View metadata, citation and similar papers at core.ac.uk
brought to you by
CORE
provided by Padua@thesis
Università degli Studi di Padova
Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari
Corso di Laurea Magistrale in
Lingue e Letterature Europee e Americane
Classe LM-37
Tesi di Laurea
I composti nominali in tedesco e in italiano:
regolarità, eccezioni e aspetti didattici
Relatore
Prof.ssa Federica Masiero
Laureando
Anna Pianegonda
n° matr.1112476 / LMLLA
Anno Accademico 2016 / 2017
Alla mia famiglia
Indice
Introduzione…………………………………………………………………...
7
Capitolo 1. Introduzione al fenomeno della composizione…………………….
9
1.1. Una definizione di composizione……………………………………
9
1.2. La composizione è una modalità di formazione di parole…………...
10
1.3. La composizione tra morfologia e sintassi…………………………..
11
1.3.1. Headedness - la nozione di testa ……………………………..
12
1.3.2. Composto tipico vs. sintagma………………………………..
14
1.3.2.1. I composti frasali……………………………………….
16
1.3.2.2. L’univerbazione………………………………………...
16
1.3.2.3. Altre costruzioni sintattiche…………………………….
17
1.3.3. Composto tipico vs. parola…………………………………...
18
1.3.3.1. I composti demotivati…………………………………..
19
1.3.3.2. I composti neoclassici…………………………………..
20
1.3.3.3. La formazione di parole tramite affissoidi……………...
22
1.3.3.4. Altri processi di formazione di parola…………..............
23
1.4. Il significato nei composti…………………………………………...
26
1.4.1. Composizionalità e prevedibilità…………………………….
30
1.4.2. Idiomaticità e figuralità………………………………………
31
1.4.3. Produttività e lessicalizzazione………………………………
33
1.5. Esistono criteri universali per un’analisi contrastiva dei composti?.....
34
Capitolo 2. Tipologie di composti nominali…………………………………...
39
2.1. Cenni storici sullo studio della composizione ..……………………..
39
2.2. La suddivisione in base alle grammatiche sanscrite: bahuvrīhi e
dvandva………………………………………………………….......
42
2.3. Composti primari e composti sintetici………………………………
44
2.4. Scalise e Bisetto (2009): composti subordinati, attributivi-appositivi
e coordinati…………………………………………………………..
47
Capitolo 3. La composizione nominale in tedesco……………………………..
51
3.1. La composizione determinativa……………………………………...
51
3.2. Le proprietà morfologiche…………………………………………...
53
3.2.1. Fugenelemente…………………………………………….....
54
3.2.1.1. Aspetto formale dei Fugenelemente………………….....
54
3.2.1.2. Fugenelemente paradigmatici e non paradigmatici……..
56
3.3. Proprietà sintattiche dei composti nominali………………………….
57
3.4. Proprietà fonologiche……………………………………………….
58
3.5. Proprietà ortografiche……………………………………………….
59
3.6. Proprietà semantiche………………………………………………..
60
3.6.1. Composti e corrispondenti sintagmi…………………………
60
3.6.2. Reihenbildung………………………………………………..
62
3.6.3. Formazioni demotivate………………………………………
63
3.6.4. Figuralità dei composti tedeschi……………………………..
64
3.7. Diversi modelli di composizione nominale…………………………..
65
3.7.1. Il primo costituente è un sostantivo: Haustür………………...
65
3.7.1.1. Relazioni semantiche: Romanleser, Kellertreppe e
Guerrillagärtner ………..………………………………
66
3.7.1.2. Le metafore nei composti N+N: Jammerlappen………...
68
3.7.1.3. Composti copulativi: Hosenrock………………………..
69
3.7.2. Il primo costituente è un aggettivo: Buntpapier……………...
70
3.7.2.1. Proprietà semantiche: Glatteis…………………………..
71
3.7.3. Il primo costituente è un verbo: Fahrkarte…………………...
73
3.7.3.1. Proprietà semantiche: Schreibware……………………..
73
3.7.4. I composti nominali con confissi: Thermojacke……………...
75
3.7.5. Il primo costituente è un avverbio o una preposizione:
Rückreise, Zubrot…………………………………………….
76
3.7.6. Il primo costituente è un pronome: Niemandsland…………...
77
3.7.7. Il primo costituente è un numerale: Zweikampf………………
78
3.7.8. Il primo costituente è un sintagma o una frase: Hin-und-herGerede……………………………………………………….
78
3.7.9. Il primo costituente è una lettera o un’abbreviazione:
A-Bombe……………………………………………………..
79
3.7.10. Composizione onimica e deonimica: Goethestraße, Heulsuse
80
3.8. Uso e tendenze della composizione in tedesco……………………….
82
Capitolo 4. La composizione nominale in italiano……………………………..
85
4.1. Proprietà morfologiche………………………………………………
86
4.2. Proprietà sintattiche………………………………………………….
89
4.3. Proprietà fonologiche…………………………………………...........
90
4.4. Proprietà ortografiche…………………………………………..........
91
4.5. Proprietà semantiche…………………………………………………
91
4.6. Diversi modelli di composizione nominale……………………..........
93
4.6.1. Composti formati da due sostantivi: caposquadriglia…………
93
4.6.1.1. Composti N+N con testa a destra: autoradio…………….
94
4.6.1.2. Relazioni sintattiche e semantiche tra i costituenti N+N:
donna-cannone………………………………………….
95
4.6.1.3. I composti copulativi: bar-pasticceria…………………..
96
4.6.2. Composti formati da un sostantivo e un aggettivo: pastasciutta
97
4.6.3. Composti formati da un verbo e un sostantivo: scolapasta…….
100
4.6.4. Composti neoclassici e composti esogeni: telescopio…………
103
4.6.5. Composti formati da una preposizione e un nome: sottopentola
104
4.6.6. Composti formati da due costituenti verbali: saliscendi……….
105
4.6.7. Composizione onimica e deonimica: Camposilvano…………..
106
4.7. La composizione nominale: un’analisi contrastiva italiano/tedesco…
107
4.7.1. La distribuzione della composizione nelle due lingue…………
108
4.7.2. La letteratura contrastiva italiano/tedesco sulla composizione...
110
4.7.3. I modelli compositivi nelle due lingue………………………...
111
4.7.4. Caratteristiche fonologiche e ortografiche…………………….
117
4.7.5. Diverse caratteristiche della testa……………………………...
118
4.7.6. I composti e la sintassi…………………………………………
119
4.7.7. Caratteristiche semantiche e pragmatiche……………………..
120
Capitolo 5. Casi particolari nella composizione nominale in tedesco e in
italiano……………………………………………………………………
127
5.1. Eccezioni e casi particolari nei composti sostantivali tedeschi……...
127
Verdeutlichende Komposita ………………………………...
128
5.1.1.
5.1.1.1. Il
secondo
costituente
disambigua
il
primo:
Verschmelzungsprozess…………………………………
129
5.1.1.2 Il secondo costituente come elemento di modificazione:
Hirschkuh……………………………………………….
130
5.1.1.3. Il secondo costituente serve a motivare il primo:
Walfisch…………………………………………………
131
5.1.2. Il rapporto di determinazione nei composti onimici: LeipzigGrünau………………………………………………………
132
5.1.3. Klammerformen: Akutbett…………………………………...
133
5.1.4. Conversione di bahuvrīhi: barfuß……………………………
134
5.1.5. Univerbazione: eine Zeiltlang………………………………..
135
5.1.6. Conversione di sintagmi: Waghals…………………………..
137
5.2. Due casi particolari nella composizione nominale italiana…………..
138
5.2.1. Composti aggettivali V+N: panorama mozzafiato…………...
139
5.2.2. Altre formazioni dalla categoria lessicale incerta: missili
terra-aria…………………………………………………….
131
5.2.3. Eccezioni alla non-ricorsività: segreteria direzione ufficio
acquisti………………………………………………………
142
Capitolo 6. Aspetti didattici della composizione nominale in tedesco…………
145
6.1. Analisi dei libri di testo………………………………………………
145
6.1.1. Wie bitte?.................................................................................
145
6.1.2. Wer weiß?................................................................................
147
6.1.3. ABC Deutsch…………………………………………………
149
6.1.4. Direkt………………………………………………………...
150
6.2. Le semplificazioni didattiche………………………………………...
151
6.3. Ortografia: univerbazione grafica……………………………………
153
6.4. Fonologia: l’accento sul primo costituente…………………………..
154
6.5. Morfologia: il genere, i Fugenelemente, i diversi modelli……………
155
6.6. Sintassi: il plurale e la non-modificabilità del determinante…………
157
6.7. Semantica: il rapporto di determinazione……………………………
158
6.7.1. Ricostruire il significato……………………………………...
159
6.7.2. I composti copulativi………………………………………...
160
6.7.3. Come affrontare i Mammutkomposita.......…………………...
161
6.7.4. I composti demotivati e il significato figurato………………..
162
6.8. L’importanza del contesto…………………………………………..
165
Conclusioni……………………………………………………………………
167
Bibliografia…………………………………………………………................
173
Zusammenfassung…………………………………………………………….
181
Introduzione
In tedesco la composizione è la modalità di formazione di parole per eccellenza. I
morfemi radicali rappresentano infatti solo il 10% del lessico, una percentuale piuttosto
esigua rispetto ad altre lingue; la maggior parte dei lemmi tedeschi sono parole composte,
di cui più di tre quarti sono sostantivi. Al contrario, in italiano la composizione del
sostantivo non è altrettanto diffusa e produttiva, a vantaggio di altre modalità di
formazione. La letteratura contrastiva tra le due lingue si limita perciò a rilevare – quanto
mai correttamente – che il fenomeno della composizione nel tedesco corrisponde in
italiano ad altre modalità onomasiologiche, come la derivazione e la formazione di
strutture sintattiche; in questo lavoro il campo di indagine è invece limitato al confronto
diretto tra la composizione nominale del tedesco e dell’italiano.
In quanto fenomeno grammaticale, la composizione ha un nucleo di regolarità e un
margine di eccezione: la regolarità è intesa come la descrizione di quanto è tipicamente
attestato, ma non può dar conto di tutte le manifestazioni di un dato fenomeno linguistico.
Pertanto, dopo aver illustrato i sostantivi composti tipici nelle due lingue, verranno
analizzati anche alcuni casi particolari che non rientrano tra le regolarità riscontrate e
valgono come eccezioni. Quanto emerso dalla descrizione del fenomeno nelle due lingue
permetterà di operare un confronto linguistico tra la composizione nominale tedesca e
italiana, e di formulare alcune considerazioni per l’insegnamento del tedesco come lingua
straniera nella scuola italiana superiore di secondo grado.
La tesi si articola in sei capitoli. Nei primi due capitoli si mettono a punto gli
strumenti concettuali per illustrare e analizzare il tema. La composizione si presenta come
procedimento morfologico che forma parole nuove combinando parole esistenti, e
pertanto si colloca nella zona grigia al confine con la sintassi, che combina parole per
formare sintagmi. Questo rende difficile sia la scelta di una definizione che permetta di
delimitare i due ambiti, sia l’adozione di criteri universalmente validi per individuare i
composti nelle diverse lingue. Nel secondo capitolo vengono presentate alcune
categorizzazioni impiegate nella letteratura per illustrare le diverse tipologie di parole
composte.
Il terzo e il quarto capitolo rappresentano il nucleo della tesi e descrivono le
regolarità della composizione nominale nelle due lingue. I sostantivi composti del tedesco
7
presentano tendenze ben precise: è quindi possibile una descrizione puntuale del tipico
composto nominale a quasi tutti i livelli della lingua e in tutte le varianti morfologiche.
Altrettanto sistematica non si rivela la composizione italiana, dove interagiscono il
sostrato latino e le influenze allogene, contribuendo a rendere i composti nominali italiani
molteplici nella forma e di difficile definizione. Il confronto linguistico svela poi che
quasi tutti i modelli compositivi del tedesco sono presenti anche in italiano, alcuni con le
stesse caratteristiche strutturali, altri con esiti profondamente diversi.
I casi particolari analizzati nel quinto capitolo si dividono in due tipologie: alcune
forme sono composti a tutti gli effetti, che per alcuni aspetti si discostano dal composto
tipico contraddicendone la regolarità; altre forme sono molto simili ai composti
formalmente, ma ad un esame più attento risultano essere il prodotto di altre modalità di
formazione di parola. L’ultimo capitolo raccoglie gli spunti offerti dai capitoli precedenti
e, dopo aver analizzato la trattazione del tema in alcuni manuali scolastici, si pone
domande di tipo pratico: quanto possa essere insegnato a scuola in merito alle regolarità
della composizione, dove possa essere utile il confronto linguistico tra le due lingue in
questo ambito, e quali possano essere le strategie da insegnare agli studenti, che
incontrano e imparano ad usare le parole composte tedesche.
8
Capitolo 1 – Introduzione al fenomeno della composizione
1.1. Una definizione di composizione
Una definizione dovrebbe permettere a chi se ne serve di comprendere le
caratteristiche del fenomeno in questione, e al contempo di differenziarlo da altri
fenomeni in virtù di tali qualità; tuttavia gli studiosi non sono affatto unanimi nel dare
una definizione di composizione, soprattutto se si tratta di confrontare il fenomeno tra le
diverse lingue. In questa introduzione ci si attiene alla definizione che Jacobini (2011:
250) propone per la lingua italiana, secondo cui la composizione è un procedimento
morfologico che permette di formare parole nuove combinando morfemi lessicali, cioè
parole autonome; di norma il composto non presenta materiale morfologico che espliciti
la relazione sintattico-semantica che i costituenti intrattengono tra loro.
Innanzitutto, quindi, la composizione è un processo morfologico: segue cioè le
regole della morfologia, che disciplinano la struttura interna delle parole, non le norme
della sintassi, che regolano invece i rapporti tra le parole nei sintagmi; tali regolarità
morfologiche danno conto anche delle parole già esistenti. Si tratta di regole sincroniche,
che contemplano cioè la lingua allo stato attuale, e sono pertanto inadatte a descrivere i
mutamenti che le parole subiscono nel tempo. In secondo luogo, la composizione
consente la formazione di parole nuove, i composti, che hanno la possibilità di entrare nel
vocabolario di una lingua, assumendo così lo statuto di lessemi. In terzo luogo, la
composizione combina due (o più) morfemi lessicali, cioè unità di significato minime che
possono comparire autonomamente in altri contesti, funzionando come parole libere; la
formazione di parole nuove mediante morfemi legati quali gli affissi o i morfemi flessivi
quindi non riguarda l’ambito della composizione. Infine, di norma nei composti non sono
presenti marche morfologiche per esplicitare la relazione tra i due morfemi che vengono
accostati: gli elementi sono uniti da una relazione semantica e grammaticale che non è
visibile a livello morfologico.
La definizione qui proposta è stata scelta perché ha il pregio di essere puntuale ma
anche sufficientemente astratta: va ricordato che una definizione non è una regola
prescrittiva, ma piuttosto la descrizione di un fenomeno che si verifica nella lingua con
una certa regolarità; pertanto la definizione descrive i composti ‘normali’, prototipici,
canonici. Attorno ad una regolarità, inoltre, c’è sempre una vasta periferia di eccezioni
9
che forse confermano la regola, o forse appartengono già ad altri territori della
grammatica;1 per questo trovare una definizione esatta di ‘parola composta’ non è cosa
semplice. Scalise e Bisetto (2008: 118) definiscono il processo della composizione con la
seguente formula:
[ ]X [ ]Y [[ ]X R [ ]Y]Z
[capo]N [stazione]N → [[capo]N R[stazione]N]N
[bunt]A [Papier]N → [[Bunt]A R [papier]N]N
I morfemi lessicali di partenza sono indicati tra parentesi quadre e gli indici
precisano le categorie lessicali (verbo, nome, aggettivo…), mentre l’indice
Z
X, Y,
ne
indica la
categoria lessicale del composto risultante. La lettera R rappresenta la relazione
grammaticale tra i due costituenti, non esplicitata morfologicamente. La formula indicata
qui sopra permette di identificare l’input, cioè i costituenti di partenza, e l’output, cioè la
parola nuova che si viene a formare, nonché le rispettive categorie lessicali.
1.2. La composizione è una modalità di formazione di parole
Per circoscrivere il terreno specifico di questa parte della morfologia che è la
composizione si fa riferimento alla descrizione chiarificatrice proposta da Donalies
(2007: 3-7). La formazione di parole (in tedesco Wortbildung) utilizza morfemi e
materiale linguistico già esistente in una data lingua per formare nuove unità lessicali in
base a regole morfologiche. Si distingue così dalla formazione di frasemi
(Phrasembildung), in quanto quest’ultima si basa sulle regole della sintassi per creare
gruppi di parole, e dalla pura creazione di parole (Wortschöpfung), la quale attinge
direttamente alle forme disponibili per creare nuove unità minime di significato, seguendo
regole fonologiche. Servendosi di materiale interno alla lingua, la formazione di parole si
differenzia anche dal prestito linguistico (Entlehnung), che si serve di materiale straniero,
nonché dal cambiamento di significato (Bedeutungsveränderung), in cui è interessato
soltanto l’aspetto semantico di parole, o gruppi di parole, già esistenti. La formazione di
parole è anche altro dalla flessione (Flexion), in quanto quest’ultima riguarda la
formazione di forme flesse, non di lessemi.
1
Per una definizione strettamente morfologica, quindi più rigida, si legga Gaeta-Ricca (2009).
10
Come già detto, la composizione è il meccanismo mediante il quale si forma un
nuovo lessema combinando due (o più) morfemi liberi; in questo è possibile differenziare
la composizione dalla derivazione esplicita, altra modalità di formazione che unisce
morfemi liberi a morfemi legati. Sebbene con diversi gradi di produttività nelle diverse
lingue, la composizione e la derivazione sono i procedimenti che più contribuiscono ad
arricchire il lessico di una lingua di nuovi elementi. I composti e i derivati sono il prodotto
di regole morfologiche sincroniche, le “Regole di Formazione di Parola” (Renzi et al.
1995: 474), che vanno intese non tanto come prescrizioni date dal sistema linguistico,
quanto come regolarità d’uso più o meno produttive (Renzi et al. 1995: 473ss). A titolo
esemplificativo: in italiano il suffisso aggettivale –oso si aggiunge di norma a nomi e
aggettivi; in tedesco il suffisso –bar forma aggettivi partendo da una base verbale. Le
regole che formano i composti sono appunto regole morfologiche, ma non bisogna
pensare che esse operino contro i principi della sintassi, sebbene si cerchi di tenere distinti
i due ambiti; si vedrà che la convergenza tra i principi di morfologia e sintassi può
spiegare anche le differenze strutturali tra i composti germanici e romanzi.
1.3. La composizione tra morfologia e sintassi
Nonostante i composti risultino da regole morfologiche, in due approcci teorici sono
stati concepiti come il risultato della sintassi: come prodotto di processi diacronici
secondo i neogrammatici, generati da sequenze di trasformazioni sincroniche nella
prospettiva trasformazionale (Gaeta e Grossmann 2009: 3). Secondo quest’ultimo
approccio la struttura profonda della frase è il punto di partenza della nominalizzazione,
quindi anche dei composti (Lees 19602 citato da Ten Hacken 2009: 55). Anche se oggi la
maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che essi siano parte della morfologia, i
composti sono le costruzioni morfologiche più vicine alle costruzioni sintattiche, cioè ai
sintagmi nominali. A questo punto è opportuno immaginare un continuum che si estenda
tra i due domini: nella zona centrale, l’area che appartiene ancora alla morfologia ma è
molto vicina alla sintassi, si trovano i composti più o meno tipici; a sinistra di questo
nucleo si distribuiscono le costruzioni che si avvicinano man mano ai derivati e alle parole
2
Lees, Robert B. (1960), The Grammar of English Nominalizations, Indiana University, Research Center
in Anthropology, Folklore, and Linguistics. Lees fu il primo a correlare i composti alla struttura profonda
degli enunciati; per una sui panoramica successivi sviluppi della prospettiva trasformazionale applicata alla
composizione, vedere Ten Hacken (2009); per la composizione italiana in quest’ottica vedere Dardano
(1978).
11
semplici, mentre a destra trovano posto i costrutti in cui i legami tra i costituenti sono più
deboli e le relazioni vengono esplicitate mediante regole sintattiche.
La somiglianza tra composti e i sintagmi poggia su queste tre affinità: entrambi sono
costruzioni binarie, sono potenzialmente ricorsivi e hanno tipicamente una testa (Olsen
2000: 903-905). Si può parlare di binarietà nei composti per il fatto che sono formati da
due costituenti; composti non binari sono scarsamente attestati e sono per lo più
costruzioni copulative di denominazioni di colori, come nell’italiano una sciarpa gialloverde-rossa (Donalies 2007: 62). La ricorsività dei composti si manifesta nel fatto che gli
stessi costituenti possono essere a loro volta parole composte, proprietà che dipende però
dalle caratteristiche della lingua: nelle lingue germaniche la composizione è ricorsiva sia
a destra che a sinistra, cioè sia nel primo che nel secondo costituente
(hoch|geschwindigkeit(s)|mut|probe); nelle lingue romanze la ricorsività è soggetta a
molte più restrizioni per ragioni strutturali, ma non è esclusa (porta|stuzzica|denti).
Binarietà e ricorsività sono correlate ad un’altra proprietà dei composti: uno dei due
costituenti funge da testa formale, nozione importata dall’ambito sintattico all’ambito
morfologico da Williams (1981 3 citato da Olsen 2000: 904).
1.3.1. Headedness - la nozione di testa
Formalmente la testa è quel costituente che trasferisce al composto le proprie
caratteristiche, cioè la categoria morfologica e il genere, nonché alcuni tratti sintatticosemantici (Scalise Bisetto 2008: 123-124). In alcune lingue la testa è identificata
posizionalmente, come nella famiglia delle lingue germaniche in cui la testa del composto
è di norma a destra (Scalise Bisetto 2008: 124-125). In base a questo dato di fatto
Williams (1981) introdusse il concetto di Righthand Head Rule (RHR), secondo cui le
parole complesse (i derivati e i composti) presentano la testa formale a destra. Così nel
tedesco Buntpapier la testa è -papier, infatti il composto è un sostantivo, è femminile e
designa un tipo di carta; l’aggettivo bunt come determinante non partecipa ad attribuire
al composto queste proprietà, e non è modificabile sintatticamente, come si vedrà nel
paragrafo 1.3.2. Allo stesso modo nel derivato Neuheit la testa è rappresentata dal suffisso
–heit, costituente responsabile del fatto che l’intera parola è un nome, dove la base neu è
Williams, Edwin (1981), “On the Notions ‘Lexically Related’ and ‘Head of a Word’” in Linguistic Inquiry
12, 245-274.
3
12
di per sé un aggettivo. La RHR si applica senza difficoltà ai composti delle lingue
germaniche, ma non può estendersi ai composti delle lingue romanze, in cui la questione
è più complessa4; molti studiosi oggi danno per assodato che la composizione romanza
sincronica abbia tipicamente la testa a sinistra. L’ordine opposto testa – determinante
nelle due famiglie linguistiche non deve stupire, perché riflette l’ordine sintattico non
marcato originario delle lingue: alla tipologia linguistica SOV, a cui appartenevano
anticamente le lingue germaniche, corrisponde la costruzione con testa a destra, mentre
l’ordine SVO, tipico della famiglia romanza, si rispecchia in costruzioni con testa a
sinistra (Siewierska 2006: 645).
La testa formale coincide nella maggior parte dei casi con la testa semantica del
composto tipico, che racchiude in sé un rapporto di determinazione: uno dei due
costituenti (il determinante) specifica una caratteristiche dell’altro costituente (il
determinato), cosicché il composto designa un iponimo del determinato. Il determinato di
norma è quindi la testa semantica e sintattica del composto. Ad esempio nel composto
italiano capoclasse ‘capo’ viene determinato, mentre ‘classe’ è il determinante che
precisa di che tipo di ‘capo’ di tratta: è un capo, più precisamente il capo della classe. Per
individuare la testa semantica si utilizza il test ‘E’ UN’: il capoclasse è un capo, non è
una classe. In alcune tipologie di composti la testa non è individuabile applicando il test
‘E’ UN’: è il caso dei composti esocentrici e dei composti copulativi (Scalise Bisetto
2008: 123). Nei composti esocentrici la testa semantica si trova al di fuori del composto
stesso; per esempio nel composto pellerossa non stiamo parlando né di una pelle né
tantomeno di un *rossa; la parola designa altro dalla somma dei componenti: un tipo di
uomini identificati per avere la pelle rossa. La composizione copulativa, come in DichterKomponist, costituisce una categoria al di fuori della composizione determinativa, infatti
non si può dire che un costituente determini l’altro se entrambi partecipano ugualmente
al significato5; un Dichter-Komponist è un poeta o un compositore? Entrambi.
4
Secondo Olsen (2000), Williams e Di Sciullo (1987) sostengono la mancanza di composti nelle lingue
romanze sulla scorta della RHR; tutti composti con testa a sinistra quali capoclasse sarebbero a loro avviso
univerbazioni di formazioni sintattiche. Tuttavia in Scalise et al. (2009: 122) si nomina la massima
“Compounds are only right-headed” tra i falsi universali della composizione. Vedasi anche Booij
(2009:210).
5
Tra gli scettici, Breindl-Thurmair (1992: 49) sostengono che i composti copulativi siano sempre
interpretabili come composti determinativi: “ein Kinocafé ist allemal ein Café”, si veda anche il punto
3.7.1.3. Per Ten Hacken (1994: 25, citato da Donalies 2003) formazioni come gentleman-farmer non sono
nemmeno composti (Ten Hacken, Pius (1994) “Defining Morphology – a Principal Approach to Determing
the Boundaries of Compounding, Derivation and Inflection”, Informatik und Sprache 4, Hildesheim, Olms).
13
La testa del composto, se presente, è quindi il perno delle proprietà morfologiche,
sintattiche e semantiche della costruzione. Il costituente non-testa apporta un contributo
semantico, ma nella norma non è modificabile da operazioni sintattiche, che possono
interessare solo la testa del composto. La non raggiungibilità sintattica del determinante
è spesso un valido criterio per differenziare i composti dai sintagmi (Olsen 2000:899).
1.3.2. Composto tipico vs. sintagma
Come precisa Donalies (2007: 4), la formazione di parole concorre con la formazione
di sintagmi sia all’interno di una lingua (il capostazione vs. il capo della stazione), sia
interlinguisticamente: concetti che trovano posto come sintagmi in una lingua possono
essere espressi come composti in un’altra, e viceversa (Rotwein vs. vino rosso). Se da una
parte i due processi sono concorrenti dal punto di vista onomasiologico, cioè servono a
verbalizzare gli stessi concetti, dall’altra non sono equivalenti sul piano pragmatico e
mostrano una distribuzione diversa; in caso contrario si andrebbe contro i principi
dell’economia linguistica. L’affinità tra composizione e sintassi si respira già nei
composti per eccellenza, quelli determinativi, dove il determinante funziona come un
attributo nei confronti del determinato. Come osservato da Giegerich (2009: 186ss), la
composizione nominale è il risvolto lessicale della relazione attributo-testa tipica della
sintassi6. In una lingua come il tedesco, dove la composizione concorre degnamente per
produttività con la creazione di sintagmi nominali, si può notare la tendenza del composto
determinativo a designare proprietà intrinseche di entità stabili, e del sintagma a fornire
un’ulteriore descrizione dell’entità indicata (Altpapier vs. altes Papier, argomento che
sarà trattato nel capitolo sulla composizione tedesca), come indagato da Schlücker e
Hüning (2009: 210).
Il confine tra i composti e alcuni tipi di unità sintattiche può essere molto difficile da
individuare e dipende dalle caratteristiche proprie di ogni lingua; in inglese, per esempio,
riesce molto comodo differenziare i composti verbali e aggettivali dai corrispondenti
Giegerich individua due principali tipi di attribuzione nei composti, che chiama ‘ascrittiva’ (ascriptive) e
‘associativa’ (associative); l’attribuzione ascrittiva esprime una proprietà della testa ed è realizzata di
default da aggettivi qualificativi (ma anche altri aggettivi o nomi), mentre l’attribuzione associativa è
tipicamente realizzata da aggettivi che non possono essere usati in forma predicativa, non sono graduabili,
e prediligono determinati elementi come testa. Giegerich cita l’esempio dental decay (sintagma), il cui
corrispettivo composto è tooth decay. Questi attributi associano un’entità all’elemento-testa, non ne
precisano semplicemente una proprietà. L’attribuzione associativa, più versatile di quella attributiva, è
ampiamente sfruttata nei composti nominali (Giegerich 2009:186-192).
6
14
sintagmi, poiché l’ordine dei costituenti varia: awe-inspiring, inspiring awe (Olsen 2000:
899). Nei composti nominali inglesi il criterio ortografico è un discrimine molto poco
affidabile, visto che i costituenti possono essere separati da uno spazio, da un trattino o
scritti uniti; sono quindi il terreno ideale per cercare criteri sintattici solidi per un
confronto linguistico. Valgono i seguenti test, come riportato da Lieber e Štekauer (2009:
11): il primo è l’inseparabilità (1), cioè il fatto che nei composti non si possa inserire
materiale linguistico tra i membri; il secondo è la non-modificabilità del primo costituente
(2), che in inglese è la non-testa; il terzo parametro è l’impossibilità di pronominalizzare
la testa del composto (3).
1) Phrase:
a black bird
a black ugly bird
Compound:
a blackbird
*a blackuglybird
an ugly blackbird
2) Phrase:
Compound:
3) Phrase:
Compound:
a very black bird
*a very blackbird
a black bird. A black one.
*a blackbird. A black one.
I composti tipici sono dunque solide unità impenetrabili alle operazioni della sintassi: è il
criterio dell’atomicità sintattica, utile a discernere i due ambiti anche nel caso
dell’italiano.
Tendenzialmente la composizione forma parole lessicali, cioè adatte ad essere
immagazzinate nel lessico mentale e ad essere reperite poi dall’utente della lingua come
singole unità. I sintagmi sono invece costruiti ogni volta combinando morfemi
grammaticali e lessicali disponibili nell’inventario, per questo le regole della sintassi sono
produttive e creative, in contrapposizione a quelle morfologiche, che sono primariamente
ridondanti (Olsen 2000: 899s). Se è vero che esiste tale tendenza, si trovano molti esempi
contrari: la lessicalizzazione, ambito in cui la semantica si interseca con la formazione di
parole, complica ulteriormente la questione, aggiungendo una buona dose di idiosincrasia
ai processi della Wortbildung e della sintassi e rendendone ancora più labili i confini.
15
1.3.2.1. I composti frasali
I composti determinativi possono essere considerati strutture incorporanti, dove il
costituente di testa ‘attrae’ a sé un altro costituente lessicale; la testa può incorporare
anche elementi non appartenenti al lessico, cioè elementi frasali. L’inglese ha una
predisposizione a creare tali strutture, di cui molte sono occasionalismi, come ad esempio
stuff-blowing-up effect (Harley 2009: 142). Anche in italiano esistono formazioni simili,
ma riguardano in primo luogo la derivazione; un esempio può essere il termine
menefreghismo. Nelle lingue germaniche la composizione con elementi frasali non è
quasi soggetta a restrizioni, soprattutto per quanto riguarda le formazioni dal ‘sapore
citazionale’ (Harley 2009: 142); Donalies (2007) cita per il tedesco Möchtegerncasanova
e il ben più verboso das Ich-hab-da-dieses-Mädchen-kennengelernt-und-neun-Monatespäter-war-ich-Vater-so-kann’s-kommen-Stück; in questo caso non può che trattarsi di un
occasionalismo. In altri casi, come per l’italiano saltimbanco e nontiscordardimé,
paralleli al tedesco Springinsfeld e Vergissmeinnicht, si trovano in letteratura tre
posizioni: possono essere visti come composti (Naumann 20007: 47 citato da Fleischer
Barz 2012), come univerbazioni (Fleischer 2000: 889) o come conversioni nominali di
sintagmi o frasi (Fleischer Barz 2012: 85).
1.3.2.2. L’univerbazione
L’univerbazione è un processo diacronico per cui parole autonome ma solitamente
adiacenti formano una parola unica a livello grafico (Jezec 2005: 199). Così sono nati
molti avverbi e congiunzioni dell’italiano, per esempio purtroppo, sebbene, ormai (Gaeta
2011: 1533s), o aggettivi tedeschi come zufrieden, nato dall’univerbazione di
preposizione e nome zu Frieden (Donalies 2016:36). L’univerbazione grafica testimonia
che una sequenza di parole è diventata opaca dando origine ad un nuovo lessema (Gaeta
2011:1533s). E’ chiaro che la composizione e l’univerbazione sono processi molto simili,
che si differenziano per il fatto che la seconda è un processo diacronico che evolve da
costruzioni sintattiche; idiosincratiche e imprevedibili, le univerbazioni si originano
gradatamente e i parlanti nativi non possono semplicemente sfruttare la loro competenza
morfologica per formarne di nuove. Un esempio italiano di univerbazione sotto mentite
spoglie di composto è la parola pomodoro: nata dal sintagma pomo d’oro, manteneva nel
7
Naumann, Bernd (2000), Einführung in die Wortbildungslehre des Deutschen, Tübingen.
16
passato ancora la flessione del primo membro (i pomidoro), ma il processo portò poi
all’esternalizzazione della flessione. Come risultato oggi la formazione flette a destra
anche se la testa semantica era originariamente a sinistra (i pomodori), e pomodor- è
diventato un morfema lessicale radicale. Schwarze (2005) definisce l’univerbazione
“formazione di parole paragrammaticale” (paragrammatical word-formation), ma anche
in questo caso il confine con la composizione è molto poco nitido e gli autori si schierano
in modo diverso in base alle proprie scelte teoriche, soprattutto per le lingue romanze 8.
Questo aspetto sarà approfondito nel capitolo sulla composizione italiana, poiché riguarda
il tedesco solo marginalmente.
1.3.2.3. Altre costruzioni sintattiche
Le parole sintagmatiche (dette anche espressioni multiparola o polirematiche) sono
costruzioni sintagmatiche che si avvicinano ai composti tipici grazie a diverse
caratteristiche (Scalise e Bisetto 2008: 208ss). Si tratta per esempio di combinazioni del
tipo sala d’attesa: queste si discostano dai sintagmi normali, che l’utente crea al momento
con la possibilità di agire sintatticamente sui singoli elementi (come nel sintagma la sala
del palazzo), per il fatto di non essere interrompibili, modificabili o pronominalizzabili;
per questo vengono considerate composti veri e propri da molti studiosi. Le parole
sintagmatiche inoltre rispettano il principio dell’integrità lessicale, cioè tendono a
comportarsi come lessemi (Giegerich 2009: 182). Un altro tipo di combinazioni
polirematiche molto simili ai composti coordinativi sono i binomi irreversibili, cioè quei
concatenamenti di due parole della stessa categoria caratterizzati da ordine fisso degli
elementi e da una certa coesione interna, come fuoco e fiamme per l’italiano (Scalise
Bisetto 2008: 211) e Tod und Teufel per il tedesco (Donalies 2007: 65). In questo caso sia
Scalise Bisetto che Donalies sono uniti nel dire che non si tratta di composizione,
soprattutto vista la presenza di elementi coordinanti come le congiunzioni.
Nei fenomeni combinatori la distanza sintagmatica tra le parole non è standard per
tutte le combinazioni e tende ad accorciarsi nel tempo. Sulla scorta di Ježec (2005:
capitolo 6) si nominano di seguito altri tipi di combinazioni che sono simili alle unità
8
Per Gaeta e Ricca (2009: 44) la parola senzatetto è risultato di univerbazione poiché contiene una
preposizione; inoltre anche parole del tipo altopiano e cassaforte non sono composti ma univerbazioni
sintattiche (Gaeta Ricca 2009: 51-52, e della stessa opinione Donalies 2003: 80 e Schwarze 1995: 610). Per
Scalise e Bisetto (2008: 119-120) senzatetto, altopiano e cassaforte sono invece regolari composti.
17
lessicali compatte a causa di meccanismi di solidarietà semantica, idiomatismo e
lessicalizzazione. La lessicalizzazione altera i confini di parola interni ad una sequenza,
riproponendola come entità unitaria: nelle ‘locuzioni idiomatiche’ la distanza
sintagmatica è minima, poiché i membri non sono sostituibili e godono di scarsissima
modificabilità a causa del significato associativo che assumono (vuotare il sacco,
*vuotare un sacco); nelle ‘collocazioni’, cioè combinazioni di parole soggette a
restrizioni lessicali (pioggia battente), i legami sintattici sono più deboli9; vi sono poi
‘combinazioni ristrette’, dovute a implicazioni di contenuto o a consuetudini d’uso, con
significato composizionale, ma ridotta sostituibilità degli elementi (parcheggiare la
macchina). Da ultime, le ‘combinazioni libere’ sono quelle meno soggette a restrizioni 10,
create ex-novo dal parlante, con referenti pronominalizzabili, membri modificabili e
significato composizionale e prevedibile: è il regno indiscusso della sintassi.
1.3.3. Composto tipico vs. parola
Se da una parte del continuum si situano i sintagmi che condividono più o meno
caratteristiche con i composti tipici, dall’altra si trovano parole composte che sfumano
verso altri tipi di parole complesse, come i derivati. Tipicamente la derivazione esplicita
combina un morfema lessicale con uno o più morfemi legati, gli affissi, che possono
essere prefissi, suffissi o circonfissi. Alcuni tipi di affissi possono modificare la categoria
lessicale della base, proprio come la testa formale dei composti: in veloc|ità e
Geschwindig|keit il suffisso fa sì che dalla base aggettivale si costruisca un nome
femminile. Altri tipi di affissi generalmente non modificano la categoria lessicale della
base: si tratta per esempio dei prefissi11 e dei suffissi alterativi italiani12. Alcuni suffissi
sono nati diacronicamente da membri di parole composte: è il caso del tedesco –heit, che
9
Per delimitare la semplice solidarietà semantica dalla collocazione si propone il test di implicazionalità:
in parcheggiare la macchina il verbo parcheggiare implica anche da solo macchina; in stendere un
documento invece stendere da solo non implica documento. È il nome che sceglie il verbo, o l’aggettivo
che sceglie il nome (come nel caso di pioggia battente), mentre nel procedimento normale sintattico ci si
aspetterebbe il contrario. Nelle collocazioni il collocato è determinato dalla base: pioggia (base) battente
(collocato).
10
Vi sono sempre restrizioni di qualche tipo, per esempio di tipo semantico (*fondere il pane,
*ammanettare un libro).
11
La questione per il tedesco è dibattuta: è il caso dei Präfixverben, in cui il prefisso modifica il morfema
radicale creando un verbo, come in ver|gold|en, be|ruhig|en. Donalies (2007: 21ss) li considera eccezioni
alla RHR.
12
I suffissi alterativi, secondo Scalise (1986), sono trasparenti nei confronti della categoria lessicale della
base: tavolo – tavolino, giallo – giallino, bene-benino. (Scalise, Sergio (1986), “Inflection and derivation”,
Linguistics 22, 561-581, citato da Booij 2006: 656)
18
nell’alto tedesco medio compariva liberamente come sostantivo col significato di ‘modo,
maniera’ (Olsen 2000: 902), allo stesso modo in cui suffisso italiano –mente deriva dal
nome attestato in espressioni latine col significato di ‘animo’, ad esempio in firmā mente
‘con animo fermo’ (Gaeta 2011: 1354). Oggi formano rispettivamente sostantivi e avverbi
deaggettivali. Spostando lo sguardo dai composti prototipici verso le parole derivate si
incontrano i composti demotivati, il cui significato dei costituenti o il confine tra essi è
sfumato nel tempo, e i composti neoclassici, in cui uno o entrambi i costituenti non sono
morfemi liberi. Da ultime vi sono le parole formate mediante affissoidi, ultimo stadio
incerto prima della derivazione propriamente detta.
1.3.3.1. I composti demotivati
Secondo Olsen (2000: 901) il processo diacronico della demotivazione agisce
oscurando il confine tra composti e parole semplici: i costituenti non sono più riconosciuti
dagli utenti come morfemi lessicali e il complesso viene considerato alla stregua di una
parola con un solo morfema lessicale. Esempi possono essere l’inglese cupboard e
l’italiano cannocchiale13, percepiti oggi come morfemi unici slegati dall’originale
significato composizionale. Per la loro opacità semantica i composti demotivati sono
chiamati in tedesco verdunkelt (Olsen 2000: 901). Similmente può essere solo uno dei
due costituenti a essere irriconoscibile, come nel caso del tedesco Lindwurm: il morfema
Lind–, alto tedesco medio per ‘serpente’, oggi non è attestato al di fuori dei composti.
Tali elementi sono chiamati in svariati modi nella letteratura: morfemi unicali, morfemi
cranberry, morfemi bloccati, pseudo-morfemi.
Pur essendo materiale linguistico inerte, i morfemi unicali sono potenzialmente
riattivabili all’interno della lingua: sapendo che la parola Nachtigall designa un tipo di
uccello, nulla impedisce al parlante medio di distinguere all’interno il costituente Nacht–
e di coniare per analogia la parola ‘Tagigall’, anche senza avere la perizia di far risalire
il secondo costituente all’alto tedesco medio galen ‘cantare’ (Donalies 2007: 29).
13
Esempio trovato in Tollemache (1945: 152) come composto canonico, ma da parlante medio mi sento di
dire che la suddivisione in morfemi lessicali oggi non risulta automatica. Così, a mio avviso, per solfa,
parola nata dalle due note musicali (sempre Tollemache 1945: 160).
19
1.3.3.2. I composti neoclassici
In questo paragrafo ci si occupa di formazioni come telescopio, grammofono,
biologo, fisioterapia, televoto, e psicanalisi. Queste parole si differenziano dai normali
composti perché contengono elementi di origine greca o latina: ad esempio telescopio
deriva dal latino moderno telescopium, coniato a partire dal greco τηλεσκόπος
‘tēleskopos’; i due morfemi tēle- e -skopos indicano rispettivamente ‘lontano’ e ‘vedere’,
infatti la parola nel complesso significa ‘che vede lontano’ (vocabolario Treccani14). In
letteratura queste formazioni vengono definite in diversi modi: per l’origine classica degli
elementi che li compongono sono denominate composti neoclassici (Scalise Bisetto 2008:
132); siccome tendono ad essere impiegate in un registro alto o settoriale vengono dette
composti dotti (Bosco Coletsos – Costa 2006: 110). Vengono chiamate anche europeismi,
internazionalismi o eurolatinismi perché sono diffuse nelle maggiori famiglie linguistiche
europee con forme simili (Kirkness 1994: 5026): in italiano, francese, tedesco, inglese e
ceco si dice infatti rispettivamente telescopio, télescope, Teleskop, telescope e teleskop.
Eisenberg (2006: 242) chiama queste formazioni Konfixkomposita, poiché hanno la
particolarità di essere costituite da morfemi lessicali, eppure non liberi, detti ‘confissi’ o
‘semiparole15’. Secondo la descrizione di Kirkness (1994: 5026) i confissi possono
comparire come testa o determinante, legati a morfemi liberi (biojoghurt) o combinati
con altri confissi (termometro). Alcuni sono posizionalmente stabili, cioè possono
comparire solo come primo o secondo membro, mentre per altri non sussiste tale
restrizione (filosofo, bibliofilo); inoltre possono portare l’accento, e questo li differenzia
dagli affissi germanici, che sono atoni. Lüdeling (2006: 580) precisa che i confissi
possono presentare fonemi o grafemi diversi da quelli tipici della lingua, come il grafema
ph per il tedesco, e, a differenza di altri costituenti, possono richiedere una vocale di
collegamento, spesso –i o –o, come nell’ italiano agrimensore e agroalimentare, o nel
tedesco Pinacothek, Thermoelement.
Nelle lingue moderne i confissi sono stati presi in prestito direttamente dal greco
oppure attraverso la mediazione del latino (come nell’italiano telescopio). Nel caso delle
lingue germaniche possono essere stati assimilati attraverso le lingue volgari neolatine,
come il vernacolare romanzo che si parlava in Italia: la parola telescopio fu infatti coniata
14
15
http://www.treccani.it/vocabolario/telescopio/, url consultato il 28.03.2017.
Così Renzi et al. (1995: 501).
20
in Italia nel 1609, per definire lo strumento inventato da Galileo, e si diffuse poi nelle
altre lingue europee16. I composti neoclassici conobbero infatti una grande diffusione in
Europa nel corso del XVII e XVIII secolo. Generalmente le lingue moderne non hanno
preso in prestito i singoli costituenti di queste formazioni, bensì parole complesse già
formate contenenti dei confissi: ad esempio la parola tedesca Pinakothek è formata da due
confissi di origine greca che insieme significano ‘raccolta di tavole dipinte’. Questi
elementi stranieri si sono poi resi indipendenti dalla parola originaria diventando
disponibili e produttivi per nuove formazioni; perciò si sono formate parole come
Infothek, Mediathek e simili. La composizione neoclassica è produttiva anche oggi, ed è
in grado di formare parole non solo attingendo ai confissi neoclassici disponibili, ma
anche di produrre formazioni ibride, combinando confissi ed elementi autoctoni; è questo
il caso del confisso –thek/–teca, che si può combinare con morfemi già presenti nella
lingua, dando luogo a Spielothek per il tedesco o paninoteca per l’italiano (Lüdeling 2006:
581). È interessante notare come i composti neoclassici seguano l’ordine grecolatino di
formazione delle parole, quindi con testa a destra, sia nelle lingue germaniche che in
quelle romanze. In tedesco esistono anche pochi confissi autoctoni, come Schwieger- e
Stief- in Schwiegersohn, Stiefmutter (Donalies 2007: 12). Dalla composizione tipica ci si
sposta quindi verso la derivazione con le seguenti combinazioni: possiamo avere un
lessema combinato con un confisso (ecomostro), una parola di due confissi (telescopio),
o un confisso legato ad un affisso (termico) (Kirkness 1994: 5027). I confissi non possono
combinarsi direttamente con morfemi flessivi (lo *scopio), perché “Konfixe sind nicht
wortfähig” (Fleischer Barz 2012: 83).
Tipica di un registro alto e dei linguaggi specialistici, la composizione tramite
confissi si presta particolarmente a formare termini ironici o scherzosi, forse anche per
canzonare la presenza massiccia di tecnicismi nella lingua attuale. In questo modo si
formano parole come Bequemokratie, ad indicare una forma di governo in cui ci si
lamenta della situazione attuale senza muovere un dito per cambiarla; il confisso –kratie,
dal greco ‘potere’, è stato impiegato qui in analogia a Demokratie, Autokratie, Burokratie.
Le costruzioni con i confissi non sono né composti né derivati in base alla definizione
standard, perché contengono delle forme legate, anche se lessicali; per questo alcuni
autori trovano improprio definirli ‘composti’, preferendo chiamarli ‘combinazioni
16
http://www.treccani.it/vocabolario/telescopio/, url consultato il 28.03.2017.
21
neoclassiche’17. Secondo Kastovsky (2009: 325s) il problema si riduce a definire che
cosa sia una ‘parola’: partendo dal presupposto che i costituenti di un composto debbano
essere ‘parole’ nel senso di avere la capacità di comparire liberamente in altri contesti
(Wortfähigkeit), le combinazioni neoclassiche non sono composti; ma se si sceglie una
definizione di ‘parola’ basata sullo stato di lessema, allora si tratta di composti a tutti gli
effetti. I lessemi possono infatti essere realizzati morfologicamente da radici (in inglese
roots, forme non ulteriormente analizzabili, come la radice lessicale –end– in das
Un|end|lich|e) o da temi (stem, ciò che resta di una parola una volta tolti i morfemi
flessionali, nello stesso esempio Unendlich–) (Kastovsky 2009: 323); entrambe le forme
possono essere legate o libere, ma per essere lessemi sia radici sia temi devono avere uno
status lessicale, cioè una certa stabilità di significato. Se si accetta la definizione di parola
come lessema, i neoclassici sono composti a pieno titolo: sono formati da radici legate
che compaiono soltanto nei composti, ma che godono di pieno status lessicale. Kastovsky
(2009: 326) risolve così anche la questione dei composti sintetici (che verranno trattati
nel punto 2.3.). Anche Fleischer (2000: 889) indica la possibilità dei composti di
presentare costituenti legati, non wortfähig, bensì basisfähig, cioè aventi la capacità di
combinarsi con simili costituenti legati o con altri morfemi liberi. Scalise e Guevara
(2009: 111) non li considerano affatto un problema e li inseriscono comodamente tra i
composti di subordinazione in base al rapporto tra i costituenti, come composti qualsiasi.
Nonostante vi siano delle differenze tra queste costruzioni e i composti tipici, quindi, ci
sono valide ragioni per analizzarle come composti propriamente detti.
1.3.3.3. La formazione di parole tramite affissoidi
Gli affissoidi, o ‘semiaffissi’, sono elementi che compaiono nella formazione di
parole, ma non si possono definire morfemi lessicali. Per poter essere definito ‘affissoide’
un elemento deve essere attivo nella formazione di serie di parole per analogia (in tedesco
Reihenbildung), e al contempo deve aver subito un processo di indebolimento semantico
(Olsen 2000: 902); simile processo è stato affrontato da i già citati –heit tedesco e –mente
italiano, morfemi un tempo lessicali che ora hanno soltanto lo statuto di suffissi. Esempi
17
Così Kirkness (1994: 5026); per Eisenberg i confissi sono morfemi legati specializzati nella costruzione
di Konfixkomposita, quindi la composizione tramite confissi viene considerata come una modalità di
formazione di parole separata dalla composizione (Eisenberg 2006: 244); invece Donalies (2007: 55),
Fleischer Barz (2012: 84) e Scalise Guevara (2009: 111) considerano i neoclassicismi come composti a
tutti gli effetti.
22
di affissoidi si trovano oggi per esempio nei secondi elementi degli aggettivi tedeschi
bleifrei, vitaminreich, energievoll, e dei sostantivi Backwerk, Bettzeug; questi elementi
sono attestati anche come parole a pieno titolo, ma in questo contesto morfologico
sfumano semanticamente e assumono un significato diverso o comunque più debole (ciò
sarà approfondito nel capitolo 3.6.2 per il tedesco 18).
Spesso gli affissi risalgono a costituenti di composti indeboliti, ma a volte può anche
accadere il contrario, cioè un affisso può diventare un morfema lessicale. È interessante
in questo senso il caso della forma Burger, citato da Kastovsky (2009: 328): la parola
tedesca Hamburger (‘cittadino di Amburgo’) venne presa in prestito in America per
designare il noto tipo di carne dalla forma rotonda e poi il panino 19. L’elemento –burger
venne poi ad indicare solo il panino, diventando secondo costituente a pieno titolo
(Cheeseburger), fino a comparire in autonomia. È chiaro che processi di questo tipo sono
comprensibili se contemplati in diacronia, e anche per questo la necessità della categoria
degli affissoidi è molto problematica e dibattuta; Kirkness (1994: 5027) colloca gli
affissoidi nello stesso insieme dei confissi e degli affissi, cioè tra i ‘combinemi’. Gli
affissoidi sono stati istituiti per cercare di fare chiarezza nella zona di sovrapposizione tra
i composti e la derivazione 20, ma forse si tratta soltanto di un’altra descrizione di questa
zona grigia, che non chiarifica affatto dove sia il confine: Fleischer e Barz per il tedesco
non contemplano più la categoria dal 1992 (Olsen 2000: 902).
1.3.3.4. Altri processi di formazione di parola
Ci sono altre modalità di formazione di parole come l’incorporazione, la
retroformazione, la contaminazione e la reduplicazione, le quali non appartengono alla
composizione, ma possono originare unità molto simili ai composti: le parole che
risultano dall’incorporazione e la retroformazione si trovano infatti in letteratura anche
18
Oppure si veda Zifonun (2012) per una buona spiegazione.
La parola inglese hamburger è l’abbreviazione di hamburger steak; si diffuse negli Stati uniti a fine
ottocento in seguito all’immigrazione di cittadini tedeschi, molti dei quali provenivano da Amburgo. La
parola si diffuse poi in Germania a partire dagli anni settanta, grazie alla diffusione delle note catene di fast
food. L’interpretazione della parola hamburger come giustapposizione di ham ‘prosciutto’ e burger
‘panino’ non è etimologicamente motivata, anche se esiste in letteratura (Anglizismen Wörterbuch:
Carstensen et al. 1994, vol 2, pag. 606); tale interpretazione potrebbe essere un caso di etimologia popolare.
20
In Ortner et al. (1991: 252), citato da Zifonun (2012: 123), si usa la categoria ‘affissoidi’ in modo molto
ampio. Ortner, Lorelies et al (1991), Deutsche Wortbildung. Typen und Tendenzen in der
Gegenwartssprache. Eine Bestandaufnahme des Institut für Deutsche Sprache Forschungsstelle Innsbrück.
Viertel Hauptteil. Substantivkomposita. Berlin & New York, De Gruyter.
19
23
col nome di ‘pseudocomposti’ (Eisenberg 2006: 232); la contaminazione, ovvero la
fusione di due parole, viene trattata da Donalies (2007: 66) subito dopo la composizione
copulativa, poiché le parole formate attraverso la contaminazione sono molto simili ai
sostantivi composti copulativi; la reduplicazione invece tende a formare parole simili ai
composti determinativi, in particolare ai cosiddetti Selbstkomposita: i reduplicati sono
formazioni in cui un morfema o parte di esso viene ripetuto, mentre i Selbstkomposita
sono composti determinativi a tutti gli effetti, che presentano lo stesso lessema al primo
e al secondo membro. Questi procedimenti di formazione di parole saranno brevemente
spiegati nei prossimi paragrafi.
L’incorporazione è quel procedimento per cui una parola attrae a sé l’elemento con
cui intrattiene legami di reggenza sintattica (Fuhrhop 2006: 66). Fleischer (2000: 889)
cita come esempio i verbi tedeschi lobpreisen e danksagen, dove i sostantivi Lob e Dank
sono stati incorporati dai verbi preisen e sagen. Per Fuhrhop (2006: 78) sono nati tramite
incorporazione avverbi come stattdessen, formato dalla preposizione statt, che regge il
genitivo, e il pronome dessen. Analogamente in italiano esiste una categoria di composti
che si sono formati tramite incorporazione, chiamati per questo ‘composti incorporanti’;
ne rimangono pochi esempi, tra cui i verbi di origine latina manomettere, ‘mettere mano’
e crocifiggere, ‘affiggere, inchiodare alla croce’. Oggi si può dire che questa modalità di
formazione non è più produttiva in italiano (Jezec, 2005: 44). L’incorporazione è tipica
di alcune lingue nordamericane e oceaniche, dove forma tipicamente verbi che
incorporano sostantivi (Fleischer 2000: 889).
La retroformazione, indicata in inglese come backformation, in tedesco Rückbildung
o Scheinkomposition, può essere descritta come una sorta di derivazione esplicita al
contrario, per cui da una parola complessa si ricava una possibile base, per lo più
sottraendo dei morfemi (Donalies 2007: 103). Un esempio dall’inglese è il verbo to
babysit da baby-sitter (Bauer 2006: 725); per il tedesco la retroformazione è molto
produttiva in ambito verbale, perciò per esempio dal composto sintetico Bergsteiger si
risale al verbo bergsteigen (Fuhrhop21 2006: 65). Per retroformazione possono originarsi
anche sostantivi: è il caso di Sanftmut retroformato a partire dal composto aggettivale
21
Fuhrhop fa riferimento solo ai verbi retroformati, con il seguente esempio: il sostantivo deverbale Sparer
viene a far parte del composto Bausparen, e successivamente il parlante risale ad un ipotetico verbo
bausparen; i verbi retroformati sono spesso difettivi nel paradigma, cioè possono porre dei problemi quando
si tratta di declinarli: Fuhrhop si chiede, “Ist Franz spart Bau grammatisch?” (Fuhrhop 2006: 65).
24
sanftmütig, e non dall’apparente giustapposizione dei lessemi sanft e Mut (Donalies 2007:
95). Un esempio di retroformazione italiana è il verbo perplimere, formato in base
all’aggettivo perplesso in analogia a reprimere – represso e simili22. La categoria della
retroformazione nella formazione di parole in sincronia è discussa 23 (Fleischer 2000:
893); Donalies (2007: 96s) ritiene che sia fuorviante parlare di retroformazione, in quanto
per giudicare se una parola è stata retroformata si presuppone la conoscenza dell’ordine
in cui le forme sono comparse nella storia della lingua, processo non sempre attuabile.
La contaminazione (chiamata anche blending dall’inglese, o Wortkreuzung,
Wortverschmelzung, hapologische Zusammensetzung in tedesco) invece fonde insieme
due parole, solitamente della stessa categoria lessicale (Olsen 2000: 901); si può
sovrapporre una comune sequenza di suoni, come nelle parole tedesche Kurlaub da Kur
e Urlaub, Ostalgie da Ost e Nostalgie, oppure parte dei morfemi possono essere
giustapposti in base a criteri di pronunciabilità, come in Kamedar, incrocio di Kamel e
Dromedar (Donalies 2007: 66). Spesso i contaminati sono occasionalismi formati per il
gusto comico di evocare contemporaneamente due concetti diversi; è il caso di
Ershoppingzustand, modellato su Erschöpfungszustand per indicare in qualche modo
l’esaurimento da shopping (esempio trovato in una diffusa rivista femminile). Può tuttavia
accadere che i contaminati si impongano nella lingua, come i prestiti dall’inglese Smog,
Netiquette, Motel; non si possono tuttavia definire composti, perché la contaminazione è
un processo cosciente e creativo, mentre la composizione concatena elementi in modo
automatico, puramente morfologico (Olsen 2000: 901).
Da ultima si considera la reduplicazione (o iterazione), cioè la formazione di lessemi
mediante la ripetizione di una stessa parola o parte di essa, producendo unità molto simili
ai composti. In alcune lingue questa modalità di formazione di parole serve a formare il
plurale oppure a rafforzare un concetto (Schindler 1991: 598); in tedesco è oggi molto
poco produttiva ed è spesso accompagnata da variazione vocalica, come nelle parole
Wirrwarr e Mischmasch. In tedesco la struttura dei reduplicati li rende molto simili ai i
22
La parola perplimere fu lanciata dal comico Corrado Guzzanti nei primi anni novanta. Attecchì subito
per la coerenza morfologica e per il fatto di riempire una lacuna effettiva della lingua italiana (Biffi, Marco,
“Significato e origine di perplimere” nel sito dell’Accademia della Crusca, http://www.
accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/consulenza-linguistica/domande-risposte/ significato-origineperplimere, url consultato il 1.03.2017).
23
Fleischer ritiene però che la retroformazione sia produttiva in sincronia: ad esempio il verbo inglese to
brainwash è retroformato dal sostantivo brainwashing, e non va interpretato come composizione degli
elementi brain e wash (2000: 893s).
25
Selbstkomposita, cioè a quei composti in cui i due costituenti sono lo stesso lessema, come
per esempioBücherbuch; ad un’analisi più precisa i Selbstkomposita sono però composti
determinativi a tutti gli effetti, infatti il Bücherbuch è un ‘Buch über bestimmte Bücher’
(Fleischer Barz 2012: 68). Questo tipo di composizione può essere usata per enfatizzare
un concetto, si consideri come esempio la parola Autorenautor, che designa ‘l’autore per
eccellenza’.
Nei
reduplicati
invece
è
impossibile
fornire
un’interpretazione
determinativa: il reduplicato Schickimicki ‘elegantone’ non può essere considerato un
composto, poiché non presenta due morfemi lessicali che legandosi insieme in virtù di
una relazione implicita formano una nuova parola (Donalies 2007: 68). A differenza del
tedesco, in italiano la reduplicazione è produttiva in base a regole morfologiche anche
oggi: si pensi a parole come fuggi-fuggi, pigia-pigia, lecca-lecca, in cui la reduplicazione
dell’imperativo del verbo permette di creare sostantivi; i reduplicati italiani sono per
questo più vicini ai composti esocentrici formati da due verbi, come dormiveglia
(Thornton 2009: 241); lo si approfondirà nel capitolo 4 (punto 4.6.6.).
1.4. Il significato nei composti
Si è detto all’inizio del capitolo che tra i costituenti di un composto sussiste una
relazione R che non è realizzata da materiale linguistico; anche se non espressa, la
relazione che i due costituenti intrattengono è di tipo semantico e grammaticale. Per
questo, il composto capoclasse si può parafrasare come ‘capo della classe’, e si può così
notare come nella parafrasi le due parole siano messe in relazione dalla preposizione
della, che nel composto non figura, rimanendo implicita (Scalise Bisetto 2008: 118).
Soprattutto nei composti formati da costituenti nominali la relazione R può celare
un’ampia gamma di interpretazioni, esplicitabili solo attraverso una parafrasi sintattica.
Ad esempio il composto Sahnetorte designa una ‘torta con panna’, Wassermühle un
‘mulino che funziona ad acqua’, il capostazione è il ‘capo di una stazione’, un cavolfiore
è ‘un tipo di cavolo simile a un fiore’. In tedesco anche le interpretazioni di uno stesso
composto estrapolato dal contesto possono essere numerose: la parola Fishfrau potrebbe
designare una signora che mangia il pesce, che vende il pesce, che è fredda come un
pesce, persino ‘che ieri ha detto di non sopportare il pesce’ (Heringer 1984, citato da
Donalies 2007: 108). Semanticamente i composti sono unità molto dense: in una semplice
26
struttura morfologica esprimono le stesse informazioni contenute in sintagmi complessi.
Ciò è possibile grazie alla vaghezza di significato dei costituenti e della relazione R.
