso il caso della forma Burger, citato da Kastovsky (2009: 328): la parola tedesca Hamburger (‘cittadino di Amburgo’) venne presa in prestito in America per designare il noto tipo di carne dalla forma rotonda e poi il panino 19. L’elemento –burger venne poi ad indicare solo il panino, diventando secondo costituente a pieno titolo (Cheeseburger), fino a comparire in autonomia. È chiaro che processi di questo tipo sono comprensibili se contemplati in diacronia, e anche per questo la necessità della categoria degli affissoidi è molto problematica e dibattuta; Kirkness (1994: 5027) colloca gli affissoidi nello stesso insieme dei confissi e degli affissi, cioè tra i ‘combinemi’. Gli affissoidi sono stati istituiti per cercare di fare chiarezza nella zona di sovrapposizione tra i composti e la derivazione 20, ma forse si tratta soltanto di un’altra descrizione di questa zona grigia, che non chiarifica affatto dove sia il confine: Fleischer e Barz per il tedesco non contemplano più la categoria dal 1992 (Olsen 2000: 902). 1.3.3.4. Altri processi di formazione di parola Ci sono altre modalità di formazione di parole come l’incorporazione, la retroformazione, la contaminazione e la reduplicazione, le quali non appartengono alla composizione, ma possono originare unità molto simili ai composti: le parole che risultano dall’incorporazione e la retroformazione si trovano infatti in letteratura anche 18 Oppure si veda Zifonun (2012) per una buona spiegazione. La parola inglese hamburger è l’abbreviazione di hamburger steak; si diffuse negli Stati uniti a fine ottocento in seguito all’immigrazione di cittadini tedeschi, molti dei quali provenivano da Amburgo. La parola si diffuse poi in Germania a partire dagli anni settanta, grazie alla diffusione delle note catene di fast food. L’interpretazione della parola hamburger come giustapposizione di ham ‘prosciutto’ e burger ‘panino’ non è etimologicamente motivata, anche se esiste in letteratura (Anglizismen Wörterbuch: Carstensen et al. 1994, vol 2, pag. 606); tale interpretazione potrebbe essere un caso di etimologia popolare. 20 In Ortner et al. (1991: 252), citato da Zifonun (2012: 123), si usa la categoria ‘affissoidi’ in modo molto ampio. Ortner, Lorelies et al (1991), Deutsche Wortbildung. Typen und Tendenzen in der Gegenwartssprache. Eine Bestandaufnahme des Institut für Deutsche Sprache Forschungsstelle Innsbrück. Viertel Hauptteil. Substantivkomposita. Berlin & New York, De Gruyter. 19 23 col nome di ‘pseudocomposti’ (Eisenberg 2006: 232); la contaminazione, ovvero la fusione di due parole, viene trattata da Donalies (2007: 66) subito dopo la composizione copulativa, poiché le parole formate attraverso la contaminazione sono molto simili ai sostantivi composti copulativi; la reduplicazione invece tende a formare parole simili ai composti determinativi, in particolare ai cosiddetti Selbstkomposita: i reduplicati sono formazioni in cui un morfema o parte di esso viene ripetuto, mentre i Selbstkomposita sono composti determinativi a tutti gli effetti, che presentano lo stesso lessema al primo e al secondo membro. Questi procedimenti di formazione di parole saranno brevemente spiegati nei prossimi paragrafi. L’incorporazione è quel procedimento per cui una parola attrae a sé l’elemento con cui intrattiene legami di reggenza sintattica (Fuhrhop 2006: 66). Fleischer (2000: 889) cita come esempio i verbi tedeschi lobpreisen e danksagen, dove i sostantivi Lob e Dank sono stati incorporati dai verbi preisen e sagen. Per Fuhrhop (2006: 78) sono nati tramite incorporazione avverbi come stattdessen, formato dalla preposizione statt, che regge il genitivo, e il pronome dessen. Analogamente in italiano esiste una categoria di composti che si sono formati tramite incorporazione, chiamati per questo ‘composti incorporanti’; ne rimangono pochi esempi, tra cui i verbi di origine latina manomettere, ‘mettere mano’ e crocifiggere, ‘affiggere, inchiodare alla croce’. Oggi si può dire che questa modalità di formazione non è più produttiva in italiano (Jezec, 2005: 44). L’incorporazione è tipica di alcune lingue nordamericane e oceaniche, dove forma tipicamente verbi che incorporano sostantivi (Fleischer 2000: 889). La retroformazione, indicata in inglese come backformation, in tedesco Rückbildung o Scheinkomposition, può essere descritta come una sorta di derivazione esplicita al contrario, per cui da una parola complessa si ricava una possibile base, per lo più sottraendo dei morfemi (Donalies 2007: 103). Un esempio dall’inglese è il verbo to babysit da baby-sitter (Bauer 2006: 725); per il tedesco la retroformazione è molto produttiva in ambito verbale, perciò per esempio dal composto sintetico Bergsteiger si risale al verbo bergsteigen (Fuhrhop21 2006: 65). Per retroformazione possono originarsi anche sostantivi: è il caso di Sanftmut retroformato a partire dal composto aggettivale 21 Fuhrhop fa riferimento solo ai verbi retroformati, con il seguente esempio: il sostantivo deverbale Sparer viene a far parte del composto Bausparen, e successivamente il parlante risale ad un ipotetico verbo bausparen; i verbi retroformati sono spesso difettivi nel paradigma, cioè possono porre dei problemi quando si tratta di declinarli: Fuhrhop si chiede, “Ist Franz spart Bau grammatisch?” (Fuhrhop 2006: 65). 24 sanftmütig, e non dall’apparente giustapposizione dei lessemi sanft e Mut (Donalies 2007: 95). Un esempio di retroformazione italiana è il verbo perplimere, formato in base all’aggettivo perplesso in analogia a reprimere – represso e simili22. La categoria della retroformazione nella formazione di parole in sincronia è discussa 23 (Fleischer 2000: 893); Donalies (2007: 96s) ritiene che sia fuorviante parlare di retroformazione, in quanto per giudicare se una parola è stata retroformata si presuppone la conoscenza dell’ordine in cui le forme sono comparse nella storia della lingua, processo non sempre attuabile. La contaminazione (chiamata anche blending dall’inglese, o Wortkreuzung, Wortverschmelzung, hapologische Zusammensetzung in tedesco) invece fonde insieme due parole, solitamente della stessa categoria lessicale (Olsen 2000: 901); si può sovrapporre una comune sequenza di suoni, come nelle parole tedesche Kurlaub da Kur e Urlaub, Ostalgie da Ost e Nostalgie, oppure parte dei morfemi possono essere giustapposti in base a criteri di pronunciabilità, come in Kamedar, incrocio di Kamel e Dromedar (Donalies 2007: 66). Spesso i contaminati sono occasionalismi formati per il gusto comico di evocare contemporaneamente due concetti diversi; è il caso di Ershoppingzustand, modellato su Erschöpfungszustand per indicare in qualche modo l’esaurimento da shopping (esempio trovato in una diffusa rivista femminile). Può tuttavia accadere che i contaminati si impongano nella lingua, come i prestiti dall’inglese Smog, Netiquette, Motel; non si possono tuttavia definire composti, perché la contaminazione è un processo cosciente e creativo, mentre la composizione concatena elementi in modo automatico, puramente morfologico (Olsen 2000: 901). Da ultima si considera la reduplicazione (o iterazione), cioè la formazione di lessemi mediante la ripetizione di una stessa parola o parte di essa, producendo unità molto simili ai composti. In alcune lingue questa modalità di formazione di parole serve a formare il plurale oppure a rafforzare un concetto (Schindler 1991: 598); in tedesco è oggi molto poco produttiva ed è spesso accompagnata da variazione vocalica, come nelle parole Wirrwarr e Mischmasch. In tedesco la struttura dei reduplicati li rende molto simili ai i 22 La parola perplimere fu lanciata dal comico Corrado Guzzanti nei primi anni novanta. Attecchì subito per la coerenza morfologica e per il fatto di riempire una lacuna effettiva della lingua italiana (Biffi, Marco, “Significato e origine di perplimere” nel sito dell’Accademia della Crusca, http://www. accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/ significato-origineperplimere, url consultato il 1.03.2017). 23 Fleischer ritiene però che la retroformazione sia produttiva in sincronia: ad esempio il verbo inglese to brainwash è retroformato dal sostantivo brainwashing, e non va interpretato come composizione degli elementi brain e wash (2000: 893s). 25 Selbstkomposita, cioè a quei composti in cui i due costituenti sono lo stesso lessema, come per esempioBücherbuch; ad un’analisi più precisa i Selbstkomposita sono però composti determinativi a tutti gli effetti, infatti il Bücherbuch è un ‘Buch über bestimmte Bücher’ (Fleischer Barz 2012: 68). Questo tipo di composizione può essere usata per enfatizzare un concetto, si consideri come esempio la parola Autorenautor, che designa ‘l’autore per eccellenza’. Nei reduplicati invece è impossibile fornire un’interpretazione determinativa: il reduplicato Schickimicki ‘elegantone’ non può essere considerato un composto, poiché non presenta due morfemi lessicali che legandosi insieme in virtù di una relazione implicita formano una nuova parola (Donalies 2007: 68). A differenza del tedesco, in italiano la reduplicazione è produttiva in base a regole morfologiche anche oggi: si pensi a parole come fuggi-fuggi, pigia-pigia, lecca-lecca, in cui la reduplicazione dell’imperativo del verbo permette di creare sostantivi; i reduplicati italiani sono per questo più vicini ai composti esocentrici formati da due verbi, come dormiveglia (Thornton 2009: 241); lo si approfondirà nel capitolo 4 (punto 4.6.6.). 1.4. Il significato nei composti Si è detto all’inizio del capitolo che tra i costituenti di un composto sussiste una relazione R che non è realizzata da materiale linguistico; anche se non espressa, la relazione che i due costituenti intrattengono è di tipo semantico e grammaticale. Per questo, il composto capoclasse si può parafrasare come ‘capo della classe’, e si può così notare come nella parafrasi le due parole siano messe in relazione dalla preposizione della, che nel composto non figura, rimanendo implicita (Scalise Bisetto 2008: 118). Soprattutto nei composti formati da costituenti nominali la relazione R può celare un’ampia gamma di interpretazioni, esplicitabili solo attraverso una parafrasi sintattica. Ad esempio il composto Sahnetorte designa una ‘torta con panna’, Wassermühle un ‘mulino che funziona ad acqua’, il capostazione è il ‘capo di una stazione’, un cavolfiore è ‘un tipo di cavolo simile a un fiore’. In tedesco anche le interpretazioni di uno stesso composto estrapolato dal contesto possono essere numerose: la parola Fishfrau potrebbe designare una signora che mangia il pesce, che vende il pesce, che è fredda come un pesce, persino ‘che ieri ha detto di non sopportare il pesce’ (Heringer 1984, citato da Donalies 2007: 108). Semanticamente i composti sono unità molto dense: in una semplice 26 struttura morfologica esprimono le stesse informazioni contenute in sintagmi complessi. Ciò è possibile grazie alla vaghezza di significato dei costituenti e della relazione R. Donalies spiega che le parole non sono puntuali e univoche nel loro riferirsi alla realtà extralinguistica; descrivono al meglio un’immagine prototipica, ma possono definire anche esemplari non prototipici. Fino a che punto può estendersi il significato di una parola? Nonostante una certa stabilità di significato non c’è modo di determinare il dominio esatto di un significante sulla realtà referenziale, perché il significato è cangiante e dipende dall’uso. La composizione sfrutta la vaghezza del significato delle parole assieme all’indeterminazione della relazione R: Apfeltorte designa meccanicamente una torta che ha qualcosa a che fare con le mele, ma sono l’esperienza del parlante e la convenzione stabilita a dire che si tratta di una ‘torta di mele’ (Donalies 2007: 109). Vi sono composti che comprimono parafrasi anche molto complesse, come nel caso di spaghetti-western, ‘western prodotto in un paese noto per l’abbondante consumo di spaghetti’, o di Gulaschkommunismus, che sembra avere un rapporto di significato analogo tra i costituenti; il composto potrebbe essere parafrasato con il sintagma ‘tipo di comunismo introdotto in un paese noto per l’abbondante consumo di gulasch’24 (Bauer 2006: 721). Similmente alla vaghezza del significato dei costituenti, anche la polisemia è una delle forze che operano a favore dell’economia linguistica. Nella composizione la polisemia tende a ridursi eliminando l’ambiguità: ad esempio il secondo membro della parola Zugkraft aiuta a disambiguare la parola polisemica Zug, che in questo caso non indica un ‘treno’ ma la ‘trazione’ (Fleischer Barz 2012: 132); allo stesso modo capo nei composti italiani capogiro e capostazione designa nel primo caso ‘la testa’, nel secondo ‘il responsabile’. Talvolta la polisemia può rimanere anche nel composto: Zugführer può designare colui che conduce un treno o una truppa (Fleischer Barz 2012: 132). Per la loro polisemia intrinseca i composti sono stati definiti dagli studiosi ‘semanticamente ambigui’ o ‘vaghi’; Jackendoff (2009: 117) propone piuttosto di definirli ‘promiscui’ (“promiscuous”), poiché tutti i significati possibili convivono nel composto, ma il Si fa riferimento con questa parola ai provvedimenti introdotti in Ungheria dal 1960 al crollo dell’Unione Sovietica; secondo il DWDS la parola ha assunto un significato dispregiativo: “Kommunismus, der nur auf die Befriedigung materieller Bedürfnisse, auf die Hebung des Lebensstandards, nicht aber auf gesellschaftliche Veränderungen abzielt” (https://www.dwds.de/wb/Gulaschkommunismus, url consultato il 28.03.2017). 24 27 cervello umano sa estrapolare il significato giusto basandosi sulle informazioni che ha a disposizione, al di là della grammatica. Jackendoff (2009: 110) cita come esempio un esperimento condotto da Gleitman e Gleitman (1970)25, in cui era chiesto ai soggetti di interpretare dei composti nuovi privi di contesto; è stato chiesto di parafrasare il composto bird house glass, e la maggior parte dei soggetti ha dato una spiegazione basata sulla plausibilità semantica (‘a birdhouse made of glass’) anziché sull’ordine grammaticale dei costituenti26. Nell’interpretazione di un nuovo composto, dunque, la competenza morfologica è coinvolta, ma lo sono in maggior misura le caratteristiche semantiche dei costituenti, nonché la conoscenza enciclopedica del parlante; tuttavia la variabile più incisiva non appartiene alla realtà strettamente linguistica, ma a quella referenziale, ed è il contesto. Le parole non sono mai isolate: si inseriscono nel co-testo e nel contesto e rimandano alla conoscenza enciclopedica degli utenti (Donalies 2007). Il contesto è quasi onnipotente quando si tratta di composti, perché può incidere sulla relazione R anche più delle caratteristiche semantiche dei singoli costituenti. Bauer (2006: 721) cita l’esempio famoso in letteratura dell’apple-juice seat (Dawning 197727): i costituenti non sembrano intrattenere rapporti semantici, dunque il composto potrebbe avere un insieme di significati tra cui ‘posto a sedere dove è stato versato succo di mela’, ‘sedia dove bisogna sedersi se si vuole vincere un succo di mela’ e simili, ma è stato attestato in una conversazione col significato di ‘posto a sedere con un bicchiere di succo di mela davanti’. A proposito dell’onnipotenza del contesto, Fleischer Barz rileva che i composti lessicalizzati metaforici possono persino riattivare l’uso letterale, se inseriti nel contesto che consente loro di farlo; Hamsterkauf significa idiomaticamente ‘acquisto di quantità eccessive di beni di consumo allo scopo di fare provviste’, ma se si stesse parlando di qualcuno che ha appena comperato un criceto sarebbe pienamente sensato usare la parola in senso letterale (Fleischer Barz 2012: 131). Oltre ad essere il fattore più significativo per disambiguare il significato dei composti, il contesto è soprattutto il motore pragmatico della creazione delle parole: si pensi al composto aggettivale tedesco sauerkrautkonsumfördernd, che non si è sedimentato nel lessico ma è attestato, ed è nato 25 Gleitman, L.R. e Gleitman, H. (1970), Phrase and Paraphrase: Some Innovative Uses of Language. New York, Holt, Rinehart and Winston. 26 L’esperimento ha anche mostrato come persone con un buon livello di istruzione tendano a fare affidamento sull’ordine dei costituenti, anziché sulla plausibilità del senso complessivo. 27 Dawning, Pamela (1977), “On the creation and use of English compound nouns”, Language 53, 810-842. 28 evidentemente in un contesto che avvertiva la necessità di un aggettivo che significhi “promotore del consumo di crauti” (Bosco Coletsos 2007: 23). In letteratura si trovano numerosi tentativi di sistematizzare il significato della relazione R. Per esempio secondo Motsch (1994: 5024) si presentano innanzitutto due opzioni, ovvero: R può avere carattere stereotipico, inferibile quindi dalla semantica dei costituenti e dalla conoscenza del mondo (Apfeltorte, capostazione), oppure può dipendere dal contesto linguistico o situazionale (Fischfrau come ‘donna che ieri ha detto di detestare il pesce’). Qualora non si possa dedurre la relazione in questi due modi, si può ricorrere ad un insieme di relazioni fondamentali ricorrenti: i costituenti possono essere uniti in rapporti di apposizione, di similarità e così via. Ad esempio cavolfiore e Blumenkohl sono parafrasabili con una relazione di similarità: designano un ‘cavolo che sembra un fiore’. Ci sono stati vari tentativi di produrre liste di possibili relazioni 28, senza mai giungere ad un catalogo esauriente dei possibili significati, e un esempio lampante del perché sfugga sempre qualcosa è la parola Gulaschkommunismus. Secondo Donalies (2007: 110) e Bauer (2006: 721) non ha senso continuare a cercare di catalogare le relazioni semantiche, perché la composizione produttiva è un atto individuale e creativo che forma parole dai significati sempre nuovi; per poter parafrasare le parole composte si necessita di competenza linguistica e fantasia. Anche se i significati non possono trovare una sistematizzazione esaustiva ci sono degli aspetti da considerare a riguardo. Ancora una volta non si tratta di categorie che suddividono i fenomeni linguistici in comparti stagni, ma piuttosto di assi in cui trovano posto i diversi tipi di composti in base al significato dei costituenti e della parola nel complesso. Verrà trattata qui di seguito la composizionalità, cioè la caratteristica di quei composti il cui significato può essere calcolato grazie al significato dei costituenti; successivamente si presenterà l’aspetto dell’idiomaticità nelle parole composte, legata all’uso figurato della lingua; da ultime verranno considerate la produttività delle regole di composizione e la lessicalizzazione. 28 Fleischer Barz (2012: 141), Fandrych Thurmair (1994), e Fanselow (1981) citato da Meibauer (2015: 54) (Fanselow, Gisbert (1981), “Neues von dem Kompositafront oder zu drei Paradigmata in der Kompositagrammatik”, Studium Linguistik 11, pagg. 43-54). 29 1.4.1. Composizionalità e prevedibilità La composizionalità è la caratteristica di un’espressione complessa il cui significato totale è in funzione del significato delle singole parti (Janssen 1994: 650): in altre parole, un composto si può definire composizionale quando è possibile calcolarne il significato sommando i significati dei suoi costituenti ‘senza sorprese’. I normali sintagmi hanno significato composizionale: si pensi ad esempio al sintagma l’inchiostro blu, in cui è chiaro a cosa si fa riferimento conoscendo il significato delle parole ‘inchiostro’ e ‘blu’. Così si comportano anche alcuni composti semanticamente trasparenti, come Spielplatz e portafinestra: uno Spielplatz è un posto dove si gioca, una portafinestra è una porta che è anche una finestra, quindi i costituenti permettono di capire cosa designano queste parole, anche senza averle mai incontrate. Al contrario, un’espressione non composizionale dice di più dei suoi componenti: ad esempio l’espressione avere il sangue blu non è da interpretare come ‘avere il sangue di colore blu’, secondo il significato dei singoli costituenti, ma ‘essere di nobile lignaggio’. Allo stesso modo, composti come pungitopo e Löwenzahn non indicano ‘qualcosa che punge i topi’ e ‘il dente di un leone’, e il parlante non può dire che si tratta di piante di fiori se non per conoscenza enciclopedica (Kavka 2009: 23-25). Le costruzioni composizionali sono tendenzialmente letterali, cioè non sono da interpretare nel senso traslato in cui si possono intendere uno o entrambi i costituenti; il principio di composizione vale però in senso stretto solo per le parole monosemiche: se i due costituenti di un composto composizionale hanno rispettivamente un solo significato, dalla somma dei due significati si ottiene l’entità a cui si riferisce il composto. Tuttavia le parole non sono quasi mai monosemiche: come gli altri composti, anche i composti composizionali sono interessati dalla polisemia dei costituenti, e si situano sempre in un determinato contesto (Ježec 2005: 45). La composizionalità favorisce senza dubbio la prevedibilità del significato di un composto, ma la prevedibilità è legata anche ad altri fattori: tra questi contano il fatto che i costituenti siano polisemici o meno, la frequenza d’uso della regola di formazione applicata al composto in questione, e non da ultima la trasparenza strutturale del composto, cioè il fatto che la segmentazione dei costituenti sia chiara (Kavka 2009: 2325). Si pensi al tedesco Wachstube, che potrebbe essere interpretato come Wach|stube ‘guardiola’ o Wachs|tube ‘tubetto di cera’; ancora una volta il contesto è fondamentale 30 (Donalies 2007: 38). Ciò che invece non favorisce la prevedibilità è l’uso idiomatico e figurato della lingua, che caratterizza le formazioni non composizionali. 1.4.2. Idiomaticità e figuralità Si è già parlato di idiomi nel trattare tipi di costruzioni frasali che si sono affermate come singole unità (punto 1.3.2.3). Secondo Olsen (2000: 900) “the basic property of an idiom is that the meaning of the whole is not analyzable on the basis of the meaning of its parts” – se una costruzione è idiomatica allora non è composizionale, letterale, prevedibile. I composti possono avere molto in comune con le espressioni idiomatiche, anche solo per il fatto di esprimere sempre un ‘di più’ rispetto ai costituenti, dato che la relazione R che sussiste tra loro rimane implicita. Per Kavka (2009: 25-2629) la somiglianza tra composti e idiomi è lampante se si considera un idioma come concatenazione in cui il significato non è inferibile dal significato dei singoli lessemi; inoltre i composti come gli idiomi possono essere altamente convenzionalizzati e legati al contesto. Tuttavia, come ricordano Gaeta e Ricca (2009: 40), la parola apriscatole è senza dubbio un composto, ma non è affatto idiomatico. Si può concludere che esistono diversi tipi di composti che si collocano in una scala che va da ‘composizionale’ a ‘idiomatico’ (Kavka 2009:28). La figuralità è strettamente legata all’idiomaticità: gli idiomi sono espressioni figurate, infatti l’espressione idiomatica rimanere di sasso non è da intendersi letteralmente, ma implica l’uso figurato della parola ‘sasso’. Tuttavia esistono espressioni figurate che non sono idiomi, che sono coniate sul momento per un particolare bisogno espressivo senza implicare la lessicalizzazione: ad esempio chi trascorre molto tempo a studiare in biblioteca può dire che ormai vive in biblioteca, e l’espressione sarebbe da intendere in senso figurato, anche se non si tratta di un idioma. Le costruzioni idiomatiche quindi oltre ad essere figurate fanno parte di un repertorio lessicalizzato. Allo stesso modo esistono composti figurati idiomatici e composti figurati che sono semplicemente idiosincratici30; Eisenberg (2006: 215) precisa anche che la lessicalizzazione non implica 29 Anche se in gran parte del capitolo si parla delle caratteristiche idiomatiche dei composti, va detto che Kavka riconosce che esistano anche composti non idiomatici puramente composizionali, citando degli esempi dall’inglese come door knob, bedroom, Anglo-Saxon. 30 I composti non lessicalizzati possono essere sia figurali che letterali; un esempio di composto composizionale non lessicalizzato è l’apple-juice seat di Dawning, ma è possibile immaginare anche 31 per forza la demotivazione, infatti molti composti lessicali hanno significato composizionale pienamente motivato (come il già citato apriscatole); ma se un’espressione non motivata si lessicalizza, allora si tratta di idiomatizzazione (come nel caso di ficcanaso). La capacità di usare la lingua in modo figurato poggia sulle abilità cognitive del parlante, quali la capacità di confronto, di categorizzazione e di simbolizzazione. Qui si fa riferimento principalmente a Heyvaert (2009: 233–254), che contempla la composizione dal punto di vista della linguistica cognitiva. Per la formazione di composti sono particolarmente attive le abilità simboliche della metafora, della metonimia e del blending. La metonimia sovrappone due categorie pertinenti allo stesso dominio concettuale, ad esempio nella frase la pentola bolle dove il contenitore designa il contenuto; la metafora invece unisce due categorie senza questa contiguità di dominio, come nella frase sono pazzo di lei dove ‘pazzia’ si sovrappone ad ‘amore’. Il blending è la capacità di evocare memorie e di associarle ad altre conoscenze, comprimendo l’input concettuale; Heyvaert (2009: 241) cita a tal proposito l’esempio In France, Bill Clinton wouldn’t have been harmed by his relationship with Monica Lewinsky, frase che evoca diverse associazioni: lo scandalo provocato dalla relazione tra i due, il fatto che in America la vita privata dei politici viene presa in grande considerazione, e che nelle democrazie europee invece si tende a separare la sfera privata da quella pubblica. A livello cognitivo è in atto la stessa procedura della ‘contaminazione’ come modalità della Wortbildung: così come il contaminato Wintermezzo evoca in una parola i due concetti di ‘inverno’ e ‘intermezzo’, allo stesso modo il blending concettuale può evocare e associare memorie e concetti pertinenti ad ambiti diversi. Questi tre meccanismi sono vitali nella composizione: esempi che includono relazioni metaforiche sono il tedesco Augenblick (Fleischer Barz 2012: 142) e l’italiano scaldabanchi; per i composti metonimici si possono citare l’italiano manolesta e il tedesco Struwwelkopf. Alcuni studiosi (tra cui Bauer 200831, citato in Bauer 2009: 351 e Booij 199232 citato da Lieber 2009) sostengono che i composti possessivi come pellerossa e Rotkehlchen hanno la caratteristica eminente di basarsi su principi di metonimia e sineddoche, più che quella di essere endocentrici. composti non lessicalizzati figurati, penso ad esempio che se vedessi arrivare un amico con un naso importante notoriamente bravo a giocare a calcio potrei dire “ecco che arriva il nostro Cirano-bomber”. 31 Bauer, Laurie (2008), „Les composés exocentriques de l’anglais” in Amiot, D. (a cura di), La composition dans une perspective typologique, Arras, Artois Presse Université. 32 Booij, Geert (1992), „Compounding in Dutsch“, Rivista di linguistica 4 (1), 37–60. 32 Un esempio di blending concettuale nei composti può essere invece rappresentato dal noto spaghetti-western. Il blending è molto produttivo nei composti per uso ad hoc, creati in famiglia o con amici stretti, dove è più facile avere esperienze comuni da cui attingere – Heyvaert (2009: 251) porta l’esempio cherry jeans, che potrebbe indicare ‘quei pantaloni che hai usato per raccogliere ciliegie’. 1.4.3. Produttività e lessicalizzazione La produttività è la possibilità di una regola di coniare nuove parole. Le nuove formazioni possono nascere tramite regole composizionali o per analogia olistica: le regole composizionali producono serie di parole, che possono poi lessicalizzarsi o sparire col mutare del contesto che le ha generate, mentre i processi analogici tendono ad essere occasionali e di norma non portano alla produzione di serie di parole (Fleischer 2000: 888). Ad esempio il composto Hausmann (‘uomo casalingo’) è stato formato in analogia a Hausfrau (Meibauer 2015: 39). La produttività di un processo di formazione è soggetta a restrizioni a tutti i livelli della lingua, sul piano fonologico, morfologico, sintattico, semantico e pragmatico; tra i fattori pragmatici conta il fatto che per coniare un nuovo termine deve sussistere un concreto bisogno di denominazione (Meibauer 2015: 45-47). Secondo Dressler et al. (2005: 153) anche la produttività è una scala, e il grado di produttività di una regola si scontra con due ordini di ostacoli: in primo luogo l’inerzia della lingua tradizionale, che pone problemi alle nuove formazioni non standard, e in secondo luogo la competizione con altre regole che si applicano allo stesso input. Ad esempio per l’italiano si può affermare che la regola V+N per formare composti è produttiva (Scalise Bisetto 2008: 130), infatti se si inventasse una nuova macchina per sbucciare le carote, nulla impedirebbe di chiamarla ‘sbucciacarote’. Inoltre in italiano la composizione subisce la concorrenza della derivazione, per cui per i nomi di mestiere si preferisce usare un derivato invece di un composto, si pensi a benzinaio, pasticcere e simili. Secondo Giegerich (2009: 199) vi sono due livelli nel lessico: nel primo livello, più profondo, si sono sedimentate forme complesse ormai opache e irregolari, mentre nel livello più recente si trovano costruzioni regolari formate secondo regole produttive. Non tutte le forme sono ugualmente produttive: manoscritto, formazione con testa a destra, si colloca in uno strato del lessico più profondo rispetto a spremiagrumi, che è invece 33 formato secondo la regola produttiva oggi; comunque in entrambi gli strati del lessico si tratta di composizione. La produttività di una regola non è in rapporto diretto con la lessicalizzazione delle parole che forma: vi sono regole produttive che formano occasionalismi che non entrano nel vocabolario, poiché il bisogno pragmatico non è abbastanza forte o duraturo; il composto contenuto nell’espressione “cene funky bruciapaghetta”33 è attestato, rispetta una regola produttiva, è molto eloquente ma non per questo ora è parte del lessico italiano. Eppure la lessicalizzazione è stata vista a lungo come indicatore dello status di composto, e a questo Bauer (2006: 721) muove le seguenti obiezioni: intanto la lessicalizzazione interessa anche strutture sintattiche, non solo i composti (l’esempio pomodoro torna utile); inoltre molti composti morfologicamente motivati non entreranno mai nel lessico, poiché esauriscono il bisogno comunicativo nel preciso contesto in cui vengono formulati (ancora l’apple-juice seat di Dawning). 1.5. Esistono criteri universali per un’analisi contrastiva dei composti? I linguisti hanno tentato di individuare dei criteri universali per delimitare i composti e permettere un confronto linguistico 34, tuttavia non è affatto semplice: un criterio che sembra solidissimo all’interno di una lingua vacilla non appena si allarga il campo di osservazione a più lingue. Ad esempio l’assunzione che la composizione sia un universale linguistico è stata messa in dubbio dalle grammatiche del groenlandese occidentale, che sembrano non conoscere i composti (Bauer 2009: 344). A questo punto, onde evitare di incagliarsi sulle eccezioni senza trovare regole, conviene adottare la prospettiva di Scalise e Guevara (2009: 107s): ogni linguista ha una sua definizione di composto dovuta a scelte teoretiche, quindi ha senso guardare alle tendenze universali della composizione, anziché inseguire una definizione ineccepibile. Si rileva quindi che i composti generalmente si comportano in questo modo: seguono i principi dell’atomicità sintattica e dell’integrità lessicale, i costituenti hanno natura lessicale, e il risultato è un membro delle principali categorie lessicali (Scalise Guevara: 2009: 108). Tuttavia è utile analizzare la composizione nei diversi livelli linguistici e rendersi conto perché i criteri comunemente adottati non si rivelano efficaci, sulla scorta di Bauer (2009: 719-721). 33 34 Tratto dal romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo (Brizzi, Enrico (1994), Ancona, Transeuropa). Si vedano per esempio Scalise Guevara (2009), e per le lingue europee Donalies (2004). 34 Spontaneamente verrebbe da affidarsi al criterio ortografico: sembra ragionevole supporre che i composti vengano scritti come parole singole; tuttavia questo criterio è fragile anche solo per il fatto che molte lingue non hanno una lingua scritta o non indicano le pause tra parole, oppure perché l’ortografia è stata imposta da parlanti non nativi. Non occorre andare a cercare il groenlandese occidentale per rendersi conto dell’instabilità del criterio, visto che come già detto l’inglese per primo pone problemi: rain-forest, rainforest e rain forest sono tutti composti attestabili35. L’ortografia è una convenzione e come tale cambia nel tempo, punto dolente soprattutto per il tedesco, viste le discussioni che ha sollevato la riforma ortografica del 1996 e i casi dubbi che ancora sussistono – si pensi alle costruzioni sostantivo-verbo come Rad fahren/radfahren (Fuhrhop 2006: 68)36. Anche in italiano, salvo per i composti V+N come cavatappi, che sono solitamente scritti attaccati, non c’è una norma stabile per la grafia; i composti possono essere scritti come un’unica parola (scacciapensieri), separati da un trattino (divano-letto) o solo giustapposti (busta paga) (Jacobini 2011: 251). Il criterio fonologico è già più distintivo per i composti, sebbene anche in questo caso bisogna parlare di tendenze, e tenere presente che ogni lingua ha diversi mezzi segmentali o soprasegmentali per indicare i composti tipici (Bauer 2006: 720). In inglese nella maggior parte dei composti l’accento cade sul determinante, dunque sul primo membro, come mostra la coppia minima toy factory: con accento sul primo membro è un composto, ‘fabbrica di giocattoli’, con l’accento nel secondo membro è un sintagma, ‘fabbrica giocattolo’; tuttavia anche in inglese sussistono formazioni problematiche 37 (Lieber e Štekauer 2009: 8-10). In tedesco normalmente l’accento sul costituente di sinistra è indice piuttosto affidabile di composizione: si dice infatti Wohnungs|tur, Pilzen|suppe (Eisenberg 2012: 146-149). In italiano invece l’accento principale cade normalmente sul membro di destra: palla|volo, lava|stoviglie (Jacobini 2011: 251). Inoltre se si applica rigidamente il criterio ortografico nell’esempio New York-Los Angeles flight si estrae il composto *York-Los (Bauer 2006: 720). 36 Fuhrhop (2006) nel capitolo 8 “Getrennt und Zusammenschreibung: die Zweifelfälle” considera espressioni formate da sostantivo e verbo come Rad fahren, Schlittschuh laufen, Brust schwimmen applicando diversi test per verificare la capacità del sostantivo di stare nel Vorfeld, il modo in cui costruiscono il Perfekt ecc.; Fuhrhorp non dà una soluzione, considerandoli casi dubbi, ma nel volume Duden – Die deutsche Rechtschreibung (2013: 49) si indica che in questi casi il sostantivo va scritto staccato e con lettera maiuscola. 37 Ci si chiede perchè fifth street abbia l’accento regolare dei composti e fifth avenue invece no (Lieber e Štekauer 2009: 10). 35 35 Quanto ai criteri morfologici, Bauer (2006:720) fa riferimento principalmente al fatto che i membri interni al composto non possono portare marche flessive; l’unico costituente che può essere flesso è la testa, cioè quello che nei composti determinativi funziona come iperonimo all’interno della frase. Questo può valere di norma per il tedesco, dove la flessione interna compare raramente e in situazioni spiegabili in diacronia, quali Blindekuh e Langeweile (Donalies 2007: 39). Applicare rigidamente questo criterio per l’italiano invece significa escludere dall’analisi formazioni come cassaforte e camposanto38, che vengono considerati composti determinativi nelle grammatiche italiane (Scalise Bisetto 2008: 123, Renzi Salvi Cardinaletti 1995: 504). Alcuni composti italiani infatti formano il plurale flettendo il costituente di destra (i pianoforti), altri quello di sinistra (i capistazione), altri ancora li flettono entrambi (le casseforti). Per quanto concerne il criterio sintattico, come già detto, i composti hanno la proprietà di comportarsi come parole semplici. Citiamo ancora i tre test indicati da Lieber e Štekauer (2009: 11) per definire i composti: l’inseparabilità, la non modificabilità del determinante e la non-pronominalizzazione del costituente testa. Questo esclude anche di poter fare riferimenti anaforici al determinante, che è refrattario ad ogni operazione sintattica (Bauer 2006: 721). Il criterio sintattico è piuttosto solido e può aiutare molto anche in italiano, per quanto concerne questo lavoro39. Da ultimi si considerano i criteri semantici, cioè il fatto che i composti tipici esprimano concetti unitari e specializzati, capaci di lessicalizzazione (Bauer 2006: 721). Come già detto, tuttavia, la lessicalizzazione è qualcosa di parallelo alla composizione e per certi versi indipendente da essa: anche le sequenze sintattiche possono definire concetti unitari e lessicalizzarsi, e non è detto che composti formati ad arte secondo regole produttive entrino nel lessico della lingua. 38 Donalies (2004: 27) approfitta del criterio morfologico per affermare che tutti i composti italiani A+N non sono composti ma sintagmi univerbati; posizione che in questo lavoro non giova affatto, e che causerebbe comunque altri problemi di classificazione. Si preferisce pensare che il criterio sia poco adatto ad un’analisi contrastiva, piuttosto che concludere che i composti italiani non si conformano al criterio. Inoltre se Blindekuh è uno dei “ganz wenige etablierte Komposita” (Donalies 2007: 39) la cui flessione interna è spiegabile in diacronia, perché questo non può valere per cassaforte e camposanto? 39 Bauer (2009: 721) indica per l’inglese dei casi in cui il criterio sintattico vacilla e sembra dipendere dall’intuito linguistico del parlante; sostiene perciò che il criterio non sia valido, se non aiuta a disambiguare proprio nei casi dubbi. Tuttavia se appunto si vanno a cercare le costruzioni-limite nella zona grigia tra composizione e sintassi bisogna anche mettere in conto un po’ di ambiguità. 36 Il problema principale resta questo: in una lingua può essere identificato come composto ciò che secondo i criteri di un’altra lingua composto non è, come in pomme de terre per il francese (Bauer 2006: 721). È inconcepibile considerarlo un composto se si usa come metro di paragone la composizione tedesca, e anche in italiano questa posizione dà problemi: unità simili come i sintagmi fissi ferro da stiro, giacca a vento, pentola a pressione, sacco a pelo possono anche rispettare il criterio dell’atomicità sintattica e la lessicalizzazione, e in tedesco gli stessi concetti sono resi da composti determinativi, ma non possono essere considerati composti a tutti gli effetti perché la relazione R è espressa dalla preposizione: vengono pertanto considerate costruzioni sintattiche che si collocano nella zona di contatto con i composti (Jacobini 2011:253). Alla luce delle considerazioni esplicative fatte in questo capitolo, quindi, vale ancora la definizione di Jacobini proposta all’inizio: La composizione è un procedimento morfologico che permette di formare parole nuove combinando insieme due o più morfemi lessicali. […] I composti sono formati tipicamente da due parole autonome; […] la relazione tra i costituenti di un composto non è di norma segnalata da marche morfologiche (Jacobini 2011: 250). 37 Capitolo 2 – La classificazione dei composti nominali Alla fine del capitolo precedente si è visto come sia molto difficile trovare dei criteri per un’analisi contrastiva dei composti. Nonostante questa difficoltà di fondo, lo studio del fenomeno della composizione – come ogni disciplina – si serve di categorizzazioni: in letteratura si possono trovare numerose etichette che hanno lo scopo di classificare e descrivere i diversi tipi di composti. In questo capitolo saranno illustrate alcune di queste categorie. Innanzitutto saranno presentati alcuni cenni storici sui principali approcci teorici al fenomeno della composizione. Nella storia, prospettive diverse hanno fatto risaltare caratteristiche differenti delle stesse formazioni morfologiche, senza che una teoria si sia imposta sulle altre; ogni angolazione contribuisce con concetti utili a descrivere questo o quell’aspetto del fenomeno della composizione. Nei paragrafi successivi saranno illustrati tre tipi di categorizzazioni per descrivere i composti; poiché questo lavoro si occupa dell’analisi contrastiva dei composti nominali in tedesco e in italiano, sono state prese in considerazione soltanto le categorie utili allo scopo: non sono state contemplate tipologie pertinenti ad altre categorie lessicali (come ad esempio gli aggettivi composti), né categorie di composti non presenti nelle lingue in analisi. Saranno invece descritte le categorie sanscrite dei bahuvrīhi e dei dvandva, nonché la distinzione tra composti primari e composti sintetici; da ultima sarà presentata la suddivisione proposta da Scalise e Bisetto (2009), che rappresenta un tentativo di elaborare una classificazione che sia adatta ad un confronto linguistico. 2.1. Cenni storici sullo studio della composizione Lo studio della composizione cominciò ad essere approfondito durante l’Ottocento, dopo che il riconoscimento della famiglia linguistica indoeuropea ebbe inaugurato lo studio contrastivo delle lingue: fu questo il momento in cui la nascente germanistica iniziò ad interessarsi alla Wortbildung (Marx 1994: 37). In particolar modo il sanscrito suscitava l’interesse degli studiosi, perché essendo una lingua molto conservativa veniva ritenuto più simile alla ricostruita ‘lingua originaria’ indoeuropea. La morfologia sanscrita contemplava inoltre una gamma molto differenziata di formazioni composte, e per questo lo studio della composizione si serve ancora oggi di termini introdotti dai grammatici 39 sanscriti, come ad esempio bahuvrīhi (per indicare i composti possessivi) e dvandva (per i composti copulativi) (Kastovsky 2009: 331). La Deutsche Grammatik di Jacob Grimm (18261) fu la prima grammatica a contemplare la formazione delle parole nelle lingue germaniche da un punto di vista descrittivo, filologico e comparativo (Marx 1994: 37). Grimm aveva suddiviso i composti tedeschi in eigentliche e uneigentliche Komposita: i primi, i composti propri, sono quelli formati esclusivamente da morfemi lessicali, siano essi radici o temi della radice (root o stem2); un esempio è l’alto tedesco antico tagalicht, formato giustapponendo taga e licht, ‘luce del giorno’. Al contrario, i composti impropri3 sono quelli il cui primo membro contiene una marca flessiva, che nella maggior parte dei casi è una marca del genitivo; sono uneigentliche Komposita l’alto tedesco antico Donares-tag, il tedesco moderno Tageslight e il latino Acquaeductus (Olsen 200: 906). Kastovsky (2009: 329) spiega in diacronia la differenza tra composizione propria e impropria: i composti propri risalgono ad un periodo in cui non si era ancora sviluppata l’inflessione nominale; pertanto, in mancanza di marche flessive per indicare il caso, le funzioni sintattiche venivano espresse attraverso la posizione dei sostantivi nella frase. I composti impropri contengono invece marche flessive, segno della loro origine come univerbazioni di costruzioni sintattiche; dalle desinenze si sarebbero sviluppati in seguito i Fugenelemente del tedesco, cioè gli elementi che talvolta segnano il confine tra i costituenti nelle parole composte (Liebe|s|brief), oggi non più morfologicamente motivati. Oggi la suddivisione tra eigentliche e uneigentliche Komposita non è più rilevante per un’analisi sincronica, ma ha dato inizio agli studi tradizionali sulla composizione, cioè quelli basati sulle relazioni implicite preposizionali e di caso che sussistono tra i costituenti (Olsen 2000: 905-906). Secondo Wamelink-van Lint (1994: 657) gli studi sulla composizione si possono raggruppare in due grandi filoni: gli studi tradizionali e gli studi formali. Il filone tradizionale classifica i composti in base alle caratteristiche morfologiche e alle funzioni sintattiche dei costituenti, nonché in base alle relazioni semantiche tra i membri; inoltre negli studi tradizionali la composizione viene considerata 1 Grimm, Jacob (1826), Deutsche Grammatik, 2. Theil: Ableitung und Zusammensetzung, Göttingen. Kastovsky (2009: 323) indica la radice (root) come ció che non è ulteriormente analizzabile, come touchin untouchables; e il tema (stem) come ciò che rimane di una parola una volta tolte le marche flessive, untouchable nello stesso esempio. 3 La traduzione di eigentliche e uneigentliche Komposita in ‘composti propri’ e ‘impropri’ si trova in Marx (1994: 39). 2 40 un processo analogico, che forma parole imitando il modello di altre parole. La sola analogia può spiegare la struttura di parole già esistenti, ma non può dar conto dei processi mediante i quali si formano nuovi composti: negli studi tradizionali non si distingue tra composti lessicalizzati e composti produttivi, e non si ricercano precise regole di formazione che siano produttive; per questo tali approcci vengono definiti ‘non formali’ 4. Negli studi del filone formale si cerca invece di formulare regole rigorose per la formazione delle parole composte, presupponendo che sussistano strutture sintattiche soggiacenti; quindi l’inglese oil well ‘pozzo petrolifero’ è formalizzato come risultato di trasformazioni successive che trovano la loro origine nella frase ‘the well yields oil’ (Lees 19605). L’aspetto problematico degli studi formali è l’impossibilità di recuperare quei predicati che nel composto rimangono impliciti: il predicato to yield, nell’esempio, può essere completato soltanto da un parlante che conosca già il significato della parola oil well. Per questo venne introdotto un insieme limitato di ‘recoverably deletable predicates’ (Levi 19786), creando così un modello di formazione di parole generativo e semantico: generativo poiché presuppone regole di formazione trasformazionali a partire dalla sintassi, semantico perché inserisce nelle regole generative anche elementi lessicali, cioè i suddetti predicati7. Tuttavia l’insieme di predicati non potrà mai dare conto di tutti i composti possibili, quindi si cominciò a dubitare dell’esistenza di un elenco di predicati veramente esaustivo, tornando a proporre modelli descrittivi basati anche sulle caratteristiche semantiche e le funzioni sintattiche dei costituenti, più vicini agli studi tradizionali8 (Wamelink-van Lint 1994: 658). Secondo Motsch (1994: 5022) gli studi formali trasformazionali hanno caratterizzato gli anni settanta e ottanta, basandosi sull’influenza dei principi della sintassi sulle formazioni lessicali. Nel frattempo si è affermato un altro approccio, quello lessicale, che vede al contrario sintassi e morfologia come due ambiti separati della grammatica con 4 Secondo Wamelink-van Lint un esempio di studio tradizionale è Marchand, Hans (1969), The Categories and Types of Present-day English Word Formation: a Synchronic–Diachronic Approach, Beck, Munich; penso che per l’italiano si possa annoverare in questo filone Tollemache (1945). 5 Lees, Robert B. (1960), The Grammar of English Nominalizations, Indiana University, Research Center in Anthropology, Folklore, and Linguistics (citato da Wamelink-val Lint 1994:59). 6 Levi, Judith N. (1978) The Syntax and Semantics of Complex Nominals, New York, Academic Press (citata da Wamelink-van Lint 1994: 658). 7 Per una storia degli approcci trasformazionali e lessicalisti alla composizione, si veda Ten Hacken (2009). 8 Un esempio a questo proposito si trova in Bauer, Laurie (1978), The Grammar of Nominal Compounding with Special Reference to Danish, English and French, Odense, Odense University Press (citata da Wamelink-van Lint 1994: 658). 41 regole totalmente diverse; la formazione delle parole è un procedimento morfologico (così Jackendoff 19759). Dagli anni ottanta si tende a riconoscere le affinità tra i due ambiti morfologico e sintattico; i principi che governano le parole e le frasi sono simili. In questa prospettiva si colloca lo studio di William (1981) che ha introdotto il concetto di Righthand Head Rule, segnando un momento importante nello studio dei composti (Wamelink-van Lint 1994: 658). Come si è visto (al punto 1.3.1.), questa regola è stata ridimensionata di molto e ora si può dire che valga generalmente solo per alcune lingue, tra cui quelle germaniche (Booij 2009: 203). Questi studi post-lessicalisti comprendono anche il contributo di Dawning (197710, contenente il noto esempio dell’apple-juice seat), che ha mostrato come la pragmatica svolga un ruolo non trascurabile nella composizione, poiché la formazione e l’interpretazione dei composti dipendono in modo preponderante dal contesto (Wamelink-van Lint 1994: 658). L’importanza del contesto nei composti è stata rivalutata anche dallo studio di Heringer (1984), in cui la parola Fischfrau è stata interpretata in almeno 12 modi diversi a seconda della situazione contestuale: ‘Frau, die Fisch verkauft’, ‘Frau, die kühl wie ein Fisch ist’, e così via. 2.2. La suddivisione in base alle grammatiche sanscrite: bahuvrīhi e dvandva I grammatici sanscriti avevano classificato i composti in almeno otto tipi, e alcune di queste etichette sono ampiamente usate anche oggi nello studio della composizione (Kastovsky 2009: 331). Le categorie che ricorrono più spesso in letteratura sono quelle dei bahuvrīhi e dei dvandva. Bahuvrīhi è una parola sanscrita che significa ‘che ha molto riso’ e designa quei composti che sono noti anche come ‘composti possessivi’. Ad esempio, la parola Rotkehlchen ‘pettirosso’ non designa un ‘Kehlchen’, un petto, bensì un qualcosa che ha il petto rosso; lo stesso vale per la parola pellerossa, che non indica una ‘pelle’. La testa non è identificabile con uno dei costituenti: si tratta di composti esocentrici, più precisamente di formazioni in cui si esprime una relazione di possesso tra l’entità referenziale designata dall’intera parola e ciò che indicano i costituenti: il pettirosso è un uccello che ha il petto rosso, il pellerossa è visto come un uomo che ha la pelle rossa. Jackendoff, Ray (1975), “Morphological and Semantic Regularities in the Lexicon”, Language 51, 63971 (citato da Motsch 1994: 5022). 10 Dawning, Pamela (1977), “On the creation and use of English compound nouns”, Language 53, 810842. 9 42 L’interpretazione è sempre determinativa, nel senso che un costituente specifica le caratteristiche dell’altro; quello che cambia rispetto ai composti determinativi è la semantica della formazione complessiva, perché l’entità a cui il composto si riferisce non coincide con la testa del composto: il pellerossa non è una ‘pelle’ (Donalies 2007: 61). Scalise e Bisetto (2009: 26) sottolineano come talvolta in letteratura il termine bahuvrīhi sia stato esteso a indicare tutti i composti esocentrici, sebbene ci siano composti esocentrici che non sono possessivi. Un esempio rilevante sono i composti V+N italiani: spremiagrumi non è né uno ‘spremi’ né un ‘agrumi’, quindi è un composto esocentrico – ma non per questo è un composto possessivo. La parola dvandva è usata in letteratura per indicare tutti i composti coordinativi o copulativi; si tratta di quei composti, come ad esempio Dichter-Komponist, dove i due costituenti sono gerarchicamente allo stesso livello e sussiste un rapporto di coordinazione tra le parti. Dal punto di vista semantico l’ordine dei costituenti può essere invertito, in linea di principio; tuttavia la lessicalizzazione avviene con una certa sequenza che esclude l’altra – per esempio è corretto dire caffelatte e non *lattecaffè (Donalies 2007: 64s). Secondo Donalies (2007: 64) esistono tre tipi di composizione copulativa. Un primo tipo comprende composti in cui anche un’interpretazione determinativa è possibile; si pensi alla parola radiosveglia, parafrasabile come ‘è una sveglia che è anche una radio’, ‘è una sveglia con caratteristiche tipiche di una radio’, in cui potenzialmente il costituente ‘radio’ modifica ‘sveglia’. Il secondo tipo, i dvandva propriamente detti, sono composti come Austria-Ungheria, in cui applicare un’interpretazione determinativa significa travisare il significato della formazione; non si può infatti spiegare questo composto con * ‘è Austria che è anche Ungheria’, e tantomeno con *‘è Austria con caratteristiche tipiche dell’Ungheria’. Il terzo tipo di composti copulativi invece non è attestato né in tedesco né in italiano: si tratta dei composti come il turco anababa, ‘genitori’, letteralmente ‘madrepadre’ (Donalies 2007: 64s). Anche i composti copulativi possono essere endocentrici o esocentrici: Dichter-Komponist, ‘poeta-compositore’, è endocentrico, infatti indica un’entità che è sia poeta sia compositore, mentre Hosenrock ‘gonna-pantalone’ è esocentrico perché l’intera espressione non designa in senso stretto né una gonna né dei pantaloni (Duden 2009: 722). Tradizionalmente i composti in generale vengono suddivisi nei due tipi ‘determinativi’ e ‘copulativi’; tuttavia la categoria dei composti copulativi è stata ridimensionata da studiosi come Breindl e Thurmair (1992), e anche Eisenberg 43 (2006: 231) considera queste formazioni copulative come fenomeni ai margini della composizione determinativa11. Tra le altre etichette sanscrite si citano i karmadhāraya, parola che designa i canonici composti determinativi (Apfeltorte, capostazione), i tatpuruša, ovvero i composti sintetici, in cui compare un elemento deverbale che regge l’altro costituente (Wetterbeobachtung), e i dvigu, con un numerale come primo costituente (come nel tedesco Dreieck). La terminologia sanscrita è stata tratta da Kastovsky (2009: 331-332). 2.3. Composti primari e composti sintetici Si definiscono composti sintetici (synthetic compounds, Lieber 1994: 3607) quei composti in cui la testa è un sostantivo deverbale. La testa eredita così la struttura argomentale del verbo da cui deriva, e l’altro costituente svolge il ruolo di complemento nei confronti del verbo soggiacente; sussiste perciò tra i costituenti un rapporto di reggenza grammaticale. Esempi di composti sintetici sono l’inglese truck driver (to drive richiede un complemento oggetto, truck) e il tedesco Kandidatennennung, la cui testa deriva dal verbo nennen (Lieber 1994: 3608). I composti sintetici vengono chiamati in letteratura anche verbal nexus compounds (Olsen 2000: 90612), o in tedesco Rektionskomposita (Eisenberg 2006: 230, Donalies 2007: 45) e si contrappongono ai composti primari (in inglese root compounds), che sono i composti ‘normali’ in cui la testa è un morfema lessicale non derivato da un verbo, come Apfeltorte e capostazione. Si prenda come esempio il composto Wetterbeobachtung: la testa -beobachtung deriva dal verbo beobachten, che richiede un complemento oggetto, e il determinante Wetter- ne completa la valenza. Tuttavia se la testa è un sostantivo deverbale il composto non deve per forza essere il complemento oggetto, cioè possono esistere composti con testa deverbale in cui il determinante non completa lo schema valenziale del verbo; in altre parole, i composti sintetici presentano soltanto una preferenza strutturale per l’interpretazione valenziale del rapporto tra i costituenti. Ad esempio Langzeitbeobachtung ha la stessa testa di Wetterbeobachtung, ma il determinante 11 I composti nominali detti copulativi possono spesso essere interpretati in modo determinativo, ad esempio porta-finestra: ‘porta (testa) che ha caratteristiche tipiche di una finestra (determinante)’; nella composizione dell’aggettivo invece la coordinazione dei costituenti con interpretazione copulativa esiste senza forzature: bandiera rossonera ‘rossa e nera’ (Fleischer Barz 2012: 85). 12 Olsen cita Marchand (1969), che ha introdotto questa distinzione nello studio dei composti inglesi; per i riferimenti bibliografici si rinvia alla nota 4. 44 Langzeit- non soddisfa un argomento del verbo, fornisce piuttosto un’informazione aggiuntiva (sarebbe un elemento circostanziale del verbo) (Eisenberg 2006: 131). Secondo Fandrych e Thurmair (1994: 38) le interpretazioni che vanno oltre la struttura argomentale del verbo si danno per quei composti in cui il membro deverbale è diventato indipendente nel lessico; ad esempio la parola Verkäufer è lessicalizzata, quindi può formare composti sintetici come Obstverkäufer ma anche composti con altre interpretazioni, come Straßenverkäufer. Le caratteristiche dei composti sintetici si ripercuotono sull’interpretazione semantica dei composti: è più facile attribuire un significato a queste formazioni, poiché la struttura argomentale del verbo soggiacente fornisce un’interpretazione preferenziale (Olsen 2000: 908). La produttività dei composti sintetici è però soggetta ad alcune restrizioni semantiche; la principale restrizione è che il determinante deve essere interpretabile come argomento interno del verbo, quindi il determinante non può avere il ruolo di soggetto nella formazione (Lieber 1994: 3610). 13 Alcuni composti sintetici possono presentare una struttura problematica: a volte la testa è chiaramente deverbale ed eredita la reggenza del verbo da cui deriva, però non esiste come morfema libero al di fuori del composto in questione. Formazioni di questo tipo si chiamano in tedesco Zusammenbildungen14 e si trovano al confine tra derivazione e composizione; lo si vedrà meglio con un esempio. Nella parola Appetithemmer possiamo individuare i due morfemi principali, cioè [Appetit][hemmer]; il problema si pone perché la testa *hemmer non esiste al di fuori del composto, quindi il composto in questione non è formato da due morfemi lessicali liberi (Donalies 2007: 49). Secondo Meibauer (2015: 61-63) vi sono tre possibili modi di suddividere Appetithemmer (schema 1). Nel primo modo (1.a) si vede la costruzione come composto sintetico, dove la testa, anche se non attestata, eredita la struttura argomentale del verbo, e il primo costituente ha il ruolo di complemento. Con questa interpretazione si riconosce alla parola piena appartenenza alla categoria dei composti; secondo Lieber (1994: 3609) questa è l’ipotesi più accreditata. Nel secondo modo (1.b) si vede la costruzione come derivato del 13 Altre restrizioni sono: se il membro deverbale manca di un argomento interno, il primo membro può essere un avverbiale; se un verbo ha più di un argomento obbligatorio, tutti gli argomenti devono essere espressi nel composto (Lieber 1994: 3610), per questo verbi come l’inglese to put, che richiede un complemento oggetto e un complemento locativo, non possono creare composti. Tutte queste restrizioni sono riscontrate nei composti deverbali esocentrici italiani come spaventapasseri, il che avvicina i composti sintetici germanici ai composti V+N delle lingue romanze (Scalise Bisetto 2008: 133). 14 In italiano non esiste un’espressione corrispondente, perciò d’ora in poi in questo lavoro si userà l’etichetta Zusammenbildung. 45 sintagma15 den Appetit hemmen: il morfema derivazionale si applica direttamente alla costruzione sintattica16. Nel terzo modo (1.c) si ammette una struttura ternaria, in cui composizione e derivazione operano sullo stesso lessema di partenza, in questo caso la radice del verbo hemmen. Secondo Kastovsky (2009: 326) le Zusammenbildungen sono da considerarsi composti: gli elementi di un composto possono essere morfemi lessicali liberi oppure legati, e in questo tipo di formazioni la testa è un morfema che non può comparire liberamente, ma che costruisce parole composte e all’interno di queste ha un suo significato17. È opportuno fare alcune precisazioni sui termini: quelli che in inglese si chiamano synthetic compounds possono includere in senso ampio 18 anche composti aggettivali come long-legged e hard-hearted, in cui il costituente testa non è deverbale, ma pone lo stesso problema strutturale: non sussiste come morfema libero (Lieber 1994: 3608). A questi corrispondono strutturalmente le costruzioni tedesche aggettivali langbeinig, viertürig, dickköpfig, infatti i morfemi *beinig, *türig e *köpfig non esistono liberamente. Tali formazioni rientrano tra le Zusammenbildungen (Meibauer 2015: 61). I Rektionskomposita non sono sempre strutturalmente ambigui, ad esempio Wetterbeobachtung in questo senso non pone alcuna difficoltà. Si noti però che parole 15 Fleischer Barz (2012: 86) li tratta nel capitolo sulla derivazione; Secondo Donalies (2007: 48-50) il problema si pone con una parola come Grablegung, che sarebbe dunque derivata dal sintagma ins Grab legen, ma non ci si spiega la scomparsa della preposizione ins. 17 Kastovsky (2009: 326) e Fleischer Barz (2012: 83) hanno applicato lo stesso tipo di ragionamento alle formazioni che presentano confissi: i confissi non sono attestati liberamente, ma hanno valore pienamente lessicale nelle formazioni in cui compaiono come costituenti legati. 18 Lieber (1994: 3608) cita Botha, R. (1984), Morpholgical Mechanisms: Lexicalist Analyses of Synthetic Compounding. Pergamon Press, Oxford. 16 46 come Appetithemmer appartengono sia alla categoria delle Zusammenbildungen sia a quella dei Rektionskomposita, perché la testa -hemmer regge il determinante Appetit-. Concludendo, conviene usare la categoria ‘Zusammenbildung’ per designare le formazioni con struttura problematica, che potrebbero essere viste come composti o come derivati a base sintagmatica, e usare la denominazione di Rektionskompositum per quei composti in cui esiste un legame di reggenza tra testa e determinante. Nelle lingue romanze non sembrano esserci questo tipo di formazioni. I sostantivi più simili potrebbero essere i composti V+N come nell’italiano spaventapasseri, prendisole, portalettere, poiché sono composti che presentano un legame di reggenza tra i costituenti – il secondo membro è infatti un complemento oggetto del primo membro verbale – ma il costituente di testa non presenta i tipici suffissi derivazionali (Scalise Bisetto 2009: 36s). Lieber (1994: 3608) ritiene che sarebbe possibile considerarli composti sintetici ipotizzando una conversione del verbo in sostantivo deverbale con affisso zero, ma riconosce anche che si tratterebbe di una forzatura infruttuosa. Forse semplicemente la categoria synthetic compound non si adatta alla composizione romanza, come sostenuto anche da Scalise e Bisetto (2009: 37). Alcune rare parole potrebbero però valere come Zusammenbildungen: si tratta di guerrafondaio e dirimpettaio, in cui eccezionalmente la regola morfologica della derivazione si applica a sintagmi (Renzi et al. 1995: 491), ma sono appunto eccezioni che confermano che queste formazioni in italiano sono un fenomeno marginale. 2.4. Scalise e Bisetto (2009): composti subordinati, attributivi-appositivi e coordinati Una distinzione a cui si è già fatto riferimento nel primo capitolo (punto 1.3.2.) è la classica suddivisione in composti determinativi, in cui la testa è determinata dall’altro costituente, e composti coordinativi, in cui entrambi (o nessuno) dei costituenti possono essere definiti testa della formazione. Secondo Scalise e Bisetto (2009: 49-52) questa e altre tipologie tradizionali sono state impiegate in modo incoerente dagli studiosi, e inoltre non sono adatte ad un confronto interlinguistico 19; per questo propongono un altro tipo di categorizzazione che si divide principalmente in due livelli di analisi (si mantengono gli esempi proposti dagli autori, per lo più in inglese). 19 Per una disamina delle tipologie adottate dai linguisti in passato, si veda Scalise e Bisetto (2009: 39). 47 Nel primo livello i composti vengono suddivisi in tre categorie secondo le relazioni grammaticali tra i costituenti, ottenendo così i composti subordinati (2.a), quelli attributivi-appositivi (2.b) e quelli coordinati (2.c); i primi due gruppi sostituiscono la tradizionale categoria dei composti determinativi. Nei composti subordinati esiste una relazione testa-complemento tra i costituenti; i composti subordinati si suddividono nei due tipi ‘ground’, come ad esempio mushroom soup, in cui parola ‘soup’ accoglie nella sua struttura argomentale ‘made with mushrooms’, e ‘verbal-nexus’, in cui la testa ha una base verbale che regge il costituente-complemento, come in pickpocket, bookseller; qui si trovano i composti V+N produttivi nelle lingue romanze del tipo spaventapasseri. Nella seconda categoria vi sono composti attributivi, in cui la testa è modificata da un aggettivo o un verbo (highschool), e i composti appositivi, in cui la testa è modificata da un nome che funge da apposizione (snail mail). I composti subordinati e quelli attributiviappositivi possono essere sia esocentrici che endocentrici, con una lacuna nello schema: non sembrano essere attestabili composti appositivi esocentrici. La terza categoria, quella dei composti coordinati, si suddivide direttamente in endocentrici (poet-doctor) ed esocentrici (Schleswig-Holstein). Tra i composti coordinativi vengono incluse formazioni dai costituenti sinonimici – non attestati nelle lingue in analisi – e antonimici (saliscendi), nonché i reduplicati (lecca-lecca) (Scalise Bisetto 2009: 52). Attraverso questa tripartizione si risolvono due problemi di classificazione: i composti frasali vengono trattati da normali composti, e quindi si collocano tra i subordinati o gli attributivi a seconda della relazione grammaticale che il determinante intrattiene con la testa; i composti neoclassici vengono accolti dalla categoria dei 48 subordinati per mezzo di parafrasi, infatti antropologia significa ‘studio dell’uomo’, come mushroom soup è ‘zuppa di funghi’ (Scalise Guevara 2009: 111). Questa classificazione dovrebbe offrire una base comune per confrontare le costruzioni di lingue diverse, e in effetti si presta ad avere una visione globale dei prodotti della composizione. Tuttavia alcune categorie tradizionali come i composti possessivi si usano ancora perché descrivono puntualmente certi fenomeni grammaticali; inoltre i composti neoclassici o frasali si inseriscono bene nel modello, ma bisogna comunque riconoscere e considerare le loro peculiarità. 49 Capitolo 3. La composizione nominale in tedesco La composizione è uno dei processi di formazione più produttivi e versatili nella lingua tedesca; la maggior parte dei vocaboli del lessico tedesco sono infatti parole composte, di cui gran parte sono composti nominali (Eisenberg 2006: 226). Questo significa che il costituente di testa è un nome, mentre i primi costituenti possono appartenere a qualsiasi categoria lessicale: nomi (Wohnungstür), aggettivi (Kleinstadt), verbi (Wartesaal), pronomi (Wirgefühl), avverbi (Beinahe-Sieg) e preposizioni (Mitbewohner). Possono fungere da primo membro anche confissi (Pseudoproblem), costruzioni sintattiche (Wir-sind-für-sie-da-Kundendienst), sigle o singole lettere (SPDMitglied, S-Kurve). Nella maggior parte dei composti nominali, tuttavia, il primo membro è un sostantivo (Duden 2009:710). In questo capitolo si illustrerà la composizione dei sostantivi tedeschi che sono regolarmente attestati, ossia che si possono ricondurre a regole di composizione produttive nel tedesco di oggi. Innanzitutto verranno illustrate le caratteristiche della composizione determinativa, dove uno dei due costituenti (il determinante) specifica le caratteristiche dell’altro costituente (il determinato), facendo riferimento a Donalies (2007: 36-39); si procederà quindi con la descrizione delle caratteristiche ortografiche, fonologiche, morfologiche, sintattiche e semantiche dei sostantivi composti in generale. Successivamente si passeranno in rassegna i diversi modelli compositivi in base alla categoria lessicale dei costituenti di sinistra (poiché il costituente di destra è regolarmente un sostantivo). Per ultimi saranno fatti alcuni cenni riguardo le tendenze d’uso dei sostantivi composti nella lingua attuale. 3.1. La composizione determinativa La composizione determinativa, come già detto nel primo capitolo (punto 1.3.1.), forma composti in cui uno dei due costituenti, il determinante, circoscrive l’altro, il determinato. Il determinato, chiamato in tedesco Grundwort o Determinatum, è il costituente che indica a cosa si riferisce l’intero composto, cioè quale entità extralinguistica viene designata; nelle formazioni tedesche si trova a destra. In tedesco vale quindi la formula ‘AB ist ein B’. Nell’esempio Apfeltorte il determinato è –torte: è l’unità di sinistra che designa l’intero composto e può rispondere al test ‘è un’: ‘eine 51 Apfeltorte ist eine Torte’. Il primo costituente dei composti è il determinante, in tedesco Bestimmungswort o Determinans, cioè l’unità che limita l’estensione semantica del determinato e lo definisce specificandone le caratteristiche: il determinante Apfel– restringe il campo di tutte le possibili torte specificando che si tratta di una torta di mele. Regolarmente la parola composta designa quindi una sottoclasse, un iponimo del determinato. Il composto eredita le caratteristiche grammaticali dal determinato, che in tedesco ha quindi il ruolo di testa sia semantica sia formale: Apfeltorte è infatti un sostantivo femminile perché il determinato –torte ha queste caratteristiche grammaticali (Donalies 2007: 36s); il composto determinativo nominale tedesco può essere così rappresentato1: [A]X [B]N  [[A]X R [B]N]N [Apfel]N [Torte]N → [[Apfel]N R[torte]N]N. La sequenza dei costituenti è fissa e non si può cambiare senza stravolgere il significato della formazione 2 (Fleischer Barz 2012: 127): ad esempio Krümelkuchen ‘torta di briciole’ (un tipo di torta) designa altro da Kuchenkrümel, ‘briciole di torta’. Tipicamente la composizione tedesca costruisce sostantivi con alta stabilità interna: nei prossimi paragrafi si vedrà che i composti tedeschi sono caratterizzati da una struttura binaria e potenzialmente ricorsiva (Apfel|torte, Zimtfüllungs|apfeltorte), e che nella frase si comportano come atomi sintattici. Sono soggetti al principio dell’integrità lessicale, infatti le operazioni sintattiche possano tangere soltanto il determinato: eine große Apfeltorte può designare una grossa torta di mele, non una torta con grosse mele, poiché l’attributo groß deve riferirsi al composto per intero. I sostantivi composti tedeschi si comportano come un'unica parola anche a livello ortografico, infatti i costituenti di Apfeltorte non sono separati da spazio; si distinguono inoltre da altre costruzioni attraverso un modello prosodico che li rende simili alle parole semplici (Apfeltorte) (Donalies 2007: 39s). 1 La rappresentazione dei composti in questo capitolo e nel successivo si basa sullo schema fornito da Scalise Bisetto (2009: 118), presentato anche nel capitolo 1 (1.1.). 2 Al contrario, nei composti copulativi l’ordine dei costituenti è teoricamente invertibile senza avere ricadute semantiche, ma non è comunque possibile scambiare i membri, poiché la sequenza si è lessicalizzata. 52 3.2. Le proprietà morfologiche In tedesco il determinato, cioè la testa semantica e formale dei composti, è sempre il costituente di destra: eine Wohnungstür ist eine Tür, eine Waldblume ist eine Blume; si può quindi dire che per il tedesco – come per le altre lingue germaniche – vale la Righthand Head Rule di Williams (1981, Donalies 2007: 39). La Rechtsköpfigkeit del tedesco può essere spiegata facendo riferimento all’ordine topicale delle lingue germaniche, ovvero alla sequenza in cui i costituenti si dispongono nella frase; si tratta di una tendenza, di un ordine preferenziale che non sempre viene rispettato in tutti gli ambiti della lingua. Secondo Durrel (2006: 44) il tedesco viene convenzionalmente visto come una lingua con ordine SOV; questo significa che originariamente l’ordine predominante della frase era soggetto–oggetto–verbo, anche se il verbo nel corso della storia si è poi spostato in seconda posizione. La sequenza SOV sopravvive ancora oggi nelle frasi subordinate: Otto kocht die Suppe, während Franz ein Buch liest. Siewierska (2006: 645) spiega che esistono due possibilità nella sequenza tra verbo e oggetto, cioè VO e OV; a ciascuno di questi ordini corrisponde un preciso ordine tra modificatore e testa nelle costruzioni sintattiche. Più precisamente, all’ordine del tedesco OV corrispondono schemi strutturali ‘modificatore–testa’, infatti in tedesco l’attributo precede il nome: ein schönes Bild; lo stesso ordine si manifesta nella sequenza determinante-determinato dei composti tedeschi. Questo permette di spiegare che la Rechtsköpfigkeit dei composti tedeschi è congrua all’ordine topicale delle lingue germaniche 3. La composizione determinativa in tedesco crea strutture binarie e ricorsive. Così, come esemplificato da Donalies (2007: 37), la parola Apfel|torte significa ‘torta di mele’, Apfel|torten|rezept designa la ricetta di una torta di mele, Apfel|torten|rezept|buch indica un libro di ricette per fare torte di mele, e così via. La ricorsività non si manifesta solo nella composizione, ma anche in altre costruzioni che appartengono però alla sintassi; è il caso degli attributi al genitivo, come ad esempio der Wagen des Vaters meiner Freundin, e delle costruzioni infinitive in funzione di oggetto, come Otto versucht zu beginnen zu lernen (Eisenberg 2006: 229). Ricorsività e binarietà fanno sì che i composti possano essere rappresentati con diagrammi a ramificazioni binarie; la ramificazione può interessare l’unità di sinistra (Blumen|kohl|suppe), quella di destra (Berg|seil|bahn) o 3 Considerazioni simili possono essere fatte per spiegare la testa a sinistra dei composti italiani, ma in tal caso si deve contemplare anche il cambiamento di ordine avvenuto tra latino e volgare. Se ne parlerà nel capitolo 4. 53 entrambe (Straßen|bahn|fahr|karte). Il tedesco predilige la ramificazione a sinistra, perché l’orecchio tedesco è teso ad afferrare la testa del composto, che è l’ultima unità: se la testa è semplice, è anche più facile da elaborare (Donalies 2007: 37). I composti possono raggiungere gradi di complessità molto elevati, ma generalmente il numero di costituenti resta contenuto per ragioni pragmatiche; composti di quattro membri sono facilmente attestabili, come nel caso di Roggen|voll|korn|brot, mentre formazioni più complesse sono generalmente occasionalismi, come Süd|see|sehnsuchts|schnapp|schuss. Composti molto complessi tendono ad essere abbondantemente presenti nei linguaggi specifici e nel lessico giuridico (Blut|stamm|zell|transplantation, Asyl|bewerber|leistungs|gesetz), in virtù di precisione e compressione di significato 4 (Duden 2009: 716s). 3.2.1. Fugenelemente Tra i costituenti dei composti esiste un confine netto, che in tedesco è chiamato Fuge. Nella maggior parte dei casi la Fuge non è realizzata da nessun materiale, come in Apfel|torte, ma a volte può essere presente una piccola unità che separa i due costituenti ed è semanticamente vuota, come in Hochzeit|s|torte (Donalies 2007:30). Poiché nelle grammatiche italiane non sussiste il bisogno di nominare tali elementi, si utilizzerà qui e di seguito il termine tedesco Fugenelement. Circa il 30% dei composti presenta un Fugenelement (Duden 2009: 712); questi elementi risalgono ad antiche forme di genitivi e plurali che si sono successivamente fossilizzate: ad esempio dalla forma alto-tedesca antica der gotes poto si è sviluppato il composto Gottesbote (Fleischer Barz 2012: 185). I composti che presentano un Fugenelement tra i costituenti sono stati definiti da Grimm uneigentliche Komposita (punto 2.1.). 3.2.1.1. Aspetto formale dei Fugenelemente È la prima unità del composto a stabilire il Fugenelement, in base alla propria struttura morfologica e fonologica, al grado di complessità e – qualora si tratti di un sostantivo – alla classe di flessione cui appartiene (Fleischer Barz 2012: 187). Quando si coordinano due composti che presentano uno stesso costituente, come in Frühlings- und Un esempio molto verboso è Rindlfeischetikettierungsaufgabenübertragungsgesetzt, eletta ‘Unwort des Jahres’ 1999, resa in italiano con ‘legge della ripartizione dei compiti sul controllo della carne bovina’ (Bosco Coletsos 2007: 22). 4 54 Herbsttage, il Fugenelement appartiene infatti al primo membro (Fuhrhop 1998: 187). Nella maggior parte dei casi il Fugenelement5 compare dopo costituenti nominali o verbali (Fleischer Barz 2012: 185). Dopo costituenti sostantivali i Fugenelemente possono essere realizzati in diversi modi: Universität|s|bibliothek, Tag|es|licht, Löwe|n|zahn, Tag|e|buch, Student|en|club, Herz|ens|wunsch, Kind|er|dorf. Se invece il primo costituente è un verbo, l’unico Fugenelement disponibile è –e–, come in Reib|e|käse6; aggettivi e costituenti indeclinabili invece costruiscono parole composte senza Fugenelement (Duden 2009: 712). Nei composti che presentano confissi o costituenti stranieri si può talvolta inserire il Fugenelement di origine greca –o–, come in Therm|o|meter (Duden 2009: 712); si tratta di un elemento particolare, che non pare dipendere solo dal primo costituente: compare nei composti in cui è presente un confisso o una parola straniera, siano essi la prima o la seconda unità del composto, come in Spiel|o|thek. Nei composti con confissi può talvolta comparire l’elemento –i–, come in Stratigraphie, ma è scarsamente attestato (Donalies 2007:31). Vi sono parole che presentano più varianti di Fugenelemente, come la parola Kind: Kind|bett, Kind|es|wohl, Kind|s|taufe, Kind|er|garten; in tal caso la scelta dipende dalle caratteristiche del secondo membro (Eisenberg 2006: 237). Anche se non si può descrivere con regole chiare, la distribuzione dei Fugenelemente non avviene affatto in modo arbitrario7, e adempie a precise funzioni grammaticali. In primo luogo tali elementi aiutano a strutturare la parola complessa e ne facilitano la segmentazione morfologica; si vedano come esempi Hof|mauer e Friedhof|s|mauer (Fleischer Barz 2012: 190), Werk|zeug e Handwerk|s|zeug (Fuhrhop 1998: 191). In secondo luogo i Fugenelement possono determinare la categoria lessicale del primo membro, come in Land|klima, nome, opposto a Land|e|platz, verbo (Fleischer Barz 2012: 189); inoltre possono aiutare a disambiguare il significato di costituenti polisemici: ad 5 Esiste anche la Subtraktionsfuge, cioè la sottrazione di materiale dal primo costituente; si elide per lo più la vocale schwa come in Schulbuch, Wolldecke, Sprachunterricht, e talvolta la si sostituisce con –s, come in Gebirgszug. (Duden 2009: 712, Eisenberg 2006: 236, Fleischer Barz 2012: 185). 6 Riguardo alla presenza di Fugenelemente nei costituenti verbali, Donalies (2007: 33) dissente sulla scorta di Gallmann (1999: 185), secondo cui la –e– dopo radici verbali in –b, –d, –g, –s, –t non è un Fugenelement, ma un elemento che costruisce una variante della radice di tali verbi (Gallmann, Peter (1999), “Fugenmorfpheme als Nicht-Kasus-Suffixe”, in Butt, Matthias & Fuhrhop, Nanna (a cura di), Variation und Stabilität in der Wortstruktur, Hildesheim, 177-190). 7 In uno studio di Libben et al. (2009) è stato chiesto ad un gruppo di studenti di giudicare l’adeguatezza di un numero di composti; alcune formazioni erano realmente attestate, altre presentavano il Fugenelement errato, cioè non conforme alla lingua attuale. I soggetti sapevano indicare con precisione se il composto in questione fosse formato col il giusto Fugenelement (Libben et al. 2009). 55 esempio Klasse|n|zimmer e Klasse|zimmer, Geburt|s|tag e Geburt|en|kontrolle8 (Fleischer Barz 2012: 189). Un’altra funzione è di tipo prosodico: i Fugenelemente completano la configurazione ritmica del primo membro in modo da formare una sequenza trocaica9, la struttura prosodica preferita dal tedesco, come in Herz|ens|lust (Fleischer Barz 2012: 189). 3.2.1.2. Fugenelemente paradigmatici e non paradigmatici Secondo Donalies (2007: 32) esistono due teorie sull’analisi dei Fugenelemente, entrambe non prive di incongruenze: la prima teoria parte dal presupposto che la composizione avvenga soltanto mediante radici di parole, mentre la seconda sostiene che nei composti possano esserci anche forme flesse. Tra i sostenitori della prima posizione si trova Eisenberg, secondo cui “Mit Fuge ist jede phonologische Veränderung gegenüber einer bestimmten Stammform gemeint” (Eisenberg 2006: 236). In questa prospettiva, se il primo costituente mostra marche del genitivo o del plurale si tratta di desinenze ormai defunzionalizzate, e in sincronia il materiale in esubero tra il primo e il secondo membro non può che essere un Fugenelement. Questa posizione non necessita della distinzione tra elementi paradigmatici e non paradigmatici (Donalies 2007:33). Per la seconda teoria invece le marche inflessionali indicano effettive forme plurali o genitive: un esempio è Königsmantel – der Manter des Königs, dove la –s– esprime il genitivo. Allo stesso modo il plurale del primo costituente può essere semanticamente giustificato, come in Blumenvase, e può presentare anche il tipico Umlaut, come in Ärztehaus e Güterbahnhof (Donalies 2007:33). Vi sono tuttavia innumerevoli controesempi, uno tra tutti Liebesbrief dove la forma *Liebes non coincide con nessuna forma flessa del sostantivo femminile Liebe: si necessita quindi di distinguere tra Fugenelemente paradigmatici e non paradigmatici. I primi sono omonimi alle possibili desinenze nel paradigma del costituente, e formano con esso la forma flessa; i Fugenelemente non paradigmatici 8 Il Duden è di altra opinione: si tratterebbe qui di una marca plurale semanticamente motivata, omonima al Fugenelement –en–. Quando il primo membro indica una moltitudine di entità, allora compare al plurale, come in Minderheiten|kontrolle vs. Minderheit|s|regierung (Duden 2009: 713s) 9 In tal senso vi sono Fugenelemente sillabici (–e–, –en–, –er–, –ens–) e non sillabici, cioè –s–. I sillabici servono a fornire al primo membro una sillaba in più, così da formare la sequenza accentato-non accentato (un trocheo). Se il primo membro finisce in schwa (Dose|n|pfand), il Fugenelement può proteggere l’ultima vocale dall’elisione (cosa che accade in Schul|buch) (Duden 2009: 714). Eisenberg (2006: 240) sostiene la funzione prosodica e fonologica dei Fugenelemente. 56 invece non appartengono al paradigma del sostantivo che li precede, come in Liebesbrief, e pertanto vengono considerati Fugenelemente a tutti gli effetti (Donalies 2007: 32). Da questo punto di vista sono ‘veri’ Fugenelemente soltanto la Fugen–s– non paradigmatica, –o– e –i–, poiché tutti gli altri possono essere potenziali affissi. Sembra una prospettiva semplificatrice, quindi conveniente soprattutto dal punto di vista didattico, se non esistessero svariati esempi di falsi singolari e falsi plurali (Eisenberg 2006: 237); ad esempio in una Nudelsuppe ci si aspetta più di una tagliatella, in una Kinderjacke è difficile far stare più bambini, e non è chiaro se in una Bücherstube vi siano più libri che in una Buchhandlung: ancora una volta non è possibile fornire regole chiare di distribuzione. Nonostante la mancanza di sistematicità, si possono perlomeno descrivere le tendenze del Fugenelement più diffuso, ovvero la Fugen–s–. Dopo i suffissi –heit/– keit/–igkeit, –ion, –ität, –schaft, –ung, –ling, –tum, –um e –sal, gran parte dei quali formano sostantivi femminili, la Fugen–s– compare regolarmente (Donalies 2007: 3110); si trova anche dopo parole semplici in –ing, come in Hering|s|salat (Duden 2009: 714715). Si tratta di una tendenza che prevede anche poche eccezioni, come le formazioni Stellungnahme e Arbeitgeber, che non presentano Fugen-s- nonostante i suffissi sopraindicati. 3.3. Proprietà sintattiche dei composti nominali I composti tedeschi rispettano i criteri di atomicità sintattica e integrità lessicale: le operazioni sintattiche interessano il composto nella sua integrità e si rendono manifeste soltanto sul determinato, lasciando il determinante sintatticamente integro. Per questo in un composto come Großstadt il primo membro aggettivale non viene mai flesso, a differenza delle costruzioni sintagmatiche: in einer Großstadt, in einer großen Stadt. Secondo Donalies (2007: 39) soltanto pochissimi composti manifestano residui di flessione interna11; due esempi sono Blindekuh e Langeweile, che può essere flesso come I suffissi –tum, –um e –sal vengono aggiunti all’inventario da Eisenberg (2006: 240). Secondo Eisenberg inoltre tutti questi suffissi non portano accento, ma contribuiscono a creare la struttura trocaica. La Fugen– s– non modifica il trocheo conservandone la prosodia, e inoltre marca la sostantività e confine morfologico del primo costituente (Eisenberg 2006: 240). 11 Per Fleischer Barz (2012: 127) invece la flessione interna non è totalmente esclusa o bollata come relitto del passato, perché può comparire in composti frasali con un primo costituente che consta di aggettivo e nome, come in aus der Kalten-Kriegs-Zeit; inoltre i costituenti aggettivali possono comparire regolarmente con la desinenza –st–, come in Reinstmetall. Nella norma comunque la flessione del primo costituente è esclusa. 10 57 in aus Langerweile – ma anche aus Langeweile è attestato (Donalies 2007: 39). In base al principio dell’integrità lessicale gli attributi devono fare riferimento all’intero composto: l’attributo modifica il determinato e non può riferirsi al determinante. Per questo, come già detto, una große Apfeltorte indica una grossa torta di mele, non può indicare una torta con grosse mele 12 (Donalies 2007: 39). I composti sono quindi caratterizzati da un alto grado di stabilità strutturale, diversamente dai sintagmi. In particolari condizioni sintattiche però possono subire la ‘destabilizzazione strutturale’ (“strukturelle Destruktion bzw. Destabilisierung”, Fleischer Barz 2012: 128), ovvero la stabilità tra i costituenti si può allentare per evitare la ridondanza, e il costituente che si ripete può essere sostituito da un trattino, come avviene in Herren- und Damenschuhe. La destabilizzazione strutturale può avere luogo in serie di parole che presentano un costituente identico e sono tra loro coordinate; si può arrivare a coordinare il primo membro di un composto anche con un aggettivo, come nell’ esempio in den Berg- und metallurgischen Industrien. 3.4. Proprietà fonologiche Ogni composto comprende almeno due parole, ciascuna con una propria prosodia; di norma l’accento principale cade sul primo costituente e quello secondario sul secondo, come in Fremd|sprache13. Nel caso di composti complessi, se il costituente composito è a sinistra l’accento cade sulla prima radice del primo costituente (Schwarzwald|torte); se invece il costituente articolato è a destra è di norma il primo elemento del secondo costituente ad essere accentato (Schienen|ersatzverkehr). Normalmente i composti presentano questo modello prosodico; la lessicalizzazione può però influire sull’accentazione delle parole complesse. Si prenda ad esempio la parola Fingerhandschuh: l’accento cadrebbe di norma sul primo costituente della seconda unità, come in Schienen|ersatzverkehr; il costituente -handschuh è però molto radicato nel lessico, tanto da essere ormai percepito come un’unica parola; quindi l’accento cade sul primo costituente del composto, come se si trattasse di un composto di due costituenti semplici (Eisenberg 2006: 146-149). Tendono inoltre a discostarsi dal modello prosodico 12 Esistono in letteratura alcuni esempi in direzione contraria come reitende Artilleriekaserne, dove ‘reitend’ modifica Artillerie, non Kaserne, e vierstöckiger Hausbesitzer, dove è la casa ad avere quattro piani, non il padrone di casa (Donalies 2007: 40). 13 Secondo Eisenberg l’accento sul determinante esprime la relazione paradigmatica tra i diversi possibili determinanti: Apfel|torte, Sahne|torte, Schwarzwald|torte (Eisenberg 2006: 146). 58 tipico i composti copulativi, dove il secondo membro può portare l’accento principale (Schleswig-Holstein), i composti contenenti confissi o elementi stranieri (Diskothek) e i composti in cui il primo membro è costituito da due parole coordinate (Ebbe-FlutWirkung) (Fleischer Barz 2012: 128). Ci sono anche dei casi in cui l’accento può essere il solo mezzo per disambiguare il significato di composti complessi omonimi: Lebensmittel|punkt, Lebens|mittelpunkt (Neef 2009: 394). Nonostante le deviazioni dal modello, vale che nella maggioranza dei casi l’accento cade sul primo costituente. 3.5. Proprietà ortografiche I composti tedeschi sono di norma scritti in un'unica parola; soltanto i prestiti complessi dall’inglese consentono la scrittura separata dei costituenti (Hot Pants, Soft Drinks, Happy End), ma l’accento sul primo membro testimonia comunque il loro status di parole composte (Fleischer Barz 2012: 127). Alcune formazioni possono anche presentare un trattino (in tedesco Bindestrich): secondo il Duden (2009: 711) il trattino è obbligatorio se il primo costituente è una singola lettera, una formula, una sigla o un acronimo. In questo modo si scriverà U-Bahn, CO2-Ausstoß, UV-Stralen, e se il secondo costituente è complesso allora anche questo andrà scritto con trattino, come in E-MailAdresse (Donalies 2007: 41); l’uso del trattino si è affermato anche in alcuni tipi di composti copulativi come Dichter-Komponist e Schleswig-Holstein. Il trattino è invece facoltativo quando si usa per facilitare il lettore, cioè per aiutare chi legge a segmentare la formazione nei giusti componenti: è comune utilizzarlo nei composti frasali, come Alles-ist-machbar-Mentalität, o qualora la formazione non sia trasparente, come nel caso di Wach-Stube (Duden 2009: 711s). Il trattino può essere inoltre usato quando convergono tre caratteri uguali: Kaffee-Extrakt, Schnee-Eule (Donalies 2007: 41). Si può trovare il trattino anche in casi in cui il legame tra i costituenti non è usuale, come negli occasionalismi o nella rimotivazione. La rimotivazione è il processo semantico per cui i costituenti di un composto vengono reinterpretati e la formazione nel complesso assume un altro significato: ad esempio Morgen-Land può indicare ‘il paese di domani’, oltre che il senso convenzionale di ‘oriente’ (Donalies 2002: 28). Sia la scrittura separata sia l’uso del trattino vengono sfruttati ampiamente dalla pubblicità per richiamare l’attenzione del potenziale cliente, o per sottolineare il contributo semantico dei singoli costituenti (Donalies cita l’esempio Sesam Krokant Keks); in quest’ambito dagli anni novanta si è 59 diffusa anche la tendenza ad usare la maiuscola interna per dare rilievo ai singoli costituenti, come nell’esempio SuperHaftCreme14 (Donalies 2007:41). 3.6. Proprietà semantiche La formazione di parole risponde sempre a bisogni pragmatici e cognitivi: non vengono formate unità ‘accidentali’, ma solo parole rilevanti per la comunicazione (Fandrych Thurmair 1994: 38s). La composizione come modalità della Wortbildung ha principalmente una funzione nominativa: serve cioè a dare nome alle cose e ai concetti del mondo. Nel momento in cui un’entità riceve un nome, essa guadagna una definizione e viene ad esistere come tale; la composizione ha quindi anche il potere di evocare concetti in un'unica parola, come se questa fosse sempre esistita nel vocabolario degli utenti15 (Schlücker Hüning 2009: 222). Nei prossimi paragrafi si illustreranno le caratteristiche semantiche dei composti nominali: innanzitutto si cercherà di spiegare in cosa i composti si differenzino dalle corrispondenti parafrasi; verrà quindi descritta la capacità di alcuni costituenti di formare serie di parole (Reihenbildung)16, e il fenomeno della demotivazione nelle parole composte. Si descriverà quindi come il linguaggio figurato trovi posto nella composizione. 3.6.1. Composti e corrispondenti sintagmi Il significato dei sostantivi composti può essere reso soltanto con una parafrasi sintattica; i composti nominali e i corrispettivi sintagmi sono quindi correlati, e lo sono in diversi modi. Alcuni composti si sono originati da sintagmi attraverso processi di univerbazione spiegabili in sincronia, per ragioni di economia linguistica: così è nato per esempio il sostantivo Achtstundentag, univerbazione del sintagma achtstündiger Arbeitstag (Fleischer Barz 2012: 130s). Talvolta il composto e il corrispondente sintagma invece coesistono e concorrono in sincronia, come nel caso di soziale Leistung e 14 Pasta adesiva per dentiere, esempio tratto dal Duden 2009: 712. Schlücker e Hühning portano il seguente esempio, tratto da uno Sketch. - Können Sir mir sagen, warum Sie in meiner Badewanne sitzen? - Ich kam vom Ping-Pong-Keller und hatte mich in der Zimmernummer geirrt. Das Hotel ist etwas unübersichtlich. - Aber jetzt wissen Sie, dass Sie in einer Fremdwanne sitzen und baden trotzdem weiter! (Loriot, Herren im Bad). La parola Fremdwanne è stata coniata ad hoc; formazioni simili sono terribilmente difficili da rendere in traduzione. 16 Nelle grammatiche italiane consultate non si trova una traduzione del termine Reihenbildung, pertanto in questo lavoro si userà la parola tedesca, intendendo sempre la possibilità di alcuni costituenti di formare serie di parole con significato simile. 15 60 Sozialleistung; in questo caso, secondo Schlücker Hüning (2009: 219), le costruzioni mostrano la stessa distribuzione, salvo questioni di eleganza stilistica – ad esempio si troverà Wirtschafs- und Sozialleistungen, rechtliche und soziale Leistungen. Nella maggior parte dei casi tuttavia la parafrasi sintattica e la parola complessa mostrano una diversa distribuzione, cioè trovano impiego in contesti diversi 17. Se è vero che “You shall know a word by the company it keeps”, 18 allora ci si può aspettare che anche il significato espresso dai composti e dai relativi sintagmi non sia lo stesso; inoltre, come già detto, la lingua tende preservare solo le espressioni che sono utili alla comunicazione: non ci sarebbe ragione di mantenere costruzioni che non presentano alcun tipo di differenza rispetto ad altre costruzioni. Pertanto, nonostante tra sintagmi e composti sussista una parentela, si possono individuare differenti tendenze semantiche: principalmente, il composto determinativo tende a denominare un’entità e a precisarne una caratteristica intrinseca come qualità durevole, mentre il sintagma solitamente indica un uso momentaneo o ascrive caratteristiche non durature. Si confrontino a tal proposito Heuwagen e Wagen mit Heu (Fleischer Barz 2012: 133). Inoltre nella maggior parte dei casi la convenzione ha stabilito quando usare il sintagma e quando il composto; ad esempio per indicare le guerre in base alla durata si è imposto il sintagma: der Dreißigjährige Krieg (Fleischer Barz 2012: 132). Spesso i composti vengono visti come la condensazione di sintagmi ben formati: l’approccio è questo anche negli esercizi per studenti di tedesco come lingua straniera, in cui si chiede di formare una parafrasi corretta per composti già dati (Kellertreppe: Treppe, die zum Keller führt); solitamente si esercita così non la capacità di interpretare i composti, e tantomeno di costruirli, bensì altri fenomeni sintattici, come l’abilità di costruire frasi relative (Fandrych Thurmair 1994: 43s). Heringer (1984: 11) ci tiene a precisare che i composti non sono condensazioni di costruzioni sintattiche; sono piuttosto forme primigenie in grado di produrre parafrasi sintattiche per esprimere relazioni semantiche tra le parole. Le differenze di distribuzione tra composti e sintagmi mostrano 17 Schlücker e Hüning sostengono che sia più corretto parlare di diversa distribuzione funzionale, più che di differenza semantica (2009: 219); ad ogni modo, sistematizzare la differenza tra sintagmi e composti in tutti gli ambiti della lingua è quasi impossibile, trattandosi di casi singolari con differenze sottili chiare soltanto ai parlanti nativi. 18 Massima dello strutturalista inglese John Firth citata da Gaeta e Zeldes (2012: 200). Firth, John R. (1957: 1), Papers in Linguistics, London, Oxford University Press. 61 che si tratta di due fenomeni onomasiologici distinti, che rispondono a diverse esigenze all’interno della lingua. 3.6.2. Reihenbildung Sia il primo che il secondo membro dei composti possono formare serie di parole, cioè possono comparire in un numero di costruzioni strutturalmente simili, mostrando lo stesso significato all’interno di queste; questa caratteristica dei costituenti è chiamata in tedesco Reihenbildung. Ad esempio il costituente iniziale Riesen- può formare serie di parole in cui intensifica o accresce il significato della testa della formazione: se si cercano sul vocabolario i composti lessicalizzati che cominciano con Riesen- si trova un nutrito insieme di esempi, come Riesenangebot, Riesenpotential, Riesenappetit, Riesenskandal e così via (OWID, elexico)19. Si tratta di un costituente molto produttivo, che per comportamento si avvicina ad elementi come Hyper- e Mega- (Hyperinflation, Megaparty), che sono considerati prefissi (Fleischer Barz 2012: 143). Semanticamente le formazioni con Riesen- sono equivalenti ai corrispondenti sintagmi con l’aggettivo riesig: eine riesige Freude, ein riesiges Weib. Altri determinanti che intensificano e accrescono il secondo costituente sono ad esempio Bomben-, Höllen- Mord- (Bombernerfolg, Höllendurst, Mordsrausch). Esistono anche costituenti che connotano positivamente il determinato, come ad esempio Bilderbuch- in Bilderbuchkarriere, ‘carriera sfolgorante’, Glanz- in Glanzleistung, ‘ottima prestazione’ (Fleischer Barz 2012: 144). Talvolta elementi in grado di costruire composti in serie possono differenziarsi rispetto al loro uso come parole libere, avvicinandosi allo stato di affissi: è il caso del sostantivo Gut, parola con un ampio spettro di significati (tra cui bene morale, proprietà materiale, merce, podere) 20. Come secondo costituente dei composti il significato di –gut è indebolito: preceduto da costituenti verbali significa ‘materiale per un determinato processo’, come in Backgut, Streugut; accanto a nomi astratti invece designa entità ideali, come Wissensgut (Fleischer Barz 2012:133). L’indebolimento semantico e la capacità di formare parole in serie di –gut potrebbe indurre a classificarlo come affissoide, qualora si ammettesse l’esistenza della categoria (si veda il punto 1.3.3.3); Fleischer Barz non nomina la categoria ‘affissoide’ per questo caso, ma precisa che questo comportamento 19 https://www.owid.de/suche/elex/erweitert?pattern=p_start&wort=Riesen&ortho=ka&lsanz=ka&wortart =ka&gram=&wobi=ka&parad=ka&semk=ka&gebr=ka&eign=ka&p=1, url consultato il 31.03.17. 20 http://dizionari.corriere.it/dizionario_tedesco/Tedesco/G/Gut-.shtml, url consultato il 31.03.17. 62 grammaticale dei costituenti -gut e simili non autorizza a giudicarli come suffissi (2012: 133). In tedesco questi secondi costituenti dal comportamento interessante sono un mezzo molto produttivo nella lingua, anche perché permettono di cambiare l’aspetto nominale dei lessemi, cioè per esempio rendono possibile la formazione di nomi collettivi da nomi singolari; si vedano membri come -gut, -werk e –zeug, che servono a formare sostantivi collettivi (Backgut, Zuckerwerk, Bettzeug). Altri costituenti permettono di ricavare nomi individuativi da nomi-massa, come Reiskorn partendo da Reis, Salatkopf da Salat, Staubkörnchen da Staub21 e così via (Zifonun 2012: 101ss). 3.6.3. Formazioni demotivate Anche in tedesco sono presenti composti demotivati che oggi vengono percepiti come parole semplici. Ciò accade quando le costruzioni si usurano con il tempo fino a tralasciare materiale linguistico, o addirittura a perdere interi costituenti che portavano un accento debole; Fleischer Barz cita la parola Welt che deriva dall’ahd. Weralt, ‘età dell’uomo’ (2012: 129). Vi sono poi composti in cui si può ancora cogliere la divisione in costituenti, ma che non sono più trasparenti, come ad esempio Junggeselle, ‘scapolo’: la parola Geselle è a sua volta un antico composto in cui compare la parola Saal, ed indicava ‘colui che abita nella stessa sala’, poi estesa a significare ‘compagno’. Junggeselle si contrapponeva ad Altgeselle ‘uomo maturo’, da cui si distingueva per il fatto di non essere sposato, e questo tratto divenne dominante; la parola oggi significa infatti ‘scapolo’, ma non porta più con sé tutte queste associazioni (Marx 1994: 85). Alcuni costituenti hanno subito la demotivazione nel corso della storia e ora contano tra i ‘morfemi cranberry’ del tedesco, com’è accaduto per Schornstein, in cui il morfema Schorn- deriva dall’alto tedesco antico scorren ‘sporgersi, svettare in altezza’, ma oggi non è più motivato22 (Donalies 2007: 29). 21 Per la diversa distribuzione della costruzione apposizionale del tipo fünf Kopf Salat e di quella col composto fünf Salatköpfe, si veda Zifonun 2012: 110ss. 22 Altri morfemi cranberry del tedesco sono: Him- in Himbeere dal mhd. hinde, ‘cerva’; Brom- in Brombeere dal mhd. bramo ‘cespuglio di rovi’; -gall in Nachtigall dal mhd. galen ‘cantare’, -gam in Bräutigam dall’ahd. gomo ‘uomo’; Lind- in Lindwurm dal mhd. lind ‘serpe’; Sint- in Sintflut dal germanico sin ‘sempiterno, grande’ (Donalies 2007: 29). 