Donalies spiega che le parole non sono puntuali e univoche nel loro riferirsi alla
realtà extralinguistica; descrivono al meglio un’immagine prototipica, ma possono
definire anche esemplari non prototipici. Fino a che punto può estendersi il significato di
una parola? Nonostante una certa stabilità di significato non c’è modo di determinare il
dominio esatto di un significante sulla realtà referenziale, perché il significato è cangiante
e dipende dall’uso. La composizione sfrutta la vaghezza del significato delle parole
assieme all’indeterminazione della relazione R: Apfeltorte designa meccanicamente una
torta che ha qualcosa a che fare con le mele, ma sono l’esperienza del parlante e la
convenzione stabilita a dire che si tratta di una ‘torta di mele’ (Donalies 2007: 109). Vi
sono composti che comprimono parafrasi anche molto complesse, come nel caso di
spaghetti-western, ‘western prodotto in un paese noto per l’abbondante consumo di
spaghetti’, o di Gulaschkommunismus, che sembra avere un rapporto di significato
analogo tra i costituenti; il composto potrebbe essere parafrasato con il sintagma ‘tipo di
comunismo introdotto in un paese noto per l’abbondante consumo di gulasch’24 (Bauer
2006: 721).
Similmente alla vaghezza del significato dei costituenti, anche la polisemia è una
delle forze che operano a favore dell’economia linguistica. Nella composizione la
polisemia tende a ridursi eliminando l’ambiguità: ad esempio il secondo membro della
parola Zugkraft aiuta a disambiguare la parola polisemica Zug, che in questo caso non
indica un ‘treno’ ma la ‘trazione’ (Fleischer Barz 2012: 132); allo stesso modo capo nei
composti italiani capogiro e capostazione designa nel primo caso ‘la testa’, nel secondo
‘il responsabile’. Talvolta la polisemia può rimanere anche nel composto: Zugführer può
designare colui che conduce un treno o una truppa (Fleischer Barz 2012: 132). Per la loro
polisemia intrinseca i composti sono stati definiti dagli studiosi ‘semanticamente
ambigui’ o ‘vaghi’; Jackendoff (2009: 117) propone piuttosto di definirli ‘promiscui’
(“promiscuous”), poiché tutti i significati possibili convivono nel composto, ma il
Si fa riferimento con questa parola ai provvedimenti introdotti in Ungheria dal 1960 al crollo dell’Unione
Sovietica; secondo il DWDS la parola ha assunto un significato dispregiativo: “Kommunismus, der nur auf
die Befriedigung materieller Bedürfnisse, auf die Hebung des Lebensstandards, nicht aber auf
gesellschaftliche Veränderungen abzielt” (https://www.dwds.de/wb/Gulaschkommunismus, url consultato
il 28.03.2017).
24
27
cervello umano sa estrapolare il significato giusto basandosi sulle informazioni che ha a
disposizione, al di là della grammatica. Jackendoff (2009: 110) cita come esempio un
esperimento condotto da Gleitman e Gleitman (1970)25, in cui era chiesto ai soggetti di
interpretare dei composti nuovi privi di contesto; è stato chiesto di parafrasare il composto
bird house glass, e la maggior parte dei soggetti ha dato una spiegazione basata sulla
plausibilità semantica (‘a birdhouse made of glass’) anziché sull’ordine grammaticale dei
costituenti26. Nell’interpretazione di un nuovo composto, dunque, la competenza
morfologica è coinvolta, ma lo sono in maggior misura le caratteristiche semantiche dei
costituenti, nonché la conoscenza enciclopedica del parlante; tuttavia la variabile più
incisiva non appartiene alla realtà strettamente linguistica, ma a quella referenziale, ed è
il contesto.
Le parole non sono mai isolate: si inseriscono nel co-testo e nel contesto e rimandano
alla conoscenza enciclopedica degli utenti (Donalies 2007). Il contesto è quasi
onnipotente quando si tratta di composti, perché può incidere sulla relazione R anche più
delle caratteristiche semantiche dei singoli costituenti. Bauer (2006: 721) cita l’esempio
famoso in letteratura dell’apple-juice seat (Dawning 197727): i costituenti non sembrano
intrattenere rapporti semantici, dunque il composto potrebbe avere un insieme di
significati tra cui ‘posto a sedere dove è stato versato succo di mela’, ‘sedia dove bisogna
sedersi se si vuole vincere un succo di mela’ e simili, ma è stato attestato in una
conversazione col significato di ‘posto a sedere con un bicchiere di succo di mela
davanti’. A proposito dell’onnipotenza del contesto, Fleischer Barz rileva che i composti
lessicalizzati metaforici possono persino riattivare l’uso letterale, se inseriti nel contesto
che consente loro di farlo; Hamsterkauf significa idiomaticamente ‘acquisto di quantità
eccessive di beni di consumo allo scopo di fare provviste’, ma se si stesse parlando di
qualcuno che ha appena comperato un criceto sarebbe pienamente sensato usare la parola
in senso letterale (Fleischer Barz 2012: 131). Oltre ad essere il fattore più significativo
per disambiguare il significato dei composti, il contesto è soprattutto il motore pragmatico
della
creazione
delle
parole:
si
pensi
al
composto
aggettivale
tedesco
sauerkrautkonsumfördernd, che non si è sedimentato nel lessico ma è attestato, ed è nato
25
Gleitman, L.R. e Gleitman, H. (1970), Phrase and Paraphrase: Some Innovative Uses of Language. New
York, Holt, Rinehart and Winston.
26
L’esperimento ha anche mostrato come persone con un buon livello di istruzione tendano a fare
affidamento sull’ordine dei costituenti, anziché sulla plausibilità del senso complessivo.
27
Dawning, Pamela (1977), “On the creation and use of English compound nouns”, Language 53, 810-842.
28
evidentemente in un contesto che avvertiva la necessità di un aggettivo che significhi
“promotore del consumo di crauti” (Bosco Coletsos 2007: 23).
In letteratura si trovano numerosi tentativi di sistematizzare il significato della
relazione R. Per esempio secondo Motsch (1994: 5024) si presentano innanzitutto due
opzioni, ovvero: R può avere carattere stereotipico, inferibile quindi dalla semantica dei
costituenti e dalla conoscenza del mondo (Apfeltorte, capostazione), oppure può
dipendere dal contesto linguistico o situazionale (Fischfrau come ‘donna che ieri ha detto
di detestare il pesce’). Qualora non si possa dedurre la relazione in questi due modi, si
può ricorrere ad un insieme di relazioni fondamentali ricorrenti: i costituenti possono
essere uniti in rapporti di apposizione, di similarità e così via. Ad esempio cavolfiore e
Blumenkohl sono parafrasabili con una relazione di similarità: designano un ‘cavolo che
sembra un fiore’. Ci sono stati vari tentativi di produrre liste di possibili relazioni 28, senza
mai giungere ad un catalogo esauriente dei possibili significati, e un esempio lampante
del perché sfugga sempre qualcosa è la parola Gulaschkommunismus. Secondo Donalies
(2007: 110) e Bauer (2006: 721) non ha senso continuare a cercare di catalogare le
relazioni semantiche, perché la composizione produttiva è un atto individuale e creativo
che forma parole dai significati sempre nuovi; per poter parafrasare le parole composte si
necessita di competenza linguistica e fantasia.
Anche se i significati non possono trovare una sistematizzazione esaustiva ci sono
degli aspetti da considerare a riguardo. Ancora una volta non si tratta di categorie che
suddividono i fenomeni linguistici in comparti stagni, ma piuttosto di assi in cui trovano
posto i diversi tipi di composti in base al significato dei costituenti e della parola nel
complesso. Verrà trattata qui di seguito la composizionalità, cioè la caratteristica di quei
composti il cui significato può essere calcolato grazie al significato dei costituenti;
successivamente si presenterà l’aspetto dell’idiomaticità nelle parole composte, legata
all’uso figurato della lingua; da ultime verranno considerate la produttività delle regole
di composizione e la lessicalizzazione.
28
Fleischer Barz (2012: 141), Fandrych Thurmair (1994), e Fanselow (1981) citato da Meibauer (2015: 54)
(Fanselow, Gisbert (1981), “Neues von dem Kompositafront oder zu drei Paradigmata in der
Kompositagrammatik”, Studium Linguistik 11, pagg. 43-54).
29
1.4.1. Composizionalità e prevedibilità
La composizionalità è la caratteristica di un’espressione complessa il cui significato
totale è in funzione del significato delle singole parti (Janssen 1994: 650): in altre parole,
un composto si può definire composizionale quando è possibile calcolarne il significato
sommando i significati dei suoi costituenti ‘senza sorprese’. I normali sintagmi hanno
significato composizionale: si pensi ad esempio al sintagma l’inchiostro blu, in cui è
chiaro a cosa si fa riferimento conoscendo il significato delle parole ‘inchiostro’ e ‘blu’.
Così si comportano anche alcuni composti semanticamente trasparenti, come Spielplatz
e portafinestra: uno Spielplatz è un posto dove si gioca, una portafinestra è una porta che
è anche una finestra, quindi i costituenti permettono di capire cosa designano queste
parole, anche senza averle mai incontrate. Al contrario, un’espressione non
composizionale dice di più dei suoi componenti: ad esempio l’espressione avere il sangue
blu non è da interpretare come ‘avere il sangue di colore blu’, secondo il significato dei
singoli costituenti, ma ‘essere di nobile lignaggio’. Allo stesso modo, composti come
pungitopo e Löwenzahn non indicano ‘qualcosa che punge i topi’ e ‘il dente di un leone’,
e il parlante non può dire che si tratta di piante di fiori se non per conoscenza
enciclopedica (Kavka 2009: 23-25). Le costruzioni composizionali sono tendenzialmente
letterali, cioè non sono da interpretare nel senso traslato in cui si possono intendere uno
o entrambi i costituenti; il principio di composizione vale però in senso stretto solo per le
parole monosemiche: se i due costituenti di un composto composizionale hanno
rispettivamente un solo significato, dalla somma dei due significati si ottiene l’entità a cui
si riferisce il composto. Tuttavia le parole non sono quasi mai monosemiche: come gli
altri composti, anche i composti composizionali sono interessati dalla polisemia dei
costituenti, e si situano sempre in un determinato contesto (Ježec 2005: 45).
La composizionalità favorisce senza dubbio la prevedibilità del significato di un
composto, ma la prevedibilità è legata anche ad altri fattori: tra questi contano il fatto che
i costituenti siano polisemici o meno, la frequenza d’uso della regola di formazione
applicata al composto in questione, e non da ultima la trasparenza strutturale del
composto, cioè il fatto che la segmentazione dei costituenti sia chiara (Kavka 2009: 2325). Si pensi al tedesco Wachstube, che potrebbe essere interpretato come Wach|stube
‘guardiola’ o Wachs|tube ‘tubetto di cera’; ancora una volta il contesto è fondamentale
30
(Donalies 2007: 38). Ciò che invece non favorisce la prevedibilità è l’uso idiomatico e
figurato della lingua, che caratterizza le formazioni non composizionali.
1.4.2. Idiomaticità e figuralità
Si è già parlato di idiomi nel trattare tipi di costruzioni frasali che si sono affermate
come singole unità (punto 1.3.2.3). Secondo Olsen (2000: 900) “the basic property of an
idiom is that the meaning of the whole is not analyzable on the basis of the meaning of
its parts” – se una costruzione è idiomatica allora non è composizionale, letterale,
prevedibile. I composti possono avere molto in comune con le espressioni idiomatiche,
anche solo per il fatto di esprimere sempre un ‘di più’ rispetto ai costituenti, dato che la
relazione R che sussiste tra loro rimane implicita. Per Kavka (2009: 25-2629) la
somiglianza tra composti e idiomi è lampante se si considera un idioma come
concatenazione in cui il significato non è inferibile dal significato dei singoli lessemi;
inoltre i composti come gli idiomi possono essere altamente convenzionalizzati e legati
al contesto. Tuttavia, come ricordano Gaeta e Ricca (2009: 40), la parola apriscatole è
senza dubbio un composto, ma non è affatto idiomatico. Si può concludere che esistono
diversi tipi di composti che si collocano in una scala che va da ‘composizionale’ a
‘idiomatico’ (Kavka 2009:28).
La figuralità è strettamente legata all’idiomaticità: gli idiomi sono espressioni
figurate, infatti l’espressione idiomatica rimanere di sasso non è da intendersi
letteralmente, ma implica l’uso figurato della parola ‘sasso’. Tuttavia esistono espressioni
figurate che non sono idiomi, che sono coniate sul momento per un particolare bisogno
espressivo senza implicare la lessicalizzazione: ad esempio chi trascorre molto tempo a
studiare in biblioteca può dire che ormai vive in biblioteca, e l’espressione sarebbe da
intendere in senso figurato, anche se non si tratta di un idioma. Le costruzioni idiomatiche
quindi oltre ad essere figurate fanno parte di un repertorio lessicalizzato. Allo stesso modo
esistono composti figurati idiomatici e composti figurati che sono semplicemente
idiosincratici30; Eisenberg (2006: 215) precisa anche che la lessicalizzazione non implica
29
Anche se in gran parte del capitolo si parla delle caratteristiche idiomatiche dei composti, va detto che
Kavka riconosce che esistano anche composti non idiomatici puramente composizionali, citando degli
esempi dall’inglese come door knob, bedroom, Anglo-Saxon.
30
I composti non lessicalizzati possono essere sia figurali che letterali; un esempio di composto
composizionale non lessicalizzato è l’apple-juice seat di Dawning, ma è possibile immaginare anche
31
per forza la demotivazione, infatti molti composti lessicali hanno significato
composizionale pienamente motivato (come il già citato apriscatole); ma se
un’espressione non motivata si lessicalizza, allora si tratta di idiomatizzazione (come nel
caso di ficcanaso).
La capacità di usare la lingua in modo figurato poggia sulle abilità cognitive del
parlante, quali la capacità di confronto, di categorizzazione e di simbolizzazione. Qui si
fa riferimento principalmente a Heyvaert (2009: 233–254), che contempla la
composizione dal punto di vista della linguistica cognitiva. Per la formazione di composti
sono particolarmente attive le abilità simboliche della metafora, della metonimia e del
blending. La metonimia sovrappone due categorie pertinenti allo stesso dominio
concettuale, ad esempio nella frase la pentola bolle dove il contenitore designa il
contenuto; la metafora invece unisce due categorie senza questa contiguità di dominio,
come nella frase sono pazzo di lei dove ‘pazzia’ si sovrappone ad ‘amore’. Il blending è
la capacità di evocare memorie e di associarle ad altre conoscenze, comprimendo l’input
concettuale; Heyvaert (2009: 241) cita a tal proposito l’esempio In France, Bill Clinton
wouldn’t have been harmed by his relationship with Monica Lewinsky, frase che evoca
diverse associazioni: lo scandalo provocato dalla relazione tra i due, il fatto che in
America la vita privata dei politici viene presa in grande considerazione, e che nelle
democrazie europee invece si tende a separare la sfera privata da quella pubblica. A livello
cognitivo è in atto la stessa procedura della ‘contaminazione’ come modalità della
Wortbildung: così come il contaminato Wintermezzo evoca in una parola i due concetti di
‘inverno’ e ‘intermezzo’, allo stesso modo il blending concettuale può evocare e associare
memorie e concetti pertinenti ad ambiti diversi. Questi tre meccanismi sono vitali nella
composizione: esempi che includono relazioni metaforiche sono il tedesco Augenblick
(Fleischer Barz 2012: 142) e l’italiano scaldabanchi; per i composti metonimici si
possono citare l’italiano manolesta e il tedesco Struwwelkopf. Alcuni studiosi (tra cui
Bauer 200831, citato in Bauer 2009: 351 e Booij 199232 citato da Lieber 2009) sostengono
che i composti possessivi come pellerossa e Rotkehlchen hanno la caratteristica eminente
di basarsi su principi di metonimia e sineddoche, più che quella di essere endocentrici.
composti non lessicalizzati figurati, penso ad esempio che se vedessi arrivare un amico con un naso
importante notoriamente bravo a giocare a calcio potrei dire “ecco che arriva il nostro Cirano-bomber”.
31
Bauer, Laurie (2008), „Les composés exocentriques de l’anglais” in Amiot, D. (a cura di), La composition
dans une perspective typologique, Arras, Artois Presse Université.
32
Booij, Geert (1992), „Compounding in Dutsch“, Rivista di linguistica 4 (1), 37–60.
32
Un esempio di blending concettuale nei composti può essere invece rappresentato dal
noto spaghetti-western. Il blending è molto produttivo nei composti per uso ad hoc, creati
in famiglia o con amici stretti, dove è più facile avere esperienze comuni da cui attingere
– Heyvaert (2009: 251) porta l’esempio cherry jeans, che potrebbe indicare ‘quei
pantaloni che hai usato per raccogliere ciliegie’.
1.4.3. Produttività e lessicalizzazione
La produttività è la possibilità di una regola di coniare nuove parole. Le nuove
formazioni possono nascere tramite regole composizionali o per analogia olistica: le
regole composizionali producono serie di parole, che possono poi lessicalizzarsi o sparire
col mutare del contesto che le ha generate, mentre i processi analogici tendono ad essere
occasionali e di norma non portano alla produzione di serie di parole (Fleischer 2000:
888). Ad esempio il composto Hausmann (‘uomo casalingo’) è stato formato in analogia
a Hausfrau (Meibauer 2015: 39). La produttività di un processo di formazione è soggetta
a restrizioni a tutti i livelli della lingua, sul piano fonologico, morfologico, sintattico,
semantico e pragmatico; tra i fattori pragmatici conta il fatto che per coniare un nuovo
termine deve sussistere un concreto bisogno di denominazione (Meibauer 2015: 45-47).
Secondo Dressler et al. (2005: 153) anche la produttività è una scala, e il grado di
produttività di una regola si scontra con due ordini di ostacoli: in primo luogo l’inerzia
della lingua tradizionale, che pone problemi alle nuove formazioni non standard, e in
secondo luogo la competizione con altre regole che si applicano allo stesso input. Ad
esempio per l’italiano si può affermare che la regola V+N per formare composti è
produttiva (Scalise Bisetto 2008: 130), infatti se si inventasse una nuova macchina per
sbucciare le carote, nulla impedirebbe di chiamarla ‘sbucciacarote’. Inoltre in italiano la
composizione subisce la concorrenza della derivazione, per cui per i nomi di mestiere si
preferisce usare un derivato invece di un composto, si pensi a benzinaio, pasticcere e
simili.
Secondo Giegerich (2009: 199) vi sono due livelli nel lessico: nel primo livello, più
profondo, si sono sedimentate forme complesse ormai opache e irregolari, mentre nel
livello più recente si trovano costruzioni regolari formate secondo regole produttive. Non
tutte le forme sono ugualmente produttive: manoscritto, formazione con testa a destra, si
colloca in uno strato del lessico più profondo rispetto a spremiagrumi, che è invece
33
formato secondo la regola produttiva oggi; comunque in entrambi gli strati del lessico si
tratta di composizione.
La produttività di una regola non è in rapporto diretto con la lessicalizzazione delle
parole che forma: vi sono regole produttive che formano occasionalismi che non entrano
nel vocabolario, poiché il bisogno pragmatico non è abbastanza forte o duraturo; il
composto contenuto nell’espressione “cene funky bruciapaghetta”33 è attestato, rispetta
una regola produttiva, è molto eloquente ma non per questo ora è parte del lessico italiano.
Eppure la lessicalizzazione è stata vista a lungo come indicatore dello status di composto,
e a questo Bauer (2006: 721) muove le seguenti obiezioni: intanto la lessicalizzazione
interessa anche strutture sintattiche, non solo i composti (l’esempio pomodoro torna
utile); inoltre molti composti morfologicamente motivati non entreranno mai nel lessico,
poiché esauriscono il bisogno comunicativo nel preciso contesto in cui vengono formulati
(ancora l’apple-juice seat di Dawning).
1.5. Esistono criteri universali per un’analisi contrastiva dei composti?
I linguisti hanno tentato di individuare dei criteri universali per delimitare i composti
e permettere un confronto linguistico 34, tuttavia non è affatto semplice: un criterio che
sembra solidissimo all’interno di una lingua vacilla non appena si allarga il campo di
osservazione a più lingue. Ad esempio l’assunzione che la composizione sia un universale
linguistico è stata messa in dubbio dalle grammatiche del groenlandese occidentale, che
sembrano non conoscere i composti (Bauer 2009: 344). A questo punto, onde evitare di
incagliarsi sulle eccezioni senza trovare regole, conviene adottare la prospettiva di Scalise
e Guevara (2009: 107s): ogni linguista ha una sua definizione di composto dovuta a scelte
teoretiche, quindi ha senso guardare alle tendenze universali della composizione, anziché
inseguire una definizione ineccepibile. Si rileva quindi che i composti generalmente si
comportano in questo modo: seguono i principi dell’atomicità sintattica e dell’integrità
lessicale, i costituenti hanno natura lessicale, e il risultato è un membro delle principali
categorie lessicali (Scalise Guevara: 2009: 108). Tuttavia è utile analizzare la
composizione nei diversi livelli linguistici e rendersi conto perché i criteri comunemente
adottati non si rivelano efficaci, sulla scorta di Bauer (2009: 719-721).
33
34
Tratto dal romanzo Jack Frusciante è uscito dal gruppo (Brizzi, Enrico (1994), Ancona, Transeuropa).
Si vedano per esempio Scalise Guevara (2009), e per le lingue europee Donalies (2004).
34
Spontaneamente verrebbe da affidarsi al criterio ortografico: sembra ragionevole
supporre che i composti vengano scritti come parole singole; tuttavia questo criterio è
fragile anche solo per il fatto che molte lingue non hanno una lingua scritta o non indicano
le pause tra parole, oppure perché l’ortografia è stata imposta da parlanti non nativi. Non
occorre andare a cercare il groenlandese occidentale per rendersi conto dell’instabilità del
criterio, visto che come già detto l’inglese per primo pone problemi: rain-forest,
rainforest e rain forest sono tutti composti attestabili35. L’ortografia è una convenzione e
come tale cambia nel tempo, punto dolente soprattutto per il tedesco, viste le discussioni
che ha sollevato la riforma ortografica del 1996 e i casi dubbi che ancora sussistono – si
pensi alle costruzioni sostantivo-verbo come Rad fahren/radfahren (Fuhrhop 2006: 68)36.
Anche in italiano, salvo per i composti V+N come cavatappi, che sono solitamente scritti
attaccati, non c’è una norma stabile per la grafia; i composti possono essere scritti come
un’unica parola (scacciapensieri), separati da un trattino (divano-letto) o solo
giustapposti (busta paga) (Jacobini 2011: 251).
Il criterio fonologico è già più distintivo per i composti, sebbene anche in questo caso
bisogna parlare di tendenze, e tenere presente che ogni lingua ha diversi mezzi segmentali
o soprasegmentali per indicare i composti tipici (Bauer 2006: 720). In inglese nella
maggior parte dei composti l’accento cade sul determinante, dunque sul primo membro,
come mostra la coppia minima toy factory: con accento sul primo membro è un composto,
‘fabbrica di giocattoli’, con l’accento nel secondo membro è un sintagma, ‘fabbrica
giocattolo’; tuttavia anche in inglese sussistono formazioni problematiche 37 (Lieber e
Štekauer 2009: 8-10). In tedesco normalmente l’accento sul costituente di sinistra è indice
piuttosto affidabile di composizione: si dice infatti Wohnungs|tur, Pilzen|suppe
(Eisenberg 2012: 146-149). In italiano invece l’accento principale cade normalmente sul
membro di destra: palla|volo, lava|stoviglie (Jacobini 2011: 251).
Inoltre se si applica rigidamente il criterio ortografico nell’esempio New York-Los Angeles flight si estrae
il composto *York-Los (Bauer 2006: 720).
36
Fuhrhop (2006) nel capitolo 8 “Getrennt und Zusammenschreibung: die Zweifelfälle” considera
espressioni formate da sostantivo e verbo come Rad fahren, Schlittschuh laufen, Brust schwimmen
applicando diversi test per verificare la capacità del sostantivo di stare nel Vorfeld, il modo in cui
costruiscono il Perfekt ecc.; Fuhrhorp non dà una soluzione, considerandoli casi dubbi, ma nel volume
Duden – Die deutsche Rechtschreibung (2013: 49) si indica che in questi casi il sostantivo va scritto staccato
e con lettera maiuscola.
37
Ci si chiede perchè fifth street abbia l’accento regolare dei composti e fifth avenue invece no (Lieber e
Štekauer 2009: 10).
35
35
Quanto ai criteri morfologici, Bauer (2006:720) fa riferimento principalmente al
fatto che i membri interni al composto non possono portare marche flessive; l’unico
costituente che può essere flesso è la testa, cioè quello che nei composti determinativi
funziona come iperonimo all’interno della frase. Questo può valere di norma per il
tedesco, dove la flessione interna compare raramente e in situazioni spiegabili in
diacronia, quali Blindekuh e Langeweile (Donalies 2007: 39). Applicare rigidamente
questo criterio per l’italiano invece significa escludere dall’analisi formazioni come
cassaforte e camposanto38, che vengono considerati composti determinativi nelle
grammatiche italiane (Scalise Bisetto 2008: 123, Renzi Salvi Cardinaletti 1995: 504).
Alcuni composti italiani infatti formano il plurale flettendo il costituente di destra (i
pianoforti), altri quello di sinistra (i capistazione), altri ancora li flettono entrambi (le
casseforti).
Per quanto concerne il criterio sintattico, come già detto, i composti hanno la
proprietà di comportarsi come parole semplici. Citiamo ancora i tre test indicati da Lieber
e Štekauer (2009: 11) per definire i composti: l’inseparabilità, la non modificabilità del
determinante e la non-pronominalizzazione del costituente testa. Questo esclude anche di
poter fare riferimenti anaforici al determinante, che è refrattario ad ogni operazione
sintattica (Bauer 2006: 721). Il criterio sintattico è piuttosto solido e può aiutare molto
anche in italiano, per quanto concerne questo lavoro39.
Da ultimi si considerano i criteri semantici, cioè il fatto che i composti tipici
esprimano concetti unitari e specializzati, capaci di lessicalizzazione (Bauer 2006: 721).
Come già detto, tuttavia, la lessicalizzazione è qualcosa di parallelo alla composizione e
per certi versi indipendente da essa: anche le sequenze sintattiche possono definire
concetti unitari e lessicalizzarsi, e non è detto che composti formati ad arte secondo regole
produttive entrino nel lessico della lingua.
38
Donalies (2004: 27) approfitta del criterio morfologico per affermare che tutti i composti italiani A+N
non sono composti ma sintagmi univerbati; posizione che in questo lavoro non giova affatto, e che
causerebbe comunque altri problemi di classificazione. Si preferisce pensare che il criterio sia poco adatto
ad un’analisi contrastiva, piuttosto che concludere che i composti italiani non si conformano al criterio.
Inoltre se Blindekuh è uno dei “ganz wenige etablierte Komposita” (Donalies 2007: 39) la cui flessione
interna è spiegabile in diacronia, perché questo non può valere per cassaforte e camposanto?
39
Bauer (2009: 721) indica per l’inglese dei casi in cui il criterio sintattico vacilla e sembra dipendere
dall’intuito linguistico del parlante; sostiene perciò che il criterio non sia valido, se non aiuta a disambiguare
proprio nei casi dubbi. Tuttavia se appunto si vanno a cercare le costruzioni-limite nella zona grigia tra
composizione e sintassi bisogna anche mettere in conto un po’ di ambiguità.
36
Il problema principale resta questo: in una lingua può essere identificato come
composto ciò che secondo i criteri di un’altra lingua composto non è, come in pomme de
terre per il francese (Bauer 2006: 721). È inconcepibile considerarlo un composto se si
usa come metro di paragone la composizione tedesca, e anche in italiano questa posizione
dà problemi: unità simili come i sintagmi fissi ferro da stiro, giacca a vento, pentola a
pressione, sacco a pelo possono anche rispettare il criterio dell’atomicità sintattica e la
lessicalizzazione, e in tedesco gli stessi concetti sono resi da composti determinativi, ma
non possono essere considerati composti a tutti gli effetti perché la relazione R è espressa
dalla preposizione: vengono pertanto considerate costruzioni sintattiche che si collocano
nella zona di contatto con i composti (Jacobini 2011:253). Alla luce delle considerazioni
esplicative fatte in questo capitolo, quindi, vale ancora la definizione di Jacobini proposta
all’inizio:
La composizione è un procedimento morfologico che permette di formare parole nuove
combinando insieme due o più morfemi lessicali. […] I composti sono formati tipicamente
da due parole autonome; […] la relazione tra i costituenti di un composto non è di norma
segnalata da marche morfologiche (Jacobini 2011: 250).
37
Capitolo 2 – La classificazione dei composti nominali
Alla fine del capitolo precedente si è visto come sia molto difficile trovare dei criteri
per un’analisi contrastiva dei composti. Nonostante questa difficoltà di fondo, lo studio
del fenomeno della composizione – come ogni disciplina – si serve di categorizzazioni:
in letteratura si possono trovare numerose etichette che hanno lo scopo di classificare e
descrivere i diversi tipi di composti. In questo capitolo saranno illustrate alcune di queste
categorie.
Innanzitutto saranno presentati alcuni cenni storici sui principali approcci teorici al
fenomeno della composizione. Nella storia, prospettive diverse hanno fatto risaltare
caratteristiche differenti delle stesse formazioni morfologiche, senza che una teoria si sia
imposta sulle altre; ogni angolazione contribuisce con concetti utili a descrivere questo o
quell’aspetto del fenomeno della composizione. Nei paragrafi successivi saranno illustrati
tre tipi di categorizzazioni per descrivere i composti; poiché questo lavoro si occupa
dell’analisi contrastiva dei composti nominali in tedesco e in italiano, sono state prese in
considerazione soltanto le categorie utili allo scopo: non sono state contemplate tipologie
pertinenti ad altre categorie lessicali (come ad esempio gli aggettivi composti), né
categorie di composti non presenti nelle lingue in analisi. Saranno invece descritte le
categorie sanscrite dei bahuvrīhi e dei dvandva, nonché la distinzione tra composti
primari e composti sintetici; da ultima sarà presentata la suddivisione proposta da Scalise
e Bisetto (2009), che rappresenta un tentativo di elaborare una classificazione che sia
adatta ad un confronto linguistico.
2.1. Cenni storici sullo studio della composizione
Lo studio della composizione cominciò ad essere approfondito durante l’Ottocento,
dopo che il riconoscimento della famiglia linguistica indoeuropea ebbe inaugurato lo
studio contrastivo delle lingue: fu questo il momento in cui la nascente germanistica iniziò
ad interessarsi alla Wortbildung (Marx 1994: 37). In particolar modo il sanscrito suscitava
l’interesse degli studiosi, perché essendo una lingua molto conservativa veniva ritenuto
più simile alla ricostruita ‘lingua originaria’ indoeuropea. La morfologia sanscrita
contemplava inoltre una gamma molto differenziata di formazioni composte, e per questo
lo studio della composizione si serve ancora oggi di termini introdotti dai grammatici
39
sanscriti, come ad esempio bahuvrīhi (per indicare i composti possessivi) e dvandva (per
i composti copulativi) (Kastovsky 2009: 331).
La Deutsche Grammatik di Jacob Grimm (18261) fu la prima grammatica a
contemplare la formazione delle parole nelle lingue germaniche da un punto di vista
descrittivo, filologico e comparativo (Marx 1994: 37). Grimm aveva suddiviso i composti
tedeschi in eigentliche e uneigentliche Komposita: i primi, i composti propri, sono quelli
formati esclusivamente da morfemi lessicali, siano essi radici o temi della radice (root o
stem2); un esempio è l’alto tedesco antico tagalicht, formato giustapponendo taga e licht,
‘luce del giorno’. Al contrario, i composti impropri3 sono quelli il cui primo membro
contiene una marca flessiva, che nella maggior parte dei casi è una marca del genitivo;
sono uneigentliche Komposita l’alto tedesco antico Donares-tag, il tedesco moderno
Tageslight e il latino Acquaeductus (Olsen 200: 906). Kastovsky (2009: 329) spiega in
diacronia la differenza tra composizione propria e impropria: i composti propri risalgono
ad un periodo in cui non si era ancora sviluppata l’inflessione nominale; pertanto, in
mancanza di marche flessive per indicare il caso, le funzioni sintattiche venivano espresse
attraverso la posizione dei sostantivi nella frase. I composti impropri contengono invece
marche flessive, segno della loro origine come univerbazioni di costruzioni sintattiche;
dalle desinenze si sarebbero sviluppati in seguito i Fugenelemente del tedesco, cioè gli
elementi che talvolta segnano il confine tra i costituenti nelle parole composte
(Liebe|s|brief), oggi non più morfologicamente motivati.
Oggi la suddivisione tra eigentliche e uneigentliche Komposita non è più rilevante
per un’analisi sincronica, ma ha dato inizio agli studi tradizionali sulla composizione, cioè
quelli basati sulle relazioni implicite preposizionali e di caso che sussistono tra i
costituenti (Olsen 2000: 905-906). Secondo Wamelink-van Lint (1994: 657) gli studi
sulla composizione si possono raggruppare in due grandi filoni: gli studi tradizionali e gli
studi formali. Il filone tradizionale classifica i composti in base alle caratteristiche
morfologiche e alle funzioni sintattiche dei costituenti, nonché in base alle relazioni
semantiche tra i membri; inoltre negli studi tradizionali la composizione viene considerata
1
Grimm, Jacob (1826), Deutsche Grammatik, 2. Theil: Ableitung und Zusammensetzung, Göttingen.
Kastovsky (2009: 323) indica la radice (root) come ció che non è ulteriormente analizzabile, come touchin untouchables; e il tema (stem) come ciò che rimane di una parola una volta tolte le marche flessive,
untouchable nello stesso esempio.
3
La traduzione di eigentliche e uneigentliche Komposita in ‘composti propri’ e ‘impropri’ si trova in Marx
(1994: 39).
2
40
un processo analogico, che forma parole imitando il modello di altre parole. La sola
analogia può spiegare la struttura di parole già esistenti, ma non può dar conto dei processi
mediante i quali si formano nuovi composti: negli studi tradizionali non si distingue tra
composti lessicalizzati e composti produttivi, e non si ricercano precise regole di
formazione che siano produttive; per questo tali approcci vengono definiti ‘non formali’ 4.
Negli studi del filone formale si cerca invece di formulare regole rigorose per la
formazione delle parole composte, presupponendo che sussistano strutture sintattiche
soggiacenti; quindi l’inglese oil well ‘pozzo petrolifero’ è formalizzato come risultato di
trasformazioni successive che trovano la loro origine nella frase ‘the well yields oil’ (Lees
19605). L’aspetto problematico degli studi formali è l’impossibilità di recuperare quei
predicati che nel composto rimangono impliciti: il predicato to yield, nell’esempio, può
essere completato soltanto da un parlante che conosca già il significato della parola oil
well.
Per questo venne introdotto un insieme limitato di ‘recoverably deletable
predicates’ (Levi 19786), creando così un modello di formazione di parole generativo e
semantico: generativo poiché presuppone regole di formazione trasformazionali a partire
dalla sintassi, semantico perché inserisce nelle regole generative anche elementi lessicali,
cioè i suddetti predicati7. Tuttavia l’insieme di predicati non potrà mai dare conto di tutti
i composti possibili, quindi si cominciò a dubitare dell’esistenza di un elenco di predicati
veramente esaustivo, tornando a proporre modelli descrittivi basati anche sulle
caratteristiche semantiche e le funzioni sintattiche dei costituenti, più vicini agli studi
tradizionali8 (Wamelink-van Lint 1994: 658).
Secondo Motsch (1994: 5022) gli studi formali trasformazionali hanno caratterizzato
gli anni settanta e ottanta, basandosi sull’influenza dei principi della sintassi sulle
formazioni lessicali. Nel frattempo si è affermato un altro approccio, quello lessicale, che
vede al contrario sintassi e morfologia come due ambiti separati della grammatica con
4
Secondo Wamelink-van Lint un esempio di studio tradizionale è Marchand, Hans (1969), The Categories
and Types of Present-day English Word Formation: a Synchronic–Diachronic Approach, Beck, Munich;
penso che per l’italiano si possa annoverare in questo filone Tollemache (1945).
5
Lees, Robert B. (1960), The Grammar of English Nominalizations, Indiana University, Research Center
in Anthropology, Folklore, and Linguistics (citato da Wamelink-val Lint 1994:59).
6
Levi, Judith N. (1978) The Syntax and Semantics of Complex Nominals, New York, Academic Press
(citata da Wamelink-van Lint 1994: 658).
7
Per una storia degli approcci trasformazionali e lessicalisti alla composizione, si veda Ten Hacken (2009).
8
Un esempio a questo proposito si trova in Bauer, Laurie (1978), The Grammar of Nominal Compounding
with Special Reference to Danish, English and French, Odense, Odense University Press (citata da
Wamelink-van Lint 1994: 658).
41
regole totalmente diverse; la formazione delle parole è un procedimento morfologico
(così Jackendoff 19759). Dagli anni ottanta si tende a riconoscere le affinità tra i due
ambiti morfologico e sintattico; i principi che governano le parole e le frasi sono simili.
In questa prospettiva si colloca lo studio di William (1981) che ha introdotto il concetto
di Righthand Head Rule, segnando un momento importante nello studio dei composti
(Wamelink-van Lint 1994: 658). Come si è visto (al punto 1.3.1.), questa regola è stata
ridimensionata di molto e ora si può dire che valga generalmente solo per alcune lingue,
tra cui quelle germaniche (Booij 2009: 203). Questi studi post-lessicalisti comprendono
anche il contributo di Dawning (197710, contenente il noto esempio dell’apple-juice seat),
che ha mostrato come la pragmatica svolga un ruolo non trascurabile nella composizione,
poiché la formazione e l’interpretazione dei composti dipendono in modo preponderante
dal contesto (Wamelink-van Lint 1994: 658). L’importanza del contesto nei composti è
stata rivalutata anche dallo studio di Heringer (1984), in cui la parola Fischfrau è stata
interpretata in almeno 12 modi diversi a seconda della situazione contestuale: ‘Frau, die
Fisch verkauft’, ‘Frau, die kühl wie ein Fisch ist’, e così via.
2.2. La suddivisione in base alle grammatiche sanscrite: bahuvrīhi e dvandva
I grammatici sanscriti avevano classificato i composti in almeno otto tipi, e alcune
di queste etichette sono ampiamente usate anche oggi nello studio della composizione
(Kastovsky 2009: 331). Le categorie che ricorrono più spesso in letteratura sono quelle
dei bahuvrīhi e dei dvandva.
Bahuvrīhi è una parola sanscrita che significa ‘che ha molto riso’ e designa quei
composti che sono noti anche come ‘composti possessivi’. Ad esempio, la parola
Rotkehlchen ‘pettirosso’ non designa un ‘Kehlchen’, un petto, bensì un qualcosa che ha
il petto rosso; lo stesso vale per la parola pellerossa, che non indica una ‘pelle’. La testa
non è identificabile con uno dei costituenti: si tratta di composti esocentrici, più
precisamente di formazioni in cui si esprime una relazione di possesso tra l’entità
referenziale designata dall’intera parola e ciò che indicano i costituenti: il pettirosso è un
uccello che ha il petto rosso, il pellerossa è visto come un uomo che ha la pelle rossa.
Jackendoff, Ray (1975), “Morphological and Semantic Regularities in the Lexicon”, Language 51, 63971 (citato da Motsch 1994: 5022).
10
Dawning, Pamela (1977), “On the creation and use of English compound nouns”, Language 53, 810842.
9
42
L’interpretazione è sempre determinativa, nel senso che un costituente specifica le
caratteristiche dell’altro; quello che cambia rispetto ai composti determinativi è la
semantica della formazione complessiva, perché l’entità a cui il composto si riferisce non
coincide con la testa del composto: il pellerossa non è una ‘pelle’ (Donalies 2007: 61).
Scalise e Bisetto (2009: 26) sottolineano come talvolta in letteratura il termine bahuvrīhi
sia stato esteso a indicare tutti i composti esocentrici, sebbene ci siano composti
esocentrici che non sono possessivi. Un esempio rilevante sono i composti V+N italiani:
spremiagrumi non è né uno ‘spremi’ né un ‘agrumi’, quindi è un composto esocentrico –
ma non per questo è un composto possessivo.
La parola dvandva è usata in letteratura per indicare tutti i composti coordinativi o
copulativi; si tratta di quei composti, come ad esempio Dichter-Komponist, dove i due
costituenti sono gerarchicamente allo stesso livello e sussiste un rapporto di
coordinazione tra le parti. Dal punto di vista semantico l’ordine dei costituenti può essere
invertito, in linea di principio; tuttavia la lessicalizzazione avviene con una certa sequenza
che esclude l’altra – per esempio è corretto dire caffelatte e non *lattecaffè (Donalies
2007: 64s). Secondo Donalies (2007: 64) esistono tre tipi di composizione copulativa. Un
primo tipo comprende composti in cui anche un’interpretazione determinativa è possibile;
si pensi alla parola radiosveglia, parafrasabile come ‘è una sveglia che è anche una radio’,
‘è una sveglia con caratteristiche tipiche di una radio’, in cui potenzialmente il costituente
‘radio’ modifica ‘sveglia’. Il secondo tipo, i dvandva propriamente detti, sono composti
come Austria-Ungheria, in cui applicare un’interpretazione determinativa significa
travisare il significato della formazione; non si può infatti spiegare questo composto con
* ‘è Austria che è anche Ungheria’, e tantomeno con *‘è Austria con caratteristiche tipiche
dell’Ungheria’. Il terzo tipo di composti copulativi invece non è attestato né in tedesco né
in italiano: si tratta dei composti come il turco anababa, ‘genitori’, letteralmente ‘madrepadre’ (Donalies 2007: 64s). Anche i composti copulativi possono essere endocentrici o
esocentrici: Dichter-Komponist, ‘poeta-compositore’, è endocentrico, infatti indica
un’entità che è sia poeta sia compositore, mentre Hosenrock ‘gonna-pantalone’ è
esocentrico perché l’intera espressione non designa in senso stretto né una gonna né dei
pantaloni (Duden 2009: 722). Tradizionalmente i composti in generale vengono suddivisi
nei due tipi ‘determinativi’ e ‘copulativi’; tuttavia la categoria dei composti copulativi è
stata ridimensionata da studiosi come Breindl e Thurmair (1992), e anche Eisenberg
43
(2006: 231) considera queste formazioni copulative come fenomeni ai margini della
composizione determinativa11.
Tra le altre etichette sanscrite si citano i karmadhāraya, parola che designa i canonici
composti determinativi (Apfeltorte, capostazione), i tatpuruša, ovvero i composti
sintetici, in cui compare un elemento deverbale che regge l’altro costituente
(Wetterbeobachtung), e i dvigu, con un numerale come primo costituente (come nel
tedesco Dreieck). La terminologia sanscrita è stata tratta da Kastovsky (2009: 331-332).
2.3. Composti primari e composti sintetici
Si definiscono composti sintetici (synthetic compounds, Lieber 1994: 3607) quei
composti in cui la testa è un sostantivo deverbale. La testa eredita così la struttura
argomentale del verbo da cui deriva, e l’altro costituente svolge il ruolo di complemento
nei confronti del verbo soggiacente; sussiste perciò tra i costituenti un rapporto di
reggenza grammaticale. Esempi di composti sintetici sono l’inglese truck driver (to drive
richiede un complemento oggetto, truck) e il tedesco Kandidatennennung, la cui testa
deriva dal verbo nennen (Lieber 1994: 3608). I composti sintetici vengono chiamati in
letteratura anche verbal nexus compounds (Olsen 2000: 90612), o in tedesco
Rektionskomposita (Eisenberg 2006: 230, Donalies 2007: 45) e si contrappongono ai
composti primari (in inglese root compounds), che sono i composti ‘normali’ in cui la
testa è un morfema lessicale non derivato da un verbo, come Apfeltorte e capostazione.
Si prenda come esempio il composto Wetterbeobachtung: la testa -beobachtung
deriva dal verbo beobachten, che richiede un complemento oggetto, e il determinante
Wetter- ne completa la valenza. Tuttavia se la testa è un sostantivo deverbale il composto
non deve per forza essere il complemento oggetto, cioè possono esistere composti con
testa deverbale in cui il determinante non completa lo schema valenziale del verbo; in
altre parole, i composti sintetici presentano soltanto una preferenza strutturale per
l’interpretazione
valenziale
del
rapporto
tra
i
costituenti.
Ad
esempio
Langzeitbeobachtung ha la stessa testa di Wetterbeobachtung, ma il determinante
11
I composti nominali detti copulativi possono spesso essere interpretati in modo determinativo, ad esempio
porta-finestra: ‘porta (testa) che ha caratteristiche tipiche di una finestra (determinante)’; nella
composizione dell’aggettivo invece la coordinazione dei costituenti con interpretazione copulativa esiste
senza forzature: bandiera rossonera ‘rossa e nera’ (Fleischer Barz 2012: 85).
12
Olsen cita Marchand (1969), che ha introdotto questa distinzione nello studio dei composti inglesi; per i
riferimenti bibliografici si rinvia alla nota 4.
44
Langzeit- non soddisfa un argomento del verbo, fornisce piuttosto un’informazione
aggiuntiva (sarebbe un elemento circostanziale del verbo) (Eisenberg 2006: 131).
Secondo Fandrych e Thurmair (1994: 38) le interpretazioni che vanno oltre la struttura
argomentale del verbo si danno per quei composti in cui il membro deverbale è diventato
indipendente nel lessico; ad esempio la parola Verkäufer è lessicalizzata, quindi può
formare composti sintetici come Obstverkäufer ma anche composti con altre
interpretazioni, come Straßenverkäufer. Le caratteristiche dei composti sintetici si
ripercuotono sull’interpretazione semantica dei composti: è più facile attribuire un
significato a queste formazioni, poiché la struttura argomentale del verbo soggiacente
fornisce un’interpretazione preferenziale (Olsen 2000: 908). La produttività dei composti
sintetici è però soggetta ad alcune restrizioni semantiche; la principale restrizione è che il
determinante deve essere interpretabile come argomento interno del verbo, quindi il
determinante non può avere il ruolo di soggetto nella formazione (Lieber 1994: 3610). 13
Alcuni composti sintetici possono presentare una struttura problematica: a volte la
testa è chiaramente deverbale ed eredita la reggenza del verbo da cui deriva, però non
esiste come morfema libero al di fuori del composto in questione. Formazioni di questo
tipo si chiamano in tedesco Zusammenbildungen14 e si trovano al confine tra derivazione
e composizione; lo si vedrà meglio con un esempio. Nella parola Appetithemmer
possiamo individuare i due morfemi principali, cioè [Appetit][hemmer]; il problema si
pone perché la testa *hemmer non esiste al di fuori del composto, quindi il composto in
questione non è formato da due morfemi lessicali liberi (Donalies 2007: 49). Secondo
Meibauer (2015: 61-63) vi sono tre possibili modi di suddividere Appetithemmer (schema
1). Nel primo modo (1.a) si vede la costruzione come composto sintetico, dove la testa,
anche se non attestata, eredita la struttura argomentale del verbo, e il primo costituente ha
il ruolo di complemento. Con questa interpretazione si riconosce alla parola piena
appartenenza alla categoria dei composti; secondo Lieber (1994: 3609) questa è l’ipotesi
più accreditata. Nel secondo modo (1.b) si vede la costruzione come derivato del
13
Altre restrizioni sono: se il membro deverbale manca di un argomento interno, il primo membro può
essere un avverbiale; se un verbo ha più di un argomento obbligatorio, tutti gli argomenti devono essere
espressi nel composto (Lieber 1994: 3610), per questo verbi come l’inglese to put, che richiede un
complemento oggetto e un complemento locativo, non possono creare composti. Tutte queste restrizioni
sono riscontrate nei composti deverbali esocentrici italiani come spaventapasseri, il che avvicina i composti
sintetici germanici ai composti V+N delle lingue romanze (Scalise Bisetto 2008: 133).
14
In italiano non esiste un’espressione corrispondente, perciò d’ora in poi in questo lavoro si userà
l’etichetta Zusammenbildung.
45
sintagma15 den Appetit hemmen: il morfema derivazionale si applica direttamente alla
costruzione sintattica16. Nel terzo modo (1.c) si ammette una struttura ternaria, in cui
composizione e derivazione operano sullo stesso lessema di partenza, in questo caso la
radice del verbo hemmen.
Secondo Kastovsky (2009: 326) le Zusammenbildungen sono da considerarsi
composti: gli elementi di un composto possono essere morfemi lessicali liberi oppure
legati, e in questo tipo di formazioni la testa è un morfema che non può comparire
liberamente, ma che costruisce parole composte e all’interno di queste ha un suo
significato17.
È opportuno fare alcune precisazioni sui termini: quelli che in inglese si chiamano
synthetic compounds possono includere in senso ampio 18 anche composti aggettivali
come long-legged e hard-hearted, in cui il costituente testa non è deverbale, ma pone lo
stesso problema strutturale: non sussiste come morfema libero (Lieber 1994: 3608). A
questi corrispondono strutturalmente le costruzioni tedesche aggettivali langbeinig,
viertürig, dickköpfig, infatti i morfemi *beinig, *türig e *köpfig non esistono liberamente.
Tali formazioni rientrano tra le Zusammenbildungen (Meibauer 2015: 61). I
Rektionskomposita
non
sono
sempre
strutturalmente
ambigui,
ad
esempio
Wetterbeobachtung in questo senso non pone alcuna difficoltà. Si noti però che parole
15
Fleischer Barz (2012: 86) li tratta nel capitolo sulla derivazione;
Secondo Donalies (2007: 48-50) il problema si pone con una parola come Grablegung, che sarebbe
dunque derivata dal sintagma ins Grab legen, ma non ci si spiega la scomparsa della preposizione ins.
17
Kastovsky (2009: 326) e Fleischer Barz (2012: 83) hanno applicato lo stesso tipo di ragionamento alle
formazioni che presentano confissi: i confissi non sono attestati liberamente, ma hanno valore pienamente
lessicale nelle formazioni in cui compaiono come costituenti legati.
18
Lieber (1994: 3608) cita Botha, R. (1984), Morpholgical Mechanisms: Lexicalist Analyses of Synthetic
Compounding. Pergamon Press, Oxford.
16
46
come Appetithemmer appartengono sia alla categoria delle Zusammenbildungen sia a
quella dei Rektionskomposita, perché la testa -hemmer regge il determinante Appetit-.
Concludendo, conviene usare la categoria ‘Zusammenbildung’ per designare le
formazioni con struttura problematica, che potrebbero essere viste come composti o come
derivati a base sintagmatica, e usare la denominazione di Rektionskompositum per quei
composti in cui esiste un legame di reggenza tra testa e determinante.
Nelle lingue romanze non sembrano esserci questo tipo di formazioni. I sostantivi
più simili potrebbero essere i composti V+N come nell’italiano spaventapasseri,
prendisole, portalettere, poiché sono composti che presentano un legame di reggenza tra
i costituenti – il secondo membro è infatti un complemento oggetto del primo membro
verbale – ma il costituente di testa non presenta i tipici suffissi derivazionali (Scalise
Bisetto 2009: 36s). Lieber (1994: 3608) ritiene che sarebbe possibile considerarli
composti sintetici ipotizzando una conversione del verbo in sostantivo deverbale con
affisso zero, ma riconosce anche che si tratterebbe di una forzatura infruttuosa. Forse
semplicemente la categoria synthetic compound non si adatta alla composizione romanza,
come sostenuto anche da Scalise e Bisetto (2009: 37). Alcune rare parole potrebbero però
valere come Zusammenbildungen: si tratta di guerrafondaio e dirimpettaio, in cui
eccezionalmente la regola morfologica della derivazione si applica a sintagmi (Renzi et
al. 1995: 491), ma sono appunto eccezioni che confermano che queste formazioni in
italiano sono un fenomeno marginale.
2.4. Scalise e Bisetto (2009): composti subordinati, attributivi-appositivi e coordinati
Una distinzione a cui si è già fatto riferimento nel primo capitolo (punto 1.3.2.) è la
classica suddivisione in composti determinativi, in cui la testa è determinata dall’altro
costituente, e composti coordinativi, in cui entrambi (o nessuno) dei costituenti possono
essere definiti testa della formazione. Secondo Scalise e Bisetto (2009: 49-52) questa e
altre tipologie tradizionali sono state impiegate in modo incoerente dagli studiosi, e
inoltre non sono adatte ad un confronto interlinguistico 19; per questo propongono un altro
tipo di categorizzazione che si divide principalmente in due livelli di analisi (si
mantengono gli esempi proposti dagli autori, per lo più in inglese).
19
Per una disamina delle tipologie adottate dai linguisti in passato, si veda Scalise e Bisetto (2009: 39).
47
Nel primo livello i composti vengono suddivisi in tre categorie secondo le relazioni
grammaticali tra i costituenti, ottenendo così i composti subordinati (2.a), quelli
attributivi-appositivi (2.b) e quelli coordinati (2.c); i primi due gruppi sostituiscono la
tradizionale categoria dei composti determinativi. Nei composti subordinati esiste una
relazione testa-complemento tra i costituenti; i composti subordinati si suddividono nei
due tipi ‘ground’, come ad esempio mushroom soup, in cui parola ‘soup’ accoglie nella
sua struttura argomentale ‘made with mushrooms’, e ‘verbal-nexus’, in cui la testa ha una
base verbale che regge il costituente-complemento, come in pickpocket, bookseller; qui
si trovano i composti V+N produttivi nelle lingue romanze del tipo spaventapasseri. Nella
seconda categoria vi sono composti attributivi, in cui la testa è modificata da un aggettivo
o un verbo (highschool), e i composti appositivi, in cui la testa è modificata da un nome
che funge da apposizione (snail mail). I composti subordinati e quelli attributiviappositivi possono essere sia esocentrici che endocentrici, con una lacuna nello schema:
non sembrano essere attestabili composti appositivi esocentrici. La terza categoria, quella
dei composti coordinati, si suddivide direttamente in endocentrici (poet-doctor) ed
esocentrici (Schleswig-Holstein). Tra i composti coordinativi vengono incluse formazioni
dai costituenti sinonimici – non attestati nelle lingue in analisi – e antonimici (saliscendi),
nonché i reduplicati (lecca-lecca) (Scalise Bisetto 2009: 52).
Attraverso questa tripartizione si risolvono due problemi di classificazione: i
composti frasali vengono trattati da normali composti, e quindi si collocano tra i
subordinati o gli attributivi a seconda della relazione grammaticale che il determinante
intrattiene con la testa; i composti neoclassici vengono accolti dalla categoria dei
48
subordinati per mezzo di parafrasi, infatti antropologia significa ‘studio dell’uomo’,
come mushroom soup è ‘zuppa di funghi’ (Scalise Guevara 2009: 111). Questa
classificazione dovrebbe offrire una base comune per confrontare le costruzioni di lingue
diverse, e in effetti si presta ad avere una visione globale dei prodotti della composizione.
Tuttavia alcune categorie tradizionali come i composti possessivi si usano ancora perché
descrivono puntualmente certi fenomeni grammaticali; inoltre i composti neoclassici o
frasali si inseriscono bene nel modello, ma bisogna comunque riconoscere e considerare
le loro peculiarità.
49
Capitolo 3. La composizione nominale in tedesco
La composizione è uno dei processi di formazione più produttivi e versatili nella
lingua tedesca; la maggior parte dei vocaboli del lessico tedesco sono infatti parole
composte, di cui gran parte sono composti nominali (Eisenberg 2006: 226). Questo
significa che il costituente di testa è un nome, mentre i primi costituenti possono
appartenere a qualsiasi categoria lessicale: nomi (Wohnungstür), aggettivi (Kleinstadt),
verbi (Wartesaal), pronomi (Wirgefühl), avverbi (Beinahe-Sieg) e preposizioni
(Mitbewohner). Possono fungere da primo membro anche confissi (Pseudoproblem),
costruzioni sintattiche (Wir-sind-für-sie-da-Kundendienst), sigle o singole lettere (SPDMitglied, S-Kurve). Nella maggior parte dei composti nominali, tuttavia, il primo membro
è un sostantivo (Duden 2009:710).
In questo capitolo si illustrerà la composizione dei sostantivi tedeschi che sono
regolarmente attestati, ossia che si possono ricondurre a regole di composizione
produttive nel tedesco di oggi. Innanzitutto verranno illustrate le caratteristiche della
composizione determinativa, dove uno dei due costituenti (il determinante) specifica le
caratteristiche dell’altro costituente (il determinato), facendo riferimento a Donalies
(2007: 36-39); si procederà quindi con la descrizione delle caratteristiche ortografiche,
fonologiche, morfologiche, sintattiche e semantiche dei sostantivi composti in generale.
Successivamente si passeranno in rassegna i diversi modelli compositivi in base alla
categoria lessicale dei costituenti di sinistra (poiché il costituente di destra è regolarmente
un sostantivo). Per ultimi saranno fatti alcuni cenni riguardo le tendenze d’uso dei
sostantivi composti nella lingua attuale.
3.1. La composizione determinativa
La composizione determinativa, come già detto nel primo capitolo (punto 1.3.1.),
forma composti in cui uno dei due costituenti, il determinante, circoscrive l’altro, il
determinato. Il determinato, chiamato in tedesco Grundwort o Determinatum, è il
costituente che indica a cosa si riferisce l’intero composto, cioè quale entità
extralinguistica viene designata; nelle formazioni tedesche si trova a destra. In tedesco
vale quindi la formula ‘AB ist ein B’. Nell’esempio Apfeltorte il determinato è –torte: è
l’unità di sinistra che designa l’intero composto e può rispondere al test ‘è un’: ‘eine
51
Apfeltorte ist eine Torte’. Il primo costituente dei composti è il determinante, in tedesco
Bestimmungswort o Determinans, cioè l’unità che limita l’estensione semantica del
determinato e lo definisce specificandone le caratteristiche: il determinante Apfel–
restringe il campo di tutte le possibili torte specificando che si tratta di una torta di mele.
Regolarmente la parola composta designa quindi una sottoclasse, un iponimo del
determinato. Il composto eredita le caratteristiche grammaticali dal determinato, che in
tedesco ha quindi il ruolo di testa sia semantica sia formale: Apfeltorte è infatti un
sostantivo femminile perché il determinato –torte ha queste caratteristiche grammaticali
(Donalies 2007: 36s); il composto determinativo nominale tedesco può essere così
rappresentato1:
[A]X [B]N [[A]X R [B]N]N
[Apfel]N [Torte]N → [[Apfel]N R[torte]N]N.
La sequenza dei costituenti è fissa e non si può cambiare senza stravolgere il
significato della formazione 2 (Fleischer Barz 2012: 127): ad esempio Krümelkuchen
‘torta di briciole’ (un tipo di torta) designa altro da Kuchenkrümel, ‘briciole di torta’.
Tipicamente la composizione tedesca costruisce sostantivi con alta stabilità interna: nei
prossimi paragrafi si vedrà che i composti tedeschi sono caratterizzati da una struttura
binaria e potenzialmente ricorsiva (Apfel|torte, Zimtfüllungs|apfeltorte), e che nella frase
si comportano come atomi sintattici. Sono soggetti al principio dell’integrità lessicale,
infatti le operazioni sintattiche possano tangere soltanto il determinato: eine große
Apfeltorte può designare una grossa torta di mele, non una torta con grosse mele, poiché
l’attributo groß deve riferirsi al composto per intero. I sostantivi composti tedeschi si
comportano come un'unica parola anche a livello ortografico, infatti i costituenti di
Apfeltorte non sono separati da spazio; si distinguono inoltre da altre costruzioni
attraverso un modello prosodico che li rende simili alle parole semplici (Apfeltorte)
(Donalies 2007: 39s).
1
La rappresentazione dei composti in questo capitolo e nel successivo si basa sullo schema fornito da
Scalise Bisetto (2009: 118), presentato anche nel capitolo 1 (1.1.).
2
Al contrario, nei composti copulativi l’ordine dei costituenti è teoricamente invertibile senza avere
ricadute semantiche, ma non è comunque possibile scambiare i membri, poiché la sequenza si è
lessicalizzata.
52
3.2. Le proprietà morfologiche
In tedesco il determinato, cioè la testa semantica e formale dei composti, è sempre il
costituente di destra: eine Wohnungstür ist eine Tür, eine Waldblume ist eine Blume; si
può quindi dire che per il tedesco – come per le altre lingue germaniche – vale la
Righthand Head Rule di Williams (1981, Donalies 2007: 39). La Rechtsköpfigkeit del
tedesco può essere spiegata facendo riferimento all’ordine topicale delle lingue
germaniche, ovvero alla sequenza in cui i costituenti si dispongono nella frase; si tratta di
una tendenza, di un ordine preferenziale che non sempre viene rispettato in tutti gli ambiti
della lingua. Secondo Durrel (2006: 44) il tedesco viene convenzionalmente visto come
una lingua con ordine SOV; questo significa che originariamente l’ordine predominante
della frase era soggetto–oggetto–verbo, anche se il verbo nel corso della storia si è poi
spostato in seconda posizione. La sequenza SOV sopravvive ancora oggi nelle frasi
subordinate: Otto kocht die Suppe, während Franz ein Buch liest. Siewierska (2006: 645)
spiega che esistono due possibilità nella sequenza tra verbo e oggetto, cioè VO e OV; a
ciascuno di questi ordini corrisponde un preciso ordine tra modificatore e testa nelle
costruzioni sintattiche. Più precisamente, all’ordine del tedesco OV corrispondono
schemi strutturali ‘modificatore–testa’, infatti in tedesco l’attributo precede il nome: ein
schönes Bild; lo stesso ordine si manifesta nella sequenza determinante-determinato dei
composti tedeschi. Questo permette di spiegare che la Rechtsköpfigkeit dei composti
tedeschi è congrua all’ordine topicale delle lingue germaniche 3.