63 3.6.4. Figuralità dei composti tedeschi Esistono in tedesco sostantivi composti che racchiudono interpretazioni metaforiche e metonimiche, che sarebbero altrimenti esplicabili solo con sintagmi molto elaborati: ad esempio Fahrstuhlmannschaft indica la ‘squadra che regolarmente nel giro di poco tempo sale e scende di categoria’ (Fleischer Barz 2012: 132). Nei composti metaforici vi è un costituente letterale e un costituente metaforico, che investe l’intero composto del significato traslato; in questo modo nel composto Hackenporsche, che indica la borsa munita di ruote e manico usata per fare la spesa, soprattutto da persone di una certa età (OWID) 23, il costituente letterale è Hacken- e quello metaforico –porsche, poiché trasla l’immagine di ‘macchina di lusso’ con tutti gli annessi e connessi e la sovrappone all’immagine del noto carrellino col manico. Può essere il primo o il secondo membro ad apportare il senso metaforico al composto; solitamente il primo costituente è letterale e il secondo è figurato, si veda ad esempio la differenza tra Nachrichtenlawine (metaforico, ‘una valanga di notizie’) e Lawinennachricht (non metaforico, ‘notizia riguardo a una valanga’) (Fleischer Barz 2012: 143). Un processo semantico simile a quello di metonimia è in atto nei composti possessivi, abbondantemente presenti anche in tedesco. In tali formazioni sussiste sempre un rapporto di determinazione tra i costituenti, ma il determinato non è un iperonimo del composto, cioè non può descrivere l’entità a cui la parola fa riferimento: per questo tali formazioni sono endocentriche. Come già esemplificato (capitolo 2.2.), un Rotkehlchen non designa un Kehlchen, bensì un tipo di uccello che ha il petto rosso – ed in questo senso Rot- determina -kehlchen. La maggior parte dei composti possessivi descrive persone (Dickkopf), piante (Löwenzahn) o animali (Rotschwänze). Così Langbein designa ‘una persona con gambe lunghe’, dove la parola ‘persona’ non può essere recuperata esclusivamente dalle informazioni implicate dai costituenti (Fleischer Barz 2012: 178); secondo Eisenberg si instaura così un rapporto di sineddoche tra il secondo membro, la parte, e l’entità designata, il tutto: in Rotkehlchen il costituente –kehlchen rappresenta nel composto l’intera bestiola (Eisenberg 2006: 232). 23 Neologismenwörterbuch, https://www.owid.de, url consultato il 28.03.17. 64 3.7. Diversi modelli di composizione nominale Nelle prossime pagine saranno osservati i diversi modelli formali che i composti nominali possono seguire. Affinché la formazione sia un sostantivo, la testa deve essere necessariamente sostantivale, perciò si parte dal presupposto che il costituente di destra sia sempre un sostantivo. Nella composizione tedesca la Righthand Head Rule è infatti molto affidabile, soprattutto dal punto di vista formale 24 (Olsen 1990:140). Nella maggioranza dei casi il primo membro è un sostantivo, dando luogo a formazioni che dispongono di possibilità semantiche quasi illimitate. I composti con aggettivi o verbi come primo costituente sono più soggetti a limitazioni, ma sono comunque forme molto produttive. Si differenziano formalmente dagli altri modelli i Konfixkomposita nominali, poiché si vedrà che la testa di questi composti può essere anche un confisso, non necessariamente un sostantivo. Verranno poi descritti i composti con altre unità come primo costituente, che possono essere avverbi, preposizioni, pronomi, numerali, sintagmi o frasi, lettere o abbreviazioni. Per ultima si tratterà la composizione onimica (cioè la formazione di nomi propri tramite composizione) e la composizione deonimica (ovvero quei composti in cui uno dei due costituenti è un nome proprio). 3.7.1. Il primo costituente è un sostantivo: Haustür Nella lingua tedesca la composizione nominale con sostantivo come primo membro è il modello più diffuso e più produttivo di formazione di parole: il 78% dei sostantivi composti (contando sia quelli lessicalizzati che gli occasionalismi) rientra in questa tipologia (Duden 2009:710). I composti nominali con sostantivo al primo membro possono essere rappresentati così. [A]N [B]N  [[A]N R [B]N]N [Haus]N [Tür]N  [[Haus]N R [tür]N]N Per quanto riguarda la morfologia dei costituenti, i composti di tipo N+N mostrano grande versatilità. Entrambi gli elementi possono essere semplici, come in Liebes|brief, oppure complessi; e in tal caso possono essere membri derivati o a loro volta composti, dando origine così a costruzioni ricorsive ramificate a sinistra (Haustür|schlüssel), a destra 24 I dubbi possono sussistere dal punto di vista semantico, ma lo si vedrà meglio nel capitolo 5. 65 (Finger|handschuh) o in entrambe le direzioni (Gewandhaus|kapellmeister). Il primo, il secondo o entrambi gli elementi possono essere derivati suffissali, come mostrano gli esempi Freiheits|kampf, Markt|wirtschaft, Bildungs|möglichkeit25. Non sono rare le formazioni con elementi stranieri: Begrußungs|cocktail, Spraydose, Dixieland|jazz (Fleischer Barz 2012: 137)26. Tra le formazioni allogene recenti si citano Patchwork|biografie27 e Couch|kartoffel28 (OWID). 3.7.1.1. Relazioni semantiche: Romanleser, Kellertreppe e Guerrillagärtner La composizione tra due sostantivi ha un grande potenziale semantico: “die Beziehungen zwischen den unmittelbaren Konstituenten sind potenziell so unendlich vielfältig wie denkbare Relationen zwischen Begriffen” (Fleischer Barz 2012: 148). Donalies (2005) mostra la ricchezza e la varietà semantica dei composti N+N confrontando i nomi di specie animali: il primo costituente può dare informazioni sull’habitat dell’animale in questione (Schneehuhn, Höhlenbär), può descriverne caratteristiche particolari (Panzernashorn, Gelbaugenpinguin), può esprimere la somiglianza con altri animali (Maulwurfsgrille, Leopardenschildkröte) oppure con l’uomo (Mönchsaffe, Soldatenara) o ancora con cose (Spaghettiaal); può inoltre dare informazioni sull’alimentazione (Heringsmöwe) o combinare le precedenti indicazioni (Alpernbraunbär). Nei composti nominali in cui il primo membro appartiene ad altre categorie lessicali lo spettro delle relazioni semantiche è invece molto più limitato. Le relazioni semantiche tra i costituenti dei composti nominali tedeschi possono essere suddivise in tre gruppi (Fleischer Barz 2012: 138). Nel primo gruppo si trovano composti relativamente univoci nell’interpretazione, poiché è guidata dalla struttura valenziale del secondo elemento: sono i Rektionskomposita, quelle formazioni in cui il 25 Se ad essere un derivato è il secondo membro si danno tre possibilità: in parole come Deutschlehrer si tratta di veri composti con un secondo costituente derivato (Lehrer für Deutsch); invece nell’esempio Schulpolitiker è l’intera formazione ad essere derivata da un composto (Schulpolitik); oppure l’intera formazione può essere la conversione di un sintagma, come in Gepäckträger, dal sintagma Gepäck tragen (Fleischer Barz 2012: 136). Se il secondo membro di quest’ultima categoria di composti non è attestato, allora si tratta di un caso di Zusammenbildung, come nell’esempio già citato Appetithemmer (capitolo 2.3.). 26 A differenza di Fleischer Barz, Donalies (2007: 4) separa l’ambito della formazione di parole con elementi stranieri (Lehnwortbildung) dalla formazione di parole nativa (Wortbildung). 27 ‘Lebenslauf, der nicht geradlinig verlaufen ist, sondern durch einen relativ häufigen Wechsel von Beruf und Ort, von Erwerbs- und Nichterwerbsphasen (wie Arbeitslosigkeit, Kinderbetreuung, Auszeiten) gekennzeichnet ist’ (OWID Neologismenwörterbuch, https://www.owid.de/artikel/318152, url consultato il 31.03.17). 28 Dall’inglese couch potato. (OWID Neologismenwörterbuch, https://www.owid.de/artikel/298295, url consultato il 31.03.17). 66 secondo membro deriva da un verbo e ne eredita la struttura argomentale, mentre il primo membro svolge il ruolo di complemento; alcuni esempi sono Frauenkenner, Romanleser, Konfliktbewältigung, Wetterbeobachtung (Donalies 2007: 45). In questi composti il significato è conforme alle proprietà semantiche e valenziali del secondo membro 29: ein Romanleser liest Romanen, die Konfliktbewältigung ist die Bewältigung vom Konflikt, e così via. L’interpretazione in base agli argomenti del verbo non è obbligatoria: si tratta soltanto di una preferenza strutturale che rende più prevedibile il significato da ascrivere al composto (Eisenberg 2006: 230). Il costituente deverbale può quindi comparire in altri composti senza che questi debbano essere interpretati come Rektionskomposita: si confrontino a tale proposito Romanleser (‘er liest Romanen’) e Durchschnittleser (*‘er liest Durchschnitt’) (Fleischer Barz 2012: 139). Nel secondo gruppo si trovano quei composti in cui tra i costituenti sussistono ‘relazioni semantiche fondamentali’, che si possono parafrasare in base ad un numero di possibili relazioni semantiche: ad esempio con significato locale (Büroarbeit, Kellertreppe), temporale (Tagesfahrt), materiale (Holzhaus) e così via30. Rimangono nel terzo gruppo tutti quei composti con significato singolare che sfuggono alle sistematizzazioni: ad esempio Guerillagärtner definisce coloro che abbelliscono gli spazi pubblici con aiole di nascosto, soprattutto durante la notte, come se stessero così svolgendo una guerriglia contro il degrado urbano (OWID 31). Vigono pochissime restrizioni semantiche. L’unica interpretazione ad essere esclusa in principio è quella di negazione: in Fischfrau la relazione R può collegare i costituenti in svariati modi, ma non può essere esplicitata con *‘Frau, die kein Fisch verkauft’ (Heringer 1984: 8). È possibile formare perfino composti determinativi con la stessa radice al primo e al secondo membro, come Autorenautor, se il contesto lo consente: tali formazioni sono chiamate Selbstkomposita e possono servire ad a rafforzare un concetto, ponendolo in un rapporto determinativo verso se stesso – l’Autorenautor è infatti ‘l’autore 29 Olsen (1986: 71 citata da Donalies 2007: 45) comprende tra queste formazioni anche composti come Juwelendieb e Professorensohn, perché la relazionalità intrinseca che il costituente-testa intrattiene con il determinante li rende prossimi alla preferenza morfologica e semantica che mostrano i Rektionskomposita. 30 Fleischer Barz indica: locale, temporale, finale, causale, comparativo, possessivo, partitivo/adesivo, strumentale, materiale, costituzionale, graduale, esplicativo (2012: 142). 31 https://www.owid.de/artikel/404306, url consultato il 31.03.17. Per analogia è nato anche il composto Guerillastricken, che designa con connotazione guerrigliera l’attività di confezionare lavori a maglia per abbellire gli spazi urbani; la ringhiera della stazione di Lipsia presentava un colorato corrimano lavorato a ferri, in dicembre. 67 per eccellenza’32 (Donalies 2007: 68). I Selbstkomposita si differenziano dai reduplicati (come Krimskrams e Schickimicki) perché nella reduplicazione i morfemi non intrattengono una relazione determinato-determinante, ma piuttosto un rapporto di associazione fonologica 33 (Fleischer Barz 2012: 94). Non esistono quindi restrizioni semantiche assolute che escludano la composizione di due sostantivi; esistono piuttosto formazioni percepite come non marcate, ‘normali’, e altre che si fanno notare per l’espressività, la cui genesi è spesso fortemente legata al contesto. 3.7.1.2. Le metafore nei composti N+N: Jammerlappen Grazie alle associazioni metaforiche, i composti N+N possono comprimere concetti molto elaborati in pochi costituenti: questo permette anche di coniare espressioni molto creative ed espressive. Uno dei due costituenti può essere impiegato in senso metaforico: se questo è il secondo membro, si formano parole come Nachrichtenlawine, ‘valanga di notizie’. Quando il secondo membro raggiunge un sufficiente grado di lessicalizzazione, tende a formare altre parole in serie: è possibile infatti formare Hausaufgabenlawine, Postkartenlawine, e così via34. Se invece è il primo membro a fornire la metafora, allora risulta un composto determinativo nel senso più tipico, in cui il secondo costituente (letterale) viene modificato dal primo costituente metaforico. Si ottengono così composti come Geisterfahrer, che indica colui che guida in direzione contraria al senso di marcia (Neef 2009: 396), e Waschbrettbauch35, che designa gli addominali scolpiti paragonandoli ad un’asse per il bucato. Altre formazioni vengono invece idiomatizzate per intero; ad esempio, in Augenblick ‘momento’ e Zeitlupe ‘moviola’ viene designato Fleischer Barz indica anche la parola Kindeskind che si è lessicalizzata con il significato di ‘discendente’ (2012: 148). 33 Schindler (1991: 598) riscontra queste caratteristiche nei reduplicati tedeschi: la reduplicazione ha formato un contenuto numero di parole in passato, ma oggi è scarsamente produttiva (la formazione più recente è Schickimicki ‘elegantone’). Talvolta la radice non è più spiegabile, come in Techtelmechtel ‘storiella, flirt’; mentre in altre lingue – soprattutto pidgin e creole – la reduplicazione serve a costruire il plurale o a intensificare i concetti, in tedesco questo non si verifica. I reduplicati con rima interna presentano difficoltà circa le regole che hanno portato alla loro formazione: talvolta sono coinvolti due diversi lessemi ormai indiscernibili, talvolta il reduplicato giunge da un’altra lingua, come Picknick, dal francese. Si ribadisce anche che i reduplicati in tedesco sono altro dai Selbstkomposita, sebbene possano sembrare simili (Schindler 1991: 599). 34 La particolarità di queste costruzioni è che il primo costituente è più adatto del secondo a designare il referente del composto: una Nachrichtenlawine è più ‘Nachrichten’ che ‘Lawine’; si tratta di una conseguenza naturale dell’uso metaforico del secondo membro. 35 Successivamente per analogia si è formato Waschbärbauch, dove si esprime il concetto contrario, assimilando la pancia scultorea designata dal composto già noto ad un morbido (e peloso) orsetto lavatore (Owid, Neologismenwörterbuch, https://www.owid.de/artikel/315737, url consultato il 28.03.17). 32 68 qualcosa di completamente diverso dalla somma dei costituenti. Fanno parte di questo tipo di composti idiomatici anche gli appellativi, gli epiteti e i nomignoli tedeschi riferiti a persone, come ad esempio Jammerlappen ‘smidollato’ e Spaßvogel ‘matacchione’, Bücherwurm ‘topo di biblioteca’, Dreckfink ‘sudicione’, Unglücksrabe ‘iellato’, Ulknudel ‘burlone’ (Fleischer Barz 2012: 143). Si noti che nessuno corrisponde ad un composto nella traduzione italiana: in italiano infatti la composizione non è una modalità onomasiologica così diffusa, e per denominare lo stesso tipo di concetti si ricorre ad altre modalità di formazione, come la derivazione, l’alterazione o la formazione di sintagmi. Questi aspetti del confronto tra le due lingue saranno affrontati meglio nel capitolo 4. 3.7.1.3. Composti copulativi: Hosenrock La composizione copulativa combina costituenti della stessa categoria lessicale; ne consegue che i composti copulativi nominali sono formati da due sostantivi, quindi rientrano nel modello N+N. Secondo il Duden (2009: 721) i composti copulativi si distinguono per le loro proprietà semantiche: i due costituenti sono co-iponimi, cioè appartengono ad uno stesso paradigma lessicale, quindi può sussistere tra essi un rapporto di equiparazione e di coordinazione: Hosenrock, Studentensoldat. È possibile lo scambio dei costituenti almeno in linea di principio, tuttavia la forma con l’ordine dei costituenti inverso non è attestata: non si può infatti dire *Rockhosen al posto di Hosenrock (Duden 2009: 721). La testa formale è comunque il costituente di destra, poiché il rapporto di determinazione è neutralizzato solo a livello semantico: Hosenrock è un sostantivo maschile perché Rock è maschile. (Fleischer Barz 2012: 150). Anche i composti copulativi possono essere esocentrici o endocentrici: nel primo caso nessuno dei due membri può rappresentare il referente, come in Strumpfhose – si tratta di un’entità che ha caratteristiche di Strumpf e di Hose, ma in ultima analisi nessuno dei due costituenti può definire il referente. Al contrario, nei composti endocentrici come Dichter-Präsident e Marxismus-Leninismus36 entrambi i membri possono designare il denotato (Fleischer Barz 2012: 151). Come già accennato nel primo capitolo (2.2.), Breindl e Thurmair (1992: 31) hanno messo in dubbio la necessità stessa di una categoria di composizione coordinativa, 36 Spicca tra i pochi esempi di composizione copulativa che cita la grammatica Grundzüge einer deutschen Grammatik, edita nella Repubblica Democratica Tedesca nel 1981 (Heidolph 1981). 69 sostenendo che un composto copulativo è un composto determinativo in grado di consentire anche l’interpretazione copulativa; pertanto, i composti copulativi possono essere parafrasati al meglio secondo il modello ‘AB ist ein B, das Merkmale von A hat’. Nella maggioranza dei casi infatti un costituente ha dominanza semantica sull’altro: Kleiderschürze è prima di tutto un grembiule, che ha forma di abito 37. Secondo il Duden una simile interpretazione non può valere per composti del tipo Dichter-Komponist, poiché significa ascrivere un ulteriore interpretazione (determinativa) a quella copulativa, che nondimeno esiste: er ist Dichter und Komponist. Il paragrafo del Duden sulla composizione copulativa termina così: “Welche Interpretation im Einzelfall zutrifft, entscheidet weitgehend der Kontext” (Duden 2009: 722). 3.7.2. Il primo costituente è un aggettivo: Buntpapier Rispetto ai composti formati da due sostantivi, i composti nominali con primo costituente aggettivale sono soggetti a più limitazioni, sia per quanto riguarda la forma degli aggettivi che possono comparire come determinante, sia in riferimento alle potenzialità semantiche che possono esprimere. I composti nominali con sostantivo al primo membro possono essere così rappresentati. [A]A [B]N  [[A]A R [B]N]N [bunt]A [Papier]N  [[Bunt]A R [papier]N]N Come primo costituente possono comparire aggettivi monosillabi, come nel caso di Bunt|papier, o di più sillabe, come in Mager|milch; possono essere aggettivi semplici, come nella parola Alt|stadt, o complessi, come nelle formazioni Endlos|monolog e Schwarzweiß|gemälde; anche aggettivi di provenienza straniera possono fungere da primi costituenti, si veda ad esempio Soft|eis (Donalies 2007: 46). Sono correnti anche formazioni con aggettivi al superlativo, si vedano Hochstpreis, Bestform, Mindestalter; le forme comparative sono generalmente meno produttive, ma non escluse, come mostra la parola Mehrwert. Si porta questo esempio: ‘Stell dir vor, ich habe einen neuen Hosenrock gekauft. Und dieser Rock/*diese Hose ist mir gestern ins Fahrrad gekommen’ (Breindl Thurmair 1992: 48). 37 70 Per quanto riguarda le restrizioni morfologiche, secondo Fleischer Barz (2012: 154) nella norma non si formano composti con aggettivi che terminano in –bar, -lich e -ig (*Trinkbarmilch), anche se esistono delle eccezioni, come Gutbürgerlichküche e Billigflug. In questi casi si preferisce formare il composto con il nome da cui deriva l’aggettivo, ottenendo così Sonnenwetter anziché *Sonnigwetter (Donalies 2007: 47). Anche gli aggettivi con i prefissi erz-, miss-, un- e ur- non sono attivi nella composizione, si veda per esempio come nei composti l’aggettivo unendlich viene sostituito dalla forma endlos (Endlosformular). Solo l’aggettivo prefissato uralt può formare compositi, ad esempio in Uraltschlager (Fleischer Barz 2012: 154). Alcuni aggettivi dispongono di una forma specifica per formare parole: sono besonder, doppel e einzeln, che formano rispettivamente composti come Sonderangebot, Doppelkonsonant, Einzelkind (Fleischer Barz 2012: 154); questo interessa anche alcuni aggettivi di origine straniera, come accade in spezielles Verfahren, che nella versione composta è Spezialverfahren (Donalies 2007: 47)38. Vi sono alcune formazioni che cominciano con un aggettivo, ma non sono propriamente composti con primo membro aggettivale; sono parole come Dickhäuter, Warmduscher, Langschläfer, Schwarzseher: non si tratta di composizione determinativa, come in Buntpapier ‘buntes Papier’, infatti non è proprio possibile parafrasare la parola Langschläfer come *‘langer Schläfer’, poiché la parola deriva dall’espressione lang schlafen. Queste formazioni si possono annoverare tra le Zusammenbildungen, e sono più facilmente interpretabili come derivati di sintagmi, anziché come composti (Donalies 2007:48). Similmente, come parole come Freilassung non sono propriamente composti bensì derivati di verbi composti, in questo caso del verbo freilassen (Fleischer Barz 2012: 153); pertanto, non tutte le formazioni composte da un aggettivo e da un nome si possono comprendere tra i sostantivi composti secondo il modello A+N. 3.7.2.1. Proprietà semantiche: Glatteis I composti con primo membro aggettivale presentano delle differenze semantiche rispetto ai corrispondenti sintagmi, mostrano una diversa distribuzione, oppure non sono in grado di sostituire il sintagma: ad esempio, per indicare un vestito colorato il composto Come già detto al punto 3.6.1, anche se il primo costituente aggettivale e l’aggettivo sono sinonimi, il composto e il sintagma presentano sempre una differenza di distribuzione o di significato, per quanto sottile. 38 71 ?Buntkleid risulta marcato, è più naturale usare il sintagma buntes Kleid (Donalies 2007: 46). Dal punto di vista semantico nei composti A+N l’aggettivo è un attributo del sostantivo testa, proprio come accade nei sintagmi nominali: Buntpapier è infatti buntes Papier; tuttavia nel composto c’è sempre un margine di significato in più, un ‘effetto speciale’ come lo chiama Donalies (2007: 47). Schlücker e Hüning (2009: 210) lo dimostrano confrontando altes Papier e Altpapier: generalmente, nel sintagma l’aggettivo descrive il nome, mentre i composti nominano un’entità, un concetto unitario: altes Papier designa ‘carta che è vecchia’, mentre Altpapier indica quella che in italiano si chiama ‘carta straccia’ ‘carta da buttare’, un concetto con proprietà ben definite e note. Non tutto ciò che è altes Papier è anche Altpapier, proprio come non tutta la carta vecchia è carta straccia; questo conferma il fatto che tra composti e relativi sintagmi sussiste quasi sempre un margine di differenza semantica o pragmatica. Un altro esempio può essere Glatteis in confronto a glattes Eis; secondo Schlücker e Hüning in Glatteis è insita una sfumatura di pericolosità che nel sintagma glattes Eis è neutralizzata (2009: 217). Si noti inoltre come le formazioni che accostano un aggettivo al nome di una parte del corpo sono da interpretare come composti possessivi: designano sempre una persona, mai la parte del corpo nominata. Ad esempio, il composto Blondkopf designa una persona bionda, mentre per fare riferimento alla parte del corpo bisogna usare il sintagma, blonder Kopf (Fleischer Barz 2012: 153); anche in italiano questo tipo di concetti è reso da formazioni possessive composte da nome e aggettivo: una testa calda è una persona che attacca briga con facilità, non una *testa che è calda39. In tedesco anche quando si vuole modificare l’aggettivo non c’è altra via che quella sintattica: non si dirà *eine sehr Extremposition, bensì eine sehr extreme Position, poiché nel composto l’aggettivo è il determinante, ed il determinante è sempre sintatticamente irraggiungibile (Schlücker e Hüning 2009: 227). I composti nominali con primo membro aggettivale sono quindi soggetti a maggiori restrizioni, sia formali che semantiche, rispetto ai composti del tipo N+N, e sono di conseguenza anche meno produttivi. Si noti anche che in italiano non è possibile distinguere graficamente tra l’espressione idiomatica testa calda (Massimo è una testa calda) e il sintagma testa calda (bisogna raffreddare la testa calda del motore altrimenti fonde): in italiano è il contesto a disambiguare, non l’ortografia. 39 72 3.7.3. Il primo costituente è un verbo: Fahrkarte I nomi composti con un verbo al primo membro sono meno soggetti a limitazioni rispetto ai composti A+N, sia semanticamente che formalmente. Potenzialmente, quasi tutte le radici verbali possono costruire sostantivi composti (Donalies 2007: 50). I composti nominali con verbo al primo membro possono essere rappresentati così. [A]V [B]N  [[A]V R [B]N]N [back]V [Ofen]N  [[Back]V R [ofen]N]N Generalmente per costruire sostantivi composti si impiega la radice del verbo, cioè la forma dell’infinito senza la desinenza –en: nell’esempio, dal verbo backen è stato formato il composto Back|ofen. Possono essere usati tutti i tipi di radice, siano esse monosillabiche come in Fahr|karte o di più sillabe come in Plauder|stunde; oltre a verbi semplici possono comparire anche radici complesse, come in Radfahr|verein (Donalies 2007: 50). Anche i verbi allogeni possono essere impiegati nei composti, come in Talk|runde, anche se sono molto meno attivi dei verbi autoctoni (Fleischer Barz 2012: 161). Le parole Gedenk|tag e Wegwerf|gesellschaft mostrano che sia i verbi con prefissi inseparabili che i verbi separabili sono comunemente usati nei composti (Donalies 2007: 51). Alcuni verbi come rechnen e zeichnen dispongono invece di varianti specifiche per la composizione: si dice infatti Rechen|aufgaben e Zeichen|tisch. Gli unici verbi a porre resistenze alla composizione sono quelli la cui radice termina in –ig (*Verständig|möglichkeit): in questi casi la forma attiva nella composizione è il sostantivo deverbale in –ung, come in Verständigungs|möglichkeit. Alcuni costituenti verbali concorrono con i relativi sostantivi deverbali in –ung, come ad esempio Misch|verhältnis, che compete con Mischungs|verhältnis (Fleischer Barz 2012: 160). In alcuni casi non le radici, bensì forme coniugate del verbo vengono usate come costituenti: questo accade soprattutto nel caso dei verbi modali, come illustrano i sostantivi Kannbestimmung, Muss|ehe e Ist—Zustand (Donalies 2007: 51). 3.7.3.1. Proprietà semantiche: Schreibware In questo tipo di composti il costituente verbale esprime un’attività pertinente al secondo membro. Lo spettro semantico che può essere ricoperto è molto più ampio 73 rispetto ai composti A+N, come mostra l’esempio proposto da Donalies: “Ein Tanzbär ist ein Bär, der tänzt; ein Tanzstück ist ein (Theater)Stück, das getanzt wird; und ein Tanzsaal ist ein Saal, in dem getanzt wird.” (Donalies 2005: 3, 2007: 52). Fleischer Barz individua nove relazioni semantiche tipiche, illustrate qui di seguito (2012: 162): - finale: in Backofen, Nähmaschine, Schreibware il costituente verbale precisa lo scopo del costituente nominale; Schreibware significa ad esempio ‘Ware zum Schreiben’. Si tratta di un modello molto fortunato in tedesco, che forma parole non sempre facili da rendere con un equivalente sintagma (Fleischer Barz 2012: 132). - attiva: il costituente verbale può indicare l’attività di cui il sostantivo è soggetto, come in Glühwürmchen: si tratta di un ‘Würmchen, das glüht’. Il nome è qui il soggetto attivo del costituente verbale. - passiva: il nome è l’oggetto passivo del costituente verbale, come in Strickmütze: si tratta qui di ‘Mütze, die gestrickt wird’. - tematica: in queste forme il verbo specifica il tema, l’oggetto del sostantivo. Ad esempio, in Erzähltalent il talento è più precisamente quello di raccontare. - esplicativa: il costituente verbale spiega che cosa designa il sostantivo: si osservi ad esempio Schmelzprozess40, dove verbo schmelz(en) spiega di che tipo di Prozess si tratta. Queste formazioni, chiamate anche verdeutlichende Komposita (Fleischer Barz 2012: 146), potrebbero presentare un rapporto inverso di determinazione: nella parola Schmelzprozess è possibile trattare il primo costituente come parte che identifica l’intero composto, e quindi una possibile parafrasi potrebbe essere Schmelzen als Prozess. Le particolarità interpretative che caratterizzano i verdeutlichende Komposita saranno trattate nel capitolo 5, tra i casi particolari della composizione tedesca. - causale: ad esempio in Kratzwunde il verbo kratz(en) indica la causa della ferita (‘A ist die Ursache von B’); al contrario in Niespulver è la polvere a causare gli starnuti (‘B ist die Ursache von A’). In questa tipologia Fleischer Barz inserisce anche i composti parafrasabili con ‘B ist die Ursache von nicht A’, come nel caso di Gleitschutz: si tratta di un sistema di protezione (Schutz) che fa sì che le ruote dei veicoli su rotaia non scivolino sui binari (gleit(en)). 40 Si veda anche il punto 5.1.1.1. 74 - locale: il costituente nominale è il luogo in cui si svolge l’attività precisata dal costituente verbale, come in Kochecke ‘Ecke, wo man kocht’, e Kopierraum ‘Raum, wo kopiert wird’. - temporale: il nome fornisce le coordinate temporali dell’attività indicata dal verbo: Backtag è il giorno in cui si cuoce in forno, Sterbestunde è l’ora in cui si muore. - modale: ‘B hat A als Modus’, cioè il nome viene determinato nella sua modalità attraverso il verbo. Tanzschritt è il passo di danza, Polterabend è la serata che si passa strepitando e festeggiando (idiomaticamente indica la notte prima delle nozze). Non tutti i composti possono esaurirsi in queste categorie, e alcuni potrebbero rientrare in più tipologie; indicativamente è possibile vedere come lo spettro di relazioni possibili sia molto più ampio dei composti del modello A+N, ma più ridotto rispetto al modello N+N. Lo schema V+N dei composti tedeschi (Backofen) corrisponde dal punto di vista puramente formale allo schema V+N dei composti italiani come spaventapasseri. Vi sono però differenze sostanziali: Backofen è un composto endocentrico dove la testa formale è il nome Ofen, che viene determinata dal verbo back(en). Al contrario, spaventapasseri è un composto esocentrico, infatti uno spaventapasseri non è né uno *spaventa né un *passeri, come mostrano anche le proprietà grammaticali dei costituenti – spaventa è un verbo, passeri è un nome plurale, e ciò nonostante il composto è un nome singolare. Nelle due lingue quindi il modello V+N si realizza con caratteristiche formali e semantiche totalmente diverse. 3.7.4. Composti nominali con confissi: Thermojacke Dal punto di vista formale i composti con confissi si comportano in modo particolare: nella norma infatti per ottenere un sostantivo composto è necessario che il costituente di testa sia un sostantivo, invece nei Konfixkomposita il determinato può anche essere un confisso (Donalies 2007:52). [therm-]C [Jacke]N  [[Thermo]C R [jacke]N]N [astro-]C [-naut]C  [[Astro]C R [naut]C]N [Spiel]V [-thek]C  [[Spielo]V R [thek]C]N 75 Si danno pertanto queste tre possibilità: esistono composti nominali in cui il primo costituente è un confisso e la testa è un nome, come in Thermojacke; altre formazioni sono costituite da due confissi, come nell’esempio Astronaut; ci sono poi confissi specifici per formare composti sostantivali, come il confisso -thek, il quale può combinarsi con nomi (Filmothek), verbi (come l’esempio Spielothek) o altri confissi (Bibliothek). Il Fugenelement nel caso dei Konfixkomposita è –o– (Therm|o|jacke), o raramente –i– (Agr|i|kultur). L’elemento –o–, a differenza degli altri Fugenelemente, ha la particolarità di non comparire soltanto in relazione al primo costituente: il Fugenelement –o– è presente se uno dei due costituenti è un confisso che lo richiede, si confrontino a tal proposito Jazz|o|thek e Phil|o|soph (Donalies 2007:31). Ci sono confissi destinati al ruolo di primo costituente, come pseudo-, mikro(Pseudoproblem, Mikroorganismus), e altri che compaiono invece solo come testa, come -graph, e -thek (Telegraph, Infothek). Eisenberg (2006: 244) li chiama rispettivamente ‘preconfissi’ e ‘postconfissi’. Alcuni confissi possono invece comparire sia come primo che come secondo membro, come phil: Philosoph, Bibliophil (Donalies 2007: 13). Tra i pochi confissi autoctoni si annoverano gli elementi Schwieger-, proveniente dal medio alto tedesco swiger ‘suocera’, e Stief-, comparabile con l’antico nordico stjúpr ‘figliastro’, che servono a formare nomi di parentela come appunto Stiefmutter e Stiefsohn. Sono considerati confissi perché non possono comparire in autonomia, nonostante siano unità lessicali, con un loro significato; si trovano infatti esclusivamente nei composti (Fleischer Barz 2012: 174). 3.7.5. Il primo costituente è un avverbio o una preposizione: Rückreise, Zubrot Il modello Avv+N è molto produttivo nella lingua tedesca; esistono composti con il primo membro avverbiale che si sono lessicalizzati, come ad esempio Sofortmaßnahme, Jetztzeit e Abwärtstrend (Donalies 2007: 53), anche se molti composti di questo tipo non entrano nel lessico, ma rimangono tra gli occasionalismi, come nel caso delle formazioni Fast-Weltmeister, Beinahe-Unfall, Fast-Freundin. C’è da dire che non tutti gli avverbi sono ugualmente produttivi nella composizione: ad esempio, dann, dort, heute e gestern non sono in grado di formare parole composte, infatti per dire ‘il pane di ieri’ si usa il sintagma das gestrige Brot, non il composto *Gesternbrot. 76 Talvolta in questo tipo di composti la relazione R tra i due costituenti è neutralizzata: Beinahe-Unfall infatti non esprime alcun plusvalore di significato rispetto al sintagma beinahe Unfall, per cui si può dire che la relazione R è nulla (Ortner et al. 199141, citato da Fleischer Barz 2012: 171). La relazione tra i costituenti è invece molto peculiare nelle formazioni con l’avverbio/particella 42 Nicht- al primo costituente, che sono molto frequenti: in questo caso il significato non corrisponde affatto a quello del rispettivo sintagma, poiché un composto con Nicht- denomina una categoria di entità che sono caratterizzate per ‘non essere qualcosa’, mentre i sintagmi con nicht negano l’appartenenza ad una categoria già esistente (Fleischer Barz 2012: 133): Franz ist Nichtfachmann → Franz ist kein Fachmann → Franz ∈{Nichtfachmann} Franz ∉ {Fachmann}. Per quanto riguarda le preposizioni, soltanto una parte è attiva nella composizione: compaiono come primo costituente soprattutto quelle preposizioni che sono omonime ai corrispondenti avverbi, come nella parola Unterklasse, o alle relative particelle verbali, come nel caso di Abgrund. Si noti che i composti Prep+N possono essere sia endocentrici che esocentrici: un Gegenargument è un Argument, ma il Zubrot non è Brot – a meno che non si tratti di un pasto molto, molto povero. 3.7.6. Il primo costituente è un pronome: Niemandsland I composti nominali con pronome al primo membro compaiono molto sporadicamente nella lingua tedesca. Esistono tuttavia composti con i pronomi personali, soprattutto con le forme ich e wir (Ich-Kult, Wir-Gefühl), nonché i pronomi interrogativi (Was-Frage) (Donalies 2007: 54). I pronomi possessivi sono ancora più rari, ma possono formare occasionalismi, spesso molto legati al contesto (der Deintag und Meintag). I pronomi indefiniti si comportano in modo molto simile a sostantivi e aggettivi, come nel composto Niemandsland, tuttavia anch’essi compaiono sporadicamente. Il pronome selbst è invece molto produttivo come primo costituente, si vedano ad esempio le parole Selbstkritik e Selbsthilfe; talvolta concorre con l’aggettivo eigen-: Selbst-/Eigenlob. 41 Ortner et al. (1991), Deutsche Wortbildung. Typen und Tendenzen in der deutschen Gegenwartssprache. Vierter Hauptteil: Substantivkomposita, Berlin, New York. 42 Donalies (2007: 54) considera nicht una particella di negazione; così anche il Duden Grammatik (2009: 590). Fleischer Barz invece inserisce le formazioni con Nicht- tra i composti formati da avverbio e sostantivo. 77 Secondo Ortner et al. (199143) le formazioni con primo membro pronominale non superano l’1% nel totale dei composti nominali (Fleischer Barz 2012: 165s). 3.7.7. Il primo costituente è un numerale: Zweikampf Come primo costituente i numerali44 possono comparire in forma di numeri cardinali, ordinali o moltiplicativi. Tra i numeri cardinali figurano nei composti soprattutto quelli al di sotto del dieci, come in Zweikampf; questi possono formare anche composti possessivi come Einauge ‘creatura con un occhio solo’ o Zusammenbildungen come Zweibeiner45. Il numerale null può comparire come primo costituente con due significati: in alcune formazioni attribuisce al sostantivo il valore ‘zero’ su un ideale scala di valori, come in Nullpunkt, Nullstellung; in altre esprime negazione, come in Nullschneeprognose, Nullwachstum. I numerali cardinali sono presenti in parole come Erstaufführung, Zweitwohnung; anche i numerali moltiplicativi compaiono nei composti, ne sono esempi le formazioni Dreifachsieg, Vierfachimpfung (Fleischer Barz 2012: 166). 3.7.8. Il primo costituente è un sintagma o una frase: Hin-und-her-Gerede In questo tipo di composti il primo costituente non è una parola, come nei composti fin qui osservati, bensì una costruzione sintattica. Si consideri come esempio il composto Zwischen-den-Mahlzeiten-|Imbiss: il primo costituente zwischen den Mahlzeiten è di chiara formazione sintattica, come mostra la declinazione di articolo e sostantivo; Imbiss è il sostantivo testa del composto, che viene determinato dal primo costituente Zwischenden-Mahlzeiten-. In questo tipo di composti il rapporto tra i costituenti è sempre di tipo determinativo: per ottenere un composto copulativo è infatti necessario che i due costituenti appartengano alla stessa categoria lessicale, e ciò sarebbe impossibile; inoltre la testa in questi composti è sempre un sostantivo (Meibauer 2003: 155, 158). Per il resto, la formazione di tali composti è piuttosto libera da vincoli: come prime unità possono comparire sintagmi di tutti i tipi, nonché frasi intere oppure frammenti di frasi. 43 Ortner et al. (1991), Deutsche Wortbildung. Typen und Tendenzen in der deutschen Gegenwartssprache. Vierter Hauptteil: Substantivkomposita, Berlin, New York. 44 La categoria dei numerali è considerata grammaticalmente eterogenea, poiché dal punto di vista grammaticale i numerali possono appartenere a categorie lessicali diverse; possono infatti essere impiegati come aggettivi (zwei Äpfel), sostantivi (die Vier fährt um 7:30 ab) o pronomi (die zwei gingen durch den Wald). Il Duden (2009: 379) considera pertanto la categoria dei numerali come una categoria semantica. 45 Anche Zweibeiner per Fleischer Barz (2012: 166) é un derivato a base sintagmatica, cioè [zwei Beine]er. 78 Oltre ai sintagmi sostantivali (Freilicht|bühne), aggettivali (Noch-nicht-ganz|Hochzeit), preposizionali (Vorweinachts|zeit) e verbali (Möchtegern|casanova) possono trovare posto nei composti anche altre combinazioni: Hin-und-her-|Gerede, Als-ob|Persönlichkeit, Ja-aber-|Demokrat, Vier-drei-drei-|System. I costituenti frasali sono meno attivi nella composizione, ma possono formare occasionalismi, come Hauptsacheich-bin-sympathisch-|Denke e Wir-packen-es-an-|Stimmung. Rientrano in questo modello anche i composti in cui il determinante fornisce indicazioni di quantità, valore, dimensione o tempo, come Hundert-Betten-|Hotel, Hundertmark|schein, 10-LiterKanister, Zehn-Uhr-|Nachrichten. Si noti come le singole parole mantengano la flessione, nonché la lettera maiuscola, se sono sostantivi; talvolta le parole possono essere separate da spazi, ma allora l’intero costituente sintagmatico deve stare tra virgolette (Meibauer 2003: 160). Il fatto che all’interno di un composto compaiano non lessemi bensì combinazioni sintattiche di parole pone dei problemi teorici; di norma sono le parole (risultato di processi morfologici) ad essere combinate per formare sintagmi e frasi (risultato di processi sintattici), non il contrario, come questi composti sembrano testimoniare 46. D’altra parte vi sono anche altre costruzioni dove processi morfologici agiscono su basi sintagmatiche, come nelle Zusammenbildungen (si veda il punto 2.3.): in tal caso i sintagmi possono fungere da base derivazionale, come nel sostantivo Farbgebung, dove il suffisso deverbale –ung si applica al sintagma verbale Farb geben. 3.7.9. Il primo costituente è una lettera o un’abbreviazione: A-Bombe Si è appena detto che anche unità molto complesse (sintagmi e frasi) non sono escluse dalla composizione. D’altro canto, il primo costituente può essere anche un’unità molto semplice, come una singola lettera. In questo caso le lettere possono avere due tipi di funzioni: possono indicare una posizione gerarchica, come nel composto A-Klasse, oppure possono avere una funzione iconica, come in S-Kurve e Y-Chromosom. Anche lettere dell’alfabeto greco trovano posto nei composti tedeschi, come si può vedere negli 46 La componente frasale di tali composti li rende simili a forme come Ruhrmichnichtan, corrispondente all’italiano Nontiscordardimé; in queste combinazioni non sussiste però una relazione R implicita tra gli elementi, quindi in base alla definizione adottata in questo lavoro non si possono considerare composti, ma piuttosto univerbazioni di strutture sintattiche (Fleischer 2000: 889) oppure conversioni di sintagmi (Fleischer Barz 2012: 85). 79 esempi Betaversion, Alphatier (Donalies 2007: 54). È necessario operare una distinzione tra i composti la cui prima unità è una lettera e quelli la cui prima unità è un’abbreviazione: si considerino ad esempio i composti A-Bombe, U-Bahn e O-Saft: le forme complete degli esempi citati sarebbero Atombombe, Untergrundbahn, Orangensaft. La lettera in questo caso non ha né funzione gerarchica né iconica, è semplicemente l’iniziale del costituente. Il fatto che sigle e abbreviazioni contribuiscono a formare composti (come SPD-Mitglied) è una tendenza attuale della lingua tedesca; in questo modo viene controbilanciata la propensione a creare composti molto verbosi, soprattutto in ambito tecnico e amministrativo. Lo si spiegherà meglio in seguito (punto 3.8). 3.7.10. Composizione onimica e deonimica: Goethestraße, Heulsuse Per questo paragrafo si fa riferimento principalmente a Fleischer Barz (2012: 179184). Nei composti onimici i costituenti si uniscono a formare un nome proprio, come Hans-Gert; i composti deonimici sono invece nomi composti comuni in cui un nome proprio figura tra i costituenti, come ad esempio Bachkonzert. Tra i nomi propri figurano in questi composti soprattutto gli antroponimi, cioè i nomi di persona, e i toponimi, i nomi di luogo. Tra i composti onimici si annoverano antroponimi come Hans-Gert e Hannelore, cioè nomi di persona formati accostando due nomi, come accade in italiano con Giancarlo o Annamaria47. Per quanto riguarda i toponimi, esistono nomi di luogo composti da due unità onimiche, come Berlin-Pankow e Leipzig-Grünau. Questo tipo di forme in cui il primo membro indica la città e il secondo membro designa un quartiere o una zona della città stessa potrebbero essere interpretati come composti con un inverso rapporto di determinazione: Leipzig-Grünau indica ‘Leipzig, und zwar Grünau’, dove il primo costituente avrebbe eccezionalmente il ruolo di testa. Questa interpretazione è sostenuta da Fleischer Barz48; casi di questo tipo saranno approfonditi nel capitolo 5 (5.1.2.). L’unione di toponimi può dare luogo anche a composti copulativi, come nel caso di Schleswig-Holstein. Ci sono anche composti onimici in cui solo uno dei due costituenti è 47 Fleischer Barz considera composti anche formazioni dove due cognomi sono giustapposti, come in Elly Beinhorn-Rosemeyer, oppure dove il cognome è giustapposto al nome di una località, come in Hermann Schulze-Delitzsch (Fleischer Barz 2012: 180). 48 Non così Olsen (1990: 141): secondo Olsen tali formazioni presentano regolarmente la testa a destra. L’esempio che usa è Köln-Deutz: Deutz, das sich in Köln befindet. 80 un nome proprio: accade spesso nei soprannomi, dove l’antroponimo è la testa che viene determinata da un nome comune 49. Tra i toponimi, composti di questo tipo designano città come Altleipzig e Großberlin, nonché nomi di strade e luoghi pubblici come Goethestraße, Augustusplatz, Clara-Zetkin-Park. I composti deonimici risultano invece essere nomi comuni, dove però almeno uno dei costituenti è un nome proprio; vi sono formazioni in cui il determinante è onimico, più precisamente un toponimo, come nelle parole Berlinreise, Sibirtiger, oppure un antroponimo, come nel caso di Bachkonzert. In tedesco esistono anche dei composti deonimici molto interessanti, dove la testa è un antroponimo che si comporta come un nome comune: sono composti del tipo Heulsuse. Il secondo costituente –suse é un nome di donna, ma nella composizione perde le caratteristiche di nome proprio e diventa un appellativo: in combinazione con la radice verbale Heul- ‘ululare, piangere, strillare’ significa ‘piagnucolona’ (hor mal auf, die Heulsuse zu spielen!). Esistono in tedesco alcuni nomi propri50 specializzati nel formare questi composti: per il femminile si citano, oltre a -suse, -trine (Heultrine) e -lise (Quatschellise, ‘chiacchierona’); tra le varianti maschili compaiono –heini (Pfeifenheini ‘arbitrucolo’), e -hans (Prahlhans, ‘fanfarone’); si trovano molte formazioni con –fritze: Filmfritze, Werbefritze, Quasselfritze, Zeitungsfritze, Zigarrenfritze51. Ad esempio, nelle prime pagine di Im Westen nichts Neues52 (Niente di nuovo sul fronte occidentale) compaiono i due composti deonimici Gulaschmarie e Küchenkarl, il primo che indica la cucina da campo, e il secondo che designa il cuoco del reggimento. In italiano non pare esistere questo modello; questi 49 Fleischer Barz (2012: 181) indica a tal proposito un paese in cui abitano quattro signori di nome Klaus, disambiguati coi nomi di Goldzahn-Klaus, Kriesgruben-Klaus, Leichenwagen Klaus, Sauf-Klaus. Immediato il confronto con la mia contrada, in cui il nome Anna è molto diffuso soprattutto tra le persone di una certa età: fino a pochi anni fa bisognava distinguere tra Anna Mejora, Anna Capitana, Anna Bon, Anna Frane, Anna Capetta. 50 Gli esempi sono tratti da Fleischer Barz (2012: 184), Marx (1994: 96, 1990:12, 23 e nota 10), OWID (https://www.owid.de/, url consultato l’11.04.17). 51 Significano rispettivamente ‘cinematografaro’, ‘venditore ambulante’, ‘chiacchierone’, ‘giornalaro’, ‘tabacchino’, tutti con una connotazione spregiativa e che è difficile rendere in italiano (Marx 1994:69 e nota 88) Una serie di nomignoli famosi di questo tipo si deve ad un libro per bambini di H. Hoffmann: figure come Struwwelpeter, che non si pettina mai, Zappelphilipp, che non sta mai fermo, e Suppenkaspar, bambino schizzinoso che non vuole mangiare la zuppa, sono diventati oggi nomi comuni per designare persone con queste caratteristiche (Marx 1990:23 e nota 10). 52 Remarque, Erich Maria (2000:12, prima edizione 1929), Im Westen nichts Neues, Köln, Kiepenheuer & Witsch. In una traduzione italiana Gulaschmarie viene reso con “cucina da campo”; sembra che sia il nome che l’autore dà alla marmitta per cuocere il gulasch, chiamata anche Gulaschkanone. Il nome Kuchenkarl invece viene tradotto come „cuciniere”. Nella traduzione italiana quindi il composto deonimico si perde, sostituito da nomi comuni (si fa riferimento alla traduzione di Stefano Jacini Niente di nuovo sul fronte occidentale, 1983, I ediz. 1931, Milano, Modadori, pag. 19). 81 composti corrispondono di frequente a formazioni con suffissi alterativi, spesso con connotazione dispregiativa (piagnucolona, arbitrucolo, giornalaro). 3.8. Uso e tendenze della composizione in tedesco La composizione può essere un mezzo molto vantaggioso per venire incontro ad esigenze di compressione di significato e di economia di spazio; i composti trovano per esempio largo impiego nello stile nominale, tipico dell’ambito tecnico, scientifico e amministrativo (Schlücker Hüning 2009: 223). L’impiego dei composti può anche risolvere al meglio questioni di stile: ad esempio una fastidiosa sequenza di aggettivi può essere limitata mediante composti con primo membro aggettivale, come in tief beeindruckende Sakralmusik anziché tief beeindruckende sakrale Musik53 (Fleischer Barz 2012: 132); similmente si può evitare un susseguirsi di attributi, come nel caso del genitivo: der Baum des Hauses des Nachbarn diventa der Baum des Nachbarhauses (Fleischer Barz 2012: 132). I sostantivi composti sono utili anche quando si tratta di coesione e coerenza testuale: hanno principalmente una funzione anaforica, cioè servono a riprendere concetti già menzionati nel testo con un'unica parola complessa. (Fleischer Barz 2012: 131). Nell’esempio che segue, il riferimento all’uomo con la giacca viene ripreso poi nel testo con un composto: “Die Verkäuferin sprach mit einem Mann, der einen Lodenmantel trug. […] Der Lodenmantel sog an seiner Zigarre 54”. Soprattutto nella stampa i composti vengono usati anche in senso cataforico, in particolare nei titoli: il titolo deve infatti riassumere l’essenza della notizia in modo accattivante e in poco spazio (Fandrych Thurmair 1994: 42). Un esempio trovato nel Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung è il titolo ‘Freiheitsdrang’; il concetto viene poi ripreso ed esteso nel testo, come nel sottotitolo dell’articolo in questione: ‘Eine Frau flüchtet vor ihrem Leben nach Alaska’. La lingua tedesca è incline alla compattezza formale e alla precisione semantica; queste caratteristiche emergono in particolar modo nel confronto con l’italiano. Formalmente le espressioni tedesche tendono ad essere molto compatte, si confrontino ad esempio Bügeleisen e ferro da stiro, Schnellkochtopf e pentola a pressione, oppure si pensi alla parola Stammtisch, che designa il ‘tavolo dei clienti fissi’; tendenzialmente 53 54 L’esempio è tratto da Schlücker Hüning (2009: 227). L’esempio è tratto da J.R Becher, citato da Fleischer Barz (2012: 179) 82 l’italiano forma espressioni più analitiche. Semanticamente il tedesco ha maggiori esigenze di esaustività e di precisione descrittiva rispetto all’italiano: basta pensare alle parole italiane ombrello e ombrellone, in tedesco Regenschirm e Sonnenschirm – la versione tedesca fornisce più informazioni sul referente ed è più descrittiva rispetto a quella italiana (Bosco Coletsos 2007: 13). La composizione è lo strumento ideale per andare incontro alle esigenze di compattezza formale e di precisione semantica del tedesco. La maggior parte del lessico tedesco è costituito da parole composte, e la percentuale di parole semplici nel vocabolario – circa il 10% – è piuttosto bassa rispetto ad altre lingue europee (Bosco Coletsos 2007:19). Oggi la composizione è molto produttiva nell’ambito dell’informazione, della pubblicità 55 e del linguaggio specialistico, poiché risponde alla necessità di economia linguistica, precisione descrittiva e pregnanza di significato. Naturalmente è molto diffusa anche nel linguaggio quotidiano, come si è visto in generale con gli esempi forniti finora. Soprattutto in ambito tecnico, amministrativo e scientifico si registra la tendenza a formare composti sempre più lunghi, accompagnata però anche dalla tendenza opposta, cioè quella ad abbreviare le parole composte; un esempio è la parola Bundesausbildungsförderungsgesetz, che viene abbreviata come Bafög56. Sia la tendenza alla creazione di composti plurimorfemici che la tendenza all’abbreviazione rispondono al bisogno di condensazione e precisione del tedesco (Bosco Coletsos 2007: 26). Per quanto riguarda gli elementi alloglotti, il tedesco riesce a combinare costituenti stranieri e autoctoni con disinvoltura (Fleischer Barz 2012: 137), ad esempio in Jogginghose, Faktencheck, Gefällt-mir-Button57, Audionachricht, Sprachmemo. Oggi gli elementi stranieri provengono soprattutto dall’inglese, che ha influenzato il tedesco in particolar modo dopo il 1945; per ragioni di somiglianza strutturale, talvolta i composti inglesi sono stati mutuati in composti tedeschi, come nelle parole Netzwerk per network, Selbstbedienung per self-service, Wolkenkratzer in analogia a sky-scraper (Bosco Coletsos e Costa 2006: 114). ‘Burgeramt! Wähle deinen Burger!’ – sfruttando l’analogia con Bürgeramt, ‘ufficio anagrafe’ (in un caffè della Karl-Liebknecht Straße a Lipsia). 56 L’abbreviazione diventa poi costituente produttivo in altre formazioni; in questo caso dà luogo al verbo Bafögerhalten (Bosco Coletsos 2007: 26); un altro esempio in questo senso è il composto DaF-Unterricht, dove il primo membro è l’abbreviazione di Deutsch als Fremdsprache. 57 L’espressione Gefällt-mir-Button rende quel che in italiano viene chiamato ‘tasto mi piace’ oppure ‘pulsante mi piace’. Designa il pulsante che si clicca sul social network Facebook per mostrare apprezzamento verso qualcosa che è stato pubblicato (ricerca Google del 26.06.17). 55 83 In questo capitolo è stata descritta la composizione tedesca del sostantivo. Si è visto come i composti nominali tedeschi possano presentare determinanti di qualsiasi categoria lessicale, fino a singole lettere o intere frasi; è stata inoltre messa in luce la grande ricchezza semantica di queste formazioni. Nel prossimo capitolo saranno illustrate le caratteristiche della composizione nominale italiana, con lo scopo di far risaltare le analogie e le differenze rispetto a quanto detto in questo capitolo sulla composizione nominale tedesca. 84 Capitolo 4. La composizione nominale in italiano In questo capitolo sarà descritta la composizione nominale nella lingua italiana, prestando particolare attenzione al confronto con la composizione nominale tedesca. In italiano le parole composte sono meno numerose che in tedesco; per rendere gli stessi concetti l’italiano preferisce la derivazione (si confrontino ad esempio le parole dentista/Zahnarzt) e la formazione di strutture sintattiche (come ferro da stiro in contrapposizione al composto Bügeleisen). Ciò nonostante, la composizione italiana è una modalità di formazione di parole ricca di complessità, che non si lascia sistematizzare facilmente dal punto di vista formale (Serianni 2006: 663). Innanzitutto quindi si ripropone la definizione di composizione proposta all’inizio del capitolo 1 1, allo scopo di stabilire cosa si può includere tra i composti nel caso dell’italiano. [ ]X [ ]Y  [[ ]X R [ ]Y]Z Come già detto, una parola composta (capostazione) è una formazione che comprende due morfemi lessicali (capo e stazione), uniti da una relazione semantica e grammaticale R che rimane implicita a livello morfologico (il capo della stazione). Le parole composte vanno distinte dalle parole derivate, che comprendono morfemi legati derivativi, e anche dalle formazioni sintattiche, cioè quei gruppi di parole che si formano secondo le regole della sintassi (capitolo 1). In base a ciò, vengono considerati composti anche le formazioni con confissi come biologia, astronauta, telescopio, perché anche se i confissi non possono comparire in autonomia sono morfemi lessicali e valgono come costituenti (Kastovsky 2009: 325s) 2. Non si possono invece comprendere tra le parole composte formazioni come ferro da stiro e giacca a vento, perché la relazione R è esplicitata dalla preposizione; il fatto che spesso queste espressioni, chiamate ‘formazioni polirematiche’ (Grossmann e Rainer 2004: 36) corrispondano in tedesco a parole 1 Anche in questo capitolo lo schema del processo di composizione si basa su Scalise Bisetto (2009:118). Serianni (2006: 663) e Jacobini (2011: 252) chiamano queste unità “affissoidi”; in questo lavoro (sulla scorta di Kirkness 1994: 5026) sono stati chiamati ‘confissi’. In base a quanto già detto nel capitolo 1 (1.3.3., 1.3.3.3), i confissi sono morfemi legati ma lessicali, mentre gli affissoidi sono costituenti che hanno subito un indebolimento semantico rispetto all’uso come parole autonome, e che possono formare serie di parole. Il confine tra confissi e affissoidi non è netto, perché si collocano entrambi nella zona grigia tra composizione e derivazione. 2 85 composte (Bügeleisen, Windjacke) non significa che siano dei composti anche in italiano (Schwarze 1995: 605). Hanno in comune con i composti la stabilità di significato e l’atomicità sintattica (infatti non si può dire *un ferro nuovo da stiro, *una giacca rossa a vento), ma la struttura ‘testa–preposizione–nome’ forma gruppi di parole secondo le regole della sintassi, non della morfologia, quindi non è il prodotto della composizione (Jacobini 2011: 253)3. In base a questo si escludono anche quelle formazioni che si sono formate per univerbazione sintattica, come pomodoro e pandispagna: queste si scrivono in una parola unica solamente perché vengono sentite come un tutt’unico dai parlanti, ma la presenza della preposizione all’interno della formazione testimonia che in questo caso non si tratta del frutto della regola di composizione. Al contrario, in italiano valgono come composti anche formazioni come buono pasto e guerra lampo, in cui i confini di parola vengono mantenuti anche graficamente (Scalise Bisetto 2008: 130s): sono formate da due morfemi lessicali e la relazione semantica tra i costituenti resta implicita 4. Nei prossimi paragrafi saranno illustrate le caratteristiche morfologiche, sintattiche, fonologiche, ortografiche e semantiche dei composti nominali italiani, con riferimento a quanto già detto nel capitolo precedente per i composti nominali tedeschi. 4.1. Proprietà morfologiche L’italiano forma regolarmente composti con testa a sinistra. Il primo costituente indica infatti il referente dell’intero composto, perciò risponde al test ‘è un’: il capostazione è un ‘capo’, il pescecane è un ‘pesce’, il buono pasto è un ‘buono’. Dalla testa del composto deriva anche la categoria lessicale e il genere della formazione, infatti capostazione è un sostantivo maschile perché capo è un sostantivo maschile. Questo vale solo per i composti endocentrici: non si applica ai composti esocentrici, dove nessuno dei costituenti funge da testa. Ad esempio il composto possessivo pellerossa non risponde al test ‘è un’: *‘è un pelle’, *‘è un rossa’; inoltre i costituenti sono un sostantivo femminile (pelle) e un aggettivo femminile (rossa), quindi né il genere né la categoria lessicale dei costituenti giustifica il fatto che ne risulti un sostantivo maschile. (Jacobini 2011: 250). Non c’è unanimità tra gli studiosi: non sono d’accordo Serianni (2006: 663s), secondo cui ferro da stiro è un composto per la non-interrompibilità sintattica, Lo Duca-Solarino (2004: 233), che considera queste formazioni ‘composti giustapposti’, e Dardano (1978: 144). 4 La mancanza di un criterio ortografico sfuma il confine tra composti ed espressioni polirematiche (cioé sintagmi fissi), soprattutto nei composti N+A come anima gemella, dove è difficile dire se la formazione sia sintattica o morfologica (Grossmann Rainer 2004: 35). 3 86 Emerge quindi già una differenza rispetto ai nomi composti tedeschi: in tedesco il composto eredita sempre le caratteristiche categoriali dalla testa formale, anche se esocentrico (das Rotkehlchen, der Langbein); in italiano invece il genere del composto esocentrico può essere basato anche sull’entità implicita a cui è riferito: un pellerossa (un uomo dalla pelle rossa), un piedipiatti (un agente di polizia). La composizione esocentrica è molto presente in italiano: non solo i composti possessivi e copulativi, ma anche i numerosi composti del tipo V+N come scolapasta e rompiscatole sono esocentrici (Scalise Bisetto 2008: 133). Oltre ai composti con testa a sinistra e a quelli esocentrici, esiste anche un buon numero di composti con testa a destra, come ad esempio terremoto, capogiro, madrelingua, biancospino, vanagloria. Serianni (2006: 663) distingue a tal proposito tra composti con elementi indigeni, produttivi nell’italiano contemporaneo, regolarmente con testa a sinistra o esocentrici (del tipo capostazione e scolapasta), e composti con elementi esogeni. Di questi ultimi fanno parte i composti di origine latina (Scalise Bisetto 2008: 125), infatti presentano la testa a destra, seguendo l’ordine topicale tipico del latino; il terremoto è il ‘moto della terra’5. Le lingue romanze costruiscono composti con testa a sinistra, ma quei composti che si sono formati nella fase latina presentano la testa a destra. In latino la disposizione dei costituenti nella frase era molto libera, ma l’ordine topicale non marcato era SOV, a cui corrisponde l’ordine modificatore – testa, come nelle lingue germaniche; nel passaggio da latino a volgare si è stabilita la sequenza SVO, che è quella delle lingue romanze contemporanee e forma strutture con sequenza testa – modificatore (Magni 2009: 225; Terreni 2005: 523). Anche i composti con i confissi formano combinazioni con testa a destra, come avviene in tedesco e nelle altre lingue europee: biologia è infatti lo studio della vita, termodinamica è la dinamica del calore; se la formazione contiene un confisso e un elemento indigeno, vige sempre l’ordine con testa a destra: teletrasporto, astronave, paninoteca.6 I composti esogeni con testa a destra non sono riconducibili soltanto alla fase latina; un secondo gruppo di composti esogeni è di formazione recente e risente dell’influenza di lingue straniere, soprattutto dell’inglese 7. Terre- non è il plurale di ‘terra’, ma il genitivo latino. Dardano (1978: 141-147) cerca di esaminare i composti indigeni ed esogeni in modo unitario, attraverso la grammatica generativa: il predicato che soggiace ai composti indigeni ed esogeni è lo stesso: asciugamano, (qualcuno) asciuga la mano; antropofago, (qualcuno) mangia l’uomo (Serianni 2006: 663). 7 È simpatico notare che gli italiani dicono ‘vado al night’ e ‘mi metto lo smoking’ perché hanno interpretato le parole night club e smoking jacket come composti con testa a sinistra secondo il modello più produttivo 5 6 87 Si tratta di prestiti, come babygang, aquagym e boyband, o di calchi, come autostrada, scuolabus, calciomercato (Jacobini 2011: 250); la modalità latina e quella allogena si influenzano a vicenda, favorendo la ripresa della composizione con testa a destra (Terreni 2005: 523). Riassumendo, in italiano si formano composti con testa a sinistra, ma esistono anche composti con testa a destra che sono resti del passato latino oppure formazioni recenti influenzate dalle lingue straniere. Nel capitolo precedente (punto 3.2.) è stato illustrato come la testa dei composti tedeschi si trovi sempre a destra della formazione: una caratteristica che distingue la composizione nominale italiana da quella tedesca, quindi, è l’impossibilità di stabilire quale sia la testa del composto in base alla posizione dei costituenti: nei composti tedeschi le caratteristiche formali e semantiche derivano sempre dal costituente di destra, invece la testa dei composti italiani non è individuabile posizionalmente – può essere infatti il costituente di destra, quello di sinistra o nessuno dei due. Per poterlo affermare è necessario osservare la semantica del composto (con il test ‘è un’: un capostazione è un ‘capo’, scuolabus è un ‘bus’) e le informazioni categoriali delle sue parti (capostazione è un sostantivo maschile animato proprio come la testa capo-, scuolabus è un sostantivo maschile inanimato come la testa -bus). Anche in italiano la composizione produce soprattutto composti nominali. In tedesco per ottenere un nome il costituente-testa deve essere un nome, e l’altro costituente può appartenere a qualsiasi categoria grammaticale; in italiano invece non è facile sistematizzare il rapporto tra categoria lessicale dei costituenti e categoria lessicale dell’intero composto – la formazione può essere un sostantivo anche senza che uno dei due costituenti sia un nome (ad esempio saliscendi è composto da due costituenti verbali, eppure è un nome). Si riportano qui di seguito i principali modelli della composizione sostantivale italiana: la categoria lessicale dei tipi di composti che si analizzano in questo capitolo è quindi sempre N, mentre quella dei costituenti può variare e viene perciò indicata nello schema con X e Y. in italiano. Pensavano così di abbreviare queste forme, ignorando che il determinato si trova a destra: il night club è un club, la smoking jacket è una jacket (Scalise Bisetto 2008: 128). 88 [ ]X [ ]Y  [[ ]X R [ ]Y]N (1) [capo]N [stazione]N → [[capo]N R[stazione]N]N [terre]N [moto]N → [[terre]N R[moto]N]N (2) [cassa]N [forte]A → [[cassa]N R[forte]A]N [basso]A [rilievo]N → [[basso]A R[rilievo]N]N (3) [scola]V [pasta]N → [[scola]V R[pasta]N]N La composizione di due sostantivi (1) può formare composti con testa a sinistra, secondo il modello produttivo oggi (capoclasse, pescecane, busta paga) o con testa a destra, di origine latina (terremoto, capogiro, madreperla). Lo stesso accade se si combinano un nome e un aggettivo (2): i composti con testa a sinistra, come cassaforte, camposanto e girotondo, sono di formazione più recente di quelli con testa a destra, come bassorilievo, purosangue, altipiano. Il modello che accosta un verbo e un nome (3) forma composti esocentrici in cui il costituente nominale è il complemento oggetto del costituente verbale: lavastoviglie, spazzacamino, spartineve. Altri modelli compositivi che risultano in un nome sono: l’unione di una preposizione e un nome (sottobosco), di un verbo e di un avverbio (buttafuori), e la combinazione di due verbi (saliscendi), nonché l’unione di due confissi, o di un confisso e un elemento italiano (telescopio, discoteca, idromassaggio) (Scalise Bisetto 2008: 118). Le proprietà di questi modelli saranno presentate più precisamente in seguito; per ora basti notare che l’italiano non dispone di tutti i modelli compositivi del tedesco, ma può formare composti nominali anche senza che la testa formale sia un nome. Inoltre a differenza del tedesco la composizione nominale italiana non forma strutture ricorsive (Schwarze 2005: 666); esistono alcune eccezioni (come segreteria direzione ufficio acquisti) che saranno considerate meglio nel capitolo sui casi particolari della composizioni (punto 5.2.3.). 4.2. Proprietà sintattiche I composti nominali in italiano rispondono ai test di integrità lessicale e atomicità sintattica. Non si può inserire materiale lessicale tra i costituenti di un composto: se Damiano è un taglialegna che taglia molta legna, non posso dire che *Damiano è un taglia-molta-legna; tali modifiche sono possibili nel sintagma, non nel composto, infatti 89 è corretto dire Damiano taglia molta legna (Scalise Bisetto 2008: 137). In questo i composti italiani sono del tutto simili a quelli tedeschi. Quello che non coincide è la flessione dei costituenti: mentre in tedesco le operazioni sintattiche ricadono sempre solo sul determinato (eine Haustür, zwei Haustüre, den Haustüren), in italiano entrambi i costituenti del composto hanno già una marca flessiva (il cap-o|stazion-e), quindi i composti italiani sono formati da due forme flesse, non da due radici (Schwarze 1995: 607). Inoltre i composti italiani si comportano in modo differenziato quando formano il plurale: la flessione dell’intero composto può interessare il primo costituente, come nel caso di capostazione, capistazione, oppure può interessare solo il secondo, come in capocuoco, capocuochi. Alcuni composti flettono entrambi i costituenti, come cassaforte, casseforti, altri ancora sono invariabili come apriscatole. Non è possibile sistematizzare il comportamento dei composti italiani in merito alla flessione dei costituenti (Renzi et al. 1995: 505). 4.3. Proprietà fonologiche Anche in italiano i composti hanno una prosodia tipica che permette di distinguerli dalle parole semplici. Ogni costituente ha un proprio accento che viene mantenuto; solitamente l’accento principale del composto cade sulla sillaba accentata del secondo costituente, per cui si dice capo|stazione, treno|merci, lava|stoviglie (Schwarze 1995: 607). In tedesco l’accento cade invece sul primo costituente; italiano e tedesco in questo caso si comportano in modo identico ma speculare, poiché in entrambe le lingue il costituente non-testa porta l’accento, ma questo è il primo costituente in tedesco (Apfel|torte), mentre in italiano è generalmente il secondo, nei composti con testa a sinistra. Nei composti con testa a destra vale il modello prosodico italiano, quindi il secondo costituente porta l’accento anche se questo ha il ruolo di testa (auto|scuola, capo|giro); a mio avviso i composti che si basano su modelli stranieri si comportano in modo differenziato, ma alcuni presentano comunque l’accento sul secondo costituente secondo l’andamento prosodico italiano, per ciò si tende a dire aqua|gym, baby|gang. In italiano a differenza del tedesco ci sono anche regole di riaggiustamento fonologico tipiche dei composti: ad esempio, in *pastaasciutta si troverebbero vicine due vocali identiche, quindi la formazione viene riaggiustata cancellando una vocale, risultando in pastasciutta; un altro meccanismo di riaggiustamento fonologico è la regola di aplologia, 90 che elimina una vocale se questa è preceduta da l o da r, come in cavolfiore, amor proprio (Scalise Bisetto 2008: 139). 4.4. Proprietà ortografiche Per quanto riguarda l’ortografia i composti italiani non si comportano in modo unitario; esistono composti che si scrivono attaccati come cartamoneta e composti che si scrivono con trattino, come divano-letto, o semplicemente giustapponendo i costituenti, come filo spinato (Jacobini 2011: 250). Generalmente si scrivono uniti i composti più antichi, il cui significato è diventato opaco, infatti nessuno scriverebbe più staccati falegname e cannocchiale. Si scrivono sempre uniti i composti con testa a destra come vanagloria e madrelingua; i composti più recenti vengono spesso scritti staccati, soprattutto se all’interno del composto sono presenti marche flessive, come in treno merci. (Schwarze 1995: 607). Scalise e Bisetto (2008: 121) distinguono pertanto tra composti larghi e composti stretti: nei composti larghi il confine di parola è netto, perciò vengono solitamente scritti separati o col trattino, come nel caso di buono pasto, busta paga, porta-finestra. Nei composti stretti invece il confine si è indebolito, tanto che spesso sono interessati da amalgama fonologico (come in quintessenza). Alcuni composti stretti sono il risultato di univerbazioni dovute all’uso, come probabilmente è successo a cassaforte (Grossmann Rainer 2004: 33). È quindi da notare che in italiano non è indispensabile l’univerbazione grafica perché una parola sia un composto (Serianni 2006: 663); questo ovviamente sfuma i confine tra composti e sintagmi dell’italiano e rende i composti italiani meno facilmente riconoscibili dei composti tedeschi. 4.5. Proprietà semantiche Di norma il significato della formazione complessiva è il risultato dell’interazione del significato dei due costituenti, per cui conoscendo le parole capo e stazione è possibile inferire il significato della parola capostazione. Anche in italiano sono realizzate le due tipologie di composti determinativa e copulativa: i composti determinativi racchiudono un rapporto di determinazione dove il costituente-testa viene specificato dall’altro costituente, infatti in capostazione la testa capo viene delimitata dalla parola stazione, che precisa di cosa è responsabile il capo in questione. Questo vale anche per i composti con testa a destra, per cui in madrelingua la testa lingua è precisata dal determinante madre, 91 che restringe il campo di tutte le lingue designando quella ‘madre’; anche nei calchi e nei prestiti vige lo stesso rapporto di determinazione: il calciomercato è il ‘mercato del calcio’, e lo scuolabus è il ‘bus che porta a scuola’8. I composti copulativi si comportano come quelli tedeschi, coordinando i costituenti; la testa può essere rappresentata da entrambi i costituenti, come in studente-lavoratore, o da nessuno dei due, come in cartongesso (Jacobini 2011: 250). Si è visto nel capitolo 3 (3.6.) come la composizione tedesca possa servire a dare un nome a qualsiasi entità; la regola di composizione italiana invece non può estendersi liberamente a tutti i membri di un certo dominio lessicale, si confrontino ad esempio le formazioni mezzogiorno e mezzanotte, che non giustificano però la formazione *mezzasera (Scalise Bisetto 2008: 140). A mio avviso il fatto che la composizione italiana non sia in grado di riempire certe lacune si spiega col fatto che molte parole si sono formate in passato secondo processi oggi non più produttivi. Ci sono regole di composizione (come in questo caso la composizione A+N con testa a destra) che non sono più attive nella lingua: possono servire a dar conto di parole esistenti ma non formarne di nuove. In tedesco invece tutti i modelli compositivi analizzati nel capitolo 3 sono produttivi anche oggi. Vi sono composti dal significato puramente composizionale, come apriscatole, e formazioni che si sono idiomatizzate, come dolcevita per designare il maglioncino attillato a collo alto. Non mancano formazioni che ad oggi sono oscure o demotivate e non vengono più riconosciute come composti dai parlanti, come fabbisogno, falegname, ferrovia (Schwarze 1995: 612). Il linguaggio figurato nei composti italiani è particolarmente vivo nel modello V+N, si pensi a tutti i termini che sono sinonimo di rompiscatole, ai composti del tipo saltafossi – che non designa qualcuno che scavalca abitualmente i fossati, bensì un giovane scapestrato che si dedica ad attività infruttuose e spericolate. Alcuni tipi compositivi sono quindi brillanti, vivi ed espressivi anche in italiano. 8 A mio avviso i composti V+N non esprimono un rapporto di determinazione tra i costituenti. Questo non si spiega solo con l’esocentricità formale – anche pellerossa è un composto esocentrico, ma ‘rossa’ determina ‘pelle’. Nei composti V+N più che di determinazione si tratta di un rapporto di valenza sintattica tra costituente verbale e costituente nominale (complemento oggetto). 92 4.6. Diversi modelli di composizione nominale L’italiano dispone dei seguenti modelli per formare sostantivi composti: i composti formati da due sostantivi (motosega, pescecane) e quelli formati da un sostantivo e un aggettivo (gentiluomo, acquasanta) possono essere esocentrici, con testa a destra o a sinistra, oppure esocentrici (piedipiatti, purosangue). Anche le formazioni con confissi sono generalmente endocentriche, almeno dal punto di vista semantico9. Sono invece sempre esocentrici i composti nominali formati da un verbo e da un nome (scolapasta), da un verbo e un avverbio (buttafuori), da una preposizione con un nome (sottopentola), o da due verbi (saliscendi). I modelli che combinano nomi oppure nomi e aggettivi sono produttivi anche oggi, mentre tra i composti esocentrici è produttivo solo il modello V+N (Grossmann Rainer 2004: 33s). Nei prossimi paragrafi si vedranno le caratteristiche di ogni modello compositivo. 4.6.1. Composti formati da due sostantivi: caposquadriglia In italiano le formazioni composte da due sostantivi possono essere esocentriche o endocentriche, con testa a destra o a sinistra. I composti del tipo N+N con testa a sinistra sono molto produttivi nell’italiano di oggi; le formazioni con testa a destra sono invece da ricondurre alla fase latina o a influenze allogene. I composti con due sostantivi possono essere rappresentati così. [A]N [B]N  [[A]N R [B]N]N [capo]N [squadriglia]N → [[capo]N R[squadriglia]N]N L’esempio caposquadriglia presenta la testa a sinistra: semanticamente il caposquadriglia ‘è un capo’, più precisamente il capo della squadriglia; formalmente il composto è un sostantivo maschile perché eredita le caratteristiche grammaticali della testa capo. Le formazioni con testa a sinistra sono oggi molto produttive, basti pensare a composti come lista nozze, pacco-bomba, ufficio informazioni. Dal punto di vista formale, nei composti endogeni con testa a sinistra il composto eredita il genere dal primo 9 Ma per esempio un agriturismo non è un *turismo. 93 costituente: giornale radio è infatti maschile, perché giornale è un sostantivo maschile10; nella maggior parte dei casi il primo costituente trasmette anche il numero del sostantivo composto (i capistazione, le conferenze stampa). Il genere e il numero del secondo costituente non hanno ripercussioni sul composto, si veda ad esempio agenzia viaggi, che è femminile, a prescindere dal fatto che viaggi sia maschile e plurale. Il membro di sinistra determina le proprietà grammaticali dell’intero composto; questo vale nei composti italiani endocentrici con testa a sinistra, dove cioè il primo costituente risponde al test ‘è un’ (Schwarze 1995: 608). Le marche del plurale interessano nella maggior parte dei casi il costituente testa (i capiclasse, le parole chiave, le donne-cannone), o entrambi i costituenti (i capi operai). Non è escluso ma è raro il plurale del costituente che non è testa, soprattutto se il composto è già stratificato nel lessico (i cavolfiori). Se il referente è femminile il composto resta solitamente invariato al plurale (la capolista, le capolista, Jacobini 2011: 251). La composizione tra due sostantivi con testa a sinistra è tipica dell’italiano e molto produttiva; anche elementi allogeni possono essere impiegati in formazioni italiane con testa a sinistra, come nelle formazioni area-wellness, centrobeauty, ristorante-gourmet, sala-fitness, vasca-whirlpool11. 4.6.1.1. Composti N+N con testa a destra: autoradio [A]N [B]N  [[A]N R [B]N]N [auto]N [radio]N → [[auto]N R[radio]N]N Qui sopra si può vedere un composto con testa a destra: un’autoradio ‘è una radio’ che si distingue dalle altre radio perché si usa in auto. Come già detto, questi composti con testa a destra non sono tipici delle lingue romanze, ma sono tuttavia presenti; questa caratteristica li rende strutturalmente simili ai composti tedeschi, si confrontino per esempio autostrada e Autobahn, ferrovia e Eisenbahn, manoscritto e Handschrift (Schwarze 1995: 607ss). I prestiti e i calchi lessicali dalle lingue straniere (come ad esempio scuolabus dall’inglese, borgomastro dal tedesco) si sommano ai composti con Un’eccezione è finesettimana, che è maschile nonostante il sostantivo di testa sia femminile; si tratta di un calco dall’inglese week-end, ed ha ereditato il genere maschile che tendono ad assumere le parole neutre dell’inglese quando vengono adottate nell’italiano (Grossmann Rainer 2005: 40). 11 Gli esempi provengono da un sito che pubblicizza hotel in Alto Adige; è facile trovare queste formazioni miste nella pubblicità e nel turismo. 10 94 testa a destra di origine latina; inoltre il modello N+N con testa a destra si dimostra attivo anche oggi, come mostrano i numerosi occasionalismi che vengono coniati soprattutto in ambito pubblicitario: Auchan-mania, fienoterapia (Grossmann Rainer 2004: 43). Si può quindi dire che la composizione con testa a destra è un fenomeno tutt’altro che marginale in italiano12. 4.6.1.2. Relazioni sintattiche e semantiche tra i costituenti N+N: donna-cannone Jacobini (2011: 251) riporta la divisione proposta da Scalise e Bisetto (2009, capitolo 2.4.): in un primo gruppo si trovano i composti subordinativi, dove il costituente-testa viene completato dall’altro costituente, che costituisce quindi il complemento della testa, come in capostazione, carro bestiame: il capostazione è un ‘capo’, di che cosa? ‘della stazione’; il carro bestiame è un ‘carro’, per trasportare che cosa? ‘il bestiame’. Il secondo gruppo comprende i composti attributivi-appositivi, quelli cioè in cui il secondo costituente fa da attributo o apposizione al costituente di testa, come in pesce-gatto, insetto-stecco, donna-cannone. Questi composti non sono copulativi: la testa semantica è sempre uno dei due costituenti (infatti ‘è una donna o un cannone?’), ed il rapporto tra i costituenti li rende simili ai composti formati da nome e aggettivo, perché uno dei due costituenti si comporta come un aggettivo qualificativo nei confronti dell’altro: si guardino anche gli esempi cartamoneta, famiglia-tipo, scolaro modello (Serianni 2006: 666). Sono formazioni molto produttive ed evocative, tanto che il costituente-attributo può giungere a formare serie di parole: si pensi a parola chiave, dove il costituente chiave ha assunto il significato di ‘determinante, essenziale’, e può formare altre espressioni come ruolo chiave e personaggio chiave. Anche in italiano esistono quindi costituenti predisposti alla Reihenbildung, anche se in misura molto minore che in tedesco. Dal punto di vista semantico questo modello compositivo esprime per lo più un rapporto di specificazione: così caposquadriglia è il ‘capo della squadriglia’, centrocampo designa ‘il centro del campo’, listino prezzi indica ‘il listino dei prezzi’. I composti nominali N+N dell’italiano mostrano quindi minori possibilità semantiche dei composti tedeschi; in quest’ultimi tra i costituenti può sussistere qualsiasi tipo di rapporto semantico (si ripensi a Fischfrau, l’esempio di Heringer 1994). Nondimeno, esistono 12 Questo si scontra con quanto viene solitamente detto a scuola, cioè che la composizione italiana mostra l’ordine dei costituenti invertiti rispetto al tedesco. Se ne parlerà nel capitolo 6. 95 anche in italiano composti nominali N+N in cui la relazione semantica si bassa su associazioni che sono difficili da parafrasare, si pensi a ragazza squillo; così come i costituenti possono avere valenza metaforica o metonimica: il capoufficio non comanda l’ufficio, ma il personale che ci lavora. Come in tedesco, ci sono nomi che vengono accostati ad un nome-testa per determinarlo in senso accrescitivo o intensificarne il significato: si pensi a freddo cane, caldo boia, paura bestia (simili a Hundekälte, Bullenhitze e Höllenangst del tedesco). Per quanto riguarda i composti sintetici, cioè quelle formazioni in cui il primo costituente completa la struttura argomentale del secondo costituente deverbale (come in Romanleser, punto 3.7.1.1.), esistono poche formazioni strutturalmente equivalenti: si tratta di parole che finiscono in –vendolo, come fruttivendolo, pescivendolo, straccivendolo13; è un gruppo chiuso, non più produttivo (Grossmann Rainer 2004: 43). In linea di principio la formazione di composti determinativi sarebbe piuttosto libera, purché tra i costituenti possa sussistere un rapporto di determinazione, ma l’italiano preferisce altre modalità di formazione di parole e di denominazione dei concetti. (Grossmann Rainer 2005: 38-40). A tal proposito, una differenza sostanziale tra italiano e tedesco è che i sintagmi nominali italiani non possono essere sostituiti a piacere da formazioni composte: tazza di caffè, * tazza-caffè, facoltà di lettere, *facoltà-lettere (Schwarze 1995: 608). Non si può dire cosa regoli la formazione di composti in italiano, e scoprirlo non è negli interessi di questa tesi, ma un primo passo per imparare ad usare in modo fruttuoso i composti tedeschi è riconoscere che in tedesco i nomi composti del tipo N+N possono esprimere moltissimi concetti in modo puntuale ed compatto, mentre i composti italiani dello stesso tipo hanno un uso relativamente limitato. 4.6.1.3. I composti copulativi: bar-pasticceria I composti copulativi italiani sono strutturalmente molto simili a quelli tedeschi; esistono formazioni endocentriche in cui entrambi i costituenti fungono da testa, come in studente-lavoratore, compravendita, cassapanca, e composti esocentrici in cui nessuno dei costituenti può rappresentare il composto per intero, come si può vedere in formazioni come cartongesso, calzamaglia, Emilia-Romagna e centro-destra. (Grossmann e Rainer 13 In letteratura non ho trovato altri esempi simili. 96 2005: 3714). Il genere di questo tipo di composti in italiano prende sempre il genere dal costituente di sinistra, cioè la testa (potenziale o effettiva) del composto: si dice infatti un bar pasticceria, una pizzeria-ristorante. Quando i costituenti hanno lo stesso genere, entrambi i costituenti formano il plurale: le calzemaglie, le cassepanche; se i composti hanno genere diverso, solo il primo costituente volge al plurale, mentre il secondo resta invariabile: le pizzerie-ristorante (Grossmann Rainer 2005: 38). Anche in italiano esiste una zona grigia tra i composti determinativi e i composti copulativi; ad esempio, i composti come nave-cisterna, vengono normalmente visti come coordinativi, ma il test ‘è un’ rivela che il primo elemento è solitamente più adatto del secondo a designare l’intero: è una nave o una cisterna? Innanzitutto è una nave, che è dotata di cisterna. Inoltre molti composti copulativi semanticamente e formalmente paralleli a quelli tedeschi presentano l’inversione dei costituenti nelle due lingue: caffelatte, Milchkaffee; gonna-pantalone, Hosenrock; divano-letto, Bettsofa. Questo significa che nei composti che vengono normalmente considerati come copulativi l’ordine dei costituenti non è arbitrario e formalmente lessicalizzato, come alcuni autori indicano (Fleischer Barz 2012: 150, Donalies 2007: 62), ma è anche semanticamente rilevante. Questo darebbe ragione a Breindl-Thurmair (1992), dove si sostiene che i composti copulativi siano in realtà composti determinativi che permettono anche l’interpretazione copulativa (capitolo 3.7.1.3.). Si tratta comunque di una scala che porta dalla determinazione alla coordinazione dei costituenti; mentre in studente-lavoratore il referente è innanzitutto uno studente, che poi è anche un lavoratore, in Emilia-Romagna per esempio si può ragionevolmente dire che l’ordine dei costituenti è solo una questione di convenzione, e quindi si è nell’ambito della vera e propria composizione copulativa. In generale, e anche in questi problemi di classificazione, la composizione copulativa italiana e quella tedesca sono molto simili per proprietà formali e semantiche. 4.6.2. Composti formati da un sostantivo e un aggettivo: pastasciutta La composizione di nomi e aggettivi dà luogo a nomi composti; la testa del composto è sempre il nome15. Le formazioni in cui l’aggettivo segue il nome, come terraferma, cassaforte, pastasciutta hanno quindi testa a sinistra, secondo il modello tipico italiano, 14 Fleischer Barz (2012: 150) li suddivide nelle stesse categorie. Tranne nel modello compositivo A+N del tipo verde bottiglia, giallo canarino, che forma aggettivi composti con testa aggettivale a sinistra (Renzi et al., 1995: 501). 15 97 mentre le formazioni in cui l’aggettivo precede il nome, ad esempio biancospino, bassorilievo, chiaroveggente, mezzaluna hanno testa a destra e sono riconducibili alla fase più antica della lingua. Composti di questo tipo con testa a destra non sono più produttivi nell’italiano (Grossmann Rainer 2004: 43). [A]N [B]N  [[A]N R [B]N]N [terra]N [ferma]A  [[terra]N R [ferma]A]N [basso]A [rilievo]N  [[basso]A R [rilievo]N]N Non tutti i composti sono univerbati; in base a Grossmann e Rainer (2004: 44), consideriamo composti anche le formazioni N+A che si scrivono staccate, come nave spaziale, sci alpino, scatola cranica. In questi esempi il membro aggettivale è un aggettivo di relazione, cioè “un aggettivo che traspone un nome nella forma di determinatore aggettivale” 16 (Serianni 2006: 192). Quando la testa in queste formazioni è a sinistra può essere difficile stabilire un confine tra composti e sintagmi; in tedesco è facile discriminare grazie al criterio ortografico e alla mancanza di flessione dell’aggettivo, si veda ad esempio la differenza tra Buntpapier e buntes Papier, mentre in italiano bisogna affidarsi ad altri criteri. Ciò che permette di distinguere è il comportamento dell’aggettivo: esso deve funzionare come un determinante, deve agire in modo restrittivo, cioè restringere il campo semantico del nome che funge da testa; non deve essere un mero aggettivo qualificativo che accompagna il nome, non deve descriverlo. Lo dimostrano i seguenti test17: com’è la scatola? *è cranica. *una scatola davvero cranica. Oltre a restringere il dominio semantico della testa, l’aggettivo può anche espanderlo: si pensi a nave spaziale, che non è una ‘nave’ nel senso comune del termine, perché l’aggettivo precisa che si tratta di un concetto esteso di nave. In base a ciò si annoverano tra i composti con aggettivo anche formazioni come sabbie mobili, 16 A mio avviso questo rende tali formazioni simili ai composti tedeschi: se si prende ad esempio nave spaziale, il cui corrispondente tedesco è Raumschiff, si vede che la relazione tra i costituenti è identica – in italiano la funzione di determinante è espressa da un aggettivo che determina il nome-testa, mentre in tedesco è svolta dal costituente nominale Raum- . 17 Questi test secondo Serianni (2009: 194) vengono usati per identificare gli aggettivi di relazione: *calore più solare, *questo calore è solare. Gli aggettivi di relazione non sono gradabili, né usabili in funzione predicativa. Diventano gradabili e usabili predicativamente se impiegati in funzione qualificativa: questa festa è spaziale. Se con questi test si dimostra che l’aggettivo è in funzione restrittiva rispetto al nome (come in nave spaziale), si tratta anche di test validi per i composti, perché se l’aggettivo non descrive ma restringe il campo semantico del nome-testa allora si tratta di un composto. 98 giochi olimpici, cartone animato, filo spinato. Nelle formazioni con testa a destra valgono gli stessi criteri, ma il discrimine tra composti e costruzioni sintattiche è più netto: solitamente si scrivono attaccati. Nel composto altoforno ad esempio non si sta parlando di un *forno che è alto, dove l’aggettivo qualificherebbe il nome; si tratta di un particolare tipo di forno che si sviluppa in altezza (Grossmann Rainer 2004: 44). Jacobini (2011: 252) distingue tra composti endocentrici ed esocentrici. Nel primo gruppo si trovano forme endocentriche come cassaforte, altoforno e nave spaziale, dove la testa semantica è il membro sostantivale del composto. Tendono a volgere entrambi i membri al plurale18: le casseforti, gli altiforni, le navi spaziali; la lessicalizzazione può però far sì che solo il secondo membro porti la marca del plurale, come in bassorilievi, pastasciutte. Il secondo gruppo comprende i composti esocentrici che di norma possono essere interpretati come composti possessivi, del tipo pettirosso, pellerossa, piedipiatti, manolesta, viso pallido, cuore infranto, casco blu; la testa semantica non è presente nel composto, infatti un manolesta non è una ‘mano’. Di questi, soprattutto i composti univerbati non costruiscono il plurale in modo sistematico, infatti si dice i pettirossi volgendo entrambi i costituenti al plurale, mentre i pellerossa e i piedipiatti rimangono invariati. Semanticamente questi composti corrispondono ai bahuvrīhi tedeschi come Rotkhelchen; ricordiamo però che nei composti tedeschi la testa formale è sempre ben definita, si trova sempre a destra e determina genere, numero e flessione dell’intero composto. Nelle combinazioni di aggettivo e sostantivo, dunque, l’aggettivo restringe il dominio semantico del sostantivo testa, esattamente come il determinante nei composti determinativi. Chiaramente le formazioni non univerbate graficamente sono più simili alle formazioni puramente sintattiche. Si può ipotizzare una scala di formazioni più o meno stabili: i composti stretti hanno confini di parola deboli e si scrivono in un'unica parola (cartapesta), i composti larghi mantengono i confini di parola, ma rispondono ai 18 A causa di questo comportamento nella formazione del plurale, Schwarze (1995: 610) ritiene che i composti che presentano flessione interna, del tipo cassaforte-casseforti, mezzanotte-mezzenotti non si possano considerare composti, ma siano piuttosto univerbazioni sintattiche. Donalies (2004:27) sulla scorta di Schwarze sostiene che i composti formati da un nome e un aggettivo manchino del tutto nelle lingue romanze. Questo accade se si applicano all’italiano i criteri validi per il tedesco, e si ritorna al fatto che difficile trovare dei criteri universalmente validi per delimitare i composti da altri fenomeni grammaticali. In base ai criteri adottati nelle grammatiche italiane (Scalise e Bisetto 2008: 120, Serianni 2006: 665, Jacobini 2011: 251s e Renzi et al. 1995: 501) qui tali formazioni si considerano composti a pieno titolo. 99 test come se fossero parole uniche (carta crespa) e i normali sintagmi si comportano come costruzioni sintattiche composizionali (carta colorata). Tutti i gradini di questa scala possono corrispondere ad un composto in tedesco: Papiermaschee, Krepppapier, Buntpapier. 4.6.3. Composti formati da un verbo e un sostantivo: scolapasta I composti V+N del tipo scolapasta sono molto produttivi in italiano e nelle lingue romanze in generale. Sono formati da un elemento verbale seguito da un sostantivo, che svolge il ruolo di complemento oggetto rispetto al verbo; il sostantivo può comparire sia al singolare, come in copricapo, che al plurale sbattiuova. Sono sempre esocentrici (Serianni 2006: 664). [A]V [B]N  [[A]V R [B]N]N [scola]V [pasta]N → [[scola]V R[pasta]N]N Dal punto di vista formale, verbi di qualsiasi tipo possono comparire come primo costituente: possono appartenere alla prima, alla seconda o alla terza coniugazione, si vedano portavalori, spremiagrumi, apriscatole (Schwarze 1995: 612). L’elemento verbale può essere interpretato in tre modi: potrebbe corrispondere ad una seconda persona dell’imperativo (scola la pasta!), ad una terza persona dell’indicativo presente (egli scola la pasta) o al tema della radice verbale (scola-). L’ipotesi più accreditata secondo Grossmann e Rainer (2004:45) è che si tratti di una forma imperativa, permettendo così di giustificare la vocale i che compare nei verbi della seconda e terza coniugazione, per cui si dice prendisole, coprispalle e non *prendesole, *coprespalle. Di norma si formano sostantivi di genere maschile e indeclinabile: un cantastorie, uno spaventapasseri, un portamonete. In pochi casi il genere è femminile, ed è riconducibile ad un elemento che è stato eliso, come in la (macchina) lavastoviglie (Schwarze 1995: 612). Anche al plurale queste forme non vengono declinate: uno, due spartineve; inoltre, se il costituente nominale è al plurale, si tratta di un plurale semantico interno, che non tange il numero dell’intero composto: uno, due portamatite. Anche in questo caso la lessicalizzazione può far percepire parole composte come parole semplici, perciò alcuni composti V+N sono diventati declinabili al plurale: si dice ad esempio un asciugamano, 100 due asciugamani, anche se le mani da asciugare sono sempre due, salvo incidenti. Così esistono anche forme come girasoli, grattacieli, copriletti; talvolta si tratta di forme tipiche del parlato (Grossmann Rainer 2004:45, Jacobini 2011: 252). Il verbo deve essere un verbo transitivo ed esprimere un’attività, in modo da poter reggere il sostantivo come complemento oggetto (Schwarze 1995: 613). Dal punto di vista sintattico queste forme sono soggette ad alcune restrizioni: il nome deve poter essere interpretato come argomento interno del verbo, quindi non può essere il soggetto del verbo né un complemento di altra natura; per questo non si può formare *portacasa, dove ‘casa’ è un complemento di luogo (Scalise Bisetto 2008: 134). Per certi versi, questo accomuna i composti italiani V+N ai Rektionskomposita delle lingue germaniche come Romanleser (punto 2.3.). Ci sono però due differenze fondamentali: innanzitutto, in Romanleser il costituente con struttura argomentale è un sostantivo deverbale, derivato tramite suffissazione (Leser dal verbo lesen), mentre in scolapasta è presente un verbo vero e proprio (scola-); in secondo luogo, i Rektionskomposita sono endocentrici (la testa è il nome deverbale: es ist ein Leser), mentre i composti V+N italiani sono sempre esocentrici (*‘è uno scola’, *‘è un pasta’). In italiano sono presenti pochi composti lessicalizzati in cui il nome è il soggetto del verbo, come batticuore, corrimano e tornaconto, nonché rare forme riconducibili al latino con l’elemento verbale a destra, come fratricida, sanguisuga; si tratta di formazioni eccezionali e oggi non più produttive (Scalise Bisetto 2008: 134). La morfologia infatti non viola i principi della sintassi, e siccome la sintassi dell’italiano prevede l’ordine dei costituenti frasali SVO, la composizione forma sostantivi VO, dove il nome-oggetto segue il costituente verbale (Renzi et al. 1995: 507). Esistono altri modelli compositivi, non più produttivi, in cui un primo costituente verbale regge il secondo costituente: sono i composti formati da un verbo e un avverbio, come tiratardi, buttafuori, cacasotto; esistono anche composti tra un verbo e un aggettivo, come cascamorto, o un aggettivo indefinito, come tritatutto; sono formazioni sempre esocentriche, di genere maschile indeclinabile, ma a differenza dei composti V+N come rompiscatole sono rare e non produttive (Grossmann Rainer 2004: 46, Jacobini 2011: 250). Dal punto di vista semantico il nome deve soddisfare le restrizioni imposte dal verbo: per questo non si possono formare parole come *pettinasassi e *spostasinghiozzi. Nella maggior parte dei casi si formano parole con interpretazione agentiva o strumentale; 101 indicano una persona che svolge una determinata attività caratteristica, come in spazzacamino, portabandiera, acchiappa-fantasmi, oppure uno strumento designato a compiere una certa operazione, come temperamatite, lanciafiamme, portasci, aspirapolvere. Ci sono sempre eccezioni (Grossmann Rainer 2004: 45): alzabandiera designa una cerimonia, ammazza-caffè non implica né un assassinio né un caffè; come sempre, il contesto, l’idiomatizzazione e la lessicalizzazione portano la lingua oltre le regolarità descritte dalla grammatica. Il contesto può anche disambiguare formazioni plurivoche, come lavapiatti, che può indicare sia la persona addetta a lavare i piatti, sia l’apposita macchina (Serianni 2006: 664). Il modello V+N si è sviluppato dopo la fase latina della lingua, ed è stato molto produttivo sin dall’inizio dell’era volgare; è a causa dell’antichità del modello che oggi alcune formazioni non sono più trasparenti, come ad esempio le parole passaporto e passamontagna. Il modello forma inoltre composti onimici: forma sia antroponimi (Bevilacqua, Vinciguerra, Tagliapietra, Sanguedolce) che toponimi (Miralago, Miramonti, Serravalle) (Schwarze 1995: 613). È inoltre “vitale dalle origini della lingua fino ai nostri giorni per la coniazione di insulti e ingiurie” (Jacobini 2011: 252), ma anche di sberleffi e appellativi molto espressivi19: si pensi a parole come guastafeste, rubagalline, attaccabrighe, scavezzacollo, voltafaccia, ficcanaso, perditempo, mangiapreti, o al modello di rompiscatole che forma un’ampia serie di parole più o meno scurrili. Esistono anche coni più recenti e fantasiosi (come spostapoveri per definire mezzi pubblici come l’autobus, con ironico atteggiamento snob) 20. Il modello è insomma molto vivo nella lingua; inoltre forma anche parole che si possono usare in funzione aggettivale: è il caso della pinza forabiglietti, in cui forabiglietti funziona come attributo del nome pinza (Ricca 2005: 474). Di queste formazioni particolari e produttive in uso aggettivale si parlerà nel capitolo 5, tra le eccezioni e i casi particolari della composizione (al punto 5.2.1.). Anche il mio dialetto dispone di un’ampia gamma di formazioni molto espressive: sbrega-mandati (‘persona poco affidabile’), tormenta-anime (‘persona fastidiosa e insistente’), sassina-fameje (‘sfasciafamiglie’), menarosti (‘perditempo’), brusa-giachéte (‘persona che si dedica ad attività pericolose e infruttuose’), nonché una serie di denominazioni per connotare negativamente persone di chiesa, con una vena di anticlericalismo: basabanchi, ciucia-mentine, magna-particole. 20 Forma coniata dalla pagina Facebook “Che schifo i poveri”, che ha riscosso una discreta diffusione per il modo paradossale con cui ironizza sulla crisi economica. https://www.facebook.com/cheschifoipoveri official/?fref=ts 19 102 Il modello esocentrico V+N è quasi del tutto assente nelle lingue germaniche; in inglese non è produttivo, salvo rare formazioni lessicalizzate come pickpocket (Scalise Bisetto 2008: 133). In tedesco il modello V+N, come in Schreibware, si composta in modo totalmente diverso e non è neanche paragonabile: è endocentrico, il determinato è il costituente nominale di destra e il costituente verbale di sinistra indica un’attività tipica che riguarda il nome. Tuttavia in tedesco esistono delle forme simili ai composti italiani V+N come scavezzacollo: sono nomi come Waghals, Storenfried, Taugenichts, chiamati anche Satzwörter (Olsen 1990: 145, capitolo 5.1.6). La segmentazione dei costituenti è anche in questo caso V+N, caso eccezionale per una lingua germanica, che ha ordine dei costituenti frasali SOV; inoltre tali formazioni sono esocentriche ed esprimono un modo di agire caratteristico di una persona, quindi hanno molto in comune con i composti italiani V+N; anche questi verranno esaminati meglio tra le eccezioni. Per intanto si noti come i composti italiani V+N siano per certi versi simili ai Rektionskomposita tipici del tedesco come Romanleser, completamente diversi dai composti V+N come Schreibware, e strutturalmente uguali a formazioni non tipiche del tedesco come Waghals. 4.6.4. Composti neoclassici e composti esogeni: telescopio I composti neoclassici del tipo telescopio sono strutturalmente simili in tutte le lingue europee: utilizzano costituenti di origine grecolatina e dispongono i membri secondo la sequenza delle lingue classiche, dunque sono formazioni con testa a destra. Gli elementi che li formano sono confissi, cioè morfemi legati ma lessicali 21. Tra tedesco e italiano non si registrano pertanto differenze degne di nota; in italiano come in tedesco esistono forme composte da due confissi, come cardiologo, e forme che combinano un confisso e una parola indigena, come teletrasporto, tuttologo, paninoteca. I composti che uniscono confissi e parole italiane hanno sempre testa a destra e sono produttivi, si pensi a redditometro, agriturismo, termocoperta: fanno parte di quelle formazioni che rafforzano il modello compositivo con sequenza determinante-determinato22. La maggior parte delle 21 Alcuni confissi possono essere omonimi ad altre parole: ad esempio la parola auto è un confisso quando significa ‘da sé’, come in autobiografia, autografo, mentre è una parola vera e propria quando è abbreviazione di ‘autmobile’, come in autoscuola. Lo stesso accade per radio- in radioscopia (dove radio è un confisso che significa ‘radiazioni’) e autoradio (dove designa la radio, apparecchio radiofonico) (Schwarze 1995: 616). 