La composizione determinativa in tedesco crea strutture binarie e ricorsive. Così,
come esemplificato da Donalies (2007: 37), la parola Apfel|torte significa ‘torta di mele’,
Apfel|torten|rezept designa la ricetta di una torta di mele, Apfel|torten|rezept|buch indica
un libro di ricette per fare torte di mele, e così via. La ricorsività non si manifesta solo
nella composizione, ma anche in altre costruzioni che appartengono però alla sintassi; è
il caso degli attributi al genitivo, come ad esempio der Wagen des Vaters meiner
Freundin, e delle costruzioni infinitive in funzione di oggetto, come Otto versucht zu
beginnen zu lernen (Eisenberg 2006: 229). Ricorsività e binarietà fanno sì che i composti
possano essere rappresentati con diagrammi a ramificazioni binarie; la ramificazione può
interessare l’unità di sinistra (Blumen|kohl|suppe), quella di destra (Berg|seil|bahn) o
3
Considerazioni simili possono essere fatte per spiegare la testa a sinistra dei composti italiani, ma in tal
caso si deve contemplare anche il cambiamento di ordine avvenuto tra latino e volgare. Se ne parlerà nel
capitolo 4.
53
entrambe (Straßen|bahn|fahr|karte). Il tedesco predilige la ramificazione a sinistra,
perché l’orecchio tedesco è teso ad afferrare la testa del composto, che è l’ultima unità:
se la testa è semplice, è anche più facile da elaborare (Donalies 2007: 37). I composti
possono raggiungere gradi di complessità molto elevati, ma generalmente il numero di
costituenti resta contenuto per ragioni pragmatiche; composti di quattro membri sono
facilmente attestabili, come nel caso di Roggen|voll|korn|brot, mentre formazioni più
complesse sono generalmente occasionalismi, come Süd|see|sehnsuchts|schnapp|schuss.
Composti molto complessi tendono ad essere abbondantemente presenti nei linguaggi
specifici e nel lessico giuridico (Blut|stamm|zell|transplantation, Asyl|bewerber|leistungs|gesetz), in virtù di precisione e compressione di significato 4 (Duden 2009:
716s).
3.2.1. Fugenelemente
Tra i costituenti dei composti esiste un confine netto, che in tedesco è chiamato Fuge.
Nella maggior parte dei casi la Fuge non è realizzata da nessun materiale, come in
Apfel|torte, ma a volte può essere presente una piccola unità che separa i due costituenti
ed è semanticamente vuota, come in Hochzeit|s|torte (Donalies 2007:30). Poiché nelle
grammatiche italiane non sussiste il bisogno di nominare tali elementi, si utilizzerà qui e
di seguito il termine tedesco Fugenelement. Circa il 30% dei composti presenta un
Fugenelement (Duden 2009: 712); questi elementi risalgono ad antiche forme di genitivi
e plurali che si sono successivamente fossilizzate: ad esempio dalla forma alto-tedesca
antica der gotes poto si è sviluppato il composto Gottesbote (Fleischer Barz 2012: 185).
I composti che presentano un Fugenelement tra i costituenti sono stati definiti da Grimm
uneigentliche Komposita (punto 2.1.).
3.2.1.1. Aspetto formale dei Fugenelemente
È la prima unità del composto a stabilire il Fugenelement, in base alla propria
struttura morfologica e fonologica, al grado di complessità e – qualora si tratti di un
sostantivo – alla classe di flessione cui appartiene (Fleischer Barz 2012: 187). Quando si
coordinano due composti che presentano uno stesso costituente, come in Frühlings- und
Un esempio molto verboso è Rindlfeischetikettierungsaufgabenübertragungsgesetzt, eletta ‘Unwort des
Jahres’ 1999, resa in italiano con ‘legge della ripartizione dei compiti sul controllo della carne bovina’
(Bosco Coletsos 2007: 22).
4
54
Herbsttage, il Fugenelement appartiene infatti al primo membro (Fuhrhop 1998: 187).
Nella maggior parte dei casi il Fugenelement5 compare dopo costituenti nominali o
verbali (Fleischer Barz 2012: 185). Dopo costituenti sostantivali i Fugenelemente
possono essere realizzati in diversi modi: Universität|s|bibliothek, Tag|es|licht,
Löwe|n|zahn, Tag|e|buch, Student|en|club, Herz|ens|wunsch, Kind|er|dorf. Se invece il
primo costituente è un verbo, l’unico Fugenelement disponibile è –e–, come in
Reib|e|käse6; aggettivi e costituenti indeclinabili invece costruiscono parole composte
senza Fugenelement (Duden 2009: 712). Nei composti che presentano confissi o
costituenti stranieri si può talvolta inserire il Fugenelement di origine greca –o–, come in
Therm|o|meter (Duden 2009: 712); si tratta di un elemento particolare, che non pare
dipendere solo dal primo costituente: compare nei composti in cui è presente un confisso
o una parola straniera, siano essi la prima o la seconda unità del composto, come in
Spiel|o|thek. Nei composti con confissi può talvolta comparire l’elemento –i–, come in
Stratigraphie, ma è scarsamente attestato (Donalies 2007:31). Vi sono parole che
presentano più varianti di Fugenelemente, come la parola Kind: Kind|bett, Kind|es|wohl,
Kind|s|taufe, Kind|er|garten; in tal caso la scelta dipende dalle caratteristiche del secondo
membro (Eisenberg 2006: 237).
Anche se non si può descrivere con regole chiare, la distribuzione dei Fugenelemente
non avviene affatto in modo arbitrario7, e adempie a precise funzioni grammaticali. In
primo luogo tali elementi aiutano a strutturare la parola complessa e ne facilitano la
segmentazione morfologica; si vedano come esempi Hof|mauer e Friedhof|s|mauer
(Fleischer Barz 2012: 190), Werk|zeug e Handwerk|s|zeug (Fuhrhop 1998: 191). In
secondo luogo i Fugenelement possono determinare la categoria lessicale del primo
membro, come in Land|klima, nome, opposto a Land|e|platz, verbo (Fleischer Barz 2012:
189); inoltre possono aiutare a disambiguare il significato di costituenti polisemici: ad
5
Esiste anche la Subtraktionsfuge, cioè la sottrazione di materiale dal primo costituente; si elide per lo più
la vocale schwa come in Schulbuch, Wolldecke, Sprachunterricht, e talvolta la si sostituisce con –s, come
in Gebirgszug. (Duden 2009: 712, Eisenberg 2006: 236, Fleischer Barz 2012: 185).
6
Riguardo alla presenza di Fugenelemente nei costituenti verbali, Donalies (2007: 33) dissente sulla scorta
di Gallmann (1999: 185), secondo cui la –e– dopo radici verbali in –b, –d, –g, –s, –t non è un Fugenelement,
ma un elemento che costruisce una variante della radice di tali verbi (Gallmann, Peter (1999),
“Fugenmorfpheme als Nicht-Kasus-Suffixe”, in Butt, Matthias & Fuhrhop, Nanna (a cura di), Variation
und Stabilität in der Wortstruktur, Hildesheim, 177-190).
7
In uno studio di Libben et al. (2009) è stato chiesto ad un gruppo di studenti di giudicare l’adeguatezza di
un numero di composti; alcune formazioni erano realmente attestate, altre presentavano il Fugenelement
errato, cioè non conforme alla lingua attuale. I soggetti sapevano indicare con precisione se il composto in
questione fosse formato col il giusto Fugenelement (Libben et al. 2009).
55
esempio Klasse|n|zimmer e Klasse|zimmer, Geburt|s|tag e Geburt|en|kontrolle8
(Fleischer Barz 2012: 189). Un’altra funzione è di tipo prosodico: i Fugenelemente
completano la configurazione ritmica del primo membro in modo da formare una
sequenza trocaica9, la struttura prosodica preferita dal tedesco, come in Herz|ens|lust
(Fleischer Barz 2012: 189).
3.2.1.2. Fugenelemente paradigmatici e non paradigmatici
Secondo Donalies (2007: 32) esistono due teorie sull’analisi dei Fugenelemente,
entrambe non prive di incongruenze: la prima teoria parte dal presupposto che la
composizione avvenga soltanto mediante radici di parole, mentre la seconda sostiene che
nei composti possano esserci anche forme flesse. Tra i sostenitori della prima posizione
si trova Eisenberg, secondo cui “Mit Fuge ist jede phonologische Veränderung gegenüber
einer bestimmten Stammform gemeint” (Eisenberg 2006: 236). In questa prospettiva, se
il primo costituente mostra marche del genitivo o del plurale si tratta di desinenze ormai
defunzionalizzate, e in sincronia il materiale in esubero tra il primo e il secondo membro
non può che essere un Fugenelement. Questa posizione non necessita della distinzione tra
elementi paradigmatici e non paradigmatici (Donalies 2007:33). Per la seconda teoria
invece le marche inflessionali indicano effettive forme plurali o genitive: un esempio è
Königsmantel – der Manter des Königs, dove la –s– esprime il genitivo. Allo stesso modo
il plurale del primo costituente può essere semanticamente giustificato, come in
Blumenvase, e può presentare anche il tipico Umlaut, come in Ärztehaus e Güterbahnhof
(Donalies 2007:33). Vi sono tuttavia innumerevoli controesempi, uno tra tutti Liebesbrief
dove la forma *Liebes non coincide con nessuna forma flessa del sostantivo femminile
Liebe: si necessita quindi di distinguere tra Fugenelemente paradigmatici e non
paradigmatici. I primi sono omonimi alle possibili desinenze nel paradigma del
costituente, e formano con esso la forma flessa; i Fugenelemente non paradigmatici
8
Il Duden è di altra opinione: si tratterebbe qui di una marca plurale semanticamente motivata, omonima
al Fugenelement –en–. Quando il primo membro indica una moltitudine di entità, allora compare al plurale,
come in Minderheiten|kontrolle vs. Minderheit|s|regierung (Duden 2009: 713s)
9
In tal senso vi sono Fugenelemente sillabici (–e–, –en–, –er–, –ens–) e non sillabici, cioè –s–. I sillabici
servono a fornire al primo membro una sillaba in più, così da formare la sequenza accentato-non accentato
(un trocheo). Se il primo membro finisce in schwa (Dose|n|pfand), il Fugenelement può proteggere l’ultima
vocale dall’elisione (cosa che accade in Schul|buch) (Duden 2009: 714). Eisenberg (2006: 240) sostiene la
funzione prosodica e fonologica dei Fugenelemente.
56
invece non appartengono al paradigma del sostantivo che li precede, come in Liebesbrief,
e pertanto vengono considerati Fugenelemente a tutti gli effetti (Donalies 2007: 32). Da
questo punto di vista sono ‘veri’ Fugenelemente soltanto la Fugen–s– non paradigmatica,
–o– e –i–, poiché tutti gli altri possono essere potenziali affissi. Sembra una prospettiva
semplificatrice, quindi conveniente soprattutto dal punto di vista didattico, se non
esistessero svariati esempi di falsi singolari e falsi plurali (Eisenberg 2006: 237); ad
esempio in una Nudelsuppe ci si aspetta più di una tagliatella, in una Kinderjacke è
difficile far stare più bambini, e non è chiaro se in una Bücherstube vi siano più libri che
in una Buchhandlung: ancora una volta non è possibile fornire regole chiare di
distribuzione. Nonostante la mancanza di sistematicità, si possono perlomeno descrivere
le tendenze del Fugenelement più diffuso, ovvero la Fugen–s–. Dopo i suffissi –heit/–
keit/–igkeit, –ion, –ität, –schaft, –ung, –ling, –tum, –um e –sal, gran parte dei quali
formano sostantivi femminili, la Fugen–s– compare regolarmente (Donalies 2007: 3110);
si trova anche dopo parole semplici in –ing, come in Hering|s|salat (Duden 2009: 714715). Si tratta di una tendenza che prevede anche poche eccezioni, come le formazioni
Stellungnahme e Arbeitgeber, che non presentano Fugen-s- nonostante i suffissi
sopraindicati.
3.3. Proprietà sintattiche dei composti nominali
I composti tedeschi rispettano i criteri di atomicità sintattica e integrità lessicale: le
operazioni sintattiche interessano il composto nella sua integrità e si rendono manifeste
soltanto sul determinato, lasciando il determinante sintatticamente integro. Per questo in
un composto come Großstadt il primo membro aggettivale non viene mai flesso, a
differenza delle costruzioni sintagmatiche: in einer Großstadt, in einer großen Stadt.
Secondo Donalies (2007: 39) soltanto pochissimi composti manifestano residui di
flessione interna11; due esempi sono Blindekuh e Langeweile, che può essere flesso come
I suffissi –tum, –um e –sal vengono aggiunti all’inventario da Eisenberg (2006: 240). Secondo Eisenberg
inoltre tutti questi suffissi non portano accento, ma contribuiscono a creare la struttura trocaica. La Fugen–
s– non modifica il trocheo conservandone la prosodia, e inoltre marca la sostantività e confine morfologico
del primo costituente (Eisenberg 2006: 240).
11
Per Fleischer Barz (2012: 127) invece la flessione interna non è totalmente esclusa o bollata come relitto
del passato, perché può comparire in composti frasali con un primo costituente che consta di aggettivo e
nome, come in aus der Kalten-Kriegs-Zeit; inoltre i costituenti aggettivali possono comparire regolarmente
con la desinenza –st–, come in Reinstmetall. Nella norma comunque la flessione del primo costituente è
esclusa.
10
57
in aus Langerweile – ma anche aus Langeweile è attestato (Donalies 2007: 39). In base
al principio dell’integrità lessicale gli attributi devono fare riferimento all’intero
composto: l’attributo modifica il determinato e non può riferirsi al determinante. Per
questo, come già detto, una große Apfeltorte indica una grossa torta di mele, non può
indicare una torta con grosse mele 12 (Donalies 2007: 39).
I composti sono quindi caratterizzati da un alto grado di stabilità strutturale,
diversamente dai sintagmi. In particolari condizioni sintattiche però possono subire la
‘destabilizzazione strutturale’ (“strukturelle Destruktion bzw. Destabilisierung”,
Fleischer Barz 2012: 128), ovvero la stabilità tra i costituenti si può allentare per evitare
la ridondanza, e il costituente che si ripete può essere sostituito da un trattino, come
avviene in Herren- und Damenschuhe. La destabilizzazione strutturale può avere luogo
in serie di parole che presentano un costituente identico e sono tra loro coordinate; si può
arrivare a coordinare il primo membro di un composto anche con un aggettivo, come nell’
esempio in den Berg- und metallurgischen Industrien.
3.4. Proprietà fonologiche
Ogni composto comprende almeno due parole, ciascuna con una propria prosodia;
di norma l’accento principale cade sul primo costituente e quello secondario sul secondo,
come in Fremd|sprache13. Nel caso di composti complessi, se il costituente composito è
a sinistra l’accento cade sulla prima radice del primo costituente (Schwarzwald|torte); se
invece il costituente articolato è a destra è di norma il primo elemento del secondo
costituente ad essere accentato (Schienen|ersatzverkehr). Normalmente i composti
presentano questo modello prosodico; la lessicalizzazione può però influire
sull’accentazione delle parole complesse. Si prenda ad esempio la parola
Fingerhandschuh: l’accento cadrebbe di norma sul primo costituente della seconda unità,
come in Schienen|ersatzverkehr; il costituente -handschuh è però molto radicato nel
lessico, tanto da essere ormai percepito come un’unica parola; quindi l’accento cade sul
primo costituente del composto, come se si trattasse di un composto di due costituenti
semplici (Eisenberg 2006: 146-149). Tendono inoltre a discostarsi dal modello prosodico
12
Esistono in letteratura alcuni esempi in direzione contraria come reitende Artilleriekaserne, dove
‘reitend’ modifica Artillerie, non Kaserne, e vierstöckiger Hausbesitzer, dove è la casa ad avere quattro
piani, non il padrone di casa (Donalies 2007: 40).
13
Secondo Eisenberg l’accento sul determinante esprime la relazione paradigmatica tra i diversi possibili
determinanti: Apfel|torte, Sahne|torte, Schwarzwald|torte (Eisenberg 2006: 146).
58
tipico i composti copulativi, dove il secondo membro può portare l’accento principale
(Schleswig-Holstein), i composti contenenti confissi o elementi stranieri (Diskothek) e i
composti in cui il primo membro è costituito da due parole coordinate (Ebbe-FlutWirkung) (Fleischer Barz 2012: 128). Ci sono anche dei casi in cui l’accento può essere
il solo mezzo per disambiguare il significato di composti complessi omonimi:
Lebensmittel|punkt, Lebens|mittelpunkt (Neef 2009: 394). Nonostante le deviazioni dal
modello, vale che nella maggioranza dei casi l’accento cade sul primo costituente.
3.5. Proprietà ortografiche
I composti tedeschi sono di norma scritti in un'unica parola; soltanto i prestiti
complessi dall’inglese consentono la scrittura separata dei costituenti (Hot Pants, Soft
Drinks, Happy End), ma l’accento sul primo membro testimonia comunque il loro status
di parole composte (Fleischer Barz 2012: 127). Alcune formazioni possono anche
presentare un trattino (in tedesco Bindestrich): secondo il Duden (2009: 711) il trattino è
obbligatorio se il primo costituente è una singola lettera, una formula, una sigla o un
acronimo. In questo modo si scriverà U-Bahn, CO2-Ausstoß, UV-Stralen, e se il secondo
costituente è complesso allora anche questo andrà scritto con trattino, come in E-MailAdresse (Donalies 2007: 41); l’uso del trattino si è affermato anche in alcuni tipi di
composti copulativi come Dichter-Komponist e Schleswig-Holstein. Il trattino è invece
facoltativo quando si usa per facilitare il lettore, cioè per aiutare chi legge a segmentare
la formazione nei giusti componenti: è comune utilizzarlo nei composti frasali, come
Alles-ist-machbar-Mentalität, o qualora la formazione non sia trasparente, come nel caso
di Wach-Stube (Duden 2009: 711s). Il trattino può essere inoltre usato quando
convergono tre caratteri uguali: Kaffee-Extrakt, Schnee-Eule (Donalies 2007: 41). Si può
trovare il trattino anche in casi in cui il legame tra i costituenti non è usuale, come negli
occasionalismi o nella rimotivazione. La rimotivazione è il processo semantico per cui i
costituenti di un composto vengono reinterpretati e la formazione nel complesso assume
un altro significato: ad esempio Morgen-Land può indicare ‘il paese di domani’, oltre che
il senso convenzionale di ‘oriente’ (Donalies 2002: 28). Sia la scrittura separata sia l’uso
del trattino vengono sfruttati ampiamente dalla pubblicità per richiamare l’attenzione del
potenziale cliente, o per sottolineare il contributo semantico dei singoli costituenti
(Donalies cita l’esempio Sesam Krokant Keks); in quest’ambito dagli anni novanta si è
59
diffusa anche la tendenza ad usare la maiuscola interna per dare rilievo ai singoli
costituenti, come nell’esempio SuperHaftCreme14 (Donalies 2007:41).
3.6. Proprietà semantiche
La formazione di parole risponde sempre a bisogni pragmatici e cognitivi: non
vengono formate unità ‘accidentali’, ma solo parole rilevanti per la comunicazione
(Fandrych Thurmair 1994: 38s). La composizione come modalità della Wortbildung ha
principalmente una funzione nominativa: serve cioè a dare nome alle cose e ai concetti
del mondo. Nel momento in cui un’entità riceve un nome, essa guadagna una definizione
e viene ad esistere come tale; la composizione ha quindi anche il potere di evocare
concetti in un'unica parola, come se questa fosse sempre esistita nel vocabolario degli
utenti15 (Schlücker Hüning 2009: 222). Nei prossimi paragrafi si illustreranno le
caratteristiche semantiche dei composti nominali: innanzitutto si cercherà di spiegare in
cosa i composti si differenzino dalle corrispondenti parafrasi; verrà quindi descritta la
capacità di alcuni costituenti di formare serie di parole (Reihenbildung)16, e il fenomeno
della demotivazione nelle parole composte. Si descriverà quindi come il linguaggio
figurato trovi posto nella composizione.
3.6.1. Composti e corrispondenti sintagmi
Il significato dei sostantivi composti può essere reso soltanto con una parafrasi
sintattica; i composti nominali e i corrispettivi sintagmi sono quindi correlati, e lo sono
in diversi modi. Alcuni composti si sono originati da sintagmi attraverso processi di
univerbazione spiegabili in sincronia, per ragioni di economia linguistica: così è nato per
esempio il sostantivo Achtstundentag, univerbazione del sintagma achtstündiger
Arbeitstag (Fleischer Barz 2012: 130s). Talvolta il composto e il corrispondente sintagma
invece coesistono e concorrono in sincronia, come nel caso di soziale Leistung e
14
Pasta adesiva per dentiere, esempio tratto dal Duden 2009: 712.
Schlücker e Hühning portano il seguente esempio, tratto da uno Sketch. - Können Sir mir sagen, warum
Sie in meiner Badewanne sitzen? - Ich kam vom Ping-Pong-Keller und hatte mich in der Zimmernummer
geirrt. Das Hotel ist etwas unübersichtlich. - Aber jetzt wissen Sie, dass Sie in einer Fremdwanne sitzen
und baden trotzdem weiter! (Loriot, Herren im Bad). La parola Fremdwanne è stata coniata ad hoc;
formazioni simili sono terribilmente difficili da rendere in traduzione.
16
Nelle grammatiche italiane consultate non si trova una traduzione del termine Reihenbildung, pertanto in
questo lavoro si userà la parola tedesca, intendendo sempre la possibilità di alcuni costituenti di formare
serie di parole con significato simile.
15
60
Sozialleistung; in questo caso, secondo Schlücker Hüning (2009: 219), le costruzioni
mostrano la stessa distribuzione, salvo questioni di eleganza stilistica – ad esempio si
troverà Wirtschafs- und Sozialleistungen, rechtliche und soziale Leistungen. Nella
maggior parte dei casi tuttavia la parafrasi sintattica e la parola complessa mostrano una
diversa distribuzione, cioè trovano impiego in contesti diversi 17. Se è vero che “You shall
know a word by the company it keeps”, 18 allora ci si può aspettare che anche il significato
espresso dai composti e dai relativi sintagmi non sia lo stesso; inoltre, come già detto, la
lingua tende preservare solo le espressioni che sono utili alla comunicazione: non ci
sarebbe ragione di mantenere costruzioni che non presentano alcun tipo di differenza
rispetto ad altre costruzioni. Pertanto, nonostante tra sintagmi e composti sussista una
parentela, si possono individuare differenti tendenze semantiche: principalmente, il
composto determinativo tende a denominare un’entità e a precisarne una caratteristica
intrinseca come qualità durevole, mentre il sintagma solitamente indica un uso
momentaneo o ascrive caratteristiche non durature. Si confrontino a tal proposito
Heuwagen e Wagen mit Heu (Fleischer Barz 2012: 133). Inoltre nella maggior parte dei
casi la convenzione ha stabilito quando usare il sintagma e quando il composto; ad
esempio per indicare le guerre in base alla durata si è imposto il sintagma: der
Dreißigjährige Krieg (Fleischer Barz 2012: 132).
Spesso i composti vengono visti come la condensazione di sintagmi ben formati:
l’approccio è questo anche negli esercizi per studenti di tedesco come lingua straniera, in
cui si chiede di formare una parafrasi corretta per composti già dati (Kellertreppe: Treppe,
die zum Keller führt); solitamente si esercita così non la capacità di interpretare i
composti, e tantomeno di costruirli, bensì altri fenomeni sintattici, come l’abilità di
costruire frasi relative (Fandrych Thurmair 1994: 43s). Heringer (1984: 11) ci tiene a
precisare che i composti non sono condensazioni di costruzioni sintattiche; sono piuttosto
forme primigenie in grado di produrre parafrasi sintattiche per esprimere relazioni
semantiche tra le parole. Le differenze di distribuzione tra composti e sintagmi mostrano
17
Schlücker e Hüning sostengono che sia più corretto parlare di diversa distribuzione funzionale, più che
di differenza semantica (2009: 219); ad ogni modo, sistematizzare la differenza tra sintagmi e composti in
tutti gli ambiti della lingua è quasi impossibile, trattandosi di casi singolari con differenze sottili chiare
soltanto ai parlanti nativi.
18
Massima dello strutturalista inglese John Firth citata da Gaeta e Zeldes (2012: 200). Firth, John R. (1957:
1), Papers in Linguistics, London, Oxford University Press.
61
che si tratta di due fenomeni onomasiologici distinti, che rispondono a diverse esigenze
all’interno della lingua.
3.6.2. Reihenbildung
Sia il primo che il secondo membro dei composti possono formare serie di parole,
cioè possono comparire in un numero di costruzioni strutturalmente simili, mostrando lo
stesso significato all’interno di queste; questa caratteristica dei costituenti è chiamata in
tedesco Reihenbildung. Ad esempio il costituente iniziale Riesen- può formare serie di
parole in cui intensifica o accresce il significato della testa della formazione: se si cercano
sul vocabolario i composti lessicalizzati che cominciano con Riesen- si trova un nutrito
insieme di esempi, come Riesenangebot, Riesenpotential, Riesenappetit, Riesenskandal e
così via (OWID, elexico)19. Si tratta di un costituente molto produttivo, che per
comportamento si avvicina ad elementi come Hyper- e Mega- (Hyperinflation,
Megaparty), che sono considerati prefissi (Fleischer Barz 2012: 143). Semanticamente le
formazioni con Riesen- sono equivalenti ai corrispondenti sintagmi con l’aggettivo riesig:
eine riesige Freude, ein riesiges Weib. Altri determinanti che intensificano e accrescono
il secondo costituente sono ad esempio Bomben-, Höllen- Mord- (Bombernerfolg,
Höllendurst, Mordsrausch). Esistono anche costituenti che connotano positivamente il
determinato, come ad esempio Bilderbuch- in Bilderbuchkarriere, ‘carriera sfolgorante’,
Glanz- in Glanzleistung, ‘ottima prestazione’ (Fleischer Barz 2012: 144).
Talvolta elementi in grado di costruire composti in serie possono differenziarsi
rispetto al loro uso come parole libere, avvicinandosi allo stato di affissi: è il caso del
sostantivo Gut, parola con un ampio spettro di significati (tra cui bene morale, proprietà
materiale, merce, podere) 20. Come secondo costituente dei composti il significato di –gut
è indebolito: preceduto da costituenti verbali significa ‘materiale per un determinato
processo’, come in Backgut, Streugut; accanto a nomi astratti invece designa entità ideali,
come Wissensgut (Fleischer Barz 2012:133). L’indebolimento semantico e la capacità di
formare parole in serie di –gut potrebbe indurre a classificarlo come affissoide, qualora
si ammettesse l’esistenza della categoria (si veda il punto 1.3.3.3); Fleischer Barz non
nomina la categoria ‘affissoide’ per questo caso, ma precisa che questo comportamento
19
https://www.owid.de/suche/elex/erweitert?pattern=p_start&wort=Riesen&ortho=ka&lsanz=ka&wortart
=ka&gram=&wobi=ka¶d=ka&semk=ka&gebr=ka&eign=ka&p=1, url consultato il 31.03.17.
20
http://dizionari.corriere.it/dizionario_tedesco/Tedesco/G/Gut-.shtml, url consultato il 31.03.17.
62
grammaticale dei costituenti -gut e simili non autorizza a giudicarli come suffissi (2012:
133). In tedesco questi secondi costituenti dal comportamento interessante sono un mezzo
molto produttivo nella lingua, anche perché permettono di cambiare l’aspetto nominale
dei lessemi, cioè per esempio rendono possibile la formazione di nomi collettivi da nomi
singolari; si vedano membri come -gut, -werk e –zeug, che servono a formare sostantivi
collettivi (Backgut, Zuckerwerk, Bettzeug). Altri costituenti permettono di ricavare nomi
individuativi da nomi-massa, come Reiskorn partendo da Reis, Salatkopf da Salat,
Staubkörnchen da Staub21 e così via (Zifonun 2012: 101ss).
3.6.3. Formazioni demotivate
Anche in tedesco sono presenti composti demotivati che oggi vengono percepiti
come parole semplici. Ciò accade quando le costruzioni si usurano con il tempo fino a
tralasciare materiale linguistico, o addirittura a perdere interi costituenti che portavano un
accento debole; Fleischer Barz cita la parola Welt che deriva dall’ahd. Weralt, ‘età
dell’uomo’ (2012: 129). Vi sono poi composti in cui si può ancora cogliere la divisione
in costituenti, ma che non sono più trasparenti, come ad esempio Junggeselle, ‘scapolo’:
la parola Geselle è a sua volta un antico composto in cui compare la parola Saal, ed
indicava ‘colui che abita nella stessa sala’, poi estesa a significare ‘compagno’.
Junggeselle si contrapponeva ad Altgeselle ‘uomo maturo’, da cui si distingueva per il
fatto di non essere sposato, e questo tratto divenne dominante; la parola oggi significa
infatti ‘scapolo’, ma non porta più con sé tutte queste associazioni (Marx 1994: 85).
Alcuni costituenti hanno subito la demotivazione nel corso della storia e ora contano tra
i ‘morfemi cranberry’ del tedesco, com’è accaduto per Schornstein, in cui il morfema
Schorn- deriva dall’alto tedesco antico scorren ‘sporgersi, svettare in altezza’, ma oggi
non è più motivato22 (Donalies 2007: 29).
21
Per la diversa distribuzione della costruzione apposizionale del tipo fünf Kopf Salat e di quella col
composto fünf Salatköpfe, si veda Zifonun 2012: 110ss.
22
Altri morfemi cranberry del tedesco sono:
Him- in Himbeere dal mhd. hinde, ‘cerva’; Brom- in Brombeere dal mhd. bramo ‘cespuglio di rovi’; -gall
in Nachtigall dal mhd. galen ‘cantare’, -gam in Bräutigam dall’ahd. gomo ‘uomo’; Lind- in Lindwurm dal
mhd. lind ‘serpe’; Sint- in Sintflut dal germanico sin ‘sempiterno, grande’ (Donalies 2007: 29).
63
3.6.4. Figuralità dei composti tedeschi
Esistono in tedesco sostantivi composti che racchiudono interpretazioni metaforiche
e metonimiche, che sarebbero altrimenti esplicabili solo con sintagmi molto elaborati: ad
esempio Fahrstuhlmannschaft indica la ‘squadra che regolarmente nel giro di poco tempo
sale e scende di categoria’ (Fleischer Barz 2012: 132). Nei composti metaforici vi è un
costituente letterale e un costituente metaforico, che investe l’intero composto del
significato traslato; in questo modo nel composto Hackenporsche, che indica la borsa
munita di ruote e manico usata per fare la spesa, soprattutto da persone di una certa età
(OWID) 23, il costituente letterale è Hacken- e quello metaforico –porsche, poiché trasla
l’immagine di ‘macchina di lusso’ con tutti gli annessi e connessi e la sovrappone
all’immagine del noto carrellino col manico. Può essere il primo o il secondo membro ad
apportare il senso metaforico al composto; solitamente il primo costituente è letterale e il
secondo è figurato, si veda ad esempio la differenza tra Nachrichtenlawine (metaforico,
‘una valanga di notizie’) e Lawinennachricht (non metaforico, ‘notizia riguardo a una
valanga’) (Fleischer Barz 2012: 143).
Un processo semantico simile a quello di metonimia è in atto nei composti
possessivi, abbondantemente presenti anche in tedesco. In tali formazioni sussiste sempre
un rapporto di determinazione tra i costituenti, ma il determinato non è un iperonimo del
composto, cioè non può descrivere l’entità a cui la parola fa riferimento: per questo tali
formazioni sono endocentriche. Come già esemplificato (capitolo 2.2.), un Rotkehlchen
non designa un Kehlchen, bensì un tipo di uccello che ha il petto rosso – ed in questo
senso Rot- determina -kehlchen. La maggior parte dei composti possessivi descrive
persone (Dickkopf), piante (Löwenzahn) o animali (Rotschwänze). Così Langbein designa
‘una persona con gambe lunghe’, dove la parola ‘persona’ non può essere recuperata
esclusivamente dalle informazioni implicate dai costituenti (Fleischer Barz 2012: 178);
secondo Eisenberg si instaura così un rapporto di sineddoche tra il secondo membro, la
parte, e l’entità designata, il tutto: in Rotkehlchen il costituente –kehlchen rappresenta nel
composto l’intera bestiola (Eisenberg 2006: 232).
23
Neologismenwörterbuch, https://www.owid.de, url consultato il 28.03.17.
64
3.7. Diversi modelli di composizione nominale
Nelle prossime pagine saranno osservati i diversi modelli formali che i composti
nominali possono seguire. Affinché la formazione sia un sostantivo, la testa deve essere
necessariamente sostantivale, perciò si parte dal presupposto che il costituente di destra
sia sempre un sostantivo. Nella composizione tedesca la Righthand Head Rule è infatti
molto affidabile, soprattutto dal punto di vista formale 24 (Olsen 1990:140). Nella
maggioranza dei casi il primo membro è un sostantivo, dando luogo a formazioni che
dispongono di possibilità semantiche quasi illimitate. I composti con aggettivi o verbi
come primo costituente sono più soggetti a limitazioni, ma sono comunque forme molto
produttive. Si differenziano formalmente dagli altri modelli i Konfixkomposita nominali,
poiché si vedrà che la testa di questi composti può essere anche un confisso, non
necessariamente un sostantivo. Verranno poi descritti i composti con altre unità come
primo costituente, che possono essere avverbi, preposizioni, pronomi, numerali, sintagmi
o frasi, lettere o abbreviazioni. Per ultima si tratterà la composizione onimica (cioè la
formazione di nomi propri tramite composizione) e la composizione deonimica (ovvero
quei composti in cui uno dei due costituenti è un nome proprio).
3.7.1. Il primo costituente è un sostantivo: Haustür
Nella lingua tedesca la composizione nominale con sostantivo come primo membro
è il modello più diffuso e più produttivo di formazione di parole: il 78% dei sostantivi
composti (contando sia quelli lessicalizzati che gli occasionalismi) rientra in questa
tipologia (Duden 2009:710). I composti nominali con sostantivo al primo membro
possono essere rappresentati così.
[A]N [B]N [[A]N R [B]N]N
[Haus]N [Tür]N [[Haus]N R [tür]N]N
Per quanto riguarda la morfologia dei costituenti, i composti di tipo N+N mostrano grande
versatilità. Entrambi gli elementi possono essere semplici, come in Liebes|brief, oppure
complessi; e in tal caso possono essere membri derivati o a loro volta composti, dando
origine così a costruzioni ricorsive ramificate a sinistra (Haustür|schlüssel), a destra
24
I dubbi possono sussistere dal punto di vista semantico, ma lo si vedrà meglio nel capitolo 5.
65
(Finger|handschuh) o in entrambe le direzioni (Gewandhaus|kapellmeister). Il primo, il
secondo o entrambi gli elementi possono essere derivati suffissali, come mostrano gli
esempi Freiheits|kampf, Markt|wirtschaft, Bildungs|möglichkeit25. Non sono rare le
formazioni con elementi stranieri: Begrußungs|cocktail, Spraydose, Dixieland|jazz
(Fleischer Barz 2012: 137)26. Tra le formazioni allogene recenti si citano
Patchwork|biografie27 e Couch|kartoffel28 (OWID).
3.7.1.1. Relazioni semantiche: Romanleser, Kellertreppe e Guerrillagärtner
La composizione tra due sostantivi ha un grande potenziale semantico: “die
Beziehungen zwischen den unmittelbaren Konstituenten sind potenziell so unendlich
vielfältig wie denkbare Relationen zwischen Begriffen” (Fleischer Barz 2012: 148).
Donalies (2005) mostra la ricchezza e la varietà semantica dei composti N+N
confrontando i nomi di specie animali: il primo costituente può dare informazioni
sull’habitat dell’animale in questione (Schneehuhn, Höhlenbär), può descriverne
caratteristiche particolari (Panzernashorn, Gelbaugenpinguin), può esprimere la
somiglianza con altri animali (Maulwurfsgrille, Leopardenschildkröte) oppure con
l’uomo (Mönchsaffe, Soldatenara) o ancora con cose (Spaghettiaal); può inoltre dare
informazioni sull’alimentazione (Heringsmöwe) o combinare le precedenti indicazioni
(Alpernbraunbär). Nei composti nominali in cui il primo membro appartiene ad altre
categorie lessicali lo spettro delle relazioni semantiche è invece molto più limitato.
Le relazioni semantiche tra i costituenti dei composti nominali tedeschi possono
essere suddivise in tre gruppi (Fleischer Barz 2012: 138). Nel primo gruppo si trovano
composti relativamente univoci nell’interpretazione, poiché è guidata dalla struttura
valenziale del secondo elemento: sono i Rektionskomposita, quelle formazioni in cui il
25
Se ad essere un derivato è il secondo membro si danno tre possibilità: in parole come Deutschlehrer si
tratta di veri composti con un secondo costituente derivato (Lehrer für Deutsch); invece nell’esempio
Schulpolitiker è l’intera formazione ad essere derivata da un composto (Schulpolitik); oppure l’intera
formazione può essere la conversione di un sintagma, come in Gepäckträger, dal sintagma Gepäck tragen
(Fleischer Barz 2012: 136). Se il secondo membro di quest’ultima categoria di composti non è attestato,
allora si tratta di un caso di Zusammenbildung, come nell’esempio già citato Appetithemmer (capitolo 2.3.).
26
A differenza di Fleischer Barz, Donalies (2007: 4) separa l’ambito della formazione di parole con
elementi stranieri (Lehnwortbildung) dalla formazione di parole nativa (Wortbildung).
27
‘Lebenslauf, der nicht geradlinig verlaufen ist, sondern durch einen relativ häufigen Wechsel von Beruf
und Ort, von Erwerbs- und Nichterwerbsphasen (wie Arbeitslosigkeit, Kinderbetreuung, Auszeiten)
gekennzeichnet ist’ (OWID Neologismenwörterbuch, https://www.owid.de/artikel/318152, url consultato
il 31.03.17).
28
Dall’inglese couch potato. (OWID Neologismenwörterbuch, https://www.owid.de/artikel/298295, url
consultato il 31.03.17).
66
secondo membro deriva da un verbo e ne eredita la struttura argomentale, mentre il primo
membro svolge il ruolo di complemento; alcuni esempi sono Frauenkenner, Romanleser,
Konfliktbewältigung, Wetterbeobachtung (Donalies 2007: 45). In questi composti il
significato è conforme alle proprietà semantiche e valenziali del secondo membro 29: ein
Romanleser liest Romanen, die Konfliktbewältigung ist die Bewältigung vom Konflikt, e
così via. L’interpretazione in base agli argomenti del verbo non è obbligatoria: si tratta
soltanto di una preferenza strutturale che rende più prevedibile il significato da ascrivere
al composto (Eisenberg 2006: 230). Il costituente deverbale può quindi comparire in altri
composti senza che questi debbano essere interpretati come Rektionskomposita: si
confrontino a tale proposito Romanleser (‘er liest Romanen’) e Durchschnittleser (*‘er
liest Durchschnitt’) (Fleischer Barz 2012: 139). Nel secondo gruppo si trovano quei
composti in cui tra i costituenti sussistono ‘relazioni semantiche fondamentali’, che si
possono parafrasare in base ad un numero di possibili relazioni semantiche: ad esempio
con significato locale (Büroarbeit, Kellertreppe), temporale (Tagesfahrt), materiale
(Holzhaus) e così via30. Rimangono nel terzo gruppo tutti quei composti con significato
singolare che sfuggono alle sistematizzazioni: ad esempio Guerillagärtner definisce
coloro che abbelliscono gli spazi pubblici con aiole di nascosto, soprattutto durante la
notte, come se stessero così svolgendo una guerriglia contro il degrado urbano (OWID 31).
Vigono pochissime restrizioni semantiche. L’unica interpretazione ad essere esclusa
in principio è quella di negazione: in Fischfrau la relazione R può collegare i costituenti
in svariati modi, ma non può essere esplicitata con *‘Frau, die kein Fisch verkauft’
(Heringer 1984: 8). È possibile formare perfino composti determinativi con la stessa
radice al primo e al secondo membro, come Autorenautor, se il contesto lo consente: tali
formazioni sono chiamate Selbstkomposita e possono servire ad a rafforzare un concetto,
ponendolo in un rapporto determinativo verso se stesso – l’Autorenautor è infatti ‘l’autore
29
Olsen (1986: 71 citata da Donalies 2007: 45) comprende tra queste formazioni anche composti come
Juwelendieb e Professorensohn, perché la relazionalità intrinseca che il costituente-testa intrattiene con il
determinante li rende prossimi alla preferenza morfologica e semantica che mostrano i Rektionskomposita.
30
Fleischer Barz indica: locale, temporale, finale, causale, comparativo, possessivo, partitivo/adesivo,
strumentale, materiale, costituzionale, graduale, esplicativo (2012: 142).
31
https://www.owid.de/artikel/404306, url consultato il 31.03.17. Per analogia è nato anche il composto
Guerillastricken, che designa con connotazione guerrigliera l’attività di confezionare lavori a maglia per
abbellire gli spazi urbani; la ringhiera della stazione di Lipsia presentava un colorato corrimano lavorato a
ferri, in dicembre.
67
per eccellenza’32 (Donalies 2007: 68). I Selbstkomposita si differenziano dai reduplicati
(come Krimskrams e Schickimicki) perché nella reduplicazione i morfemi non
intrattengono una relazione determinato-determinante, ma piuttosto un rapporto di
associazione fonologica 33 (Fleischer Barz 2012: 94). Non esistono quindi restrizioni
semantiche assolute che escludano la composizione di due sostantivi; esistono piuttosto
formazioni percepite come non marcate, ‘normali’, e altre che si fanno notare per
l’espressività, la cui genesi è spesso fortemente legata al contesto.
3.7.1.2. Le metafore nei composti N+N: Jammerlappen
Grazie alle associazioni metaforiche, i composti N+N possono comprimere concetti
molto elaborati in pochi costituenti: questo permette anche di coniare espressioni molto
creative ed espressive. Uno dei due costituenti può essere impiegato in senso metaforico:
se questo è il secondo membro, si formano parole come Nachrichtenlawine, ‘valanga di
notizie’. Quando il secondo membro raggiunge un sufficiente grado di lessicalizzazione,
tende a formare altre parole in serie: è possibile infatti formare Hausaufgabenlawine,
Postkartenlawine, e così via34. Se invece è il primo membro a fornire la metafora, allora
risulta un composto determinativo nel senso più tipico, in cui il secondo costituente
(letterale) viene modificato dal primo costituente metaforico. Si ottengono così composti
come Geisterfahrer, che indica colui che guida in direzione contraria al senso di marcia
(Neef 2009: 396), e Waschbrettbauch35, che designa gli addominali scolpiti
paragonandoli ad un’asse per il bucato. Altre formazioni vengono invece idiomatizzate
per intero; ad esempio, in Augenblick ‘momento’ e Zeitlupe ‘moviola’ viene designato
Fleischer Barz indica anche la parola Kindeskind che si è lessicalizzata con il significato di ‘discendente’
(2012: 148).
33
Schindler (1991: 598) riscontra queste caratteristiche nei reduplicati tedeschi: la reduplicazione ha
formato un contenuto numero di parole in passato, ma oggi è scarsamente produttiva (la formazione più
recente è Schickimicki ‘elegantone’). Talvolta la radice non è più spiegabile, come in Techtelmechtel
‘storiella, flirt’; mentre in altre lingue – soprattutto pidgin e creole – la reduplicazione serve a costruire il
plurale o a intensificare i concetti, in tedesco questo non si verifica. I reduplicati con rima interna presentano
difficoltà circa le regole che hanno portato alla loro formazione: talvolta sono coinvolti due diversi lessemi
ormai indiscernibili, talvolta il reduplicato giunge da un’altra lingua, come Picknick, dal francese. Si
ribadisce anche che i reduplicati in tedesco sono altro dai Selbstkomposita, sebbene possano sembrare simili
(Schindler 1991: 599).
34
La particolarità di queste costruzioni è che il primo costituente è più adatto del secondo a designare il
referente del composto: una Nachrichtenlawine è più ‘Nachrichten’ che ‘Lawine’; si tratta di una
conseguenza naturale dell’uso metaforico del secondo membro.
35
Successivamente per analogia si è formato Waschbärbauch, dove si esprime il concetto contrario,
assimilando la pancia scultorea designata dal composto già noto ad un morbido (e peloso) orsetto lavatore
(Owid, Neologismenwörterbuch, https://www.owid.de/artikel/315737, url consultato il 28.03.17).
32
68
qualcosa di completamente diverso dalla somma dei costituenti. Fanno parte di questo
tipo di composti idiomatici anche gli appellativi, gli epiteti e i nomignoli tedeschi riferiti
a persone, come ad esempio Jammerlappen ‘smidollato’ e Spaßvogel ‘matacchione’,
Bücherwurm ‘topo di biblioteca’, Dreckfink ‘sudicione’, Unglücksrabe ‘iellato’,
Ulknudel ‘burlone’ (Fleischer Barz 2012: 143). Si noti che nessuno corrisponde ad un
composto nella traduzione italiana: in italiano infatti la composizione non è una modalità
onomasiologica così diffusa, e per denominare lo stesso tipo di concetti si ricorre ad altre
modalità di formazione, come la derivazione, l’alterazione o la formazione di sintagmi.
Questi aspetti del confronto tra le due lingue saranno affrontati meglio nel capitolo 4.
3.7.1.3. Composti copulativi: Hosenrock
La composizione copulativa combina costituenti della stessa categoria lessicale; ne
consegue che i composti copulativi nominali sono formati da due sostantivi, quindi
rientrano nel modello N+N. Secondo il Duden (2009: 721) i composti copulativi si
distinguono per le loro proprietà semantiche: i due costituenti sono co-iponimi, cioè
appartengono ad uno stesso paradigma lessicale, quindi può sussistere tra essi un rapporto
di equiparazione e di coordinazione: Hosenrock, Studentensoldat. È possibile lo scambio
dei costituenti almeno in linea di principio, tuttavia la forma con l’ordine dei costituenti
inverso non è attestata: non si può infatti dire *Rockhosen al posto di Hosenrock (Duden
2009: 721). La testa formale è comunque il costituente di destra, poiché il rapporto di
determinazione è neutralizzato solo a livello semantico: Hosenrock è un sostantivo
maschile perché Rock è maschile. (Fleischer Barz 2012: 150). Anche i composti
copulativi possono essere esocentrici o endocentrici: nel primo caso nessuno dei due
membri può rappresentare il referente, come in Strumpfhose – si tratta di un’entità che ha
caratteristiche di Strumpf e di Hose, ma in ultima analisi nessuno dei due costituenti può
definire il referente. Al contrario, nei composti endocentrici come Dichter-Präsident e
Marxismus-Leninismus36 entrambi i membri possono designare il denotato (Fleischer
Barz 2012: 151).
Come già accennato nel primo capitolo (2.2.), Breindl e Thurmair (1992: 31) hanno
messo in dubbio la necessità stessa di una categoria di composizione coordinativa,
36
Spicca tra i pochi esempi di composizione copulativa che cita la grammatica Grundzüge einer deutschen
Grammatik, edita nella Repubblica Democratica Tedesca nel 1981 (Heidolph 1981).
69
sostenendo che un composto copulativo è un composto determinativo in grado di
consentire anche l’interpretazione copulativa; pertanto, i composti copulativi possono
essere parafrasati al meglio secondo il modello ‘AB ist ein B, das Merkmale von A hat’.
Nella maggioranza dei casi infatti un costituente ha dominanza semantica sull’altro:
Kleiderschürze è prima di tutto un grembiule, che ha forma di abito 37. Secondo il Duden
una simile interpretazione non può valere per composti del tipo Dichter-Komponist,
poiché significa ascrivere un ulteriore interpretazione (determinativa) a quella copulativa,
che nondimeno esiste: er ist Dichter und Komponist. Il paragrafo del Duden sulla
composizione copulativa termina così: “Welche Interpretation im Einzelfall zutrifft,
entscheidet weitgehend der Kontext” (Duden 2009: 722).
3.7.2. Il primo costituente è un aggettivo: Buntpapier
Rispetto ai composti formati da due sostantivi, i composti nominali con primo
costituente aggettivale sono soggetti a più limitazioni, sia per quanto riguarda la forma
degli aggettivi che possono comparire come determinante, sia in riferimento alle
potenzialità semantiche che possono esprimere. I composti nominali con sostantivo al
primo membro possono essere così rappresentati.
[A]A [B]N [[A]A R [B]N]N
[bunt]A [Papier]N [[Bunt]A R [papier]N]N
Come primo costituente possono comparire aggettivi monosillabi, come nel caso di
Bunt|papier, o di più sillabe, come in Mager|milch; possono essere aggettivi semplici,
come nella parola Alt|stadt, o complessi, come nelle formazioni Endlos|monolog e
Schwarzweiß|gemälde; anche aggettivi di provenienza straniera possono fungere da primi
costituenti, si veda ad esempio Soft|eis (Donalies 2007: 46). Sono correnti anche
formazioni con aggettivi al superlativo, si vedano Hochstpreis, Bestform, Mindestalter;
le forme comparative sono generalmente meno produttive, ma non escluse, come mostra
la parola Mehrwert.
Si porta questo esempio: ‘Stell dir vor, ich habe einen neuen Hosenrock gekauft. Und dieser Rock/*diese
Hose ist mir gestern ins Fahrrad gekommen’ (Breindl Thurmair 1992: 48).
37
70
Per quanto riguarda le restrizioni morfologiche, secondo Fleischer Barz (2012: 154)
nella norma non si formano composti con aggettivi che terminano in –bar, -lich e -ig
(*Trinkbarmilch), anche se esistono delle eccezioni, come Gutbürgerlichküche e
Billigflug. In questi casi si preferisce formare il composto con il nome da cui deriva
l’aggettivo, ottenendo così Sonnenwetter anziché *Sonnigwetter (Donalies 2007: 47).
Anche gli aggettivi con i prefissi erz-, miss-, un- e ur- non sono attivi nella composizione,
si veda per esempio come nei composti l’aggettivo unendlich viene sostituito dalla forma
endlos (Endlosformular). Solo l’aggettivo prefissato uralt può formare compositi, ad
esempio in Uraltschlager (Fleischer Barz 2012: 154). Alcuni aggettivi dispongono di una
forma specifica per formare parole: sono besonder, doppel e einzeln, che formano
rispettivamente composti come Sonderangebot, Doppelkonsonant, Einzelkind (Fleischer
Barz 2012: 154); questo interessa anche alcuni aggettivi di origine straniera, come accade
in spezielles Verfahren, che nella versione composta è Spezialverfahren (Donalies 2007:
47)38.
Vi sono alcune formazioni che cominciano con un aggettivo, ma non sono
propriamente composti con primo membro aggettivale; sono parole come Dickhäuter,
Warmduscher, Langschläfer, Schwarzseher: non si tratta di composizione determinativa,
come in Buntpapier ‘buntes Papier’, infatti non è proprio possibile parafrasare la parola
Langschläfer come *‘langer Schläfer’, poiché la parola deriva dall’espressione lang
schlafen. Queste formazioni si possono annoverare tra le Zusammenbildungen, e sono più
facilmente interpretabili come derivati di sintagmi, anziché come composti (Donalies
2007:48). Similmente, come parole come Freilassung non sono propriamente composti
bensì derivati di verbi composti, in questo caso del verbo freilassen (Fleischer Barz 2012:
153); pertanto, non tutte le formazioni composte da un aggettivo e da un nome si possono
comprendere tra i sostantivi composti secondo il modello A+N.
3.7.2.1. Proprietà semantiche: Glatteis
I composti con primo membro aggettivale presentano delle differenze semantiche
rispetto ai corrispondenti sintagmi, mostrano una diversa distribuzione, oppure non sono
in grado di sostituire il sintagma: ad esempio, per indicare un vestito colorato il composto
Come già detto al punto 3.6.1, anche se il primo costituente aggettivale e l’aggettivo sono sinonimi, il
composto e il sintagma presentano sempre una differenza di distribuzione o di significato, per quanto sottile.
38
71
?Buntkleid risulta marcato, è più naturale usare il sintagma buntes Kleid (Donalies 2007:
46). Dal punto di vista semantico nei composti A+N l’aggettivo è un attributo del
sostantivo testa, proprio come accade nei sintagmi nominali: Buntpapier è infatti buntes
Papier; tuttavia nel composto c’è sempre un margine di significato in più, un ‘effetto
speciale’ come lo chiama Donalies (2007: 47). Schlücker e Hüning (2009: 210) lo
dimostrano confrontando altes Papier e Altpapier: generalmente, nel sintagma l’aggettivo
descrive il nome, mentre i composti nominano un’entità, un concetto unitario: altes
Papier designa ‘carta che è vecchia’, mentre Altpapier indica quella che in italiano si
chiama ‘carta straccia’ ‘carta da buttare’, un concetto con proprietà ben definite e note.
Non tutto ciò che è altes Papier è anche Altpapier, proprio come non tutta la carta vecchia
è carta straccia; questo conferma il fatto che tra composti e relativi sintagmi sussiste quasi
sempre un margine di differenza semantica o pragmatica. Un altro esempio può essere
Glatteis in confronto a glattes Eis; secondo Schlücker e Hüning in Glatteis è insita una
sfumatura di pericolosità che nel sintagma glattes Eis è neutralizzata (2009: 217).
Si noti inoltre come le formazioni che accostano un aggettivo al nome di una parte
del corpo sono da interpretare come composti possessivi: designano sempre una persona,
mai la parte del corpo nominata. Ad esempio, il composto Blondkopf designa una persona
bionda, mentre per fare riferimento alla parte del corpo bisogna usare il sintagma, blonder
Kopf (Fleischer Barz 2012: 153); anche in italiano questo tipo di concetti è reso da
formazioni possessive composte da nome e aggettivo: una testa calda è una persona che
attacca briga con facilità, non una *testa che è calda39. In tedesco anche quando si vuole
modificare l’aggettivo non c’è altra via che quella sintattica: non si dirà *eine sehr
Extremposition, bensì eine sehr extreme Position, poiché nel composto l’aggettivo è il
determinante, ed il determinante è sempre sintatticamente irraggiungibile (Schlücker e
Hüning 2009: 227). I composti nominali con primo membro aggettivale sono quindi
soggetti a maggiori restrizioni, sia formali che semantiche, rispetto ai composti del tipo
N+N, e sono di conseguenza anche meno produttivi.
Si noti anche che in italiano non è possibile distinguere graficamente tra l’espressione idiomatica testa
calda (Massimo è una testa calda) e il sintagma testa calda (bisogna raffreddare la testa calda del motore
altrimenti fonde): in italiano è il contesto a disambiguare, non l’ortografia.
39
72
3.7.3. Il primo costituente è un verbo: Fahrkarte
I nomi composti con un verbo al primo membro sono meno soggetti a limitazioni
rispetto ai composti A+N, sia semanticamente che formalmente. Potenzialmente, quasi
tutte le radici verbali possono costruire sostantivi composti (Donalies 2007: 50). I
composti nominali con verbo al primo membro possono essere rappresentati così.
[A]V [B]N [[A]V R [B]N]N
[back]V [Ofen]N [[Back]V R [ofen]N]N
Generalmente per costruire sostantivi composti si impiega la radice del verbo, cioè
la forma dell’infinito senza la desinenza –en: nell’esempio, dal verbo backen è stato
formato il composto Back|ofen. Possono essere usati tutti i tipi di radice, siano esse
monosillabiche come in Fahr|karte o di più sillabe come in Plauder|stunde; oltre a verbi
semplici possono comparire anche radici complesse, come in Radfahr|verein (Donalies
2007: 50). Anche i verbi allogeni possono essere impiegati nei composti, come in
Talk|runde, anche se sono molto meno attivi dei verbi autoctoni (Fleischer Barz 2012:
161). Le parole Gedenk|tag e Wegwerf|gesellschaft mostrano che sia i verbi con prefissi
inseparabili che i verbi separabili sono comunemente usati nei composti (Donalies 2007:
51). Alcuni verbi come rechnen e zeichnen dispongono invece di varianti specifiche per
la composizione: si dice infatti Rechen|aufgaben e Zeichen|tisch. Gli unici verbi a porre
resistenze
alla
composizione
sono
quelli
la
cui
radice
termina
in
–ig
(*Verständig|möglichkeit): in questi casi la forma attiva nella composizione è il
sostantivo deverbale in –ung, come in Verständigungs|möglichkeit. Alcuni costituenti
verbali concorrono con i relativi sostantivi deverbali in –ung, come ad esempio
Misch|verhältnis, che compete con Mischungs|verhältnis (Fleischer Barz 2012: 160). In
alcuni casi non le radici, bensì forme coniugate del verbo vengono usate come costituenti:
questo accade soprattutto nel caso dei verbi modali, come illustrano i sostantivi Kannbestimmung, Muss|ehe e Ist—Zustand (Donalies 2007: 51).
3.7.3.1. Proprietà semantiche: Schreibware
In questo tipo di composti il costituente verbale esprime un’attività pertinente al
secondo membro. Lo spettro semantico che può essere ricoperto è molto più ampio
73
rispetto ai composti A+N, come mostra l’esempio proposto da Donalies: “Ein Tanzbär
ist ein Bär, der tänzt; ein Tanzstück ist ein (Theater)Stück, das getanzt wird; und ein
Tanzsaal ist ein Saal, in dem getanzt wird.” (Donalies 2005: 3, 2007: 52). Fleischer Barz
individua nove relazioni semantiche tipiche, illustrate qui di seguito (2012: 162):
-
finale: in Backofen, Nähmaschine, Schreibware il costituente verbale precisa lo
scopo del costituente nominale; Schreibware significa ad esempio ‘Ware zum
Schreiben’. Si tratta di un modello molto fortunato in tedesco, che forma parole
non sempre facili da rendere con un equivalente sintagma (Fleischer Barz 2012:
132).
-
attiva: il costituente verbale può indicare l’attività di cui il sostantivo è soggetto,
come in Glühwürmchen: si tratta di un ‘Würmchen, das glüht’. Il nome è qui il
soggetto attivo del costituente verbale.
-
passiva: il nome è l’oggetto passivo del costituente verbale, come in Strickmütze:
si tratta qui di ‘Mütze, die gestrickt wird’.
-
tematica: in queste forme il verbo specifica il tema, l’oggetto del sostantivo. Ad
esempio, in Erzähltalent il talento è più precisamente quello di raccontare.
-
esplicativa: il costituente verbale spiega che cosa designa il sostantivo: si osservi
ad esempio Schmelzprozess40, dove verbo schmelz(en) spiega di che tipo di
Prozess si tratta. Queste formazioni, chiamate anche verdeutlichende Komposita
(Fleischer Barz 2012: 146), potrebbero presentare un rapporto inverso di
determinazione: nella parola Schmelzprozess è possibile trattare il primo
costituente come parte che identifica l’intero composto, e quindi una possibile
parafrasi potrebbe essere Schmelzen als Prozess. Le particolarità interpretative
che caratterizzano i verdeutlichende Komposita saranno trattate nel capitolo 5,
tra i casi particolari della composizione tedesca.
-
causale: ad esempio in Kratzwunde il verbo kratz(en) indica la causa della ferita
(‘A ist die Ursache von B’); al contrario in Niespulver è la polvere a causare gli
starnuti (‘B ist die Ursache von A’). In questa tipologia Fleischer Barz inserisce
anche i composti parafrasabili con ‘B ist die Ursache von nicht A’, come nel caso
di Gleitschutz: si tratta di un sistema di protezione (Schutz) che fa sì che le ruote
dei veicoli su rotaia non scivolino sui binari (gleit(en)).
40
Si veda anche il punto 5.1.1.1.
74
-
locale: il costituente nominale è il luogo in cui si svolge l’attività precisata dal
costituente verbale, come in Kochecke ‘Ecke, wo man kocht’, e Kopierraum
‘Raum, wo kopiert wird’.
-
temporale: il nome fornisce le coordinate temporali dell’attività indicata dal
verbo: Backtag è il giorno in cui si cuoce in forno, Sterbestunde è l’ora in cui si
muore.
-
modale: ‘B hat A als Modus’, cioè il nome viene determinato nella sua modalità
attraverso il verbo. Tanzschritt è il passo di danza, Polterabend è la serata che si
passa strepitando e festeggiando (idiomaticamente indica la notte prima delle
nozze).
Non tutti i composti possono esaurirsi in queste categorie, e alcuni potrebbero rientrare
in più tipologie; indicativamente è possibile vedere come lo spettro di relazioni possibili
sia molto più ampio dei composti del modello A+N, ma più ridotto rispetto al modello
N+N.
Lo schema V+N dei composti tedeschi (Backofen) corrisponde dal punto di vista
puramente formale allo schema V+N dei composti italiani come spaventapasseri. Vi sono
però differenze sostanziali: Backofen è un composto endocentrico dove la testa formale è
il nome Ofen, che viene determinata dal verbo back(en). Al contrario, spaventapasseri è
un composto esocentrico, infatti uno spaventapasseri non è né uno *spaventa né un
*passeri, come mostrano anche le proprietà grammaticali dei costituenti – spaventa è un
verbo, passeri è un nome plurale, e ciò nonostante il composto è un nome singolare. Nelle
due lingue quindi il modello V+N si realizza con caratteristiche formali e semantiche
totalmente diverse.
3.7.4. Composti nominali con confissi: Thermojacke
Dal punto di vista formale i composti con confissi si comportano in modo particolare:
nella norma infatti per ottenere un sostantivo composto è necessario che il costituente di
testa sia un sostantivo, invece nei Konfixkomposita il determinato può anche essere un
confisso (Donalies 2007:52).
[therm-]C [Jacke]N [[Thermo]C R [jacke]N]N
[astro-]C [-naut]C [[Astro]C R [naut]C]N
[Spiel]V [-thek]C [[Spielo]V R [thek]C]N
75
Si danno pertanto queste tre possibilità: esistono composti nominali in cui il primo
costituente è un confisso e la testa è un nome, come in Thermojacke; altre formazioni
sono costituite da due confissi, come nell’esempio Astronaut; ci sono poi confissi
specifici per formare composti sostantivali, come il confisso -thek, il quale può
combinarsi con nomi (Filmothek), verbi (come l’esempio Spielothek) o altri confissi
(Bibliothek). Il Fugenelement nel caso dei Konfixkomposita è –o– (Therm|o|jacke), o
raramente –i– (Agr|i|kultur). L’elemento –o–, a differenza degli altri Fugenelemente, ha
la particolarità di non comparire soltanto in relazione al primo costituente: il
Fugenelement –o– è presente se uno dei due costituenti è un confisso che lo richiede, si
confrontino a tal proposito Jazz|o|thek e Phil|o|soph (Donalies 2007:31).
Ci sono confissi destinati al ruolo di primo costituente, come pseudo-, mikro(Pseudoproblem, Mikroorganismus), e altri che compaiono invece solo come testa, come
-graph, e -thek (Telegraph, Infothek). Eisenberg (2006: 244) li chiama rispettivamente
‘preconfissi’ e ‘postconfissi’. Alcuni confissi possono invece comparire sia come primo
che come secondo membro, come phil: Philosoph, Bibliophil (Donalies 2007: 13). Tra i
pochi confissi autoctoni si annoverano gli elementi Schwieger-, proveniente dal medio
alto tedesco swiger ‘suocera’, e Stief-, comparabile con l’antico nordico stjúpr ‘figliastro’,
che servono a formare nomi di parentela come appunto Stiefmutter e Stiefsohn. Sono
considerati confissi perché non possono comparire in autonomia, nonostante siano unità
lessicali, con un loro significato; si trovano infatti esclusivamente nei composti (Fleischer
Barz 2012: 174).
3.7.5. Il primo costituente è un avverbio o una preposizione: Rückreise, Zubrot
Il modello Avv+N è molto produttivo nella lingua tedesca; esistono composti con il
primo membro avverbiale che si sono lessicalizzati, come ad esempio Sofortmaßnahme,
Jetztzeit e Abwärtstrend (Donalies 2007: 53), anche se molti composti di questo tipo non
entrano nel lessico, ma rimangono tra gli occasionalismi, come nel caso delle formazioni
Fast-Weltmeister, Beinahe-Unfall, Fast-Freundin. C’è da dire che non tutti gli avverbi
sono ugualmente produttivi nella composizione: ad esempio, dann, dort, heute e gestern
non sono in grado di formare parole composte, infatti per dire ‘il pane di ieri’ si usa il
sintagma das gestrige Brot, non il composto *Gesternbrot.
76
Talvolta in questo tipo di composti la relazione R tra i due costituenti è neutralizzata:
Beinahe-Unfall infatti non esprime alcun plusvalore di significato rispetto al sintagma
beinahe Unfall, per cui si può dire che la relazione R è nulla (Ortner et al. 199141, citato
da Fleischer Barz 2012: 171). La relazione tra i costituenti è invece molto peculiare nelle
formazioni con l’avverbio/particella 42 Nicht- al primo costituente, che sono molto
frequenti: in questo caso il significato non corrisponde affatto a quello del rispettivo
sintagma, poiché un composto con Nicht- denomina una categoria di entità che sono
caratterizzate per ‘non essere qualcosa’, mentre i sintagmi con nicht negano
l’appartenenza ad una categoria già esistente (Fleischer Barz 2012: 133):
Franz ist Nichtfachmann
→
Franz ist kein Fachmann
→
Franz ∈{Nichtfachmann}
Franz ∉ {Fachmann}.
Per quanto riguarda le preposizioni, soltanto una parte è attiva nella composizione:
compaiono come primo costituente soprattutto quelle preposizioni che sono omonime ai
corrispondenti avverbi, come nella parola Unterklasse, o alle relative particelle verbali,
come nel caso di Abgrund. Si noti che i composti Prep+N possono essere sia endocentrici
che esocentrici: un Gegenargument è un Argument, ma il Zubrot non è Brot – a meno che
non si tratti di un pasto molto, molto povero.
3.7.6. Il primo costituente è un pronome: Niemandsland
I composti nominali con pronome al primo membro compaiono molto
sporadicamente nella lingua tedesca. Esistono tuttavia composti con i pronomi personali,
soprattutto con le forme ich e wir (Ich-Kult, Wir-Gefühl), nonché i pronomi interrogativi
(Was-Frage) (Donalies 2007: 54). I pronomi possessivi sono ancora più rari, ma possono
formare occasionalismi, spesso molto legati al contesto (der Deintag und Meintag). I
pronomi indefiniti si comportano in modo molto simile a sostantivi e aggettivi, come nel
composto Niemandsland, tuttavia anch’essi compaiono sporadicamente. Il pronome
selbst è invece molto produttivo come primo costituente, si vedano ad esempio le parole
Selbstkritik e Selbsthilfe; talvolta concorre con l’aggettivo eigen-: Selbst-/Eigenlob.
41
Ortner et al. (1991), Deutsche Wortbildung. Typen und Tendenzen in der deutschen Gegenwartssprache.
Vierter Hauptteil: Substantivkomposita, Berlin, New York.
42
Donalies (2007: 54) considera nicht una particella di negazione; così anche il Duden Grammatik (2009:
590). Fleischer Barz invece inserisce le formazioni con Nicht- tra i composti formati da avverbio e
sostantivo.
77
Secondo Ortner et al. (199143) le formazioni con primo membro pronominale non
superano l’1% nel totale dei composti nominali (Fleischer Barz 2012: 165s).
3.7.7. Il primo costituente è un numerale: Zweikampf
Come primo costituente i numerali44 possono comparire in forma di numeri cardinali,
ordinali o moltiplicativi. Tra i numeri cardinali figurano nei composti soprattutto quelli
al di sotto del dieci, come in Zweikampf; questi possono formare anche composti
possessivi come Einauge ‘creatura con un occhio solo’ o Zusammenbildungen come
Zweibeiner45. Il numerale null può comparire come primo costituente con due significati:
in alcune formazioni attribuisce al sostantivo il valore ‘zero’ su un ideale scala di valori,
come
in
Nullpunkt,
Nullstellung;
in
altre
esprime
negazione,
come
in
Nullschneeprognose, Nullwachstum. I numerali cardinali sono presenti in parole come
Erstaufführung, Zweitwohnung; anche i numerali moltiplicativi compaiono nei composti,
ne sono esempi le formazioni Dreifachsieg, Vierfachimpfung (Fleischer Barz 2012: 166).
3.7.8. Il primo costituente è un sintagma o una frase: Hin-und-her-Gerede
In questo tipo di composti il primo costituente non è una parola, come nei composti
fin qui osservati, bensì una costruzione sintattica. Si consideri come esempio il composto
Zwischen-den-Mahlzeiten-|Imbiss: il primo costituente zwischen den Mahlzeiten è di
chiara formazione sintattica, come mostra la declinazione di articolo e sostantivo; Imbiss
è il sostantivo testa del composto, che viene determinato dal primo costituente Zwischenden-Mahlzeiten-. In questo tipo di composti il rapporto tra i costituenti è sempre di tipo
determinativo: per ottenere un composto copulativo è infatti necessario che i due
costituenti appartengano alla stessa categoria lessicale, e ciò sarebbe impossibile; inoltre
la testa in questi composti è sempre un sostantivo (Meibauer 2003: 155, 158). Per il resto,
la formazione di tali composti è piuttosto libera da vincoli: come prime unità possono
comparire sintagmi di tutti i tipi, nonché frasi intere oppure frammenti di frasi.
43
Ortner et al. (1991), Deutsche Wortbildung. Typen und Tendenzen in der deutschen Gegenwartssprache.
Vierter Hauptteil: Substantivkomposita, Berlin, New York.
44
La categoria dei numerali è considerata grammaticalmente eterogenea, poiché dal punto di vista
grammaticale i numerali possono appartenere a categorie lessicali diverse; possono infatti essere impiegati
come aggettivi (zwei Äpfel), sostantivi (die Vier fährt um 7:30 ab) o pronomi (die zwei gingen durch den
Wald). Il Duden (2009: 379) considera pertanto la categoria dei numerali come una categoria semantica.
45
Anche Zweibeiner per Fleischer Barz (2012: 166) é un derivato a base sintagmatica, cioè [zwei Beine]er.
78
Oltre ai sintagmi sostantivali (Freilicht|bühne), aggettivali (Noch-nicht-ganz|Hochzeit), preposizionali (Vorweinachts|zeit) e verbali (Möchtegern|casanova) possono
trovare posto nei composti anche altre combinazioni: Hin-und-her-|Gerede, Als-ob|Persönlichkeit, Ja-aber-|Demokrat, Vier-drei-drei-|System. I costituenti frasali sono
meno attivi nella composizione, ma possono formare occasionalismi, come Hauptsacheich-bin-sympathisch-|Denke e Wir-packen-es-an-|Stimmung. Rientrano in questo modello
anche i composti in cui il determinante fornisce indicazioni di quantità, valore,
dimensione o tempo, come Hundert-Betten-|Hotel, Hundertmark|schein, 10-LiterKanister, Zehn-Uhr-|Nachrichten. Si noti come le singole parole mantengano la flessione,
nonché la lettera maiuscola, se sono sostantivi; talvolta le parole possono essere separate
da spazi, ma allora l’intero costituente sintagmatico deve stare tra virgolette (Meibauer
2003: 160).
Il fatto che all’interno di un composto compaiano non lessemi bensì combinazioni
sintattiche di parole pone dei problemi teorici; di norma sono le parole (risultato di
processi morfologici) ad essere combinate per formare sintagmi e frasi (risultato di
processi sintattici), non il contrario, come questi composti sembrano testimoniare 46.
D’altra parte vi sono anche altre costruzioni dove processi morfologici agiscono su basi
sintagmatiche, come nelle Zusammenbildungen (si veda il punto 2.3.): in tal caso i
sintagmi possono fungere da base derivazionale, come nel sostantivo Farbgebung, dove
il suffisso deverbale –ung si applica al sintagma verbale Farb geben.
3.7.9. Il primo costituente è una lettera o un’abbreviazione: A-Bombe
Si è appena detto che anche unità molto complesse (sintagmi e frasi) non sono
escluse dalla composizione. D’altro canto, il primo costituente può essere anche un’unità
molto semplice, come una singola lettera. In questo caso le lettere possono avere due tipi
di funzioni: possono indicare una posizione gerarchica, come nel composto A-Klasse,
oppure possono avere una funzione iconica, come in S-Kurve e Y-Chromosom. Anche
lettere dell’alfabeto greco trovano posto nei composti tedeschi, come si può vedere negli
46
La componente frasale di tali composti li rende simili a forme come Ruhrmichnichtan, corrispondente
all’italiano Nontiscordardimé; in queste combinazioni non sussiste però una relazione R implicita tra gli
elementi, quindi in base alla definizione adottata in questo lavoro non si possono considerare composti, ma
piuttosto univerbazioni di strutture sintattiche (Fleischer 2000: 889) oppure conversioni di sintagmi
(Fleischer Barz 2012: 85).
79
esempi Betaversion, Alphatier (Donalies 2007: 54). È necessario operare una distinzione
tra i composti la cui prima unità è una lettera e quelli la cui prima unità è
un’abbreviazione: si considerino ad esempio i composti A-Bombe, U-Bahn e O-Saft: le
forme complete degli esempi citati sarebbero Atombombe, Untergrundbahn,
Orangensaft. La lettera in questo caso non ha né funzione gerarchica né iconica, è
semplicemente l’iniziale del costituente. Il fatto che sigle e abbreviazioni contribuiscono
a formare composti (come SPD-Mitglied) è una tendenza attuale della lingua tedesca; in
questo modo viene controbilanciata la propensione a creare composti molto verbosi,
soprattutto in ambito tecnico e amministrativo. Lo si spiegherà meglio in seguito (punto
3.8).
3.7.10. Composizione onimica e deonimica: Goethestraße, Heulsuse
Per questo paragrafo si fa riferimento principalmente a Fleischer Barz (2012: 179184). Nei composti onimici i costituenti si uniscono a formare un nome proprio, come
Hans-Gert; i composti deonimici sono invece nomi composti comuni in cui un nome
proprio figura tra i costituenti, come ad esempio Bachkonzert. Tra i nomi propri figurano
in questi composti soprattutto gli antroponimi, cioè i nomi di persona, e i toponimi, i nomi
di luogo.
Tra i composti onimici si annoverano antroponimi come Hans-Gert e Hannelore,
cioè nomi di persona formati accostando due nomi, come accade in italiano con Giancarlo
o Annamaria47. Per quanto riguarda i toponimi, esistono nomi di luogo composti da due
unità onimiche, come Berlin-Pankow e Leipzig-Grünau. Questo tipo di forme in cui il
primo membro indica la città e il secondo membro designa un quartiere o una zona della
città stessa potrebbero essere interpretati come composti con un inverso rapporto di
determinazione: Leipzig-Grünau indica ‘Leipzig, und zwar Grünau’, dove il primo
costituente avrebbe eccezionalmente il ruolo di testa. Questa interpretazione è sostenuta
da Fleischer Barz48; casi di questo tipo saranno approfonditi nel capitolo 5 (5.1.2.).
L’unione di toponimi può dare luogo anche a composti copulativi, come nel caso di
Schleswig-Holstein. Ci sono anche composti onimici in cui solo uno dei due costituenti è
47
Fleischer Barz considera composti anche formazioni dove due cognomi sono giustapposti, come in Elly
Beinhorn-Rosemeyer, oppure dove il cognome è giustapposto al nome di una località, come in Hermann
Schulze-Delitzsch (Fleischer Barz 2012: 180).
48
Non così Olsen (1990: 141): secondo Olsen tali formazioni presentano regolarmente la testa a destra.
L’esempio che usa è Köln-Deutz: Deutz, das sich in Köln befindet.
80
un nome proprio: accade spesso nei soprannomi, dove l’antroponimo è la testa che viene
determinata da un nome comune 49. Tra i toponimi, composti di questo tipo designano
città come Altleipzig e Großberlin, nonché nomi di strade e luoghi pubblici come
Goethestraße, Augustusplatz, Clara-Zetkin-Park.
I composti deonimici risultano invece essere nomi comuni, dove però almeno uno
dei costituenti è un nome proprio; vi sono formazioni in cui il determinante è onimico,
più precisamente un toponimo, come nelle parole Berlinreise, Sibirtiger, oppure un
antroponimo, come nel caso di Bachkonzert. In tedesco esistono anche dei composti
deonimici molto interessanti, dove la testa è un antroponimo che si comporta come un
nome comune: sono composti del tipo Heulsuse. Il secondo costituente –suse é un nome
di donna, ma nella composizione perde le caratteristiche di nome proprio e diventa un
appellativo: in combinazione con la radice verbale Heul- ‘ululare, piangere, strillare’
significa ‘piagnucolona’ (hor mal auf, die Heulsuse zu spielen!). Esistono in tedesco
alcuni nomi propri50 specializzati nel formare questi composti: per il femminile si citano,
oltre a -suse, -trine (Heultrine) e -lise (Quatschellise, ‘chiacchierona’); tra le varianti
maschili compaiono –heini (Pfeifenheini ‘arbitrucolo’), e -hans (Prahlhans, ‘fanfarone’);
si trovano molte formazioni con –fritze: Filmfritze, Werbefritze, Quasselfritze,
Zeitungsfritze, Zigarrenfritze51. Ad esempio, nelle prime pagine di Im Westen nichts
Neues52 (Niente di nuovo sul fronte occidentale) compaiono i due composti deonimici
Gulaschmarie e Küchenkarl, il primo che indica la cucina da campo, e il secondo che
designa il cuoco del reggimento. In italiano non pare esistere questo modello; questi
49
Fleischer Barz (2012: 181) indica a tal proposito un paese in cui abitano quattro signori di nome Klaus,
disambiguati coi nomi di Goldzahn-Klaus, Kriesgruben-Klaus, Leichenwagen Klaus, Sauf-Klaus.
Immediato il confronto con la mia contrada, in cui il nome Anna è molto diffuso soprattutto tra le persone
di una certa età: fino a pochi anni fa bisognava distinguere tra Anna Mejora, Anna Capitana, Anna Bon,
Anna Frane, Anna Capetta.
50
Gli esempi sono tratti da Fleischer Barz (2012: 184), Marx (1994: 96, 1990:12, 23 e nota 10), OWID
(https://www.owid.de/, url consultato l’11.04.17).
51
Significano rispettivamente ‘cinematografaro’, ‘venditore ambulante’, ‘chiacchierone’, ‘giornalaro’,
‘tabacchino’, tutti con una connotazione spregiativa e che è difficile rendere in italiano (Marx 1994:69 e
nota 88) Una serie di nomignoli famosi di questo tipo si deve ad un libro per bambini di H. Hoffmann:
figure come Struwwelpeter, che non si pettina mai, Zappelphilipp, che non sta mai fermo, e Suppenkaspar,
bambino schizzinoso che non vuole mangiare la zuppa, sono diventati oggi nomi comuni per designare
persone con queste caratteristiche (Marx 1990:23 e nota 10).
52
Remarque, Erich Maria (2000:12, prima edizione 1929), Im Westen nichts Neues, Köln, Kiepenheuer &
Witsch. In una traduzione italiana Gulaschmarie viene reso con “cucina da campo”; sembra che sia il nome
che l’autore dà alla marmitta per cuocere il gulasch, chiamata anche Gulaschkanone. Il nome Kuchenkarl
invece viene tradotto come „cuciniere”. Nella traduzione italiana quindi il composto deonimico si perde,
sostituito da nomi comuni (si fa riferimento alla traduzione di Stefano Jacini Niente di nuovo sul fronte
occidentale, 1983, I ediz. 1931, Milano, Modadori, pag. 19).
81
composti corrispondono di frequente a formazioni con suffissi alterativi, spesso con
connotazione dispregiativa (piagnucolona, arbitrucolo, giornalaro).
3.8. Uso e tendenze della composizione in tedesco
La composizione può essere un mezzo molto vantaggioso per venire incontro ad
esigenze di compressione di significato e di economia di spazio; i composti trovano per
esempio largo impiego nello stile nominale, tipico dell’ambito tecnico, scientifico e
amministrativo (Schlücker Hüning 2009: 223). L’impiego dei composti può anche
risolvere al meglio questioni di stile: ad esempio una fastidiosa sequenza di aggettivi può
essere limitata mediante composti con primo membro aggettivale, come in tief
beeindruckende Sakralmusik anziché tief beeindruckende sakrale Musik53 (Fleischer Barz
2012: 132); similmente si può evitare un susseguirsi di attributi, come nel caso del
genitivo: der Baum des Hauses des Nachbarn diventa der Baum des Nachbarhauses
(Fleischer Barz 2012: 132). I sostantivi composti sono utili anche quando si tratta di
coesione e coerenza testuale: hanno principalmente una funzione anaforica, cioè servono
a riprendere concetti già menzionati nel testo con un'unica parola complessa. (Fleischer
Barz 2012: 131). Nell’esempio che segue, il riferimento all’uomo con la giacca viene
ripreso poi nel testo con un composto: “Die Verkäuferin sprach mit einem Mann, der
einen Lodenmantel trug. […] Der Lodenmantel sog an seiner Zigarre 54”. Soprattutto
nella stampa i composti vengono usati anche in senso cataforico, in particolare nei titoli:
il titolo deve infatti riassumere l’essenza della notizia in modo accattivante e in poco
spazio (Fandrych Thurmair 1994: 42). Un esempio trovato nel Frankfurter Allgemeine
Sonntagszeitung è il titolo ‘Freiheitsdrang’; il concetto viene poi ripreso ed esteso nel
testo, come nel sottotitolo dell’articolo in questione: ‘Eine Frau flüchtet vor ihrem Leben
nach Alaska’.
La lingua tedesca è incline alla compattezza formale e alla precisione semantica;
queste caratteristiche emergono in particolar modo nel confronto con l’italiano.
Formalmente le espressioni tedesche tendono ad essere molto compatte, si confrontino ad
esempio Bügeleisen e ferro da stiro, Schnellkochtopf e pentola a pressione, oppure si
pensi alla parola Stammtisch, che designa il ‘tavolo dei clienti fissi’; tendenzialmente
53
54
L’esempio è tratto da Schlücker Hüning (2009: 227).
L’esempio è tratto da J.R Becher, citato da Fleischer Barz (2012: 179)
82
l’italiano forma espressioni più analitiche. Semanticamente il tedesco ha maggiori
esigenze di esaustività e di precisione descrittiva rispetto all’italiano: basta pensare alle
parole italiane ombrello e ombrellone, in tedesco Regenschirm e Sonnenschirm – la
versione tedesca fornisce più informazioni sul referente ed è più descrittiva rispetto a
quella italiana (Bosco Coletsos 2007: 13). La composizione è lo strumento ideale per
andare incontro alle esigenze di compattezza formale e di precisione semantica del
tedesco.
La maggior parte del lessico tedesco è costituito da parole composte, e la percentuale
di parole semplici nel vocabolario – circa il 10% – è piuttosto bassa rispetto ad altre lingue
europee (Bosco Coletsos 2007:19). Oggi la composizione è molto produttiva nell’ambito
dell’informazione, della pubblicità 55 e del linguaggio specialistico, poiché risponde alla
necessità di economia linguistica, precisione descrittiva e pregnanza di significato.
Naturalmente è molto diffusa anche nel linguaggio quotidiano, come si è visto in generale
con gli esempi forniti finora. Soprattutto in ambito tecnico, amministrativo e scientifico
si registra la tendenza a formare composti sempre più lunghi, accompagnata però anche
dalla tendenza opposta, cioè quella ad abbreviare le parole composte; un esempio è la
parola Bundesausbildungsförderungsgesetz, che viene abbreviata come Bafög56. Sia la
tendenza alla creazione di composti plurimorfemici che la tendenza all’abbreviazione
rispondono al bisogno di condensazione e precisione del tedesco (Bosco Coletsos 2007:
26). Per quanto riguarda gli elementi alloglotti, il tedesco riesce a combinare costituenti
stranieri e autoctoni con disinvoltura (Fleischer Barz 2012: 137), ad esempio in
Jogginghose, Faktencheck, Gefällt-mir-Button57, Audionachricht, Sprachmemo. Oggi gli
elementi stranieri provengono soprattutto dall’inglese, che ha influenzato il tedesco in
particolar modo dopo il 1945; per ragioni di somiglianza strutturale, talvolta i composti
inglesi sono stati mutuati in composti tedeschi, come nelle parole Netzwerk per network,
Selbstbedienung per self-service, Wolkenkratzer in analogia a sky-scraper (Bosco
Coletsos e Costa 2006: 114).
‘Burgeramt! Wähle deinen Burger!’ – sfruttando l’analogia con Bürgeramt, ‘ufficio anagrafe’ (in un
caffè della Karl-Liebknecht Straße a Lipsia).
56
L’abbreviazione diventa poi costituente produttivo in altre formazioni; in questo caso dà luogo al verbo
Bafögerhalten (Bosco Coletsos 2007: 26); un altro esempio in questo senso è il composto DaF-Unterricht,
dove il primo membro è l’abbreviazione di Deutsch als Fremdsprache.
57
L’espressione Gefällt-mir-Button rende quel che in italiano viene chiamato ‘tasto mi piace’ oppure
‘pulsante mi piace’. Designa il pulsante che si clicca sul social network Facebook per mostrare
apprezzamento verso qualcosa che è stato pubblicato (ricerca Google del 26.06.17).
55
83
In questo capitolo è stata descritta la composizione tedesca del sostantivo. Si è visto come
i composti nominali tedeschi possano presentare determinanti di qualsiasi categoria
lessicale, fino a singole lettere o intere frasi; è stata inoltre messa in luce la grande
ricchezza semantica di queste formazioni. Nel prossimo capitolo saranno illustrate le
caratteristiche della composizione nominale italiana, con lo scopo di far risaltare le
analogie e le differenze rispetto a quanto detto in questo capitolo sulla composizione
nominale tedesca.
84
Capitolo 4. La composizione nominale in italiano
In questo capitolo sarà descritta la composizione nominale nella lingua italiana,
prestando particolare attenzione al confronto con la composizione nominale tedesca.
In italiano le parole composte sono meno numerose che in tedesco; per rendere gli stessi
concetti l’italiano preferisce la derivazione (si confrontino ad esempio le parole
dentista/Zahnarzt) e la formazione di strutture sintattiche (come ferro da stiro in
contrapposizione al composto Bügeleisen). Ciò nonostante, la composizione italiana è
una modalità di formazione di parole ricca di complessità, che non si lascia sistematizzare
facilmente dal punto di vista formale (Serianni 2006: 663). Innanzitutto quindi si
ripropone la definizione di composizione proposta all’inizio del capitolo 1 1, allo scopo di
stabilire cosa si può includere tra i composti nel caso dell’italiano.
[ ]X [ ]Y [[ ]X R [ ]Y]Z
Come già detto, una parola composta (capostazione) è una formazione che
comprende due morfemi lessicali (capo e stazione), uniti da una relazione semantica e
grammaticale R che rimane implicita a livello morfologico (il capo della stazione). Le
parole composte vanno distinte dalle parole derivate, che comprendono morfemi legati
derivativi, e anche dalle formazioni sintattiche, cioè quei gruppi di parole che si formano
secondo le regole della sintassi (capitolo 1). In base a ciò, vengono considerati composti
anche le formazioni con confissi come biologia, astronauta, telescopio, perché anche se
i confissi non possono comparire in autonomia sono morfemi lessicali e valgono come
costituenti (Kastovsky 2009: 325s) 2. Non si possono invece comprendere tra le parole
composte formazioni come ferro da stiro e giacca a vento, perché la relazione R è
esplicitata dalla preposizione; il fatto che spesso queste espressioni, chiamate ‘formazioni
polirematiche’ (Grossmann e Rainer 2004: 36) corrispondano in tedesco a parole
1
Anche in questo capitolo lo schema del processo di composizione si basa su Scalise Bisetto (2009:118).
Serianni (2006: 663) e Jacobini (2011: 252) chiamano queste unità “affissoidi”; in questo lavoro (sulla
scorta di Kirkness 1994: 5026) sono stati chiamati ‘confissi’. In base a quanto già detto nel capitolo 1
(1.3.3., 1.3.3.3), i confissi sono morfemi legati ma lessicali, mentre gli affissoidi sono costituenti che hanno
subito un indebolimento semantico rispetto all’uso come parole autonome, e che possono formare serie di
parole. Il confine tra confissi e affissoidi non è netto, perché si collocano entrambi nella zona grigia tra
composizione e derivazione.
2
85
composte (Bügeleisen, Windjacke) non significa che siano dei composti anche in italiano
(Schwarze 1995: 605). Hanno in comune con i composti la stabilità di significato e
l’atomicità sintattica (infatti non si può dire *un ferro nuovo da stiro, *una giacca rossa
a vento), ma la struttura ‘testa–preposizione–nome’ forma gruppi di parole secondo le
regole della sintassi, non della morfologia, quindi non è il prodotto della composizione
(Jacobini 2011: 253)3. In base a questo si escludono anche quelle formazioni che si sono
formate per univerbazione sintattica, come pomodoro e pandispagna: queste si scrivono
in una parola unica solamente perché vengono sentite come un tutt’unico dai parlanti, ma
la presenza della preposizione all’interno della formazione testimonia che in questo caso
non si tratta del frutto della regola di composizione. Al contrario, in italiano valgono come
composti anche formazioni come buono pasto e guerra lampo, in cui i confini di parola
vengono mantenuti anche graficamente (Scalise Bisetto 2008: 130s): sono formate da due
morfemi lessicali e la relazione semantica tra i costituenti resta implicita 4. Nei prossimi
paragrafi saranno illustrate le caratteristiche morfologiche, sintattiche, fonologiche,
ortografiche e semantiche dei composti nominali italiani, con riferimento a quanto già
detto nel capitolo precedente per i composti nominali tedeschi.
4.1. Proprietà morfologiche
L’italiano forma regolarmente composti con testa a sinistra. Il primo costituente
indica infatti il referente dell’intero composto, perciò risponde al test ‘è un’: il
capostazione è un ‘capo’, il pescecane è un ‘pesce’, il buono pasto è un ‘buono’. Dalla
testa del composto deriva anche la categoria lessicale e il genere della formazione, infatti
capostazione è un sostantivo maschile perché capo è un sostantivo maschile. Questo vale
solo per i composti endocentrici: non si applica ai composti esocentrici, dove nessuno dei
costituenti funge da testa. Ad esempio il composto possessivo pellerossa non risponde al
test ‘è un’: *‘è un pelle’, *‘è un rossa’; inoltre i costituenti sono un sostantivo femminile
(pelle) e un aggettivo femminile (rossa), quindi né il genere né la categoria lessicale dei
costituenti giustifica il fatto che ne risulti un sostantivo maschile. (Jacobini 2011: 250).
Non c’è unanimità tra gli studiosi: non sono d’accordo Serianni (2006: 663s), secondo cui ferro da stiro
è un composto per la non-interrompibilità sintattica, Lo Duca-Solarino (2004: 233), che considera queste
formazioni ‘composti giustapposti’, e Dardano (1978: 144).
4
La mancanza di un criterio ortografico sfuma il confine tra composti ed espressioni polirematiche (cioé
sintagmi fissi), soprattutto nei composti N+A come anima gemella, dove è difficile dire se la formazione
sia sintattica o morfologica (Grossmann Rainer 2004: 35).
3
86
Emerge quindi già una differenza rispetto ai nomi composti tedeschi: in tedesco il
composto eredita sempre le caratteristiche categoriali dalla testa formale, anche se
esocentrico (das Rotkehlchen, der Langbein); in italiano invece il genere del composto
esocentrico può essere basato anche sull’entità implicita a cui è riferito: un pellerossa (un
uomo dalla pelle rossa), un piedipiatti (un agente di polizia). La composizione esocentrica
è molto presente in italiano: non solo i composti possessivi e copulativi, ma anche i
numerosi composti del tipo V+N come scolapasta e rompiscatole sono esocentrici
(Scalise Bisetto 2008: 133).
Oltre ai composti con testa a sinistra e a quelli esocentrici, esiste anche un buon
numero di composti con testa a destra, come ad esempio terremoto, capogiro,
madrelingua, biancospino, vanagloria. Serianni (2006: 663) distingue a tal proposito tra
composti con elementi indigeni, produttivi nell’italiano contemporaneo, regolarmente
con testa a sinistra o esocentrici (del tipo capostazione e scolapasta), e composti con
elementi esogeni. Di questi ultimi fanno parte i composti di origine latina (Scalise Bisetto
2008: 125), infatti presentano la testa a destra, seguendo l’ordine topicale tipico del latino;
il terremoto è il ‘moto della terra’5. Le lingue romanze costruiscono composti con testa a
sinistra, ma quei composti che si sono formati nella fase latina presentano la testa a destra.
In latino la disposizione dei costituenti nella frase era molto libera, ma l’ordine topicale
non marcato era SOV, a cui corrisponde l’ordine modificatore – testa, come nelle lingue
germaniche; nel passaggio da latino a volgare si è stabilita la sequenza SVO, che è quella
delle lingue romanze contemporanee e forma strutture con sequenza testa – modificatore
(Magni 2009: 225; Terreni 2005: 523). Anche i composti con i confissi formano
combinazioni con testa a destra, come avviene in tedesco e nelle altre lingue europee:
biologia è infatti lo studio della vita, termodinamica è la dinamica del calore; se la
formazione contiene un confisso e un elemento indigeno, vige sempre l’ordine con testa
a destra: teletrasporto, astronave, paninoteca.6 I composti esogeni con testa a destra non
sono riconducibili soltanto alla fase latina; un secondo gruppo di composti esogeni è di
formazione recente e risente dell’influenza di lingue straniere, soprattutto dell’inglese 7.
Terre- non è il plurale di ‘terra’, ma il genitivo latino.
Dardano (1978: 141-147) cerca di esaminare i composti indigeni ed esogeni in modo unitario, attraverso
la grammatica generativa: il predicato che soggiace ai composti indigeni ed esogeni è lo stesso:
asciugamano, (qualcuno) asciuga la mano; antropofago, (qualcuno) mangia l’uomo (Serianni 2006: 663).
7
È simpatico notare che gli italiani dicono ‘vado al night’ e ‘mi metto lo smoking’ perché hanno interpretato
le parole night club e smoking jacket come composti con testa a sinistra secondo il modello più produttivo
5
6
87
Si tratta di prestiti, come babygang, aquagym e boyband, o di calchi, come autostrada,
scuolabus, calciomercato (Jacobini 2011: 250); la modalità latina e quella allogena si
influenzano a vicenda, favorendo la ripresa della composizione con testa a destra (Terreni
2005: 523).
Riassumendo, in italiano si formano composti con testa a sinistra, ma esistono anche
composti con testa a destra che sono resti del passato latino oppure formazioni recenti
influenzate dalle lingue straniere. Nel capitolo precedente (punto 3.2.) è stato illustrato
come la testa dei composti tedeschi si trovi sempre a destra della formazione: una
caratteristica che distingue la composizione nominale italiana da quella tedesca, quindi,
è l’impossibilità di stabilire quale sia la testa del composto in base alla posizione dei
costituenti: nei composti tedeschi le caratteristiche formali e semantiche derivano sempre
dal costituente di destra, invece la testa dei composti italiani non è individuabile
posizionalmente – può essere infatti il costituente di destra, quello di sinistra o nessuno
dei due. Per poterlo affermare è necessario osservare la semantica del composto (con il
test ‘è un’: un capostazione è un ‘capo’, scuolabus è un ‘bus’) e le informazioni
categoriali delle sue parti (capostazione è un sostantivo maschile animato proprio come
la testa capo-, scuolabus è un sostantivo maschile inanimato come la testa -bus).
Anche in italiano la composizione produce soprattutto composti nominali. In tedesco
per ottenere un nome il costituente-testa deve essere un nome, e l’altro costituente può
appartenere a qualsiasi categoria grammaticale; in italiano invece non è facile
sistematizzare il rapporto tra categoria lessicale dei costituenti e categoria lessicale
dell’intero composto – la formazione può essere un sostantivo anche senza che uno dei
due costituenti sia un nome (ad esempio saliscendi è composto da due costituenti verbali,
eppure è un nome). Si riportano qui di seguito i principali modelli della composizione
sostantivale italiana: la categoria lessicale dei tipi di composti che si analizzano in questo
capitolo è quindi sempre N, mentre quella dei costituenti può variare e viene perciò
indicata nello schema con X e Y.
in italiano. Pensavano così di abbreviare queste forme, ignorando che il determinato si trova a destra: il
night club è un club, la smoking jacket è una jacket (Scalise Bisetto 2008: 128).
88
[ ]X [ ]Y [[ ]X R [ ]Y]N
(1) [capo]N [stazione]N → [[capo]N R[stazione]N]N
[terre]N [moto]N → [[terre]N R[moto]N]N
(2) [cassa]N [forte]A → [[cassa]N R[forte]A]N
[basso]A [rilievo]N → [[basso]A R[rilievo]N]N
(3) [scola]V [pasta]N → [[scola]V R[pasta]N]N
La composizione di due sostantivi (1) può formare composti con testa a sinistra,
secondo il modello produttivo oggi (capoclasse, pescecane, busta paga) o con testa a
destra, di origine latina (terremoto, capogiro, madreperla). Lo stesso accade se si
combinano un nome e un aggettivo (2): i composti con testa a sinistra, come cassaforte,
camposanto e girotondo, sono di formazione più recente di quelli con testa a destra, come
bassorilievo, purosangue, altipiano. Il modello che accosta un verbo e un nome (3) forma
composti esocentrici in cui il costituente nominale è il complemento oggetto del
costituente verbale: lavastoviglie, spazzacamino, spartineve. Altri modelli compositivi
che risultano in un nome sono: l’unione di una preposizione e un nome (sottobosco), di
un verbo e di un avverbio (buttafuori), e la combinazione di due verbi (saliscendi), nonché
l’unione di due confissi, o di un confisso e un elemento italiano (telescopio, discoteca,
idromassaggio) (Scalise Bisetto 2008: 118). Le proprietà di questi modelli saranno
presentate più precisamente in seguito; per ora basti notare che l’italiano non dispone di
tutti i modelli compositivi del tedesco, ma può formare composti nominali anche senza
che la testa formale sia un nome. Inoltre a differenza del tedesco la composizione
nominale italiana non forma strutture ricorsive (Schwarze 2005: 666); esistono alcune
eccezioni (come segreteria direzione ufficio acquisti) che saranno considerate meglio nel
capitolo sui casi particolari della composizioni (punto 5.2.3.).
4.2. Proprietà sintattiche
I composti nominali in italiano rispondono ai test di integrità lessicale e atomicità
sintattica. Non si può inserire materiale lessicale tra i costituenti di un composto: se
Damiano è un taglialegna che taglia molta legna, non posso dire che *Damiano è un
taglia-molta-legna; tali modifiche sono possibili nel sintagma, non nel composto, infatti
89
è corretto dire Damiano taglia molta legna (Scalise Bisetto 2008: 137). In questo i
composti italiani sono del tutto simili a quelli tedeschi. Quello che non coincide è la
flessione dei costituenti: mentre in tedesco le operazioni sintattiche ricadono sempre solo
sul determinato (eine Haustür, zwei Haustüre, den Haustüren), in italiano entrambi i
costituenti del composto hanno già una marca flessiva (il cap-o|stazion-e), quindi i
composti italiani sono formati da due forme flesse, non da due radici (Schwarze 1995:
607). Inoltre i composti italiani si comportano in modo differenziato quando formano il
plurale: la flessione dell’intero composto può interessare il primo costituente, come nel
caso di capostazione, capistazione, oppure può interessare solo il secondo, come in
capocuoco, capocuochi. Alcuni composti flettono entrambi i costituenti, come cassaforte,
casseforti, altri ancora sono invariabili come apriscatole. Non è possibile sistematizzare
il comportamento dei composti italiani in merito alla flessione dei costituenti (Renzi et
al. 1995: 505).
4.3. Proprietà fonologiche
Anche in italiano i composti hanno una prosodia tipica che permette di distinguerli
dalle parole semplici. Ogni costituente ha un proprio accento che viene mantenuto;
solitamente l’accento principale del composto cade sulla sillaba accentata del secondo
costituente, per cui si dice capo|stazione, treno|merci, lava|stoviglie (Schwarze 1995:
607). In tedesco l’accento cade invece sul primo costituente; italiano e tedesco in questo
caso si comportano in modo identico ma speculare, poiché in entrambe le lingue il
costituente non-testa porta l’accento, ma questo è il primo costituente in tedesco
(Apfel|torte), mentre in italiano è generalmente il secondo, nei composti con testa a
sinistra. Nei composti con testa a destra vale il modello prosodico italiano, quindi il
secondo costituente porta l’accento anche se questo ha il ruolo di testa (auto|scuola,
capo|giro); a mio avviso i composti che si basano su modelli stranieri si comportano in
modo differenziato, ma alcuni presentano comunque l’accento sul secondo costituente
secondo l’andamento prosodico italiano, per ciò si tende a dire aqua|gym, baby|gang. In
italiano a differenza del tedesco ci sono anche regole di riaggiustamento fonologico
tipiche dei composti: ad esempio, in *pastaasciutta si troverebbero vicine due vocali
identiche, quindi la formazione viene riaggiustata cancellando una vocale, risultando in
pastasciutta; un altro meccanismo di riaggiustamento fonologico è la regola di aplologia,
90
che elimina una vocale se questa è preceduta da l o da r, come in cavolfiore, amor proprio
(Scalise Bisetto 2008: 139).
4.4. Proprietà ortografiche
Per quanto riguarda l’ortografia i composti italiani non si comportano in modo
unitario; esistono composti che si scrivono attaccati come cartamoneta e composti che si
scrivono con trattino, come divano-letto, o semplicemente giustapponendo i costituenti,
come filo spinato (Jacobini 2011: 250). Generalmente si scrivono uniti i composti più
antichi, il cui significato è diventato opaco, infatti nessuno scriverebbe più staccati
falegname e cannocchiale. Si scrivono sempre uniti i composti con testa a destra come
vanagloria e madrelingua; i composti più recenti vengono spesso scritti staccati,
soprattutto se all’interno del composto sono presenti marche flessive, come in treno
merci. (Schwarze 1995: 607). Scalise e Bisetto (2008: 121) distinguono pertanto tra
composti larghi e composti stretti: nei composti larghi il confine di parola è netto, perciò
vengono solitamente scritti separati o col trattino, come nel caso di buono pasto, busta
paga, porta-finestra. Nei composti stretti invece il confine si è indebolito, tanto che
spesso sono interessati da amalgama fonologico (come in quintessenza). Alcuni composti
stretti sono il risultato di univerbazioni dovute all’uso, come probabilmente è successo a
cassaforte (Grossmann Rainer 2004: 33). È quindi da notare che in italiano non è
indispensabile l’univerbazione grafica perché una parola sia un composto (Serianni 2006:
663); questo ovviamente sfuma i confine tra composti e sintagmi dell’italiano e rende i
composti italiani meno facilmente riconoscibili dei composti tedeschi.
4.5. Proprietà semantiche
Di norma il significato della formazione complessiva è il risultato dell’interazione
del significato dei due costituenti, per cui conoscendo le parole capo e stazione è possibile
inferire il significato della parola capostazione. Anche in italiano sono realizzate le due
tipologie di composti determinativa e copulativa: i composti determinativi racchiudono
un rapporto di determinazione dove il costituente-testa viene specificato dall’altro
costituente, infatti in capostazione la testa capo viene delimitata dalla parola stazione, che
precisa di cosa è responsabile il capo in questione. Questo vale anche per i composti con
testa a destra, per cui in madrelingua la testa lingua è precisata dal determinante madre,
91
che restringe il campo di tutte le lingue designando quella ‘madre’; anche nei calchi e nei
prestiti vige lo stesso rapporto di determinazione: il calciomercato è il ‘mercato del
calcio’, e lo scuolabus è il ‘bus che porta a scuola’8. I composti copulativi si comportano
come quelli tedeschi, coordinando i costituenti; la testa può essere rappresentata da
entrambi i costituenti, come in studente-lavoratore, o da nessuno dei due, come in
cartongesso (Jacobini 2011: 250).
Si è visto nel capitolo 3 (3.6.) come la composizione tedesca possa servire a dare un
nome a qualsiasi entità; la regola di composizione italiana invece non può estendersi
liberamente a tutti i membri di un certo dominio lessicale, si confrontino ad esempio le
formazioni mezzogiorno e mezzanotte, che non giustificano però la formazione
*mezzasera (Scalise Bisetto 2008: 140). A mio avviso il fatto che la composizione italiana
non sia in grado di riempire certe lacune si spiega col fatto che molte parole si sono
formate in passato secondo processi oggi non più produttivi. Ci sono regole di
composizione (come in questo caso la composizione A+N con testa a destra) che non
sono più attive nella lingua: possono servire a dar conto di parole esistenti ma non
formarne di nuove. In tedesco invece tutti i modelli compositivi analizzati nel capitolo 3
sono produttivi anche oggi.
Vi sono composti dal significato puramente composizionale, come apriscatole, e
formazioni che si sono idiomatizzate, come dolcevita per designare il maglioncino
attillato a collo alto. Non mancano formazioni che ad oggi sono oscure o demotivate e
non vengono più riconosciute come composti dai parlanti, come fabbisogno, falegname,
ferrovia (Schwarze 1995: 612). Il linguaggio figurato nei composti italiani è
particolarmente vivo nel modello V+N, si pensi a tutti i termini che sono sinonimo di
rompiscatole, ai composti del tipo saltafossi – che non designa qualcuno che scavalca
abitualmente i fossati, bensì un giovane scapestrato che si dedica ad attività infruttuose e
spericolate. Alcuni tipi compositivi sono quindi brillanti, vivi ed espressivi anche in
italiano.
8
A mio avviso i composti V+N non esprimono un rapporto di determinazione tra i costituenti. Questo non
si spiega solo con l’esocentricità formale – anche pellerossa è un composto esocentrico, ma ‘rossa’
determina ‘pelle’. Nei composti V+N più che di determinazione si tratta di un rapporto di valenza sintattica
tra costituente verbale e costituente nominale (complemento oggetto).
92
4.6. Diversi modelli di composizione nominale
L’italiano dispone dei seguenti modelli per formare sostantivi composti: i composti
formati da due sostantivi (motosega, pescecane) e quelli formati da un sostantivo e un
aggettivo (gentiluomo, acquasanta) possono essere esocentrici, con testa a destra o a
sinistra, oppure esocentrici (piedipiatti, purosangue). Anche le formazioni con confissi
sono generalmente endocentriche, almeno dal punto di vista semantico9. Sono invece
sempre esocentrici i composti nominali formati da un verbo e da un nome (scolapasta),
da un verbo e un avverbio (buttafuori), da una preposizione con un nome (sottopentola),
o da due verbi (saliscendi). I modelli che combinano nomi oppure nomi e aggettivi sono
produttivi anche oggi, mentre tra i composti esocentrici è produttivo solo il modello V+N
(Grossmann Rainer 2004: 33s). Nei prossimi paragrafi si vedranno le caratteristiche di
ogni modello compositivo.
4.6.1. Composti formati da due sostantivi: caposquadriglia
In italiano le formazioni composte da due sostantivi possono essere esocentriche o
endocentriche, con testa a destra o a sinistra. I composti del tipo N+N con testa a sinistra
sono molto produttivi nell’italiano di oggi; le formazioni con testa a destra sono invece
da ricondurre alla fase latina o a influenze allogene. I composti con due sostantivi possono
essere rappresentati così.
[A]N [B]N [[A]N R [B]N]N
[capo]N [squadriglia]N → [[capo]N R[squadriglia]N]N
L’esempio
caposquadriglia
presenta
la
testa
a
sinistra:
semanticamente
il
caposquadriglia ‘è un capo’, più precisamente il capo della squadriglia; formalmente il
composto è un sostantivo maschile perché eredita le caratteristiche grammaticali della
testa capo. Le formazioni con testa a sinistra sono oggi molto produttive, basti pensare a
composti come lista nozze, pacco-bomba, ufficio informazioni. Dal punto di vista
formale, nei composti endogeni con testa a sinistra il composto eredita il genere dal primo
9
Ma per esempio un agriturismo non è un *turismo.
93
costituente: giornale radio è infatti maschile, perché giornale è un sostantivo maschile10;
nella maggior parte dei casi il primo costituente trasmette anche il numero del sostantivo
composto (i capistazione, le conferenze stampa). Il genere e il numero del secondo
costituente non hanno ripercussioni sul composto, si veda ad esempio agenzia viaggi, che
è femminile, a prescindere dal fatto che viaggi sia maschile e plurale. Il membro di sinistra
determina le proprietà grammaticali dell’intero composto; questo vale nei composti
italiani endocentrici con testa a sinistra, dove cioè il primo costituente risponde al test ‘è
un’ (Schwarze 1995: 608). Le marche del plurale interessano nella maggior parte dei casi
il costituente testa (i capiclasse, le parole chiave, le donne-cannone), o entrambi i
costituenti (i capi operai). Non è escluso ma è raro il plurale del costituente che non è
testa, soprattutto se il composto è già stratificato nel lessico (i cavolfiori). Se il referente
è femminile il composto resta solitamente invariato al plurale (la capolista, le capolista,
Jacobini 2011: 251). La composizione tra due sostantivi con testa a sinistra è tipica
dell’italiano e molto produttiva; anche elementi allogeni possono essere impiegati in
formazioni italiane con testa a sinistra, come nelle formazioni area-wellness, centrobeauty, ristorante-gourmet, sala-fitness, vasca-whirlpool11.
4.6.1.1. Composti N+N con testa a destra: autoradio
[A]N [B]N [[A]N R [B]N]N
[auto]N [radio]N → [[auto]N R[radio]N]N
Qui sopra si può vedere un composto con testa a destra: un’autoradio ‘è una radio’
che si distingue dalle altre radio perché si usa in auto. Come già detto, questi composti
con testa a destra non sono tipici delle lingue romanze, ma sono tuttavia presenti; questa
caratteristica li rende strutturalmente simili ai composti tedeschi, si confrontino per
esempio autostrada e Autobahn, ferrovia e Eisenbahn, manoscritto e Handschrift
(Schwarze 1995: 607ss). I prestiti e i calchi lessicali dalle lingue straniere (come ad
esempio scuolabus dall’inglese, borgomastro dal tedesco) si sommano ai composti con
Un’eccezione è finesettimana, che è maschile nonostante il sostantivo di testa sia femminile; si tratta di
un calco dall’inglese week-end, ed ha ereditato il genere maschile che tendono ad assumere le parole neutre
dell’inglese quando vengono adottate nell’italiano (Grossmann Rainer 2005: 40).
11
Gli esempi provengono da un sito che pubblicizza hotel in Alto Adige; è facile trovare queste formazioni
miste nella pubblicità e nel turismo.
10
94
testa a destra di origine latina; inoltre il modello N+N con testa a destra si dimostra attivo
anche oggi, come mostrano i numerosi occasionalismi che vengono coniati soprattutto in
ambito pubblicitario: Auchan-mania, fienoterapia (Grossmann Rainer 2004: 43). Si può
quindi dire che la composizione con testa a destra è un fenomeno tutt’altro che marginale
in italiano12.
4.6.1.2. Relazioni sintattiche e semantiche tra i costituenti N+N: donna-cannone
Jacobini (2011: 251) riporta la divisione proposta da Scalise e Bisetto (2009, capitolo
2.4.): in un primo gruppo si trovano i composti subordinativi, dove il costituente-testa
viene completato dall’altro costituente, che costituisce quindi il complemento della testa,
come in capostazione, carro bestiame: il capostazione è un ‘capo’, di che cosa? ‘della
stazione’; il carro bestiame è un ‘carro’, per trasportare che cosa? ‘il bestiame’. Il secondo
gruppo comprende i composti attributivi-appositivi, quelli cioè in cui il secondo
costituente fa da attributo o apposizione al costituente di testa, come in pesce-gatto,
insetto-stecco, donna-cannone. Questi composti non sono copulativi: la testa semantica è
sempre uno dei due costituenti (infatti ‘è una donna o un cannone?’), ed il rapporto tra i
costituenti li rende simili ai composti formati da nome e aggettivo, perché uno dei due
costituenti si comporta come un aggettivo qualificativo nei confronti dell’altro: si
guardino anche gli esempi cartamoneta, famiglia-tipo, scolaro modello (Serianni 2006:
666). Sono formazioni molto produttive ed evocative, tanto che il costituente-attributo
può giungere a formare serie di parole: si pensi a parola chiave, dove il costituente chiave
ha assunto il significato di ‘determinante, essenziale’, e può formare altre espressioni
come ruolo chiave e personaggio chiave. Anche in italiano esistono quindi costituenti
predisposti alla Reihenbildung, anche se in misura molto minore che in tedesco.
Dal punto di vista semantico questo modello compositivo esprime per lo più un
rapporto di specificazione: così caposquadriglia è il ‘capo della squadriglia’,
centrocampo designa ‘il centro del campo’, listino prezzi indica ‘il listino dei prezzi’. I
composti nominali N+N dell’italiano mostrano quindi minori possibilità semantiche dei
composti tedeschi; in quest’ultimi tra i costituenti può sussistere qualsiasi tipo di rapporto
semantico (si ripensi a Fischfrau, l’esempio di Heringer 1994). Nondimeno, esistono
12
Questo si scontra con quanto viene solitamente detto a scuola, cioè che la composizione italiana mostra
l’ordine dei costituenti invertiti rispetto al tedesco. Se ne parlerà nel capitolo 6.
95
anche in italiano composti nominali N+N in cui la relazione semantica si bassa su
associazioni che sono difficili da parafrasare, si pensi a ragazza squillo; così come i
costituenti possono avere valenza metaforica o metonimica: il capoufficio non comanda
l’ufficio, ma il personale che ci lavora. Come in tedesco, ci sono nomi che vengono
accostati ad un nome-testa per determinarlo in senso accrescitivo o intensificarne il
significato: si pensi a freddo cane, caldo boia, paura bestia (simili a Hundekälte,
Bullenhitze e Höllenangst del tedesco). Per quanto riguarda i composti sintetici, cioè
quelle formazioni in cui il primo costituente completa la struttura argomentale del
secondo costituente deverbale (come in Romanleser, punto 3.7.1.1.), esistono poche
formazioni strutturalmente equivalenti: si tratta di parole che finiscono in –vendolo, come
fruttivendolo, pescivendolo, straccivendolo13; è un gruppo chiuso, non più produttivo
(Grossmann Rainer 2004: 43).
In linea di principio la formazione di composti determinativi sarebbe piuttosto libera,
purché tra i costituenti possa sussistere un rapporto di determinazione, ma l’italiano
preferisce altre modalità di formazione di parole e di denominazione dei concetti.
(Grossmann Rainer 2005: 38-40). A tal proposito, una differenza sostanziale tra italiano
e tedesco è che i sintagmi nominali italiani non possono essere sostituiti a piacere da
formazioni composte: tazza di caffè, * tazza-caffè, facoltà di lettere, *facoltà-lettere
(Schwarze 1995: 608). Non si può dire cosa regoli la formazione di composti in italiano,
e scoprirlo non è negli interessi di questa tesi, ma un primo passo per imparare ad usare
in modo fruttuoso i composti tedeschi è riconoscere che in tedesco i nomi composti del
tipo N+N possono esprimere moltissimi concetti in modo puntuale ed compatto, mentre
i composti italiani dello stesso tipo hanno un uso relativamente limitato.
4.6.1.3. I composti copulativi: bar-pasticceria
I composti copulativi italiani sono strutturalmente molto simili a quelli tedeschi;
esistono formazioni endocentriche in cui entrambi i costituenti fungono da testa, come in
studente-lavoratore, compravendita, cassapanca, e composti esocentrici in cui nessuno
dei costituenti può rappresentare il composto per intero, come si può vedere in formazioni
come cartongesso, calzamaglia, Emilia-Romagna e centro-destra. (Grossmann e Rainer
13
In letteratura non ho trovato altri esempi simili.
96
2005: 3714). Il genere di questo tipo di composti in italiano prende sempre il genere dal
costituente di sinistra, cioè la testa (potenziale o effettiva) del composto: si dice infatti un
bar pasticceria, una pizzeria-ristorante. Quando i costituenti hanno lo stesso genere,
entrambi i costituenti formano il plurale: le calzemaglie, le cassepanche; se i composti
hanno genere diverso, solo il primo costituente volge al plurale, mentre il secondo resta
invariabile: le pizzerie-ristorante (Grossmann Rainer 2005: 38).
Anche in italiano esiste una zona grigia tra i composti determinativi e i composti
copulativi; ad esempio, i composti come nave-cisterna, vengono normalmente visti come
coordinativi, ma il test ‘è un’ rivela che il primo elemento è solitamente più adatto del
secondo a designare l’intero: è una nave o una cisterna? Innanzitutto è una nave, che è
dotata di cisterna. Inoltre molti composti copulativi semanticamente e formalmente
paralleli a quelli tedeschi presentano l’inversione dei costituenti nelle due lingue:
caffelatte, Milchkaffee; gonna-pantalone, Hosenrock; divano-letto, Bettsofa. Questo
significa che nei composti che vengono normalmente considerati come copulativi l’ordine
dei costituenti non è arbitrario e formalmente lessicalizzato, come alcuni autori indicano
(Fleischer Barz 2012: 150, Donalies 2007: 62), ma è anche semanticamente rilevante.
Questo darebbe ragione a Breindl-Thurmair (1992), dove si sostiene che i composti
copulativi siano in realtà composti determinativi che permettono anche l’interpretazione
copulativa (capitolo 3.7.1.3.). Si tratta comunque di una scala che porta dalla
determinazione alla coordinazione dei costituenti; mentre in studente-lavoratore il
referente è innanzitutto uno studente, che poi è anche un lavoratore, in Emilia-Romagna
per esempio si può ragionevolmente dire che l’ordine dei costituenti è solo una questione
di convenzione, e quindi si è nell’ambito della vera e propria composizione copulativa.
In generale, e anche in questi problemi di classificazione, la composizione copulativa
italiana e quella tedesca sono molto simili per proprietà formali e semantiche.
4.6.2. Composti formati da un sostantivo e un aggettivo: pastasciutta
La composizione di nomi e aggettivi dà luogo a nomi composti; la testa del composto
è sempre il nome15. Le formazioni in cui l’aggettivo segue il nome, come terraferma,
cassaforte, pastasciutta hanno quindi testa a sinistra, secondo il modello tipico italiano,
14
Fleischer Barz (2012: 150) li suddivide nelle stesse categorie.
Tranne nel modello compositivo A+N del tipo verde bottiglia, giallo canarino, che forma aggettivi
composti con testa aggettivale a sinistra (Renzi et al., 1995: 501).
15
97
mentre le formazioni in cui l’aggettivo precede il nome, ad esempio biancospino,
bassorilievo, chiaroveggente, mezzaluna hanno testa a destra e sono riconducibili alla
fase più antica della lingua. Composti di questo tipo con testa a destra non sono più
produttivi nell’italiano (Grossmann Rainer 2004: 43).
[A]N [B]N [[A]N R [B]N]N
[terra]N [ferma]A [[terra]N R [ferma]A]N
[basso]A [rilievo]N [[basso]A R [rilievo]N]N
Non tutti i composti sono univerbati; in base a Grossmann e Rainer (2004: 44),
consideriamo composti anche le formazioni N+A che si scrivono staccate, come nave
spaziale, sci alpino, scatola cranica. In questi esempi il membro aggettivale è un
aggettivo di relazione, cioè “un aggettivo che traspone un nome nella forma di
determinatore aggettivale” 16 (Serianni 2006: 192). Quando la testa in queste formazioni
è a sinistra può essere difficile stabilire un confine tra composti e sintagmi; in tedesco è
facile discriminare grazie al criterio ortografico e alla mancanza di flessione
dell’aggettivo, si veda ad esempio la differenza tra Buntpapier e buntes Papier, mentre in
italiano bisogna affidarsi ad altri criteri. Ciò che permette di distinguere è il
comportamento dell’aggettivo: esso deve funzionare come un determinante, deve agire in
modo restrittivo, cioè restringere il campo semantico del nome che funge da testa; non
deve essere un mero aggettivo qualificativo che accompagna il nome, non deve
descriverlo. Lo dimostrano i seguenti test17: com’è la scatola? *è cranica. *una scatola
davvero cranica. Oltre a restringere il dominio semantico della testa, l’aggettivo può
anche espanderlo: si pensi a nave spaziale, che non è una ‘nave’ nel senso comune del
termine, perché l’aggettivo precisa che si tratta di un concetto esteso di nave. In base a
ciò si annoverano tra i composti con aggettivo anche formazioni come sabbie mobili,
16
A mio avviso questo rende tali formazioni simili ai composti tedeschi: se si prende ad esempio nave
spaziale, il cui corrispondente tedesco è Raumschiff, si vede che la relazione tra i costituenti è identica – in
italiano la funzione di determinante è espressa da un aggettivo che determina il nome-testa, mentre in
tedesco è svolta dal costituente nominale Raum- .
17
Questi test secondo Serianni (2009: 194) vengono usati per identificare gli aggettivi di relazione: *calore
più solare, *questo calore è solare. Gli aggettivi di relazione non sono gradabili, né usabili in funzione
predicativa. Diventano gradabili e usabili predicativamente se impiegati in funzione qualificativa: questa
festa è spaziale. Se con questi test si dimostra che l’aggettivo è in funzione restrittiva rispetto al nome (come
in nave spaziale), si tratta anche di test validi per i composti, perché se l’aggettivo non descrive ma restringe
il campo semantico del nome-testa allora si tratta di un composto.
98
giochi olimpici, cartone animato, filo spinato. Nelle formazioni con testa a destra valgono
gli stessi criteri, ma il discrimine tra composti e costruzioni sintattiche è più netto:
solitamente si scrivono attaccati. Nel composto altoforno ad esempio non si sta parlando
di un *forno che è alto, dove l’aggettivo qualificherebbe il nome; si tratta di un particolare
tipo di forno che si sviluppa in altezza (Grossmann Rainer 2004: 44).
Jacobini (2011: 252) distingue tra composti endocentrici ed esocentrici. Nel primo
gruppo si trovano forme endocentriche come cassaforte, altoforno e nave spaziale, dove
la testa semantica è il membro sostantivale del composto. Tendono a volgere entrambi i
membri al plurale18: le casseforti, gli altiforni, le navi spaziali; la lessicalizzazione può
però far sì che solo il secondo membro porti la marca del plurale, come in bassorilievi,
pastasciutte. Il secondo gruppo comprende i composti esocentrici che di norma possono
essere interpretati come composti possessivi, del tipo pettirosso, pellerossa, piedipiatti,
manolesta, viso pallido, cuore infranto, casco blu; la testa semantica non è presente nel
composto, infatti un manolesta non è una ‘mano’. Di questi, soprattutto i composti
univerbati non costruiscono il plurale in modo sistematico, infatti si dice i pettirossi
volgendo entrambi i costituenti al plurale, mentre i pellerossa e i piedipiatti rimangono
invariati. Semanticamente questi composti corrispondono ai bahuvrīhi tedeschi come
Rotkhelchen; ricordiamo però che nei composti tedeschi la testa formale è sempre ben
definita, si trova sempre a destra e determina genere, numero e flessione dell’intero
composto.