22 Ci sono anche costituenti che si comportano come confissi ma non derivano dal greco e dal latino: alcuni si sono formati per accorciamento, come il costituente fanta-: si è formato a partire da ‘fantastico’ ed è produttivo per parole come fantascienza, fantacalcio, fantastoria, fantaeconomia; così anche l’elemento 103 combinazioni neoclassiche dell’italiano sono sostantivi; molti restano confinati all’ambito tecnico o scientifico, come avicolo, claudiforme, tecnocrate, ma alcune forme sono d’uso quotidiano come termometro, citofono. (Schwarze 1995: 616). Come in tedesco, le forme neoclassiche presentano le “vocali di raccordo” 23 –o e –i, elementi che completano la struttura sillabica del primo costituente (Grossmann Rainer 2005: 37); in tedesco queste unità si annoverano tra i Fugenelemente tipici dei composti neoclassici (Donalies 2007:31). L’altra spinta alla composizione con testa a destra viene dall’inglese, per cui formazioni composte vengono prese in prestito, come in safety car, slow motion, oppure vengono riprodotte con costituenti italiani, come in scuolabus da schoolbus e videogioco da videogame. Non sempre i calchi dall’inglese producono formazioni con testa a destra: si pensi per esempio a hardware, disco rigido o a soft sciences, scienze molli. 4.6.5. Composti formati da una preposizione e un nome: sottopentola Le formazioni che combinano una preposizione e un nome 24 sono tendenzialmente esocentriche e invariabili, infatti di norma sono sostantivi maschili indeclinabili 25: il sottopentola infatti non è una ‘pentola’, ed è un sostantivo maschile nonostante pentola sia femminile. Semanticamente designano qualcosa che si trova nella condizione descritta dal sintagma preposizionale corrispondente: il sottopentola è ‘qualcosa che si usa sotto la pentola’ (Jacobini 2011: 252). In questo sono simili ai composti preposizionali tedeschi come Zubrot; ma, anche in questo caso, i composti tedeschi presentano una testa formale a cui è dovuto il genere del composto; in altre parole, Zubrot è un sostantivo neutro perché –brot è un sostantivo neutro, mentre sottopentola è un sostantivo maschile a prescindere dal fatto che pentola sia femminile. moto in motosega, motoslitta, dove sta per ‘motore’. Altri elementi si formano per secrezione, cioè assumono un significato metaforico in un composto e diventano produttivi per altre formazioni con lo stesso significato traslato; è successo con Tangentopoli ‘città delle tangenti’, in cui il costituente –poli ha assunto il significato di ‘scandalo’ (Grossmann e Rainer 2004: 73s). 23 Sono l’unica menzione che ho trovato nelle grammatiche italiane di qualcosa di simile ai Fugenelemente. 24 La composizione tra nomi e avverbi non viene considerata nelle grammatiche italiane esaminate (Scalise Bisetto 2008, Serianni 2006, Renzi 1995); soltanto Grossmann e Rainer (2004: 46s) considerano formazioni AVV+N come avanscoperta, che però sono sporadiche e poco produttive. Inoltre le preposizioni improprie dell’italiano, che si usano nei composti, sono omonime ai corrispondenti avverbi: ad esempio la forma oltre in oltre le montagne è un sintagma preposizionale, mentre in spingersi oltre è un avverbio (Serianni 2006: 358), quindi a volte la distinzione non è chiara. 25 Ci sono anche esempi nella direzione opposta: confratello, consorella, consuocero, consuocera, che sono endocentrici oltre ad avere una forma femminile: un confratello è un fratello. Altri esempi endocentrici sono: una sottoveste è una veste, un sottopassaggio è un passaggio, una sottospecie è una specie. 104 Sia in italiano che in tedesco le preposizioni si trovano tipicamente davanti ai nomi, quindi anche in questo caso l’ordine dei costituenti nel composto rispetta quello della sintassi: si dice sottoscala, e non *scalasotto (Scalise Bisetto 2008: 121). Sono presenti nei composti soprattutto le preposizioni improprie come sopra (soprabito), sotto (sottobosco), oltre (oltretomba), fuori (fuoripista). Questo schema di composizione, che secondo Scalise e Bisetto non è più produttivo (2008: 119), ha formato anche composti avverbiali: parole come sottovuoto, fuoripasto possono infatti accompagnare verbi, ad esempio nella frase il nonno mette i cetrioli sottovuoto, Luisa mangia sempre fuoripasto (Grossmann Rainer 2006: 52, punto 5.2.2.). 4.6.6. Composti formati da due costituenti verbali: saliscendi Formazioni come fuggifuggi e saliscendi sono formate da due costituenti verbali26. Ci sono combinazioni che ripetono la stessa forma, come fuggifuggi, leccalecca, oppure formazioni che accostano due verbi diversi, spesso antonimici, come in saliscendi, dormiveglia, toccasana, sega-spacca, taglia-cuci, parapiglia. Sono composti esocentrici, maschili e indeclinabili, con poche eccezioni come giravolta, che si è lessicalizzato come sostantivo femminile con plurale in giravolte (Jacobini 2011: 250, Renzi et al. 1995: 501). Il fatto che queste forme siano la ripetizione di due costituenti potrebbe renderli a prima vista simili ai Selbstkomposita tedeschi (del tipo Autorenautor) o ai reduplicati (del tipo Wirrwarr); strutturalmente però si tratta di formazioni completamente diverse. Non sono Selbstkomposita perché non sussiste un rapporto di determinazione tra i costituenti: Autorenautor è ‘l’autore degli autori’, quindi ‘l’autore per eccellenza’, mentre qui non si può dire che *‘fuggi determina fuggi’ o che *‘scendi determina sali’; e non sono reduplicati perché non si basano semplicemente sull’associazione fonologica tra i costituenti, come in Krimskrams e Schickimicki (Donalies 2007: 68, Fleischer Barz 2012: 94). Secondo Thornton (2009: 235-238) alcune di queste forme si sono originate dall’imperativo usato in funzione descrittiva, come nelle espressioni cerca di qua, cerca di là, oppure gira e rigira; alcune di queste forme imperative si sono poi lessicalizzate 27 Anche se secondo Dardano (1978: 146) le formazioni V+V non sono composti ma ‘conglomerati’, cioè parole che si formano attraverso “l’associazione memoriale” (1978: 145), quindi non sono il prodotto di regole di composizione. 27 Un modello simile comprende i due verbi uniti dalla congiunzione e: tira e molla, va e vieni (Thornton 2009: 247). Mordi e fuggi e usa e getta sono formazioni interessanti perché si usano in funzione di attributo: turismo mordi e fuggi, macchinetta fotografica usa e getta; la forma gratta e vinci si presta a creare altre 26 105 come nomi-azione esocentrici e maschili, come il parapiglia, l’andirivieni, il dormiveglia, il fuggifuggi. 4.6.7. Composizione onimica e deonimica: Camposilvano Nel capitolo precedente, al punto 3.7.10, è stata illustrata la composizione onimica, cioè la formazione di nomi propri come Hansgert, Goethestraße, nonché la composizione deonimica, cioè la possibilità del tedesco di comporre nomi comuni che contengono nomi propri, come in Sibiertiger e Heulsuse. Esistono anche in italiano composti onimici, cioè nomi propri che si formano per composizione. Tra i toponimi, alcuni sono copulativi come Emilia-Romagna, Friuli-Venezia-Giulia, e altri sono determinativi, come Camposilvano, Altavilla. Schwarze (1995: 606) indica anche il modello che forma nomi di autostrade, come la Milano-Venezia, la Modena-Brennero, e nomi di vie e di piazze, come piazza Duomo, via Caduti Libertà; nel linguaggio colloquiale si preferisce il composto, mentre il nome esteso prevede il sintagma (Piazza del Duomo, via dei Caduti per la Libertà). Tra gli antroponimi composti esistono formazioni come Annamaria e Giancarlo, nonché nomi di personaggi letterari come Mangiafuoco, Azzeccagarbugli; talvolta questi si prestano ad essere usati come appellativi (essere un azzeccagarbugli). Da quanto si può evincere dalle grammatiche consultate28, e riflettendo sulla lingua, sembra che i composti deonimici non siano presenti in italiano; per composti del tipo Sibirtiger, Berlinreise, dove il determinante è un nome proprio, l’italiano preferisce sintagmi con aggettivo o complemento preposizionale, come tigre siberiana, viaggio a Berlino. Sembra che manchi anche il modello compositivo corrispondente a Heulsuse, sebbene casi rari formalmente simili possono essere le espressioni Gianburrasca e bastian contrario: sono formate da un nome proprio (Bastian) giustapposto ad un elemento che determina le caratteristiche della persona indicata (contrario), e vengono usate come nomi comuni (essere un bastian contrario; tuo fratello è un Gian Burrasca). Questo accade a mio avviso perché in italiano esiste la possibilità di usare nomi propri formazioni analoghe, come tira e vinci (Thornton 2009: 251-253). Se si applica la rigidamente la definizione stabilita nel capitolo 1 però non possiamo considerarli composti, perché la congiunzione e esplicita la relazione semantica tra i costituenti. Serianni (2006: 669 citando Dardano 1978: 144) chiama queste forme ‘conglomerati’ e li definisce “spezzoni di frasi che hanno finito con l’essere trattati come una sola parola”. 28 Serianni (2006), Renzi et al. (1995), Scalise Bisetto (2008), Schwarze (1995), Grossmann Rainer (2004). 106 come appellativi (essere un mecenate)29; la deonimizzazione di bastian contrario e Gianburrasca avviene similmente per antonomasia, e prescinde dal fatto che siano nomi composti; inoltre non esiste un modello produttivo per queste formazioni. Più che di composti deonimici si tratta di composti onimici deonimizzati per antonomasia 30. 4.7. La composizione nominale: un’analisi contrastiva italiano/tedesco Il confronto linguistico permette di notare determinati aspetti di un fenomeno che non sono riscontrabili considerando una sola delle due lingue. In questo capitolo sono emerse differenze e analogie tra la composizione nominale tedesca e quella italiana, che saranno illustrate nei paragrafi successivi. L’elenco che segue le riassume brevemente. - Laddove il tedesco usa i composti nominali, l’italiano preferisce esprimere i concetti con altri mezzi. - Nella letteratura contrastiva la composizione tedesca viene di norma confrontata con altre modalità di formazione dell’italiano. - Confrontando i modelli compositivi presenti nelle due lingue si può notare che alcuni modelli compositivi hanno caratteristiche simili, altri si realizzano in modo diverso, altri ancora sono presenti soltanto in una delle due lingue. - I sostantivi composti tedeschi e italiani seguono una prosodia diversa; inoltre i composti tedeschi sono di norma univerbati, mentre la grafia dei composti italiani è molto varia. - Oltre che per la differente posizione della testa formale, i sostantivi composti tedeschi e italiani si differenziano anche per la presenza o meno della testa nella formazione. 29 Ad esempio si può dire essere un Cicerone, essere un Rambo, essere un Fantozzi (http://www.treccani.it/enciclopedia/onomastica_(Enciclopedia-dell%27Italiano)/); nel mio paese si dice qua serve un Pierino della situazione, cioè una persona con grandi capacità organizzative, dal nome del presidente del gruppo che organizza la sagra del paese. 30 A mio avviso la differenza tra Heulsuse e Gianburrasca è che in Heulsuse il nome proprio Suse perde la sua ‘onimicità’ nel momento in cui si forma il composto, mentre Gianburrasca è innanzitutto un nome proprio composto, infatti è il nome del protagonista del romanzo Il giornalino di Gianburrasca (Vamba 1907), e poi per antonomasia e attraverso un processo di idiomatizzazione idiosincratica è diventato appellativo che significa ‘monello’. L’origine di bastian contrario è più oscura ma simile: ‘è realmente esistito un personaggio di questo nome; era un uomo d’arme bergamasco vissuto attorno al 1600’ (Quarto, Monica (2001), Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Milano, Rizzoli, pag. 46). 107 - A differenza dei composti nominali tedeschi, quelli italiani presentano forme flesse anche al determinante e non sono ricorsivi; inoltre la flessione (il plurale) può interessare anche il determinante. - In tedesco per sostituire un sintagma nominale si può coniare un composto ad hoc; in italiano questo non è possibile. 4.7.1. La distribuzione della composizione nelle due lingue In tedesco la composizione è la modalità di formazione di parole per eccellenza, come mostra il numero di composti presenti nel lessico tedesco e di occasionalismi coniati ogni giorno. L’italiano invece preferisce dare un nome alle cose basandosi su altri processi di formazione: “Il tratto contrastivo essenziale consiste nel fatto che nella maggior parte dei casi ad un unico lessema tedesco corrisponde un’espressione analitica in italiano” (Bosco Coletsos, Costa 2006: 109). Lo si può constatare prendendo un insieme di composti tedeschi e osservando le formazioni italiane corrispondenti. Si consideri ad esempio la serie di composti31 con -papier come secondo costituente; poiché -papier è il determinato, il composto designerà un preciso tipo di Papier, in base al principio della determinazione. La lista indica infatti diversi tipi di carta. Abfallpapier: cartaccia Faxpapier: carta da fax Altpapier: carta straccia Filterpapier: carta da filtro Backpapier: carta da forno Fliegenpapier: carta moschicida Bonbonpapier: carta di caramella Fotopapier: carta fotografica Briefpapier: carta da lettere Geschenkpapier: carta da regalo Buntpapier: carta colorata Hochglanzpapier: carta patinata Büttenpapier: carta a mano Kaugummipapier: carta del chewing- Butterbrotpapier: carta antigrasso gum Druckpapier: carta da stampante Klopapier: carta igienica Einpackpapier: carta da pacchi Kohlepapier: carta carbone Endlospapier: modulo continuo Krepppapier: carta crespa Esspapier: carta commestibile Küchenpapier: carta da cucina 31 Le formazioni sono una selezione dei risultati nella ricerca in OWID Elexiko, (https://www.owid.de/suche/elex/erweitert?pattern=p_end&wort=papier&ortho=ka&lsanz=ka&wortart=k a&wobi=ka&semk=ka&parad=ka&gebr=ka&eign=ka, url consultato il 27.06.17). La ricerca ha prodotto 169 risultati che comprendono il costituente –papier sia nell’accezione di ‘carta’ che in quella di ‘documenti’; ho scelto 40 parole tra quelle in cui –papier significa ‘carta’, perché più diffuse nella lingua quotidiana. 108 Lackmuspapier: cartina tornasole Schokoladenpapier: carta della cioccolata Löschpapier: carta assorbente Thermopapier: carta termica Luftpostpapier: carta per posta aerea Transparentpapier: carta da lucido Marmorpapier: carta marmorizzata Umweltschutzpapier: carta riciclata Millimeterpapier: carta millimetrata Zeichenpapier: carta da disegno Normalpapier: carta normale Zeitungspapier: carta di giornale Notenpapier: carta pentagrammata Zellophanpapier: foglio di cellofan Pergamentpapier: carta pergamena Zigarettenpapier: cartina Schmirgelpapier: carta vetrata Nella lista dei composti tedeschi compaiono per lo più formazioni di due sostantivi (27); in cinque di queste forme il primo costituente è a sua volta composito (come ad esempio in Butterbrotpapier), perciò nel campione è osservabile anche la ricorsività dei composti nominali tedeschi. Il composto Umweltschutzpapier è stato contato tra i composti ricorsivi N+N, anche se nulla vieta di vedere il primo costituente come sintagma verbale (die Umwelt schützen) anziché come nome (der Umweltschutz); in questo caso è possibile la doppia motivazione 147. Le forme V+N e A+N sono presenti anche se in misura minore (per entrambi i modelli ci sono 6 formazioni). È presente anche un composto con confisso, Thermopapier. Tutti questi composti in italiano corrispondono in gran parte a sintagmi nomeaggettivo, come carta colorata (18 formazioni); come visto al punto 4.6.2, in italiano le formazioni N+A si collocano sul crinale tra composti e sintagmi, infatti si può chiedere è riciclata quella carta?, ma non si può chiedere *è igienica quella carta?, e inoltre è sensato dire carta verde riciclata, ma non *carta rosa igienica. Secondo i test, quindi, carta igienica è un composto, carta riciclata è un sintagma; di 18 forme A+N, otto formazioni rispondono ai test come composti, ma bisogna ricordare che il confine è assai labile. Come prevedibile, nella lista compaiono molti sintagmi nome–preposizione– nome, come carta da forno, carta di caramella, carta a mano (17 forme in totale). Figurano soltanto tre composti N+N italiani: carta carbone, cartina tornasole e carta pergamena; si noti che si tratta in tutti e tre i casi di composti larghi, in cui i confini di parola sono mantenuti. Nella lista figurano anche due derivati suffissali, cartaccia e cartina. La doppia motivazione è giustificabile sulla scorta di Fleischer Barz (2012: 160): “Die Feststellung der Doppelmotivation ist eine Sache der Analyse, der Interpretation”. 147 109 Questa serie di parole è soltanto un campione ridotto, che non può dar conto di tutte le possibilità della composizione in tedesco, né tantomeno della formazione di parole in italiano. Tuttavia si può osservare la differenza di distribuzione della composizione tra le due lingue: in italiano si preferiscono altre modalità di formazione per verbalizzare i concetti, la maggior parte delle quali sono analitiche (nome–preposizione–nome, nome– aggettivo). 4.7.2. La letteratura contrastiva italiano/tedesco sulla composizione Nella letteratura si trovano confronti tra il tedesco e l’italiano relativi alle diverse modalità di formazione di parole, che interessano talvolta anche la composizione, ad esempio in Bosco Coletsos e Costa (2006: 109ss), Bosco Colestos (2007: capitolo 2), Marx (1990: 9-35). Qui si tende – giustamente – a sottolineare come ai composti del tedesco, che è una lingua compatta e precisa, corrispondano in italiano altre forme più analitiche, come si è potuto vedere nel paragrafo precedente. Schwarze (1995: 605-617) nella sua grammatica della lingua italiana per un pubblico tedesco offre un’angolazione più interessante: la composizione italiana viene spiegata dal punto di vista della composizione tedesca, permettendo così di osservare tre caratteristiche che altrove non vengono menzionate, elencate qui di seguito. 1. La non-ricorsività dei composti italiani: in principio le forme italiane non sono ricorsive, cioè non si possono formare composti i cui costituenti siano parole composte. Questo viene in parte violato soltanto nel modello V+N se il costituente N è un composto fortemente lessicalizzato, come lavastoviglie in rovinalavastoviglie, ma si tratta di formazioni molto marginali (Schwarze 1995: 606). 2. La flessione di entrambi i costituenti: entrambi i componenti del composto sono parole formate da un morfema radicale e un morfema flessivo. Ad esempio in capostazione i morfemi radicali sono cap- e stazion-, e i morfemi grammaticali flessivi sono –o e –e (Schwarze 1995: 609). 3. La mancanza del criterio ortografico per riconoscere i composti: secondo Schwarze la maggioranza dei composti italiani sono univerbati, ma quelli di formazione più recente sono separati da spazio, soprattutto se entrambi i costituenti sono forme flesse come in treno merci (Schwarze 1995: 607). 110 Purtroppo la descrizione della composizione italiana basata sulle caratteristiche della composizione tedesca ha anche un altro risvolto: Schwarze esclude dall’analisi le forme N+A, stabilendo che non risultano da un processo morfologico di composizione, ma dall’univerbazione di un sintagma nome–aggettivo. Ad esempio, il composto cassaforte combina due forme flesse (com’è proprio della composizione italiana), ma nel plurale casseforti entrambe le forme flettono al plurale; per questa concordanza nome-aggettivo cassaforte non sarebbe un composto, nonostante tradizionalmente venga così considerato. Schwarze sta applicando alla composizione italiana il criterio dell’impermeabilità del determinante alle operazioni della sintassi, tagliando fuori una grossa parte di regolari composti N+A148. In generale, nel resto della letteratura sopra citata ci si limita a constatare come ai composti tedeschi corrispondano in italiano ad altre modalità di formazione di parola; il confronto linguistico avviene quindi tra composizione tedesca e altre modalità di formazione dell’italiano, non tra composizione tedesca e composizione italiana. Entrambe vengono descritte ‘dall’interno’, ma quasi mai vengono confrontate direttamente tra loro (Schwarze è una bella eccezione dovuta al pubblico a cui si rivolge la sua grammatica149). La descrizione più esaustiva dei composti italiani si trova a mio avviso in Grossmann e Rainer (2004: capitolo 2), in cui si presenta un’analisi minuziosa che riflette anche sulle forme meno comuni e sui casi limite, senza escludere formazioni dubbie, ma collocandole nel continuum tra morfologia e sintassi. 4.7.3. I modelli compositivi nelle due lingue In questo capitolo e in quello precedente la composizione nominale è stata analizzata prima secondo le proprietà formali e semantiche, poi in base ai diversi modelli compositivi in cui possono essere suddivisi i sostantivi composti; con modello compositivo si intende la combinazione di due costituenti appartenenti a determinate 148 Così anche Donalies (2003: 80); si veda il capitolo 1, nota 8. Ciò può ricordare la distinzione introdotta da Grimm (1826) tra eigentliche e uneigentliche Komposita, dove i secondi sono composti che presentano la flessione interna al genitivo, che testimonia come il composto si sia evoluto da una struttura sintattica (Tageslicht). Ma se alla formazione Tageslicht spetta la definizione di composto nonostante le origini sintattiche della sua forma, allora dovrebbe spettare di diritto anche cassaforte. La flessione al plurale di entrambi i costituenti delle forme N+A/A+N le rende simile ai composti N+N in cui il plurale non è sistematizzabile: le casseforti si comporta come gli uffici informazioni, i bassorilevi come le ferrovie, i purosangue come i capotavola. 149 cioè principalmente a tedeschi madrelingua che vogliono imparare l’italiano, e inoltre a linguisti che vogliono conoscere il sistema grammaticale della lingua italiana (Schwarze 1995: 3). 111 categorie lessicali. Innanzitutto, le due lingue presentano delle differenze interessanti per quanto riguarda la presenza, la produttività e le caratteristiche dei diversi modelli compositivi, che verranno illustrate di seguito. I numeri tra parentesi fanno riferimento alla tabella 1, a pagina 115 (‘confronto dei modelli compositivi in tedesco e in italiano’). I modelli compositivi presenti in entrambe le lingue con caratteristiche simili sono i seguenti: N+N, A+N, Prep+N e i composti con confissi. Gli aspetti che differenziano questi modelli comuni riguardano le caratteristiche della testa formale e semantica. - Il modello N+N (punto 1) presenta in tedesco la testa sempre a destra (Haustür), mentre in italiano è tipicamente a sinistra (capostazione) ma può essere anche a destra (autoradio). - Il modello A+N (punto 2) è presente in entrambe le lingue, anche se in italiano la realizzazione tipica è N+A con testa nominale a sinistra, in conformità con l’ordine sintattico non marcato nome-aggettivo (Buntkleid e pastasciutta); la testa a destra caratterizza comunque le formazioni più antiche A+N (bassorilievo). In entrambe le lingue, se la formazione è esocentrica si tratta di un composto possessivo (Rotkehlchen, pellerossa). - Il modello Prep+N (punto 7) in italiano tende a costruire soprattutto composti esocentrici (il sottopentola non è una pentola, ma ci sono eccezioni – il confratello è un fratello), mentre in tedesco può essere sia esocentrico (Zubrot) che endocentrico (Nebenfrau). - I composti con confissi (punto 6) si comportano in modo molto simile: l’etimologia comune spiega la somiglianza formale, visto che di norma si tratta di latinismi e grecismi (telescopio e Teleskop), e in entrambe le lingue possono includere anche elementi autoctoni (Paninoteca e Thermojacke). Anche in italiano la testa dei composti con confissi è a destra. L’unico modello compositivo presente in entrambe le lingue ma con caratteristiche totalmente diverse è il tipo V+N (punto 3), come esemplificano le forme Fahrkarte e Scolapasta. Le differenze sono le seguenti: per quanto riguarda la testa formale e semantica, in tedesco queste forme sono sempre endocentriche, infatti ‘eine Fahrkarte ist eine Karte’; al contrario, in italiano le formazioni V+N sono sempre esocentriche, infatti scolapasta non è né uno *scola né un *pasta. Nella forma tedesca il verbo è semplicemente un determinante che precisa un’attività caratteristica in relazione alla testa 112 nominale; in italiano invece sussiste un rapporto di reggenza sintattica tra verbo e nome – il verbo scola- regge il costituente -pasta. La struttura argomentale dell’elemento (de)verbale completata dall’altro costituente rende i composti italiani V+N simili ai Rektionskomposita tedeschi come Romanleser; ma si differenziano da questi in quanto sono esocentrici, mentre nei Rektionskomposita la testa è il nome deverbale (un Romanleser è un Leser). Le formazioni V+N italiane sono molto simili a formazioni non tipiche del tedesco come Waghals (scavezzacollo), di cui si parla nel prossimo capitolo, i quali però non vengono considerati composti in tedesco. L’italiano può inoltre formare composti con due verbi (punto 6), come fuggifuggi, o con un verbo e un avverbio (punto 5), come tiratardi, anche se quest’ultimo modello non è più produttivo; il tedesco invece non presenta queste due tipologie di formazioni. Gli altri modelli a cui si è fatto riferimento nel capitolo 3 sembrano appartenere solo al tedesco. Si tratta di quei composti che oltre alla testa nominale possono presentare: - un avverbio (punto 8), come Beinahe-Unfall, - un pronome (punto 9), come Niemandsland, - un numerale (punto 10), come Zweikampf, - un sintagma o una frase (punto 11), come Hin-und-her-Gerede, - una lettera o un’abbreviazione (punto 12), come in S-Kurve. A mio avviso, nelle grammatiche italiane queste formazioni non sono contemplate per due motivi: alcune di queste forme sono probabilmente troppo poco produttive, o del tutto inesistenti; altre tipologie di formazioni invece esistono nella lingua italiana, ma non vengono ritenute prodotto di composizione. Infatti, se si applica la suddivisione dei modelli tedeschi alle formazioni italiane, nella composizione tra numerali e sostantivi (punto 10) si potrebbero annoverare parole come triangolo, quadrifoglio, pentagono; tuttavia Grossmann e Rainer le considerano composti neoclassici (2004: 88). Allo stesso modo le formazioni con l’avverbio di negazione non (non violenza, non conformità, non belligeranza) in italiano vengono considerate forme prefissate, dove non- è un prefisso di contraddizione150– mentre in tedesco Nichtfachmann è un composto a tutti gli effetti di tipo Avv+N (punto 8). Per quanto riguarda i composti tedeschi con sintagmi e frasi come primo costituente, come Hauptsache-ich-bin-sympathisch-Denke, a mio avviso esistono formazioni italiane equivalenti dal punto di vista formale: un esempio potrebbe essere 150 Sulla scorta di Grossmann e Rainer (2004: 143). 113 signorina “so tutto io” (punto 11). Similmente, esistono anche forme equivalenti ai composti tedeschi formati da una lettera o un’abbreviazione e un nome, come ad esempio lato B, serie A, membro AVIS (punto 12). Formazioni di questo tipo non vengono considerate nelle grammatiche italiane nel capitolo relativo alla composizione. Si può quindi concludere che in tedesco tutti i modelli compositivi di cui si è parlato sono produttivi e possono formare occasionalismi; in italiano i modelli effettivamente produttivi sono un numero minore, ma si tenga presente anche che alcune forme produttive in tedesco corrispondono in italiano a formazioni marginali o che vengono attribuite ad altre modalità di formazione di parole, come illustrato sopra. Per quanto riguarda la composizione onimica e deonimica, come illustrato al punto 4.6.7, non sembrano esistere in italiano composti deonimici come Sibirtiger, Berlinreise oppure Heulsuse (punto 13). La composizione onimica (punto 14) invece è attiva nella formazione sia degli antroponimi (Annamaria), sia dei toponimi (Camposilvano). Nella tabella che segue si riassumono le realizzazioni dei modelli compositivi nelle due lingue; si può notare che, nonostante l’italiano preferisca altre modalità di formazione di parole, quasi tutti i modelli compositivi del tedesco sono realizzati anche in italiano. 114 Tabella 1 – confronto dei modelli compositivi in tedesco e in italiano Modelli compositivi Tedesco 1. N+N Haustür 2. A+N Buntpapier Italiano capostazione (testa a sinistra), autoradio (testa a destra) pastasciutta (testa a sinistra), biancospino (testa a destra) scolapasta 3. V+N Fahrkarte (esocentrico, simile ai Rektionskomposita come (endocentrico, il costituente verbale Romanleser per il rapporto di reggenza tra costituente determina il nome-testa) verbale e nominale, simile ai Satzwörter come Waghals per l’ordine dei costituenti e l’esocentricità) 4. V+Avv - buttafuori 5. V+V - saliscendi Teleskop telescopio Thermojacke teletrasporto Spielothek paninoteca 7. Prep + N Zubrot sottopentola 8. Avv + N Rückreise, Nichtfachmann (non-violenza)* Niemandsland - Zweikampf (triangolo)* 6. Composti con confissi 9. Pronome + N 10. Num + N 11. sintagma, frase + N Hin-und-her-Gerede (signorina „so tutto io“)* 12. lettera, abbreviazione + N A-Klasse, A-Bombe (lato B, bomba H)* Heulsuse, - Berlinreise - Hans-Gert, Annamaria Goethestraße Piazza Duomo 13. composizione deonimica 14. composizione onimica * Queste forme non vengono considerate composti nelle grammatiche italiane consultate. Dopo aver analizzato le differenze e le somiglianze tra i diversi modelli compositivi, di seguito si opererà un confronto tra la composizione nominale tedesca e italiana in base alle caratteristiche delle formazioni. Tra parentesi in cifre romane sono inseriti i riferimenti alla tabella 2 di pagina 123 (‘riassunto dell’analisi contrastiva della composizione nominale in tedesco e in italiano’). 4.7.4. Caratteristiche fonologiche e ortografiche Dal punto di vista fonologico (punto I), i composti tedeschi hanno in genere l’accento sul primo costituente, che è il determinante, mentre quelli italiani sul secondo, che può essere il determinante o la testa. Il grado di lessicalizzazione può influenzare la posizione dell’accento in entrambe le lingue, tuttavia le tendenze della fonologia si mostrano alquanto regolari. Per quanto riguarda l’ortografia (punto II), invece, in italiano l’univerbazione non interessa tutti i composti: esistono composti stretti, scritti in una parola unica, come capostazione, e composti larghi, che mantengono i confini di parola, come agenzia viaggi (secondo Scalise Bisetto 2008: 122). Da quanto ho potuto osservare, i composti italiani N+N e N+A sono quelli che si comportano in modo più differenziato (capotavola, portafinestra, treno merci; cassaforte, nave spaziale). Esistono anche composti italiani attestati in diverse forme (divano letto, divano-letto, tuttavia *divanoletto), ma si può notare che i modelli N+N con testa a destra vengono scritti attaccati (autoscuola, *auto scuola), e che i composti più antichi come A+N di origine latina non permettono la scrittura separata né il trattino (purosangue, *puro-sangue, *puro sangue). La distanza tra composti larghi e composti stretti è una sorta di continuum in relazione al grado di lessicalizzazione delle formazioni; si tende pertanto a scrivere sempre uniti i composti con confissi (astronave), quelli Prep+N (sopralluogo, che manifesta anche il raddoppiamento fonosintattico) e quelli V+V (tiramolla). I produttivi composti V+N si scrivono di norma uniti (aspirapolvere); talvolta possono essere separati da trattino per rendere più trasparente la formazione (acchiappa-fantasmi), ma mai staccati (*porta sci). In tedesco, invece, il composto si comporta come una parola unica e si scrive sempre come una parola unica; questo è fuori discussione e rende i composti tedeschi facili da individuare. Al limite, come si è visto nel capitolo 3.5, si usa il trattino in caso di composti con lettere o abbreviazioni (DaF-Lehrer), oppure per facilitare la lettura (Aha-Erlebnis, 117 Schnee-Eule). Le tendenze a scrivere i composti staccati (Sesam Krokant Keks) o con le maiuscole interna (SuperHaftCreme) appartiene alla pubblicità, non alla lingua comune, come segnalato da Donalies (2007:41). Anche in materia di ortografia, quindi, i composti tedeschi sono inquadrabili più facilmente di quelli italiani; l’unico aspetto che nell’ortografia dei composti non è sistematizzabile, come visto al punto 3.2.1, è la distribuzione dei Fugenelemente (punto III); questi elementi non sono presenti nei composti italiani, salvo gli elementi –i/–o nei composti neoclassici come in agricoltura, agrobusiness. In italiano esistono però altre regole di aggiustamento fonologico, ad esempio in cavolfiore e pastasciutta, come detto al punto 4.3. 4.7.5. Diverse caratteristiche della testa In merito alle caratteristiche della testa dei composti nominali in italiano e in tedesco è possibile rilevare due differenze: le formazioni si comportano in modo diverso per quanto concerne la posizione e la presenza della testa formale. Per quanto riguarda la posizione della testa (punto IV), dal punto di vista formale in tedesco la testa è sempre il costituente di destra. In italiano invece esistono composti con testa a sinistra, composti esocentrici e composti con testa a destra. È ora possibile cercare di schematizzare la posizione della testa nei composti italiani in riferimento ai diversi modelli compositivi. - Le formazioni italiane con testa a sinistra appartengono ai modelli N+N (capostazione) ed N+A (pastasciutta); questi modelli possono però formare anche composti esocentrici (finesettimana, pellerossa) e con testa a destra (si veda il terzo punto dell’elenco). - Sono invece sempre esocentrici i composti del tipo V+N (scolapasta), Prep+N (sottopassaggio), V+V (dormiveglia) e V+Avv (tiratardi). - Le formazioni con testa a destra sono i composti con confissi (teletrasporto), e alcune forme del tipo N+N (autoradio) e A+N (biancospino) di origine latina o di influenza anglofona. La presenza o meno della testa formale nella formazione è un’altra differenza sostanziale tra le due lingue a cui la letteratura non dà risalto (punto V). Nei composti tedeschi il costituente di destra determina sempre le caratteristiche categoriali del composto, anche nei composti esocentrici (das Rotkehlchen, der Blondkopf): allora i 118 composti tedeschi sono sempre formalmente endocentrici. In italiano invece la categoria del composto non è sempre determinata dalle informazioni categoriali del costituente testa, e nei composti esocentrici (ad esempio il portascarpe, il sottoscala) viene attribuita di default. In altre parole, in italiano per sapere il genere del composto dovrei pormi due questioni: intanto interrogarmi se il composto è endocentrico, e poi trovare la testa, che non è individuabile in base alla propria posizione; in tal caso il genere del composto corrisponde al genere della testa. Se invece il composto è esocentrico, nella maggioranza dei casi è maschile. I composti italiani quindi possono essere non solo semanticamente, ma anche formalmente esocentrici. Tutte queste problematiche non si pongono in tedesco: non occorre cercare la testa formale, poiché è sempre il costituente di destra, e le informazioni categoriali del composto corrispondono sempre a quelle della testa formale; si può quindi tranquillamente dire che in tedesco il costituente di destra stabilisce sempre categoria e genere del composto. Si vedrà nel capitolo 5 come le formazioni tedesche che contraddicono questo principio non sono composti, bensì il risultato di altri processi di formazione delle parole. 4.7.6. I composti e la sintassi Dal punto di vista sintattico sono emerse alcune differenze, notate anche da Schwarze (1995: 607) ed elencate qui di seguito. 1. In italiano entrambi i costituenti dei composti italiani sono forme flesse (capo|stazion-e, cap-i|stazion-e), mentre in tedesco soltanto la testa porta marche flessive (Apfel|torte, Apfel|torte-n; punto VI); 2. In italiano in certi casi le operazioni sintattiche ricadono anche sul determinante (una cassaforte, due casseforti), o solo su di esso (un capocuoco, due capocuochi), a seconda del grado di lessicalizzazione della formazione. Ne consegue che la formazione del plurale non è sistematizzabile in italiano: può interessare la testa, il determinante, entrambi i costituenti o nessuno dei due (uno, due rompiscatole); in tedesco invece basta volgere al plurale il componente di destra (punto VII). 3. Le formazioni composte italiane in principio non sono ricorsive (punto VIII) – tuttavia in letteratura sono state segnalate dei tipi di formazioni che manifestano tendenze alla ricorsività (segreteria direzione ufficio acquisti), ma saranno 119 affrontate nel prossimo capitolo. In tedesco la ricorsività conta invece tra le proprietà tipiche dei composti determinativi (Apfeltortenrezeptbuch). È inoltre possibile notare che l’assunto ‘l’ordine dei costituenti in tedesco segue l’ordine inverso rispetto a quello italiano’ si rivela non propriamente esatto, restando nell’ambito della composizione: formazioni con testa a destra sono molto diffuse anche in italiano – ad esempio Erdbeben e Terremoto seguono lo stesso ordine nelle due lingue. A mio avviso, si può solo dire che di norma l’ordine dei costituenti nel composto nominale tedesco è inverso rispetto all’ordine delle parole del corrispondente sintagma; e questo è valido sia che si prendano i sintagmi italiani, sia quelli tedeschi – infatti Haustür è ‘la porta di casa’, o parallelamente ‘die Tür des Hauses’. Questo vale per tutti i modelli compositivi tedeschi, tranne le formazioni A+N, Prep+N e in parte Num+N, il cui comportamento è illustrato in quanto segue (punto IX). - A+N: nei composti formati da aggettivo e sostantivo infatti l’ordine è lo stesso rispetto al sintagma, si veda Buntpapier parafrasato ‘buntes Papier’; l’ordine è comunque inverso rispetto alla costruzione sintagmatica italiana, perché in italiano di norma l’aggettivo segue il sostantivo (carta colorata). - Prep+N: i composti di questo modello seguono invece l’ordine della sintassi sia in italiano che in tedesco, infatti la preposizione – lo dice la parola stessa – di norma precede il nome; perciò Unterhose è letteralmente ‘etwas, das man unter der Hose trägt’, ‘qualcosa che si porta sotto ai pantaloni’. - Num+N: nei composti con un numerale bisogna distinguere. Zweikampf, endocentrico, si può parafrasare come ‘Kampf zu zweit’, quindi ha ordine inverso rispetto al sintagma, ma Dreieck, esocentrico, segue l’ordine sintattico tedesco e italiano: ‘Polygon mit drei Ecken’, ‘poligono con tre angoli’. Credo che questo comportamento sia riconducibile al modello A+N: i numerali sono una categoria grammaticale eterogenea, e in questo caso fungono da aggettivi nei confronti del nome che segue, dunque seguono l’ordine sintattico tedesco aggettivo-nome come i composti del modello A+N. 4.7.7. Caratteristiche semantiche e pragmatiche Dal punto di vista semantico e pragmatico, le due lingue mostrano una diversa distribuzione della composizione come modalità onomasiologica, come visto sopra; 120 potenzialmente i composti tedeschi – soprattutto quelli del modello N+N, che semanticamente sono i più versatili – possono sempre sostituire un corrispondente sintagma: die Frau, die Fisch verkauft; Fischfrau. In italiano questo non è possibile: facoltà di lettere non può essere sostituito dal composto creato ad hoc *facoltà lettere (differenza segnalata da Schwarze 1995: 608). Inoltre i composti tedeschi possono adempiere a funzioni grammaticali, come cambiare l’aspetto nominale dei nomi, ad esempio nei singolativi Staubkorn e Kaffeebohne formati dai continuativi Staub e Kaffee. Lo stesso risultato semantico si ottiene in italiano per mezzo di sintagmi (granello di polvere, chicco di caffè). Inoltre la composizione permette di formare il singolare o il plurale dei nomi difettivi, come Eltern, Elternteil o Schmuck, Schmuckwaren. Alcuni tipi di sostantivi composti tipici del tedesco, come il modello Ulknudel con secondo costituente metaforizzato e Heulsuse con secondo costituente deonimizzato, non sono presenti in italiano; per esprimere gli stessi concetti si usano altre modalità di formazione (in questi due esempi la derivazione: burlone, piagnona). Ciò dimostra in modo chiaro che i composti in italiano sono molto meno produttivi che in tedesco (punto X). I modelli più produttivi in italiano sono le formazioni N+N con testa a sinistra (ufficio vendite, sconto studenti, area parcheggio) e le formazioni esocentriche V+N (aspirabriciole, acchiappa-fantasmi), mentre in tedesco sono i composti N+N a disporre delle più illimitate potenzialità semantiche (punto XI). È stato possibile notare come la tipologia di composizione più affine tra le due lingue sia quella copulativa. Nella maggior parte delle grammatiche consultate questo tipo di composizione non viene indagata con precisione (Grossmann Rainer 2005: 37 è il più esauriente), tuttavia i composti copulativi italiani corrispondono per caratteristiche formali e semantiche a quelli tedeschi; si possono pertanto usare le stesse categorie. Perfino le osservazioni sollevate in Breindl-Thurmair (1992) possono essere estese alle formazioni copulative italiane: anch’esse sono nella maggior parte dei casi composti determinativi, che permettono anche l’interpretazione copulativa, salvo i composti onimici (del tipo Schleswig-Holstein ed Emilia Romagna). I composti copulativi onimici sfuggono, quindi, alla caratteristica postulata da Breindl-Thurmair, secondo cui i composti copulativi sono innanzitutto composti determinativi che possono permettere anche l’interpretazione copulativa. 121 A mio avviso, i composti onimici e deonimici pongono resistenze a rientrare nella categoria della determinazione per ragioni intrinseche: il composto determinativo è formato da un costituente testa che designa una classe di elementi, e un determinante che restringe la classe di elementi precisandone delle caratteristiche (Apfeltorte, di tutte le torte il composto designa quelle di mele). Un costituente onimico è un nome proprio, cioè un nome che per definizione non designa una classe di elementi, bensì un solo e unico elemento. In questo modo Hans-Gert non è *‘Gert, con caratteristiche di Hans’, così come Emilia Romagna non è ‘Emilia con caratteristiche di Romagna’. Similmente in Heulsuse il nome Suse perde l’onimicità diventando un appellativo, e nei soprannomi come Goldzahn-Klaus e Anna Capitana il determinante disambigua tra le diverse persone che potrebbe designare il costituente onimico (dei Klaus che conosciamo, è Klaus col dente d’oro; di tutte le ‘Anne’ che vivono nella contrada, è l’Anna Capitana). Invece composti onimici come Goethestraße e Piazza Duomo sono determinativi, poiché il costituente testa è un nome comune. La determinazione è possibile solo quando il costituente testa lo permette, e i costituenti onimici di norma non si prestano ad essere determinati. Questo sarà precisato ulteriormente nel capitolo 5. 122 Tabella 2 – riassunto dell’analisi contrastiva della composizione nominale in tedesco e in italiano Tedesco Italiano Accento sul secondo costituente I. Fonologia Accento sul primo costituente (determinante) Haustür (determinante o testa) pastasciutta, autoradio Esistono regole di riaggiustamento fonologico Cavolfiore Non unitaria. N+N: uniti, trattino o staccati Univerbazione grafica Papierblatt Trattino in caso di lettere, abbreviazioni o per II. Ortografia facilitare la lettura S-Kurve, U-Bahn, Schnee-Eule Scrittura separata o maiuscola interna in ambito pubblicitario Sesam Krokant Keks, SuperHaftCreme pescecane, porta-finestra, busta paga N+A: uniti o staccati cassaforte, nave spaziale A+N: di norma uniti biancospino, vanagloria V+N: uniti o trattino scolapasta, porta-sci V+V: di norma uniti fuggifuggi Composti con confissi, Prep+N, V+Avv sempre uniti discoteca, sopralluogo, tiratardi III. Presenza di Fugenelemente Sì Königs|mantel Blumen|vase No, salvo le varianti –i e –o nei composti neoclassici Agricoltura, agrobusiness La testa è a sinistra in N+N, N+A: buono pasto, acquasanta IV. Posizione della testa formale La testa è sempre a destra, anche nei composti Sono formalmente esocentrici esocentrici: V+N, V+V, V+Avv, Prep+N: die Apfeltorte, rompiscatole, parapiglia, buttafuori, sottopentola das Rotkehlchen. La testa è a destra in N+N, A+N (forme antiche o anglofone), e nei composti con confissi: ferrovia, gentiluomo, scuolabus, astronave Le informazioni categoriali derivano comunque V. Presenza della testa formale dalla testa formale, a destra, anche nei composti esocentrici das Zubrot, der Blondkopf VI. I costituenti Solo la testa è una forma flessa, mentre il sono forme determinante è un morfema radicale flesse Die Stein|skulptur-en, das Bunt|papier I composti esocentrici non presentano una testa formale; il genere viene attribuito di default, ed è solitamente maschile: il fine-settimana, il piedipiatti, il salvagente, il fuoripista, la giravolta Entrambi i costituenti possono presentare marche flessive il camp-o|sant-o, il cap-o|tavol-a VII. Operazioni sintattiche Le operazioni sintattiche ricadono solo sulla Gli attributi si riferiscono alla testa: testa: un buono pasto ancora valido (il buono è valido) eine große Apfeltorte, *un buono pasto abbondante (*il pasto è abbondante) *eine reife Apfelforte Il plurale però non è sistematizzabile. Può interessare Il determinante è sintatticamente irraggiungibile, - la testa: le buste paga e solo la testa porta le marche flessive di numero - il determinante: le madrelingue e di caso: eine Steinskulptur, die Steinskulpturen VIII. Ricorsività Sì Apfeltortenrezeptbuch In quasi tutti i modelli è inverso rispetto alla parafrasi sintattica: Apferltorte - Torte mit Äpfel IX. Ordine dei costituenti Schreibmaschine – Maschine zum Schreiben Segue la parafrasi sintattica in A+N, Num+N endocentrico, Prep+N: Buntpapier - buntespapier Zweikampf - Kampf zu zweit Unterhose - was man unter den Hosen trägt - entrambi i costituenti: le casseforti - Nessuno dei costituenti: i capobanda In principio no, salvo formazioni come segreteria direzione ufficio acquisti, affrontate nel prossimo capitolo Tendenzialmente corrisponde a quello della parafrasi sintattica nelle formazioni con testa a sinistra e nelle formazioni esocentriche: capoclasse – capo della classe insetto stecco – insetto che sembra uno stecco scola pasta – oggetto che scola la pasta soprabito – indumento che si porta sopra l’abito Tendono a non corrispondere all’ordine sintattico italiano i composti N+N e A+N con testa a destra: madrepatria – patria che è madre gentiluomo – uomo gentile X. Distribuzione e possibilità semantiche In linea di principio ad ogni sintagma nominale Alla composizione nominale si preferiscono altre può corrispondere un composto nominale modalità onomasiologiche Treppe zum Keller – Kellertreppe Facoltà di lettere, *facoltà lettere Gläser für den Sekt - Sektgläser il venditore di tappeti, *il venditappeti Tutti i modelli composizionali considerati sono produttivi, in particolare N+N, V+N, A+N XI. Produttività Haustür Schreibmaschine Frischmilch Sono produttivi i composti N+N, V+N, N+A ragazza immagine lanciafiamme sabbie mobili Gli altri modelli sono molto meno attivi o danno solo conto di formazioni già esistenti Capitolo 5. Casi particolari nella composizione nominale in tedesco e in italiano Nel primo capitolo la composizione nominale è stata presentata come fenomeno grammaticale caratterizzato da un nucleo di regolarità, che comprende i composti determinativi tipici, e una periferia di eccezione, che sfuma verso altre modalità di formazione di parola o altre forme non riconoscibili come ‘composti tipici’. In questo capitolo saranno illustrate alcune formazioni che si differenziano dalle forme regolari della composizione. Per il tedesco saranno presentate alcune tipologie di parole composte in cui il rapporto tra i costituenti non è propriamente quello determinativo tipico; inoltre verranno esaminate alcune forme che sono strutturalmente molto simili ai composti, ma che si sono formate per mezzo di altre modalità di formazione di parole. Per l’italiano verranno trattati due casi particolari, ovvero in primo luogo le formazioni N+N in uso aggettivale, assieme ad altri composti dalla categoria lessicale incerta, e in secondo luogo i composti N+N che manifestano tendenze alla ricorsività, laddove la composizione italiana di norma non forma composti ricorsivi. 5.1. Eccezioni e casi particolari nei composti sostantivali tedeschi Per capire le eccezioni occorre avere ben presente le regolarità della composizione, riassunte di seguito in base a quanto detto nel capitolo 3. Il composto nominale determinativo tipico tedesco – Apfeltorte1 – è formato da due costituenti; il secondo costituente, cioè il determinato, è sempre la testa formale del composto, infatti Apfeltorte è un nome femminile perché la testa è un nome femminile; i composti tedeschi rispettano così la Righthand Head Rule. Il secondo costituente è anche la testa semantica del composto, cioè indica l’entità a cui si riferisce l’intera parola: eine Apfeltorte ist eine Torte. Il primo costituente, il determinante, precisa invece una caratteristica del secondo costituente e ne restringe l’estensione semantica: eine Apfeltorte ist eine Torte, und zwar mit Äpfeln. Il ‘peso semantico’ della formazione si trova quindi sul secondo costituente, che può da solo rappresentare l’intero composto: eine Haustür ist eine Tür, eine Waldblume ist eine Blume, e così via2. Si fa sempre riferimento all’esempio di Donalies (2007: 36). Anche nei Rektionskomposita come Romanleser il secondo costituente rappresenta l’intero: es ist ein Leser, es ist nicht ein *Roman. 1 2 127 Sembrano esserci dei composti in tedesco in cui entrambi i costituenti possono rappresentare l’intero (pur non trattandosi di composti copulativi) o dove il primo costituente è più adatto del secondo a indicare il referente; dove in pratica Apfeltorte non è una Torte3. Tali formazioni possono essere viste come varianti endocentriche con testa semantica a sinistra, dove il primo membro pesa semanticamente più del primo: sono i verdeutlichende Komposita come Verschmelzungsprozess, di cui si parlerà nel prossimo paragrafo. In questi casi si tratta di una questione di interpretazione semantica, poiché dal punto di vista formale la testa è sempre a sinistra (Olsen 1990: 140s). Verranno poi analizzate le Klammerformen come ad esempio Akutbett: sono formazioni in cui il primo costituente non determina il secondo (non è un *akutes Bett), bensì un costituente che è stato eliso per ragioni di economia linguistica (Akut(fall)bett). Un’ulteriore categoria di composti che sfugge per certi versi alle regolarità della composizione determinativa è la composizione onimica, come nel caso di Leipzig-Grünau: non è immediato stabilire quale dei due costituenti determina l’altro (‘Grünau che si trova a Leipzig’, o ‘Leipzig, più precisamente Grünau’?). Questo è da ricondurre al fatto che i nomi propri hanno caratteristiche diverse rispetto agli appellativi, quindi anche il rapporto di determinazione risulterà diverso. Un ulteriore caso ad essere analizzato è la formazione barfuß, che secondo la Righthand Head Rule dovrebbe essere un sostantivo, ma risulta invece essere un avverbio. Si presenteranno poi due tipologie di formazioni che sono molto simili ai composti strutturalmente, ma che si formano mediante altri processi grammaticali: le forme del tipo eine Zeitlang sono il risultato diacronico dell’univerbazione di sintagmi, mentre le forme del tipo Waghals sono delle conversioni di sintagmi in sostantivi, molto simili formalmente e semanticamente ai composti esocentrici di tipo V+N dell’italiano. 