Nelle combinazioni di aggettivo e sostantivo, dunque, l’aggettivo restringe il
dominio semantico del sostantivo testa, esattamente come il determinante nei composti
determinativi. Chiaramente le formazioni non univerbate graficamente sono più simili
alle formazioni puramente sintattiche. Si può ipotizzare una scala di formazioni più o
meno stabili: i composti stretti hanno confini di parola deboli e si scrivono in un'unica
parola (cartapesta), i composti larghi mantengono i confini di parola, ma rispondono ai
18
A causa di questo comportamento nella formazione del plurale, Schwarze (1995: 610) ritiene che i
composti che presentano flessione interna, del tipo cassaforte-casseforti, mezzanotte-mezzenotti non si
possano considerare composti, ma siano piuttosto univerbazioni sintattiche. Donalies (2004:27) sulla scorta
di Schwarze sostiene che i composti formati da un nome e un aggettivo manchino del tutto nelle lingue
romanze. Questo accade se si applicano all’italiano i criteri validi per il tedesco, e si ritorna al fatto che
difficile trovare dei criteri universalmente validi per delimitare i composti da altri fenomeni grammaticali.
In base ai criteri adottati nelle grammatiche italiane (Scalise e Bisetto 2008: 120, Serianni 2006: 665,
Jacobini 2011: 251s e Renzi et al. 1995: 501) qui tali formazioni si considerano composti a pieno titolo.
99
test come se fossero parole uniche (carta crespa) e i normali sintagmi si comportano come
costruzioni sintattiche composizionali (carta colorata). Tutti i gradini di questa scala
possono corrispondere ad un composto in tedesco: Papiermaschee, Krepppapier,
Buntpapier.
4.6.3. Composti formati da un verbo e un sostantivo: scolapasta
I composti V+N del tipo scolapasta sono molto produttivi in italiano e nelle lingue
romanze in generale. Sono formati da un elemento verbale seguito da un sostantivo, che
svolge il ruolo di complemento oggetto rispetto al verbo; il sostantivo può comparire sia
al singolare, come in copricapo, che al plurale sbattiuova. Sono sempre esocentrici
(Serianni 2006: 664).
[A]V [B]N [[A]V R [B]N]N
[scola]V [pasta]N → [[scola]V R[pasta]N]N
Dal punto di vista formale, verbi di qualsiasi tipo possono comparire come primo
costituente: possono appartenere alla prima, alla seconda o alla terza coniugazione, si
vedano portavalori, spremiagrumi, apriscatole (Schwarze 1995: 612). L’elemento
verbale può essere interpretato in tre modi: potrebbe corrispondere ad una seconda
persona dell’imperativo (scola la pasta!), ad una terza persona dell’indicativo presente
(egli scola la pasta) o al tema della radice verbale (scola-). L’ipotesi più accreditata
secondo Grossmann e Rainer (2004:45) è che si tratti di una forma imperativa,
permettendo così di giustificare la vocale i che compare nei verbi della seconda e terza
coniugazione, per cui si dice prendisole, coprispalle e non *prendesole, *coprespalle. Di
norma si formano sostantivi di genere maschile e indeclinabile: un cantastorie, uno
spaventapasseri, un portamonete. In pochi casi il genere è femminile, ed è riconducibile
ad un elemento che è stato eliso, come in la (macchina) lavastoviglie (Schwarze 1995:
612). Anche al plurale queste forme non vengono declinate: uno, due spartineve; inoltre,
se il costituente nominale è al plurale, si tratta di un plurale semantico interno, che non
tange il numero dell’intero composto: uno, due portamatite. Anche in questo caso la
lessicalizzazione può far percepire parole composte come parole semplici, perciò alcuni
composti V+N sono diventati declinabili al plurale: si dice ad esempio un asciugamano,
100
due asciugamani, anche se le mani da asciugare sono sempre due, salvo incidenti. Così
esistono anche forme come girasoli, grattacieli, copriletti; talvolta si tratta di forme
tipiche del parlato (Grossmann Rainer 2004:45, Jacobini 2011: 252).
Il verbo deve essere un verbo transitivo ed esprimere un’attività, in modo da poter
reggere il sostantivo come complemento oggetto (Schwarze 1995: 613). Dal punto di
vista sintattico queste forme sono soggette ad alcune restrizioni: il nome deve poter essere
interpretato come argomento interno del verbo, quindi non può essere il soggetto del
verbo né un complemento di altra natura; per questo non si può formare *portacasa, dove
‘casa’ è un complemento di luogo (Scalise Bisetto 2008: 134). Per certi versi, questo
accomuna i composti italiani V+N ai Rektionskomposita delle lingue germaniche come
Romanleser (punto 2.3.). Ci sono però due differenze fondamentali: innanzitutto, in
Romanleser il costituente con struttura argomentale è un sostantivo deverbale, derivato
tramite suffissazione (Leser dal verbo lesen), mentre in scolapasta è presente un verbo
vero e proprio (scola-); in secondo luogo, i Rektionskomposita sono endocentrici (la testa
è il nome deverbale: es ist ein Leser), mentre i composti V+N italiani sono sempre
esocentrici (*‘è uno scola’, *‘è un pasta’). In italiano sono presenti pochi composti
lessicalizzati in cui il nome è il soggetto del verbo, come batticuore, corrimano e
tornaconto, nonché rare forme riconducibili al latino con l’elemento verbale a destra,
come fratricida, sanguisuga; si tratta di formazioni eccezionali e oggi non più produttive
(Scalise Bisetto 2008: 134). La morfologia infatti non viola i principi della sintassi, e
siccome la sintassi dell’italiano prevede l’ordine dei costituenti frasali SVO, la
composizione forma sostantivi VO, dove il nome-oggetto segue il costituente verbale
(Renzi et al. 1995: 507). Esistono altri modelli compositivi, non più produttivi, in cui un
primo costituente verbale regge il secondo costituente: sono i composti formati da un
verbo e un avverbio, come tiratardi, buttafuori, cacasotto; esistono anche composti tra
un verbo e un aggettivo, come cascamorto, o un aggettivo indefinito, come tritatutto;
sono formazioni sempre esocentriche, di genere maschile indeclinabile, ma a differenza
dei composti V+N come rompiscatole sono rare e non produttive (Grossmann Rainer
2004: 46, Jacobini 2011: 250).
Dal punto di vista semantico il nome deve soddisfare le restrizioni imposte dal verbo:
per questo non si possono formare parole come *pettinasassi e *spostasinghiozzi. Nella
maggior parte dei casi si formano parole con interpretazione agentiva o strumentale;
101
indicano una persona che svolge una determinata attività caratteristica, come in
spazzacamino, portabandiera, acchiappa-fantasmi, oppure uno strumento designato a
compiere una certa operazione, come temperamatite, lanciafiamme, portasci,
aspirapolvere. Ci sono sempre eccezioni (Grossmann Rainer 2004: 45): alzabandiera
designa una cerimonia, ammazza-caffè non implica né un assassinio né un caffè; come
sempre, il contesto, l’idiomatizzazione e la lessicalizzazione portano la lingua oltre le
regolarità descritte dalla grammatica. Il contesto può anche disambiguare formazioni
plurivoche, come lavapiatti, che può indicare sia la persona addetta a lavare i piatti, sia
l’apposita macchina (Serianni 2006: 664).
Il modello V+N si è sviluppato dopo la fase latina della lingua, ed è stato molto
produttivo sin dall’inizio dell’era volgare; è a causa dell’antichità del modello che oggi
alcune formazioni non sono più trasparenti, come ad esempio le parole passaporto e
passamontagna. Il modello forma inoltre composti onimici: forma sia antroponimi
(Bevilacqua, Vinciguerra, Tagliapietra, Sanguedolce) che toponimi (Miralago,
Miramonti, Serravalle) (Schwarze 1995: 613). È inoltre “vitale dalle origini della lingua
fino ai nostri giorni per la coniazione di insulti e ingiurie” (Jacobini 2011: 252), ma anche
di sberleffi e appellativi molto espressivi19: si pensi a parole come guastafeste, rubagalline, attaccabrighe, scavezzacollo, voltafaccia, ficcanaso, perditempo, mangiapreti, o
al modello di rompiscatole che forma un’ampia serie di parole più o meno scurrili.
Esistono anche coni più recenti e fantasiosi (come spostapoveri per definire mezzi
pubblici come l’autobus, con ironico atteggiamento snob) 20. Il modello è insomma molto
vivo nella lingua; inoltre forma anche parole che si possono usare in funzione aggettivale:
è il caso della pinza forabiglietti, in cui forabiglietti funziona come attributo del nome
pinza (Ricca 2005: 474). Di queste formazioni particolari e produttive in uso aggettivale
si parlerà nel capitolo 5, tra le eccezioni e i casi particolari della composizione (al punto
5.2.1.).
Anche il mio dialetto dispone di un’ampia gamma di formazioni molto espressive: sbrega-mandati
(‘persona poco affidabile’), tormenta-anime (‘persona fastidiosa e insistente’), sassina-fameje
(‘sfasciafamiglie’), menarosti (‘perditempo’), brusa-giachéte (‘persona che si dedica ad attività pericolose
e infruttuose’), nonché una serie di denominazioni per connotare negativamente persone di chiesa, con una
vena di anticlericalismo: basabanchi, ciucia-mentine, magna-particole.
20
Forma coniata dalla pagina Facebook “Che schifo i poveri”, che ha riscosso una discreta diffusione per
il modo paradossale con cui ironizza sulla crisi economica. https://www.facebook.com/cheschifoipoveri
official/?fref=ts
19
102
Il modello esocentrico V+N è quasi del tutto assente nelle lingue germaniche; in
inglese non è produttivo, salvo rare formazioni lessicalizzate come pickpocket (Scalise
Bisetto 2008: 133). In tedesco il modello V+N, come in Schreibware, si composta in
modo totalmente diverso e non è neanche paragonabile: è endocentrico, il determinato è
il costituente nominale di destra e il costituente verbale di sinistra indica un’attività tipica
che riguarda il nome. Tuttavia in tedesco esistono delle forme simili ai composti italiani
V+N come scavezzacollo: sono nomi come Waghals, Storenfried, Taugenichts, chiamati
anche Satzwörter (Olsen 1990: 145, capitolo 5.1.6). La segmentazione dei costituenti è
anche in questo caso V+N, caso eccezionale per una lingua germanica, che ha ordine dei
costituenti frasali SOV; inoltre tali formazioni sono esocentriche ed esprimono un modo
di agire caratteristico di una persona, quindi hanno molto in comune con i composti
italiani V+N; anche questi verranno esaminati meglio tra le eccezioni. Per intanto si noti
come i composti italiani V+N siano per certi versi simili ai Rektionskomposita tipici del
tedesco come Romanleser, completamente diversi dai composti V+N come Schreibware,
e strutturalmente uguali a formazioni non tipiche del tedesco come Waghals.
4.6.4. Composti neoclassici e composti esogeni: telescopio
I composti neoclassici del tipo telescopio sono strutturalmente simili in tutte le lingue
europee: utilizzano costituenti di origine grecolatina e dispongono i membri secondo la
sequenza delle lingue classiche, dunque sono formazioni con testa a destra. Gli elementi
che li formano sono confissi, cioè morfemi legati ma lessicali 21. Tra tedesco e italiano
non si registrano pertanto differenze degne di nota; in italiano come in tedesco esistono
forme composte da due confissi, come cardiologo, e forme che combinano un confisso e
una parola indigena, come teletrasporto, tuttologo, paninoteca. I composti che uniscono
confissi e parole italiane hanno sempre testa a destra e sono produttivi, si pensi a
redditometro, agriturismo, termocoperta: fanno parte di quelle formazioni che rafforzano
il modello compositivo con sequenza determinante-determinato22. La maggior parte delle
21
Alcuni confissi possono essere omonimi ad altre parole: ad esempio la parola auto è un confisso quando
significa ‘da sé’, come in autobiografia, autografo, mentre è una parola vera e propria quando è
abbreviazione di ‘autmobile’, come in autoscuola. Lo stesso accade per radio- in radioscopia (dove radio
è un confisso che significa ‘radiazioni’) e autoradio (dove designa la radio, apparecchio radiofonico)
(Schwarze 1995: 616).
22
Ci sono anche costituenti che si comportano come confissi ma non derivano dal greco e dal latino: alcuni
si sono formati per accorciamento, come il costituente fanta-: si è formato a partire da ‘fantastico’ ed è
produttivo per parole come fantascienza, fantacalcio, fantastoria, fantaeconomia; così anche l’elemento
103
combinazioni neoclassiche dell’italiano sono sostantivi; molti restano confinati
all’ambito tecnico o scientifico, come avicolo, claudiforme, tecnocrate, ma alcune forme
sono d’uso quotidiano come termometro, citofono. (Schwarze 1995: 616). Come in
tedesco, le forme neoclassiche presentano le “vocali di raccordo” 23 –o e –i, elementi che
completano la struttura sillabica del primo costituente (Grossmann Rainer 2005: 37); in
tedesco queste unità si annoverano tra i Fugenelemente tipici dei composti neoclassici
(Donalies 2007:31). L’altra spinta alla composizione con testa a destra viene dall’inglese,
per cui formazioni composte vengono prese in prestito, come in safety car, slow motion,
oppure vengono riprodotte con costituenti italiani, come in scuolabus da schoolbus e
videogioco da videogame. Non sempre i calchi dall’inglese producono formazioni con
testa a destra: si pensi per esempio a hardware, disco rigido o a soft sciences, scienze
molli.
4.6.5. Composti formati da una preposizione e un nome: sottopentola
Le formazioni che combinano una preposizione e un nome 24 sono tendenzialmente
esocentriche e invariabili, infatti di norma sono sostantivi maschili indeclinabili 25: il
sottopentola infatti non è una ‘pentola’, ed è un sostantivo maschile nonostante pentola
sia femminile. Semanticamente designano qualcosa che si trova nella condizione descritta
dal sintagma preposizionale corrispondente: il sottopentola è ‘qualcosa che si usa sotto la
pentola’ (Jacobini 2011: 252). In questo sono simili ai composti preposizionali tedeschi
come Zubrot; ma, anche in questo caso, i composti tedeschi presentano una testa formale
a cui è dovuto il genere del composto; in altre parole, Zubrot è un sostantivo neutro perché
–brot è un sostantivo neutro, mentre sottopentola è un sostantivo maschile a prescindere
dal fatto che pentola sia femminile.
moto in motosega, motoslitta, dove sta per ‘motore’. Altri elementi si formano per secrezione, cioè
assumono un significato metaforico in un composto e diventano produttivi per altre formazioni con lo stesso
significato traslato; è successo con Tangentopoli ‘città delle tangenti’, in cui il costituente –poli ha assunto
il significato di ‘scandalo’ (Grossmann e Rainer 2004: 73s).
23
Sono l’unica menzione che ho trovato nelle grammatiche italiane di qualcosa di simile ai Fugenelemente.
24
La composizione tra nomi e avverbi non viene considerata nelle grammatiche italiane esaminate (Scalise
Bisetto 2008, Serianni 2006, Renzi 1995); soltanto Grossmann e Rainer (2004: 46s) considerano formazioni
AVV+N come avanscoperta, che però sono sporadiche e poco produttive. Inoltre le preposizioni improprie
dell’italiano, che si usano nei composti, sono omonime ai corrispondenti avverbi: ad esempio la forma oltre
in oltre le montagne è un sintagma preposizionale, mentre in spingersi oltre è un avverbio (Serianni 2006:
358), quindi a volte la distinzione non è chiara.
25
Ci sono anche esempi nella direzione opposta: confratello, consorella, consuocero, consuocera, che sono
endocentrici oltre ad avere una forma femminile: un confratello è un fratello. Altri esempi endocentrici
sono: una sottoveste è una veste, un sottopassaggio è un passaggio, una sottospecie è una specie.
104
Sia in italiano che in tedesco le preposizioni si trovano tipicamente davanti ai nomi,
quindi anche in questo caso l’ordine dei costituenti nel composto rispetta quello della
sintassi: si dice sottoscala, e non *scalasotto (Scalise Bisetto 2008: 121). Sono presenti
nei composti soprattutto le preposizioni improprie come sopra (soprabito), sotto
(sottobosco), oltre (oltretomba), fuori (fuoripista). Questo schema di composizione, che
secondo Scalise e Bisetto non è più produttivo (2008: 119), ha formato anche composti
avverbiali: parole come sottovuoto, fuoripasto possono infatti accompagnare verbi, ad
esempio nella frase il nonno mette i cetrioli sottovuoto, Luisa mangia sempre fuoripasto
(Grossmann Rainer 2006: 52, punto 5.2.2.).
4.6.6. Composti formati da due costituenti verbali: saliscendi
Formazioni come fuggifuggi e saliscendi sono formate da due costituenti verbali26.
Ci sono combinazioni che ripetono la stessa forma, come fuggifuggi, leccalecca, oppure
formazioni che accostano due verbi diversi, spesso antonimici, come in saliscendi,
dormiveglia, toccasana, sega-spacca, taglia-cuci, parapiglia. Sono composti esocentrici,
maschili e indeclinabili, con poche eccezioni come giravolta, che si è lessicalizzato come
sostantivo femminile con plurale in giravolte (Jacobini 2011: 250, Renzi et al. 1995: 501).
Il fatto che queste forme siano la ripetizione di due costituenti potrebbe renderli a prima
vista simili ai Selbstkomposita tedeschi (del tipo Autorenautor) o ai reduplicati (del tipo
Wirrwarr); strutturalmente però si tratta di formazioni completamente diverse. Non sono
Selbstkomposita perché non sussiste un rapporto di determinazione tra i costituenti:
Autorenautor è ‘l’autore degli autori’, quindi ‘l’autore per eccellenza’, mentre qui non si
può dire che *‘fuggi determina fuggi’ o che *‘scendi determina sali’; e non sono
reduplicati perché non si basano semplicemente sull’associazione fonologica tra i
costituenti, come in Krimskrams e Schickimicki (Donalies 2007: 68, Fleischer Barz 2012:
94). Secondo Thornton (2009: 235-238) alcune di queste forme si sono originate
dall’imperativo usato in funzione descrittiva, come nelle espressioni cerca di qua, cerca
di là, oppure gira e rigira; alcune di queste forme imperative si sono poi lessicalizzate 27
Anche se secondo Dardano (1978: 146) le formazioni V+V non sono composti ma ‘conglomerati’, cioè
parole che si formano attraverso “l’associazione memoriale” (1978: 145), quindi non sono il prodotto di
regole di composizione.
27
Un modello simile comprende i due verbi uniti dalla congiunzione e: tira e molla, va e vieni (Thornton
2009: 247). Mordi e fuggi e usa e getta sono formazioni interessanti perché si usano in funzione di attributo:
turismo mordi e fuggi, macchinetta fotografica usa e getta; la forma gratta e vinci si presta a creare altre
26
105
come nomi-azione esocentrici e maschili, come il parapiglia, l’andirivieni, il
dormiveglia, il fuggifuggi.
4.6.7. Composizione onimica e deonimica: Camposilvano
Nel capitolo precedente, al punto 3.7.10, è stata illustrata la composizione onimica,
cioè la formazione di nomi propri come Hansgert, Goethestraße, nonché la composizione
deonimica, cioè la possibilità del tedesco di comporre nomi comuni che contengono nomi
propri, come in Sibiertiger e Heulsuse. Esistono anche in italiano composti onimici, cioè
nomi propri che si formano per composizione. Tra i toponimi, alcuni sono copulativi
come Emilia-Romagna, Friuli-Venezia-Giulia, e altri sono determinativi, come
Camposilvano, Altavilla. Schwarze (1995: 606) indica anche il modello che forma nomi
di autostrade, come la Milano-Venezia, la Modena-Brennero, e nomi di vie e di piazze,
come piazza Duomo, via Caduti Libertà; nel linguaggio colloquiale si preferisce il
composto, mentre il nome esteso prevede il sintagma (Piazza del Duomo, via dei Caduti
per la Libertà). Tra gli antroponimi composti esistono formazioni come Annamaria e
Giancarlo, nonché nomi di personaggi letterari come Mangiafuoco, Azzeccagarbugli;
talvolta questi si prestano ad essere usati come appellativi (essere un azzeccagarbugli).
Da quanto si può evincere dalle grammatiche consultate28, e riflettendo sulla lingua,
sembra che i composti deonimici non siano presenti in italiano; per composti del tipo
Sibirtiger, Berlinreise, dove il determinante è un nome proprio, l’italiano preferisce
sintagmi con aggettivo o complemento preposizionale, come tigre siberiana, viaggio a
Berlino. Sembra che manchi anche il modello compositivo corrispondente a Heulsuse,
sebbene casi rari formalmente simili possono essere le espressioni Gianburrasca e
bastian contrario: sono formate da un nome proprio (Bastian) giustapposto ad un
elemento che determina le caratteristiche della persona indicata (contrario), e vengono
usate come nomi comuni (essere un bastian contrario; tuo fratello è un Gian Burrasca).
Questo accade a mio avviso perché in italiano esiste la possibilità di usare nomi propri
formazioni analoghe, come tira e vinci (Thornton 2009: 251-253). Se si applica la rigidamente la
definizione stabilita nel capitolo 1 però non possiamo considerarli composti, perché la congiunzione e
esplicita la relazione semantica tra i costituenti. Serianni (2006: 669 citando Dardano 1978: 144) chiama
queste forme ‘conglomerati’ e li definisce “spezzoni di frasi che hanno finito con l’essere trattati come una
sola parola”.
28
Serianni (2006), Renzi et al. (1995), Scalise Bisetto (2008), Schwarze (1995), Grossmann Rainer (2004).
106
come appellativi (essere un mecenate)29; la deonimizzazione di bastian contrario e
Gianburrasca avviene similmente per antonomasia, e prescinde dal fatto che siano nomi
composti; inoltre non esiste un modello produttivo per queste formazioni. Più che di
composti deonimici si tratta di composti onimici deonimizzati per antonomasia 30.
4.7. La composizione nominale: un’analisi contrastiva italiano/tedesco
Il confronto linguistico permette di notare determinati aspetti di un fenomeno che
non sono riscontrabili considerando una sola delle due lingue. In questo capitolo sono
emerse differenze e analogie tra la composizione nominale tedesca e quella italiana, che
saranno illustrate nei paragrafi successivi. L’elenco che segue le riassume brevemente.
-
Laddove il tedesco usa i composti nominali, l’italiano preferisce esprimere i
concetti con altri mezzi.
-
Nella letteratura contrastiva la composizione tedesca viene di norma confrontata
con altre modalità di formazione dell’italiano.
-
Confrontando i modelli compositivi presenti nelle due lingue si può notare che
alcuni modelli compositivi hanno caratteristiche simili, altri si realizzano in
modo diverso, altri ancora sono presenti soltanto in una delle due lingue.
-
I sostantivi composti tedeschi e italiani seguono una prosodia diversa; inoltre i
composti tedeschi sono di norma univerbati, mentre la grafia dei composti italiani
è molto varia.
-
Oltre che per la differente posizione della testa formale, i sostantivi composti
tedeschi e italiani si differenziano anche per la presenza o meno della testa nella
formazione.
29
Ad esempio si può dire essere un Cicerone, essere un Rambo, essere un Fantozzi
(http://www.treccani.it/enciclopedia/onomastica_(Enciclopedia-dell%27Italiano)/); nel mio paese si dice
qua serve un Pierino della situazione, cioè una persona con grandi capacità organizzative, dal nome del
presidente del gruppo che organizza la sagra del paese.
30
A mio avviso la differenza tra Heulsuse e Gianburrasca è che in Heulsuse il nome proprio Suse perde la
sua ‘onimicità’ nel momento in cui si forma il composto, mentre Gianburrasca è innanzitutto un nome
proprio composto, infatti è il nome del protagonista del romanzo Il giornalino di Gianburrasca (Vamba
1907), e poi per antonomasia e attraverso un processo di idiomatizzazione idiosincratica è diventato
appellativo che significa ‘monello’. L’origine di bastian contrario è più oscura ma simile: ‘è realmente
esistito un personaggio di questo nome; era un uomo d’arme bergamasco vissuto attorno al 1600’ (Quarto,
Monica (2001), Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Milano, Rizzoli, pag. 46).
107
-
A differenza dei composti nominali tedeschi, quelli italiani presentano forme
flesse anche al determinante e non sono ricorsivi; inoltre la flessione (il plurale)
può interessare anche il determinante.
-
In tedesco per sostituire un sintagma nominale si può coniare un composto ad
hoc; in italiano questo non è possibile.
4.7.1. La distribuzione della composizione nelle due lingue
In tedesco la composizione è la modalità di formazione di parole per eccellenza,
come mostra il numero di composti presenti nel lessico tedesco e di occasionalismi coniati
ogni giorno. L’italiano invece preferisce dare un nome alle cose basandosi su altri
processi di formazione: “Il tratto contrastivo essenziale consiste nel fatto che nella
maggior parte dei casi ad un unico lessema tedesco corrisponde un’espressione analitica
in italiano” (Bosco Coletsos, Costa 2006: 109). Lo si può constatare prendendo un
insieme di composti tedeschi e osservando le formazioni italiane corrispondenti. Si
consideri ad esempio la serie di composti31 con -papier come secondo costituente; poiché
-papier è il determinato, il composto designerà un preciso tipo di Papier, in base al
principio della determinazione. La lista indica infatti diversi tipi di carta.
Abfallpapier: cartaccia
Faxpapier: carta da fax
Altpapier: carta straccia
Filterpapier: carta da filtro
Backpapier: carta da forno
Fliegenpapier: carta moschicida
Bonbonpapier: carta di caramella
Fotopapier: carta fotografica
Briefpapier: carta da lettere
Geschenkpapier: carta da regalo
Buntpapier: carta colorata
Hochglanzpapier: carta patinata
Büttenpapier: carta a mano
Kaugummipapier: carta del chewing-
Butterbrotpapier: carta antigrasso
gum
Druckpapier: carta da stampante
Klopapier: carta igienica
Einpackpapier: carta da pacchi
Kohlepapier: carta carbone
Endlospapier: modulo continuo
Krepppapier: carta crespa
Esspapier: carta commestibile
Küchenpapier: carta da cucina
31
Le formazioni sono una selezione dei risultati nella ricerca in OWID Elexiko,
(https://www.owid.de/suche/elex/erweitert?pattern=p_end&wort=papier&ortho=ka&lsanz=ka&wortart=k
a&wobi=ka&semk=ka¶d=ka&gebr=ka&eign=ka, url consultato il 27.06.17). La ricerca ha prodotto
169 risultati che comprendono il costituente –papier sia nell’accezione di ‘carta’ che in quella di
‘documenti’; ho scelto 40 parole tra quelle in cui –papier significa ‘carta’, perché più diffuse nella lingua
quotidiana.
108
Lackmuspapier: cartina tornasole
Schokoladenpapier: carta della cioccolata
Löschpapier: carta assorbente
Thermopapier: carta termica
Luftpostpapier: carta per posta aerea
Transparentpapier: carta da lucido
Marmorpapier: carta marmorizzata
Umweltschutzpapier: carta riciclata
Millimeterpapier: carta millimetrata
Zeichenpapier: carta da disegno
Normalpapier: carta normale
Zeitungspapier: carta di giornale
Notenpapier: carta pentagrammata
Zellophanpapier: foglio di cellofan
Pergamentpapier: carta pergamena
Zigarettenpapier: cartina
Schmirgelpapier: carta vetrata
Nella lista dei composti tedeschi compaiono per lo più formazioni di due sostantivi
(27); in cinque di queste forme il primo costituente è a sua volta composito (come ad
esempio in Butterbrotpapier), perciò nel campione è osservabile anche la ricorsività dei
composti nominali tedeschi. Il composto Umweltschutzpapier è stato contato tra i
composti ricorsivi N+N, anche se nulla vieta di vedere il primo costituente come sintagma
verbale (die Umwelt schützen) anziché come nome (der Umweltschutz); in questo caso è
possibile la doppia motivazione 147. Le forme V+N e A+N sono presenti anche se in
misura minore (per entrambi i modelli ci sono 6 formazioni). È presente anche un
composto con confisso, Thermopapier.
Tutti questi composti in italiano corrispondono in gran parte a sintagmi nomeaggettivo, come carta colorata (18 formazioni); come visto al punto 4.6.2, in italiano le
formazioni N+A si collocano sul crinale tra composti e sintagmi, infatti si può chiedere è
riciclata quella carta?, ma non si può chiedere *è igienica quella carta?, e inoltre è
sensato dire carta verde riciclata, ma non *carta rosa igienica. Secondo i test, quindi,
carta igienica è un composto, carta riciclata è un sintagma; di 18 forme A+N, otto
formazioni rispondono ai test come composti, ma bisogna ricordare che il confine è assai
labile. Come prevedibile, nella lista compaiono molti sintagmi nome–preposizione–
nome, come carta da forno, carta di caramella, carta a mano (17 forme in totale).
Figurano soltanto tre composti N+N italiani: carta carbone, cartina tornasole e carta
pergamena; si noti che si tratta in tutti e tre i casi di composti larghi, in cui i confini di
parola sono mantenuti. Nella lista figurano anche due derivati suffissali, cartaccia e
cartina.
La doppia motivazione è giustificabile sulla scorta di Fleischer Barz (2012: 160): “Die Feststellung der
Doppelmotivation ist eine Sache der Analyse, der Interpretation”.
147
109
Questa serie di parole è soltanto un campione ridotto, che non può dar conto di tutte
le possibilità della composizione in tedesco, né tantomeno della formazione di parole in
italiano. Tuttavia si può osservare la differenza di distribuzione della composizione tra le
due lingue: in italiano si preferiscono altre modalità di formazione per verbalizzare i
concetti, la maggior parte delle quali sono analitiche (nome–preposizione–nome, nome–
aggettivo).
4.7.2. La letteratura contrastiva italiano/tedesco sulla composizione
Nella letteratura si trovano confronti tra il tedesco e l’italiano relativi alle diverse
modalità di formazione di parole, che interessano talvolta anche la composizione, ad
esempio in Bosco Coletsos e Costa (2006: 109ss), Bosco Colestos (2007: capitolo 2),
Marx (1990: 9-35). Qui si tende – giustamente – a sottolineare come ai composti del
tedesco, che è una lingua compatta e precisa, corrispondano in italiano altre forme più
analitiche, come si è potuto vedere nel paragrafo precedente. Schwarze (1995: 605-617)
nella sua grammatica della lingua italiana per un pubblico tedesco offre un’angolazione
più interessante: la composizione italiana viene spiegata dal punto di vista della
composizione tedesca, permettendo così di osservare tre caratteristiche che altrove non
vengono menzionate, elencate qui di seguito.
1. La non-ricorsività dei composti italiani: in principio le forme italiane non sono
ricorsive, cioè non si possono formare composti i cui costituenti siano parole
composte. Questo viene in parte violato soltanto nel modello V+N se il
costituente N è un composto fortemente lessicalizzato, come lavastoviglie in
rovinalavastoviglie, ma si tratta di formazioni molto marginali (Schwarze 1995:
606).
2. La flessione di entrambi i costituenti: entrambi i componenti del composto sono
parole formate da un morfema radicale e un morfema flessivo. Ad esempio in
capostazione i morfemi radicali sono cap- e stazion-, e i morfemi grammaticali
flessivi sono –o e –e (Schwarze 1995: 609).
3. La mancanza del criterio ortografico per riconoscere i composti: secondo
Schwarze la maggioranza dei composti italiani sono univerbati, ma quelli di
formazione più recente sono separati da spazio, soprattutto se entrambi i
costituenti sono forme flesse come in treno merci (Schwarze 1995: 607).
110
Purtroppo la descrizione della composizione italiana basata sulle caratteristiche della
composizione tedesca ha anche un altro risvolto: Schwarze esclude dall’analisi le forme
N+A, stabilendo che non risultano da un processo morfologico di composizione, ma
dall’univerbazione di un sintagma nome–aggettivo. Ad esempio, il composto cassaforte
combina due forme flesse (com’è proprio della composizione italiana), ma nel plurale
casseforti entrambe le forme flettono al plurale; per questa concordanza nome-aggettivo
cassaforte non sarebbe un composto, nonostante tradizionalmente venga così considerato.
Schwarze sta applicando alla composizione italiana il criterio dell’impermeabilità del
determinante alle operazioni della sintassi, tagliando fuori una grossa parte di regolari
composti N+A148.
In generale, nel resto della letteratura sopra citata ci si limita a constatare come ai
composti tedeschi corrispondano in italiano ad altre modalità di formazione di parola; il
confronto linguistico avviene quindi tra composizione tedesca e altre modalità di
formazione dell’italiano, non tra composizione tedesca e composizione italiana.
Entrambe vengono descritte ‘dall’interno’, ma quasi mai vengono confrontate
direttamente tra loro (Schwarze è una bella eccezione dovuta al pubblico a cui si rivolge
la sua grammatica149). La descrizione più esaustiva dei composti italiani si trova a mio
avviso in Grossmann e Rainer (2004: capitolo 2), in cui si presenta un’analisi minuziosa
che riflette anche sulle forme meno comuni e sui casi limite, senza escludere formazioni
dubbie, ma collocandole nel continuum tra morfologia e sintassi.
4.7.3. I modelli compositivi nelle due lingue
In questo capitolo e in quello precedente la composizione nominale è stata analizzata
prima secondo le proprietà formali e semantiche, poi in base ai diversi modelli
compositivi in cui possono essere suddivisi i sostantivi composti; con modello
compositivo si intende la combinazione di due costituenti appartenenti a determinate
148
Così anche Donalies (2003: 80); si veda il capitolo 1, nota 8. Ciò può ricordare la distinzione introdotta
da Grimm (1826) tra eigentliche e uneigentliche Komposita, dove i secondi sono composti che presentano
la flessione interna al genitivo, che testimonia come il composto si sia evoluto da una struttura sintattica
(Tageslicht). Ma se alla formazione Tageslicht spetta la definizione di composto nonostante le origini
sintattiche della sua forma, allora dovrebbe spettare di diritto anche cassaforte. La flessione al plurale di
entrambi i costituenti delle forme N+A/A+N le rende simile ai composti N+N in cui il plurale non è
sistematizzabile: le casseforti si comporta come gli uffici informazioni, i bassorilevi come le ferrovie, i
purosangue come i capotavola.
149
cioè principalmente a tedeschi madrelingua che vogliono imparare l’italiano, e inoltre a linguisti che
vogliono conoscere il sistema grammaticale della lingua italiana (Schwarze 1995: 3).
111
categorie lessicali. Innanzitutto, le due lingue presentano delle differenze interessanti per
quanto riguarda la presenza, la produttività e le caratteristiche dei diversi modelli
compositivi, che verranno illustrate di seguito. I numeri tra parentesi fanno riferimento
alla tabella 1, a pagina 115 (‘confronto dei modelli compositivi in tedesco e in italiano’).
I modelli compositivi presenti in entrambe le lingue con caratteristiche simili sono i
seguenti: N+N, A+N, Prep+N e i composti con confissi. Gli aspetti che differenziano
questi modelli comuni riguardano le caratteristiche della testa formale e semantica.
-
Il modello N+N (punto 1) presenta in tedesco la testa sempre a destra (Haustür),
mentre in italiano è tipicamente a sinistra (capostazione) ma può essere anche a
destra (autoradio).
-
Il modello A+N (punto 2) è presente in entrambe le lingue, anche se in italiano
la realizzazione tipica è N+A con testa nominale a sinistra, in conformità con
l’ordine sintattico non marcato nome-aggettivo (Buntkleid e pastasciutta); la
testa a destra caratterizza comunque le formazioni più antiche A+N
(bassorilievo). In entrambe le lingue, se la formazione è esocentrica si tratta di
un composto possessivo (Rotkehlchen, pellerossa).
-
Il modello Prep+N (punto 7) in italiano tende a costruire soprattutto composti
esocentrici (il sottopentola non è una pentola, ma ci sono eccezioni – il
confratello è un fratello), mentre in tedesco può essere sia esocentrico (Zubrot)
che endocentrico (Nebenfrau).
-
I composti con confissi (punto 6) si comportano in modo molto simile:
l’etimologia comune spiega la somiglianza formale, visto che di norma si tratta
di latinismi e grecismi (telescopio e Teleskop), e in entrambe le lingue possono
includere anche elementi autoctoni (Paninoteca e Thermojacke). Anche in
italiano la testa dei composti con confissi è a destra.
L’unico modello compositivo presente in entrambe le lingue ma con caratteristiche
totalmente diverse è il tipo V+N (punto 3), come esemplificano le forme Fahrkarte e
Scolapasta. Le differenze sono le seguenti: per quanto riguarda la testa formale e
semantica, in tedesco queste forme sono sempre endocentriche, infatti ‘eine Fahrkarte ist
eine Karte’; al contrario, in italiano le formazioni V+N sono sempre esocentriche, infatti
scolapasta non è né uno *scola né un *pasta. Nella forma tedesca il verbo è
semplicemente un determinante che precisa un’attività caratteristica in relazione alla testa
112
nominale; in italiano invece sussiste un rapporto di reggenza sintattica tra verbo e nome
– il verbo scola- regge il costituente -pasta. La struttura argomentale dell’elemento
(de)verbale completata dall’altro costituente rende i composti italiani V+N simili ai
Rektionskomposita tedeschi come Romanleser; ma si differenziano da questi in quanto
sono esocentrici, mentre nei Rektionskomposita la testa è il nome deverbale (un
Romanleser è un Leser). Le formazioni V+N italiane sono molto simili a formazioni non
tipiche del tedesco come Waghals (scavezzacollo), di cui si parla nel prossimo capitolo, i
quali però non vengono considerati composti in tedesco. L’italiano può inoltre formare
composti con due verbi (punto 6), come fuggifuggi, o con un verbo e un avverbio (punto
5), come tiratardi, anche se quest’ultimo modello non è più produttivo; il tedesco invece
non presenta queste due tipologie di formazioni.
Gli altri modelli a cui si è fatto riferimento nel capitolo 3 sembrano appartenere solo
al tedesco. Si tratta di quei composti che oltre alla testa nominale possono presentare:
-
un avverbio (punto 8), come Beinahe-Unfall,
-
un pronome (punto 9), come Niemandsland,
-
un numerale (punto 10), come Zweikampf,
-
un sintagma o una frase (punto 11), come Hin-und-her-Gerede,
-
una lettera o un’abbreviazione (punto 12), come in S-Kurve.
A mio avviso, nelle grammatiche italiane queste formazioni non sono contemplate per
due motivi: alcune di queste forme sono probabilmente troppo poco produttive, o del tutto
inesistenti; altre tipologie di formazioni invece esistono nella lingua italiana, ma non
vengono ritenute prodotto di composizione. Infatti, se si applica la suddivisione dei
modelli tedeschi alle formazioni italiane, nella composizione tra numerali e sostantivi
(punto 10) si potrebbero annoverare parole come triangolo, quadrifoglio, pentagono;
tuttavia Grossmann e Rainer le considerano composti neoclassici (2004: 88). Allo stesso
modo le formazioni con l’avverbio di negazione non (non violenza, non conformità, non
belligeranza) in italiano vengono considerate forme prefissate, dove non- è un prefisso di
contraddizione150– mentre in tedesco Nichtfachmann è un composto a tutti gli effetti di
tipo Avv+N (punto 8). Per quanto riguarda i composti tedeschi con sintagmi e frasi come
primo costituente, come Hauptsache-ich-bin-sympathisch-Denke, a mio avviso esistono
formazioni italiane equivalenti dal punto di vista formale: un esempio potrebbe essere
150
Sulla scorta di Grossmann e Rainer (2004: 143).
113
signorina “so tutto io” (punto 11). Similmente, esistono anche forme equivalenti ai
composti tedeschi formati da una lettera o un’abbreviazione e un nome, come ad esempio
lato B, serie A, membro AVIS (punto 12). Formazioni di questo tipo non vengono
considerate nelle grammatiche italiane nel capitolo relativo alla composizione. Si può
quindi concludere che in tedesco tutti i modelli compositivi di cui si è parlato sono
produttivi e possono formare occasionalismi; in italiano i modelli effettivamente
produttivi sono un numero minore, ma si tenga presente anche che alcune forme
produttive in tedesco corrispondono in italiano a formazioni marginali o che vengono
attribuite ad altre modalità di formazione di parole, come illustrato sopra.
Per quanto riguarda la composizione onimica e deonimica, come illustrato al punto
4.6.7, non sembrano esistere in italiano composti deonimici come Sibirtiger, Berlinreise
oppure Heulsuse (punto 13). La composizione onimica (punto 14) invece è attiva nella
formazione sia degli antroponimi (Annamaria), sia dei toponimi (Camposilvano). Nella
tabella che segue si riassumono le realizzazioni dei modelli compositivi nelle due lingue;
si può notare che, nonostante l’italiano preferisca altre modalità di formazione di parole,
quasi tutti i modelli compositivi del tedesco sono realizzati anche in italiano.
114
Tabella 1 – confronto dei modelli compositivi in tedesco e in italiano
Modelli compositivi
Tedesco
1. N+N
Haustür
2. A+N
Buntpapier
Italiano
capostazione (testa a sinistra),
autoradio (testa a destra)
pastasciutta (testa a sinistra),
biancospino (testa a destra)
scolapasta
3. V+N
Fahrkarte
(esocentrico, simile ai Rektionskomposita come
(endocentrico, il costituente verbale
Romanleser per il rapporto di reggenza tra costituente
determina il nome-testa)
verbale e nominale, simile ai Satzwörter come
Waghals per l’ordine dei costituenti e l’esocentricità)
4. V+Avv
-
buttafuori
5. V+V
-
saliscendi
Teleskop
telescopio
Thermojacke
teletrasporto
Spielothek
paninoteca
7. Prep + N
Zubrot
sottopentola
8. Avv + N
Rückreise, Nichtfachmann
(non-violenza)*
Niemandsland
-
Zweikampf
(triangolo)*
6. Composti con confissi
9. Pronome + N
10. Num + N
11. sintagma, frase + N
Hin-und-her-Gerede
(signorina „so tutto io“)*
12. lettera, abbreviazione + N
A-Klasse, A-Bombe
(lato B, bomba H)*
Heulsuse,
-
Berlinreise
-
Hans-Gert,
Annamaria
Goethestraße
Piazza Duomo
13. composizione deonimica
14. composizione onimica
* Queste forme non vengono considerate composti nelle grammatiche italiane consultate.
Dopo aver analizzato le differenze e le somiglianze tra i diversi modelli compositivi,
di seguito si opererà un confronto tra la composizione nominale tedesca e italiana in base
alle caratteristiche delle formazioni. Tra parentesi in cifre romane sono inseriti i
riferimenti alla tabella 2 di pagina 123 (‘riassunto dell’analisi contrastiva della
composizione nominale in tedesco e in italiano’).
4.7.4. Caratteristiche fonologiche e ortografiche
Dal punto di vista fonologico (punto I), i composti tedeschi hanno in genere l’accento
sul primo costituente, che è il determinante, mentre quelli italiani sul secondo, che può
essere il determinante o la testa. Il grado di lessicalizzazione può influenzare la posizione
dell’accento in entrambe le lingue, tuttavia le tendenze della fonologia si mostrano
alquanto regolari.
Per quanto riguarda l’ortografia (punto II), invece, in italiano l’univerbazione non
interessa tutti i composti: esistono composti stretti, scritti in una parola unica, come
capostazione, e composti larghi, che mantengono i confini di parola, come agenzia viaggi
(secondo Scalise Bisetto 2008: 122). Da quanto ho potuto osservare, i composti italiani
N+N e N+A sono quelli che si comportano in modo più differenziato (capotavola, portafinestra, treno merci; cassaforte, nave spaziale). Esistono anche composti italiani attestati
in diverse forme (divano letto, divano-letto, tuttavia *divanoletto), ma si può notare che i
modelli N+N con testa a destra vengono scritti attaccati (autoscuola, *auto scuola), e che
i composti più antichi come A+N di origine latina non permettono la scrittura separata né
il trattino (purosangue, *puro-sangue, *puro sangue). La distanza tra composti larghi e
composti stretti è una sorta di continuum in relazione al grado di lessicalizzazione delle
formazioni; si tende pertanto a scrivere sempre uniti i composti con confissi (astronave),
quelli Prep+N (sopralluogo, che manifesta anche il raddoppiamento fonosintattico) e
quelli V+V (tiramolla). I produttivi composti V+N si scrivono di norma uniti
(aspirapolvere); talvolta possono essere separati da trattino per rendere più trasparente la
formazione (acchiappa-fantasmi), ma mai staccati (*porta sci).
In tedesco, invece, il composto si comporta come una parola unica e si scrive sempre
come una parola unica; questo è fuori discussione e rende i composti tedeschi facili da
individuare. Al limite, come si è visto nel capitolo 3.5, si usa il trattino in caso di composti
con lettere o abbreviazioni (DaF-Lehrer), oppure per facilitare la lettura (Aha-Erlebnis,
117
Schnee-Eule). Le tendenze a scrivere i composti staccati (Sesam Krokant Keks) o con le
maiuscole interna (SuperHaftCreme) appartiene alla pubblicità, non alla lingua comune,
come segnalato da Donalies (2007:41). Anche in materia di ortografia, quindi, i composti
tedeschi sono inquadrabili più facilmente di quelli italiani; l’unico aspetto che
nell’ortografia dei composti non è sistematizzabile, come visto al punto 3.2.1, è la
distribuzione dei Fugenelemente (punto III); questi elementi non sono presenti nei
composti italiani, salvo gli elementi –i/–o nei composti neoclassici come in agricoltura,
agrobusiness. In italiano esistono però altre regole di aggiustamento fonologico, ad
esempio in cavolfiore e pastasciutta, come detto al punto 4.3.
4.7.5. Diverse caratteristiche della testa
In merito alle caratteristiche della testa dei composti nominali in italiano e in tedesco
è possibile rilevare due differenze: le formazioni si comportano in modo diverso per
quanto concerne la posizione e la presenza della testa formale.
Per quanto riguarda la posizione della testa (punto IV), dal punto di vista formale in
tedesco la testa è sempre il costituente di destra. In italiano invece esistono composti con
testa a sinistra, composti esocentrici e composti con testa a destra. È ora possibile cercare
di schematizzare la posizione della testa nei composti italiani in riferimento ai diversi
modelli compositivi.
-
Le formazioni italiane con testa a sinistra appartengono ai modelli N+N
(capostazione) ed N+A (pastasciutta); questi modelli possono però formare
anche composti esocentrici (finesettimana, pellerossa) e con testa a destra (si
veda il terzo punto dell’elenco).
-
Sono invece sempre esocentrici i composti del tipo V+N (scolapasta), Prep+N
(sottopassaggio), V+V (dormiveglia) e V+Avv (tiratardi).
-
Le formazioni con testa a destra sono i composti con confissi (teletrasporto), e
alcune forme del tipo N+N (autoradio) e A+N (biancospino) di origine latina o
di influenza anglofona.
La presenza o meno della testa formale nella formazione è un’altra differenza
sostanziale tra le due lingue a cui la letteratura non dà risalto (punto V). Nei composti
tedeschi il costituente di destra determina sempre le caratteristiche categoriali del
composto, anche nei composti esocentrici (das Rotkehlchen, der Blondkopf): allora i
118
composti tedeschi sono sempre formalmente endocentrici. In italiano invece la categoria
del composto non è sempre determinata dalle informazioni categoriali del costituente
testa, e nei composti esocentrici (ad esempio il portascarpe, il sottoscala) viene attribuita
di default. In altre parole, in italiano per sapere il genere del composto dovrei pormi due
questioni: intanto interrogarmi se il composto è endocentrico, e poi trovare la testa, che
non è individuabile in base alla propria posizione; in tal caso il genere del composto
corrisponde al genere della testa. Se invece il composto è esocentrico, nella maggioranza
dei casi è maschile. I composti italiani quindi possono essere non solo semanticamente,
ma anche formalmente esocentrici. Tutte queste problematiche non si pongono in tedesco:
non occorre cercare la testa formale, poiché è sempre il costituente di destra, e le
informazioni categoriali del composto corrispondono sempre a quelle della testa formale;
si può quindi tranquillamente dire che in tedesco il costituente di destra stabilisce sempre
categoria e genere del composto. Si vedrà nel capitolo 5 come le formazioni tedesche che
contraddicono questo principio non sono composti, bensì il risultato di altri processi di
formazione delle parole.
4.7.6. I composti e la sintassi
Dal punto di vista sintattico sono emerse alcune differenze, notate anche da
Schwarze (1995: 607) ed elencate qui di seguito.
1. In italiano entrambi i costituenti dei composti italiani sono forme flesse (capo|stazion-e, cap-i|stazion-e), mentre in tedesco soltanto la testa porta marche
flessive (Apfel|torte, Apfel|torte-n; punto VI);
2. In italiano in certi casi le operazioni sintattiche ricadono anche sul determinante
(una cassaforte, due casseforti), o solo su di esso (un capocuoco, due
capocuochi), a seconda del grado di lessicalizzazione della formazione. Ne
consegue che la formazione del plurale non è sistematizzabile in italiano: può
interessare la testa, il determinante, entrambi i costituenti o nessuno dei due (uno,
due rompiscatole); in tedesco invece basta volgere al plurale il componente di
destra (punto VII).
3. Le formazioni composte italiane in principio non sono ricorsive (punto VIII) –
tuttavia in letteratura sono state segnalate dei tipi di formazioni che manifestano
tendenze alla ricorsività (segreteria direzione ufficio acquisti), ma saranno
119
affrontate nel prossimo capitolo. In tedesco la ricorsività conta invece tra le
proprietà tipiche dei composti determinativi (Apfeltortenrezeptbuch).
È inoltre possibile notare che l’assunto ‘l’ordine dei costituenti in tedesco segue
l’ordine inverso rispetto a quello italiano’ si rivela non propriamente esatto, restando
nell’ambito della composizione: formazioni con testa a destra sono molto diffuse anche
in italiano – ad esempio Erdbeben e Terremoto seguono lo stesso ordine nelle due lingue.
A mio avviso, si può solo dire che di norma l’ordine dei costituenti nel composto
nominale tedesco è inverso rispetto all’ordine delle parole del corrispondente sintagma;
e questo è valido sia che si prendano i sintagmi italiani, sia quelli tedeschi – infatti
Haustür è ‘la porta di casa’, o parallelamente ‘die Tür des Hauses’. Questo vale per tutti
i modelli compositivi tedeschi, tranne le formazioni A+N, Prep+N e in parte Num+N, il
cui comportamento è illustrato in quanto segue (punto IX).
-
A+N: nei composti formati da aggettivo e sostantivo infatti l’ordine è lo stesso
rispetto al sintagma, si veda Buntpapier parafrasato ‘buntes Papier’; l’ordine è
comunque inverso rispetto alla costruzione sintagmatica italiana, perché in
italiano di norma l’aggettivo segue il sostantivo (carta colorata).
-
Prep+N: i composti di questo modello seguono invece l’ordine della sintassi sia
in italiano che in tedesco, infatti la preposizione – lo dice la parola stessa – di
norma precede il nome; perciò Unterhose è letteralmente ‘etwas, das man unter
der Hose trägt’, ‘qualcosa che si porta sotto ai pantaloni’.
-
Num+N: nei composti con un numerale bisogna distinguere. Zweikampf,
endocentrico, si può parafrasare come ‘Kampf zu zweit’, quindi ha ordine inverso
rispetto al sintagma, ma Dreieck, esocentrico, segue l’ordine sintattico tedesco e
italiano: ‘Polygon mit drei Ecken’, ‘poligono con tre angoli’. Credo che questo
comportamento sia riconducibile al modello A+N: i numerali sono una categoria
grammaticale eterogenea, e in questo caso fungono da aggettivi nei confronti del
nome che segue, dunque seguono l’ordine sintattico tedesco aggettivo-nome
come i composti del modello A+N.
4.7.7. Caratteristiche semantiche e pragmatiche
Dal punto di vista semantico e pragmatico, le due lingue mostrano una diversa
distribuzione della composizione come modalità onomasiologica, come visto sopra;
120
potenzialmente i composti tedeschi – soprattutto quelli del modello N+N, che
semanticamente sono i più versatili – possono sempre sostituire un corrispondente
sintagma: die Frau, die Fisch verkauft; Fischfrau. In italiano questo non è possibile:
facoltà di lettere non può essere sostituito dal composto creato ad hoc *facoltà lettere
(differenza segnalata da Schwarze 1995: 608). Inoltre i composti tedeschi possono
adempiere a funzioni grammaticali, come cambiare l’aspetto nominale dei nomi, ad
esempio nei singolativi Staubkorn e Kaffeebohne formati dai continuativi Staub e Kaffee.
Lo stesso risultato semantico si ottiene in italiano per mezzo di sintagmi (granello di
polvere, chicco di caffè). Inoltre la composizione permette di formare il singolare o il
plurale dei nomi difettivi, come Eltern, Elternteil o Schmuck, Schmuckwaren. Alcuni tipi
di sostantivi composti tipici del tedesco, come il modello Ulknudel con secondo
costituente metaforizzato e Heulsuse con secondo costituente deonimizzato, non sono
presenti in italiano; per esprimere gli stessi concetti si usano altre modalità di formazione
(in questi due esempi la derivazione: burlone, piagnona). Ciò dimostra in modo chiaro
che i composti in italiano sono molto meno produttivi che in tedesco (punto X). I modelli
più produttivi in italiano sono le formazioni N+N con testa a sinistra (ufficio vendite,
sconto studenti, area parcheggio) e le formazioni esocentriche V+N (aspirabriciole,
acchiappa-fantasmi), mentre in tedesco sono i composti N+N a disporre delle più
illimitate potenzialità semantiche (punto XI).
È stato possibile notare come la tipologia di composizione più affine tra le due lingue
sia quella copulativa. Nella maggior parte delle grammatiche consultate questo tipo di
composizione non viene indagata con precisione (Grossmann Rainer 2005: 37 è il più
esauriente), tuttavia i composti copulativi italiani corrispondono per caratteristiche
formali e semantiche a quelli tedeschi; si possono pertanto usare le stesse categorie.
Perfino le osservazioni sollevate in Breindl-Thurmair (1992) possono essere estese alle
formazioni copulative italiane: anch’esse sono nella maggior parte dei casi composti
determinativi, che permettono anche l’interpretazione copulativa, salvo i composti
onimici (del tipo Schleswig-Holstein ed Emilia Romagna). I composti copulativi onimici
sfuggono, quindi, alla caratteristica postulata da Breindl-Thurmair, secondo cui i
composti copulativi sono innanzitutto composti determinativi che possono permettere
anche l’interpretazione copulativa.
121
A mio avviso, i composti onimici e deonimici pongono resistenze a rientrare nella
categoria della determinazione per ragioni intrinseche: il composto determinativo è
formato da un costituente testa che designa una classe di elementi, e un determinante che
restringe la classe di elementi precisandone delle caratteristiche (Apfeltorte, di tutte le
torte il composto designa quelle di mele). Un costituente onimico è un nome proprio, cioè
un nome che per definizione non designa una classe di elementi, bensì un solo e unico
elemento. In questo modo Hans-Gert non è *‘Gert, con caratteristiche di Hans’, così come
Emilia Romagna non è ‘Emilia con caratteristiche di Romagna’. Similmente in Heulsuse
il nome Suse perde l’onimicità diventando un appellativo, e nei soprannomi come
Goldzahn-Klaus e Anna Capitana il determinante disambigua tra le diverse persone che
potrebbe designare il costituente onimico (dei Klaus che conosciamo, è Klaus col dente
d’oro; di tutte le ‘Anne’ che vivono nella contrada, è l’Anna Capitana). Invece composti
onimici come Goethestraße e Piazza Duomo sono determinativi, poiché il costituente
testa è un nome comune. La determinazione è possibile solo quando il costituente testa lo
permette, e i costituenti onimici di norma non si prestano ad essere determinati. Questo
sarà precisato ulteriormente nel capitolo 5.
122
Tabella 2 – riassunto dell’analisi contrastiva della composizione nominale in tedesco e in italiano
Tedesco
Italiano
Accento sul secondo costituente
I. Fonologia
Accento sul primo costituente (determinante)
Haustür
(determinante o testa)
pastasciutta, autoradio
Esistono regole di riaggiustamento fonologico
Cavolfiore
Non unitaria.
N+N: uniti, trattino o staccati
Univerbazione grafica
Papierblatt
Trattino in caso di lettere, abbreviazioni o per
II. Ortografia
facilitare la lettura
S-Kurve, U-Bahn, Schnee-Eule
Scrittura separata o maiuscola interna in ambito
pubblicitario
Sesam Krokant Keks, SuperHaftCreme
pescecane, porta-finestra, busta paga
N+A: uniti o staccati
cassaforte, nave spaziale
A+N: di norma uniti
biancospino, vanagloria
V+N: uniti o trattino
scolapasta, porta-sci
V+V: di norma uniti
fuggifuggi
Composti con confissi, Prep+N, V+Avv sempre uniti
discoteca, sopralluogo, tiratardi
III. Presenza di
Fugenelemente
Sì
Königs|mantel
Blumen|vase
No, salvo le varianti –i e –o nei composti neoclassici
Agricoltura, agrobusiness
La testa è a sinistra in N+N, N+A:
buono pasto, acquasanta
IV. Posizione della
testa formale
La testa è sempre a destra, anche nei composti
Sono formalmente esocentrici
esocentrici:
V+N, V+V, V+Avv, Prep+N:
die Apfeltorte,
rompiscatole, parapiglia, buttafuori, sottopentola
das Rotkehlchen.
La testa è a destra in N+N, A+N (forme antiche o
anglofone), e nei composti con confissi:
ferrovia, gentiluomo, scuolabus, astronave
Le informazioni categoriali derivano comunque
V. Presenza della
testa formale
dalla testa formale, a destra, anche nei composti
esocentrici
das Zubrot, der Blondkopf
VI. I costituenti
Solo la testa è una forma flessa, mentre il
sono forme
determinante è un morfema radicale
flesse
Die Stein|skulptur-en, das Bunt|papier
I composti esocentrici non presentano una testa formale;
il genere viene attribuito di default, ed è solitamente
maschile:
il fine-settimana, il piedipiatti, il salvagente, il fuoripista, la
giravolta
Entrambi i costituenti possono presentare marche flessive
il camp-o|sant-o, il cap-o|tavol-a
VII. Operazioni
sintattiche
Le operazioni sintattiche ricadono solo sulla
Gli attributi si riferiscono alla testa:
testa:
un buono pasto ancora valido (il buono è valido)
eine große Apfeltorte,
*un buono pasto abbondante (*il pasto è abbondante)
*eine reife Apfelforte
Il plurale però non è sistematizzabile. Può interessare
Il determinante è sintatticamente irraggiungibile,
- la testa: le buste paga
e solo la testa porta le marche flessive di numero
- il determinante: le madrelingue
e di caso:
eine Steinskulptur, die Steinskulpturen
VIII. Ricorsività
Sì
Apfeltortenrezeptbuch
In quasi tutti i modelli è inverso rispetto alla
parafrasi sintattica:
Apferltorte - Torte mit Äpfel
IX. Ordine dei
costituenti
Schreibmaschine – Maschine zum Schreiben
Segue la parafrasi sintattica in A+N, Num+N
endocentrico, Prep+N:
Buntpapier - buntespapier
Zweikampf - Kampf zu zweit
Unterhose - was man unter den Hosen trägt
- entrambi i costituenti: le casseforti
- Nessuno dei costituenti: i capobanda
In principio no,
salvo formazioni come segreteria direzione ufficio
acquisti, affrontate nel prossimo capitolo
Tendenzialmente corrisponde a quello della parafrasi
sintattica nelle formazioni con testa a sinistra e nelle
formazioni esocentriche:
capoclasse – capo della classe
insetto stecco – insetto che sembra uno stecco
scola pasta – oggetto che scola la pasta
soprabito – indumento che si porta sopra l’abito
Tendono a non corrispondere all’ordine sintattico italiano
i composti N+N e A+N con testa a destra:
madrepatria – patria che è madre
gentiluomo – uomo gentile
X. Distribuzione e
possibilità
semantiche
In linea di principio ad ogni sintagma nominale
Alla composizione nominale si preferiscono altre
può corrispondere un composto nominale
modalità onomasiologiche
Treppe zum Keller – Kellertreppe
Facoltà di lettere, *facoltà lettere
Gläser für den Sekt - Sektgläser
il venditore di tappeti, *il venditappeti
Tutti i modelli composizionali considerati sono
produttivi, in particolare N+N, V+N, A+N
XI. Produttività
Haustür
Schreibmaschine
Frischmilch
Sono produttivi i composti N+N, V+N, N+A
ragazza immagine
lanciafiamme
sabbie mobili
Gli altri modelli sono molto meno attivi o danno solo
conto di formazioni già esistenti
Capitolo 5. Casi particolari nella composizione nominale in tedesco e in italiano
Nel primo capitolo la composizione nominale è stata presentata come fenomeno
grammaticale caratterizzato da un nucleo di regolarità, che comprende i composti
determinativi tipici, e una periferia di eccezione, che sfuma verso altre modalità di
formazione di parola o altre forme non riconoscibili come ‘composti tipici’. In questo
capitolo saranno illustrate alcune formazioni che si differenziano dalle forme regolari
della composizione. Per il tedesco saranno presentate alcune tipologie di parole composte
in cui il rapporto tra i costituenti non è propriamente quello determinativo tipico; inoltre
verranno esaminate alcune forme che sono strutturalmente molto simili ai composti, ma
che si sono formate per mezzo di altre modalità di formazione di parole. Per l’italiano
verranno trattati due casi particolari, ovvero in primo luogo le formazioni N+N in uso
aggettivale, assieme ad altri composti dalla categoria lessicale incerta, e in secondo luogo
i composti N+N che manifestano tendenze alla ricorsività, laddove la composizione
italiana di norma non forma composti ricorsivi.
5.1. Eccezioni e casi particolari nei composti sostantivali tedeschi
Per capire le eccezioni occorre avere ben presente le regolarità della composizione,
riassunte di seguito in base a quanto detto nel capitolo 3. Il composto nominale
determinativo tipico tedesco – Apfeltorte1 – è formato da due costituenti; il secondo
costituente, cioè il determinato, è sempre la testa formale del composto, infatti Apfeltorte
è un nome femminile perché la testa è un nome femminile; i composti tedeschi rispettano
così la Righthand Head Rule. Il secondo costituente è anche la testa semantica del
composto, cioè indica l’entità a cui si riferisce l’intera parola: eine Apfeltorte ist eine
Torte. Il primo costituente, il determinante, precisa invece una caratteristica del secondo
costituente e ne restringe l’estensione semantica: eine Apfeltorte ist eine Torte, und zwar
mit Äpfeln. Il ‘peso semantico’ della formazione si trova quindi sul secondo costituente,
che può da solo rappresentare l’intero composto: eine Haustür ist eine Tür, eine
Waldblume ist eine Blume, e così via2.
Si fa sempre riferimento all’esempio di Donalies (2007: 36).
Anche nei Rektionskomposita come Romanleser il secondo costituente rappresenta l’intero: es ist ein
Leser, es ist nicht ein *Roman.
1
2
127
Sembrano esserci dei composti in tedesco in cui entrambi i costituenti possono
rappresentare l’intero (pur non trattandosi di composti copulativi) o dove il primo
costituente è più adatto del secondo a indicare il referente; dove in pratica Apfeltorte non
è una Torte3. Tali formazioni possono essere viste come varianti endocentriche con testa
semantica a sinistra, dove il primo membro pesa semanticamente più del primo: sono i
verdeutlichende Komposita come Verschmelzungsprozess, di cui si parlerà nel prossimo
paragrafo. In questi casi si tratta di una questione di interpretazione semantica, poiché dal
punto di vista formale la testa è sempre a sinistra (Olsen 1990: 140s). Verranno poi
analizzate le Klammerformen come ad esempio Akutbett: sono formazioni in cui il primo
costituente non determina il secondo (non è un *akutes Bett), bensì un costituente che è
stato eliso per ragioni di economia linguistica (Akut(fall)bett). Un’ulteriore categoria di
composti che sfugge per certi versi alle regolarità della composizione determinativa è la
composizione onimica, come nel caso di Leipzig-Grünau: non è immediato stabilire quale
dei due costituenti determina l’altro (‘Grünau che si trova a Leipzig’, o ‘Leipzig, più
precisamente Grünau’?). Questo è da ricondurre al fatto che i nomi propri hanno
caratteristiche diverse rispetto agli appellativi, quindi anche il rapporto di determinazione
risulterà diverso. Un ulteriore caso ad essere analizzato è la formazione barfuß, che
secondo la Righthand Head Rule dovrebbe essere un sostantivo, ma risulta invece essere
un avverbio. Si presenteranno poi due tipologie di formazioni che sono molto simili ai
composti strutturalmente, ma che si formano mediante altri processi grammaticali: le
forme del tipo eine Zeitlang sono il risultato diacronico dell’univerbazione di sintagmi,
mentre le forme del tipo Waghals sono delle conversioni di sintagmi in sostantivi, molto
simili formalmente e semanticamente ai composti esocentrici di tipo V+N dell’italiano.
5.1.1. Verdeutlichende Komposita
Tra le formazioni tedesche del tipo N+N ci sono dei composti che si comportano in
modo particolare per quanto riguarda la testa semantica: uno dei due costituenti è
subordinato all’altro, e una delle due parti può solitamente rappresentare il composto per
intero. Non si tratta quindi di composti copulativi, tuttavia non corrispondono nemmeno
3
Già nel capitolo 3 al punto 3.7.1.2 si era parlato di un caso simile con Nachichtenlawine: il secondo
membro è metaforizzato, infatti -lawine sta per ‘grande quantità’. Anche in questo caso il primo membro è
più adatto del secondo a designare il composto: é più Nachrichten o Lawine? si tratta però di una
conseguenza naturale dell’uso traslato del secondo costituente (Olsen 1990: 142).
128
in toto ai composti determinativi tipici del tedesco, dove il secondo costituente viene
determinato dal primo. Nei prossimi tre paragrafi si presenteranno alcuni tipi di
formazioni in cui il rapporto di determinazione potrebbe essere visto come invertito, cioè
in cui AB non è sempre B. (Fleischer Barz 2012: 146).
5.1.1.1. Il secondo costituente disambigua il primo: Verschmelzungsprozess
Si
tratta
di
composti
come
Verschmelzungsprozess,
Annahmeverfahren,
Zeitverzögerungsmanöver, Kakaopulver, Goldstaub. Per capire la particolarità di queste
formazioni si può osservare il composto Verschmelzungsprozess: a prima vista è un
composto determinativo, tuttavia anche il primo costituente può rappresentare il
composto; anzi, il primo costituente è addirittura più adatto del secondo a designare il
referente. Si confrontino:
Es ist eine Torte, und zwar eine Apfeltorte.
*Es ist ein Apfel, und zwar eine Apfeltorte
Es ist ein Prozess, und zwar ein Verschmelzungsprozess.
Es ist eine Verschmelzung, und zwar ein Verschmelzungsprozess.
Diventa chiaro che composti di questo tipo presentano delle differenze rispetto ai
composti determinativi come Apfeltorte, perché anche il primo costituente può
rappresentare semanticamente il composto (Duden 2009: 721). Vengono definiti
verdeutlichende Komposita perché il secondo costituente serve a esplicare il primo
costituente, ad indicare come interpretarlo: la parola Verschmelzung può infatti denotare
il risultato oppure il processo della fusione, e il secondo costituente precisa che si tratta
di Verschmelzung als Prozess (Fleischer Barz 2012: 147). Questi composti particolari
hanno generalmente le seguenti caratteristiche. In primo luogo, il secondo costituente è
un iperonimo del primo (Duden 2009: 721); significa che la seconda unità designa un
concetto sovraordinato, che comprende tra i suoi iponimi anche il primo costituente: tra
tutti i Prozesse, esiste anche la Verschmelzung. In secondo luogo, il primo costituente è
polisemico (Fleischer Barz 2012: 147); come detto sopra, la parola Verschmelzung può
indicare sia il risultato che il processo omonimo, e il costituente esplicativo precisa a
quale significato si fa riferimento. In terzo luogo, la testa formale è sempre e comunque
l’unità di destra – è infatti das Verschmelzungsprozess. La particolarità di queste
129
formazioni è che il primo costituente è semanticamente più adatto a designare l’unità,
tanto che si può parlare di rapporto di determinazione invertito. In questo i
verdeutlichende Komposita sfuggono all’assetto semantico tipico della composizione
determinativa4: secondo il rapporto tipico di determinazione sarebbe –prozess a
determinare
Verschmelzung–,
quindi
il
composto
dovrebbe
essere
*Prozessverschmelzung.
5.1.1.2. Il secondo costituente come elemento di modificazione: Hirschkuh
Un secondo gruppo di verdeutlichende Komposita può essere rappresentato da parole
come Hirschkuh e Rehkalb. Se si analizza Hirschkuh, ‘cerva’, si nota che il primo
costituente è decisamente più adatto del secondo a rappresentare il denotato: eine
Hirschkuh ist ein Hirsch, *eine Hirschkuh ist eine Kuh. Il secondo costituente si comporta
in questo caso come elemento di modificazione del nome, perché serve a formarne il
femminile. Lo stesso avviene in Rehkalb, dove il secondo costituente serve a specificare
che si tratta di un cucciolo di capriolo e non di un capriolo adulto. (Fleischer Barz 2012:
148).
A
mio
avviso
questi
primi
due
tipi
di
verdeutlichende
Komposita
(Verschmelzungsprozess e Hirschkuh) possono essere messi in relazione con quelle che
Zifonun (2012: 101) chiama “Strukturen mit einem grammatisch interessanten
Zweitglied” come Goldbarren, Salatkopf, Schmuckstück; in queste formazioni il secondo
costituente serve a cambiare l’aspetto nominale dei lessemi, a formare in questo caso
nomi individuativi da nomi massa (Salatkopf da Salat); se ne è già parlato alla fine del
punto 3.6.2. In formazioni come Obststück, dove dal nome massa Obst viene formato il
nome individuativo (Obst, ‘frutta’; Obststück, ‘frutto’), il costituente –stück presenta
tendenze alla grammaticalizzazione 5. La grammaticalizzazione è il processo per cui un
morfema lessicale, dotato cioè di contenuto semantico, è semanticamente indebolito fino
a ricoprire una funzione grammaticale quando si trova in certi contesti linguistici. Esiste
un “Grammatikalisierungspfad” attraverso il quale una parola-contenuto può diventare
Donalies (1999: 342) è scettica verso l’esistenza di composti con un rapporto di determinazione invertito.
Si noti che Obststück può essere interpretato in due modi: nell’interpretazione puramente determinativa
significa ‘pezzo di frutta’ (ein Obstsalat besteht aus Osbststücken), mentre se –stück è semanticamente
indebolito significa ‘frutto’. Solo in questa seconda interpretazione il secondo costituente ha un
comportamento grammaticalmente interessante (Zifonun 2012: 113).
4
5
130
un morfema grammaticale, fino a diventare un affisso.6 Nell’esempio sopra, il costituente
–stück in Obststück è semanticamente indebolito rispetto alla parola Stück in uso libero;
presenta cioè già un certo grado di grammaticalizzazione, infatti non si tratta
composizionalmente di un ‘pezzo di frutta’, ma di un ‘frutto’. La discussa categoria degli
affissoidi si trova lungo questo percorso (Zifonun 2012: 105; si veda anche il punto
1.3.3.3.). Se il secondo membro è semanticamente debole, allora si spiega anche che il
primo membro sia il più rilevante delle due parti del composto, e sia più adatto del
secondo a rappresentarlo: un Obststück in fin dei conti è Obst. Nei verdeutlichende
Komposita il secondo membro serve a specificare il primo, ed è un iperonimo del primo
membro, quindi semanticamente ha meno
intensione.
In questo
modo in
Verschmelzungsprozess il secondo costituente disambigua il primo, che è semanticamente
più rilevante, e in Hirschkuh la parola Kuh non è usata nel senso comune del termine
(‘mucca’), ma attribuisce al primo costituente la caratteristica grammaticale del genere
femminile. A mio avviso quindi ciò che accade al secondo costituente di
Verschmelzungsprozess e di Hirschkuh si colloca all’inizio del fenomeno della
grammaticalizzazione dei costituenti che serve a modificare l’aspetto nominale dei
sostantivi, sebbene tale caratteristica non sia accentuata come nelle formazioni Obststück,
Glücksfall, Streugut e simili.
5.1.1.3. Il secondo costituente serve a motivare il primo: Walfisch
Un terzo gruppo di verdeutlichende Komposita comprende formazioni come
Servicedienst, Drindlkleid, Bermudahose, Kameltier, Walfisch. Queste forme rispondono
ad un bisogno di motivazione che è sentito dai parlanti: ad una parola viene affiancato un
costituente in modo che la formazione sia semanticamente più chiara. Ciò accade
soprattutto quando una parola è di provenienza straniera, come in Bermudahose, oppure
quando non è percepita come semanticamente motivata, come nel caso di Kameltier.
Anche in questi casi il rapporto determinativo è di natura particolare: ein Walfisch ist ein
Wal, ein Drindlkleid ist ein Drindl; il secondo membro è un iperonimo del primo, e poiché
entrambi i membri si riferiscono allo stesso denotato, entrambi possono designare l’intero
(Duden 2009: 721). Non vanno però confusi con i composti copulativi: mentre ein
È quello che è accaduto storicamente al suffisso –mente in italiano, che da parola-contenuto è diventato
suffisso avverbiale deaggettivale (cap. 1.3.3.).
6
131
Dichter-Komponist ist ein Dichter und ein Komponist, non ha senso dire *ein Walfisch
ist ein Wal und ein Fisch; composti copulativi e verdeutlichende Komposita rispondono
a due esigenze diverse (Breindl Thurmair 1992: 35). A volte è il primo membro a
chiarificare il secondo demotivato, come nella formazione Einzelindividuum. Esistono
anche composti che si formano per motivare parole indigene che non sono più trasparenti,
come ad esempio Farnkraut, Kieselstein; quando i primi membri sono del tutto
demotivati valgono come morfemi cranberry, come nel caso di Lindwurm e Turteltaube,
dove il secondo membro esplicita il primo che non è più corrente (si veda il punto 3.6.3).
In questi casi entrambi i costituenti possono rappresentare il composto senza che la
formazione sia copulativa, poiché il rapporto tra i costituenti non è di determinazione, ma
di chiarificazione.
5.1.2. Il rapporto di determinazione nei composti onimici: Leipzig-Grünau
Anche alcuni tipi di composti onimici sembrano sfuggire alle caratteristiche della
composizione determinativa. Si guardino ad esempio i composti Leipzig-Grünau, BerlinPankow, Köln-Deutsz: sono formazioni in cui il primo costituente è il nome di una città,
e il secondo è il nome di un quartiere della città. Secondo Fleischer Barz (2012: 180) sono
costruzioni con testa a sinistra con rapporto di determinazione invertito: indicano
‘Leipzig, und zwar Grünau’. Olsen (1990: 141) invece ritiene che siano composti regolari
con testa a destra: il secondo costituente indica il quartiere, che si trova nella città
designata dal primo costituente (‘Grünau, das sich in Leipzig befindet’)7. Per quanto
riguarda gli antroponimi come Herrmann Schulze-Delitszsch, Fleischer Barz (2012: 180)
e Olsen (1990: 141) concordano che si tratti di un composto con testa a sinistra: la
perifrasi è infatti ‘Herrmann Schulze aus Delitzsch’. Di certo in queste formazioni il
rapporto tra i costituenti è diverso da quello tipicamente determinativo, e il motivo a mio
parere è questo: nei composti determinativi il determinato designa tipicamente una classe
di elementi, che viene specificata dal determinante (si pensi ad Apfeltorte: è una torta, più
precisamente una torta di mele); se tuttavia il secondo costituente è un nome proprio,
allora intrinsecamente non è adatto a definire una classe di oggetti, e non può quindi
offrire le stesse possibilità dei nomi comuni: Leipzig-Grünau non è *‘un Grünau, più
7
Secondo Donalies non sono nemmeno composti, ma costruzioni sintattiche con attributo posposto, come
Ski total e Henkell trocken (1999: 326).
132
precisamente che si trova a Leipzig’; allo stesso modo il nome composto Hans-Gert non
è *‘Gert, und zwar Hans-Gert’. La composizione onimica sfugge quindi alle
caratteristiche tipiche della categoria determinativa per ragioni connaturate ai costituenti.
5.1.3. Klammerformen: Akutbett
Un altro tipo di formazioni che si discosta rispetto alla composizione determinativa
è rappresentato dalle Klammerformen. Si guardi per esempio la parola Akutbett: essendo
formato da un aggettivo e un sostantivo, a rigor di logica il costituente aggettivale
dovrebbe funzionare come attributo del costituente nominale, proprio come Buntpapier è
buntes Papier (si veda il punto 3.7.2). Akutbett tuttavia non designa un *akutes Bett: il
rapporto di determinazione tra il primo ed il secondo elemento viene a mancare perché è
stato omesso un costituente. Akutbett è infatti la condensazione della forma Akut(fall)bett,
dove l’aggettivo qualifica il costituente omesso – akuter Fall, ‘caso grave’ – e il
costituente omesso determina la testa, -bett. Il composto intero designa quindi un ‘letto
d’ospedale per casi gravi’ (Donalies 2007: 48). Allo stesso modo una Fernstraße non è
*‘eine Straße, die fern ist’, bensì è la riduzione di Fern(verkehr)straße. Se si esplicano
così questi due esempi, il primo costituente sarebbe composto da un aggettivo e un
sostantivo: Akutfall-, Fernverkehr-; il fatto che la seconda parte di questi costituenti venga
omessa può portare a pensare che i composti Akutbett e Fernstraße siano composti del
tipo A+N, ma dal punto di vista semantico e sintattico non lo sono, perché l’aggettivo non
è in diretto rapporto di determinazione col secondo costituente, ma col costituente
omesso. Si tratterebbe quindi in realtà di composti formati da due sostantivi, dove il primo
sostantivo è a sua volta un composto A+N. Queste formazioni in cui un costituente viene
tralasciato vengono chiamate Klammerformen (Fleischer Barz 1995: 2208, citato da
Donalies 2007: 48); nella maggior parte dei casi viene omessa la seconda parte del primo
costituente (Fleischer Barz 2012: 156s), come in Bier(glas)deckel, Full(feder)halter, ma
talvolta può essere anche il secondo costituente a subire riduzioni, come in
Hallen(schwimm)bad, Fernseh(bild)schirm (Marx 1994: 72).
Donalies (2007: 48) è scettica verso la categoria delle Klammerformen; mostra che
anche il composto Apfeltorte potrebbe essere visto come una Klammerform, infatti non si
8
Fleischer, Wolfgang e Barz, Irmhild (1995), Wortbildung der deutschen Gegenwartssprache. 2.,
durchgesehene und ergänzte Auflage, Tübingen.
133
dice *Apfelbelagtorte, anche se si tratta effettivamente di ‘eine Torte, die mit Äpfeln
belegt ist’; allo stesso modo si dice Hausschlüssel, e naturalmente si intende
Haus(tür)schlüssel9. In altre parole, la possibilità di sfruttare ampiamente la relazione R
è nella natura dei composti, come ha mostrato anche Heringer (1984) con le diverse
interpretazioni di Fischfrau, perciò non può essere definita una caratteristica eminente
delle cosiddette Klammerformen. Anche secondo Fleischer Barz (2012: 157) in queste
formazioni il rapporto tra i costituenti non è più vago che in altri composti che non
vengono normalmente definiti con questa etichetta, quindi nelle Klammerformen non si
tratta di un caso particolare, ma del normale processo di compressione semantica in atto
nella composizione. Tale riduzione avviene per motivi di economia linguistica, e si
colloca nella tendenza a formare sigle, abbreviazioni e forme brevi per bilanciare la
tendenza contraria a costruire composti plurimembri. Nel caso ad esempio di
Atombehörde è comprensibile ai parlanti che si tratta di un Atomenergiebehörde, e non
meramente di un ‘ufficio atomico’ come la semplice giustapposizione dei costituenti
sembrerebbe suggerire (Marx 1994: 99). Si tratta in ogni caso di una riduzione di
materiale che rende il composto meno trasparente da interpretare; la lacuna tra il primo e
il secondo costituente viene colmata grazie alle informazioni enciclopediche e contestuali
di cui il parlante dispone, che non sono scontate in chi impara la lingua.
5.1.4. Conversione di bahuvrīhi: barfuß
Il composto barfuß rappresenta a prima vista un eccezione alla Righthand Head Rule.
Dal punto di vista formale comprende un primo costituente aggettivale bar- e un secondo
costituente nominale -fuß; il primo membro determina l’altro, quindi si tratta di
composizione determinativa. Poiché l’unità di destra è un nome maschile, ci si aspetta
che l’intero composto sia un nome maschile; tuttavia, barfuß è un avverbio, si guardi ad
esempio la frase sie lief barfuß über den Rasen (DWDS10), dove chiaramente accompagna
il verbo lief. Semanticamente non è possibile usare barfuß come sostantivo, né per
indicare un piede scalzo (*ein Barfuß) né come composto possessivo per designare un
persona a piedi scalzi – infatti per indicare un membro dell’ordine degli Scalzi si usa una
Zusammenbildung sostantivale, der Barfüßer. Non può essere usato nemmeno come
9
Anche in italiano si dice le chiavi di casa, non necessariamente la chiave della porta di casa, senza che
questo ponga problema alcuno.
10
https://www.dwds.de/wb/barfu%C3%9F, url consultato il 19.05.2017.
134
aggettivo, come in *barfuße Kinder, ma bisogna ricorrere ad un’altra Zusammenbildung
aggettivale, barfüßige Kinder. Il composto barfuß, nonostante la sua struttura, può essere
soltanto usato come avverbio e significa ‘a piedi nudi’. Anche in questo caso si tratta di
una riconversione categoriale, che è spiegabile in diacronia: la forma barfuß è infatti
riconducibile ad un composto possessivo.
I bahuvrīhi osservati finora (Rotkehlchen, Blondschopf) erano tutti sostantivali,
tuttavia nell’indoeuropeo potevano essere anche aggettivali: si sono formati come normali
composti determinativi AB, e poi hanno assunto proprietà aggettivali, nel senso di
‘essere/avere AB’, per poi diventare nomi col significato di ‘essere qualcuno/qualcosa
che ha AB’, formando così bahuvrīhi sostantivali come Rotkehlchen. Nelle lingue
germaniche i bahuvrīhi aggettivali sono diventati tutti sostantivali, salvo la formazione
barfuß, in inglese barefoot; per esprimere ciò che un tempo esprimevano i bahuvrīhi
aggettivali si usano oggi Zusammenbildungen come rothaarig, langbeinig (Katerina ist
rothaarig, die langbeinige Frau) (Kastovsky 2009: 337). Ciò che è interessante è che la
parola barfuß non solo si è fermata all’antico stadio aggettivale, ma ha anche subito una
conversione da aggettivo composto ad avverbio (Olsen 1990: 141), e per questo non è più
disponibile come aggettivo (*barfuße Kinder). Il processo è non è produttivo, quindi non
è replicabile in base alle competenze morfologiche dei parlanti: non possiamo prendere
un bahuvrīhi e usarlo come avverbio (ich laufe barfuß, *ich singe rotkehlchen). Barfuß è
un caso eccezionale di riconversione categoriale di un composto, e si è così spiegato
perché è un avverbio nonostante sia un composto determinativo a tutti gli effetti con
secondo costituente nominale.
5.1.5. Univerbazione: eine Zeiltlang
In questo paragrafo e nel prossimo ci si occuperà di formazioni che possono a prima
vista sembrare composti e che con i composti condividono certe caratteristiche, ma che
ad un esame più attento si rivelano ad essere il risultato di altre modalità di formazione.
Qui di seguito si presenteranno formazioni come eine Zeitlang, eine Handvoll, einen
Löffelvoll, einen Fingerdick; si tratta di espressioni attestate dall’inizio del XVI secolo e
molto diffuse anche oggi11 (Donalies 2016: 34s). Dal punto di vista formale, in queste
“Für eine Handvoll Hummer. Leipzig wird leckerer” era una pubblicità alla fermata del tram, in febbraio
2017.
11
135
costruzioni il primo costituente è un sostantivo (Zeit, Hand) e il secondo è un aggettivo
che indica solitamente valori, misure, dimensioni (lang, voll); la formazione è sempre
preceduta dall’articolo indeterminativo o da un numerale (eine Zeitlang, drei Handvoll);
inoltre può essere accompagnata da un attributo, come in eine ewige Zeitlang, eine
großzügige Handvoll. Tali costruzioni esprimono una misura, quindi possono riferirsi
all’entità che viene misurata12 (zwei Fingerdick Leberkäs; “eine Handvoll Menschen um
den Alex” 13). Il primo costituente sostantivale caratterizza meglio l’aggettivo, come nella
composizione determinativa: eine Handbreit significa infatti ‘breit, und zwar wie eine
Hand’. All’apparenza dunque queste forme possono sembrare composti, ma alcune
caratteristiche smentiscono quest’ipotesi. In primo luogo, se la testa formale è l’aggettivo
la formazione dovrebbe essere un aggettivo, dove invece Handvoll, Zeitlang e Fingerdick
sono nomi, come testimonia l’articolo indeterminativo (eine Zeitlang). In secondo luogo,
il genere della formazione deriva dal nome, dunque dalla prima unità della formazione:
eine Zeitlang, einen Armbreit (Donalies 2016: 36). Questo perché non sono composti, ma
univerbazioni di strutture sintattiche: i corrispondenti sintagmi sono eine Hand voll, eine
Zeit lang, einen Finger dick, e con l’uso hanno finito per essere percepiti come parole
uniche, tanto da essere univerbate anche graficamente; ma non si può dire che si siano
formate in modo morfologico, secondo una modalità di formazione di parole (Olsen 1990:
141). Le forme univerbate convivono nella lingua assieme ai sintagmi; si tratta dello
stesso fenomeno in due grafie diverse (Donalies 2016: 36).
L’univerbazione è il processo per cui due o più parole che si trovano spesso vicine
finiscono per diventare graficamente un'unica unità. I parlanti non possono univerbare
sintagmi semplicemente sfruttando le proprie competenze morfologiche: il passaggio da
sintagma a parola è imprevedibile (Fuhrhop 2006: 66, Gaeta Ricca 2009: 45; capitolo
1.3.2.2.). Fleischer chiama formazioni come eine Zeitlang “Zusammenrückungen”14 e le
descrive come forme sporadiche e idiosincratiche (2000: 889); tuttavia, secondo Donalies
(2016: 35) il modello serve a formare anche occasionalismi come einen Hutvoll, ein
Kinnbreit, quindi è vivo e produttivo anche oggi. A riguardo è interessante ciò che ha
rilevato Schwarze (2005: 146): l’univerbazione fa parte dei processi “para-grammaticali”,
che non hanno origine nella morfologia, ma possono comunque formare parole. Tra questi
Salvo eine Zeitlang, che non si riferisce ad un’altra entità: er wartete eine Zeitlang auf sie.
Berlin Alexanderplatz (Alfred Döblin, 1929), titolo del primo capitolo del IV libro.
14
Olsen (2000: 905) chiama Zusammenrückungen anche Satzwörter come Springsinfeld, Dreikäsehoch.
12
13
136
processi esiste anche la pattern-based word-formation: i parlanti riconoscono la struttura
interna di una parola indipendentemente da come questa si è formata, e riproducono la
struttura utilizzando altri elementi per formare così parole nuove (2005: 138, 151). Con
eine Zeitlang, eine Handvoll e gli occasionalismi einen Hutvoll, ein Kinnbreit è successo
questo: sintagmi ‘fossili’ sono diventati modelli per formazioni nuove e creative.
5.1.6. Conversione di sintagmi: Waghals
Era già stato accennata nel capitolo 4 (al punto 4.6.3) l’esistenza anche in tedesco di
formazioni simili ai composti V+N italiani, che vengono chiamati Stazwörter (Olsen
1990: 145) oppure Satznamen (Fleischer 2000: 894); tale categoria comprende formazioni
come Waghals, Störenfried, Springinsfeld, Nimmersatt, Vergissmeinnicht. Formalmente
possono sembrare dei composti: nella formazione si possono individuare due (o più)
morfemi lessicali, dove in molti casi il primo è un verbo e l’ultimo è un sostantivo; la
parola nel complesso è un sostantivo. Tuttavia ad un esame più attento queste parole
risultano essere forme esocentriche, che non presentano nemmeno una testa formale, dato
che il genere e le informazioni categoriali del complesso non derivano da nessuno dei
costituenti. Come si è visto, nei composti tedeschi propriamente detti è sempre presente
una testa formale che si trova sempre a destra, senza eccezioni; invece la testa semantica
può non essere presente, ad esempio nei composti esocentrici come Rotkehlchen, oppure
si può discutere sul fatto che si trovi a sinistra anziché a destra, come nei verdeutlichende
Komposita. La mancanza di una testa formale dimostra quindi che queste formazioni non
sono composti. Si tratta di costruzioni che hanno subito un processo di cambiamento di
categoria da sintagma a sostantivo: sono cioè conversioni di sintagmi verbali (Olsen 1990:
145). A differenza dei composti tedeschi, non sono necessariamente strutture binarie: si
confrontino Waghals e Springinsfeld, dove il secondo esempio contiene anche la
preposizione ins (Olsen 2000: 905).
Parole come Waghals, Knickebein, Taugenichts, Habenichts sono formate da due
parti: la parte verbale a sinistra ha come complemento oggetto la parte nominale (o
pronominale, come nel caso di –nichts) a destra. La somiglianza con composti tedeschi
del tipo V+N, come Schreibware ‘Ware zum Schreiben’, è solo superficiale, perché un
Waghals non designa un *‘Hals zum Wagen’; sono piuttosto simili ai composti italiani
del tipo V+N come rompiscatole: un Waghals è ‘jemand, der seinen Hals wagt’, come
137
un rompiscatole è ‘qualcuno che rompe le scatole’. Denotano sempre una persona o una
cosa che ha le proprietà descritte dal sintagma verbale: il Taugenichts è un perdigiorno,
il Knickebein è un liquore forte come un torcibudella. Nonostante in italiano le formazioni
corrispondenti V+N vengano considerate composti esocentrici tipici, in tedesco queste
formazioni valgono come modelli frasali che si sono formati per via sintattica e
successivamente si sono lessicalizzati15, e quindi non appartengono propriamente alla
Wortbildung. Questo spiega anche l’assenza di una testa formale, dato che la Righthand
Head Rule si applica esclusivamente a formazioni morfologiche. Il genere è maschile se
la parola è riferita ad un essere animato (der Waghals) o neutro se è riferita ad una cosa
(das Knickebein), e il plurale è invariabile (ein, zwei Waghals). È il verbo a sinistra, se
mai, che presenta alcune caratteristiche di testa, infatti guida l’interpretazione
argomentale verbo-oggetto (Olsen 1990: 145).
Vi sono anche formazioni che non comprendono soltanto il verbo e il complemento
oggetto, ma anche altri elementi, e che per questo non hanno struttura binaria:
Springsinfeld contiene la preposizione ins, e Vergissmeinnicht è la conversione di un
intera frase con verbo all’imperativo; strutturalmente sono molto simili all’italiano
saltimbanco e nontiscordardimé, che nelle grammatiche italiane valgono come
conglomerati (Serianni 2006: 669 16, citando Dardano 1978: 144). Altri sostantivi
terminano con un aggettivo, ma vengono usati in senso metonimico per indicare una
persona che mostra le caratteristiche descritte dalla formazione: sono Nimmersatt,
Gernegroß, Dreikäsehoch; sono sempre Satzwörter esocentrici di antica formazione, ma
in questo caso sono conversioni sostantivali di sintagmi aggettivali (Olsen 1990: 144). In
tedesco dunque tutte queste formazioni potrebbero sembrare composti esocentrici privi
di testa formale; si tratta però di sostantivazione o conversione di strutture sintattiche.
5.2. Due casi particolari nella composizione nominale italiana
Nel capitolo 4 è stata presentata la composizione nominale italiana. Ricapitolando,
l’italiano non permette una formalizzazione sistematica della regola di composizione,
come è invece possibile fare per il tedesco. Si può dire che la maggior parte dei composti
15
La parola Störenfried testimonia il passaggio da sintagma a parola poiché contiene ancora un residuo di
articolo accusativo: Stör den Fried (Olsen 1990: 144).
16
„Spezzoni di frasi che hanno finito con l’essere trattate come un sola parola (sempre maschile e
invariabile)”; Serianni (2006: 669) cita l’esempio “il cessate-il-fuoco”.
138
italiani sono sostantivi, e che tra le forme più produttive contano i modelli N+N
(capostazione) e V+N (scolapasta); è stato detto che quest’ultimo modello forma
sostantivi esocentrici. In italiano la testa semantica e formale dei composti non è
identificabile in base alla posizione dei costituenti: la composizione romanza ha
normalmente testa a sinistra, tuttavia i composti che derivano dal sostrato latino
presentano la testa a destra della formazione, e così anche i composti neoclassici e gran
parte delle formazioni di influenza angloamericana. A differenza della composizione
tedesca, la composizione italiana forma di norma strutture binarie ma non ricorsive.
Nei prossimi paragrafi saranno presentati due aspetti particolari del comportamento
dei composti italiani, che di solito non vengono menzionati nelle grammatiche. La prima
particolarità riguarda le formazioni V+N: viene normalmente dato per scontato che questo
modello compositivo formi soltanto sostantivi, ma nella lingua corrente queste
formazioni si possono usare anche come aggettivi, come nell’esempio panorama
mozzafiato. Esistono anche altre parole composte che si formano con regole produttive
per sostantivi ma si riscontrano nell’uso come altre categorie lessicali: è il caso dei
modificatori composti come missili terra-aria e degli avverbi composti come in navigare
sottovento; queste formazioni verranno illustrate nel paragrafo successivo. Quindi si
prenderanno in esame alcuni composti larghi della lingua italiana che presentano struttura
ricorsiva: nonostante si ritenga che la ricorsività non sia una proprietà dei composti
italiani, esiste anche un modello compositivo che è ricorsivo in principio, come
nell’esempio segreteria direzione ufficio acquisti.
5.2.1. Composti aggettivali V+N: panorama mozzafiato
Si fa riferimento in questo paragrafo principalmente a Ricca (2005). Nelle
grammatiche italiane si è finora parlato del modello V+N in questi termini: è un modello
molto produttivo che forma strutture esocentriche nominali (Scalise Bisetto 2008: 13317).
Si dà quindi per scontato che V+N sia un sempre un nome, come nelle parole
lanciafiamme, lucidalabbra, spazzacamino; tuttavia osservando alcune formazioni questo
assunto si rivela problematico. Esistono due ipotesi, cioè quella nominale e quella
aggettivale. Ricca (2005: 465) porta come esempio nave portacontainer: secondo
17
Così tutte le grammatiche consultate: Serianni (2006: 664), Dardano (1978: 148s), Schwarze (1995:
612s), Renzi et al. (1995: 506), Grossmann Rainer (2004: 45s), Iacobini (2011: 252).
139
l’ipotesi nominale la formazione V+N portacontainer è già presente nel lessico come
sostantivo, quindi l’intera formazione nave portacontainer viene considerata un
composto largo N+N, non diverso da nave cisterna. Poiché però in italiano la distinzione
tra sintagmi e composti non è sempre netta, un’espressione come nave portacontainer
potrebbe essere anche considerata un sintagma, in cui al nome nave viene riferita
l’apposizione portacontainer; dal punto di vista sintattico, portacontainer svolge così il
ruolo di aggettivo riferito a nave (Ricca 2005: 466s). Questo sembra riportare alle
classificazioni grammaticali dell’antichità, dove i nomi erano divisi in due categorie:
nomi sostantivi, che indicano sostanze ed entità, e nomi aggettivi, che si aggiungono ad
altri nomi per determinarne le caratteristiche (Serianni 2006: 191). La parola
portacontainer sarebbe in quest’ottica proprio un nome aggettivo.
Accettare che formazioni V+N possano essere impiegate in uso aggettivale riferite
ad altri nomi vuol dire spiegare il fenomeno per mezzo di due regole: in un primo
passaggio è in atto il procedimento della composizione, che forma il nome V+N
portacontainer, e in un secondo passaggio il nome V+N subisce un processo di
conversione categoriale e diventa un aggettivo. Secondo Ricca (2005: 467s) sarebbe più
corretto andare oltre e ipotizzare che alcune queste parole vengano formate proprio come
aggettivi; l’ipotesi aggettivale trova riscontro nel lessico giornalistico 18, che è ricco di
formazioni composte coniate ad hoc per un uso esclusivamente aggettivale. Si guardi
l’esempio battuta strappa-applausi: non esiste un sostantivo *lo strappa-applausi, e così
si dimostra che il composto è stato formato direttamente come aggettivo. Il fatto che tali
espressioni poi non entrino nel lessico indica che sono modelli produttivi per formare
occasionalismi. L’ipotesi aggettivale permette anche di dare conto di casi di
interrompibilità sintattica come in macchina elettronica segnapunti.
Ricca individua diversi tipi di composti V+N aggettivali. Il primo comprende
formazioni con semantica di relazione, come in pinza forabiglietti, dove il composto
riduce l’estensione semantica del nome a cui si riferisce; unendo questa considerazione a
quanto detto nel capitolo 4 sui composti N+A come nave spaziale (punto 4.6.2.), una
formazione come pinza forabiglietti è un composto determinativo, poiché il costituente
in uso aggettivale forabiglietti determina la testa pinza. In questa prospettiva, la
formazione nave portacontainer non è diversa strutturalmente dal composto N+A nave
18
Ricca usa un corpus di tre annate complete di articoli de La Stampa (1995 al 1998).
140
spaziale. Esistono poi composti N+V con semantica qualificativa: questi funzionano
proprio come aggettivi qualificativi, tanto da essere restii ad essere classificati come
nomi; si guardi ad esempio il sintagma un panorama mozzafiato: non esiste uno stadio in
cui *il mozzafiato è un nome, quindi la formazione è nata proprio come aggettivo. Queste
forme rispondono positivamente a tutti i test per individuare aggettivi qualificativi:
possono essere usati predicativamente (il panorama era mozzafiato), sono graduabili (il
gesto era un po’ portasfiga), e sono separabili dalla testa (litanie elettroniche
spaccatimpani)19. Il modello ha portato anche alla formazione di serie di parole, per
esempio è molto fortunato il modello salva+N: decreto salva-Rai, salva-banche, salvarisparmio, manovra salva-Italia, legge salva-casa20 (Ricca 2005: 481). Ricca conclude
quindi che la regola V+N non forma esclusivamente sostantivi, ma anche aggettivi (2005:
484).
5.2.1.1. Altre formazioni dalla categoria lessicale incerta: missili terra-aria
I composti V+N in uso aggettivale non rappresentano l’unico caso italiano in cui una
regola di composizione produttiva per sostantivi forma parole di altre categorie lessicali:
un altro esempio può essere il modello N+N, che dovrebbe formare composti nominali
determinativi oppure copulativi, ma può comporre anche forme che si comportano come
modificatori di nomi, come in rapporto madre-figlio, trattative governo-sindacati, missili
terra-aria; tali forme non esistono da sole (*il/la terra-aria), quindi non sono
propriamente dei sostantivi; Grossmann e Rainer (2005: 39) li descrivono tra i composti
copulativi, come modificatori dalla categoria lessicale incerta. Sono equivalenti alle
formazioni tedesche come Luft-Boden-Rakete, dove il primo costituente Luft-Bodenpresenta le stesse caratteristiche 21.
Un altro caso in cui la categoria lessicale del composto italiano non sembra essere
prevedibile in base alle categorie dei costituenti riguarda il modello Prep+N: si è visto nel
punto 4.6.5 come Prep+N formi sostantivi del tipo sottopentola. Tuttavia esistono
formazioni di questo tipo che valgono come avverbi, ad esempio nelle frasi la marmellata
L’unico test a cui non si prestano è quello di posporre la testa: *quella mozzafiato scollatura. La
formazione strappalacrime rappresenta un’eccezione, infatti è documentata anche anteposta: la nuova
strappalacrime versione di Candle in the Wind (Ricca 2005: 475).
20
Il modello salva+N é diventato produttivo nel 1993, con il decreto salva-Rai (Ricca 2005: 481). Gli altri
esempi provengono dalla ricerca Google (consultata il 22.05.17).
21
Donalies (2007: 53) le annovera tra i composti con primo costituente sintagmatico.
19
141
è andata sottovuoto, Luisa mangia sempre fuoripasto; per molte forme Prep+N l’uso
nominale è proprio escluso ed è attestato solo l’uso avverbiale, come in controvoglia per
cui non esiste *il controvoglia come sostantivo. Spesso queste formazioni hanno sia uso
aggettivale che avverbiale, come in versante sottovento e navigare sottovento. La
composizione avverbiale è estremamente poco produttiva, e secondo Grossmann e Rainer
non si registrano nuove formazioni di questo modello negli ultimi secoli; tali formazioni
valgono come composti dalla categoria lessicale problematica che sfuggono alle
classificazioni proposte dalle grammatiche.
5.2.3. Eccezioni alla non-ricorsività: segreteria direzione ufficio acquisti
Si è detto che l’italiano, a differenza del tedesco, non forma composti con struttura
ricorsiva. A fronte di questa regolarità è possibile riscontrare due eccezioni: nel primo
caso si tratta di formazioni marginali come rovina-lavastoviglie, nel secondo caso di
formazioni complesse e diffuse come direzione ufficio acquisti. Nel caso di formazioni
come rovina-lavastoviglie, porta-stuzzicadenti, lava-parabrezza il secondo membro è
sufficientemente lessicalizzato da non venire più percepito come un composto N+V, ma
piuttosto come una parola semplice; di conseguenza può diventare a sua volta costituente
di nuove formazioni V+N, che risultano in un altro sostantivo composto (Schwarze 1995:
605). La ricorsività può quindi essere così rappresentata: [V+[V+N] N]N. I composti
esocentrici formati da un verbo e un sostantivo sono gli unici a permettere la ricorsività,
ma si tratta comunque di pochi casi eccezionali.
Composti come segreteria direzione ufficio acquisti invece hanno tutt’altra natura.
Si tratta del modello N+N con testa a sinistra, che forma parole binarie come sollevamento
pesi, obbiettivo competitività, fondo pensioni: sono come sintagmi condensati, in cui la
relazione di significato tra i costituenti è affidata alla posizione reciproca dei costituenti
e alle valenze argomentali del nome-testa; la flessione interessa soltanto il primo
costituente, mentre il secondo è solitamente immodificabile e al plurale. Si tratta
dell’accostamento asindetico di due nomi in un rapporto di determinazione, e il fatto che
siano composti larghi, cioè composti in cui vengono mantenuti i confini di parola, rende
le formazioni trasparenti e molto produttive (Terreni 2005: 527). Grossmann e Rainer
(2004: 41) le chiamano ‘etichette’, poiché si trovano soprattutto in insegne, intestazioni e
documenti burocratici (segreteria studenti), ma anche nella stampa (commissario UE,
142
mito Ferrari) e nelle riviste femminili (‘borsina-gioiello in seta ricamata con chiusurascarabeo’, fondotinta-trattamento) (Terreni 2005: 537). Queste formazioni hanno in
comune con la composizione tedesca il rapporto determinativo dei costituenti, la tendenza
alla Reihenbildung – infatti il primo costituente può formare serie di parole come ufficio
acquisti, ufficio vendite, ufficio Erasmus – e la ricorsività. Si formano infatti stringhe di
parole anche piuttosto complesse, come segreteria direzione ufficio acquisti, raccolta
generi alimentari, divieto scarico materiali, domanda riconoscimento crediti,
graduatorie accordi bilaterali studenti, archivio bandi scaduti22. È chiaro che queste
formazioni non sono lessicalizzate, ma sono composti a tutti gli effetti che si sono formati
per mezzo di procedimenti morfologici che con la sintassi non hanno nulla a che fare.
Secondo Terreni (2005: 527) queste forme ricorsive si collocano nelle tendenze alla
semplificazione e all’economia linguistica rilevate già da De Mauro (197223): l’italiano
contemporaneo tende alla nominalizzazione, e il sintagma nominale viene condensato e
privato di nessi logici quali le preposizioni, affidando il legame semantico alla relazione
R tra i costituenti e dando più rilievo al contesto.
22
23
Gli ultimi tre esempi vengono dal sito dell’Università di Padova.
De Mauro, Tullio (1972), Storia linguistica dell’Italia unita, Bari, Laterza (1° ed. 1963).
143
Capitolo 6. Aspetti didattici della composizione nominale in tedesco
Nei capitoli precedenti sono state illustrate le regolarità caratteristiche della
composizione nominale tedesca e italiana, e sono stati presentati alcuni casi particolari
che si discostano dalle regolarità della composizione tipica. In questo capitolo verrà
analizzato il modo in cui quattro libri di testo (Wie bitte?, Wer weiß?, ABC Deutsch e
Direkt) propongono il tema della composizione nominale. Si tratta di libri pensati per la
scuola secondaria di secondo grado (istituti professionali, tecnici e licei), dove
l’apprendimento della lingua tedesca comincia dallo stadio di principianti assoluti per
arrivare al massimo al livello B21 del quadro comune europeo di riferimento. Nei libri in
esame si osserverà principalmente come e quando viene trattato l’argomento, quanti e
quali esercizi vengono proposti a riguardo, e quando compaiono le prime parole
composte. In base a quanto osservato e a quanto detto in precedenza sulla composizione
nelle due lingue2, verranno formulate delle considerazioni in merito all’insegnamento dei
meccanismi della composizione a scuola.
6.1. Analisi dei libri di testo
6.1.1. Wie Bitte?
Catani, Cesarina et al. (2006), Wie Bitte? Neue Ausgabe. Ein Lehrwerk für deutsche Sprache und Kultur.
(I edizione 2002), Bologna, Zanichelli.
L’opera si divide in tre volumi mirati a raggiungere i livelli A1, A2 e B1 del quadro
comune europeo di riferimento (QCER), e si rivolge esplicitamente a ragazzi della scuola
italiana che cominciano lo studio del tedesco. Il testo è diviso in Kursbuch, incentrato
1
Secondo le indicazioni previste dal Miur, nei licei si dovrebbe arrivare ad un livello di lingua pari a B2
(prima lingua straniera) o B1 (seconda lingua straniera) del QCER, mentre negli istituti tecnici e
professionali si dovrebbero acquisire competenze linguistiche specifiche nell’ambito settoriale in oggetto
(http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/licei2010///indicazioni_nuovo_impaginato/Liceo%20linguistico.
pdf, http://archivio.pubblica.istruzione.it/riforma_superiori/nuovesuperiori/doc/All_A_Professionali_04_
02_2010.pdf, url consultati il 29.05.17).
2
Il confronto tra le lingue serve a capire i meccanismi che regolano la lingua straniera, non la propria: gli
studenti italiani sanno gestire i composti italiani, e inoltre – come si è visto – cercare di sistematizzare la
composizione italiana porta a più confusione che altro. Un altro motivo per essere cauti nel confronto
linguistico è che non si può presupporre una classe omogenea di madrelingua italiana, per non pregiudicare
chi ha un altro background linguistico. Confrontare le due lingue può essere però molto utile a posteriori,
per spiegare gli errori degli studenti (Brdar Szabò 2010: 523).
145
nell’acquisizione di vocaboli e strutture comunicative, e Arbeitsbuch con spiegazioni
grammaticali ed esercizi mirati.
La composizione nominale viene trattata nell’ottava unità (modulo D, segmento 2).
La spiegazione grammaticale (pag. AB 103) si articola così: è presente una breve
definizione, “le parole composte in tedesco sono parole che nascono dall’unione di una o
più parole”3, cui segue una presentazione dei modelli composizionali più frequenti senza
esempi (N+N, A+N, V+N, Prep+N). Di questi, il libro si occupa soltanto del modello
N+N. Dopo alcuni esempi, come der Advent + der Kranz, der Adverntskranz, vengono
introdotte le nozioni morfologiche e semantiche: “La parola principale, quella cioè che
esprime il concetto fondamentale, occupa l’ultimo posto, ed è anche quella che determina
il genere e che cambia al plurale”. Seguono altri due esempi di traduzione dall’italiano,
senza però far risaltare l’inverso ordine dei costituenti (Carta da lettere: Briefpapier). Si
noti come sin dal primo esempio Adventskranz sia presente il Fugenelement –s–, ma il
libro non fornisca alcuna spiegazione a riguardo. Questa è l’unica parte del libro in cui si
fa riferimento alla composizione.
Vengono proposti tre esercizi a riguardo: nel primo (Übung 5, pag. AB 107) il
determinante è già dato e bisogna inserire il determinato da una lista, completando
l’articolo. Così si scansa il problema dei Fugenelemente, che sono già inclusi nel primo
costituente. Nel secondo esercizio si tratta di scomporre il composto in costituenti e
tradurne il significato, seguendo l’esempio – Familienfest: Familie, ‘famiglia’; Fest,
‘festa’. I Fugenelemente dunque ci sono, ma vengono ignorati sin dall’esempio. Nel terzo
esercizio (Übung 15 pag. AB 110) si chiede di tradurre alcune espressioni italiane
mediante i composti tedeschi. Nonostante il libro si proponga di trattare solo i composti
N+N, l’esempio Schlafzimmer è in realtà una formazione V+N, e così anche la parola
Kleinstadt, due righe più sotto, è una forma A+N. Si tratta di parole che sono già state
imparate dagli studenti in altre unità, quindi non dovrebbero presentare difficoltà di
traduzione; si potrebbe allora sfruttare l’occasione per rendere gli studenti consapevoli di
altre due regolarità, cioè che nelle formazioni V+N il verbo perde di norma la desinenza
–en (schlaf(en) + Zimmer) e che in quelle A+N l’aggettivo rimane indeclinato. Il manuale
però non contempla questa opzione.
È apprezzabile che ci sia la definizione, ma bisogna dire che è un po’ confusa: sembra che possano esistere
composti formati da una sola parola.
3
146
Nel Kursbuch i sostantivi composti compaiono sin dalle prime pagine: nell’unità
introduttiva, tra le parole tedesche conosciute anche in Italia figurano Oktoberfest e
Kindergarten (pag. KB 2, 4). Nella seconda unità (Modul A, Segment 1) si trova una
parte dedicata all’aeroporto, in cui compaiono formazioni come Zentralbereich,
Treffpunkt, Mietwagen, Gepäckausgabe, Gepäckermittlung (pag. KB 17). Trattandosi di
un esercizio di comprensione in cui gli studenti devono collegare l’insegna dell’aeroporto
alla giusta situazione, sarebbe forse già il caso di insegnare delle basilari strategie di
codifica, come ad esempio individuare il costituente principale: un Mietwagen è un
Wagen. Si tratta oltretutto di parole piuttosto difficili, per essere soltanto la seconda unità;
sembra una sorta di ‘tuffo nell’acqua fredda’. Nel glossario finale infatti non sono
indicate.
6.1.2. Wer weiß?
Nardi, Antonella et al. (2005), Wer Weiß? Ein Lehrwerk für Deutsch, I edizione 2001, Torino, Petrini
editore.
Wer Weiß? è un libro di testo che tiene conto delle indicazioni del QCER,
accompagnando gli studenti dal livello di principianti assoluti al B1. Anche questo testo
è diviso in Lehrbuch e Arbeitsbuch.
La spiegazione sui sostantivi composti compare nella decima unità (modulo 5, unità
A), a pag. 150 del Lehrbuch, ed è divisa in due parti: nella prima parte si chiede di ricavare
la regola dagli esempi, mentre nella seconda parte si trova la spiegazione grammaticale
vera e propria. Gli esempi della parte induttiva si rifanno al contesto presentato nell’unità,
“Im Sportgeschäft”. Innanzitutto viene chiesto agli studenti di osservare formazioni come
der Taucher + die Brille; die Taucherbrille. A fianco degli esempi si trova la parola
Tischtennisschläger, divisa in costituenti e con delle frecce da destra a sinistra che
suggeriscono come interpretare il composto. Gli studenti devono intanto indicare come si
può determinare l’articolo dei sostantivi composti; poi si chiede loro di tradurre in italiano
Volley/ball/netz, e di indicare com’è l’ordine dei costituenti rispetto al tedesco. Il fatto
che Tischtennisschläger e Volleyballnetz siano strutture di tre costituenti introduce anche
la ricorsività dei composti tedeschi. Alla riflessione sugli esempi segue la spiegazione
grammaticale. Vengono presentati i modelli N+N, A+N, V+N, Prep+N con degli esempi
divisi in costituenti. Per V+N si esemplifica anche l’elisione della desinenza verbale –en
(Kaufhaus: kauf(en) + Haus). Viene poi detto che “il significato della parola composta
147
dipende dall’ultimo vocabolo, mentre quello o quelli precedenti hanno la funzione di dare
ulteriori determinazioni di significato”; alcuni esempi con frecce (Rotwein – vino rosso)
esplicitano l’ordine inverso rispetto alla corrispondente traduzione italiana. Si precisa poi
che l’articolo è dato dall’ultima parola e si consiglia di cercare il significato dei singoli
costituenti sul vocabolario, perché le parole composte tedesche non sempre compaiono
come singole entrate.
Dal punto di vista della spiegazione grammaticale questo libro è il più completo dei
quattro analizzati; inoltre nel Lehrbuch l’interpretazione dei composti viene usata per
esercitare la domanda Was für ein…, con dialoghi come Was ist das? Ein Schläger. Was
für einen Schlager? Ein Tennisschläger. In questo modo diventa chiaro quale dei due
costituenti indica il referente e quale lo determina. Nell’Arbeitsbuch i relativi esercizi
(pag. AB 90) riprendono quanto detto ed uniscono la Wortbildung alla memorizzazione
dei vocaboli o all’esercizio di abilità sintattiche (ancora la struttura Was für ein).
L’esercizio 10 è interessante perché propone di raccogliere tutte le parole imparate che
finiscono in –schuhe, –schläger e –ball, concentrando l’attenzione sul rapporto
paradigmatico tra i diversi determinanti possibili. Potrebbe essere l’occasione per
introdurre anche la “strukturelle Destabilisierung” (Fleischer Barz 2012: 128, punto 3.3.),
cioè la sostituzione con un trattino del costituente che viene ripetuto in più composti
(come in Damen- und Herrenschuhe).
Alcune parole composte sono presenti dalla prima unità, anche se in misura esigua
(Reisefan, Rockmusik, Fußball a pag. 8, Personalchef a pag. 15, Telefonnummer a pag.
24). Stupisce come nei materiali autentici presentati i composti siano molto più numerosi
e difficili: alla fine della prima unità (pag. 28) vengono mostrate alcune inserzioni di
giornali, e tra le formazioni presenti ci sono Zeitschrift, Briefwechsel, Barbiepuppen, ma
anche strutture ben più complesse come “Naturkost, -waren, -kosmetik, und SuperSammelbesteller-Konditionen”. Mettere gli studenti nella condizione di interpretare
correttamente queste strutture complesse già nella prima unità è un obiettivo troppo
ambizioso e forse controproducente; ma altrettanto negativo è sottoporle agli studenti
senza mai dar loro modo di comprendere perché sono formate così, lasciando tali
fenomeni non chiariti. Bisognerebbe tornare su queste formazioni della prima unità una
volta che gli studenti sono in grado di capirne la struttura, anche se ci vorrà del tempo. Il
148
numero dei composti aumenta nelle unità seguenti, finché non vengono affrontati
sistematicamente nell’unità detta, con la situazione “Im Sportgeschäft”.
6.1.3. ABC Deutsch
Montali, Gabriella et al. (2002) ABC Deutsch, ein modularer Sprachkurs für Jugendliche, Milano, Loescher
editore.
ABC Deutsch è un manuale per la scuola superiore che accompagna i ragazzi dal
livello A2 al livello B1 del quadro di riferimento europeo. È suddiviso in Lehrbuch per
imparare strutture comunicative e vocaboli e Arbeitsbuch con esercizi. Parte delle attività
proposte sono mirate a preparare gli studenti al Zertifikat Deutsch secondo le indicazioni
del Goethe Institut.
Secondo l’indice, nelle sezioni di grammatica non sono presenti riferimenti alla
composizione, e nemmeno alla Wortbildung in generale. Gli argomenti grammaticali
trattati riguardano per la maggior parte la sintassi, infatti ampio spazio è dedicato ad usare
correttamente articoli, preposizioni, avverbi, congiunzioni e connettori, mentre per
quanto riguarda la morfologia il libro insiste soprattutto sulla coniugazione dei verbi. La
posizione delle parole nella frase viene particolarmente approfondita: in ogni unità
almeno una piccola sezione è dedicata alla Wortstellung. Nella seconda unità (pag. 2324) si trova un bel riassunto sui generi del sostantivo, ripreso a pagina 15
dell’Arbeitsbuch; in entrambe le spiegazioni si sottolinea l’importanza di imparare i
sostantivi con l’articolo per assimilarne il genere. Qui ci si aspetterebbe di trovare un
indicazione seppur marginale sul genere dei sostantivi composti – in fondo, sapendo il
genere di un sostantivo si padroneggia anche il genere di tutte le formazioni di cui quel
sostantivo è testa, è un bell’incentivo a studiare i vocaboli con il loro articolo. Tuttavia
sui sostantivi composti non si fa parola.
Già a pagina 4, nella prima unità, compaiono parole come Telefonnummer,
Informatikkurs e Familienname. Se nelle prime due unità le formazioni composte sono
relativamente sporadiche, diventano un numero considerevole a partire dalla terza unità,
incentrata sul tema delle attività del tempo libero: già nelle prime due pagine dell’unità
(pag. 31 e 32) figurano Schlagzeug, Briefmarken, Sprachkurs, Schreibtisch,
Kleiderschrank,
Fremdsprache,
Meerschweinchen,
Giftschlange,
Computerspiel, Science-Fiction-Roman, Mannschaftssportart.
149
Haustier,
Gli esercizi presenti nel Lehrbuch così come quelli dell’Arbeitsbuch ripropongono
gli argomenti grammaticali svolti nelle unità, quindi com’è prevedibile non sono presenti
esercizi sulla composizione. Negli esercizi ricorrono – com’è ovvio – le stesse espressioni
che si trovano nei dialoghi del Lehrbuch e nel glossario dei vocaboli, quindi gli studenti
si trovano a ‘gestire’ anche parole composte oltre a parole semplici, sebbene non sia
presente alcuna spiegazione esplicita o induttiva sulle regolarità della composizione.
6.1.4. Direkt
Motta, Giorgio (2009), Direkt. Ein Lehrwerk für Deutsch als Fremdsprache (I edizione 2004), Torino,
Loescher.
Si tratta di un libro di testo indirizzato a studenti principianti della scuola secondaria
di secondo grado, conforme alle indicazioni del QCER. Il volume è diviso in Lehrbuch,
che è suddiviso in unità per l’acquisizione di vocaboli e funzioni comunicative e che
contiene delle spiegazioni grammaticali alla fine di ogni unità, e Arbeitsbuch con esercizi.
Nella nota dell’autore, rivolta agli utenti del libro, si può leggere che il tedesco è una
lingua grammaticalmente complessa, ma ha “il grosso vantaggio di essere una lingua
rigorosa, precisa, essenziale. […] [A]nche dal punto di vista lessicale il tedesco ha un
grosso vantaggio: le parole composte. Ciò ti permetterà, conoscendo 1000 parole, di avere
a disposizione un lessico effettivo molto più ampio”. Ci si aspetta dunque un manuale che
tenga in grande considerazione la Wortbildung.
La spiegazione sui sostantivi composti si trova nella quinta e nella sesta unità. A pag.
46, nella sezione di fine unità dedicata alla grammatica, la parte “le parole composte”
comincia con tre esempi tratti dai vocaboli imparati. La quinta unità riguarda la scuola,
quindi vengono scelte formazioni a tema come die Schule + die Tasche; die Schultasche,
‘borsa di scuola’; la stessa scomposizione e traduzione è applicata a Taschenrechner e
Pausenbrot. Segue la spiegazione: “In tedesco ci sono molte parole composte. Il genere
e quindi l’articolo è determinato dall’ultima parola. Nota la costruzione inversa rispetto
all’italiano”. Le parole citate vengono poi scomposte in costituenti e accompagnate alla
traduzione italiana; i colori dei costituenti e delle parole in italiano sottolineano l’ordine
inverso degli elementi. Nella sesta unità, dove si affronta il campo semantico del cibo, la
spiegazione è identica a quella detta sopra, ma gli esempi sono Schweinebraten,
Fischfilet, Käseplatte (pag. 55). Si noti che negli esempi ci sono Fugenelemente (anche
una Subtraktionsfuge in Schultasche), ma non viene data alcuna spiegazione, né viene
150
evidenziata la loro presenza: anche in questo libro i Fugenelmente passano ‘in sordina’.
A differenza degli altri libri consultati, dunque, qui la spiegazione grammaticale viene
ripresa, ma non c’è progressione, trattandosi della stessa definizione. Sarebbe più utile se
la seconda spiegazione contenesse informazioni in più, così da poter capire altri aspetti
del fenomeno.
Nell’Arbeitsbuch ci sono due esercizi a riguardo. A pagina 32 si chiede di formare
parole composte: nella prima colonna ci sono i tre articoli, nella seconda una lista di
determinanti e nella terza i determinati. È interessante notare come anche qui venga
evitato il problema dei Fugenelemente: i determinanti non sono parole, bensì primi
costituenti già pronti all’uso (Schul- per Schultasche, Taschen- per Taschenrechner,
Pausen- per Pausenbrot, anziché le parole Schule, Tasche, Pause). A pagina 46, per
l’unità 6, si ripresenta lo stesso esercizio, soltanto che le formazioni sono vocaboli del
campo semantico del cibo, come Kartoffelsalat, Apfelsaft, Schokopudding.
Le parole composte compaiono già nella prima unità: a pagina 6 si trovano
formazioni come Fremdsprache, Berufsschule, Arbeitsschance, Musikkurs, Musikschule,
Weihnachtsferien, Englischkurs, Lieblingsfach. Sono tutti sostantivi N+N. L’unità 4,
intitolata “Aus dem Versandkatalog” contiene molti sostantivi composti, come
Kühlschrank, Geschirrspüler, Bügeleisen. Le unità 5 e 6, intitolate “Schule, Schulsachen,
Schulfächer” e “Guten Appetit!” presentano composti nominali in gran quantità e si coglie
l’occasione per introdurre la spiegazione grammaticale. Non si può quindi dire che ciò
che l’autore premette nella nota iniziale venga esaudito – a meno che non si conti di far
imparare agli studenti gli automatismi della composizione ‘per osmosi’, cioè a furia di
sottoporre composti alla loro attenzione senza ulteriori spiegazioni; o a meno che non si
conti su un’insegnante che sappia spiegare più di quanto contenuto nel libro.
6.2. Le semplificazioni didattiche
Nei libri presi in considerazione, soltanto uno non contempla il fenomeno della
composizione nominale (ABC Deutsch), e negli altri si spiegano soltanto i ‘rudimenti’
della composizione. Si è visto che le parole composte compaiono già dalle primissime
unità, a volte prima ancora che si conosca il significato dei costituenti che le compongono,
poiché non sono ancora stati incontrati in autonomia: è così per esempio per Berufsschule
e Kursteilnehmer a pagina 6 di Direkt. Questo significa che sin dall’inizio è probabile
151
l’incontro con questa modalità della Wortbildung. Immagino che nelle primissime lezioni
agli studenti si possa dire solo il significato complessivo e casomai la scomposizione in
costituenti delle formazioni incontrate, senza grandi spiegazioni sul comportamento
grammaticale dei composti. Si può comunque già richiamare l’attenzione sul fenomeno.