5.1.1. Verdeutlichende Komposita Tra le formazioni tedesche del tipo N+N ci sono dei composti che si comportano in modo particolare per quanto riguarda la testa semantica: uno dei due costituenti è subordinato all’altro, e una delle due parti può solitamente rappresentare il composto per intero. Non si tratta quindi di composti copulativi, tuttavia non corrispondono nemmeno 3 Già nel capitolo 3 al punto 3.7.1.2 si era parlato di un caso simile con Nachichtenlawine: il secondo membro è metaforizzato, infatti -lawine sta per ‘grande quantità’. Anche in questo caso il primo membro è più adatto del secondo a designare il composto: é più Nachrichten o Lawine? si tratta però di una conseguenza naturale dell’uso traslato del secondo costituente (Olsen 1990: 142). 128 in toto ai composti determinativi tipici del tedesco, dove il secondo costituente viene determinato dal primo. Nei prossimi tre paragrafi si presenteranno alcuni tipi di formazioni in cui il rapporto di determinazione potrebbe essere visto come invertito, cioè in cui AB non è sempre B. (Fleischer Barz 2012: 146). 5.1.1.1. Il secondo costituente disambigua il primo: Verschmelzungsprozess Si tratta di composti come Verschmelzungsprozess, Annahmeverfahren, Zeitverzögerungsmanöver, Kakaopulver, Goldstaub. Per capire la particolarità di queste formazioni si può osservare il composto Verschmelzungsprozess: a prima vista è un composto determinativo, tuttavia anche il primo costituente può rappresentare il composto; anzi, il primo costituente è addirittura più adatto del secondo a designare il referente. Si confrontino: Es ist eine Torte, und zwar eine Apfeltorte. *Es ist ein Apfel, und zwar eine Apfeltorte Es ist ein Prozess, und zwar ein Verschmelzungsprozess. Es ist eine Verschmelzung, und zwar ein Verschmelzungsprozess. Diventa chiaro che composti di questo tipo presentano delle differenze rispetto ai composti determinativi come Apfeltorte, perché anche il primo costituente può rappresentare semanticamente il composto (Duden 2009: 721). Vengono definiti verdeutlichende Komposita perché il secondo costituente serve a esplicare il primo costituente, ad indicare come interpretarlo: la parola Verschmelzung può infatti denotare il risultato oppure il processo della fusione, e il secondo costituente precisa che si tratta di Verschmelzung als Prozess (Fleischer Barz 2012: 147). Questi composti particolari hanno generalmente le seguenti caratteristiche. In primo luogo, il secondo costituente è un iperonimo del primo (Duden 2009: 721); significa che la seconda unità designa un concetto sovraordinato, che comprende tra i suoi iponimi anche il primo costituente: tra tutti i Prozesse, esiste anche la Verschmelzung. In secondo luogo, il primo costituente è polisemico (Fleischer Barz 2012: 147); come detto sopra, la parola Verschmelzung può indicare sia il risultato che il processo omonimo, e il costituente esplicativo precisa a quale significato si fa riferimento. In terzo luogo, la testa formale è sempre e comunque l’unità di destra – è infatti das Verschmelzungsprozess. La particolarità di queste 129 formazioni è che il primo costituente è semanticamente più adatto a designare l’unità, tanto che si può parlare di rapporto di determinazione invertito. In questo i verdeutlichende Komposita sfuggono all’assetto semantico tipico della composizione determinativa4: secondo il rapporto tipico di determinazione sarebbe –prozess a determinare Verschmelzung–, quindi il composto dovrebbe essere *Prozessverschmelzung. 5.1.1.2. Il secondo costituente come elemento di modificazione: Hirschkuh Un secondo gruppo di verdeutlichende Komposita può essere rappresentato da parole come Hirschkuh e Rehkalb. Se si analizza Hirschkuh, ‘cerva’, si nota che il primo costituente è decisamente più adatto del secondo a rappresentare il denotato: eine Hirschkuh ist ein Hirsch, *eine Hirschkuh ist eine Kuh. Il secondo costituente si comporta in questo caso come elemento di modificazione del nome, perché serve a formarne il femminile. Lo stesso avviene in Rehkalb, dove il secondo costituente serve a specificare che si tratta di un cucciolo di capriolo e non di un capriolo adulto. (Fleischer Barz 2012: 148). A mio avviso questi primi due tipi di verdeutlichende Komposita (Verschmelzungsprozess e Hirschkuh) possono essere messi in relazione con quelle che Zifonun (2012: 101) chiama “Strukturen mit einem grammatisch interessanten Zweitglied” come Goldbarren, Salatkopf, Schmuckstück; in queste formazioni il secondo costituente serve a cambiare l’aspetto nominale dei lessemi, a formare in questo caso nomi individuativi da nomi massa (Salatkopf da Salat); se ne è già parlato alla fine del punto 3.6.2. In formazioni come Obststück, dove dal nome massa Obst viene formato il nome individuativo (Obst, ‘frutta’; Obststück, ‘frutto’), il costituente –stück presenta tendenze alla grammaticalizzazione 5. La grammaticalizzazione è il processo per cui un morfema lessicale, dotato cioè di contenuto semantico, è semanticamente indebolito fino a ricoprire una funzione grammaticale quando si trova in certi contesti linguistici. Esiste un “Grammatikalisierungspfad” attraverso il quale una parola-contenuto può diventare Donalies (1999: 342) è scettica verso l’esistenza di composti con un rapporto di determinazione invertito. Si noti che Obststück può essere interpretato in due modi: nell’interpretazione puramente determinativa significa ‘pezzo di frutta’ (ein Obstsalat besteht aus Osbststücken), mentre se –stück è semanticamente indebolito significa ‘frutto’. Solo in questa seconda interpretazione il secondo costituente ha un comportamento grammaticalmente interessante (Zifonun 2012: 113). 4 5 130 un morfema grammaticale, fino a diventare un affisso.6 Nell’esempio sopra, il costituente –stück in Obststück è semanticamente indebolito rispetto alla parola Stück in uso libero; presenta cioè già un certo grado di grammaticalizzazione, infatti non si tratta composizionalmente di un ‘pezzo di frutta’, ma di un ‘frutto’. La discussa categoria degli affissoidi si trova lungo questo percorso (Zifonun 2012: 105; si veda anche il punto 1.3.3.3.). Se il secondo membro è semanticamente debole, allora si spiega anche che il primo membro sia il più rilevante delle due parti del composto, e sia più adatto del secondo a rappresentarlo: un Obststück in fin dei conti è Obst. Nei verdeutlichende Komposita il secondo membro serve a specificare il primo, ed è un iperonimo del primo membro, quindi semanticamente ha meno intensione. In questo modo in Verschmelzungsprozess il secondo costituente disambigua il primo, che è semanticamente più rilevante, e in Hirschkuh la parola Kuh non è usata nel senso comune del termine (‘mucca’), ma attribuisce al primo costituente la caratteristica grammaticale del genere femminile. A mio avviso quindi ciò che accade al secondo costituente di Verschmelzungsprozess e di Hirschkuh si colloca all’inizio del fenomeno della grammaticalizzazione dei costituenti che serve a modificare l’aspetto nominale dei sostantivi, sebbene tale caratteristica non sia accentuata come nelle formazioni Obststück, Glücksfall, Streugut e simili. 5.1.1.3. Il secondo costituente serve a motivare il primo: Walfisch Un terzo gruppo di verdeutlichende Komposita comprende formazioni come Servicedienst, Drindlkleid, Bermudahose, Kameltier, Walfisch. Queste forme rispondono ad un bisogno di motivazione che è sentito dai parlanti: ad una parola viene affiancato un costituente in modo che la formazione sia semanticamente più chiara. Ciò accade soprattutto quando una parola è di provenienza straniera, come in Bermudahose, oppure quando non è percepita come semanticamente motivata, come nel caso di Kameltier. Anche in questi casi il rapporto determinativo è di natura particolare: ein Walfisch ist ein Wal, ein Drindlkleid ist ein Drindl; il secondo membro è un iperonimo del primo, e poiché entrambi i membri si riferiscono allo stesso denotato, entrambi possono designare l’intero (Duden 2009: 721). Non vanno però confusi con i composti copulativi: mentre ein È quello che è accaduto storicamente al suffisso –mente in italiano, che da parola-contenuto è diventato suffisso avverbiale deaggettivale (cap. 1.3.3.). 6 131 Dichter-Komponist ist ein Dichter und ein Komponist, non ha senso dire *ein Walfisch ist ein Wal und ein Fisch; composti copulativi e verdeutlichende Komposita rispondono a due esigenze diverse (Breindl Thurmair 1992: 35). A volte è il primo membro a chiarificare il secondo demotivato, come nella formazione Einzelindividuum. Esistono anche composti che si formano per motivare parole indigene che non sono più trasparenti, come ad esempio Farnkraut, Kieselstein; quando i primi membri sono del tutto demotivati valgono come morfemi cranberry, come nel caso di Lindwurm e Turteltaube, dove il secondo membro esplicita il primo che non è più corrente (si veda il punto 3.6.3). In questi casi entrambi i costituenti possono rappresentare il composto senza che la formazione sia copulativa, poiché il rapporto tra i costituenti non è di determinazione, ma di chiarificazione. 5.1.2. Il rapporto di determinazione nei composti onimici: Leipzig-Grünau Anche alcuni tipi di composti onimici sembrano sfuggire alle caratteristiche della composizione determinativa. Si guardino ad esempio i composti Leipzig-Grünau, BerlinPankow, Köln-Deutsz: sono formazioni in cui il primo costituente è il nome di una città, e il secondo è il nome di un quartiere della città. Secondo Fleischer Barz (2012: 180) sono costruzioni con testa a sinistra con rapporto di determinazione invertito: indicano ‘Leipzig, und zwar Grünau’. Olsen (1990: 141) invece ritiene che siano composti regolari con testa a destra: il secondo costituente indica il quartiere, che si trova nella città designata dal primo costituente (‘Grünau, das sich in Leipzig befindet’)7. Per quanto riguarda gli antroponimi come Herrmann Schulze-Delitszsch, Fleischer Barz (2012: 180) e Olsen (1990: 141) concordano che si tratti di un composto con testa a sinistra: la perifrasi è infatti ‘Herrmann Schulze aus Delitzsch’. Di certo in queste formazioni il rapporto tra i costituenti è diverso da quello tipicamente determinativo, e il motivo a mio parere è questo: nei composti determinativi il determinato designa tipicamente una classe di elementi, che viene specificata dal determinante (si pensi ad Apfeltorte: è una torta, più precisamente una torta di mele); se tuttavia il secondo costituente è un nome proprio, allora intrinsecamente non è adatto a definire una classe di oggetti, e non può quindi offrire le stesse possibilità dei nomi comuni: Leipzig-Grünau non è *‘un Grünau, più 7 Secondo Donalies non sono nemmeno composti, ma costruzioni sintattiche con attributo posposto, come Ski total e Henkell trocken (1999: 326). 132 precisamente che si trova a Leipzig’; allo stesso modo il nome composto Hans-Gert non è *‘Gert, und zwar Hans-Gert’. La composizione onimica sfugge quindi alle caratteristiche tipiche della categoria determinativa per ragioni connaturate ai costituenti. 5.1.3. Klammerformen: Akutbett Un altro tipo di formazioni che si discosta rispetto alla composizione determinativa è rappresentato dalle Klammerformen. Si guardi per esempio la parola Akutbett: essendo formato da un aggettivo e un sostantivo, a rigor di logica il costituente aggettivale dovrebbe funzionare come attributo del costituente nominale, proprio come Buntpapier è buntes Papier (si veda il punto 3.7.2). Akutbett tuttavia non designa un *akutes Bett: il rapporto di determinazione tra il primo ed il secondo elemento viene a mancare perché è stato omesso un costituente. Akutbett è infatti la condensazione della forma Akut(fall)bett, dove l’aggettivo qualifica il costituente omesso – akuter Fall, ‘caso grave’ – e il costituente omesso determina la testa, -bett. Il composto intero designa quindi un ‘letto d’ospedale per casi gravi’ (Donalies 2007: 48). Allo stesso modo una Fernstraße non è *‘eine Straße, die fern ist’, bensì è la riduzione di Fern(verkehr)straße. Se si esplicano così questi due esempi, il primo costituente sarebbe composto da un aggettivo e un sostantivo: Akutfall-, Fernverkehr-; il fatto che la seconda parte di questi costituenti venga omessa può portare a pensare che i composti Akutbett e Fernstraße siano composti del tipo A+N, ma dal punto di vista semantico e sintattico non lo sono, perché l’aggettivo non è in diretto rapporto di determinazione col secondo costituente, ma col costituente omesso. Si tratterebbe quindi in realtà di composti formati da due sostantivi, dove il primo sostantivo è a sua volta un composto A+N. Queste formazioni in cui un costituente viene tralasciato vengono chiamate Klammerformen (Fleischer Barz 1995: 2208, citato da Donalies 2007: 48); nella maggior parte dei casi viene omessa la seconda parte del primo costituente (Fleischer Barz 2012: 156s), come in Bier(glas)deckel, Full(feder)halter, ma talvolta può essere anche il secondo costituente a subire riduzioni, come in Hallen(schwimm)bad, Fernseh(bild)schirm (Marx 1994: 72). Donalies (2007: 48) è scettica verso la categoria delle Klammerformen; mostra che anche il composto Apfeltorte potrebbe essere visto come una Klammerform, infatti non si 8 Fleischer, Wolfgang e Barz, Irmhild (1995), Wortbildung der deutschen Gegenwartssprache. 2., durchgesehene und ergänzte Auflage, Tübingen. 133 dice *Apfelbelagtorte, anche se si tratta effettivamente di ‘eine Torte, die mit Äpfeln belegt ist’; allo stesso modo si dice Hausschlüssel, e naturalmente si intende Haus(tür)schlüssel9. In altre parole, la possibilità di sfruttare ampiamente la relazione R è nella natura dei composti, come ha mostrato anche Heringer (1984) con le diverse interpretazioni di Fischfrau, perciò non può essere definita una caratteristica eminente delle cosiddette Klammerformen. Anche secondo Fleischer Barz (2012: 157) in queste formazioni il rapporto tra i costituenti non è più vago che in altri composti che non vengono normalmente definiti con questa etichetta, quindi nelle Klammerformen non si tratta di un caso particolare, ma del normale processo di compressione semantica in atto nella composizione. Tale riduzione avviene per motivi di economia linguistica, e si colloca nella tendenza a formare sigle, abbreviazioni e forme brevi per bilanciare la tendenza contraria a costruire composti plurimembri. Nel caso ad esempio di Atombehörde è comprensibile ai parlanti che si tratta di un Atomenergiebehörde, e non meramente di un ‘ufficio atomico’ come la semplice giustapposizione dei costituenti sembrerebbe suggerire (Marx 1994: 99). Si tratta in ogni caso di una riduzione di materiale che rende il composto meno trasparente da interpretare; la lacuna tra il primo e il secondo costituente viene colmata grazie alle informazioni enciclopediche e contestuali di cui il parlante dispone, che non sono scontate in chi impara la lingua. 5.1.4. Conversione di bahuvrīhi: barfuß Il composto barfuß rappresenta a prima vista un eccezione alla Righthand Head Rule. Dal punto di vista formale comprende un primo costituente aggettivale bar- e un secondo costituente nominale -fuß; il primo membro determina l’altro, quindi si tratta di composizione determinativa. Poiché l’unità di destra è un nome maschile, ci si aspetta che l’intero composto sia un nome maschile; tuttavia, barfuß è un avverbio, si guardi ad esempio la frase sie lief barfuß über den Rasen (DWDS10), dove chiaramente accompagna il verbo lief. Semanticamente non è possibile usare barfuß come sostantivo, né per indicare un piede scalzo (*ein Barfuß) né come composto possessivo per designare un persona a piedi scalzi – infatti per indicare un membro dell’ordine degli Scalzi si usa una Zusammenbildung sostantivale, der Barfüßer. Non può essere usato nemmeno come 9 Anche in italiano si dice le chiavi di casa, non necessariamente la chiave della porta di casa, senza che questo ponga problema alcuno. 10 https://www.dwds.de/wb/barfu%C3%9F, url consultato il 19.05.2017. 134 aggettivo, come in *barfuße Kinder, ma bisogna ricorrere ad un’altra Zusammenbildung aggettivale, barfüßige Kinder. Il composto barfuß, nonostante la sua struttura, può essere soltanto usato come avverbio e significa ‘a piedi nudi’. Anche in questo caso si tratta di una riconversione categoriale, che è spiegabile in diacronia: la forma barfuß è infatti riconducibile ad un composto possessivo. I bahuvrīhi osservati finora (Rotkehlchen, Blondschopf) erano tutti sostantivali, tuttavia nell’indoeuropeo potevano essere anche aggettivali: si sono formati come normali composti determinativi AB, e poi hanno assunto proprietà aggettivali, nel senso di ‘essere/avere AB’, per poi diventare nomi col significato di ‘essere qualcuno/qualcosa che ha AB’, formando così bahuvrīhi sostantivali come Rotkehlchen. Nelle lingue germaniche i bahuvrīhi aggettivali sono diventati tutti sostantivali, salvo la formazione barfuß, in inglese barefoot; per esprimere ciò che un tempo esprimevano i bahuvrīhi aggettivali si usano oggi Zusammenbildungen come rothaarig, langbeinig (Katerina ist rothaarig, die langbeinige Frau) (Kastovsky 2009: 337). Ciò che è interessante è che la parola barfuß non solo si è fermata all’antico stadio aggettivale, ma ha anche subito una conversione da aggettivo composto ad avverbio (Olsen 1990: 141), e per questo non è più disponibile come aggettivo (*barfuße Kinder). Il processo è non è produttivo, quindi non è replicabile in base alle competenze morfologiche dei parlanti: non possiamo prendere un bahuvrīhi e usarlo come avverbio (ich laufe barfuß, *ich singe rotkehlchen). Barfuß è un caso eccezionale di riconversione categoriale di un composto, e si è così spiegato perché è un avverbio nonostante sia un composto determinativo a tutti gli effetti con secondo costituente nominale. 5.1.5. Univerbazione: eine Zeiltlang In questo paragrafo e nel prossimo ci si occuperà di formazioni che possono a prima vista sembrare composti e che con i composti condividono certe caratteristiche, ma che ad un esame più attento si rivelano ad essere il risultato di altre modalità di formazione. Qui di seguito si presenteranno formazioni come eine Zeitlang, eine Handvoll, einen Löffelvoll, einen Fingerdick; si tratta di espressioni attestate dall’inizio del XVI secolo e molto diffuse anche oggi11 (Donalies 2016: 34s). Dal punto di vista formale, in queste “Für eine Handvoll Hummer. Leipzig wird leckerer” era una pubblicità alla fermata del tram, in febbraio 2017. 11 135 costruzioni il primo costituente è un sostantivo (Zeit, Hand) e il secondo è un aggettivo che indica solitamente valori, misure, dimensioni (lang, voll); la formazione è sempre preceduta dall’articolo indeterminativo o da un numerale (eine Zeitlang, drei Handvoll); inoltre può essere accompagnata da un attributo, come in eine ewige Zeitlang, eine großzügige Handvoll. Tali costruzioni esprimono una misura, quindi possono riferirsi all’entità che viene misurata12 (zwei Fingerdick Leberkäs; “eine Handvoll Menschen um den Alex” 13). Il primo costituente sostantivale caratterizza meglio l’aggettivo, come nella composizione determinativa: eine Handbreit significa infatti ‘breit, und zwar wie eine Hand’. All’apparenza dunque queste forme possono sembrare composti, ma alcune caratteristiche smentiscono quest’ipotesi. In primo luogo, se la testa formale è l’aggettivo la formazione dovrebbe essere un aggettivo, dove invece Handvoll, Zeitlang e Fingerdick sono nomi, come testimonia l’articolo indeterminativo (eine Zeitlang). In secondo luogo, il genere della formazione deriva dal nome, dunque dalla prima unità della formazione: eine Zeitlang, einen Armbreit (Donalies 2016: 36). Questo perché non sono composti, ma univerbazioni di strutture sintattiche: i corrispondenti sintagmi sono eine Hand voll, eine Zeit lang, einen Finger dick, e con l’uso hanno finito per essere percepiti come parole uniche, tanto da essere univerbate anche graficamente; ma non si può dire che si siano formate in modo morfologico, secondo una modalità di formazione di parole (Olsen 1990: 141). Le forme univerbate convivono nella lingua assieme ai sintagmi; si tratta dello stesso fenomeno in due grafie diverse (Donalies 2016: 36). L’univerbazione è il processo per cui due o più parole che si trovano spesso vicine finiscono per diventare graficamente un'unica unità. I parlanti non possono univerbare sintagmi semplicemente sfruttando le proprie competenze morfologiche: il passaggio da sintagma a parola è imprevedibile (Fuhrhop 2006: 66, Gaeta Ricca 2009: 45; capitolo 1.3.2.2.). Fleischer chiama formazioni come eine Zeitlang “Zusammenrückungen”14 e le descrive come forme sporadiche e idiosincratiche (2000: 889); tuttavia, secondo Donalies (2016: 35) il modello serve a formare anche occasionalismi come einen Hutvoll, ein Kinnbreit, quindi è vivo e produttivo anche oggi. A riguardo è interessante ciò che ha rilevato Schwarze (2005: 146): l’univerbazione fa parte dei processi “para-grammaticali”, che non hanno origine nella morfologia, ma possono comunque formare parole. Tra questi Salvo eine Zeitlang, che non si riferisce ad un’altra entità: er wartete eine Zeitlang auf sie. Berlin Alexanderplatz (Alfred Döblin, 1929), titolo del primo capitolo del IV libro. 14 Olsen (2000: 905) chiama Zusammenrückungen anche Satzwörter come Springsinfeld, Dreikäsehoch. 12 13 136 processi esiste anche la pattern-based word-formation: i parlanti riconoscono la struttura interna di una parola indipendentemente da come questa si è formata, e riproducono la struttura utilizzando altri elementi per formare così parole nuove (2005: 138, 151). Con eine Zeitlang, eine Handvoll e gli occasionalismi einen Hutvoll, ein Kinnbreit è successo questo: sintagmi ‘fossili’ sono diventati modelli per formazioni nuove e creative. 5.1.6. Conversione di sintagmi: Waghals Era già stato accennata nel capitolo 4 (al punto 4.6.3) l’esistenza anche in tedesco di formazioni simili ai composti V+N italiani, che vengono chiamati Stazwörter (Olsen 1990: 145) oppure Satznamen (Fleischer 2000: 894); tale categoria comprende formazioni come Waghals, Störenfried, Springinsfeld, Nimmersatt, Vergissmeinnicht. Formalmente possono sembrare dei composti: nella formazione si possono individuare due (o più) morfemi lessicali, dove in molti casi il primo è un verbo e l’ultimo è un sostantivo; la parola nel complesso è un sostantivo. Tuttavia ad un esame più attento queste parole risultano essere forme esocentriche, che non presentano nemmeno una testa formale, dato che il genere e le informazioni categoriali del complesso non derivano da nessuno dei costituenti. Come si è visto, nei composti tedeschi propriamente detti è sempre presente una testa formale che si trova sempre a destra, senza eccezioni; invece la testa semantica può non essere presente, ad esempio nei composti esocentrici come Rotkehlchen, oppure si può discutere sul fatto che si trovi a sinistra anziché a destra, come nei verdeutlichende Komposita. La mancanza di una testa formale dimostra quindi che queste formazioni non sono composti. Si tratta di costruzioni che hanno subito un processo di cambiamento di categoria da sintagma a sostantivo: sono cioè conversioni di sintagmi verbali (Olsen 1990: 145). A differenza dei composti tedeschi, non sono necessariamente strutture binarie: si confrontino Waghals e Springinsfeld, dove il secondo esempio contiene anche la preposizione ins (Olsen 2000: 905). Parole come Waghals, Knickebein, Taugenichts, Habenichts sono formate da due parti: la parte verbale a sinistra ha come complemento oggetto la parte nominale (o pronominale, come nel caso di –nichts) a destra. La somiglianza con composti tedeschi del tipo V+N, come Schreibware ‘Ware zum Schreiben’, è solo superficiale, perché un Waghals non designa un *‘Hals zum Wagen’; sono piuttosto simili ai composti italiani del tipo V+N come rompiscatole: un Waghals è ‘jemand, der seinen Hals wagt’, come 137 un rompiscatole è ‘qualcuno che rompe le scatole’. Denotano sempre una persona o una cosa che ha le proprietà descritte dal sintagma verbale: il Taugenichts è un perdigiorno, il Knickebein è un liquore forte come un torcibudella. Nonostante in italiano le formazioni corrispondenti V+N vengano considerate composti esocentrici tipici, in tedesco queste formazioni valgono come modelli frasali che si sono formati per via sintattica e successivamente si sono lessicalizzati15, e quindi non appartengono propriamente alla Wortbildung. Questo spiega anche l’assenza di una testa formale, dato che la Righthand Head Rule si applica esclusivamente a formazioni morfologiche. Il genere è maschile se la parola è riferita ad un essere animato (der Waghals) o neutro se è riferita ad una cosa (das Knickebein), e il plurale è invariabile (ein, zwei Waghals). È il verbo a sinistra, se mai, che presenta alcune caratteristiche di testa, infatti guida l’interpretazione argomentale verbo-oggetto (Olsen 1990: 145). Vi sono anche formazioni che non comprendono soltanto il verbo e il complemento oggetto, ma anche altri elementi, e che per questo non hanno struttura binaria: Springsinfeld contiene la preposizione ins, e Vergissmeinnicht è la conversione di un intera frase con verbo all’imperativo; strutturalmente sono molto simili all’italiano saltimbanco e nontiscordardimé, che nelle grammatiche italiane valgono come conglomerati (Serianni 2006: 669 16, citando Dardano 1978: 144). Altri sostantivi terminano con un aggettivo, ma vengono usati in senso metonimico per indicare una persona che mostra le caratteristiche descritte dalla formazione: sono Nimmersatt, Gernegroß, Dreikäsehoch; sono sempre Satzwörter esocentrici di antica formazione, ma in questo caso sono conversioni sostantivali di sintagmi aggettivali (Olsen 1990: 144). In tedesco dunque tutte queste formazioni potrebbero sembrare composti esocentrici privi di testa formale; si tratta però di sostantivazione o conversione di strutture sintattiche. 5.2. Due casi particolari nella composizione nominale italiana Nel capitolo 4 è stata presentata la composizione nominale italiana. Ricapitolando, l’italiano non permette una formalizzazione sistematica della regola di composizione, come è invece possibile fare per il tedesco. Si può dire che la maggior parte dei composti 15 La parola Störenfried testimonia il passaggio da sintagma a parola poiché contiene ancora un residuo di articolo accusativo: Stör den Fried (Olsen 1990: 144). 16 „Spezzoni di frasi che hanno finito con l’essere trattate come un sola parola (sempre maschile e invariabile)”; Serianni (2006: 669) cita l’esempio “il cessate-il-fuoco”. 138 italiani sono sostantivi, e che tra le forme più produttive contano i modelli N+N (capostazione) e V+N (scolapasta); è stato detto che quest’ultimo modello forma sostantivi esocentrici. In italiano la testa semantica e formale dei composti non è identificabile in base alla posizione dei costituenti: la composizione romanza ha normalmente testa a sinistra, tuttavia i composti che derivano dal sostrato latino presentano la testa a destra della formazione, e così anche i composti neoclassici e gran parte delle formazioni di influenza angloamericana. A differenza della composizione tedesca, la composizione italiana forma di norma strutture binarie ma non ricorsive. Nei prossimi paragrafi saranno presentati due aspetti particolari del comportamento dei composti italiani, che di solito non vengono menzionati nelle grammatiche. La prima particolarità riguarda le formazioni V+N: viene normalmente dato per scontato che questo modello compositivo formi soltanto sostantivi, ma nella lingua corrente queste formazioni si possono usare anche come aggettivi, come nell’esempio panorama mozzafiato. Esistono anche altre parole composte che si formano con regole produttive per sostantivi ma si riscontrano nell’uso come altre categorie lessicali: è il caso dei modificatori composti come missili terra-aria e degli avverbi composti come in navigare sottovento; queste formazioni verranno illustrate nel paragrafo successivo. Quindi si prenderanno in esame alcuni composti larghi della lingua italiana che presentano struttura ricorsiva: nonostante si ritenga che la ricorsività non sia una proprietà dei composti italiani, esiste anche un modello compositivo che è ricorsivo in principio, come nell’esempio segreteria direzione ufficio acquisti. 5.2.1. Composti aggettivali V+N: panorama mozzafiato Si fa riferimento in questo paragrafo principalmente a Ricca (2005). Nelle grammatiche italiane si è finora parlato del modello V+N in questi termini: è un modello molto produttivo che forma strutture esocentriche nominali (Scalise Bisetto 2008: 13317). Si dà quindi per scontato che V+N sia un sempre un nome, come nelle parole lanciafiamme, lucidalabbra, spazzacamino; tuttavia osservando alcune formazioni questo assunto si rivela problematico. Esistono due ipotesi, cioè quella nominale e quella aggettivale. Ricca (2005: 465) porta come esempio nave portacontainer: secondo 17 Così tutte le grammatiche consultate: Serianni (2006: 664), Dardano (1978: 148s), Schwarze (1995: 612s), Renzi et al. (1995: 506), Grossmann Rainer (2004: 45s), Iacobini (2011: 252). 139 l’ipotesi nominale la formazione V+N portacontainer è già presente nel lessico come sostantivo, quindi l’intera formazione nave portacontainer viene considerata un composto largo N+N, non diverso da nave cisterna. Poiché però in italiano la distinzione tra sintagmi e composti non è sempre netta, un’espressione come nave portacontainer potrebbe essere anche considerata un sintagma, in cui al nome nave viene riferita l’apposizione portacontainer; dal punto di vista sintattico, portacontainer svolge così il ruolo di aggettivo riferito a nave (Ricca 2005: 466s). Questo sembra riportare alle classificazioni grammaticali dell’antichità, dove i nomi erano divisi in due categorie: nomi sostantivi, che indicano sostanze ed entità, e nomi aggettivi, che si aggiungono ad altri nomi per determinarne le caratteristiche (Serianni 2006: 191). La parola portacontainer sarebbe in quest’ottica proprio un nome aggettivo. Accettare che formazioni V+N possano essere impiegate in uso aggettivale riferite ad altri nomi vuol dire spiegare il fenomeno per mezzo di due regole: in un primo passaggio è in atto il procedimento della composizione, che forma il nome V+N portacontainer, e in un secondo passaggio il nome V+N subisce un processo di conversione categoriale e diventa un aggettivo. Secondo Ricca (2005: 467s) sarebbe più corretto andare oltre e ipotizzare che alcune queste parole vengano formate proprio come aggettivi; l’ipotesi aggettivale trova riscontro nel lessico giornalistico 18, che è ricco di formazioni composte coniate ad hoc per un uso esclusivamente aggettivale. Si guardi l’esempio battuta strappa-applausi: non esiste un sostantivo *lo strappa-applausi, e così si dimostra che il composto è stato formato direttamente come aggettivo. Il fatto che tali espressioni poi non entrino nel lessico indica che sono modelli produttivi per formare occasionalismi. L’ipotesi aggettivale permette anche di dare conto di casi di interrompibilità sintattica come in macchina elettronica segnapunti. Ricca individua diversi tipi di composti V+N aggettivali. Il primo comprende formazioni con semantica di relazione, come in pinza forabiglietti, dove il composto riduce l’estensione semantica del nome a cui si riferisce; unendo questa considerazione a quanto detto nel capitolo 4 sui composti N+A come nave spaziale (punto 4.6.2.), una formazione come pinza forabiglietti è un composto determinativo, poiché il costituente in uso aggettivale forabiglietti determina la testa pinza. In questa prospettiva, la formazione nave portacontainer non è diversa strutturalmente dal composto N+A nave 18 Ricca usa un corpus di tre annate complete di articoli de La Stampa (1995 al 1998). 140 spaziale. Esistono poi composti N+V con semantica qualificativa: questi funzionano proprio come aggettivi qualificativi, tanto da essere restii ad essere classificati come nomi; si guardi ad esempio il sintagma un panorama mozzafiato: non esiste uno stadio in cui *il mozzafiato è un nome, quindi la formazione è nata proprio come aggettivo. Queste forme rispondono positivamente a tutti i test per individuare aggettivi qualificativi: possono essere usati predicativamente (il panorama era mozzafiato), sono graduabili (il gesto era un po’ portasfiga), e sono separabili dalla testa (litanie elettroniche spaccatimpani)19. Il modello ha portato anche alla formazione di serie di parole, per esempio è molto fortunato il modello salva+N: decreto salva-Rai, salva-banche, salvarisparmio, manovra salva-Italia, legge salva-casa20 (Ricca 2005: 481). Ricca conclude quindi che la regola V+N non forma esclusivamente sostantivi, ma anche aggettivi (2005: 484). 5.2.1.1. Altre formazioni dalla categoria lessicale incerta: missili terra-aria I composti V+N in uso aggettivale non rappresentano l’unico caso italiano in cui una regola di composizione produttiva per sostantivi forma parole di altre categorie lessicali: un altro esempio può essere il modello N+N, che dovrebbe formare composti nominali determinativi oppure copulativi, ma può comporre anche forme che si comportano come modificatori di nomi, come in rapporto madre-figlio, trattative governo-sindacati, missili terra-aria; tali forme non esistono da sole (*il/la terra-aria), quindi non sono propriamente dei sostantivi; Grossmann e Rainer (2005: 39) li descrivono tra i composti copulativi, come modificatori dalla categoria lessicale incerta. Sono equivalenti alle formazioni tedesche come Luft-Boden-Rakete, dove il primo costituente Luft-Bodenpresenta le stesse caratteristiche 21. Un altro caso in cui la categoria lessicale del composto italiano non sembra essere prevedibile in base alle categorie dei costituenti riguarda il modello Prep+N: si è visto nel punto 4.6.5 come Prep+N formi sostantivi del tipo sottopentola. Tuttavia esistono formazioni di questo tipo che valgono come avverbi, ad esempio nelle frasi la marmellata L’unico test a cui non si prestano è quello di posporre la testa: *quella mozzafiato scollatura. La formazione strappalacrime rappresenta un’eccezione, infatti è documentata anche anteposta: la nuova strappalacrime versione di Candle in the Wind (Ricca 2005: 475). 20 Il modello salva+N é diventato produttivo nel 1993, con il decreto salva-Rai (Ricca 2005: 481). Gli altri esempi provengono dalla ricerca Google (consultata il 22.05.17). 21 Donalies (2007: 53) le annovera tra i composti con primo costituente sintagmatico. 19 141 è andata sottovuoto, Luisa mangia sempre fuoripasto; per molte forme Prep+N l’uso nominale è proprio escluso ed è attestato solo l’uso avverbiale, come in controvoglia per cui non esiste *il controvoglia come sostantivo. Spesso queste formazioni hanno sia uso aggettivale che avverbiale, come in versante sottovento e navigare sottovento. La composizione avverbiale è estremamente poco produttiva, e secondo Grossmann e Rainer non si registrano nuove formazioni di questo modello negli ultimi secoli; tali formazioni valgono come composti dalla categoria lessicale problematica che sfuggono alle classificazioni proposte dalle grammatiche. 5.2.3. Eccezioni alla non-ricorsività: segreteria direzione ufficio acquisti Si è detto che l’italiano, a differenza del tedesco, non forma composti con struttura ricorsiva. A fronte di questa regolarità è possibile riscontrare due eccezioni: nel primo caso si tratta di formazioni marginali come rovina-lavastoviglie, nel secondo caso di formazioni complesse e diffuse come direzione ufficio acquisti. Nel caso di formazioni come rovina-lavastoviglie, porta-stuzzicadenti, lava-parabrezza il secondo membro è sufficientemente lessicalizzato da non venire più percepito come un composto N+V, ma piuttosto come una parola semplice; di conseguenza può diventare a sua volta costituente di nuove formazioni V+N, che risultano in un altro sostantivo composto (Schwarze 1995: 605). La ricorsività può quindi essere così rappresentata: [V+[V+N] N]N. I composti esocentrici formati da un verbo e un sostantivo sono gli unici a permettere la ricorsività, ma si tratta comunque di pochi casi eccezionali. Composti come segreteria direzione ufficio acquisti invece hanno tutt’altra natura. Si tratta del modello N+N con testa a sinistra, che forma parole binarie come sollevamento pesi, obbiettivo competitività, fondo pensioni: sono come sintagmi condensati, in cui la relazione di significato tra i costituenti è affidata alla posizione reciproca dei costituenti e alle valenze argomentali del nome-testa; la flessione interessa soltanto il primo costituente, mentre il secondo è solitamente immodificabile e al plurale. Si tratta dell’accostamento asindetico di due nomi in un rapporto di determinazione, e il fatto che siano composti larghi, cioè composti in cui vengono mantenuti i confini di parola, rende le formazioni trasparenti e molto produttive (Terreni 2005: 527). Grossmann e Rainer (2004: 41) le chiamano ‘etichette’, poiché si trovano soprattutto in insegne, intestazioni e documenti burocratici (segreteria studenti), ma anche nella stampa (commissario UE, 142 mito Ferrari) e nelle riviste femminili (‘borsina-gioiello in seta ricamata con chiusurascarabeo’, fondotinta-trattamento) (Terreni 2005: 537). Queste formazioni hanno in comune con la composizione tedesca il rapporto determinativo dei costituenti, la tendenza alla Reihenbildung – infatti il primo costituente può formare serie di parole come ufficio acquisti, ufficio vendite, ufficio Erasmus – e la ricorsività. Si formano infatti stringhe di parole anche piuttosto complesse, come segreteria direzione ufficio acquisti, raccolta generi alimentari, divieto scarico materiali, domanda riconoscimento crediti, graduatorie accordi bilaterali studenti, archivio bandi scaduti22. È chiaro che queste formazioni non sono lessicalizzate, ma sono composti a tutti gli effetti che si sono formati per mezzo di procedimenti morfologici che con la sintassi non hanno nulla a che fare. Secondo Terreni (2005: 527) queste forme ricorsive si collocano nelle tendenze alla semplificazione e all’economia linguistica rilevate già da De Mauro (197223): l’italiano contemporaneo tende alla nominalizzazione, e il sintagma nominale viene condensato e privato di nessi logici quali le preposizioni, affidando il legame semantico alla relazione R tra i costituenti e dando più rilievo al contesto. 22 23 Gli ultimi tre esempi vengono dal sito dell’Università di Padova. De Mauro, Tullio (1972), Storia linguistica dell’Italia unita, Bari, Laterza (1° ed. 1963). 143 Capitolo 6. Aspetti didattici della composizione nominale in tedesco Nei capitoli precedenti sono state illustrate le regolarità caratteristiche della composizione nominale tedesca e italiana, e sono stati presentati alcuni casi particolari che si discostano dalle regolarità della composizione tipica. In questo capitolo verrà analizzato il modo in cui quattro libri di testo (Wie bitte?, Wer weiß?, ABC Deutsch e Direkt) propongono il tema della composizione nominale. Si tratta di libri pensati per la scuola secondaria di secondo grado (istituti professionali, tecnici e licei), dove l’apprendimento della lingua tedesca comincia dallo stadio di principianti assoluti per arrivare al massimo al livello B21 del quadro comune europeo di riferimento. Nei libri in esame si osserverà principalmente come e quando viene trattato l’argomento, quanti e quali esercizi vengono proposti a riguardo, e quando compaiono le prime parole composte. In base a quanto osservato e a quanto detto in precedenza sulla composizione nelle due lingue2, verranno formulate delle considerazioni in merito all’insegnamento dei meccanismi della composizione a scuola. 6.1. Analisi dei libri di testo 6.1.1. Wie Bitte? Catani, Cesarina et al. (2006), Wie Bitte? Neue Ausgabe. Ein Lehrwerk für deutsche Sprache und Kultur. (I edizione 2002), Bologna, Zanichelli. L’opera si divide in tre volumi mirati a raggiungere i livelli A1, A2 e B1 del quadro comune europeo di riferimento (QCER), e si rivolge esplicitamente a ragazzi della scuola italiana che cominciano lo studio del tedesco. Il testo è diviso in Kursbuch, incentrato 1 Secondo le indicazioni previste dal Miur, nei licei si dovrebbe arrivare ad un livello di lingua pari a B2 (prima lingua straniera) o B1 (seconda lingua straniera) del QCER, mentre negli istituti tecnici e professionali si dovrebbero acquisire competenze linguistiche specifiche nell’ambito settoriale in oggetto (http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/licei2010///indicazioni_nuovo_impaginato/Liceo%20linguistico. pdf, http://archivio.pubblica.istruzione.it/riforma_superiori/nuovesuperiori/doc/All_A_Professionali_04_ 02_2010.pdf, url consultati il 29.05.17). 2 Il confronto tra le lingue serve a capire i meccanismi che regolano la lingua straniera, non la propria: gli studenti italiani sanno gestire i composti italiani, e inoltre – come si è visto – cercare di sistematizzare la composizione italiana porta a più confusione che altro. Un altro motivo per essere cauti nel confronto linguistico è che non si può presupporre una classe omogenea di madrelingua italiana, per non pregiudicare chi ha un altro background linguistico. Confrontare le due lingue può essere però molto utile a posteriori, per spiegare gli errori degli studenti (Brdar Szabò 2010: 523). 145 nell’acquisizione di vocaboli e strutture comunicative, e Arbeitsbuch con spiegazioni grammaticali ed esercizi mirati. La composizione nominale viene trattata nell’ottava unità (modulo D, segmento 2). La spiegazione grammaticale (pag. AB 103) si articola così: è presente una breve definizione, “le parole composte in tedesco sono parole che nascono dall’unione di una o più parole”3, cui segue una presentazione dei modelli composizionali più frequenti senza esempi (N+N, A+N, V+N, Prep+N). Di questi, il libro si occupa soltanto del modello N+N. Dopo alcuni esempi, come der Advent + der Kranz, der Adverntskranz, vengono introdotte le nozioni morfologiche e semantiche: “La parola principale, quella cioè che esprime il concetto fondamentale, occupa l’ultimo posto, ed è anche quella che determina il genere e che cambia al plurale”. Seguono altri due esempi di traduzione dall’italiano, senza però far risaltare l’inverso ordine dei costituenti (Carta da lettere: Briefpapier). Si noti come sin dal primo esempio Adventskranz sia presente il Fugenelement –s–, ma il libro non fornisca alcuna spiegazione a riguardo. Questa è l’unica parte del libro in cui si fa riferimento alla composizione. Vengono proposti tre esercizi a riguardo: nel primo (Übung 5, pag. AB 107) il determinante è già dato e bisogna inserire il determinato da una lista, completando l’articolo. Così si scansa il problema dei Fugenelemente, che sono già inclusi nel primo costituente. Nel secondo esercizio si tratta di scomporre il composto in costituenti e tradurne il significato, seguendo l’esempio – Familienfest: Familie, ‘famiglia’; Fest, ‘festa’. I Fugenelemente dunque ci sono, ma vengono ignorati sin dall’esempio. Nel terzo esercizio (Übung 15 pag. AB 110) si chiede di tradurre alcune espressioni italiane mediante i composti tedeschi. Nonostante il libro si proponga di trattare solo i composti N+N, l’esempio Schlafzimmer è in realtà una formazione V+N, e così anche la parola Kleinstadt, due righe più sotto, è una forma A+N. Si tratta di parole che sono già state imparate dagli studenti in altre unità, quindi non dovrebbero presentare difficoltà di traduzione; si potrebbe allora sfruttare l’occasione per rendere gli studenti consapevoli di altre due regolarità, cioè che nelle formazioni V+N il verbo perde di norma la desinenza –en (schlaf(en) + Zimmer) e che in quelle A+N l’aggettivo rimane indeclinato. Il manuale però non contempla questa opzione. È apprezzabile che ci sia la definizione, ma bisogna dire che è un po’ confusa: sembra che possano esistere composti formati da una sola parola. 3 146 Nel Kursbuch i sostantivi composti compaiono sin dalle prime pagine: nell’unità introduttiva, tra le parole tedesche conosciute anche in Italia figurano Oktoberfest e Kindergarten (pag. KB 2, 4). Nella seconda unità (Modul A, Segment 1) si trova una parte dedicata all’aeroporto, in cui compaiono formazioni come Zentralbereich, Treffpunkt, Mietwagen, Gepäckausgabe, Gepäckermittlung (pag. KB 17). Trattandosi di un esercizio di comprensione in cui gli studenti devono collegare l’insegna dell’aeroporto alla giusta situazione, sarebbe forse già il caso di insegnare delle basilari strategie di codifica, come ad esempio individuare il costituente principale: un Mietwagen è un Wagen. Si tratta oltretutto di parole piuttosto difficili, per essere soltanto la seconda unità; sembra una sorta di ‘tuffo nell’acqua fredda’. Nel glossario finale infatti non sono indicate. 6.1.2. Wer weiß? Nardi, Antonella et al. (2005), Wer Weiß? Ein Lehrwerk für Deutsch, I edizione 2001, Torino, Petrini editore. Wer Weiß? è un libro di testo che tiene conto delle indicazioni del QCER, accompagnando gli studenti dal livello di principianti assoluti al B1. Anche questo testo è diviso in Lehrbuch e Arbeitsbuch. La spiegazione sui sostantivi composti compare nella decima unità (modulo 5, unità A), a pag. 150 del Lehrbuch, ed è divisa in due parti: nella prima parte si chiede di ricavare la regola dagli esempi, mentre nella seconda parte si trova la spiegazione grammaticale vera e propria. Gli esempi della parte induttiva si rifanno al contesto presentato nell’unità, “Im Sportgeschäft”. Innanzitutto viene chiesto agli studenti di osservare formazioni come der Taucher + die Brille; die Taucherbrille. A fianco degli esempi si trova la parola Tischtennisschläger, divisa in costituenti e con delle frecce da destra a sinistra che suggeriscono come interpretare il composto. Gli studenti devono intanto indicare come si può determinare l’articolo dei sostantivi composti; poi si chiede loro di tradurre in italiano Volley/ball/netz, e di indicare com’è l’ordine dei costituenti rispetto al tedesco. Il fatto che Tischtennisschläger e Volleyballnetz siano strutture di tre costituenti introduce anche la ricorsività dei composti tedeschi. Alla riflessione sugli esempi segue la spiegazione grammaticale. Vengono presentati i modelli N+N, A+N, V+N, Prep+N con degli esempi divisi in costituenti. Per V+N si esemplifica anche l’elisione della desinenza verbale –en (Kaufhaus: kauf(en) + Haus). Viene poi detto che “il significato della parola composta 147 dipende dall’ultimo vocabolo, mentre quello o quelli precedenti hanno la funzione di dare ulteriori determinazioni di significato”; alcuni esempi con frecce (Rotwein – vino rosso) esplicitano l’ordine inverso rispetto alla corrispondente traduzione italiana. Si precisa poi che l’articolo è dato dall’ultima parola e si consiglia di cercare il significato dei singoli costituenti sul vocabolario, perché le parole composte tedesche non sempre compaiono come singole entrate. Dal punto di vista della spiegazione grammaticale questo libro è il più completo dei quattro analizzati; inoltre nel Lehrbuch l’interpretazione dei composti viene usata per esercitare la domanda Was für ein…, con dialoghi come Was ist das? Ein Schläger. Was für einen Schlager? Ein Tennisschläger. In questo modo diventa chiaro quale dei due costituenti indica il referente e quale lo determina. Nell’Arbeitsbuch i relativi esercizi (pag. AB 90) riprendono quanto detto ed uniscono la Wortbildung alla memorizzazione dei vocaboli o all’esercizio di abilità sintattiche (ancora la struttura Was für ein). L’esercizio 10 è interessante perché propone di raccogliere tutte le parole imparate che finiscono in –schuhe, –schläger e –ball, concentrando l’attenzione sul rapporto paradigmatico tra i diversi determinanti possibili. Potrebbe essere l’occasione per introdurre anche la “strukturelle Destabilisierung” (Fleischer Barz 2012: 128, punto 3.3.), cioè la sostituzione con un trattino del costituente che viene ripetuto in più composti (come in Damen- und Herrenschuhe). Alcune parole composte sono presenti dalla prima unità, anche se in misura esigua (Reisefan, Rockmusik, Fußball a pag. 8, Personalchef a pag. 15, Telefonnummer a pag. 24). Stupisce come nei materiali autentici presentati i composti siano molto più numerosi e difficili: alla fine della prima unità (pag. 28) vengono mostrate alcune inserzioni di giornali, e tra le formazioni presenti ci sono Zeitschrift, Briefwechsel, Barbiepuppen, ma anche strutture ben più complesse come “Naturkost, -waren, -kosmetik, und SuperSammelbesteller-Konditionen”. Mettere gli studenti nella condizione di interpretare correttamente queste strutture complesse già nella prima unità è un obiettivo troppo ambizioso e forse controproducente; ma altrettanto negativo è sottoporle agli studenti senza mai dar loro modo di comprendere perché sono formate così, lasciando tali fenomeni non chiariti. Bisognerebbe tornare su queste formazioni della prima unità una volta che gli studenti sono in grado di capirne la struttura, anche se ci vorrà del tempo. Il 148 numero dei composti aumenta nelle unità seguenti, finché non vengono affrontati sistematicamente nell’unità detta, con la situazione “Im Sportgeschäft”. 6.1.3. ABC Deutsch Montali, Gabriella et al. (2002) ABC Deutsch, ein modularer Sprachkurs für Jugendliche, Milano, Loescher editore. ABC Deutsch è un manuale per la scuola superiore che accompagna i ragazzi dal livello A2 al livello B1 del quadro di riferimento europeo. È suddiviso in Lehrbuch per imparare strutture comunicative e vocaboli e Arbeitsbuch con esercizi. Parte delle attività proposte sono mirate a preparare gli studenti al Zertifikat Deutsch secondo le indicazioni del Goethe Institut. Secondo l’indice, nelle sezioni di grammatica non sono presenti riferimenti alla composizione, e nemmeno alla Wortbildung in generale. Gli argomenti grammaticali trattati riguardano per la maggior parte la sintassi, infatti ampio spazio è dedicato ad usare correttamente articoli, preposizioni, avverbi, congiunzioni e connettori, mentre per quanto riguarda la morfologia il libro insiste soprattutto sulla coniugazione dei verbi. La posizione delle parole nella frase viene particolarmente approfondita: in ogni unità almeno una piccola sezione è dedicata alla Wortstellung. Nella seconda unità (pag. 2324) si trova un bel riassunto sui generi del sostantivo, ripreso a pagina 15 dell’Arbeitsbuch; in entrambe le spiegazioni si sottolinea l’importanza di imparare i sostantivi con l’articolo per assimilarne il genere. Qui ci si aspetterebbe di trovare un indicazione seppur marginale sul genere dei sostantivi composti – in fondo, sapendo il genere di un sostantivo si padroneggia anche il genere di tutte le formazioni di cui quel sostantivo è testa, è un bell’incentivo a studiare i vocaboli con il loro articolo. Tuttavia sui sostantivi composti non si fa parola. Già a pagina 4, nella prima unità, compaiono parole come Telefonnummer, Informatikkurs e Familienname. Se nelle prime due unità le formazioni composte sono relativamente sporadiche, diventano un numero considerevole a partire dalla terza unità, incentrata sul tema delle attività del tempo libero: già nelle prime due pagine dell’unità (pag. 31 e 32) figurano Schlagzeug, Briefmarken, Sprachkurs, Schreibtisch, Kleiderschrank, Fremdsprache, Meerschweinchen, Giftschlange, Computerspiel, Science-Fiction-Roman, Mannschaftssportart. 