Nei tre libri che considerano la composizione, la spiegazione grammaticale esplicita
compare una sola volta, ad eccezione di Direkt – dove si riprende la definizione, ma non
c’è progressione in ciò che viene insegnato, come notato sopra, dato che la spiegazione è
letteralmente identica. Il libro più esauriente dei tre è Wer weiß?, dove si accompagna la
scoperta della regolarità in modo induttivo alla chiarificazione esplicita della regola di
composizione, anche con suggerimenti per interpretare le parole composte usando il
vocabolario. Nella tabella seguente si riassumono le nozioni che vengono spiegate nei
libri di testo considerati.
Tabella 1 – Riassunto degli aspetti trattati nei libri di testo analizzati
Parola principale a
destra
ABC
Wie bitte?
Wer weiß?
Sì
Sì
No
No
Sì
No
Sì
Sì
Sì
No
Sì
Sì
No
No
No
Sì, con esempi
No
No
No
No
No
No
Deutsch
Direkt
Non
esplicitamente
Osservazioni
contrastive
sull’ordine degli
elementi
Genere del
composto
Plurale del
composto
Diversi modelli
Vengono citati ma
(N+N, V+N, A+N…)
non esemplificati
In modo implicito
Ricorsività
No
(Tisch|tennis|schläger)
Indicazioni per l’uso
del vocabolario
No
Sì
152
Nella prima colonna della tabella si leggono in modo schematico tutte le nozioni
grammaticali trovate nei quattro libri analizzati. Non tutti i libri comprendono tutte le
informazioni considerate, ma si può dire che questa lista contenga idealmente quanto i
manuali ritengono di poter insegnare a scuola riguardo i meccanismi della composizione,
cioè quanto rimane dopo le semplificazioni didattiche.
-
Dal punto di vista morfologico si insegna che i sostantivi composti sono formati
da due parole, che l’articolo del composto dipende dalla parola di destra, e al
limite che il costituente di destra può essere – oltre a un sostantivo – anche un
verbo, un aggettivo o una preposizione; se sono presenti degli esempi, allora si
potrebbe risalire induttivamente alle rispettive regole di composizione (come in
kauf(en)+Haus), ma queste non vengono spiegate esplicitamente.
-
Dal punto di vista sintattico, si spiega che la seconda parola porta le marche del
plurale.
-
Dal punto di vista semantico si dice che l’ultima parola è quella che porta il
significato del composto, mentre la parola o le parole precedenti ne precisano il
significato. Nel migliore dei casi si suggerisce di non cercare il composto per
intero nel vocabolario, ma di ricorrere al significato delle singole parole che lo
compongono.
-
La ricorsività non viene spiegata esplicitamente, ma solo esemplificata se sono
presenti tra
gli
esempi
composti con più
di due
membri
(come
Tischtennisschläger).
-
La parte contrastiva tra italiano e tedesco riguarda al limite l’ordine degli elementi,
in cui si fa sempre riferimento alla relativa traduzione italiana, che negli esempi è
sempre un sintagma (Schweinebraten, ‘arrosto di maiale’).
È chiaro che non si può sottoporre agli alunni quanto detto nel capitolo 3 di questo
lavoro; si vuole solo notare quali sono le semplificazioni che la didattica comporta, e
considerare se non sia il caso di osare un po’ di più nell’insegnamento della composizione
nominale. Nei prossimi paragrafi verranno formulate alcune ipotesi.
6.3. Ortografia: univerbazione grafica
In nessuno dei libri di testo in analisi si fa riferimento all’univerbazione grafica dei
composti tedeschi. Per studenti di madrelingua italiana questo non è affatto scontato: si è
153
visto al punto 4.4. come le parole composte in italiano non si comportino in modo unitario
(possono essere scritte unite, staccate o collegate da un trattino); inoltre, a mio avviso,
anche lo studio della lingua inglese può causare interferenze: i composti inglesi infatti
sono simili a quelli tedeschi perché hanno la testa a destra, ma possono essere scritti anche
staccati o uniti da trattino (rainforest, rain-forest, rain forest). Gärtner (2012: 504) indica
tra gli errori frequenti degli studenti di tedesco come lingua straniera proprio il fatto di
scrivere i costituenti separati da spazio. È meglio quindi mettere in chiaro da subito che i
composti tedeschi si scrivono uniti, cioè si comportano graficamente come parole
semplici; al contrario, se gli elementi sono separati da spazio non si tratta di composti ma
di sintagmi, cioè di gruppi di parole. Si possono fare degli esempi e confrontarli con
l’italiano, come ad esempio Blitzkrieg e guerra lampo, Bettsofa e divano-letto, Infobüro
e ufficio informazioni. Una volta che questo è dato per assodato, il livello successivo
potrebbe essere spiegare che le abbreviazioni e le lettere vengono separate da trattino; la
parola U-Bahn si incontra già nel livello A1 e può essere ripresa per introdurre anche
questa regolarità.
6.4. Fonologia: l’accento sul primo costituente
Un altro aspetto che nei libri in analisi non viene considerato è l’andamento
prosodico dei composti. Si è visto che i composti tedeschi seguono un modello prosodico
tipico (capitolo 3.4, Fremdsprache), e che la prosodia delle parole composte italiane
segue il modello opposto (capitolo 4.3, capostazione). La fonologia è uno dei pochi ambiti
della lingua in cui il transfer può essere guidato in modo sistematico (Storch 1999: 46):
significa che l’andamento prosodico della madrelingua causa interferenze prevedibili
sull’intonazione nella lingua straniera, e quindi si può insegnare ad evitarle. Far ascoltare
delle parole composte e chiedere agli studenti di segnare l’accento nel costituente giusto
è un modo per far scoprire loro le regolarità della prosodia tedesca. Si è visto al punto
3.4. che la ramificazione (se l’unità composita è a destra o a sinistra della formazione) e
il grado di lessicalizzazione dei costituenti possono influire sull’accento delle parole
composte, e che quindi è più corretto parlare di tendenze più che di regolarità fonologiche.
La tendenza dei composti a portare l’accento sul primo costituente è in linea con le
tendenze prosodiche generali del tedesco: nei verbi separabili l’accento cade sulla
particella separabile, e in generale nelle parole autoctone tedesche l’accento cade sulla
154
prima sillaba. Inoltre l’accento sul primo elemento della formazione è in netta
controtendenza rispetto all’italiano, dove l’accento cade di norma sul secondo costituente
(come detto al punto 4.3.). Ne consegue che insegnare a pronunciare correttamente i
composti, a partire da quelli non ramificati che non presentano deviazioni dal modello
prosodico tipico, è un modo per trasmettere ai ragazzi l’intonazione tipica della lingua
che studiano. A mio avviso, si tende a sottovalutare la difficoltà di imparare la fonologia
di un’altra lingua: all’inizio ci si sente sempre un po’ goffi a pronunciare suoni che non
sono i propri, o a dire le frasi con intonazioni non consuete. Dato che il modello prosodico
italiano è molto diverso, si potrebbero fare alcuni esempi (pallavolo, pescecane,
pastasciutta) per rendere gli studenti consapevoli della differenza sostanziale rispetto a
ciò a cui si è abituati se si è di madrelingua italiana, e aiutarli ad entrare in famigliarità
con un sistema di intonazione radicalmente diverso.
6.5. Morfologia: il genere, i Fugenelemente, i diversi modelli
Nei libri di testo in cui è stata trovata una spiegazione sulla composizione è sempre
presente questo dato: i composti sono formati da due parole e l’articolo del composto
dipende dall’ultima parola della formazione. È senz’altro un buon punto di partenza, ma
si tratta proprio del minimo indispensabile e a mio avviso si potrebbero approfondire ed
esercitare anche altri aspetti riguardo la morfologia dei composti. I ragazzi entrano in
contatto con le parole composte già nelle prime lezioni, quindi le occasioni non mancano
per parlare della divisione in costituenti e della parola che decide l’articolo, anche senza
aspettare l’unità in cui si affronta (se si affronta) il tema della composizione – si pensi
anche solo a parole come Handynummer e Familienname, che fanno parte dei vocaboli
che si imparano nelle prime lezioni, quando ci si presenta. Questo dovrebbe essere anche
un incentivo ad imparare i vocaboli nuovi assieme al genere, visto che tra italiano e
tedesco la distribuzione del genere dei sostantivi è piuttosto aleatoria. Se si conosce il
genere di una parola, allora si conosce anche il genere di tutte le parole in cui la parola
compare come costituente di destra4.
4
Non ha senso a mio parere spiegare quanto confusa sia la determinazione del genere nella composizione
italiana, soprattutto nei composti esocentrici (il rompiscatole, la giravolta, il fine-settimana…); in questo
caso penso che l’analisi contrastiva crei solo problemi, dato che in tedesco la regola è chiarissima: il genere
della testa formale determina sempre quello del composto, senza eccezioni.
155
Nessuno dei libri di testo in analisi affronta il tema dei Fugenelemente. Eppure se si
sceglie come esempio die Tasche + der Rechner, der Taschenrechner è evidente che nel
composto è presente qualcosa in più oltre alle due parole. Cosa dovrebbe essere la -n- di
Taschenrechner, un plurale? Gli studenti non possono darsi una spiegazione
(probabilmente neanche l’insegnante, viste le discussioni grammaticali che ruotano
attorno al tema, punto 3.2.1.), ma i Fugenelemente ci sono e non possono essere ignorati
in una spiegazione quantomeno onesta del fenomeno, anche perché nei composti italiani
non esistono, quindi si tratta di qualcosa di totalmente nuovo. Ciò che si può dire a
riguardo può essere questo: intanto, si può far notare agli studenti che a volte nel confine
tra i costituenti si inserisce un elemento, che può essere –(e)s–, –e–, –e(n)–, –ens–, –er–;
questi elementi sono in più, fanno parte del composto oltre alle parole: dal punto di vista
pratico questo può agevolare di molto la segmentazione in costituenti, e può evitare che
davanti al composto Königsmantel si cerchino sul vocabolario *Königs o *Smantel.
Un’altra cosa che si può insegnare è che il Fugenelement ‘appartiene’ alla prima parola
del composto. Questo perché, anche se la distribuzione dei Fugenelemente non è
sistematizzabile in regole chiare, ci sono delle tendenze che possono essere imparate,
come la presenza della Fugen-s dopo i costituenti che terminano in –heit/–keit/–igkeit, –
ion, –ität, –schaft, –ung, –ling, –tum, –um e –sal5. Di questi, i suffissi –heit/–keit/–igkeit,
–ion, –ität, –schaft, e –ung vengono in genere insegnati agli studenti come indicatori del
genere femminile dei sostantivi: una volta assimilato questo, si può tornare sui sostantivi
composti e precisare che i nomi che terminano in questi suffissi richiedono la Fugen-s
nelle formazioni composte, affinché si evitino errori di scrittura nella fase riproduttiva6.
Chiaramente c’è un tempo per ogni cosa, e l’uso della Fugen-s- dopo i suffissi detti è un
passaggio da affrontare ad un livello più progredito, ma per questo sarebbe opportuno
precisare che il Fugenelement appartiene al primo costituente. Inoltre, così si possono
evitare errori anche quando si va a capo (Liebes-brief e non *Liebe-sbrief) e quando si
5
Anche in questo caso non si può parlare di regole ma di tendenze: tra le eccezioni figurano ad esempio
Stellungnahme e Arbeitgeber, forme che non presentano la Fugen-s- nonostante il suffisso del primo
elemento.
6
Secondo Gärtner (2012: 501) l’apprendimento delle competenze che riguardano la Wortbildung tedesca
comprende quattro fasi: ricettiva (interpretare forma e significato dei composti), riproduttiva (usarli
correttamente), produttiva (formare parole in base ai modelli conosciuti) e creativa (formare occasionalismi
e composti ad hoc). La competenza produttiva e quella creativa sono le più difficili sia da insegnare che da
acquisire, infatti secondo Gärtner si può cominciare ad affrontare queste fasi solo a partire dal livello C del
quadro europeo di riferimento.
156
usa il trattino per evitare la ripetizione di costituenti (Nachahmungs- und
Improvvisationstalent e non *Nachahmung- und Improvvisationstalent). Anche la
Subtraktionsfuge va considerata nella spiegazione, soprattutto se tra gli esempi in analisi
si trovano parole come Schultasche.
Un’altra informazione che viene data ma non approfondita (e in Direkt non viene
nemmeno menzionata) è l’esistenza dei diversi modelli compositivi, cioè il fatto che nei
nomi composti tedeschi il primo costituente può appartenere anche ad altre categorie
lessicali. I composti del tedesco per eccellenza seguono il modello N+N, sono i più
numerosi nella lingua e sono quelli dalle possibilità semantiche più illimitate e che
meritano più attenzione; tuttavia, composti di altri modelli non tardano a comparire nei
libri di testo (si è visto con Schlafzimmer e Kleinstadt (in Wie Bitte, pag. AB 110). Dopo
aver affrontato i composti formati da due sostantivi, a mio avviso è possibile spiegare
almeno gli altri due modelli più diffusi, ovvero V+N e A+N. In questo ambito sapere due
accorgimenti può risparmiare errori facili: nelle forme V+N la desinenza verbale –en va
tolta (infatti è Wohnzimmer è non *Wohnenzimmer), e nel modello A+N l’aggettivo non
va declinato (Altstadt e non *Altestadt). Per spiegare le relative possibilità semantiche si
può far riferimento a Donalies (2005), che confronta diversi nomi di animali: N+N può
significare qualsiasi cosa in cui il secondo sostantivo ha qualcosa a che fare con il primo
(Alpenbär, Spaghettiaal, Panzernashorn), il modello V+N esprime sempre un’attività
caratteristica del nome-testa (Pfeifhase, Lachmowe), mentre il modello A+N ne esprime
una caratteristica tipica (Braunbär). Questi sono i modelli più diffusi; si può anche
accennare all’esistenza di composti con qualsiasi altra unità, affinché gli studenti siano
poi pronti a riconoscerli e ad analizzarli con lo stesso metodo con cui si analizza qualsiasi
altro composto, se se ne presenta l’occasione.
6.6. Sintassi: il plurale e la non-modificabilità del determinante
Nei manuali analizzati le uniche informazioni legate al comportamento dei composti
in relazione alle operazioni sintattiche riguardano la formazione del plurale, se sono
presenti. Soltanto in Wie bitte? si dice che la parola principale è quella che determina il
genere del composto e che “cambia al plurale” (pag. AB 103). Si tratta del risvolto pratico
più immediato dell’impermeabilità del determinante alle operazioni sintattiche, e va
spiegata in modo che si eviti l’errore eine Apfeltorte, zwei *Äpfeltorten. È inoltre
157
interessante far notare che nonostante la torta in questione abbia probabilmente più di una
mela, la parola Apfel è al singolare7. Un altro aspetto pratico della non-raggiungibilità
sintattica del determinante che può essere affrontato, come già detto, riguarda il modello
A+N: se si parla dei sostantivi composti con determinante aggettivale, bisognerebbe
insistere sul fatto che l’aggettivo non va declinato per evitare formazioni come
*Kleinestadt o *Buntespapier. Secondo Gärtner (2012: 500) questo è un errore frequente
tra gli studenti di tedesco come lingua straniera, dovuto alla mancata distinzione tra
flessione e Wortbildung, e a mio avviso la lingua italiana contribuisce a creare
interferenze – si è visto nel confronto linguistico (al punto 4.7.3.) che in italiano i
composti con forme flesse sono comuni, in particolar modo nei composti N+A o A+N
(pastasciutta, vanagloria). Pertanto, come detto sopra (al punto 6.5.), se si spiega il
modello A+N agli studenti è il caso di precisare che gli aggettivi non vengono declinati,
come qualsiasi altro determinante.
Nella composizione tedesca, la struttura determinante-testa rispecchia i meccanismi
sintattici della lingua, come l’anteposizione dell’aggettivo rispetto al nome (ein schönes
Haus) e la posizione in fondo alla costruzione del costituente frasale semanticamente e
sintatticamente portante (sie kauft morgen vielleicht Brot, dass sie morgen vielleicht Brot
kauft). Per studenti di madrelingua italiana non è facile imparare l’ordine dei costituenti
tedesco, che si discosta così tanto dall’ordine dei costituenti in italiano; allora si possono
fare dei parallelismi tra la posizione dei costituenti nella composizione e le strutture
sintattiche con l’elemento più ‘pesante’ in fondo alla costruzione, e approfittarne per
rafforzare la dimestichezza con la posizione degli elementi nelle parole e nelle frasi del
tedesco.
6.7. Semantica: il rapporto di determinazione
Nei libri considerati viene detto che l’ultima parola è quella che conferisce al
composto il significato, e che le parole precedenti lo precisano meglio. In altre parole, si
7
Potrebbero sorgere delle questioni se si incontrano parole come Bücherkiste. È discusso se le desinenze e
l’Umlaut del plurale siano effettivamente Fugenelemente o marche flessive del plurale (si veda il punto
3.2.1.2.). A mio parere se si incontrano queste formazioni con plurale semanticamente motivato si può
interpretare il composto come plurale effettivo (è una cassetta di libri). Se questo genera dubbi e perplessità
sulla flessione del determinante è lecito ammettere che il fenomeno è discusso e nemmeno i linguisti sono
unanimi. In ultima analisi si arriva al risultato poco simpatico che ‘ci sono parole che vanno imparate così
come sono’; trovo che sia comunque meglio sbagliare con *Buchkiste piuttosto che con *Äpfeltorte.
158
è così spiegato il rapporto di determinazione tra i costituenti, forse l’aspetto più
importante e problematico della composizione nominale. Secondo Fandrych e Thurmair
(1994: 35s) lo scopo dell’insegnamento nell’ambito della composizione è quello di
permettere agli studenti di poter interpretare e utilizzare correttamente le nuove
formazioni sin dai primi stadi dello studio della lingua. Chi impara una lingua non ha
naturalmente a disposizione un lessico mentale ben strutturato, quindi è importante
disporre di buone strategie di codifica per poter affrontare le formazioni sconosciute;
trovo quindi che sia fondamentale insegnare una strategia, e soprattutto esercitarla nel
tempo. Nei composti determinativi vale che “AB è sempre un B, che ha qualcosa a che
fare con A” (Heringer 1984: 6s). Si è visto come in particolare nei composti N+N le
possibilità semantiche siano sempre molteplici: se si parte da questa massima, di certo
non si ha una ‘ricetta’ per interpretare l’esatto significato di ogni formazione, ma almeno
dovrebbe essere chiaro di cosa parla il composto (Apfeltorte: è una Torte) e quale dei due
elementi precisa l’altro (è una Torte che ha a che fare con Apfel). Per applicare questo
fondamento della composizione determinativa, tuttavia, è necessario essere in grado di
segmentare correttamente la formazione in costituenti, cercare A e B nel vocabolario –
escludendo eventuali Fugenelemente –, e procedere all’interpretazione nel giusto verso
(è B che ha qualcosa a che fare con A e non il contrario).
6.7.1. Ricostruire il significato
Si è detto sopra che l’univerbazione è l’indizio che i composti si comportano
graficamente come parole a tutti gli effetti; questo contribuisce ad indurre gli studenti a
cercare i composti sconosciuti nel dizionario come singole entrate. Anche questo è
riconducibile ad interferenze con la madrelingua: in italiano generalmente i composti
univerbati sono parte del vocabolario, sono considerati lemmi 8. Si considerino gli esempi
italiani del capitolo 4; soltanto le formazioni produttive idiosincratiche del tipo V+N, che
si scrivono univerbate o con trattino, possono anche non essere lessicalizzate, come nell’
esempio strappa-applausi al punto 5.2.1. In tedesco invece l’univerbazione grafica non è
indizio della lessicalizzazione di una parola: a meno che non si tratti di composti già
8
Infatti se dovessi cercare il significato di un composto italiano non univerbato cercherei le due parole sul
vocabolario, e ne interpreterei il significato in modo composizionale (ad esempio se non sapessi cosa
significa ‘fondo ammortamento’ cercherei sul vocabolario di quale accezione di ‘fondo’ può trattarsi e cosa
significa ‘ammortamento’, e saprei che è un ‘fondo’ che ha a che fare con l’’ammortamento’).
159
lessicalizzati, difficilmente li si troverà nel vocabolario; inoltre, è escluso che si possano
trovare le formazioni più recenti, quelle legate al contesto o gli occasionalismi. L’unico
libro di testo che precisa questo aspetto è Wer weiß, come si è visto sopra. Esercitare
l’interpretazione dei composti in classe può anche essere l’occasione per imparare a
lavorare bene con il vocabolario.
Una volta capito il significato dei componenti del composto bisogna ricostruirne il
significato a partire dall’ultima parola; come nei libri di testo considerati si traduce quindi
l’espressione in italiano per via sintagmatica, ovvero con una struttura sintattica che ha
testa necessariamente a sinistra (Schweinebraten: arrosto di maiale). È semplice sapere
che nei composti l’ultima parola porta il significato, ma applicarlo sistematicamente ogni
volta che si incontra una nuova formazione non è affatto automatico, perché richiede di
stravolgere i meccanismi della lingua italiana 9: i composti del tedesco corrispondono
spesso ad espressioni analitiche in italiano (come si è visto con gli esempi relativi alle
costruzioni con –papier nel punto 4.7.1), quindi a strutture con testa a sinistra. Dato che
anche in italiano ci sono composti con testa a destra (come autoradio, punto 4.6.1.1.), si
potrebbe parlare in classe della presenza di formazioni antiche che si comportano come i
composti tedeschi10: un esempio potrebbe essere Erdbeben, ‘terremoto’. I composti
neoclassici italiani a mio parere vengono percepiti come parole semplici, quasi come
composti demotivati: per spiegare che biologia è ‘lo studio della vita’ si fa infatti
riferimento all’etimo dei costituenti. Tuttavia, le formazioni neoclassiche più diffuse
(come appunto biologia, fisioterapia, biblioteca) potrebbero comunque costituire altri
validi esempi di formazioni italiane in cui il significato è da ricostruire a partire
dall’ultimo elemento, come in tedesco.
6.7.2. I composti copulativi
I libri di testo considerati non trattano i composti copulativi, forse anche perché
questi compaiono in misura molto minore rispetto ai composti determinativi. Senza una
distinzione tra le due tipologie di composizione, però, si rischia di applicare
9
Dico questo anche perché dopo otto mesi in Germania ho sentito la parola Panzerglas e ho immaginato
automaticamente un grande carro armato di vetro (*Panzer aus Glas), prima di ragionare un momento e di
capire che si intendeva ‘vetro antiproiettile’ (gepanzertes Glas). È irresistibile a volte non pensare nella
propria lingua.
10
Un accenno alla varietà e alla complessità del comportamento delle parole composte in italiano potrebbe
far risultare la regolarità dei composti tedeschi quasi confortante.
160
l’interpretazione determinativa anche alle formazioni meramente copulative, col rischio
di interpretare ad esempio Marxismus-Leninismus come *‘leninismo, che ha qualcosa a
che fare col marxismo’, o peggio Schleswig-Holstein come *‘Holstein, che ha a che fare
con Schleswig’. Nei capitoli precedenti sono state fatte principalmente due osservazioni
a riguardo. La prima: gran parte dei composti tradizionalmente visti come copulativi
possono essere interpretati senza difficoltà anche secondo il rapporto determinativo
(Hosenrock è infine una ‘gonna con caratteristiche di pantalone’, si veda il punto 3.7.1.3.);
la seconda: in questa e nelle altre caratteristiche semantiche e formali i composti
copulativi italiani sono del tutto simili a quelli tedeschi (al punto 4.6.1.3.). A mio avviso
si può sfruttare questa somiglianza tra le lingue e fare riferimento ai composti copulativi
italiani: Milchkaffee e Hosenrock si comportano proprio come caffelatte e gonnapantalone, si noti però l’ordine diverso tra i costituenti, e Schleswig-Holstein non è
*‘Holstein che ha a che fare con Schleswig’ come Emilia Romagna non è *‘Emilia che
ha a che fare con Romagna’, perché entrambi i costituenti sono sullo stesso piano dal
punto di vista del contributo semantico. Risulta quindi sensato introdurre la distinzione
tra determinazione e coordinazione, soprattutto con esempi in cui l’interpretazione
determinativa non è applicabile (Schleswig-Holstein ed Emiglia Romagna).
6.7.3. Come affrontare i Mammutkomposita
La lingua tedesca viene spesso associata a parole lunghissime dal significato oscuro,
e si è già detto come nel tedesco esista la tendenza a produrre composti sempre più
verbosi. Nei libri considerati l’unico riferimento (implicito) alla ricorsività è l’esempio
Tischtennisschläger in Wer weiß? (pag. 150), suddiviso in costituenti e accompagnato da
due frecce verso sinistra che ne agevolano l’interpretazione. L’esempio di Donalies
(2007: 36s) può essere di aiuto a capire il meccanismo: dal composto Apfeltorte si
aggiungono costituenti fino ad Apfeltortenrezeptbuchverlags-direktorentochter, e si può
notare come il denotato cambi – all’inizio è una Torte, poi è un Rezept, poi è un Buch e
così via –, e come le suddivisioni in costituenti siano sempre successive e binarie. Il fatto
che ai composti tedeschi corrispondano spesso espressioni analitiche in italiano, unito alla
non-predisposizione dell’italiano a non formare strutture ricorsive, contribuisce allo
scetticismo degli studenti davanti alle formazioni più elaborate del tedesco. Forse in
questo caso si può fare riferimento a quelle formazioni che sono ricorsive anche in italiano
161
come segreteria direzione ufficio acquisti (illustrati tra le eccezioni alla non ricorsività
delle formazioni italiane, al punto 5.2.3.), per far capire che la ricorsività non è una
prerogativa esclusiva del tedesco; la differenza è che i costituenti seguono l’ordine
opposto a quello italiano, e che in italiano le formazioni ricorsive sono molto più limitate
nell’uso rispetto al tedesco.
Dato un composto AB, più esso è ramificato a sinistra, cioè, maggiore il numero dei
determinanti, più la definizione di B è precisa: si confrontino gli esempi Brot,
Vollkornbrot, Roggenvollkornbrot. Anche nei composti nominali più lunghi si divide
prima il composto in costituenti, si individua il loro significato e si ricompone il
significato del composto procedendo da destra verso sinistra, ‘a gambero’ (Marx 1990:
15). “AB è B che ha a che fare con A” vale anche nei composti con determinanti di altre
categorie lessicali, quindi una formazione come Zwischen-den-Mahlzeiten-Imbiss
presenta sempre due costituenti (non tanti costituenti quante le parole che compaiono nel
composto!), e come nei composti più semplici il costituente testa ha a che fare con l’altro
costituente. Un Zwischen-den-Mahlzeiten-Imbiss è un Imbiss che ha a che fare con
zwischen den Mahlzeiten, ‘è uno spuntino, più precisamente uno spuntino che avviene tra
i pasti’. Esempi di questo genere dovrebbero soltanto servire a mostrare le possibilità
della composizione e a garantire che il metodo da seguire per gestire i composti è sempre
lo stesso, non importa la complessità della formazione. Il motto dovrebbe essere “don’t
panic!” 11: esiste un modo per domare anche le stringhe di costituenti più verbose, bisogna
solo avere un buon metodo e applicarlo ogni volta.
6.7.4. I composti demotivati e il significato figurato
Si è visto (punto 3.6.3.) che esistono formazioni non più motivate, dove il significato
non è più ricostruibile per via composizionale la formazione è opaca, proprio come nelle
parole semplici (ad esempio Augenblick e Junggeselle). In questi casi un’analisi dei
costituenti può servire a far riflettere gli studenti sull’evoluzione della lingua, ma deve
essere chiaro che il significato composizionale non è quello attuale della parola, e che se
si dice Augenblick si intende ‘momento’, non *‘sguardo che ha a che fare con occhio’ o
qualsiasi altra parafrasi composizionale.
11
Come recita la scritta rassicurante sulla copertina della Guida galattica per gli autostoppisti, il manuale
che permette di affrontare con metodo tutto ciò che si può incontrare viaggiando nella galassia (Adams,
Douglas (1979), The Hitchhiker's Guide to the Galaxy).
162
Una volta che il rapporto di determinazione tra i costituenti è chiaro e che gli studenti
sanno interpretare e usare correttamente i composti determinativi tipici, sarebbe
interessante osservare insieme alcune formazioni che sfruttano il linguaggio figurato
(come Hackenporsche, punto 3.6.4., o Jammerlappen, punto 3.7.2.1.), come ad esempio
Helikoptereltern, ‘genitori iperprotettivi’, Spaßbremse ‘persona che frena l’entusiasmo
altrui’, Teutonengrill ‘spiaggia frequentata da turisti tedeschi’ (OWID), oppure le
formazioni nate per analogia come Waschbrettbauch ‘addominali a tartaruga’ e
Waschbärbauch, ironicamente ‘addominali a orsetto lavatore’. Questi ed altri esempi
dovrebbero far riflettere sulla creatività della composizione nominale in tedesco e sulle
possibilità espressive della lingua, con esempi non canonici ma comunque utili a capire
il meccanismo. L’unico scopo è quello di sviluppare dimestichezza e una certa elasticità
mentale che permetta di interpretare anche gli occasionalismi. Chiaramente prima di
osservare espressioni idiomatiche, idiosincratiche o marcate bisogna saper maneggiare
con sicurezza i composti determinativi tipici.
L’elenco presentato di seguito riassume quanto detto nei paragrafi precedenti;
vengono riprese cioè le nozioni grammaticali che si potrebbero spiegare a scuola in
materia della composizione nominale tedesca, assieme alle informazioni già presenti nei
manuali scolastici analizzati.
Ortografia:
-
I composti in tedesco si scrivono uniti, mentre in italiano e in inglese le parole
composte si comportano in modo diverso: Blitzkrieg, guerra-lampo.
-
I composti che come primo elemento hanno una lettera o una parola si scrivono
col trattino: U-Bahn.
Fonologia:
-
L’accento nei composti tedeschi cade sulla prima parola. In italiano invece si
tende ad accentare la seconda parola: Muttersprache, madrelingua.
Morfologia:
-
L’articolo del composto è sempre quello della parola di destra: der Orangensaft.
-
Tra i costituenti compare talvolta un Fugenelement (–(e)s–, –e–, –e(n)–, –er–):
der König + der Mantel: der Königsmantel.
-
Il Fugenelement non fa parte delle parole del composto, ma appartiene al primo
costituente: der Königs|mantel.
163
-
Il Fugenelement –s– compare regolarmente dopo costituenti che terminano nei
suffissi –heit/–keit/–igkeit, –ion, –ität, –schaft, e –ung, che sono gli stessi che
indicano il genere femminile dei sostantivi: Landschafts|foto.
-
A volte una lettera, solitamente una –e, viene elisa dal primo costituente
(Subtaktionsfuge): Schultasche.
-
Oltre che da due sostantivi, i composti nominali possono essere formati da
qualsiasi parola e un sostantivo. Nei composti V+N il verbo non ha la desinenza
–en, e nei composti A+N l’aggettivo non viene mai flesso: Schreib(en) +
Maschine, Schreibmaschine; eine kleine Stadt, ma eine Kleinstadt.
Sintassi:
-
Il composto si comporta come una parola semplice, quindi il plurale interessa
solo il secondo costituente: zwei Apfeltorten, *zwei Äpfeltorten.
-
Nei composti A+N l’aggettivo non va mai declinato: eine Kleinstadt, *eine
Kleinestadt.
-
L’elemento che contribuisce maggiormente al significato è in fondo alla
formazione, proprio come nelle frasi: ich backe morgen vielleicht mit diesen
Äpfeln eine Torte.
Semantica:
-
L’ultima parola del composto indica di cosa si tratta: eine Haustür ist eine Tür.
-
“AB è sempre un B, che ha qualcosa a che fare con A” (Heringer 1984: 6s),
quindi ricostruendo il composto all’indietro si specifica meglio l’entità
designata: eine Haustür ist eine Tür, und zwar die Tür eines Hauses.
-
Le parole composte si interpretano quindi da destra a sinistra. Anche in italiano
esistono forme da interpretare così: madrelingua è ‘lingua madre’, autoradio è
‘radio che si usa in macchina’, biologia è ‘lo studio della vita’.
-
Se il composto non è presente nel vocabolario bisogna cercare i costituenti,
senza i Fugenelemente. Siccome le parole sono polisemiche, bisogna fare
attenzione a scegliere il significato più plausibile: in Fahrradschloss la parola
Schloss significa ‘lucchetto’ e non ‘castello’.
-
I composti possono essere molto lunghi; ma niente panico, una
Apfeltortenrezeptbuchverlagsdirektorentochter è una Tochter. La strategia è
sempre la stessa, dividere in costituenti e ricostruire da destra a sinistra.
164
-
Nei composti copulativi i costituenti hanno lo stesso peso di significato, quindi
non si tratta di un ‘B che ha a che fare con A’, ma di un ‘B che è anche A’ o
viceversa: ein Radiowecker ist ein Wecker, und auch ein Radio. L’articolo però
è sempre quello dell’ultima parola: das Radio + der Wecker, der Radiowecker.
-
Esistono in tedesco composti che non sono più trasparenti, quindi si comportano
semanticamente come parole semplici. Augenblick è composto da ‘occhio’ e
‘sguardo’, ma significa ‘momento’; allo stesso modo, quando in italiano si dice
cannocchiale non si pensa al significato combinato delle parole canna e
occhiale.
6.8. L’importanza del contesto
Come già visto nel capitolo 1 (punto 1.4.), nella lingua effettiva le parole non sono
mai separate dal contesto in cui compaiono; anche i composti dovrebbero quindi essere
osservati e analizzati nel contesto (Hepp 2009: 40). Si è visto anche con Heringer (1984)
che un composto preso in isolamento può avere i più svariati significati12: Fischfrau può
significare da ‘pescivendola’ a ‘donna che ieri per strada ha urlato: “Pesce!”’. Anche un
contesto minimo può aiutare a disambiguare tra i possibili significati: ‘Aha, im März, also
Fischfrau’, e diventa subito chiaro che si tratta di una donna nata sotto il segno dei pesci
(1984: 7). In mancanza del contesto, il significato tra i costituenti si può intuire solo in
base alle conoscenze enciclopediche e al lavoro con il vocabolario: se incontro la parola
Fahrradschloss, cerco Fahrrad e Schloss nel vocabolario; Schloss può significare
‘castello’, ‘serratura’ oppure ‘lucchetto’; so che esistono lucchetti per legare le bici,
quindi deduco che il significato è ‘lucchetto della bici’. Ponendo che mi sia noto solo il
significato ‘castello’ (o che per noncuranza io mi fermi al primo significato del
vocabolario!), nulla mi vieta di interpretare il composto come ‘castello di biciclette’, ma
se si parte dalla frase er wollte das Fahrrad abstellen, aber er hatte kein Fahrradschloss
dabei diventa più chiaro a cosa fa riferimento il composto in questione13. A maggior
ragione, il contesto è indispensabile nell’interpretare gli occasionalismi.
“In diesen Fällen haben die Komposita auch eine narrative Potenz, insofern zu ihrem Verständnis eine
Geschichte gehört.” (Heringer 1984: 9)
13
Si ringrazia Jens, che in un discorso sui ricchi proprietari dei castelli tedeschi alla domanda “Hast du
auch ein Schloss?” ha risposto “Ja, ich habe ein Fahrradschloss”.
12
165
Se vengono svolti dei percorsi interdisciplinari o legati ad ambiti non strettamente
linguistici, sarà facile imbattersi nei composti nominali; negli istituti tecnici e
professionali ad esempio la lingua deve essere imparata anche in relazione ad un preciso
ambito di studio o di lavoro, e si è visto che i linguaggi specifici fanno ampio uso di
sostantivi composti per l’esigenza di economia linguistica e precisione esaustiva. Inoltre,
nelle ore di tedesco non si parla solamente della lingua, ma si trattano generalmente anche
argomenti di civiltà, di storia e di letteratura: non sarà improbabile incontrare formazioni
composte su cui esercitare le competenze analitiche della Wortbildung14. Con questo non
si vuole assolutamente suggerire di usare l’ora di letteratura, civiltà o storia per capire i
meccanismi della composizione, si vuole piuttosto sottolineare come non manchino
occasioni per riflettere sulla composizione nominale, a partire dalle prime ore di tedesco
in cui si chiede ‘Wie ist deine Handynummer’ al momento in cui si possono affrontare i
materiali autentici più complessi, e questo anche senza dover istituire un momento
apposito a lezione ogni volta che si vuole parlare di composizione. Sfruttare le parole che
si incontrano per ripetere le regolarità grammaticali o per far notare nuovi aspetti del
fenomeno richiede costanza, ma è certamente più produttivo che affrontare l’argomento
una volta per tutte e darlo per fatto, come i manuali scolastici analizzati sembrano
proporre. Anche la competenza di coniugare i verbi al presente deve essere raggiunta per
gradi e poi continuamente ripresa, affinché sia lecito sperare che diventi un automatismo:
così dovrebbe essere per la composizione nominale, che contribuisce in modo decisivo a
rendere il tedesco quello che è, una lingua precisa, esauriente, compatta e creativa.
14
Nella storia della Germania le parole hanno svolto un ruolo importante: già dai tempi di Lutero venivano
composte parole al servizio della Riforma, come Feuereifer, ‘zelo ardente’, ma anche Bauchpfaffe, ‘prete
panciuto’ in senso dispregiativo (Bosco Coletsos 2007: 24); vi sono molti composti anche nelle parolechiave della propaganda nazista (Grosskampftag, Volksgenosse, Blutstolz, Endlösung). Anche la
Repubblica Democratica Tedesca (DDR) si ritrovò a dover creare un apparato lessicale sfruttando le
possibilità della Wortbildung, si pensi a parole come Konsumgenossenschaft, Klassenfeind,
Leistungsprinzip. Sarebbe interessante soffermarsi anche sulle formazioni del linguaggio colloquiale di
quei tempi (Ahrends 1986: 7s): si pensi ad esempio alla Trabant, l’auto simbolo della DDR, dalla
carrozzeria in cartone pressato e poi in plastica, nota anche con denominazioni alternative meno
mirabolanti: Asphaltblase, Rennpappe, Plastenpanzer, Plastikbomber (Ahrends 1986, Wolf 2000).
Composti interessanti in questo senso sono anche Telespargel – la Fernsehturm di Alexanderplatz (Ahrends
1986: 180) –, Mumienexpress, il treno che conduceva a Ovest i cittadini che avevano già raggiunto la
pensione, poiché era loro permessa la mobilità oltreconfine, e Karpatenschreck, un tipo di camioncino di
produzione rumena, i cui pezzi di ricambio erano introvabili (Wolf 2000).
166
Conclusioni
La composizione è un processo morfologico attraverso il quale si formano parole
nuove combinando due morfemi lessicali; tra i due costituenti del composto esiste una
relazione semantica e grammaticale che non è realizzata a livello morfologico. I composti
sono quindi unità compatte e semanticamente dense, poiché racchiudono oltre ai due
morfemi il legame di significato che essi intrattengono, senza bisogno di specificarlo. In
tedesco la composizione è particolarmente diffusa e produttiva, soprattutto nella
formazione di sostantivi composti (Sonnenschirm, Windjacke); anche l’italiano dispone
della composizione nominale, tuttavia preferisce altri processi di formazione delle parole,
siano essi morfologici come la derivazione (ombrellone) o sintattici come la formazione
di sintagmi (giacca a vento). Per questo motivo la letteratura contrastiva tra tedesco e
italiano tende ad occuparsi delle modalità in cui i composti tedeschi vengono resi in
italiano, lingua in cui la composizione gode di scarso prestigio. Anche in virtù della
composizione nominale il tedesco si conferma essere una lingua precisa e compatta,
mentre l’italiano si dimostra al confronto più analitico e meno trasparente. Questo lavoro
si è occupato dell’analisi e del confronto del procedimento morfologico della
composizione nominale nelle due lingue. Oltre alla descrizione delle regolarità del
fenomeno sono stati illustrati alcuni casi particolari in ambito della composizione
nominale, cioè forme che per determinate caratteristiche si differenziano dal composto
tipico. Quanto emerso dal confronto linguistico ha permesso di formulare alcune
riflessioni riguardo alla composizione nominale nell’insegnamento di tedesco come
lingua straniera in Italia, nella scuola superiore di secondo grado (istituti professionali,
tecnici e licei).
Dopo aver presentato i concetti per analizzare le parole composte nei primi due
capitoli, è stata illustrata la composizione nominale tedesca. È stato interessante notare
come i sostantivi composti tedeschi, così produttivi e diffusi, presentino caratteristiche
che ricorrono sistematicamente in tutte le forme, soprattutto strutturalmente. Sono
strutture binarie e ricorsive, e potenzialmente possono comprendere un gran numero di
costituenti, anche se tendenzialmente è difficile trovare composti di più di quattro
membri. La testa formale è rigorosamente a destra della formazione e determina le
caratteristiche dell’intero composto, anche nei composti copulativi e in quei casi
167
particolari in cui il peso semantico sembra gravare sul primo costituente, come i
verdeutlichende Komposita (infatti si dice die Hirschkuh, anche se semanticamente non
si tratta di una mucca, ma di un cervo femmina). La testa nei composti nominali è quindi
sempre un sostantivo, eccetto nelle combinazioni con confissi dove la testa può essere
anche un confisso (Spielothek è un sostantivo); il determinante può appartenere a qualsiasi
categoria lessicale e può essere anche una singola lettera, un sintagma o un’intera frase.
L’unica caratteristica formale che nei composti tedeschi non è sistematizzabile sembra
essere la distribuzione dei Fugenelemente.
Il rapporto tra i costituenti è sempre di tipo determinativo, sebbene si possano
eccepire due tipi di formazioni: i composti copulativi, tradizionalmente contrapposti ai
composti determinativi, e i composti onimici. Questi ultimi a mio avviso si differenziano
dai composti determinativi tipici per ragioni intrinseche all’onimicità dei costituenti: i
composti formati da due nomi propri come Berlin-Pankow e Annegret sembrano sfuggire
al rapporto di determinazione in quanto i nomi propri non si prestano ad essere
determinati, poiché per loro natura designano un elemento unico nel loro genere:
Annegret infatti non indica *Was für eine Gret? Eine Annegret, come il composto
determinativo canonico Apfeltorte designa was für eine Torte? Eine Apfeltorte.
Interagiscono nel significato dei composti anche fattori quali l’idiomaticità e l’uso
figurato dei costituenti, permettendo di coniare formazioni creative e idiosincratiche, che
possono lessicalizzarsi oppure esaurirsi nel contesto in cui si formano. Nelle formazioni
composte del tedesco trovano posto anche elementi allogeni, soprattutto provenienti
dall’inglese (come la recente formazione Gefällt-mir-Button); talvolta la somiglianza con
le espressioni angloamericane ha favorito calchi strutturali come Selbstbedienung basato
su self-service. Nuovi composti vengono formati ogni giorno negli ambiti
dell’informazione, della pubblicità e dei linguaggi specifici, ma la tendenza a formare
composti sempre più lunghi è accompagnata da quella contraria ad abbreviarne i
costituenti, si veda ad esempio la parola Bundesausbildungsförderungsgesetz, che viene
abbreviata come Bafög.
Di contro, la composizione italiana si è rivelata molto complessa da analizzare e
descrivere; i sostantivi composti sono spesso legati a forme arcaiche o idiosincratiche, e
molti modelli compositivi esistono nella lingua ma non sono più produttivi. Già dal punto
di vista meramente grafico non esistono regole chiare, e a volte una stessa formazione
168
permette grafie diverse (divano letto e divano-letto). Riguardo alla testa formale, i
composti italiani si differenziano da quelli tedeschi per due ragioni: la testa non è
individuabile in base alla posizione dei costituenti (può essere a destra o a sinistra), e –
soprattutto – la testa nei composti italiani può anche non essere presente (ad esempio in
taglialegna), mentre nelle formazioni tedesche esiste sempre un costituente che determina
le proprietà grammaticali del composto, e si trova sempre a destra. In altre parole, i
composti italiani possono essere non solo semanticamente, ma anche formalmente
esocentrici. A differenza dei composti tedeschi, l’italiano può formare composti con due
forme flesse, dove in tedesco il determinante è sempre un morfema lessicale privo di
eventuali desinenze flessive. Inoltre la flessione dei sostantivi composti (che in italiano si
limita alla formazione del plurale) può interessare solo il costituente testa o solo il
determinante, entrambi o nessuno dei costituenti. Dal punto di vista fonologico l’italiano
accenta il secondo costituente, mentre il tedesco il primo; questa opposizione è conforme
alle tendenze prosodiche delle due lingue.
In tedesco i modelli più produttivi sono N+N, dalle potenzialità semantiche quasi
illimitate, V+N e A+N, ma anche tutti gli altri modelli considerati nell’analisi sono attivi
nella formazione di nuove parole. In italiano sono produttivi in particolare i composti
N+N, V+N e N+A. Il modello N+N forma anche strutture ricorsive come segreteria
direzione ufficio acquisti, considerate in questo lavoro tra i casi particolari, poiché la
composizione italiana è generalmente non ricorsiva; queste formazioni sono conformi
alle tendenze alla nominalizzazione dell’italiano contemporaneo. Il modello V+N è assai
vivo nella lingua e forma strutture esocentriche, maschili, dal plurale invariabile. Le
forme si discostano così dai composti V+N del tedesco, che sono endocentrici, e dai
Rektionskomposita del tedesco, sebbene condividano con questi ultimi la valenza
argomentale tra il costituente (de)verbale e il sostantivo. Sono però strutturalmente simili
ai Satzwörter tedeschi come Waghals, i quali non sono composti ma univerbazioni di
sintagmi verbali.
Il tratto contrastivo principale tra la composizione nominale tedesca e quella italiana
resta comunque la differenza di distribuzione. Mentre in tedesco si possono costruire
composti nominali per sostituire potenzialmente qualsiasi sintagma nominale, in italiano
questo non è possibile; inoltre a differenza dell’italiano la composizione tedesca ricopre
anche funzioni grammaticali, come la formazione di nomi individuativi da nomi massa
169
(ad esempio Reiskorn da Reis) oppure la formazione del plurale o del singolare di nomi
difettivi (come Elternteil da Eltern e Schmuckwaren da Schmuck). La composizione
deonimica, che forma nomi comuni in cui almeno un costituente è un nome proprio,
manca del tutto in italiano: non esistono infatti i corrispondenti formali di Berlinreise e
Heulsuse, che vengono tradotti con viaggio a Berlino e piagnona. Tuttavia, formazioni
del tipo un panorama mozzafiato, analizzati nel capitolo 5 tra i casi particolari, dimostrano
che il modello V+N forma non solo nomi, ma anche aggettivi; la composizione, seppur
in misura decisamente minore rispetto al tedesco, è un processo morfologico vivo anche
nella lingua italiana.
Il confronto è stato operato principalmente nell’ambito delle regolarità della
composizione; nondimeno, la regolarità non è che la descrizione di ciò che è tipicamente
attestato, quindi non può rendere conto di tutte le manifestazioni di un fenomeno
linguistico. Tra i casi particolari del tedesco sono stati analizzati i verdeutlichende
Komposita come Verschmelzungsprozess, forme in cui il primo costituente anziché il
secondo sembra contribuire al significato in misura preponderante, e i composti onimici,
che si comportano in modo particolare per quanto riguarda la testa semantica – BerlinPankow può essere interpretato infatti come ‘Berlin, più precisamente Pankow’,
presentando così la testa semantica a sinistra. Il rapporto di determinazione sembra essere
contraddetto anche dalle Klammerformen: un Akutbett non è un *akutes Bett, ma ciò è
riconducibile all’ellissi di un elemento (Akut(fall)bett). Il fatto che la formazione barfuß
sia un avverbio quando il secondo costituente è un nome è invece da spiegarsi in diacronia
come conversione di bahuvrīhi; conversioni sono anche le formazioni del tipo Waghals e
Störenfried, ma non sono nate come composti, bensì come sintagmi – in Störenfried
l’elemento -en- non è né la desinenza del verbo né un Fugenelement, bensì il residuo di
un articolo determinativo del sintagma ‘stör den Fried’. Le formazioni del tipo eine
Zeitlang, einen Armbreit sono invece univerbazioni grafiche, e non composti, e questo
spiega perché le formazioni siano sostantivi sebbene il secondo costituente sia un
aggettivo. Per l’italiano sono state considerati tre casi particolari, ovvero le formazioni
italiane che presentano tendenze alla ricorsività, come graduatorie accordi bilaterali
studenti, i composti V+N in uso aggettivale, come l’aggettivo strappalacrime, e le forme
copulative dalla categoria lessicale incerta come in trattative governo-sindacati, dove
170
*governo-sindacati non può comparire in autonomia. Si tratta in tutti e tre i casi di
formazioni molto produttive nell’italiano contemporaneo.
Nell’ultimo capitolo sono stati presi in analisi quattro manuali scolastici per
l’insegnamento di tedesco come lingua straniera nelle scuole italiane. È stato osservato a
che punto del manuale compaiono le prime parole composte, quando e come viene trattata
la spiegazione grammaticale sulla composizione, e che esercizi vengono proposti a
riguardo. In generale le parole composte compaiono sin dalle prime pagine e i composti
abbondano; tuttavia lo spazio dedicato alla composizione e alla Wortbildung nel
complesso è assai poco. Vista la presenza considerevole e l’importanza dei composti
nominali nella lingua tedesca, e in base a quanto emerso dal confronto con l’italiano, sono
state fatte alcune riflessioni. Cominciando dall’ortografia, non è scontato che le parole
composte tedesche si scrivano unite, soprattutto se le altre lingue di riferimento sono
l’italiano e l’inglese; per quanto riguarda la fonologia, i composti hanno un andamento
prosodico tipico completamente diverso da quello dell’italiano e perfettamente in linea
con quello tedesco, ed esercitarlo può servire a famigliarizzare con l’intonazione della
lingua che si studia. Dal punto di vista morfologico, i manuali ignorano i Fugenelemente,
la cui presenza è piuttosto evidente e quanto mai problematica. Parlarne in classe può
mettere in guardia gli studenti da errori di ortografia e di segmentazione dei costituenti, e
in seguito si può fare riferimento anche alle tendenze di distribuzione del Fugenelement
–s–, visto che tendenzialmente segue quei suffissi che vengono comunque imparati come
indicatori del genere femminile. I manuali nelle spiegazioni fanno riferimento solo al
modello N+N, oppure citano soltanto un esempio per i modelli A+N e V+N; spiegare che
in questi casi il primo membro aggettivale non viene mai flesso e che quello verbale non
ha la desinenza –en può evitare agli studenti errori come *Roterwein e *Schlafenzimmer.
Oltre alla forma, è l’interpretazione semantica dei composti a costituire uno scoglio per
studenti di madrelingua italiana, poiché l’ordine dei costituenti va contro l’ordine
sintagmatico dell’italiano. È quindi importante fornire una buona strategia da applicare
con metodo: bisogna segmentare il composto in costituenti, cercare le parole sul
vocabolario, ricostruire il composto a partire da destra. Visto che le forme con testa a
destra sono diffuse anche in italiano, si può far notare che terremoto e Erdbeben si
comportano allo stesso modo. I manuali sembrano considerare il tema svolto in una sola
unità; ma imparare ad interpretare e a riutilizzare correttamente le parole composte
171
tedesche richiede di procedere gradualmente, per permettere agli studenti di fare proprie
strategie e sviluppare automatismi. Vista la presenza abbondante di composti nella lingua
tedesca, le occasioni da cui trarre vantaggio per ripassare le regolarità ed esercitare le
competenze della Wortbildung non mancano; anche le formazioni idiosincratiche,
idiomatiche o creative possono essere analizzate in classe, per dimostrare che la strategia
con cui affrontarle è sempre la stessa, aguzzando però l’ingegno e la fantasia.
172
Bibliografia
Ahrends, Martin (1986), Trabbi, Telespargel und Tränenpavillion. Das Wörterbuch der
DDR-Sprache, München, Wilhelm Heyne Verlag.
Asher R. E. (Editor in chief) (1994), The Encyclopedia of Language and Linguistics,
Oxford (u.a.), Pergamon Press.
Auer, Peter (2001), “Kontrastive Analyse Deutsch-Italienisch: eine Übersicht”, in
Krumm, Hans-Jürgen et al. (a cura di), Deutsch als Fremd- und Zweitsprache, Ein
internationales
Handbuch
(Handbücher
zur
Sprachund
Kommunikationswissenschaft; Bd. 19), Berlin/New York, De Gruyter.
Badalgogtapeh, Naden e Maaß, Silvia (2008), Die Sprachnudel. Das Wörterbuch der
Jetztsprache, München, Knaur Taschenbuch Verlag.
Bauer, Laurie (2006), “Compound”, in Brown, Keith (Editor in Chief), The Encyclopedia
of Language and Linguistics, Oxford (u.a.), Elsevier, vol. 2.
Bauer, Laurie (2009), “Typology of compounds”, in Lieber, Rochelle e Štekauer, Paul (a
cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New York, Oxford University
Press.
Berman, Ruth (2009), “Children’s acquisition of compound constructions”, in Lieber,
Rochelle e Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New
York, Oxford University Press.
Bosco Coletsos, Maria Sandra (2007), Il tedesco lingua compatta, Alessandria, Edizioni
dell’Orso.
Bosco Coletsos, Maria Sandra e Costa, Marcella (2006), Italiano e Tedesco: un confronto.
Problemi di traducibilità in italiano (Prima edizione 2004), Alessandria, Edizioni
dell´Orso.
Booij, Geert (2006), “Inflection and derivation”, in Brown, Keith (Editor in Chief)
(2006), The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.), Elsevier, vol
5.
Booij, Geert (2009), “Compouding and Construction Morphology”, in Lieber, Rochelle
e Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New York,
Oxford University Press.
Botha, Rudolph (1984), Morpholgical Mechanisms: Lexicalist Analyses of Synthetic
Compounding. Pergamon Press, Oxford.
Brdar-Szabó, Rita (2010), “Nutzen und Grenzen der kontrastiven Analyse für Deutsch als
Fremd und Zweitsprache”, in Krumm, Hans-Jürgen et al. (a cura di), Deutsch als
Fremd- und Zweitsprache, Ein internationales Handbuch (Handbücher zur Sprachund Kommunikationswissenschaft; Bd. 35) Berlin/New York, De Gruyter.
Breindl, Eva e Thurmair, Maria (1992) “Der Fürstbischof im Hosenrock. Eine Studie zu
den nominalen Kopulativkomposita des Deutschen”, Deutsche Sprache 20, 32-61.
Brown, Keith (Editor in Chief) (2006), The Encyclopedia of Language and Linguistics,
Oxford (u.a.), Elsevier.
173
Carstensen et al. (1994), Anglizismen Wörterbuch: der Einfluss des Englischen auf den
deutschen Wortschatz nach 1945, Berlin, New York, De Grutyer.
Chilton, Paul (2006), “Newspeak”, in Brown, Keith (Editor in Chief), The Encyclopedia
of Language and Linguistics, Oxford (u.a.), Elsevier , vol. 8.
Costa, Marcella (2010), “Kontrastive Analyse Italienisch-Deutsch” in Krumm, HansJürgen et al. (a cura di), Deutsch als Fremd- und Zweitsprache, Ein internationales
Handbuch (Handbücher zur Sprach- und Kommunikationswissenschaft; Bd. 35),
Berlin/New York, De Gruyter.
Dardano, Maurizio (1978), La formazione delle parole nell'Italiano di oggi (primi
materiali e proposte), Roma, Bulzoni.
Donalies, Elke (1999), “Das Kakaopulver im Moralkorsett des Ministerfreundes. Gibt es
Substantivkomposita mit umgekehrtem Determinationsverhältnis?”, Zeitschrift für
germanistische Linguistik 27, 322-343.
Donalies, Elke (2002), “Wortbildungspflege. Folge 8: Über Staubsaufer und Sündfluten”,
Sprachreport, 18/2, 28-29.
Donalies, Elke (2003), “Hochzeitstorte, laskaparasol, elmas küpe, cow’s milk, casa de
campo, cigarette-filtre, ricasdueñas… was ist eigentlich ein Kompositum?”,
Deutsche Sprache 1/03, 76-93.
Donalies, Elke (2004), “Grammatik des Deutschen im europäischen Vergleich:
kombinatorische Begriffsbildung, Teil I: Substantivkomposition”, Amades:
Arbeitspapiere und Materialien zur deutschen Sprache 2/04, Juni 2004, Mannheim,
IDS.
Donalies, Elke (2005), “Hutaffe und Pfeifhase. Über die Möglichkeiten deutscher
Substantivkomposita”, Sprachreport 4, 2-5
Donalies, Elke (2007), Basiswissen Deutsche Wortbildung, Tübingen, Narr Francke
Attempto Verlag.
Donalies, Elke (2016), “Eine Zeitlang – über die ärgerliche Univerbierung”, Sprach
Report, Heft 2/2016, 32. Jahrgang, Mannheim, IDS.
Dressler, Wolfgang U. et al. “Produttività nel processamento dei composti: esempi
tedeschi con e senza interfissi”, in Grossmann, Maria (a cura di) (2005), La
formazione delle parole, Roma, Bulzoni.
Duden (2009), Die Grammatik, Band 4, 8. überarbeitete Auflage, Berlin, Dudenverlag.
Durrel, M. (2006), “German”, in Brown, Keith (Editor in Chief) (2006), The
Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.), Elsevier.
Eisenberg, Peter, (2006), Grundriss der deutschen Grammatik, Bd 1, Das Wort, III
edizione. (I edizione 1998), Stuttgart, Metzler.
Elsen, Hilke (2014), “Fugen”, in Grundzüge der Morphologie des Deutschen, 2. Auflage,
Berlin/Boston, De Gruyter, 32-35.
Fandrych, Christian e Thurmair, Maria (1994), “Ein Interpretationsmodell für
Nominalkomposita: linguistische und didaktische Überlegungen” in Deutsch als
Fremdsprache 31, 34-45.
174
Fleischer, Wolfgang (2000) “Die Klassifikation von Wortbildungsprozessen” in Booij,
Geert et al., HSK – Handbücher zur Sprach- und Kommunikationswissenschaft, 17
Morphologie, Halbband 1, Berlin – New york, De Gruyter.
Fleischer, Wolfgang e Irmild Barz (2012), Wortbildung der deutschen
Gegenwartssprache, IV edizione, Berlin/Boston, Walter de Gruyter, (I edizione
1990).
Foschi Albert, Marina e Hepp, Marianne (2010), “Deutsch in Italien”, in Krumm, HansJürgen et al. (a cura di), Deutsch als Fremd- und Zweitsprache, Ein internationales
Handbuch (Handbücher zur Sprach- und Kommunikationswissenschaft; Bd. 35)
Berlin/New York, De Gruyter.
Fuhrhop, Nanna (1998), Grenzfälle morphologischer Einheiten, Tübingen, Stauffenburg
Verlag.
Fuhrhop, Nanna (2006), Orthografie, 2. Auflage, Heidelberg, Universitätsverlag Winter.
Gaeta, Livio, (2011), voce “Univerbazione” ne Il vocabolario Treccani: Enciclopedia
dell’Italiano, Vicenza, Lego.
Gaeta, Livio e Grossmann, Maria (2009), “Introduction: Compounds between syntax and
lexicon”, Rivista di linguistica 21, 1, 3-9.
Gaeta, Livio e Ricca, Davide (2009), “Composita solvantur. Compounds as lexical units
or morphological objects?”, Rivista di linguistica 21, 1, 35-70.
Gaeta, Livio e Schlücker, Barbara (a cura di) (2012), Das Deutsche als
kompositionsfreudige Sprache: strukturelle Eigenschaften und systembezogene
Aspekte, Berlin, De Gruyter.
Gaeta, Livio e Zeldes, Amir (2012), “Deutsche Komposita zwischen Syntax und
Morphologie: ein korpusbasierter Ansatz”, in Gaeta, Livio e Schlücker, Barbara (a
cura di), Das Deutsche als kompositionsfreudige Sprache: strukturelle
Eigenschaften und systembezogene Aspekte, Berlin, De Gruyter.
Gagné, Christina (2009), “Psycholinguistic perspectives”, in Lieber, Rochelle e Štekauer,
Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New York, Oxford
University Press.
Gärtner, Angelika (2012), “Wortbildung: Problemfelder im Daf-Unterricht”, Info Daf
39/4, 499-513.
Giegerich, Heinz (2009), “Compounding and Lexicalism”, in Lieber, Rochelle e
Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New York,
Oxford University Press.
Grossmann, Maria (a cura di) (2005), La formazione delle parole, Roma, Bulzoni.
Grossmann, Maria e Rainer, Franz (2004), La formazione delle parole in italiano,
Tübingen, Max Niemeyer Verlag.
Grzega, Joachim (2009), “Compounding from an onomasiological perspective”, in
Lieber, Rochelle e Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook of
Compounding, New York, Oxford University Press.
175
Harley, Heidi (2009), “Compounding in Distributed Morphology”, in Lieber, Rochelle e
Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New York,
Oxford University Press.
Heidolph, Karl E. (a cura di), Zentralinstitut für Sprachwissenschaft (1981), Grundzüge
einer deutschen Grammatik, Berlin, Akad.-Verlag.
Hepp, Marianne (2009), “Zum Stellenwert der Wortbildung im universitären DaFBereich”, in Sanna, Simonetta, Der Kanon in der deutsche Sprach- und
Literaturwissenschaft, Bern, Peter Lang.
Heringer, Hans Jürgen (1984), “Wortbildung: Sinn aus dem Chaos”, Deutsche Sprache
12, 1-13.