149 Haustier, Gli esercizi presenti nel Lehrbuch così come quelli dell’Arbeitsbuch ripropongono gli argomenti grammaticali svolti nelle unità, quindi com’è prevedibile non sono presenti esercizi sulla composizione. Negli esercizi ricorrono – com’è ovvio – le stesse espressioni che si trovano nei dialoghi del Lehrbuch e nel glossario dei vocaboli, quindi gli studenti si trovano a ‘gestire’ anche parole composte oltre a parole semplici, sebbene non sia presente alcuna spiegazione esplicita o induttiva sulle regolarità della composizione. 6.1.4. Direkt Motta, Giorgio (2009), Direkt. Ein Lehrwerk für Deutsch als Fremdsprache (I edizione 2004), Torino, Loescher. Si tratta di un libro di testo indirizzato a studenti principianti della scuola secondaria di secondo grado, conforme alle indicazioni del QCER. Il volume è diviso in Lehrbuch, che è suddiviso in unità per l’acquisizione di vocaboli e funzioni comunicative e che contiene delle spiegazioni grammaticali alla fine di ogni unità, e Arbeitsbuch con esercizi. Nella nota dell’autore, rivolta agli utenti del libro, si può leggere che il tedesco è una lingua grammaticalmente complessa, ma ha “il grosso vantaggio di essere una lingua rigorosa, precisa, essenziale. […] [A]nche dal punto di vista lessicale il tedesco ha un grosso vantaggio: le parole composte. Ciò ti permetterà, conoscendo 1000 parole, di avere a disposizione un lessico effettivo molto più ampio”. Ci si aspetta dunque un manuale che tenga in grande considerazione la Wortbildung. La spiegazione sui sostantivi composti si trova nella quinta e nella sesta unità. A pag. 46, nella sezione di fine unità dedicata alla grammatica, la parte “le parole composte” comincia con tre esempi tratti dai vocaboli imparati. La quinta unità riguarda la scuola, quindi vengono scelte formazioni a tema come die Schule + die Tasche; die Schultasche, ‘borsa di scuola’; la stessa scomposizione e traduzione è applicata a Taschenrechner e Pausenbrot. Segue la spiegazione: “In tedesco ci sono molte parole composte. Il genere e quindi l’articolo è determinato dall’ultima parola. Nota la costruzione inversa rispetto all’italiano”. Le parole citate vengono poi scomposte in costituenti e accompagnate alla traduzione italiana; i colori dei costituenti e delle parole in italiano sottolineano l’ordine inverso degli elementi. Nella sesta unità, dove si affronta il campo semantico del cibo, la spiegazione è identica a quella detta sopra, ma gli esempi sono Schweinebraten, Fischfilet, Käseplatte (pag. 55). Si noti che negli esempi ci sono Fugenelemente (anche una Subtraktionsfuge in Schultasche), ma non viene data alcuna spiegazione, né viene 150 evidenziata la loro presenza: anche in questo libro i Fugenelmente passano ‘in sordina’. A differenza degli altri libri consultati, dunque, qui la spiegazione grammaticale viene ripresa, ma non c’è progressione, trattandosi della stessa definizione. Sarebbe più utile se la seconda spiegazione contenesse informazioni in più, così da poter capire altri aspetti del fenomeno. Nell’Arbeitsbuch ci sono due esercizi a riguardo. A pagina 32 si chiede di formare parole composte: nella prima colonna ci sono i tre articoli, nella seconda una lista di determinanti e nella terza i determinati. È interessante notare come anche qui venga evitato il problema dei Fugenelemente: i determinanti non sono parole, bensì primi costituenti già pronti all’uso (Schul- per Schultasche, Taschen- per Taschenrechner, Pausen- per Pausenbrot, anziché le parole Schule, Tasche, Pause). A pagina 46, per l’unità 6, si ripresenta lo stesso esercizio, soltanto che le formazioni sono vocaboli del campo semantico del cibo, come Kartoffelsalat, Apfelsaft, Schokopudding. Le parole composte compaiono già nella prima unità: a pagina 6 si trovano formazioni come Fremdsprache, Berufsschule, Arbeitsschance, Musikkurs, Musikschule, Weihnachtsferien, Englischkurs, Lieblingsfach. Sono tutti sostantivi N+N. L’unità 4, intitolata “Aus dem Versandkatalog” contiene molti sostantivi composti, come Kühlschrank, Geschirrspüler, Bügeleisen. Le unità 5 e 6, intitolate “Schule, Schulsachen, Schulfächer” e “Guten Appetit!” presentano composti nominali in gran quantità e si coglie l’occasione per introdurre la spiegazione grammaticale. Non si può quindi dire che ciò che l’autore premette nella nota iniziale venga esaudito – a meno che non si conti di far imparare agli studenti gli automatismi della composizione ‘per osmosi’, cioè a furia di sottoporre composti alla loro attenzione senza ulteriori spiegazioni; o a meno che non si conti su un’insegnante che sappia spiegare più di quanto contenuto nel libro. 6.2. Le semplificazioni didattiche Nei libri presi in considerazione, soltanto uno non contempla il fenomeno della composizione nominale (ABC Deutsch), e negli altri si spiegano soltanto i ‘rudimenti’ della composizione. Si è visto che le parole composte compaiono già dalle primissime unità, a volte prima ancora che si conosca il significato dei costituenti che le compongono, poiché non sono ancora stati incontrati in autonomia: è così per esempio per Berufsschule e Kursteilnehmer a pagina 6 di Direkt. Questo significa che sin dall’inizio è probabile 151 l’incontro con questa modalità della Wortbildung. Immagino che nelle primissime lezioni agli studenti si possa dire solo il significato complessivo e casomai la scomposizione in costituenti delle formazioni incontrate, senza grandi spiegazioni sul comportamento grammaticale dei composti. Si può comunque già richiamare l’attenzione sul fenomeno. Nei tre libri che considerano la composizione, la spiegazione grammaticale esplicita compare una sola volta, ad eccezione di Direkt – dove si riprende la definizione, ma non c’è progressione in ciò che viene insegnato, come notato sopra, dato che la spiegazione è letteralmente identica. Il libro più esauriente dei tre è Wer weiß?, dove si accompagna la scoperta della regolarità in modo induttivo alla chiarificazione esplicita della regola di composizione, anche con suggerimenti per interpretare le parole composte usando il vocabolario. Nella tabella seguente si riassumono le nozioni che vengono spiegate nei libri di testo considerati. Tabella 1 – Riassunto degli aspetti trattati nei libri di testo analizzati Parola principale a destra ABC Wie bitte? Wer weiß? Sì Sì No No Sì No Sì Sì Sì No Sì Sì No No No Sì, con esempi No No No No No No Deutsch Direkt Non esplicitamente Osservazioni contrastive sull’ordine degli elementi Genere del composto Plurale del composto Diversi modelli Vengono citati ma (N+N, V+N, A+N…) non esemplificati In modo implicito Ricorsività No (Tisch|tennis|schläger) Indicazioni per l’uso del vocabolario No Sì 152 Nella prima colonna della tabella si leggono in modo schematico tutte le nozioni grammaticali trovate nei quattro libri analizzati. Non tutti i libri comprendono tutte le informazioni considerate, ma si può dire che questa lista contenga idealmente quanto i manuali ritengono di poter insegnare a scuola riguardo i meccanismi della composizione, cioè quanto rimane dopo le semplificazioni didattiche. - Dal punto di vista morfologico si insegna che i sostantivi composti sono formati da due parole, che l’articolo del composto dipende dalla parola di destra, e al limite che il costituente di destra può essere – oltre a un sostantivo – anche un verbo, un aggettivo o una preposizione; se sono presenti degli esempi, allora si potrebbe risalire induttivamente alle rispettive regole di composizione (come in kauf(en)+Haus), ma queste non vengono spiegate esplicitamente. - Dal punto di vista sintattico, si spiega che la seconda parola porta le marche del plurale. - Dal punto di vista semantico si dice che l’ultima parola è quella che porta il significato del composto, mentre la parola o le parole precedenti ne precisano il significato. Nel migliore dei casi si suggerisce di non cercare il composto per intero nel vocabolario, ma di ricorrere al significato delle singole parole che lo compongono. - La ricorsività non viene spiegata esplicitamente, ma solo esemplificata se sono presenti tra gli esempi composti con più di due membri (come Tischtennisschläger). - La parte contrastiva tra italiano e tedesco riguarda al limite l’ordine degli elementi, in cui si fa sempre riferimento alla relativa traduzione italiana, che negli esempi è sempre un sintagma (Schweinebraten, ‘arrosto di maiale’). È chiaro che non si può sottoporre agli alunni quanto detto nel capitolo 3 di questo lavoro; si vuole solo notare quali sono le semplificazioni che la didattica comporta, e considerare se non sia il caso di osare un po’ di più nell’insegnamento della composizione nominale. Nei prossimi paragrafi verranno formulate alcune ipotesi. 6.3. Ortografia: univerbazione grafica In nessuno dei libri di testo in analisi si fa riferimento all’univerbazione grafica dei composti tedeschi. Per studenti di madrelingua italiana questo non è affatto scontato: si è 153 visto al punto 4.4. come le parole composte in italiano non si comportino in modo unitario (possono essere scritte unite, staccate o collegate da un trattino); inoltre, a mio avviso, anche lo studio della lingua inglese può causare interferenze: i composti inglesi infatti sono simili a quelli tedeschi perché hanno la testa a destra, ma possono essere scritti anche staccati o uniti da trattino (rainforest, rain-forest, rain forest). Gärtner (2012: 504) indica tra gli errori frequenti degli studenti di tedesco come lingua straniera proprio il fatto di scrivere i costituenti separati da spazio. È meglio quindi mettere in chiaro da subito che i composti tedeschi si scrivono uniti, cioè si comportano graficamente come parole semplici; al contrario, se gli elementi sono separati da spazio non si tratta di composti ma di sintagmi, cioè di gruppi di parole. Si possono fare degli esempi e confrontarli con l’italiano, come ad esempio Blitzkrieg e guerra lampo, Bettsofa e divano-letto, Infobüro e ufficio informazioni. Una volta che questo è dato per assodato, il livello successivo potrebbe essere spiegare che le abbreviazioni e le lettere vengono separate da trattino; la parola U-Bahn si incontra già nel livello A1 e può essere ripresa per introdurre anche questa regolarità. 6.4. Fonologia: l’accento sul primo costituente Un altro aspetto che nei libri in analisi non viene considerato è l’andamento prosodico dei composti. Si è visto che i composti tedeschi seguono un modello prosodico tipico (capitolo 3.4, Fremdsprache), e che la prosodia delle parole composte italiane segue il modello opposto (capitolo 4.3, capostazione). La fonologia è uno dei pochi ambiti della lingua in cui il transfer può essere guidato in modo sistematico (Storch 1999: 46): significa che l’andamento prosodico della madrelingua causa interferenze prevedibili sull’intonazione nella lingua straniera, e quindi si può insegnare ad evitarle. Far ascoltare delle parole composte e chiedere agli studenti di segnare l’accento nel costituente giusto è un modo per far scoprire loro le regolarità della prosodia tedesca. Si è visto al punto 3.4. che la ramificazione (se l’unità composita è a destra o a sinistra della formazione) e il grado di lessicalizzazione dei costituenti possono influire sull’accento delle parole composte, e che quindi è più corretto parlare di tendenze più che di regolarità fonologiche. La tendenza dei composti a portare l’accento sul primo costituente è in linea con le tendenze prosodiche generali del tedesco: nei verbi separabili l’accento cade sulla particella separabile, e in generale nelle parole autoctone tedesche l’accento cade sulla 154 prima sillaba. Inoltre l’accento sul primo elemento della formazione è in netta controtendenza rispetto all’italiano, dove l’accento cade di norma sul secondo costituente (come detto al punto 4.3.). Ne consegue che insegnare a pronunciare correttamente i composti, a partire da quelli non ramificati che non presentano deviazioni dal modello prosodico tipico, è un modo per trasmettere ai ragazzi l’intonazione tipica della lingua che studiano. A mio avviso, si tende a sottovalutare la difficoltà di imparare la fonologia di un’altra lingua: all’inizio ci si sente sempre un po’ goffi a pronunciare suoni che non sono i propri, o a dire le frasi con intonazioni non consuete. Dato che il modello prosodico italiano è molto diverso, si potrebbero fare alcuni esempi (pallavolo, pescecane, pastasciutta) per rendere gli studenti consapevoli della differenza sostanziale rispetto a ciò a cui si è abituati se si è di madrelingua italiana, e aiutarli ad entrare in famigliarità con un sistema di intonazione radicalmente diverso. 6.5. Morfologia: il genere, i Fugenelemente, i diversi modelli Nei libri di testo in cui è stata trovata una spiegazione sulla composizione è sempre presente questo dato: i composti sono formati da due parole e l’articolo del composto dipende dall’ultima parola della formazione. È senz’altro un buon punto di partenza, ma si tratta proprio del minimo indispensabile e a mio avviso si potrebbero approfondire ed esercitare anche altri aspetti riguardo la morfologia dei composti. I ragazzi entrano in contatto con le parole composte già nelle prime lezioni, quindi le occasioni non mancano per parlare della divisione in costituenti e della parola che decide l’articolo, anche senza aspettare l’unità in cui si affronta (se si affronta) il tema della composizione – si pensi anche solo a parole come Handynummer e Familienname, che fanno parte dei vocaboli che si imparano nelle prime lezioni, quando ci si presenta. Questo dovrebbe essere anche un incentivo ad imparare i vocaboli nuovi assieme al genere, visto che tra italiano e tedesco la distribuzione del genere dei sostantivi è piuttosto aleatoria. Se si conosce il genere di una parola, allora si conosce anche il genere di tutte le parole in cui la parola compare come costituente di destra4. 4 Non ha senso a mio parere spiegare quanto confusa sia la determinazione del genere nella composizione italiana, soprattutto nei composti esocentrici (il rompiscatole, la giravolta, il fine-settimana…); in questo caso penso che l’analisi contrastiva crei solo problemi, dato che in tedesco la regola è chiarissima: il genere della testa formale determina sempre quello del composto, senza eccezioni. 155 Nessuno dei libri di testo in analisi affronta il tema dei Fugenelemente. Eppure se si sceglie come esempio die Tasche + der Rechner, der Taschenrechner è evidente che nel composto è presente qualcosa in più oltre alle due parole. Cosa dovrebbe essere la -n- di Taschenrechner, un plurale? Gli studenti non possono darsi una spiegazione (probabilmente neanche l’insegnante, viste le discussioni grammaticali che ruotano attorno al tema, punto 3.2.1.), ma i Fugenelemente ci sono e non possono essere ignorati in una spiegazione quantomeno onesta del fenomeno, anche perché nei composti italiani non esistono, quindi si tratta di qualcosa di totalmente nuovo. Ciò che si può dire a riguardo può essere questo: intanto, si può far notare agli studenti che a volte nel confine tra i costituenti si inserisce un elemento, che può essere –(e)s–, –e–, –e(n)–, –ens–, –er–; questi elementi sono in più, fanno parte del composto oltre alle parole: dal punto di vista pratico questo può agevolare di molto la segmentazione in costituenti, e può evitare che davanti al composto Königsmantel si cerchino sul vocabolario *Königs o *Smantel. Un’altra cosa che si può insegnare è che il Fugenelement ‘appartiene’ alla prima parola del composto. Questo perché, anche se la distribuzione dei Fugenelemente non è sistematizzabile in regole chiare, ci sono delle tendenze che possono essere imparate, come la presenza della Fugen-s dopo i costituenti che terminano in –heit/–keit/–igkeit, – ion, –ität, –schaft, –ung, –ling, –tum, –um e –sal5. Di questi, i suffissi –heit/–keit/–igkeit, –ion, –ität, –schaft, e –ung vengono in genere insegnati agli studenti come indicatori del genere femminile dei sostantivi: una volta assimilato questo, si può tornare sui sostantivi composti e precisare che i nomi che terminano in questi suffissi richiedono la Fugen-s nelle formazioni composte, affinché si evitino errori di scrittura nella fase riproduttiva6. Chiaramente c’è un tempo per ogni cosa, e l’uso della Fugen-s- dopo i suffissi detti è un passaggio da affrontare ad un livello più progredito, ma per questo sarebbe opportuno precisare che il Fugenelement appartiene al primo costituente. Inoltre, così si possono evitare errori anche quando si va a capo (Liebes-brief e non *Liebe-sbrief) e quando si 5 Anche in questo caso non si può parlare di regole ma di tendenze: tra le eccezioni figurano ad esempio Stellungnahme e Arbeitgeber, forme che non presentano la Fugen-s- nonostante il suffisso del primo elemento. 6 Secondo Gärtner (2012: 501) l’apprendimento delle competenze che riguardano la Wortbildung tedesca comprende quattro fasi: ricettiva (interpretare forma e significato dei composti), riproduttiva (usarli correttamente), produttiva (formare parole in base ai modelli conosciuti) e creativa (formare occasionalismi e composti ad hoc). La competenza produttiva e quella creativa sono le più difficili sia da insegnare che da acquisire, infatti secondo Gärtner si può cominciare ad affrontare queste fasi solo a partire dal livello C del quadro europeo di riferimento. 156 usa il trattino per evitare la ripetizione di costituenti (Nachahmungs- und Improvvisationstalent e non *Nachahmung- und Improvvisationstalent). Anche la Subtraktionsfuge va considerata nella spiegazione, soprattutto se tra gli esempi in analisi si trovano parole come Schultasche. Un’altra informazione che viene data ma non approfondita (e in Direkt non viene nemmeno menzionata) è l’esistenza dei diversi modelli compositivi, cioè il fatto che nei nomi composti tedeschi il primo costituente può appartenere anche ad altre categorie lessicali. I composti del tedesco per eccellenza seguono il modello N+N, sono i più numerosi nella lingua e sono quelli dalle possibilità semantiche più illimitate e che meritano più attenzione; tuttavia, composti di altri modelli non tardano a comparire nei libri di testo (si è visto con Schlafzimmer e Kleinstadt (in Wie Bitte, pag. AB 110). Dopo aver affrontato i composti formati da due sostantivi, a mio avviso è possibile spiegare almeno gli altri due modelli più diffusi, ovvero V+N e A+N. In questo ambito sapere due accorgimenti può risparmiare errori facili: nelle forme V+N la desinenza verbale –en va tolta (infatti è Wohnzimmer è non *Wohnenzimmer), e nel modello A+N l’aggettivo non va declinato (Altstadt e non *Altestadt). Per spiegare le relative possibilità semantiche si può far riferimento a Donalies (2005), che confronta diversi nomi di animali: N+N può significare qualsiasi cosa in cui il secondo sostantivo ha qualcosa a che fare con il primo (Alpenbär, Spaghettiaal, Panzernashorn), il modello V+N esprime sempre un’attività caratteristica del nome-testa (Pfeifhase, Lachmowe), mentre il modello A+N ne esprime una caratteristica tipica (Braunbär). Questi sono i modelli più diffusi; si può anche accennare all’esistenza di composti con qualsiasi altra unità, affinché gli studenti siano poi pronti a riconoscerli e ad analizzarli con lo stesso metodo con cui si analizza qualsiasi altro composto, se se ne presenta l’occasione. 6.6. Sintassi: il plurale e la non-modificabilità del determinante Nei manuali analizzati le uniche informazioni legate al comportamento dei composti in relazione alle operazioni sintattiche riguardano la formazione del plurale, se sono presenti. Soltanto in Wie bitte? si dice che la parola principale è quella che determina il genere del composto e che “cambia al plurale” (pag. AB 103). Si tratta del risvolto pratico più immediato dell’impermeabilità del determinante alle operazioni sintattiche, e va spiegata in modo che si eviti l’errore eine Apfeltorte, zwei *Äpfeltorten. È inoltre 157 interessante far notare che nonostante la torta in questione abbia probabilmente più di una mela, la parola Apfel è al singolare7. Un altro aspetto pratico della non-raggiungibilità sintattica del determinante che può essere affrontato, come già detto, riguarda il modello A+N: se si parla dei sostantivi composti con determinante aggettivale, bisognerebbe insistere sul fatto che l’aggettivo non va declinato per evitare formazioni come *Kleinestadt o *Buntespapier. Secondo Gärtner (2012: 500) questo è un errore frequente tra gli studenti di tedesco come lingua straniera, dovuto alla mancata distinzione tra flessione e Wortbildung, e a mio avviso la lingua italiana contribuisce a creare interferenze – si è visto nel confronto linguistico (al punto 4.7.3.) che in italiano i composti con forme flesse sono comuni, in particolar modo nei composti N+A o A+N (pastasciutta, vanagloria). Pertanto, come detto sopra (al punto 6.5.), se si spiega il modello A+N agli studenti è il caso di precisare che gli aggettivi non vengono declinati, come qualsiasi altro determinante. Nella composizione tedesca, la struttura determinante-testa rispecchia i meccanismi sintattici della lingua, come l’anteposizione dell’aggettivo rispetto al nome (ein schönes Haus) e la posizione in fondo alla costruzione del costituente frasale semanticamente e sintatticamente portante (sie kauft morgen vielleicht Brot, dass sie morgen vielleicht Brot kauft). Per studenti di madrelingua italiana non è facile imparare l’ordine dei costituenti tedesco, che si discosta così tanto dall’ordine dei costituenti in italiano; allora si possono fare dei parallelismi tra la posizione dei costituenti nella composizione e le strutture sintattiche con l’elemento più ‘pesante’ in fondo alla costruzione, e approfittarne per rafforzare la dimestichezza con la posizione degli elementi nelle parole e nelle frasi del tedesco. 6.7. Semantica: il rapporto di determinazione Nei libri considerati viene detto che l’ultima parola è quella che conferisce al composto il significato, e che le parole precedenti lo precisano meglio. In altre parole, si 7 Potrebbero sorgere delle questioni se si incontrano parole come Bücherkiste. È discusso se le desinenze e l’Umlaut del plurale siano effettivamente Fugenelemente o marche flessive del plurale (si veda il punto 3.2.1.2.). A mio parere se si incontrano queste formazioni con plurale semanticamente motivato si può interpretare il composto come plurale effettivo (è una cassetta di libri). Se questo genera dubbi e perplessità sulla flessione del determinante è lecito ammettere che il fenomeno è discusso e nemmeno i linguisti sono unanimi. In ultima analisi si arriva al risultato poco simpatico che ‘ci sono parole che vanno imparate così come sono’; trovo che sia comunque meglio sbagliare con *Buchkiste piuttosto che con *Äpfeltorte. 158 è così spiegato il rapporto di determinazione tra i costituenti, forse l’aspetto più importante e problematico della composizione nominale. Secondo Fandrych e Thurmair (1994: 35s) lo scopo dell’insegnamento nell’ambito della composizione è quello di permettere agli studenti di poter interpretare e utilizzare correttamente le nuove formazioni sin dai primi stadi dello studio della lingua. Chi impara una lingua non ha naturalmente a disposizione un lessico mentale ben strutturato, quindi è importante disporre di buone strategie di codifica per poter affrontare le formazioni sconosciute; trovo quindi che sia fondamentale insegnare una strategia, e soprattutto esercitarla nel tempo. Nei composti determinativi vale che “AB è sempre un B, che ha qualcosa a che fare con A” (Heringer 1984: 6s). Si è visto come in particolare nei composti N+N le possibilità semantiche siano sempre molteplici: se si parte da questa massima, di certo non si ha una ‘ricetta’ per interpretare l’esatto significato di ogni formazione, ma almeno dovrebbe essere chiaro di cosa parla il composto (Apfeltorte: è una Torte) e quale dei due elementi precisa l’altro (è una Torte che ha a che fare con Apfel). Per applicare questo fondamento della composizione determinativa, tuttavia, è necessario essere in grado di segmentare correttamente la formazione in costituenti, cercare A e B nel vocabolario – escludendo eventuali Fugenelemente –, e procedere all’interpretazione nel giusto verso (è B che ha qualcosa a che fare con A e non il contrario). 6.7.1. Ricostruire il significato Si è detto sopra che l’univerbazione è l’indizio che i composti si comportano graficamente come parole a tutti gli effetti; questo contribuisce ad indurre gli studenti a cercare i composti sconosciuti nel dizionario come singole entrate. Anche questo è riconducibile ad interferenze con la madrelingua: in italiano generalmente i composti univerbati sono parte del vocabolario, sono considerati lemmi 8. Si considerino gli esempi italiani del capitolo 4; soltanto le formazioni produttive idiosincratiche del tipo V+N, che si scrivono univerbate o con trattino, possono anche non essere lessicalizzate, come nell’ esempio strappa-applausi al punto 5.2.1. In tedesco invece l’univerbazione grafica non è indizio della lessicalizzazione di una parola: a meno che non si tratti di composti già 8 Infatti se dovessi cercare il significato di un composto italiano non univerbato cercherei le due parole sul vocabolario, e ne interpreterei il significato in modo composizionale (ad esempio se non sapessi cosa significa ‘fondo ammortamento’ cercherei sul vocabolario di quale accezione di ‘fondo’ può trattarsi e cosa significa ‘ammortamento’, e saprei che è un ‘fondo’ che ha a che fare con l’’ammortamento’). 159 lessicalizzati, difficilmente li si troverà nel vocabolario; inoltre, è escluso che si possano trovare le formazioni più recenti, quelle legate al contesto o gli occasionalismi. L’unico libro di testo che precisa questo aspetto è Wer weiß, come si è visto sopra. Esercitare l’interpretazione dei composti in classe può anche essere l’occasione per imparare a lavorare bene con il vocabolario. Una volta capito il significato dei componenti del composto bisogna ricostruirne il significato a partire dall’ultima parola; come nei libri di testo considerati si traduce quindi l’espressione in italiano per via sintagmatica, ovvero con una struttura sintattica che ha testa necessariamente a sinistra (Schweinebraten: arrosto di maiale). È semplice sapere che nei composti l’ultima parola porta il significato, ma applicarlo sistematicamente ogni volta che si incontra una nuova formazione non è affatto automatico, perché richiede di stravolgere i meccanismi della lingua italiana 9: i composti del tedesco corrispondono spesso ad espressioni analitiche in italiano (come si è visto con gli esempi relativi alle costruzioni con –papier nel punto 4.7.1), quindi a strutture con testa a sinistra. Dato che anche in italiano ci sono composti con testa a destra (come autoradio, punto 4.6.1.1.), si potrebbe parlare in classe della presenza di formazioni antiche che si comportano come i composti tedeschi10: un esempio potrebbe essere Erdbeben, ‘terremoto’. I composti neoclassici italiani a mio parere vengono percepiti come parole semplici, quasi come composti demotivati: per spiegare che biologia è ‘lo studio della vita’ si fa infatti riferimento all’etimo dei costituenti. Tuttavia, le formazioni neoclassiche più diffuse (come appunto biologia, fisioterapia, biblioteca) potrebbero comunque costituire altri validi esempi di formazioni italiane in cui il significato è da ricostruire a partire dall’ultimo elemento, come in tedesco. 6.7.2. I composti copulativi I libri di testo considerati non trattano i composti copulativi, forse anche perché questi compaiono in misura molto minore rispetto ai composti determinativi. Senza una distinzione tra le due tipologie di composizione, però, si rischia di applicare 9 Dico questo anche perché dopo otto mesi in Germania ho sentito la parola Panzerglas e ho immaginato automaticamente un grande carro armato di vetro (*Panzer aus Glas), prima di ragionare un momento e di capire che si intendeva ‘vetro antiproiettile’ (gepanzertes Glas). È irresistibile a volte non pensare nella propria lingua. 10 Un accenno alla varietà e alla complessità del comportamento delle parole composte in italiano potrebbe far risultare la regolarità dei composti tedeschi quasi confortante. 160 l’interpretazione determinativa anche alle formazioni meramente copulative, col rischio di interpretare ad esempio Marxismus-Leninismus come *‘leninismo, che ha qualcosa a che fare col marxismo’, o peggio Schleswig-Holstein come *‘Holstein, che ha a che fare con Schleswig’. Nei capitoli precedenti sono state fatte principalmente due osservazioni a riguardo. La prima: gran parte dei composti tradizionalmente visti come copulativi possono essere interpretati senza difficoltà anche secondo il rapporto determinativo (Hosenrock è infine una ‘gonna con caratteristiche di pantalone’, si veda il punto 3.7.1.3.); la seconda: in questa e nelle altre caratteristiche semantiche e formali i composti copulativi italiani sono del tutto simili a quelli tedeschi (al punto 4.6.1.3.). A mio avviso si può sfruttare questa somiglianza tra le lingue e fare riferimento ai composti copulativi italiani: Milchkaffee e Hosenrock si comportano proprio come caffelatte e gonnapantalone, si noti però l’ordine diverso tra i costituenti, e Schleswig-Holstein non è *‘Holstein che ha a che fare con Schleswig’ come Emilia Romagna non è *‘Emilia che ha a che fare con Romagna’, perché entrambi i costituenti sono sullo stesso piano dal punto di vista del contributo semantico. Risulta quindi sensato introdurre la distinzione tra determinazione e coordinazione, soprattutto con esempi in cui l’interpretazione determinativa non è applicabile (Schleswig-Holstein ed Emiglia Romagna). 6.7.3. Come affrontare i Mammutkomposita La lingua tedesca viene spesso associata a parole lunghissime dal significato oscuro, e si è già detto come nel tedesco esista la tendenza a produrre composti sempre più verbosi. Nei libri considerati l’unico riferimento (implicito) alla ricorsività è l’esempio Tischtennisschläger in Wer weiß? (pag. 150), suddiviso in costituenti e accompagnato da due frecce verso sinistra che ne agevolano l’interpretazione. L’esempio di Donalies (2007: 36s) può essere di aiuto a capire il meccanismo: dal composto Apfeltorte si aggiungono costituenti fino ad Apfeltortenrezeptbuchverlags-direktorentochter, e si può notare come il denotato cambi – all’inizio è una Torte, poi è un Rezept, poi è un Buch e così via –, e come le suddivisioni in costituenti siano sempre successive e binarie. Il fatto che ai composti tedeschi corrispondano spesso espressioni analitiche in italiano, unito alla non-predisposizione dell’italiano a non formare strutture ricorsive, contribuisce allo scetticismo degli studenti davanti alle formazioni più elaborate del tedesco. Forse in questo caso si può fare riferimento a quelle formazioni che sono ricorsive anche in italiano 161 come segreteria direzione ufficio acquisti (illustrati tra le eccezioni alla non ricorsività delle formazioni italiane, al punto 5.2.3.), per far capire che la ricorsività non è una prerogativa esclusiva del tedesco; la differenza è che i costituenti seguono l’ordine opposto a quello italiano, e che in italiano le formazioni ricorsive sono molto più limitate nell’uso rispetto al tedesco. Dato un composto AB, più esso è ramificato a sinistra, cioè, maggiore il numero dei determinanti, più la definizione di B è precisa: si confrontino gli esempi Brot, Vollkornbrot, Roggenvollkornbrot. Anche nei composti nominali più lunghi si divide prima il composto in costituenti, si individua il loro significato e si ricompone il significato del composto procedendo da destra verso sinistra, ‘a gambero’ (Marx 1990: 15). “AB è B che ha a che fare con A” vale anche nei composti con determinanti di altre categorie lessicali, quindi una formazione come Zwischen-den-Mahlzeiten-Imbiss presenta sempre due costituenti (non tanti costituenti quante le parole che compaiono nel composto!), e come nei composti più semplici il costituente testa ha a che fare con l’altro costituente. Un Zwischen-den-Mahlzeiten-Imbiss è un Imbiss che ha a che fare con zwischen den Mahlzeiten, ‘è uno spuntino, più precisamente uno spuntino che avviene tra i pasti’. Esempi di questo genere dovrebbero soltanto servire a mostrare le possibilità della composizione e a garantire che il metodo da seguire per gestire i composti è sempre lo stesso, non importa la complessità della formazione. Il motto dovrebbe essere “don’t panic!” 11: esiste un modo per domare anche le stringhe di costituenti più verbose, bisogna solo avere un buon metodo e applicarlo ogni volta. 6.7.4. I composti demotivati e il significato figurato Si è visto (punto 3.6.3.) che esistono formazioni non più motivate, dove il significato non è più ricostruibile per via composizionale la formazione è opaca, proprio come nelle parole semplici (ad esempio Augenblick e Junggeselle). In questi casi un’analisi dei costituenti può servire a far riflettere gli studenti sull’evoluzione della lingua, ma deve essere chiaro che il significato composizionale non è quello attuale della parola, e che se si dice Augenblick si intende ‘momento’, non *‘sguardo che ha a che fare con occhio’ o qualsiasi altra parafrasi composizionale. 11 Come recita la scritta rassicurante sulla copertina della Guida galattica per gli autostoppisti, il manuale che permette di affrontare con metodo tutto ciò che si può incontrare viaggiando nella galassia (Adams, Douglas (1979), The Hitchhiker's Guide to the Galaxy). 162 Una volta che il rapporto di determinazione tra i costituenti è chiaro e che gli studenti sanno interpretare e usare correttamente i composti determinativi tipici, sarebbe interessante osservare insieme alcune formazioni che sfruttano il linguaggio figurato (come Hackenporsche, punto 3.6.4., o Jammerlappen, punto 3.7.2.1.), come ad esempio Helikoptereltern, ‘genitori iperprotettivi’, Spaßbremse ‘persona che frena l’entusiasmo altrui’, Teutonengrill ‘spiaggia frequentata da turisti tedeschi’ (OWID), oppure le formazioni nate per analogia come Waschbrettbauch ‘addominali a tartaruga’ e Waschbärbauch, ironicamente ‘addominali a orsetto lavatore’. Questi ed altri esempi dovrebbero far riflettere sulla creatività della composizione nominale in tedesco e sulle possibilità espressive della lingua, con esempi non canonici ma comunque utili a capire il meccanismo. L’unico scopo è quello di sviluppare dimestichezza e una certa elasticità mentale che permetta di interpretare anche gli occasionalismi. Chiaramente prima di osservare espressioni idiomatiche, idiosincratiche o marcate bisogna saper maneggiare con sicurezza i composti determinativi tipici. L’elenco presentato di seguito riassume quanto detto nei paragrafi precedenti; vengono riprese cioè le nozioni grammaticali che si potrebbero spiegare a scuola in materia della composizione nominale tedesca, assieme alle informazioni già presenti nei manuali scolastici analizzati. Ortografia: - I composti in tedesco si scrivono uniti, mentre in italiano e in inglese le parole composte si comportano in modo diverso: Blitzkrieg, guerra-lampo. - I composti che come primo elemento hanno una lettera o una parola si scrivono col trattino: U-Bahn. Fonologia: - L’accento nei composti tedeschi cade sulla prima parola. In italiano invece si tende ad accentare la seconda parola: Muttersprache, madrelingua. Morfologia: - L’articolo del composto è sempre quello della parola di destra: der Orangensaft. - Tra i costituenti compare talvolta un Fugenelement (–(e)s–, –e–, –e(n)–, –er–): der König + der Mantel: der Königsmantel. - Il Fugenelement non fa parte delle parole del composto, ma appartiene al primo costituente: der Königs|mantel. 163 - Il Fugenelement –s– compare regolarmente dopo costituenti che terminano nei suffissi –heit/–keit/–igkeit, –ion, –ität, –schaft, e –ung, che sono gli stessi che indicano il genere femminile dei sostantivi: Landschafts|foto. - A volte una lettera, solitamente una –e, viene elisa dal primo costituente (Subtaktionsfuge): Schultasche. - Oltre che da due sostantivi, i composti nominali possono essere formati da qualsiasi parola e un sostantivo. Nei composti V+N il verbo non ha la desinenza –en, e nei composti A+N l’aggettivo non viene mai flesso: Schreib(en) + Maschine, Schreibmaschine; eine kleine Stadt, ma eine Kleinstadt. Sintassi: - Il composto si comporta come una parola semplice, quindi il plurale interessa solo il secondo costituente: zwei Apfeltorten, *zwei Äpfeltorten. - Nei composti A+N l’aggettivo non va mai declinato: eine Kleinstadt, *eine Kleinestadt. - L’elemento che contribuisce maggiormente al significato è in fondo alla formazione, proprio come nelle frasi: ich backe morgen vielleicht mit diesen Äpfeln eine Torte. Semantica: - L’ultima parola del composto indica di cosa si tratta: eine Haustür ist eine Tür. - “AB è sempre un B, che ha qualcosa a che fare con A” (Heringer 1984: 6s), quindi ricostruendo il composto all’indietro si specifica meglio l’entità designata: eine Haustür ist eine Tür, und zwar die Tür eines Hauses. - Le parole composte si interpretano quindi da destra a sinistra. Anche in italiano esistono forme da interpretare così: madrelingua è ‘lingua madre’, autoradio è ‘radio che si usa in macchina’, biologia è ‘lo studio della vita’. - Se il composto non è presente nel vocabolario bisogna cercare i costituenti, senza i Fugenelemente. Siccome le parole sono polisemiche, bisogna fare attenzione a scegliere il significato più plausibile: in Fahrradschloss la parola Schloss significa ‘lucchetto’ e non ‘castello’. - I composti possono essere molto lunghi; ma niente panico, una Apfeltortenrezeptbuchverlagsdirektorentochter è una Tochter. La strategia è sempre la stessa, dividere in costituenti e ricostruire da destra a sinistra. 164 - Nei composti copulativi i costituenti hanno lo stesso peso di significato, quindi non si tratta di un ‘B che ha a che fare con A’, ma di un ‘B che è anche A’ o viceversa: ein Radiowecker ist ein Wecker, und auch ein Radio. L’articolo però è sempre quello dell’ultima parola: das Radio + der Wecker, der Radiowecker. - Esistono in tedesco composti che non sono più trasparenti, quindi si comportano semanticamente come parole semplici. Augenblick è composto da ‘occhio’ e ‘sguardo’, ma significa ‘momento’; allo stesso modo, quando in italiano si dice cannocchiale non si pensa al significato combinato delle parole canna e occhiale. 6.8. L’importanza del contesto Come già visto nel capitolo 1 (punto 1.4.), nella lingua effettiva le parole non sono mai separate dal contesto in cui compaiono; anche i composti dovrebbero quindi essere osservati e analizzati nel contesto (Hepp 2009: 40). Si è visto anche con Heringer (1984) che un composto preso in isolamento può avere i più svariati significati12: Fischfrau può significare da ‘pescivendola’ a ‘donna che ieri per strada ha urlato: “Pesce!”’. Anche un contesto minimo può aiutare a disambiguare tra i possibili significati: ‘Aha, im März, also Fischfrau’, e diventa subito chiaro che si tratta di una donna nata sotto il segno dei pesci (1984: 7). In mancanza del contesto, il significato tra i costituenti si può intuire solo in base alle conoscenze enciclopediche e al lavoro con il vocabolario: se incontro la parola Fahrradschloss, cerco Fahrrad e Schloss nel vocabolario; Schloss può significare ‘castello’, ‘serratura’ oppure ‘lucchetto’; so che esistono lucchetti per legare le bici, quindi deduco che il significato è ‘lucchetto della bici’. Ponendo che mi sia noto solo il significato ‘castello’ (o che per noncuranza io mi fermi al primo significato del vocabolario!), nulla mi vieta di interpretare il composto come ‘castello di biciclette’, ma se si parte dalla frase er wollte das Fahrrad abstellen, aber er hatte kein Fahrradschloss dabei diventa più chiaro a cosa fa riferimento il composto in questione13. A maggior ragione, il contesto è indispensabile nell’interpretare gli occasionalismi. “In diesen Fällen haben die Komposita auch eine narrative Potenz, insofern zu ihrem Verständnis eine Geschichte gehört.” (Heringer 1984: 9) 13 Si ringrazia Jens, che in un discorso sui ricchi proprietari dei castelli tedeschi alla domanda “Hast du auch ein Schloss?” ha risposto “Ja, ich habe ein Fahrradschloss”. 12 165 Se vengono svolti dei percorsi interdisciplinari o legati ad ambiti non strettamente linguistici, sarà facile imbattersi nei composti nominali; negli istituti tecnici e professionali ad esempio la lingua deve essere imparata anche in relazione ad un preciso ambito di studio o di lavoro, e si è visto che i linguaggi specifici fanno ampio uso di sostantivi composti per l’esigenza di economia linguistica e precisione esaustiva. Inoltre, nelle ore di tedesco non si parla solamente della lingua, ma si trattano generalmente anche argomenti di civiltà, di storia e di letteratura: non sarà improbabile incontrare formazioni composte su cui esercitare le competenze analitiche della Wortbildung14. Con questo non si vuole assolutamente suggerire di usare l’ora di letteratura, civiltà o storia per capire i meccanismi della composizione, si vuole piuttosto sottolineare come non manchino occasioni per riflettere sulla composizione nominale, a partire dalle prime ore di tedesco in cui si chiede ‘Wie ist deine Handynummer’ al momento in cui si possono affrontare i materiali autentici più complessi, e questo anche senza dover istituire un momento apposito a lezione ogni volta che si vuole parlare di composizione. Sfruttare le parole che si incontrano per ripetere le regolarità grammaticali o per far notare nuovi aspetti del fenomeno richiede costanza, ma è certamente più produttivo che affrontare l’argomento una volta per tutte e darlo per fatto, come i manuali scolastici analizzati sembrano proporre. Anche la competenza di coniugare i verbi al presente deve essere raggiunta per gradi e poi continuamente ripresa, affinché sia lecito sperare che diventi un automatismo: così dovrebbe essere per la composizione nominale, che contribuisce in modo decisivo a rendere il tedesco quello che è, una lingua precisa, esauriente, compatta e creativa. 14 Nella storia della Germania le parole hanno svolto un ruolo importante: già dai tempi di Lutero venivano composte parole al servizio della Riforma, come Feuereifer, ‘zelo ardente’, ma anche Bauchpfaffe, ‘prete panciuto’ in senso dispregiativo (Bosco Coletsos 2007: 24); vi sono molti composti anche nelle parolechiave della propaganda nazista (Grosskampftag, Volksgenosse, Blutstolz, Endlösung). Anche la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) si ritrovò a dover creare un apparato lessicale sfruttando le possibilità della Wortbildung, si pensi a parole come Konsumgenossenschaft, Klassenfeind, Leistungsprinzip. Sarebbe interessante soffermarsi anche sulle formazioni del linguaggio colloquiale di quei tempi (Ahrends 1986: 7s): si pensi ad esempio alla Trabant, l’auto simbolo della DDR, dalla carrozzeria in cartone pressato e poi in plastica, nota anche con denominazioni alternative meno mirabolanti: Asphaltblase, Rennpappe, Plastenpanzer, Plastikbomber (Ahrends 1986, Wolf 2000). Composti interessanti in questo senso sono anche Telespargel – la Fernsehturm di Alexanderplatz (Ahrends 1986: 180) –, Mumienexpress, il treno che conduceva a Ovest i cittadini che avevano già raggiunto la pensione, poiché era loro permessa la mobilità oltreconfine, e Karpatenschreck, un tipo di camioncino di produzione rumena, i cui pezzi di ricambio erano introvabili (Wolf 2000). 