Heyvaert, Liesbet (2009), “Compounding in Cognitive Linguistics”, in Lieber, Rochelle
e Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New York,
Oxford University Press.
Iacobini, Claudio (2011), voce “Composizione” ne Il vocabolario Treccani: enciclopedia
dell’Italiano, Vicenza, Lego.
Jackendoff, Ray (2009), “Compounding in the Parallel Architecture and Conceptual
Semantics”, in Lieber, Rochelle e Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook
of Compounding, New York, Oxford University Press.
Janssen, Theo M.V. (1994), “Compositionality of Meaning”, in Asher R. E. (Editor in
chief) (1994), The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.),
Pergamon Press , vol. 2.
Ježec, Elisabetta (2005), Lessico: classi di parole, strutture, combinazioni, Bologna, Il
Mulino.
Kastovsky, Dieter (2009), “Diachronic perspectives”, in Lieber, Rochelle e Štekauer,
Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, 1. Auflage, New York,
Oxford University Press.
Kavka, Stanislav (2009), “Compounding and idiomatology”, in Lieber, Rochelle e
Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New York,
Oxford University Press.
Kirkness, Alan C. (1994) “Word-formation: Neo-Classical Combinations” in Asher R. E.
(Editor in chief), The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.),
Pergamon Press, vol. 9.
Köster, Lutz (2001), “Wortschatzvermittlung”, in Krumm, Hans-Jürgen et al. (a cura di),
Deutsch als Fremd- und Zweitsprache, Ein internationales Handbuch (Handbücher
zur Sprach- und Kommunikationswissenschaft; Bd. 19), Berlin/New York, De
Gruyter.
Krumm, Hans-Jürgen et al. (a cura di) (2001), Deutsch als Fremd- und Zweitsprache, Ein
internationales
Handbuch
(Handbücher
zur
Sprachund
Kommunikationswissenschaft; Bd. 19), Berlin/New York, De Gruyter.
Krumm, Hans-Jürgen et al. (a cura di) (2010), Deutsch als Fremd- und Zweitsprache, Ein
internationales
Handbuch
(Handbücher
zur
Sprachund
Kommunikationswissenschaft; Bd. 35) Berlin/New York, De Gruyter.
176
Libben, Gary et al. (2009), “Interfixation in German compounds: What factors govern
acceptability judgements?”, Rivista di linguistica 21, 1, 149-180.
Lieber, Rochelle (1994), “Root Compounds and Synthetic Compounds”, in Asher R. E.
(Editor in chief) (1994), The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford
(u.a.), Pergamon Press, vol. 7.
Lieber, Rochelle (2009), “A lexical semantic approach to compounding” in Lieber,
Rochelle e Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New
York, Oxford University Press.
Lieber, Rochelle e Štekauer, Paul (a cura di) (2009), The Oxford Handbook of
Compounding, New York, Oxford University Press.
Lieber, Rochelle e Štekauer, Paul (2009), “Introduction: status and definition of
compounding”, in Lieber, Rochelle e Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford
Handbook of Compounding, New York, Oxford University Press.
Lepschy A. L. e Lepschy G., (2006), “Italian”, in Brown, Keith (Editor in Chief), The
Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.), Elsevier.
Lo duca, Maria GIuseppa e Rosaria Solarino (2004), Lingua italiana: una grammatica
ragionevole, Padova, Unipress.
Lüdeling, Anke (2006), “Neoclassical Compounding”, in Brown, Keith (Editor in Chief),
The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.), Elsevier, vol. 8.
Magni, Elisabetta (2009), “The evolution of Latin word (dis)order” in Scalise, Sergio et
al. (2009), Universals of language today, Springer.
Martin, R. M. (2006), “Meaning: Overview of philosophical theories”, in Brown, Keith
(Editor in Chief), The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.),
Elsevier.
Marx, Sonia (1990), Tradurre italiano e tedesco: due lessici a confronto, Padova,
Unipress.
Marx, Sonia (1994), La formazione delle parole in lingua tedesca, Padova, Unipress.
Meibauer, Jörg (2003), “Phrasenkomposita zwischen Wortsyntax und Lexikon”,
Zeitschrift für Sprachwissenschaft, 22, 153-188.
Meibauer, Jörg (2015), “Lexikon und Morphologie”, in Einführung in die germanistische
Linguistik, Stuttgart, Metzler.
Motsch, Wolfgang (1994), “Word-formation: Compounding”, in Asher R. E. (Editor in
chief) (1994), The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.),
Pergamon Press, vol. 9.
Neef, Martin (2009), “IE, Germanic: German”, in Lieber, Rochelle e Štekauer, Paul (a
cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New York, Oxford University
Press.
Olsen, Susan (1990), “Zum Begriff des morphologischen Heads”, Deutsche Sprache 18,
126-147.
177
Olsen, Susan (2000), “Composition” in Booij, Geert et al., HSK – Handbücher zur
Sprach- und Kommunikationswissenschaft, 17 Morphologie, Halbband 1, Berlin –
New york, De Gruyter.
Plath, Verena (2014), Deutsche Wortbildung, Tübingen, Groos.
Ponti, Donatella (2001), “Deutschunterricht und Germanistikstudium in Italien”, in
Krumm, Hans-Jürgen et al. (a cura di), Deutsch als Fremd- und Zweitsprache, Ein
internationales
Handbuch
(Handbücher
zur
Sprachund
Kommunikationswissenschaft; Bd. 19), Berlin/New York, De Gruyter.
Quarto, Monica (2001), Dizionario dei modi di dire della lingua italiana, Milano, Rizzoli.
Rahn (2015), “Textbezogene Wortbildungsvermittlung im DaF-Unterricht”, Deutsch als
Fremdsprache 52/3, 153-163.
Rall, Marlene (2001), “Grammatikvermittlung”, in Krumm, Hans-Jürgen et al. (a cura
di), Deutsch als Fremd- und Zweitsprache, Ein internationales Handbuch
(Handbücher zur Sprach- und Kommunikationswissenschaft; Bd. 19), Berlin/New
York, De Gruyter.
Renzi, Lorenzo et al. (1995), Grande grammatica di consultazione, vol. III „Tipi di frasi,
deissi, formazione delle parole“, Bologna, Il Mulino.
Ricca, Davide (2005), “Al limite tra sintassi e morfologia: I composti aggettivali V-N
nell’italiano contemporaneo”, in Grossmann, Maria (a cura di), La formazione delle
parole, Roma, Bulzoni.
Rothstein, Björn (2012), “Zur nominalen Interpretation von nominal basierten Bildungen
auf Alt-”, in Gaeta, Livio e Schlücker, Barbara (a cura di) (2012), Das Deutsche als
kompositionsfreudige Sprache: strukturelle Eigenschaften und systembezogene
Aspekte, Berlin, De Gruyter.
Scalise, Sergio e Bisetto, Antonietta (2008), La struttura delle parole, Bologna, Il Mulino.
Scalise, Sergio e Bisetto, Antonietta (2009), “The classification of compounds”, in
Lieber, Rochelle e Štekauer, Paul (a cura di - 2009), The Oxford Handbook of
Compounding, New York, Oxford University Press.
Scalise, Sergio e Guevara, Emiliano (2009), “Searching for Universals in compounding”
in Scalise, Sergio et al., Universals of language today, Springer.
Schindler, Wolfgang (1991), “Reduplizierende Wortbildung im Deutschen”, Zeitschrift
für Phonetik, Sprachwissenschaft und Kommunikationsforschung, 44, 597-613.
Schlücker, Barbara (2012), “Die deutsche Kompositionsfreudigkeit. Übersicht und
Einführung”, in Gaeta, Livio e Schlücker, Barbara (a cura di), Das Deutsche als
kompositionsfreudige Sprache: strukturelle Eigenschaften und systembezogene
Aspekte, Berlin, De Gruyter.
Schlücker, Barbara e Hüning, Matthias (2009), “Compounds and phrases. A functional
comparison between German A + N compounds and corresponding phrases”,
Rivista di linguistica, 21, 1, 209-234.
Schwarze, Christian (1995), Grammatik der italienischen Sprache. 2. verbesserte
Auflage, Tübingen.
178
Schwarze, Christian (2005), “Grammatical and Para-grammatical Word Formation”,
Lingue e linguaggio 2, 137-62.
Serianni, Luca (2006), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, II
edizione (I edizione 1989), Novara, De Agostini.
Siewierska, Anna (2006), “Word Order and Linearization”, in Brown, Keith (Editor in
Chief, The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.), Elsevier, vol.
13.
Štekauer, Paul (2009), “Meaning predictability of novel context-free compounds”, in
Lieber, Rochelle e Štekauer, Paul (a cura di), The Oxford Handbook of
Compounding, New York, Oxford University Press.
Storch, Günther (1999), Deutsch als Fremdsprache. Eine Didaktik; theoretische
Grundlagen und praktische Unterrichtsgestaltung, München, Fink.
Ten Hacken, Pius (2009), “Early generative approaches”, in Lieber, Rochelle e Štekauer,
Paul (a cura di), The Oxford Handbook of Compounding, New York, Oxford
University Press.
Terreni, Rossella (2005), “Composti N+N e sintassi: i tipi economici lista nozze e notiziacuriosità”, in Grossmann, Maria (a cura di), La formazione delle parole, Roma,
Bulzoni.
Traugott, Elizabeth Closs (1994), “Grammaticalization and Lexicalization” in Asher R.
E. (Editor in chief), The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford (u.a.),
Pergamon Press vol. 3.
Thornton, Anna M. (2009), “Italian verb reduplication between syntax and the lexicon”,
Rivista di linguistica 21, 1, 235-261.
Tollemache, Federico (1945), Le parole composte nella lingua italiana, Roma, Rores.
Wamelink-van Lint, G. P. J. (1994), “Compounds: Semantics and Pragmatics”, in Asher
R. E. (Editor in chief), The Encyclopedia of Language and Linguistics, Oxford
(u.a.), Pergamon Press, vol. 2.
Wolf, Birgit (2000), Sprache in der DDR. Ein Wörterbuch, Berlin New York, De Gruyter.
Zifonun, Gisela (2012), “Komposition (oder Halbaffigierung) zum Ausdruck vom
Nominalaspekt: Schmuckstück, Glücksfall und Zuckerwerk”, in Gaeta, Livio und
Schlücker, Barbara (Hrsg.), Das Deutsche als kompositionsfreudige Sprache:
strukturelle Eigenschaften und systembezogene Aspekte, Berlin, De Gruyter.
Sitografia
Accademia della Crusca: http://www.accademiadellacrusca.it/it/lingua-italiana/
consulenza-linguistica/domande-risposte/significato-origine-perplimere,
url
consultato il 1.03.2017.
179
Dizionario online il Sansoni tedesco, http://dizionari.corriere.it/dizionario_tedesco/, url
consultato l’ultima volta il 17.08.17.
DWDS, Das Wortauskunftssystem zur deutschen Sprache in Geschichte und Gegenwart:
https://www.dwds.de/, url consultato il 19.05.2017.
Enciclopedia Treccani: http://www.treccani.it/enciclopedia/, url consultato il 4.05.2017.
Vocabolario Treccani: http://www.treccani.it/vocabolario/, url consultato il 28.03.17.
Indicazioni del Miur per l’insegnamento delle lingue straniere:
http://www.indire.it/lucabas/lkmw_file/licei2010///indicazioni_nuovo_impaginato
/_Liceo%20linguistico.pdf,
http://archivio.pubblica.istruzione.it/riforma_superiori/nuovesuperiori/doc/All_A_
Professionali_04_02_2010.pdf, url consultati il 29.05.17.
OWID, Online-Wortschatz-Informationssystem Deutsch: https://www.owid.de/., url
consultato il 27.06.2017.
Manuali scolastici analizzati nel capitolo 6
Catani, Cesarina et al. (2006), Wie Bitte? Neue Ausgabe. Ein Lehrwerk für deutsche
Sprache und Kultur. (I edizione 2002), Bologna, Zanichelli.
Nardi, Antonella et al. (2005), Wer Weiß? Ein Lehrwerk für Deutsch, I edizione 2001,
Torino, Petrini editore.
Montali, Gabriella et al. (2002), ABC Deutsch, ein modularer Sprachkurs für
Jugendliche, Milano, Loescher editore.
Motta, Giorgio (2009), Direkt. Ein Lehrwerk für Deutsch als Fremdsprache (I edizione
2004), Torino, Loescher.
180
Zusammenfassung
Die Komposition oder Zusammensetzung ist im Deutschen das morphologische
Verfahren zur Versprachlichung der Begriffe schlechthin. Die meisten Wörter des
Gesamtwortschatzes
sind
nämlich
Zusammensetzungen,
an
denen
die
Substantivkomposita einen großen Anteil haben. Diese Arbeit handelt von der deutschen
Nominalkomposition im Vergleich zur italienischen Komposition, in der die
zusammengesetzten Substantive hingegen relativ begrenzt verbreitet sind. Im Bereich der
Wortbildung setzen sich daher die italienischen Muttersprachler, die sich dem Deutschen
annähern, mit einem System auseinander, das ziemlich verschieden ist.
Die Ziele meiner Arbeit sind die folgenden. Die meisten Werke, die das Deutsche
mit dem Italienischen kontrastieren, vergleichen die deutsche Nominalkomposition mit
anderen Versprachlichungsverfahren des Italienischen, da deutsche Komposita häufig
italienischen Ableitungen oder Wortgruppen entsprechen. Hier geht es hingegen nicht
darum, die Möglichkeiten der Wiedergabe der deutschen Komposita im Italienischen zu
erläutern, sondern die Komposition des Substantivs in den beiden Sprachen zu
beschreiben und zu vergleichen. Die kontrastive Analyse und die Beschreibung einiger
Sonderfälle ermöglichen dann didaktische Überlegungen, die sich auf den DaF-Unterricht
in der italienischen Sekundarstufe (Suola secondaria di secondo grado) richten.
Die Arbeit wird folgendermaßen gegliedert. Zunächst sind die Regelmäßigkeiten der
Zusammensetzung in den beiden Sprachen aufzudecken und zu verdeutlichen, so dass
eine kontrastive Analyse durchgeführt werden kann. Die beiden morphologischen
Verfahren
werden
in
Grammatiken,
sprachwissenschaftlichen
Werken
und
Zeitschriftenartikeln erforscht. Die Daten werden dann dem Ziel entsprechend organisiert
und illustriert, damit die Regelmäßigkeiten der Sprache nicht nur als Norm, sondern auch
in dem effektiven sprachlichen Gebrauch betrachtet werden können. Die Analyse der
zusammengesetzten Formen vollzieht sich immer in Bezug auf die Phonologie, die
Orthographie, die Morphologie, die Syntax, die Semantik und die Pragmatik, so dass der
Vergleich möglichst vollständig sein kann. Da die beiden Sprachen lebendig sind, sind
auch Sonderfälle im Bereich Komposition zu ermitteln, die sich unter den festgestellten
Regelmäßigkeiten nicht subsumieren lassen, und die aus diesem Grund nähere
181
Aufmerksamkeit verdienen. Die Folgerungen des Sprachvergleiches ermöglichen dann,
einige didaktische Aspekte im Bereich Nominalkomposition zu analysieren.
Die Arbeit besteht aus sechs Kapiteln. Die ersten zwei Kapitel führen die
notwendigen Begriffe für die Beschreibung der nominalen Komposition ein. Kapitel 1
bestimmt den Gegenstand der Analyse; zuerst wird eine Definition ausgewählt, um das
Phänomen der Komposition festzusetzen. Die Zusammensetzung erweist sich nämlich als
ein morphologischer Prozess, der sich sehr nah an der Grenze zwischen Morphologie und
Syntax befindet – d.h., Komposita verhalten sich wie einfache Wörter, haben allerdings
auch viel mit Wortgruppen gemeinsam. Es wird deswegen im ersten Kapitel nach
anwendbaren Kriterien gesucht, die eine Unterscheidung der Komposition von anderen
grammatischen
Phänomenen
ermöglichen.
Das
zweite
Kapitel
erläutert
die
Kategorisierungen, denen die substantivischen Zusammensetzungen in der Literatur
zugeordnet werden.
Kapitel 3 und Kapitel 4 verdeutlichen die nominale Komposition in beiden Sprachen.
Dementsprechend bilden sie den Kern der Arbeit. Die grammatische Regelmäßigkeit
wird durch die Frage ermittelt, was das typische Kompositum in den beiden Sprachen
eigentlich sei: Als regelhaft gilt, was im Sprachgebrauch der Normalfall ist.
Substantivkomposita können sich untereinander darin unterscheiden, nach welchem
Kompositionsmodell sie gebildet werden, d.h., welcher Wortart die beiden Konstituenten
angehören; die verschiedenen Möglichkeiten werden der Reihe nach mithilfe von
Beispielen illustriert. Kapitel 4 betrachtet die italienische Zusammensetzung des
Substantivs in Bezug darauf, was im Kapitel 3 für das Deutsche festgestellt wurde; die
italienischen Nominalkomposita erweisen sich jedoch als weniger dazu geeignet, mit
systematischem Charakter erläutert zu werden. Nach der Beschreibung des Normalfalls
ist ein Sprachvergleich möglich, der in dem letzten Teil des Kapitels 4 zu finden ist.
Während es in den zwei zentralen Kapiteln um den Normalfall im Bereich
Nominalkomposita geht, handelt Kapitel 5 von einer Auswahl von Sonderfällen:
Einerseits werden Komposita betrachtet, die sich nicht gemäß der Regel verhalten;
andererseits Formen, die scheinbar Nominalkomposita sind, die sich jedoch näher
betrachtet aus anderen grammatischen Prozessen ergeben. Das Schlusskapitel beginnt mit
der Analyse einiger DaF-Lehrwerke, die an der italienischen Schule verwendet werden.
In der Sekundarstufe begleitet der DaF-Unterricht die Schüler vom Anfängerniveau bis
182
maximal zum B2-Niveau des europäischen Referenzrahmens. Die analysierten
Lehrwerke beinhalten nur wenige Hinweise auf die Nominalkomposition, wobei die
zusammengesetzten Substantive vom Anfang an eine wichtige Rolle in dem
Vokabelerwerb spielen. Die aus dem Sprachvergleich gefolgerten Bemerkungen gelten
als Ausgangspunkt, um einige Betrachtungen über das Erlernen der Wortbildungsart
Komposition an der Schule anzustellen.
Die Komposition ist ein morphologischer Prozess, der zwei lexikalische Morpheme
kombiniert, um ein neues Wort zu bilden; zwischen den beiden Gliedern oder
Konstituenten besteht eine semantische und syntaktische Beziehung, die aber
morphologisch implizit bleibt. Mit dieser Definition eröffnet sich Kapitel 1: Die
Zusammensetzung ist eine kombinierende Wortbildungsart, die im Bereich der
Morphologie tätig ist. Da aber dieses Wortbildungsverfahren schon bestehende Wörter
verbindet, hat die Kompositionsregel auch viel mit den Regeln der Syntax gemeinsam,
die Wortgruppen bilden. Genauso wie Phrasen sind Komposita nämlich binär, potentiell
rekursiv und weisen einen Kopf auf.
Der Kopf eines Kompositums ist das Glied, das die grammatischen Merkmale des
Ganzen bestimmt. Der Righthand Head Rule (RHR) von Williams (1981) entsprechend
ist der formale Kopf in den germanischen Sprachen immer die rechte Konstituente –
wobei diese Annahme bezüglich der romanischen Sprachen nicht anwendbar ist. Der
formale Kopf kann auch den semantischen Kern der Bildung darstellen. Welche der
Konstituenten der semantische Kopf ist, ermittelt der Test ‚ist ein‘, zum Beispiel ist
Haustür eine Tür, und nicht ein *Haus: Tür ist nämlich der formale und semantische Kopf
des Kompositums, das Determinatum. Semantisch weisen die typischen Komposita eine
determinative Beziehung zwischen den Konstituenten auf, d.h., die Einheit, die nicht
Kopf ist – also das Determinans – bestimmt den Kopf näher: eine Haustür ist eine Tür,
und zwar die Tür eines Hauses. Komposita weichen jedoch von den Phrasen dadurch ab,
dass sie sich wie einfache Wörter verhalten: Wie Wörter sind Komposita syntaktische
Atome. Es ist nämlich nicht möglich, Material zwischen den Konstituenten einzufügen,
das Determinans syntaktisch zu modifizieren oder den Kopf zu pronominalisieren.
Manche syntaktischen Fügungen können einige dieser Merkmale aufweisen; sie sind aber
183
als feste Wendungen anzusehen, die nicht mittels der Morphologie, sondern in der Syntax
entstanden sind.
Komposita sind aber nicht nur von Phrasen, sondern auch von anderen Bildungen zu
unterscheiden; ähnliche Formen entstehen z.B. aus der Univerbierung, dem
diachronischen Verfahren, durch welches eine syntaktische Wortgruppe zu einem
graphischen Wort zusammenwächst. Unter den Wortbildungsarten ist die Komposition
von der Ableitung abzugrenzen, welche freie Morpheme mit Affixen kombiniert; die
Grenze zwischen den beiden Verfahren ist jedoch unscharf, und bei einigen
Wortbildungen ist es umstritten, welcher Wortbildungsart sie zuzuschreiben sind. Die
Konfixkomposita (oder neoklassische Bildungen, wie z.B.
Teleskop) weisen
beispielsweise Bestandteile auf, die lexikalische Morpheme sind, aber nicht frei
vorkommen können. Die lexikalische Natur der Konstituenten ist allerdings ein Grund
dafür, sie als Komposita zu betrachten. Es gibt auch durch Komposition entstandene
Wörter, deren Einheiten heute nicht mehr erkennbar sind: Sie sind die verdunkelten
Komposita (wie z.B. Lindwurm), die sich in der Grauzone zwischen Komposita und
einfachen Wörtern befinden.
Zwischen den Konstituenten besteht eine Bedeutungsbeziehung, die nur eine
syntagmatische Paraphrase explizit ausdrücken kann, und aus diesem Grund werden
zusammengesetzte Wörter als semantisch kondensierte Einheiten angesehen. Die
semantische Vielfältigkeit der Zusammensetzungen ergibt sich aus der Vagheit der
Bedeutung und der Polysemie der Bestandteile – so kann beispielsweise Fischfrau ‚Frau,
die Fisch verkauft‘, ‚Frau, die kühl wie ein Fisch ist‘ usw. bedeuten, aber dies kann nur
der Kontext disambiguieren. Einige Formen sind kompositionell, also wird ihre
Gesamtbedeutung von der Bedeutung der beiden Bestandteile erschlossen; andere
Formen sind figurativ oder idiomatisch zu deuten, daher wird ihre Semantik nicht nur
mittels der konventionellen Bedeutung der
Kompositionsglieder erklärt. Die
Komposition erlaubt nicht nur die Bildung von Formen, die lexikalisiert werden, sondern
auch von Wörtern, deren Gebrauch sich in dem unmittelbaren Kontext der
Kommunikation erschöpft, ohne je dem Wortschatz beizutreten.
Nach der Beschreibung der allgemeinen Merkmale der Komposition stellt sich die
Frage, ob es universal gültige Kriterien für die Ermittlung eines Kompositums gibt.
Komposita verhalten sich nicht in derselben Art und Weise in allen Sprachen der Welt,
184
man bemerke nur die Zusammenschreibung aller deutschen Komposita, wobei im
Italienischen nur manche zusammengesetzten Wörter zusammengeschrieben werden. Die
strenge Anwendung des graphischen Kriteriums würde in diesem Fall die meisten
Komposita des Italienischen außer Betracht lassen. Da keine phonologischen,
morphologischen, orthographischen oder syntaktischen Kriterien für alle Sprachen gültig
sein können, kann man nur universale Tendenzen statt universaler Regeln identifizieren.
Es wird in dieser Arbeit die Definition benutzt, nach der ein Kompositum aus zwei
lexikalischen Morphemen besteht, zwischen denen eine nicht morphologisch explizite
semantisch-grammatische Beziehung vorhanden ist.
Im zweiten Kapitel geht es um die im Bereich Nominalkomposition angewandten
Kategorisierungen.
Die
Determinativkomposita
werden
so
traditionell
den
Kopulativkomposita (in der sanskritischen Benennung Dvandva) entgegengestellt. Es
handelt sich dabei um Bildungen, deren Konstituenten in einem koordinierenden
Verhältnis stehen, wie zum Beispiel Kinocafé; im Prinzip könnte die Reihenfolge der
Konstituenten ohne Bedeutungsveränderung umgekehrt werden, aber i.d.R. weisen
Kopulativkomposita eine lexikalisierte feste Reihenfolge (*Cafékino). Sanskritischer
Herkunft ist auch die Kategorie Bahuvrīhi, oder Possessivkomposita. Bildungen solcher
Gattung sind exozentrisch, d.h., keine der Konstituenten kann als semantischer Kopf
gelten; außerdem drücken sie eine possessive Beziehung aus zwischen der bezeichneten
referentiellen Entität und dem, worauf die Konstituenten hinweisen – beispielsweise
bezeichnet ein Rotkehlchen ein Vogel, das ein rotes Kehlchen hat. Darauf folgt die
Erläuterung der Kategorie der Rektionskomposita, d.h. die Bildungen, in denen der Kopf
ein deverbales Substantiv ist (z.B. Obstverkäufer). Der Kopf weist in diesem Fall dieselbe
Valenzstruktur des unterliegenden Verbes auf, und das Determinans erfüllt sie; daher
zeigen diese Formen eine von der Verbvalenz gesteuerte Präferenz hinsichtlich der
Bedeutungszuschreibung. Bei Rektionskomposita können problematische Strukturen
vorliegen, falls der deverbale Bestandteil als selbstständiges Wort nicht existiert. Dabei
sind die Konstituente zwar lexikalisch, aber eine der beiden kann nicht frei vorkommen,
wie im Fall vom Wort Appetithemmer, wo das Zweitglied *Hemmer kein Wort ist. Solche
umstrittenen Formen, die in den romanischen Sprachen kaum vorhanden sind, heißen
Zusammenbildungen und werden von manchen Linguisten für Komposita, von anderen
185
für Phrasenableitungen gehalten (der Phrase ‚den Appetit hemmen‘ wird das Suffix –er
hinzugefügt). Zuletzt wird die von Scalise und Bisetto (2009) vorgeschlagene
Kategorisierung vorgestellt, die die Zusammensetzungen in drei Gruppen gliedert: Die
subordinativen Komposita weisen eine Valenzbeziehung zwischen Kopf und
Determinans auf; in den attributiv-appositiven Komposita stellt hingegen das
Determinans ein Attribut oder eine Apposition zu dem Kopf dar. Die dritte Gruppe
umfasst die Koordinativkomposita, deren Glieder semantisch und syntaktisch
gleichgestellt sind. Alle drei Kategorien unterteilen sich dann in exozentrische und
endozentrische Komposita.
Kapitel 3 analysiert die Nominalkomposition im Deutschen. Die deutsche
Komposition ist rechtsköpfig, und zwar, die rechte Konstituente bestimmt die
grammatischen Merkmale des ganzen Kompositums. Daraus folgt, dass die rechte Einheit
der deutschen Nominalkomposita immer ein Substantiv ist. Das ist damit erklärbar, dass
das Deutsche eine SOV-Sprache ist, und dieser Satzstellung entspricht die Reihenfolge
Determinans-Kopf. Strukturell angesehen sind die deutschen Substantivkomposita binär
und rekursiv, ihre Konstituenten können dementsprechend selbst zusammengesetzte
Wörter sein. Der zusammengesetzte Bestandteil kann links (Blumenkohlsuppe), rechts
(Fingerhandschuh) oder beiderseits vorkommen (Hochgeschwindigkeitsmutprobe),
wobei das Deutsche linksverzweigte Komposita bevorzugt. Zwischen den beiden
Gliedern sind mitunter Fugenelemente vorhanden, wie zum Beispiel in Königsmantel; es
handelt sich dabei um Reste archaischer Flexionsendungen. Die Distribution der
Fugenelemente ist nach klaren Regeln nicht erklärbar, doch sie erfolgt nicht willkürlich
und erfüllt prosodische sowie morphologische Funktionen. Man kann nur bestimmte
Tendenzen ermitteln, was das Verhalten des Fugen-s- angeht, und zwar, es kommt i.d.R.
nach Substantive vor, die auf –heit/–keit/–igkeit, –ion, –ität, –schaft, –ung, –ling, –tum, –
um und –sal enden.
Phonologisch betrachtet behält jede Konstituente ihre eigene prosodische Struktur
bei und der Hauptakzent liegt i.d.R. auf dem ersten Glied des Kompositums, obwohl die
Verzweigung und der Lexikalisierungsgrad auf die Akzentuierung einwirken können.
Hinsichtlich
der
Orthographie
werden
die
deutschen
Komposita
immer
zusammengeschrieben; wenn der erste Bestandteil ein Buchstabe oder eine Abkürzung
186
ist, tritt der Bindestrich auf; er ist außerdem fakultativ, wenn es darum geht, dem Leser
die
Segmentierung
der
Konstituenten
zu
erleichtern.
Die
Getrennt-
und
Binnengroßschreibung kommen vor allem in der Werbung vor und gelten als markiert.
Im Bereich Syntax verhalten sich die deutschen Komposita wie syntaktische Atome; der
erste Bestandteil bleibt unflektiert und kann nicht attribuiert werden, und zwar, das
Determinans ist syntaktisch unerreichbar.
Wie schon gesagt, erschließt sich die Bedeutungsbeziehung zwischen den Gliedern
eines Kompositums nur mittels einer syntaktischen Paraphrase. Die Nominalkomposita
und die entsprechenden Syntagmen weisen aber Unterschiede in der Distribution auf,
deswegen gelten sie als onomasiologische Verfahren des Deutschen, die unterschiedliche
semantische Möglichkeiten ausdrücken. Tendenziell bezeichnet das Kompositum eine
stabile Entität (Heuwagen), während die Nominalphrase auf augenblickliche Merkmale
Bezug nimmt (Wagen mit Heu). Die Konstituenten können reihenbildend sein, d.h., sie
treten in einer Mehrzahl von Bildungen mit Bedeutungsähnlichkeit auf; manche dieser
reihenbildenden Bestandteile unterscheiden sich von den entsprechenden frei
vorkommenden Wörtern darin, dass sie semantisch ausgebleicht sind, und sie verhalten
sich deswegen ähnlich wie Affixoiden. Zum Beispiel ist die Konstituente –gut in
Streugut, Kulturgut semantisch schwächer als das homonyme Wort Gut. Die
Komposition erweist sich auch als ein produktives Sprachmittel, um den nominalen
Aspekt der Substantive zu verändern – z.B. werden aus den Kontinuativa Salat, Reis die
Singulativa Salatkopf, Reiskorn gebildet.
Nach der Erläuterung der allgemeinen Merkmale der Substantivkomposita sind die
verschiedenen Kompositionsmodelle der Reihe nach zu verdeutlichen. Angesehen der
Rechtsköpfigkeit ist das Rechtsglied im Deutschen immer ein Substantiv, hingegen kann
das Linksglied zu jeder lexikalischen Kategorie angehören. Die verbreitetsten und
produktivsten Nominalkomposita bestehen aus zwei Substantiven (Haustür); formal und
semantisch weisen diese Bildungen kaum Beschränkungen. Die Bedeutungszuschreibung
kann valenzgesteuert sein, und zwar bei den Rektionskomposita wie Romanleser und bei
Formen mit relationalem Zweitglied wie Professorensohn. Sie kann andernfalls anhand
einer beschränkten Anzahl semantischer Grundrelationen erfolgen (z.B. lokal,
Kellertreppe, oder material, Lederschuhe). Außerdem können N+N-Komposita an dem
Kontext gebunden sein, in dem sie gebildet werden; Heuhemd kann beispielsweise auf
187
ein bestimmtes Hemd hindeuten, das man einmal beim Heumachen verwendet hat. Der
Bezug auf den Kontext und die Metaphorisierung der Bestandteile wirken zur Kreativität
und semantischen Vielfalt dieses Kompositionsmodelles mit. Diesem Modell sind auch
Kopulativkomposita zu unterordnen. Bei den Kopulativkomposita besteht zwischen den
beiden Konstituenten ein koordinatives Verhältnis; da dies nur bei Konstituenten gleicher
Wortart möglich ist, sind Kopulativkomposita immer nach dem Muster N+N gebildet.
Die Notwendigkeit einer kopulativen Kategorie wird aber von Breindl-Thurmair (1992)
in Frage gestellt, weil Kopulativkomposita letztendlich normale Determinativkomposita
seien, die auch eine kopulative Interpretation zuließen – in anderen Wörtern handelt sich
z.B. bei einem Hosenrock um einen Rock, der Merkmale von einer Hose hat.
Das Modell A+N (Buntpapier) ist formal sowie semantisch beschränkter als das
Modell N+N, und es ist deswegen weniger produktiv. Das Adjektiv druckt eine
Eigenschaft des Nomens aus wie in der entsprechenden Phrase Adjektiv-Substantiv; doch
in Vergleich zur syntaktischen Phrase zeigen die Komposita dieses Modells eine sehr
begrenztere Distribution auf. Produktiver und weniger beschränkt ist das Modell V+N
(Schreibware), in dem das Verb eine typische Tätigkeit des Substantivs bezeichnet.
Anders als andere zusammengesetzte Substantive verhalten sich die Konfixkomposita,
indem der Kopf nicht nur ein Substantiv, sondern auch ein Konfix sein kann, und daraus
ergibt sich trotzdem ein Nomen. Derartige Bildungen bestehen aus zwei Konfixen
(Diskothek) oder aus einem Konfix und einem einheimischen Substantiv (Thermojacke,
Spielothek).
Darüber hinaus können auch Präpositionen oder Adverbien (Zubrot, Rückreise),
Numeralia (Zweikampf), Buchstaben (S-Kurve) oder Abkürzungen (U-Bahn) als erste
Konstituente deutscher Nominalkomposita vorkommen. Ferner werden Komposita auch
mit Syntagmen oder Sätze gebildet, wie z.B. Zwischen-den-Mahlzeiten-Imbiss oder Wirpacken-es-an-Stimmung. Dies bereitet theoretische Probleme, weil das Resultat der
Syntax dabei Bestandteil eines morphologischen Verfahrens ist – anders formuliert,
Phrasen werden verwendet, um Wörter zu bilden, während normalerweise das Gegenteil
erfolgt. Die Komposition kann des Weiteren auch Eigennamen aus zwei onymischen
Bestandteilen bilden, und zwar sowohl Anthroponyme (Annegret) als auch Toponyme
(Leipzig-Grünau). Die deonymische Komposition kombiniert hingegen Eigennamen und
Appellativa und bildet Spitznamen (Goldzahn-Klaus) sowie Ortsnamen (Goethestraße),
188
aber auch Gattungsnamen wie Berlinreise und Sibirtiger. Interessant sind die Komposita
des Typs Heulsuse, in denen der Eigenname (Suse) deonymisiert ist und im Allgemeinen
für ‚Person‘ verwendet wird.
Zuletzt werden die Tendenzen der Komposition im heutigen Deutschen
berücksichtigt. Die Komposita sind formal präzise und semantisch dichte Bildungen,
deswegen sind sie besonders verbreitet im Bereich Werbung, Information und
Fachsprachen. Es besteht einerseits die Tendenz, mehrgliedrige Komposita zu bilden,
andererseits die Neigung, längere Zusammenbildungen abzukürzen (z.B. bei dem Wort
Bundesasubildungsförderungsgesetz als Bafög abgekürzt).
Nach der Darstellung der Nominalkomposition des Deutschen analysiert Kapitel 4
die
Nominalkomposition
des
Italienischen
mit
dem
Zweck,
die
beiden
Wortbildungsmodalitäten zu kontrastieren. Der Definition nach gilt als Kompositum die
Kombination zweier lexikalischer Morpheme, zwischen denen die Bedeutungsbeziehung
morphologisch nicht ausgedruckt ist. Dementsprechend werden Formen wie ferro da
stiro wegen der Präposition da nicht berücksichtigt, obwohl sie sich als syntaktische
Atome verhalten (*ferro nuovo da stiro).
Die italienische Nominalzusammensetzung ist nicht so klar systematisierbar wie die
deutsche. Selbst die Position des Kopfes ist nicht fest: Die meisten produktiven
Komposita sind linksköpfig, wie caposquadriglia, aber viele Bildungen weisen keinen
formalen Kopf auf, wie spazzacamino und pellerossa. Solche Bildungen weichen sich
von den deutschen Exozentrika dadurch ab, dass das Rechtsglied im Deutschen immer
die grammatische Merkmale des Ganzen bestimmt, während im Italienischen die
Genuszuschreibung nicht vorausgesehen werden kann; man vergleiche beispielsweise
das Kehlchen, das Rotkehlchen und la pelle, aber il pellerossa. Des Weiteren gibt es im
Italienischen auch eine bedeutende Anzahl rechtsköpfiger Komposita. Das Lateinische
war nämlich eine SOV-Sprache wie das Deutsche, deswegen weisen die Komposita
archaischerer Bildung i.d.R. Rechtsköpfigkeit auf. Auch die meisten Wortbildungen
angloamerikanischen
Einflusses
sind
rechtsköpfig
(scuolabus),
genauso
wie
Konfixkomposita (biologia). Als Resultat ergibt sich, dass viele italienischen Formen den
Deutschen strukturell ähnlich sind, man vergleiche z.B. Eisenbahn und Ferrovia.
189
Prosodisch betrachtet tragen die italienischen Substantivkomposita den Akzent auf
dem Zweitglied, und bestimmte phonologische Regeln erleichtern die Aussprache und
die Orthographie, z.B. sagt man pastasciutta und nicht *pastaasciutta. Graphisch
verhalten sich die Komposita ganz unterschiedlich, denn nicht alle Bildungen sind
univerbiert. Die älteren Komposita sind i.d.R. zusammengeschrieben, andere Formen
werden getrenntgeschrieben, und in manchen Bildungen tritt ein Bindestrich auf.
Abgesehen
von
der
Zusammen-
oder
Getrenntschreibung
verhalten
sich
Nominalkomposita wie syntaktische Atome, allerdings kann nicht nur der Kopf, sondern
auch das Determinans eine Wortform sein. Infolgedessen kann auch das Determinans die
Pluralendung
aufzeigen,
wobei
sich
die
Pluralform
bei
den
italienischen
Substantivkomposita nicht unter klaren Regeln nachvollziehen lässt – flektiert wird
nämlich nur der Kopf (le conferenze stampa), nur das Determinans (i capocuochi), beide
Konstituenten (le casseforti) oder keine (gli spazzacamino). Außerdem sind univerbierte
exozentrische Komposita undeklinierbar (gli aspirapolvere, i pellerossa). Semantisch
angesehen ist das Verhältnis zwischen den beiden Gliedern determinativ oder
koordinativ, genauso wie bei den deutschen Komposita.
Die
italienischen
Substantivkomposita
ergeben
sich
aus
verschiedenen
Kompositionsmodellen. Das Modell N+N bildet in der heutigen Sprache linksköpfige
Komposita wie busta paga, aber viele lexikalisierte N+N-Substantive sind tatsächlich
rechtsköpfig und sind strukturell betrachtet den deutschen Substantivkomposita sehr
ähnlich (madrelingua, Muttersprache). Nominale Kopulativkomposita bestehen auch aus
zwei Substantiven und verhalten sich genauso wie die entsprechenden deutschen Formen;
die grammatischen Merkmale bestimmt aber das Erstglied, und nicht das Zweitglied wie
im Deutschen; rein formal betrachtet sind italienische Kopulativkomposita also
linksköpfig. Anhand des Sprachvergleiches scheint die kopulative Zusammensetzung die
Kompositionstypologie zu sein, in der beiden Sprachen am ähnlichsten sind.
Komposita, die aus Adjektiv und Substantiv bestehen, können linksköpfig (N+A,
pastasciutta) oder rechtsköpfig sein (A+N, cassaforte), das Substantiv ist immer der
Kopf.
Rechtsköpfige
zusammengeschrieben und
A+N-Zusammensetzungen
sind
deswegen
leicht
werden
normalerweise
erkennbar;
N+A-Komposita
entsprechen hingegen der Struktur der Phrase Adjektiv-Substantiv, daher ist die Grenze
zwischen Kompositum und Phrase mitunter unscharf. In A+N-Komposita verhält sich
190
aber das Adjektiv wie ein Determinans, d.h. nicht wie ein qualifizierendes Attribut; das
ist mittels einiger Tests analysierbar. Com’è la nave? *È spaziale, *una nave molto
spaziale – diese Tests beweisen, dass nave spaziale letztendlich ein Kompositum ist.
Das Modell V+N (scolapasta) ist in der heutigen Sprache am produktivsten. Das
verbale Glied regiert dabei die nominale Einheit, die als Akkusativergänzung gilt, und die
Verb-Objekt-Stellung entspricht der Syntax der SVO-Sprachen. Insofern sind sie ähnlich
den Rektionskomposita (wie Romanleser) und entsprechen rein formal betrachtet dem
deutschen Modell V+N (wie Reibekäse). Jedoch unterscheiden sie sich von den beiden
genannten Formen darin, dass italienische V+N-Bildungen exozentrisch sind (ein
scolapasta ist weder *pasta noch *scola); das Genus ist nämlich i.d.R. maskulin und die
Form bleibt im Plural unverändert (uno scolapasta, due scolapasta). Dieses exozentrische
Modell ist in den germanischen Sprachen kaum zu finden; solche Formen sind aber den
deutschen Satzwörtern wie Waghals, die im Kapitel 5 behandelt werden, formal und
semantisch übereinstimmend.
Ein verbales Erstglied kann sich auch mit Adverbien verbinden (tiratardi) und mit
anderen Verben (fuggifuggi); diese beide Bildungen sind immer exozentrisch und
existieren im Deutschen nicht. Das beweist, dass Nominalkomposita im Italienischen
entstehen können, ohne dass eine der beiden Konstituenten zwangsläufig ein Substantiv
ist. Wie im Deutschen gibt es im Italienischen Konfixkomposita – welche immer
rechtsköpfig sind (discoteca) – und Komposita aus Präposition und Substantiv
(soprabito). Die onymischen Komposita sind auch im Italienischen vorhanden
(Giancarlo, Piazza Duomo), wobei die deonymische Komposition durchaus fehlt; es gibt
nämlich keine Komposita, die Ausdrucke wie Berlinreise und Heulsuse übersetzten.
Die deutschen Zusammensetzungen entsprechen häufiger Bildungen verschiedener
Versprachlichungsverfahren im Italienischen. Beispielsweise beweist die Übersetzung
Schlafsack – sacco a pelo, dass deutsche Zusammensetzungen häufiger italienischen
analytischen Phrasen entsprechen. Das wird auch von der kontrastiven Literatur DeutschItalienisch festgestellt: Der Schwerpunkt liegt normalerweise in der Wiedergabe der
deutschen
Komposita
Kompositionsmodelle
im
zeigt,
Italienischen.
dass
die
Eine
Muster
vergleichende
N+N,
A+N,
Analyse
Prep+N
der
sowie
Konfixkomposita mit ähnlichen Merkmalen in beiden Sprachen vorhanden sind, obwohl
sich die deutschen N+N-Komposita einer besonders ausgedehnten Distribution erfreuen.
191
Das Modell V+N ist in beiden Sprachen zu finden, hat allerdings ziemlich
unterschiedliche Eigenschaften, wie oben erwähnt. Formen der übrigen deutschen
Kompositionsmodelle (mit Adverb, Pronomen, Numerale, Buchstabe, Abkürzung oder
Phrase als Erstglied) scheinen im Italienischen nicht zu existieren oder längst nicht mehr
produktiv zu sein. Einige Formen sind im Italienischen dieser Modelle sehr ähnlich, zum
Beispiel könnte die Bildung lato B als Substantiv-Buchstabe-Kompositum gelten; jedoch
werden diese Formen in den italienischen Grammatiken nicht berücksichtigt. Die
Modelle V+V und V+Adv weist hingegen nur das Italienische auf.
Was die Prosodie angeht, liegt der Akzent im Deutschen auf dem ersten Bestandteil,
im Italienischen hingegen auf dem zweiten; all die deutschen Komposita werden
zusammengeschrieben, während italienische Komposita sich unterschiedlich verhalten,
wie oben erläutert. Die beiden Wortbildungsverfahren unterscheiden sich auch
hinsichtlich der Position und der Präsenz des formalen Kopfes; es wurde festgestellt, dass
der Kopf der italienischen Komposita nicht positionsfest ist, die Bildungen können
nämlich linksköpfig oder rechtsköpfig sein. Darüber hinaus kann der formale Kopf in den
italienischen Zusammensetzungen auch durchaus fehlen, was in den deutschen nicht
möglich ist. Anders als die deutschen Formen bestehen die italienischen Komposita aus
zwei flektierten Bestandteilen; daraus folgt auch das unterschiedliche Verhalten der
italienischen Formen in Bezug auf den Plural, der im Italienischen auch das Determinans
betreffen kann. Im Deutschen wird hingegen immer nur das Determinatum flektiert,
während das Determinans syntaktisch unerreichbar und nicht attribuierbar ist. Die
verschiedene Distribution der deutschen und italienischen Komposita beruht auf
unterschiedlichen semantischen Möglichkeiten: Das entsprechende Nominalkompositum
kann potenziell immer die deutsche Nominalphrase ersetzen, wenn auch mit Bedeutungsoder pragmatischen Unterschieden – im Italienischen ist das nicht möglich.
Kapitel 3 und 4 haben den Normalfall der Nominalkomposition in den beiden
Sprachen beschrieben; Kapitel 5 beschäftigt sich hingegen mit einigen Sonderfällen im
Bereich zusammengesetzte Substantive des Deutschen und des Italienischen.
Die für das Deutsche ermittelten Sonderfälle sind einerseits Komposita, die
Besonderheiten bei der Determinativbeziehung zwischen den beiden Konstituenten
aufweisen; andererseits werden scheinbare zusammengesetzten Bildungen analysiert, die
192
sich näher betrachtet als Ergebnisse anderer Versprachlichungsverfahren erweisen.
Zuerst ist die Rede von den sogenannten verdeutlichenden Komposita, d.h. solche
zusammengesetzten Substantive, in denen der die linke Einheit statt der rechten als
semantischer Kopf interpretierbar ist; deswegen kann das Determinativverhältnis als
umgekehrt gelten. Die verdeutlichenden Komposita gliedern sich in die folgenden drei
Gruppen. In Formen wie Verschmelzungsprozess disambiguiert das Zweitglied die
Bedeutung des polysemischen Erstglieds (Verschmelzung als Prozess). In Bildungen wie
Hirschkuh fungiert das Zweitglied als Movierungselement des ersten Bestandteiles – eine
Hischkuh ist keine Kuh, sondern ein weiblicher Hirsch. Meines Erachtens verhalten sich
diese Movierungseinheiten wie solche Zweitglieder, die den Nominalaspekt der
Substantive modifizieren (wie der Plural Schmuckware aus dem Kontinuativum
Schmuck), d.h., in diesen beiden Fällen erfüllt das Zweitglied nicht nur semantische,
sondern auch grammatische Funktionen. In Komposita wie Wahlfisch motiviert das
Zweitglied die erste Einheit, weil der Sprecher sie als entlehnt (Bermudahose), verdunkelt
(Lindwurm) oder jedenfalls unmotiviert wahrnimmt.
Danach wird das Determinativverhältnis in den onymischen Kombinationen wie z.B.
Leipzig-Grünau erläutert. Dabei kann die erste Konstituente das Ganze darstellen,
während das Zweitglied als Determinans fungiert – die Bildung ist nämlich als ‚Leipzig,
und zwar Grünau‘ deutbar. Meiner Meinung nach ergibt sich diese Besonderheit daraus,
dass sich onymische Konstituenten anders als Appellativa verhalten: In der typischen
Determinativkomposition ist das Determinatum ein Gattungsname, deswegen kann das
Determinans seine semantische Extension näher bestimmen. Eigennamen sind hingegen
strukturell weniger geeignet, determiniert zu werden.
Darauf folgt die Beschreibung der sogenannten Klammerformen wie Akutbett. Eine
Klammerform ist ein Kompositum, in dem ein Element aus sprachökonomischen
Gründen getilgt worden ist; wenn man dies nicht berücksichtigt, dann scheint das
Determinativverhältnis zu versagen. Beispielsweise handelt es sich bei Akutbett scheinbar
um ein A+N-Kompositum, wobei die entsprechende syntaktische Paraphrase *‘Akutes
Bett‘ falsch ist, denn es bezeichnet ein Akut(fall)bett. Das Determinans bezieht sich nicht
direkt auf das Determinatum, sondern auf das fehlende Element. Zuletzt wird die Form
barfuß betrachtet, die ein Adverb ist, obwohl das Zweitglied ein Substantiv ist. Es handelt
193
sich dabei um die Konversion eines Possessivkompositums, das sich in dem
Sprachwandel als Adverb durchgesetzt hat.
Es werden dann die Formen des Typs eine Zeitlang analysiert; anhand des
Zweitglieds soll das Wort Zeitlang ein Adjektiv sein, trotzdem beweist der weibliche
Artikel, dass die Form ein weibliches Substantiv ist. Solche Formen sind nämlich keine
Komposita, sondern Univerbierungen von Syntagmen, die sich diachronisch entwickelt
haben. Auch die Bildungen wie Waghals scheinen strukturell V+N-Komposita zu sein;
eine nähere Betrachtung zeigt allerdings, dass sie Konversionen von verbalen Syntagmen
sind. Dementsprechend heißen diese Formen ‚Satzwörter‘ und sind strukturell angesehen
den V+N-Komposita des Italienischen wie scolapasta sehr ähnlich.
Hinsichtlich der Sonderfälle des Italienischen werden drei Phänomene illustriert.
Erstens werden die adjektivische V+N-Bildungen analysiert. Das V+N-Modell formt
nicht nur Substantive, wie die Grammatiken erläutern, sondern auch Komposita in
adjektivischem Gebrauch. In der Phrase un panorama mozzafiato attribuiert mozzafiato
das Nomen panorama, darüber hinaus existiert *il mozzafiato als Substantiv nicht. Solche
Bildungen sind im heutigen Italienischen sehr produktiv. Zweitens geht es um N+NKomposita, derer grammatische Kategorie problematisch ist; sie sind Formen, die dem
kopulativen Muster entsprechen, aber sie verhalten sich wie Modifikatoren eines
Substantivs und können nicht frei vorkommen (z.B. die Form *terra aria in missili terraaria). Drittens werden Formen wie segreteria direzione ufficio acquisti analysiert, die
rekursiv sind, wo keine Rekursivität in der italienischen Komposition vorliegt. Die
Bildung dieser Etiketten ist unter den Tendenzen zur Nominalisierung und zur
semantischen Dichtheit des heutigen Italienischen einzuschließen.
Im letzten Kapitel geht es darum, didaktische Überlegungen über die
Nominalkomposition zu formulieren. In der italienischen Sekundarstufe beginnt die DaFLehrfach i.d.R. mit dem Anfängerniveau und erreicht maximal das Niveau B2 des
europäischen Referenzrahmens. Es werden 4 Lehrwerke analysiert, die sich an
italienischen SchülerInnen richten, um festzustellen, wie die Nominalkomposition
behandelt wird. Die zusammengesetzten Wörter treten schon in den allerersten Seiten der
Lehrwerke auf, jedoch ist die einzige grammatische Erklärung erst nach zahlreichen
Einheiten zu finden. Die Regelmäßigkeiten sind auf das Folgende beschränkt: Komposita
194
bestehen aus zwei Wörtern, das rechte Wort bestimmt das Genus sowie die Bedeutung
des Ganzen, das Plural betrifft das Zweitglied, und die Stellung der Elemente ist
umgekehrt im Vergleich zur italienischen Übersetzung. Im besten Fall wird darauf
hingewiesen, die einzigen Bestandteilen statt des Kompositums im Wörterbuch
nachzuschauen.
Anhand der Beschreibung der Regelmäßigkeiten der deutschen Zusammensetzung
und des Sprachvergleiches mit dem Italienischen glaube ich, man kann an der Schule
näher Aufmerksamkeit auf das Phänomen richten. Orthographisch angesehen ist es
wichtig, den SchülerInnen die Zusammenschreibung der deutschen Komposita
beizubringen; im Vergleich dazu verhalten sich die italienischen und englischen
Bildungen anders, und das kann zu Fehlern führen. Dass ein Bindestrich bei Abkürzungen
und Buchstaben vorkommt, kann den SchülerInnen erklärt werden, wenn ihnen die
Zusammenschreibung der Komposita klar ist – Bildungen wie U-Bahn gehören zur
Alltagssprache. Der Akzent liegt im Deutschen auf dem Erstglied, im Gegensatz zum
Italienischen; dies entspricht der prosodischen Tendenzen des Deutschen, das i.d.R. die
erste Silbe oder der erste Bestandteil der einheimischen Wörter betont. Da die Phonologie
einer der wenigen Bereichen der Sprache ist, wo das Transfer systematisch erfolgt, lohnt
es sich, die Prosodie der Komposita zu üben.
Was die Morphologie der Komposita angeht, lassen die analysierten Lehrwerke die
Fugenelemente außer Acht, aber daraus kann sich eine falsche Segmentierung der
Bestandteile ergeben. Da Fugenelemente im Italienischen nicht vorkommen, soll ihre
Präsenz im Unterricht zumindest anerkannt werden, damit die Lernenden orthographische
Fehler vermeiden. Die Distribution der Fugenelemente ist auch Linguisten geheimnisvoll,
aber meines Erachtens können fortgeschrittene SchülerInnen die einzige bezügliche
Tendenz lernen; und zwar, das Fugen-s- kommt regelmäßig nach den Substantiven vor,
die auf –heit/–keit/–igkeit, –ion, –ität, –schaft, und –ung enden. Solche Suffixe sollen
auch bekannt sein, weil sie als Indizien des weiblichen Genus der Nomen gelten.
In den ersten Einheiten der Lehrbücher treten nicht nur N+N-Komposita, sondern
auch V+N- und A+N-Bildungen auf (Weißwein, Wohnzimmer); hinsichtlich dieser beiden
Kompositionsmodelle bestehen zwei einfache Regeln, und zwar: Das Adjektiv in
Weißwein muss unflektiert sein, und das Verb in Wohnzimmer weist keine –en-Endung
auf. In Bezug auf die Semantik dieser Kompositionsmodelle könnte das Folgende
195
beigebracht werden: In A+N-Zusammensetzungen bezeichnet das Adjektiv eine typische
Eigenschaft des Substantivs; in V+N-Formen drückt das verbale Glied eine
charakteristische Tätigkeit des Nomens aus.
Hinsichtlich der Syntax kann man den SchülerInnen die folgenden Regeln geben,
und zwar, die Pluralendung wirkt nur auf das Zweitglied, und das Erstglied bleibt immer
unflektiert – wie oben erwähnt, ist das bei den A+N-Komposita besonders von Belang.
Die Stellung Modifikator-Kopf entspricht der Tendenz der deutschen Syntax, das
semantisch gewichtigste Element am Ende zu stellen: Man kann explizit darauf Bezug
nehmen, damit die Mechanismen der deutschen Wortstellung deutlicher werden.
Da die Komposita im Deutschen so verbreitet sind, ist es wichtig, dass die
SchülerInnen über klare Interpretationsstrategien verfügen. Bei einem neuen
Kompositum ist es nötig, die Form in Konstituenten zu gliedern, die Bestandteile ohne
evtl. Fugenelemente im Wörterbuch zu suchen, und die Bedeutung ab dem letzten Glied
zu rekonstruieren; es gilt die Regel, ‚AB ist ein B, das etwas mit A zu tun hat‘. Das bereitet
italienischen Muttersprachlern besonders Schwierigkeiten, denn es stößt gegen die
Grundsätze der italienischen Wortstellung; man schlägt deswegen vor, nicht nur auf die
italienischen Phrasen Bezug zu nehmen (Schweinebraten, arrosto di maiale), sondern
auch auf solche Formen, die rechtsköpfig sind, wie Konfixkomposita und Formen
lateinischer Ursprung - Terremoto verhaltet sich diesbezüglich wie Erdbeben. Komposita
aus zwei Substantiven sind zweifellos die vielfältigsten hinsichtlich der Semantik und die
verbreitetste in dem Wortschatz; aber auch die anderen Kompositionsmodelle können im
Unterricht betrachtet werden, und zwar vor allem hinsichtlich adjektivischer und verbaler
Erstglieder, wie oben gesagt. Der Lehrer kann zusammen mit den SchülerInnen auch
Komposita mit Erstglieder aus anderen Wortarten und kreative Bildungen analysieren,
damit die SchülerInnen die vielfältigen semantischen Möglichkeiten der deutschen
Komposition entdecken. Die Nominalkomposita erscheinen schon in den ersten
Deutschunterrichten, deswegen kann man bereits vom Anfang an darauf Acht geben. Da
sie im Deutschen einen so großen Anteil an dem Wortschatz haben, sind die
Gelegenheiten zahlreich, das Augenmerk auf die Mechanismen der Nominalkomposition
zu richten. Vor allem sollen die SchülerInnen eine systematische Methode erhalten, um
die deutschen Nominalkomposita korrekt zu interpretieren und wiederverwenden zu
können; man muss also nicht unbedingt all die möglichen Aspekten der Komposition auf
196
einmal erledigen, wie die Lehrwerke vorzuschlagen scheinen. Die Regelmäßigkeiten
können zuerst induktiv von den SchülerInnen entdeckt werden, und danach können
explizite grammatische Erklärungen die ermittelten Regeln systematisieren. Ferner ist es
aber bestimmend, die begegneten Bildungen auszunutzen, um die Interpretation der
Komposita zu üben und die grammatischen Regelmäßigkeiten zu wiederholen, damit die
gelernten Strategien stufenweise zu Automatismen werden.
197
Ringraziamenti
Vorrei ringraziare tutte le persone che hanno condiviso con me la preparazione di
questo lavoro di tesi. Innanzitutto rivolgo un doveroso grazie alla professoressa Masiero
per l’attenzione che mi ha dedicato in questi mesi, per le correzioni pazienti e precise e
per aver sciolto i dubbi sorti durante la ricerca. La ringrazio anche in qualità di
coordinatrice Erasmus, per avermi permesso di scrivere parte della tesi in Germania e per
avermi dato buoni consigli per la scelta della meta – Lipsia si è rivelata una città
incantevole con un ambiente universitario molto stimolante e una biblioteca fantastica.
Un grazie sincero va alla professoressa Döring per i preziosi suggerimenti bibliografici,
e al professor Fandrych per avermi consigliato il materiale da consultare per la parte
didattica del lavoro.
Ringrazio anche tutti gli insegnanti che mi hanno comunicato la loro passione per la
lingua tedesca: in particolar modo la professoressa Crivellaro, che ha fatto nascere in me
il desiderio di continuare con il tedesco anche dopo la scuola superiore, e ancora una volta
la professoressa Masiero, che è stata la mia insegnante per quattro anni all’università.
Rivolgo la mia gratitudine anche a tutti gli insegnanti che ho avuto modo di incontrare
durante il mio percorso che hanno contribuito a farmi capire che la strada che vorrei
intraprendere è quella dell’insegnamento.
Colgo l’occasione per ringraziare tante altre persone che sono state importanti
durante quest’anno di tesi. Ringrazio gli amici dell’Erasmus Lisa, Elisei, Edward e in
particolar modo la formidabile Rachael; è stato bello condividere tanti momenti insieme,
e auguro loro ogni bene per tutto quello che verrà. Un grazie particolare è per Ernesto,
per il supporto morale e linguistico (diciamo pure pinguistico) e per tutte le volte che
abbiamo riso di gusto insieme. Ringrazio tanto anche le amiche della biblioteca: Serena,
che ha sempre una parola buona per tutti, Karo, Jasmin e Katerina, per i tanti bei momenti
insieme e per avermi aiutato a migliorare la lingua. Un grazie di cuore va a Basti per
avermi spiegato cosa vuol dire Ulknudel e aver risposto con pazienza a tutte le mie
domande.
Vorrei poi ringraziare Chiara, la mia cara ‘Frau’, per le lunghe chiacchierate e il
sostegno lungo il percorso; Agnese per l’affetto, l’aiuto e i confronti su Skype; e ancora
Martina (Franz), per l’indimenticabile pezzo di strada che abbiamo condiviso. Un grazie
sincero è rivolto a tutti gli amici di sempre, a cominciare da Ilaria ed Erica (le mie
consorelle!) che mi sono venute a trovare in Germania e su cui posso sempre contare,
anche quando si frappongono la distanza e gli impegni; vorrei dire a Federico che gli sono
grata per tutte le volte che mi ha chiesto di andare in Cornetto e gli ho detto mestamente
di no – lo ringrazio perché non ha desistito e gli prometto che in futuro ci sarò. Vorrei
ringraziare anche Samu, Alberto, Davide e i tutti i soliti amici, perché in questi mesi un
messaggio, un gesto, un pensiero mi hanno sempre fatto sentire bene: è per loro che a
Valli si torna volentieri. Un pensiero dolce oggi vola su a Enrico.
Infine un grande grazie dal profondo è per la mia famiglia. I miei genitori Soriana e
Maurizio mi hanno dato la possibilità di studiare e mi hanno sempre aiutata ed
incoraggiata ad inseguire i miei sogni, sostenendomi in tutti i modi possibili; Giulio, mio
fratello, mi conosce meglio di chiunque altro e mi ha ascoltata tante volte mentre
preparavo questa tesi. So che le parole non bastano ad esprimere quello che sento, e che
non sarò mai abbastanza grata per tutto quello che hanno fatto e fanno per me.
Se ho potuto intraprendere e portare a compimento questo percorso con serenità e
motivazione è stato merito di tutte le persone che mi hanno sostenuto e che mi sono vicine.
Grazie di cuore a tutti.