166 Conclusioni La composizione è un processo morfologico attraverso il quale si formano parole nuove combinando due morfemi lessicali; tra i due costituenti del composto esiste una relazione semantica e grammaticale che non è realizzata a livello morfologico. I composti sono quindi unità compatte e semanticamente dense, poiché racchiudono oltre ai due morfemi il legame di significato che essi intrattengono, senza bisogno di specificarlo. In tedesco la composizione è particolarmente diffusa e produttiva, soprattutto nella formazione di sostantivi composti (Sonnenschirm, Windjacke); anche l’italiano dispone della composizione nominale, tuttavia preferisce altri processi di formazione delle parole, siano essi morfologici come la derivazione (ombrellone) o sintattici come la formazione di sintagmi (giacca a vento). Per questo motivo la letteratura contrastiva tra tedesco e italiano tende ad occuparsi delle modalità in cui i composti tedeschi vengono resi in italiano, lingua in cui la composizione gode di scarso prestigio. Anche in virtù della composizione nominale il tedesco si conferma essere una lingua precisa e compatta, mentre l’italiano si dimostra al confronto più analitico e meno trasparente. Questo lavoro si è occupato dell’analisi e del confronto del procedimento morfologico della composizione nominale nelle due lingue. Oltre alla descrizione delle regolarità del fenomeno sono stati illustrati alcuni casi particolari in ambito della composizione nominale, cioè forme che per determinate caratteristiche si differenziano dal composto tipico. Quanto emerso dal confronto linguistico ha permesso di formulare alcune riflessioni riguardo alla composizione nominale nell’insegnamento di tedesco come lingua straniera in Italia, nella scuola superiore di secondo grado (istituti professionali, tecnici e licei). Dopo aver presentato i concetti per analizzare le parole composte nei primi due capitoli, è stata illustrata la composizione nominale tedesca. È stato interessante notare come i sostantivi composti tedeschi, così produttivi e diffusi, presentino caratteristiche che ricorrono sistematicamente in tutte le forme, soprattutto strutturalmente. Sono strutture binarie e ricorsive, e potenzialmente possono comprendere un gran numero di costituenti, anche se tendenzialmente è difficile trovare composti di più di quattro membri. La testa formale è rigorosamente a destra della formazione e determina le caratteristiche dell’intero composto, anche nei composti copulativi e in quei casi 167 particolari in cui il peso semantico sembra gravare sul primo costituente, come i verdeutlichende Komposita (infatti si dice die Hirschkuh, anche se semanticamente non si tratta di una mucca, ma di un cervo femmina). La testa nei composti nominali è quindi sempre un sostantivo, eccetto nelle combinazioni con confissi dove la testa può essere anche un confisso (Spielothek è un sostantivo); il determinante può appartenere a qualsiasi categoria lessicale e può essere anche una singola lettera, un sintagma o un’intera frase. L’unica caratteristica formale che nei composti tedeschi non è sistematizzabile sembra essere la distribuzione dei Fugenelemente. Il rapporto tra i costituenti è sempre di tipo determinativo, sebbene si possano eccepire due tipi di formazioni: i composti copulativi, tradizionalmente contrapposti ai composti determinativi, e i composti onimici. Questi ultimi a mio avviso si differenziano dai composti determinativi tipici per ragioni intrinseche all’onimicità dei costituenti: i composti formati da due nomi propri come Berlin-Pankow e Annegret sembrano sfuggire al rapporto di determinazione in quanto i nomi propri non si prestano ad essere determinati, poiché per loro natura designano un elemento unico nel loro genere: Annegret infatti non indica *Was für eine Gret? Eine Annegret, come il composto determinativo canonico Apfeltorte designa was für eine Torte? Eine Apfeltorte. Interagiscono nel significato dei composti anche fattori quali l’idiomaticità e l’uso figurato dei costituenti, permettendo di coniare formazioni creative e idiosincratiche, che possono lessicalizzarsi oppure esaurirsi nel contesto in cui si formano. Nelle formazioni composte del tedesco trovano posto anche elementi allogeni, soprattutto provenienti dall’inglese (come la recente formazione Gefällt-mir-Button); talvolta la somiglianza con le espressioni angloamericane ha favorito calchi strutturali come Selbstbedienung basato su self-service. Nuovi composti vengono formati ogni giorno negli ambiti dell’informazione, della pubblicità e dei linguaggi specifici, ma la tendenza a formare composti sempre più lunghi è accompagnata da quella contraria ad abbreviarne i costituenti, si veda ad esempio la parola Bundesausbildungsförderungsgesetz, che viene abbreviata come Bafög. Di contro, la composizione italiana si è rivelata molto complessa da analizzare e descrivere; i sostantivi composti sono spesso legati a forme arcaiche o idiosincratiche, e molti modelli compositivi esistono nella lingua ma non sono più produttivi. Già dal punto di vista meramente grafico non esistono regole chiare, e a volte una stessa formazione 168 permette grafie diverse (divano letto e divano-letto). Riguardo alla testa formale, i composti italiani si differenziano da quelli tedeschi per due ragioni: la testa non è individuabile in base alla posizione dei costituenti (può essere a destra o a sinistra), e – soprattutto – la testa nei composti italiani può anche non essere presente (ad esempio in taglialegna), mentre nelle formazioni tedesche esiste sempre un costituente che determina le proprietà grammaticali del composto, e si trova sempre a destra. In altre parole, i composti italiani possono essere non solo semanticamente, ma anche formalmente esocentrici. A differenza dei composti tedeschi, l’italiano può formare composti con due forme flesse, dove in tedesco il determinante è sempre un morfema lessicale privo di eventuali desinenze flessive. Inoltre la flessione dei sostantivi composti (che in italiano si limita alla formazione del plurale) può interessare solo il costituente testa o solo il determinante, entrambi o nessuno dei costituenti. Dal punto di vista fonologico l’italiano accenta il secondo costituente, mentre il tedesco il primo; questa opposizione è conforme alle tendenze prosodiche delle due lingue. In tedesco i modelli più produttivi sono N+N, dalle potenzialità semantiche quasi illimitate, V+N e A+N, ma anche tutti gli altri modelli considerati nell’analisi sono attivi nella formazione di nuove parole. In italiano sono produttivi in particolare i composti N+N, V+N e N+A. Il modello N+N forma anche strutture ricorsive come segreteria direzione ufficio acquisti, considerate in questo lavoro tra i casi particolari, poiché la composizione italiana è generalmente non ricorsiva; queste formazioni sono conformi alle tendenze alla nominalizzazione dell’italiano contemporaneo. Il modello V+N è assai vivo nella lingua e forma strutture esocentriche, maschili, dal plurale invariabile. Le forme si discostano così dai composti V+N del tedesco, che sono endocentrici, e dai Rektionskomposita del tedesco, sebbene condividano con questi ultimi la valenza argomentale tra il costituente (de)verbale e il sostantivo. Sono però strutturalmente simili ai Satzwörter tedeschi come Waghals, i quali non sono composti ma univerbazioni di sintagmi verbali. Il tratto contrastivo principale tra la composizione nominale tedesca e quella italiana resta comunque la differenza di distribuzione. Mentre in tedesco si possono costruire composti nominali per sostituire potenzialmente qualsiasi sintagma nominale, in italiano questo non è possibile; inoltre a differenza dell’italiano la composizione tedesca ricopre anche funzioni grammaticali, come la formazione di nomi individuativi da nomi massa 169 (ad esempio Reiskorn da Reis) oppure la formazione del plurale o del singolare di nomi difettivi (come Elternteil da Eltern e Schmuckwaren da Schmuck). La composizione deonimica, che forma nomi comuni in cui almeno un costituente è un nome proprio, manca del tutto in italiano: non esistono infatti i corrispondenti formali di Berlinreise e Heulsuse, che vengono tradotti con viaggio a Berlino e piagnona. Tuttavia, formazioni del tipo un panorama mozzafiato, analizzati nel capitolo 5 tra i casi particolari, dimostrano che il modello V+N forma non solo nomi, ma anche aggettivi; la composizione, seppur in misura decisamente minore rispetto al tedesco, è un processo morfologico vivo anche nella lingua italiana. Il confronto è stato operato principalmente nell’ambito delle regolarità della composizione; nondimeno, la regolarità non è che la descrizione di ciò che è tipicamente attestato, quindi non può rendere conto di tutte le manifestazioni di un fenomeno linguistico. Tra i casi particolari del tedesco sono stati analizzati i verdeutlichende Komposita come Verschmelzungsprozess, forme in cui il primo costituente anziché il secondo sembra contribuire al significato in misura preponderante, e i composti onimici, che si comportano in modo particolare per quanto riguarda la testa semantica – BerlinPankow può essere interpretato infatti come ‘Berlin, più precisamente Pankow’, presentando così la testa semantica a sinistra. Il rapporto di determinazione sembra essere contraddetto anche dalle Klammerformen: un Akutbett non è un *akutes Bett, ma ciò è riconducibile all’ellissi di un elemento (Akut(fall)bett). Il fatto che la formazione barfuß sia un avverbio quando il secondo costituente è un nome è invece da spiegarsi in diacronia come conversione di bahuvrīhi; conversioni sono anche le formazioni del tipo Waghals e Störenfried, ma non sono nate come composti, bensì come sintagmi – in Störenfried l’elemento -en- non è né la desinenza del verbo né un Fugenelement, bensì il residuo di un articolo determinativo del sintagma ‘stör den Fried’. Le formazioni del tipo eine Zeitlang, einen Armbreit sono invece univerbazioni grafiche, e non composti, e questo spiega perché le formazioni siano sostantivi sebbene il secondo costituente sia un aggettivo. Per l’italiano sono state considerati tre casi particolari, ovvero le formazioni italiane che presentano tendenze alla ricorsività, come graduatorie accordi bilaterali studenti, i composti V+N in uso aggettivale, come l’aggettivo strappalacrime, e le forme copulative dalla categoria lessicale incerta come in trattative governo-sindacati, dove 170 *governo-sindacati non può comparire in autonomia. Si tratta in tutti e tre i casi di formazioni molto produttive nell’italiano contemporaneo. Nell’ultimo capitolo sono stati presi in analisi quattro manuali scolastici per l’insegnamento di tedesco come lingua straniera nelle scuole italiane. È stato osservato a che punto del manuale compaiono le prime parole composte, quando e come viene trattata la spiegazione grammaticale sulla composizione, e che esercizi vengono proposti a riguardo. In generale le parole composte compaiono sin dalle prime pagine e i composti abbondano; tuttavia lo spazio dedicato alla composizione e alla Wortbildung nel complesso è assai poco. Vista la presenza considerevole e l’importanza dei composti nominali nella lingua tedesca, e in base a quanto emerso dal confronto con l’italiano, sono state fatte alcune riflessioni. Cominciando dall’ortografia, non è scontato che le parole composte tedesche si scrivano unite, soprattutto se le altre lingue di riferimento sono l’italiano e l’inglese; per quanto riguarda la fonologia, i composti hanno un andamento prosodico tipico completamente diverso da quello dell’italiano e perfettamente in linea con quello tedesco, ed esercitarlo può servire a famigliarizzare con l’intonazione della lingua che si studia. Dal punto di vista morfologico, i manuali ignorano i Fugenelemente, la cui presenza è piuttosto evidente e quanto mai problematica. Parlarne in classe può mettere in guardia gli studenti da errori di ortografia e di segmentazione dei costituenti, e in seguito si può fare riferimento anche alle tendenze di distribuzione del Fugenelement –s–, visto che tendenzialmente segue quei suffissi che vengono comunque imparati come indicatori del genere femminile. I manuali nelle spiegazioni fanno riferimento solo al modello N+N, oppure citano soltanto un esempio per i modelli A+N e V+N; spiegare che in questi casi il primo membro aggettivale non viene mai flesso e che quello verbale non ha la desinenza –en può evitare agli studenti errori come *Roterwein e *Schlafenzimmer. Oltre alla forma, è l’interpretazione semantica dei composti a costituire uno scoglio per studenti di madrelingua italiana, poiché l’ordine dei costituenti va contro l’ordine sintagmatico dell’italiano. È quindi importante fornire una buona strategia da applicare con metodo: bisogna segmentare il composto in costituenti, cercare le parole sul vocabolario, ricostruire il composto a partire da destra. Visto che le forme con testa a destra sono diffuse anche in italiano, si può far notare che terremoto e Erdbeben si comportano allo stesso modo. I manuali sembrano considerare il tema svolto in una sola unità; ma imparare ad interpretare e a riutilizzare correttamente le parole composte 171 tedesche richiede di procedere gradualmente, per permettere agli studenti di fare proprie strategie e sviluppare automatismi. Vista la presenza abbondante di composti nella lingua tedesca, le occasioni da cui trarre vantaggio per ripassare le regolarità ed esercitare le competenze della Wortbildung non mancano; anche le formazioni idiosincratiche, idiomatiche o creative possono essere analizzate in classe, per dimostrare che la strategia con cui affrontarle è sempre la stessa, aguzzando però l’ingegno e la fantasia. 172 Bibliografia Ahrends, Martin (1986), Trabbi, Telespargel und Tränenpavillion. Das Wörterbuch der DDR-Sprache, München, Wilhelm Heyne Verlag. Asher R. E. (Editor in chief) (1994), The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.), Pergamon Press. Auer, Peter (2001), “Kontrastive Analyse Deutsch-Italienisch: eine Übersicht”, in Krumm, Hans-Jürgen et al. (a cura di), Deutsch als Fremd- und Zweitsprache, Ein internationales Handbuch (Handbücher zur Sprachund Kommunikationswissenschaft; Bd. 19), Berlin/New York, De Gruyter. Badalgogtapeh, Naden e Maaß, Silvia (2008), Die Sprachnudel. 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Die meisten Werke, die das Deutsche mit dem Italienischen kontrastieren, vergleichen die deutsche Nominalkomposition mit anderen Versprachlichungsverfahren des Italienischen, da deutsche Komposita häufig italienischen Ableitungen oder Wortgruppen entsprechen. Hier geht es hingegen nicht darum, die Möglichkeiten der Wiedergabe der deutschen Komposita im Italienischen zu erläutern, sondern die Komposition des Substantivs in den beiden Sprachen zu beschreiben und zu vergleichen. Die kontrastive Analyse und die Beschreibung einiger Sonderfälle ermöglichen dann didaktische Überlegungen, die sich auf den DaF-Unterricht in der italienischen Sekundarstufe (Suola secondaria di secondo grado) richten. Die Arbeit wird folgendermaßen gegliedert. Zunächst sind die Regelmäßigkeiten der Zusammensetzung in den beiden Sprachen aufzudecken und zu verdeutlichen, so dass eine kontrastive Analyse durchgeführt werden kann. Die beiden morphologischen Verfahren werden in Grammatiken, sprachwissenschaftlichen Werken und Zeitschriftenartikeln erforscht. Die Daten werden dann dem Ziel entsprechend organisiert und illustriert, damit die Regelmäßigkeiten der Sprache nicht nur als Norm, sondern auch in dem effektiven sprachlichen Gebrauch betrachtet werden können. Die Analyse der zusammengesetzten Formen vollzieht sich immer in Bezug auf die Phonologie, die Orthographie, die Morphologie, die Syntax, die Semantik und die Pragmatik, so dass der Vergleich möglichst vollständig sein kann. Da die beiden Sprachen lebendig sind, sind auch Sonderfälle im Bereich Komposition zu ermitteln, die sich unter den festgestellten Regelmäßigkeiten nicht subsumieren lassen, und die aus diesem Grund nähere 181 Aufmerksamkeit verdienen. Die Folgerungen des Sprachvergleiches ermöglichen dann, einige didaktische Aspekte im Bereich Nominalkomposition zu analysieren. Die Arbeit besteht aus sechs Kapiteln. Die ersten zwei Kapitel führen die notwendigen Begriffe für die Beschreibung der nominalen Komposition ein. Kapitel 1 bestimmt den Gegenstand der Analyse; zuerst wird eine Definition ausgewählt, um das Phänomen der Komposition festzusetzen. Die Zusammensetzung erweist sich nämlich als ein morphologischer Prozess, der sich sehr nah an der Grenze zwischen Morphologie und Syntax befindet – d.h., Komposita verhalten sich wie einfache Wörter, haben allerdings auch viel mit Wortgruppen gemeinsam. Es wird deswegen im ersten Kapitel nach anwendbaren Kriterien gesucht, die eine Unterscheidung der Komposition von anderen grammatischen Phänomenen ermöglichen. Das zweite Kapitel erläutert die Kategorisierungen, denen die substantivischen Zusammensetzungen in der Literatur zugeordnet werden. Kapitel 3 und Kapitel 4 verdeutlichen die nominale Komposition in beiden Sprachen. Dementsprechend bilden sie den Kern der Arbeit. Die grammatische Regelmäßigkeit wird durch die Frage ermittelt, was das typische Kompositum in den beiden Sprachen eigentlich sei: Als regelhaft gilt, was im Sprachgebrauch der Normalfall ist. Substantivkomposita können sich untereinander darin unterscheiden, nach welchem Kompositionsmodell sie gebildet werden, d.h., welcher Wortart die beiden Konstituenten angehören; die verschiedenen Möglichkeiten werden der Reihe nach mithilfe von Beispielen illustriert. Kapitel 4 betrachtet die italienische Zusammensetzung des Substantivs in Bezug darauf, was im Kapitel 3 für das Deutsche festgestellt wurde; die italienischen Nominalkomposita erweisen sich jedoch als weniger dazu geeignet, mit systematischem Charakter erläutert zu werden. Nach der Beschreibung des Normalfalls ist ein Sprachvergleich möglich, der in dem letzten Teil des Kapitels 4 zu finden ist. Während es in den zwei zentralen Kapiteln um den Normalfall im Bereich Nominalkomposita geht, handelt Kapitel 5 von einer Auswahl von Sonderfällen: Einerseits werden Komposita betrachtet, die sich nicht gemäß der Regel verhalten; andererseits Formen, die scheinbar Nominalkomposita sind, die sich jedoch näher betrachtet aus anderen grammatischen Prozessen ergeben. Das Schlusskapitel beginnt mit der Analyse einiger DaF-Lehrwerke, die an der italienischen Schule verwendet werden. In der Sekundarstufe begleitet der DaF-Unterricht die Schüler vom Anfängerniveau bis 182 maximal zum B2-Niveau des europäischen Referenzrahmens. Die analysierten Lehrwerke beinhalten nur wenige Hinweise auf die Nominalkomposition, wobei die zusammengesetzten Substantive vom Anfang an eine wichtige Rolle in dem Vokabelerwerb spielen. Die aus dem Sprachvergleich gefolgerten Bemerkungen gelten als Ausgangspunkt, um einige Betrachtungen über das Erlernen der Wortbildungsart Komposition an der Schule anzustellen. Die Komposition ist ein morphologischer Prozess, der zwei lexikalische Morpheme kombiniert, um ein neues Wort zu bilden; zwischen den beiden Gliedern oder Konstituenten besteht eine semantische und syntaktische Beziehung, die aber morphologisch implizit bleibt. Mit dieser Definition eröffnet sich Kapitel 1: Die Zusammensetzung ist eine kombinierende Wortbildungsart, die im Bereich der Morphologie tätig ist. Da aber dieses Wortbildungsverfahren schon bestehende Wörter verbindet, hat die Kompositionsregel auch viel mit den Regeln der Syntax gemeinsam, die Wortgruppen bilden. Genauso wie Phrasen sind Komposita nämlich binär, potentiell rekursiv und weisen einen Kopf auf. Der Kopf eines Kompositums ist das Glied, das die grammatischen Merkmale des Ganzen bestimmt. Der Righthand Head Rule (RHR) von Williams (1981) entsprechend ist der formale Kopf in den germanischen Sprachen immer die rechte Konstituente – wobei diese Annahme bezüglich der romanischen Sprachen nicht anwendbar ist. Der formale Kopf kann auch den semantischen Kern der Bildung darstellen. Welche der Konstituenten der semantische Kopf ist, ermittelt der Test ‚ist ein‘, zum Beispiel ist Haustür eine Tür, und nicht ein *Haus: Tür ist nämlich der formale und semantische Kopf des Kompositums, das Determinatum. Semantisch weisen die typischen Komposita eine determinative Beziehung zwischen den Konstituenten auf, d.h., die Einheit, die nicht Kopf ist – also das Determinans – bestimmt den Kopf näher: eine Haustür ist eine Tür, und zwar die Tür eines Hauses. Komposita weichen jedoch von den Phrasen dadurch ab, dass sie sich wie einfache Wörter verhalten: Wie Wörter sind Komposita syntaktische Atome. Es ist nämlich nicht möglich, Material zwischen den Konstituenten einzufügen, das Determinans syntaktisch zu modifizieren oder den Kopf zu pronominalisieren. Manche syntaktischen Fügungen können einige dieser Merkmale aufweisen; sie sind aber 183 als feste Wendungen anzusehen, die nicht mittels der Morphologie, sondern in der Syntax entstanden sind. Komposita sind aber nicht nur von Phrasen, sondern auch von anderen Bildungen zu unterscheiden; ähnliche Formen entstehen z.B. aus der Univerbierung, dem diachronischen Verfahren, durch welches eine syntaktische Wortgruppe zu einem graphischen Wort zusammenwächst. Unter den Wortbildungsarten ist die Komposition von der Ableitung abzugrenzen, welche freie Morpheme mit Affixen kombiniert; die Grenze zwischen den beiden Verfahren ist jedoch unscharf, und bei einigen Wortbildungen ist es umstritten, welcher Wortbildungsart sie zuzuschreiben sind. Die Konfixkomposita (oder neoklassische Bildungen, wie z.B. Teleskop) weisen beispielsweise Bestandteile auf, die lexikalische Morpheme sind, aber nicht frei vorkommen können. Die lexikalische Natur der Konstituenten ist allerdings ein Grund dafür, sie als Komposita zu betrachten. Es gibt auch durch Komposition entstandene Wörter, deren Einheiten heute nicht mehr erkennbar sind: Sie sind die verdunkelten Komposita (wie z.B. Lindwurm), die sich in der Grauzone zwischen Komposita und einfachen Wörtern befinden. Zwischen den Konstituenten besteht eine Bedeutungsbeziehung, die nur eine syntagmatische Paraphrase explizit ausdrücken kann, und aus diesem Grund werden zusammengesetzte Wörter als semantisch kondensierte Einheiten angesehen. Die semantische Vielfältigkeit der Zusammensetzungen ergibt sich aus der Vagheit der Bedeutung und der Polysemie der Bestandteile – so kann beispielsweise Fischfrau ‚Frau, die Fisch verkauft‘, ‚Frau, die kühl wie ein Fisch ist‘ usw. bedeuten, aber dies kann nur der Kontext disambiguieren. Einige Formen sind kompositionell, also wird ihre Gesamtbedeutung von der Bedeutung der beiden Bestandteile erschlossen; andere Formen sind figurativ oder idiomatisch zu deuten, daher wird ihre Semantik nicht nur mittels der konventionellen Bedeutung der Kompositionsglieder erklärt. Die Komposition erlaubt nicht nur die Bildung von Formen, die lexikalisiert werden, sondern auch von Wörtern, deren Gebrauch sich in dem unmittelbaren Kontext der Kommunikation erschöpft, ohne je dem Wortschatz beizutreten. Nach der Beschreibung der allgemeinen Merkmale der Komposition stellt sich die Frage, ob es universal gültige Kriterien für die Ermittlung eines Kompositums gibt. Komposita verhalten sich nicht in derselben Art und Weise in allen Sprachen der Welt, 184 man bemerke nur die Zusammenschreibung aller deutschen Komposita, wobei im Italienischen nur manche zusammengesetzten Wörter zusammengeschrieben werden. Die strenge Anwendung des graphischen Kriteriums würde in diesem Fall die meisten Komposita des Italienischen außer Betracht lassen. Da keine phonologischen, morphologischen, orthographischen oder syntaktischen Kriterien für alle Sprachen gültig sein können, kann man nur universale Tendenzen statt universaler Regeln identifizieren. Es wird in dieser Arbeit die Definition benutzt, nach der ein Kompositum aus zwei lexikalischen Morphemen besteht, zwischen denen eine nicht morphologisch explizite semantisch-grammatische Beziehung vorhanden ist. Im zweiten Kapitel geht es um die im Bereich Nominalkomposition angewandten Kategorisierungen. Die Determinativkomposita werden so traditionell den Kopulativkomposita (in der sanskritischen Benennung Dvandva) entgegengestellt. Es handelt sich dabei um Bildungen, deren Konstituenten in einem koordinierenden Verhältnis stehen, wie zum Beispiel Kinocafé; im Prinzip könnte die Reihenfolge der Konstituenten ohne Bedeutungsveränderung umgekehrt werden, aber i.d.R. weisen Kopulativkomposita eine lexikalisierte feste Reihenfolge (*Cafékino). Sanskritischer Herkunft ist auch die Kategorie Bahuvrīhi, oder Possessivkomposita. Bildungen solcher Gattung sind exozentrisch, d.h., keine der Konstituenten kann als semantischer Kopf gelten; außerdem drücken sie eine possessive Beziehung aus zwischen der bezeichneten referentiellen Entität und dem, worauf die Konstituenten hinweisen – beispielsweise bezeichnet ein Rotkehlchen ein Vogel, das ein rotes Kehlchen hat. Darauf folgt die Erläuterung der Kategorie der Rektionskomposita, d.h. die Bildungen, in denen der Kopf ein deverbales Substantiv ist (z.B. Obstverkäufer). Der Kopf weist in diesem Fall dieselbe Valenzstruktur des unterliegenden Verbes auf, und das Determinans erfüllt sie; daher zeigen diese Formen eine von der Verbvalenz gesteuerte Präferenz hinsichtlich der Bedeutungszuschreibung. Bei Rektionskomposita können problematische Strukturen vorliegen, falls der deverbale Bestandteil als selbstständiges Wort nicht existiert. Dabei sind die Konstituente zwar lexikalisch, aber eine der beiden kann nicht frei vorkommen, wie im Fall vom Wort Appetithemmer, wo das Zweitglied *Hemmer kein Wort ist. Solche umstrittenen Formen, die in den romanischen Sprachen kaum vorhanden sind, heißen Zusammenbildungen und werden von manchen Linguisten für Komposita, von anderen 185 für Phrasenableitungen gehalten (der Phrase ‚den Appetit hemmen‘ wird das Suffix –er hinzugefügt). Zuletzt wird die von Scalise und Bisetto (2009) vorgeschlagene Kategorisierung vorgestellt, die die Zusammensetzungen in drei Gruppen gliedert: Die subordinativen Komposita weisen eine Valenzbeziehung zwischen Kopf und Determinans auf; in den attributiv-appositiven Komposita stellt hingegen das Determinans ein Attribut oder eine Apposition zu dem Kopf dar. Die dritte Gruppe umfasst die Koordinativkomposita, deren Glieder semantisch und syntaktisch gleichgestellt sind. Alle drei Kategorien unterteilen sich dann in exozentrische und endozentrische Komposita. Kapitel 3 analysiert die Nominalkomposition im Deutschen. Die deutsche Komposition ist rechtsköpfig, und zwar, die rechte Konstituente bestimmt die grammatischen Merkmale des ganzen Kompositums. Daraus folgt, dass die rechte Einheit der deutschen Nominalkomposita immer ein Substantiv ist. Das ist damit erklärbar, dass das Deutsche eine SOV-Sprache ist, und dieser Satzstellung entspricht die Reihenfolge Determinans-Kopf. Strukturell angesehen sind die deutschen Substantivkomposita binär und rekursiv, ihre Konstituenten können dementsprechend selbst zusammengesetzte Wörter sein. Der zusammengesetzte Bestandteil kann links (Blumenkohlsuppe), rechts (Fingerhandschuh) oder beiderseits vorkommen (Hochgeschwindigkeitsmutprobe), wobei das Deutsche linksverzweigte Komposita bevorzugt. Zwischen den beiden Gliedern sind mitunter Fugenelemente vorhanden, wie zum Beispiel in Königsmantel; es handelt sich dabei um Reste archaischer Flexionsendungen. Die Distribution der Fugenelemente ist nach klaren Regeln nicht erklärbar, doch sie erfolgt nicht willkürlich und erfüllt prosodische sowie morphologische Funktionen. Man kann nur bestimmte Tendenzen ermitteln, was das Verhalten des Fugen-s- angeht, und zwar, es kommt i.d.R. nach Substantive vor, die auf –heit/–keit/–igkeit, –ion, –ität, –schaft, –ung, –ling, –tum, – um und –sal enden. Phonologisch betrachtet behält jede Konstituente ihre eigene prosodische Struktur bei und der Hauptakzent liegt i.d.R. auf dem ersten Glied des Kompositums, obwohl die Verzweigung und der Lexikalisierungsgrad auf die Akzentuierung einwirken können. Hinsichtlich der Orthographie werden die deutschen Komposita immer zusammengeschrieben; wenn der erste Bestandteil ein Buchstabe oder eine Abkürzung 186 ist, tritt der Bindestrich auf; er ist außerdem fakultativ, wenn es darum geht, dem Leser die Segmentierung der Konstituenten zu erleichtern. Die Getrennt- und Binnengroßschreibung kommen vor allem in der Werbung vor und gelten als markiert. Im Bereich Syntax verhalten sich die deutschen Komposita wie syntaktische Atome; der erste Bestandteil bleibt unflektiert und kann nicht attribuiert werden, und zwar, das Determinans ist syntaktisch unerreichbar. Wie schon gesagt, erschließt sich die Bedeutungsbeziehung zwischen den Gliedern eines Kompositums nur mittels einer syntaktischen Paraphrase. Die Nominalkomposita und die entsprechenden Syntagmen weisen aber Unterschiede in der Distribution auf, deswegen gelten sie als onomasiologische Verfahren des Deutschen, die unterschiedliche semantische Möglichkeiten ausdrücken. Tendenziell bezeichnet das Kompositum eine stabile Entität (Heuwagen), während die Nominalphrase auf augenblickliche Merkmale Bezug nimmt (Wagen mit Heu). Die Konstituenten können reihenbildend sein, d.h., sie treten in einer Mehrzahl von Bildungen mit Bedeutungsähnlichkeit auf; manche dieser reihenbildenden Bestandteile unterscheiden sich von den entsprechenden frei vorkommenden Wörtern darin, dass sie semantisch ausgebleicht sind, und sie verhalten sich deswegen ähnlich wie Affixoiden. Zum Beispiel ist die Konstituente –gut in Streugut, Kulturgut semantisch schwächer als das homonyme Wort Gut. Die Komposition erweist sich auch als ein produktives Sprachmittel, um den nominalen Aspekt der Substantive zu verändern – z.B. werden aus den Kontinuativa Salat, Reis die Singulativa Salatkopf, Reiskorn gebildet. Nach der Erläuterung der allgemeinen Merkmale der Substantivkomposita sind die verschiedenen Kompositionsmodelle der Reihe nach zu verdeutlichen. Angesehen der Rechtsköpfigkeit ist das Rechtsglied im Deutschen immer ein Substantiv, hingegen kann das Linksglied zu jeder lexikalischen Kategorie angehören. Die verbreitetsten und produktivsten Nominalkomposita bestehen aus zwei Substantiven (Haustür); formal und semantisch weisen diese Bildungen kaum Beschränkungen. Die Bedeutungszuschreibung kann valenzgesteuert sein, und zwar bei den Rektionskomposita wie Romanleser und bei Formen mit relationalem Zweitglied wie Professorensohn. Sie kann andernfalls anhand einer beschränkten Anzahl semantischer Grundrelationen erfolgen (z.B. lokal, Kellertreppe, oder material, Lederschuhe). Außerdem können N+N-Komposita an dem Kontext gebunden sein, in dem sie gebildet werden; Heuhemd kann beispielsweise auf 187 ein bestimmtes Hemd hindeuten, das man einmal beim Heumachen verwendet hat. Der Bezug auf den Kontext und die Metaphorisierung der Bestandteile wirken zur Kreativität und semantischen Vielfalt dieses Kompositionsmodelles mit. Diesem Modell sind auch Kopulativkomposita zu unterordnen. Bei den Kopulativkomposita besteht zwischen den beiden Konstituenten ein koordinatives Verhältnis; da dies nur bei Konstituenten gleicher Wortart möglich ist, sind Kopulativkomposita immer nach dem Muster N+N gebildet. Die Notwendigkeit einer kopulativen Kategorie wird aber von Breindl-Thurmair (1992) in Frage gestellt, weil Kopulativkomposita letztendlich normale Determinativkomposita seien, die auch eine kopulative Interpretation zuließen – in anderen Wörtern handelt sich z.B. bei einem Hosenrock um einen Rock, der Merkmale von einer Hose hat. Das Modell A+N (Buntpapier) ist formal sowie semantisch beschränkter als das Modell N+N, und es ist deswegen weniger produktiv. Das Adjektiv druckt eine Eigenschaft des Nomens aus wie in der entsprechenden Phrase Adjektiv-Substantiv; doch in Vergleich zur syntaktischen Phrase zeigen die Komposita dieses Modells eine sehr begrenztere Distribution auf. Produktiver und weniger beschränkt ist das Modell V+N (Schreibware), in dem das Verb eine typische Tätigkeit des Substantivs bezeichnet. Anders als andere zusammengesetzte Substantive verhalten sich die Konfixkomposita, indem der Kopf nicht nur ein Substantiv, sondern auch ein Konfix sein kann, und daraus ergibt sich trotzdem ein Nomen. Derartige Bildungen bestehen aus zwei Konfixen (Diskothek) oder aus einem Konfix und einem einheimischen Substantiv (Thermojacke, Spielothek). Darüber hinaus können auch Präpositionen oder Adverbien (Zubrot, Rückreise), Numeralia (Zweikampf), Buchstaben (S-Kurve) oder Abkürzungen (U-Bahn) als erste Konstituente deutscher Nominalkomposita vorkommen. Ferner werden Komposita auch mit Syntagmen oder Sätze gebildet, wie z.B. Zwischen-den-Mahlzeiten-Imbiss oder Wirpacken-es-an-Stimmung. Dies bereitet theoretische Probleme, weil das Resultat der Syntax dabei Bestandteil eines morphologischen Verfahrens ist – anders formuliert, Phrasen werden verwendet, um Wörter zu bilden, während normalerweise das Gegenteil erfolgt. Die Komposition kann des Weiteren auch Eigennamen aus zwei onymischen Bestandteilen bilden, und zwar sowohl Anthroponyme (Annegret) als auch Toponyme (Leipzig-Grünau). Die deonymische Komposition kombiniert hingegen Eigennamen und Appellativa und bildet Spitznamen (Goldzahn-Klaus) sowie Ortsnamen (Goethestraße), 188 aber auch Gattungsnamen wie Berlinreise und Sibirtiger. Interessant sind die Komposita des Typs Heulsuse, in denen der Eigenname (Suse) deonymisiert ist und im Allgemeinen für ‚Person‘ verwendet wird. Zuletzt werden die Tendenzen der Komposition im heutigen Deutschen berücksichtigt. Die Komposita sind formal präzise und semantisch dichte Bildungen, deswegen sind sie besonders verbreitet im Bereich Werbung, Information und Fachsprachen. Es besteht einerseits die Tendenz, mehrgliedrige Komposita zu bilden, andererseits die Neigung, längere Zusammenbildungen abzukürzen (z.B. bei dem Wort Bundesasubildungsförderungsgesetz als Bafög abgekürzt). Nach der Darstellung der Nominalkomposition des Deutschen analysiert Kapitel 4 die Nominalkomposition des Italienischen mit dem Zweck, die beiden Wortbildungsmodalitäten zu kontrastieren. Der Definition nach gilt als Kompositum die Kombination zweier lexikalischer Morpheme, zwischen denen die Bedeutungsbeziehung morphologisch nicht ausgedruckt ist. Dementsprechend werden Formen wie ferro da stiro wegen der Präposition da nicht berücksichtigt, obwohl sie sich als syntaktische Atome verhalten (*ferro nuovo da stiro). Die italienische Nominalzusammensetzung ist nicht so klar systematisierbar wie die deutsche. Selbst die Position des Kopfes ist nicht fest: Die meisten produktiven Komposita sind linksköpfig, wie caposquadriglia, aber viele Bildungen weisen keinen formalen Kopf auf, wie spazzacamino und pellerossa. Solche Bildungen weichen sich von den deutschen Exozentrika dadurch ab, dass das Rechtsglied im Deutschen immer die grammatische Merkmale des Ganzen bestimmt, während im Italienischen die Genuszuschreibung nicht vorausgesehen werden kann; man vergleiche beispielsweise das Kehlchen, das Rotkehlchen und la pelle, aber il pellerossa. Des Weiteren gibt es im Italienischen auch eine bedeutende Anzahl rechtsköpfiger Komposita. Das Lateinische war nämlich eine SOV-Sprache wie das Deutsche, deswegen weisen die Komposita archaischerer Bildung i.d.R. Rechtsköpfigkeit auf. Auch die meisten Wortbildungen angloamerikanischen Einflusses sind rechtsköpfig (scuolabus), genauso wie Konfixkomposita (biologia). Als Resultat ergibt sich, dass viele italienischen Formen den Deutschen strukturell ähnlich sind, man vergleiche z.B. Eisenbahn und Ferrovia. 189 Prosodisch betrachtet tragen die italienischen Substantivkomposita den Akzent auf dem Zweitglied, und bestimmte phonologische Regeln erleichtern die Aussprache und die Orthographie, z.B. sagt man pastasciutta und nicht *pastaasciutta. Graphisch verhalten sich die Komposita ganz unterschiedlich, denn nicht alle Bildungen sind univerbiert. Die älteren Komposita sind i.d.R. zusammengeschrieben, andere Formen werden getrenntgeschrieben, und in manchen Bildungen tritt ein Bindestrich auf. Abgesehen von der Zusammen- oder Getrenntschreibung verhalten sich Nominalkomposita wie syntaktische Atome, allerdings kann nicht nur der Kopf, sondern auch das Determinans eine Wortform sein. Infolgedessen kann auch das Determinans die Pluralendung aufzeigen, wobei sich die Pluralform bei den italienischen Substantivkomposita nicht unter klaren Regeln nachvollziehen lässt – flektiert wird nämlich nur der Kopf (le conferenze stampa), nur das Determinans (i capocuochi), beide Konstituenten (le casseforti) oder keine (gli spazzacamino). Außerdem sind univerbierte exozentrische Komposita undeklinierbar (gli aspirapolvere, i pellerossa). Semantisch angesehen ist das Verhältnis zwischen den beiden Gliedern determinativ oder koordinativ, genauso wie bei den deutschen Komposita. Die italienischen Substantivkomposita ergeben sich aus verschiedenen Kompositionsmodellen. Das Modell N+N bildet in der heutigen Sprache linksköpfige Komposita wie busta paga, aber viele lexikalisierte N+N-Substantive sind tatsächlich rechtsköpfig und sind strukturell betrachtet den deutschen Substantivkomposita sehr ähnlich (madrelingua, Muttersprache). Nominale Kopulativkomposita bestehen auch aus zwei Substantiven und verhalten sich genauso wie die entsprechenden deutschen Formen; die grammatischen Merkmale bestimmt aber das Erstglied, und nicht das Zweitglied wie im Deutschen; rein formal betrachtet sind italienische Kopulativkomposita also linksköpfig. Anhand des Sprachvergleiches scheint die kopulative Zusammensetzung die Kompositionstypologie zu sein, in der beiden Sprachen am ähnlichsten sind. Komposita, die aus Adjektiv und Substantiv bestehen, können linksköpfig (N+A, pastasciutta) oder rechtsköpfig sein (A+N, cassaforte), das Substantiv ist immer der Kopf. Rechtsköpfige zusammengeschrieben und A+N-Zusammensetzungen sind deswegen leicht werden normalerweise erkennbar; N+A-Komposita entsprechen hingegen der Struktur der Phrase Adjektiv-Substantiv, daher ist die Grenze zwischen Kompositum und Phrase mitunter unscharf. In A+N-Komposita verhält sich 190 aber das Adjektiv wie ein Determinans, d.h. nicht wie ein qualifizierendes Attribut; das ist mittels einiger Tests analysierbar. Com’è la nave? *È spaziale, *una nave molto spaziale – diese Tests beweisen, dass nave spaziale letztendlich ein Kompositum ist. Das Modell V+N (scolapasta) ist in der heutigen Sprache am produktivsten. Das verbale Glied regiert dabei die nominale Einheit, die als Akkusativergänzung gilt, und die Verb-Objekt-Stellung entspricht der Syntax der SVO-Sprachen. Insofern sind sie ähnlich den Rektionskomposita (wie Romanleser) und entsprechen rein formal betrachtet dem deutschen Modell V+N (wie Reibekäse). Jedoch unterscheiden sie sich von den beiden genannten Formen darin, dass italienische V+N-Bildungen exozentrisch sind (ein scolapasta ist weder *pasta noch *scola); das Genus ist nämlich i.d.R. maskulin und die Form bleibt im Plural unverändert (uno scolapasta, due scolapasta). Dieses exozentrische Modell ist in den germanischen Sprachen kaum zu finden; solche Formen sind aber den deutschen Satzwörtern wie Waghals, die im Kapitel 5 behandelt werden, formal und semantisch übereinstimmend. Ein verbales Erstglied kann sich auch mit Adverbien verbinden (tiratardi) und mit anderen Verben (fuggifuggi); diese beide Bildungen sind immer exozentrisch und existieren im Deutschen nicht. Das beweist, dass Nominalkomposita im Italienischen entstehen können, ohne dass eine der beiden Konstituenten zwangsläufig ein Substantiv ist. Wie im Deutschen gibt es im Italienischen Konfixkomposita – welche immer rechtsköpfig sind (discoteca) – und Komposita aus Präposition und Substantiv (soprabito). Die onymischen Komposita sind auch im Italienischen vorhanden (Giancarlo, Piazza Duomo), wobei die deonymische Komposition durchaus fehlt; es gibt nämlich keine Komposita, die Ausdrucke wie Berlinreise und Heulsuse übersetzten. Die deutschen Zusammensetzungen entsprechen häufiger Bildungen verschiedener Versprachlichungsverfahren im Italienischen. Beispielsweise beweist die Übersetzung Schlafsack – sacco a pelo, dass deutsche Zusammensetzungen häufiger italienischen analytischen Phrasen entsprechen. Das wird auch von der kontrastiven Literatur DeutschItalienisch festgestellt: Der Schwerpunkt liegt normalerweise in der Wiedergabe der deutschen Komposita Kompositionsmodelle im zeigt, Italienischen. dass die Eine Muster vergleichende N+N, A+N, Analyse Prep+N der sowie Konfixkomposita mit ähnlichen Merkmalen in beiden Sprachen vorhanden sind, obwohl sich die deutschen N+N-Komposita einer besonders ausgedehnten Distribution erfreuen. 191 Das Modell V+N ist in beiden Sprachen zu finden, hat allerdings ziemlich unterschiedliche Eigenschaften, wie oben erwähnt. Formen der übrigen deutschen Kompositionsmodelle (mit Adverb, Pronomen, Numerale, Buchstabe, Abkürzung oder Phrase als Erstglied) scheinen im Italienischen nicht zu existieren oder längst nicht mehr produktiv zu sein. Einige Formen sind im Italienischen dieser Modelle sehr ähnlich, zum Beispiel könnte die Bildung lato B als Substantiv-Buchstabe-Kompositum gelten; jedoch werden diese Formen in den italienischen Grammatiken nicht berücksichtigt. Die Modelle V+V und V+Adv weist hingegen nur das Italienische auf. Was die Prosodie angeht, liegt der Akzent im Deutschen auf dem ersten Bestandteil, im Italienischen hingegen auf dem zweiten; all die deutschen Komposita werden zusammengeschrieben, während italienische Komposita sich unterschiedlich verhalten, wie oben erläutert. Die beiden Wortbildungsverfahren unterscheiden sich auch hinsichtlich der Position und der Präsenz des formalen Kopfes; es wurde festgestellt, dass der Kopf der italienischen Komposita nicht positionsfest ist, die Bildungen können nämlich linksköpfig oder rechtsköpfig sein. Darüber hinaus kann der formale Kopf in den italienischen Zusammensetzungen auch durchaus fehlen, was in den deutschen nicht möglich ist. Anders als die deutschen Formen bestehen die italienischen Komposita aus zwei flektierten Bestandteilen; daraus folgt auch das unterschiedliche Verhalten der italienischen Formen in Bezug auf den Plural, der im Italienischen auch das Determinans betreffen kann. Im Deutschen wird hingegen immer nur das Determinatum flektiert, während das Determinans syntaktisch unerreichbar und nicht attribuierbar ist. Die verschiedene Distribution der deutschen und italienischen Komposita beruht auf unterschiedlichen semantischen Möglichkeiten: Das entsprechende Nominalkompositum kann potenziell immer die deutsche Nominalphrase ersetzen, wenn auch mit Bedeutungsoder pragmatischen Unterschieden – im Italienischen ist das nicht möglich. Kapitel 3 und 4 haben den Normalfall der Nominalkomposition in den beiden Sprachen beschrieben; Kapitel 5 beschäftigt sich hingegen mit einigen Sonderfällen im Bereich zusammengesetzte Substantive des Deutschen und des Italienischen. Die für das Deutsche ermittelten Sonderfälle sind einerseits Komposita, die Besonderheiten bei der Determinativbeziehung zwischen den beiden Konstituenten aufweisen; andererseits werden scheinbare zusammengesetzten Bildungen analysiert, die 192 sich näher betrachtet als Ergebnisse anderer Versprachlichungsverfahren erweisen. Zuerst ist die Rede von den sogenannten verdeutlichenden Komposita, d.h. solche zusammengesetzten Substantive, in denen der die linke Einheit statt der rechten als semantischer Kopf interpretierbar ist; deswegen kann das Determinativverhältnis als umgekehrt gelten. Die verdeutlichenden Komposita gliedern sich in die folgenden drei Gruppen. In Formen wie Verschmelzungsprozess disambiguiert das Zweitglied die Bedeutung des polysemischen Erstglieds (Verschmelzung als Prozess). In Bildungen wie Hirschkuh fungiert das Zweitglied als Movierungselement des ersten Bestandteiles – eine Hischkuh ist keine Kuh, sondern ein weiblicher Hirsch. Meines Erachtens verhalten sich diese Movierungseinheiten wie solche Zweitglieder, die den Nominalaspekt der Substantive modifizieren (wie der Plural Schmuckware aus dem Kontinuativum Schmuck), d.h., in diesen beiden Fällen erfüllt das Zweitglied nicht nur semantische, sondern auch grammatische Funktionen. In Komposita wie Wahlfisch motiviert das Zweitglied die erste Einheit, weil der Sprecher sie als entlehnt (Bermudahose), verdunkelt (Lindwurm) oder jedenfalls unmotiviert wahrnimmt. Danach wird das Determinativverhältnis in den onymischen Kombinationen wie z.B. Leipzig-Grünau erläutert. Dabei kann die erste Konstituente das Ganze darstellen, während das Zweitglied als Determinans fungiert – die Bildung ist nämlich als ‚Leipzig, und zwar Grünau‘ deutbar. Meiner Meinung nach ergibt sich diese Besonderheit daraus, dass sich onymische Konstituenten anders als Appellativa verhalten: In der typischen Determinativkomposition ist das Determinatum ein Gattungsname, deswegen kann das Determinans seine semantische Extension näher bestimmen. Eigennamen sind hingegen strukturell weniger geeignet, determiniert zu werden. Darauf folgt die Beschreibung der sogenannten Klammerformen wie Akutbett. Eine Klammerform ist ein Kompositum, in dem ein Element aus sprachökonomischen Gründen getilgt worden ist; wenn man dies nicht berücksichtigt, dann scheint das Determinativverhältnis zu versagen. Beispielsweise handelt es sich bei Akutbett scheinbar um ein A+N-Kompositum, wobei die entsprechende syntaktische Paraphrase *‘Akutes Bett‘ falsch ist, denn es bezeichnet ein Akut(fall)bett. Das Determinans bezieht sich nicht direkt auf das Determinatum, sondern auf das fehlende Element. Zuletzt wird die Form barfuß betrachtet, die ein Adverb ist, obwohl das Zweitglied ein Substantiv ist. Es handelt 193 sich dabei um die Konversion eines Possessivkompositums, das sich in dem Sprachwandel als Adverb durchgesetzt hat. Es werden dann die Formen des Typs eine Zeitlang analysiert; anhand des Zweitglieds soll das Wort Zeitlang ein Adjektiv sein, trotzdem beweist der weibliche Artikel, dass die Form ein weibliches Substantiv ist. Solche Formen sind nämlich keine Komposita, sondern Univerbierungen von Syntagmen, die sich diachronisch entwickelt haben. Auch die Bildungen wie Waghals scheinen strukturell V+N-Komposita zu sein; eine nähere Betrachtung zeigt allerdings, dass sie Konversionen von verbalen Syntagmen sind. Dementsprechend heißen diese Formen ‚Satzwörter‘ und sind strukturell angesehen den V+N-Komposita des Italienischen wie scolapasta sehr ähnlich. Hinsichtlich der Sonderfälle des Italienischen werden drei Phänomene illustriert. Erstens werden die adjektivische V+N-Bildungen analysiert. Das V+N-Modell formt nicht nur Substantive, wie die Grammatiken erläutern, sondern auch Komposita in adjektivischem Gebrauch. In der Phrase un panorama mozzafiato attribuiert mozzafiato das Nomen panorama, darüber hinaus existiert *il mozzafiato als Substantiv nicht. Solche Bildungen sind im heutigen Italienischen sehr produktiv. Zweitens geht es um N+NKomposita, derer grammatische Kategorie problematisch ist; sie sind Formen, die dem kopulativen Muster entsprechen, aber sie verhalten sich wie Modifikatoren eines Substantivs und können nicht frei vorkommen (z.B. die Form *terra aria in missili terraaria). Drittens werden Formen wie segreteria direzione ufficio acquisti analysiert, die rekursiv sind, wo keine Rekursivität in der italienischen Komposition vorliegt. Die Bildung dieser Etiketten ist unter den Tendenzen zur Nominalisierung und zur semantischen Dichtheit des heutigen Italienischen einzuschließen. Im letzten Kapitel geht es darum, didaktische Überlegungen über die Nominalkomposition zu formulieren. In der italienischen Sekundarstufe beginnt die DaFLehrfach i.d.R. mit dem Anfängerniveau und erreicht maximal das Niveau B2 des europäischen Referenzrahmens. Es werden 4 Lehrwerke analysiert, die sich an italienischen SchülerInnen richten, um festzustellen, wie die Nominalkomposition behandelt wird. Die zusammengesetzten Wörter treten schon in den allerersten Seiten der Lehrwerke auf, jedoch ist die einzige grammatische Erklärung erst nach zahlreichen Einheiten zu finden. Die Regelmäßigkeiten sind auf das Folgende beschränkt: Komposita 194 bestehen aus zwei Wörtern, das rechte Wort bestimmt das Genus sowie die Bedeutung des Ganzen, das Plural betrifft das Zweitglied, und die Stellung der Elemente ist umgekehrt im Vergleich zur italienischen Übersetzung. Im besten Fall wird darauf hingewiesen, die einzigen Bestandteilen statt des Kompositums im Wörterbuch nachzuschauen. Anhand der Beschreibung der Regelmäßigkeiten der deutschen Zusammensetzung und des Sprachvergleiches mit dem Italienischen glaube ich, man kann an der Schule näher Aufmerksamkeit auf das Phänomen richten. Orthographisch angesehen ist es wichtig, den SchülerInnen die Zusammenschreibung der deutschen Komposita beizubringen; im Vergleich dazu verhalten sich die italienischen und englischen Bildungen anders, und das kann zu Fehlern führen. Dass ein Bindestrich bei Abkürzungen und Buchstaben vorkommt, kann den SchülerInnen erklärt werden, wenn ihnen die Zusammenschreibung der Komposita klar ist – Bildungen wie U-Bahn gehören zur Alltagssprache. Der Akzent liegt im Deutschen auf dem Erstglied, im Gegensatz zum Italienischen; dies entspricht der prosodischen Tendenzen des Deutschen, das i.d.R. die erste Silbe oder der erste Bestandteil der einheimischen Wörter betont. Da die Phonologie einer der wenigen Bereichen der Sprache ist, wo das Transfer systematisch erfolgt, lohnt es sich, die Prosodie der Komposita zu üben. Was die Morphologie der Komposita angeht, lassen die analysierten Lehrwerke die Fugenelemente außer Acht, aber daraus kann sich eine falsche Segmentierung der Bestandteile ergeben. Da Fugenelemente im Italienischen nicht vorkommen, soll ihre Präsenz im Unterricht zumindest anerkannt werden, damit die Lernenden orthographische Fehler vermeiden. Die Distribution der Fugenelemente ist auch Linguisten geheimnisvoll, aber meines Erachtens können fortgeschrittene SchülerInnen die einzige bezügliche Tendenz lernen; und zwar, das Fugen-s- kommt regelmäßig nach den Substantiven vor, die auf –heit/–keit/–igkeit, –ion, –ität, –schaft, und –ung enden. Solche Suffixe sollen auch bekannt sein, weil sie als Indizien des weiblichen Genus der Nomen gelten. In den ersten Einheiten der Lehrbücher treten nicht nur N+N-Komposita, sondern auch V+N- und A+N-Bildungen auf (Weißwein, Wohnzimmer); hinsichtlich dieser beiden Kompositionsmodelle bestehen zwei einfache Regeln, und zwar: Das Adjektiv in Weißwein muss unflektiert sein, und das Verb in Wohnzimmer weist keine –en-Endung auf. In Bezug auf die Semantik dieser Kompositionsmodelle könnte das Folgende 195 beigebracht werden: In A+N-Zusammensetzungen bezeichnet das Adjektiv eine typische Eigenschaft des Substantivs; in V+N-Formen drückt das verbale Glied eine charakteristische Tätigkeit des Nomens aus. Hinsichtlich der Syntax kann man den SchülerInnen die folgenden Regeln geben, und zwar, die Pluralendung wirkt nur auf das Zweitglied, und das Erstglied bleibt immer unflektiert – wie oben erwähnt, ist das bei den A+N-Komposita besonders von Belang. Die Stellung Modifikator-Kopf entspricht der Tendenz der deutschen Syntax, das semantisch gewichtigste Element am Ende zu stellen: Man kann explizit darauf Bezug nehmen, damit die Mechanismen der deutschen Wortstellung deutlicher werden. Da die Komposita im Deutschen so verbreitet sind, ist es wichtig, dass die SchülerInnen über klare Interpretationsstrategien verfügen. Bei einem neuen Kompositum ist es nötig, die Form in Konstituenten zu gliedern, die Bestandteile ohne evtl. Fugenelemente im Wörterbuch zu suchen, und die Bedeutung ab dem letzten Glied zu rekonstruieren; es gilt die Regel, ‚AB ist ein B, das etwas mit A zu tun hat‘. Das bereitet italienischen Muttersprachlern besonders Schwierigkeiten, denn es stößt gegen die Grundsätze der italienischen Wortstellung; man schlägt deswegen vor, nicht nur auf die italienischen Phrasen Bezug zu nehmen (Schweinebraten, arrosto di maiale), sondern auch auf solche Formen, die rechtsköpfig sind, wie Konfixkomposita und Formen lateinischer Ursprung - Terremoto verhaltet sich diesbezüglich wie Erdbeben. Komposita aus zwei Substantiven sind zweifellos die vielfältigsten hinsichtlich der Semantik und die verbreitetste in dem Wortschatz; aber auch die anderen Kompositionsmodelle können im Unterricht betrachtet werden, und zwar vor allem hinsichtlich adjektivischer und verbaler Erstglieder, wie oben gesagt. Der Lehrer kann zusammen mit den SchülerInnen auch Komposita mit Erstglieder aus anderen Wortarten und kreative Bildungen analysieren, damit die SchülerInnen die vielfältigen semantischen Möglichkeiten der deutschen Komposition entdecken. Die Nominalkomposita erscheinen schon in den ersten Deutschunterrichten, deswegen kann man bereits vom Anfang an darauf Acht geben. Da sie im Deutschen einen so großen Anteil an dem Wortschatz haben, sind die Gelegenheiten zahlreich, das Augenmerk auf die Mechanismen der Nominalkomposition zu richten. Vor allem sollen die SchülerInnen eine systematische Methode erhalten, um die deutschen Nominalkomposita korrekt zu interpretieren und wiederverwenden zu können; man muss also nicht unbedingt all die möglichen Aspekten der Komposition auf 196 einmal erledigen, wie die Lehrwerke vorzuschlagen scheinen. Die Regelmäßigkeiten können zuerst induktiv von den SchülerInnen entdeckt werden, und danach können explizite grammatische Erklärungen die ermittelten Regeln systematisieren. Ferner ist es aber bestimmend, die begegneten Bildungen auszunutzen, um die Interpretation der Komposita zu üben und die grammatischen Regelmäßigkeiten zu wiederholen, damit die gelernten Strategien stufenweise zu Automatismen werden. 197 Ringraziamenti Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno condiviso con me la preparazione di questo lavoro di tesi. Innanzitutto rivolgo un doveroso grazie alla professoressa Masiero per l’attenzione che mi ha dedicato in questi mesi, per le correzioni pazienti e precise e per aver sciolto i dubbi sorti durante la ricerca. La ringrazio anche in qualità di coordinatrice Erasmus, per avermi permesso di scrivere parte della tesi in Germania e per avermi dato buoni consigli per la scelta della meta – Lipsia si è rivelata una città incantevole con un ambiente universitario molto stimolante e una biblioteca fantastica. Un grazie sincero va alla professoressa Döring per i preziosi suggerimenti bibliografici, e al professor Fandrych per avermi consigliato il materiale da consultare per la parte didattica del lavoro. Ringrazio anche tutti gli insegnanti che mi hanno comunicato la loro passione per la lingua tedesca: in particolar modo la professoressa Crivellaro, che ha fatto nascere in me il desiderio di continuare con il tedesco anche dopo la scuola superiore, e ancora una volta la professoressa Masiero, che è stata la mia insegnante per quattro anni all’università. Rivolgo la mia gratitudine anche a tutti gli insegnanti che ho avuto modo di incontrare durante il mio percorso che hanno contribuito a farmi capire che la strada che vorrei intraprendere è quella dell’insegnamento. Colgo l’occasione per ringraziare tante altre persone che sono state importanti durante quest’anno di tesi. Ringrazio gli amici dell’Erasmus Lisa, Elisei, Edward e in particolar modo la formidabile Rachael; è stato bello condividere tanti momenti insieme, e auguro loro ogni bene per tutto quello che verrà. Un grazie particolare è per Ernesto, per il supporto morale e linguistico (diciamo pure pinguistico) e per tutte le volte che abbiamo riso di gusto insieme. Ringrazio tanto anche le amiche della biblioteca: Serena, che ha sempre una parola buona per tutti, Karo, Jasmin e Katerina, per i tanti bei momenti insieme e per avermi aiutato a migliorare la lingua. Un grazie di cuore va a Basti per avermi spiegato cosa vuol dire Ulknudel e aver risposto con pazienza a tutte le mie domande. Vorrei poi ringraziare Chiara, la mia cara ‘Frau’, per le lunghe chiacchierate e il sostegno lungo il percorso; Agnese per l’affetto, l’aiuto e i confronti su Skype; e ancora Martina (Franz), per l’indimenticabile pezzo di strada che abbiamo condiviso. Un grazie sincero è rivolto a tutti gli amici di sempre, a cominciare da Ilaria ed Erica (le mie consorelle!) che mi sono venute a trovare in Germania e su cui posso sempre contare, anche quando si frappongono la distanza e gli impegni; vorrei dire a Federico che gli sono grata per tutte le volte che mi ha chiesto di andare in Cornetto e gli ho detto mestamente di no – lo ringrazio perché non ha desistito e gli prometto che in futuro ci sarò. Vorrei ringraziare anche Samu, Alberto, Davide e i tutti i soliti amici, perché in questi mesi un messaggio, un gesto, un pensiero mi hanno sempre fatto sentire bene: è per loro che a Valli si torna volentieri. Un pensiero dolce oggi vola su a Enrico. Infine un grande grazie dal profondo è per la mia famiglia. I miei genitori Soriana e Maurizio mi hanno dato la possibilità di studiare e mi hanno sempre aiutata ed incoraggiata ad inseguire i miei sogni, sostenendomi in tutti i modi possibili; Giulio, mio fratello, mi conosce meglio di chiunque altro e mi ha ascoltata tante volte mentre preparavo questa tesi. So che le parole non bastano ad esprimere quello che sento, e che non sarò mai abbastanza grata per tutto quello che hanno fatto e fanno per me. Se ho potuto intraprendere e portare a compimento questo percorso con serenità e motivazione è stato merito di tutte le persone che mi hanno sostenuto e che mi sono vicine. Grazie di cuore a tutti.