Italian Culture
ISSN: 0161-4622 (Print) 1559-0909 (Online) Journal homepage: http://www.tandfonline.com/loi/yitc20
Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo
Gabriella Romani
To cite this article: Gabriella Romani (2017) Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo,
Italian Culture, 35:1, 59-60, DOI: 10.1080/01614622.2016.1245498
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Published online: 24 Nov 2016.
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Date: 19 December 2016, At: 05:49
BOOK REVIEWS
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to get the President and Congress of the United States to legislate an anti-lynching law, which
would have protected all ethnic immigrants. Clearly this law was a long time coming; but Stahle
shows how efforts to formulate immigration laws were a prelude to the 1964 Civil Rights Act
without trying to co-opt the experiences of other races and peoples who met with similar forms
of American-style vigilante justice. Hence, the work fits not only into Italian-American civilization
courses, but also political science and law courses that deal with the larger, unresolved issues of
race and immigration in America.
University of Missouri-Columbia
© 2016 American Association for Italian Studies
DOI 10.1080/01614622.2016.1245497
Carol Lazzaro-Weis
Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo. By Maria Antonietta Ferraloro.
Pp. 128. Pisa: Pacini Editore. 2014.
Le recenti celebrazioni nazionali e internazionali dei 150 anni d’Unità d’Italia hanno prodotto una
vasta gamma di riletture del Risorgimento e riaperto l’annosa discussione sul ruolo che il movimento risorgimentale ha avuto nel processo di modernizzazione del paese. Nel campo degli studi
storici, ad esempio, diversi studiosi, tra cui Alberto Mario Banti, Lucy Riall, Silvana Patriarca e
Carlotta Sorba, hanno offerto diverse letture stimolanti e innovatrici del Risorgimento, spiegato
più in termini culturali che militari, economici o diplomatici, ovvero mettendo in rilievo il valore
simbolico, oltre che ideologico, di un mito, quello risorgimentale, che tanto ha influenzato la storia della nazione italiana. Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, pubblicato nel 1958
suscitando non poche polemiche di cui si è già ampiamente scritto, rappresenta ancora oggi un
testo fondamentale per la comprensione storico-letteraria del tema risorgimentale e come classico
della letteratura italiana, perché tale è oggi, si presta naturalmente a continue riletture. Non a
caso, diverse raccolte di saggi sono state pubblicate in occasione del trentesimo, quarantesimo e
cinquantesimo anniversario della sua pubblicazione. Il libro di Maria Antonietta Ferraloro fa poco
tesoro di quanto è stato recentemente scritto sulla rappresentazione culturale del Risorgimento,
sia in ambito storico che critico-letterario, perdendo così un’opportunità unica di presentarsi
come vera novità interpretativa nell’ambito di un già ricco panorama critico rivolto al romanzo
dell’aristocratico scrittore siciliano.
Tomasi di Lampedusa e i luoghi del Gattopardo è diviso in tre capitoli. Nel primo, intitolato
“Lo spazio come poetica,” l’autrice rintraccia il lungo periodo di gestazione del romanzo in altre
opere di Tomasi di Lampedusa (Ricordi d’infanzia, Letteratura inglese, Letteratura francese) che
portano alla luce “il suo habitus di lettore d’eccezione e il lento ma sicuro delinearsi di un’estetica
e di un personale canone di riferimento entro il quale, con grande anticipo sui tempi, trovano
già accoglienza autori quali la Woolf, Proust, Joyce, Eliot, Greene” (19). In particolare, l’autrice
identifica una particolare affinità tra Virginia Woolf e Giuseppe Tomasi di Lampedusa, al punto
da assimilarli in una comune “diversità sociale e culturale alla quale la loro peculiare condizione
li inchioda;” lei in quanto donna in una società maschilista e lui in quanto “nobile decaduto,
sospinto dalla rovina del proprio mondo ai margini stessi della storia — e della vita”(30). Sempre
nel primo capitolo, Ferraloro spiega i meccanismi narratologici del romanzo, facendo ricorso a
strumenti critici oggi forse desueti ma mettendo in rilievo l’importanza dello spazio, inteso non
come semplice topos narrativo ma come elemento intrinseco alla narrazione stessa. Purtroppo
questa valida intuizione non è stata accompagnata da almeno un accenno alle teorie sulla dimensione geografica, e quindi spaziale, della letteratura (Moretti, Luzzatto e Pedullà, Fiorentino e
Solivetti) che avrebbero potuto offrire un prezioso supporto teorico ad un’analisi dello spazio nel
Gattopardo. A questa poetica dello spazio corrisponde infine, per l’autrice, un’immaginazione
cinematografica del Lampedusa, che verrà poi abilmente sfruttata da Luchino Visconti per il suo
Gattopardo, vincitore nel 1963 della Palma d’Oro al Festival del cinema di Cannes.
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BOOK REVIEWS
Il secondo capitolo, intitolato “Nuove ipotesi interpretative,” elabora quello che l’autrice
definisce l’aspetto cimiteriale del romanzo (annunciato sin dall’incipit: “Nunc et in hora mortis
nostrae. Amen”), rintracciando nella figura del soldato morto non solo un colto riferimento letterario all’opera di Baudelaire ma un richiamo ad un evento realmente accaduto, ovvero la morte di
un giovane soldato tedesco, di cui Lampedusa aveva sentito raccontare mentre era ospite nel paese
di Ficarra nel 1943. Da qui la tesi poi più generale che gli spazi gattopardiani (dai palazzi e i conventi fino all’osservatorio astronomico) “sono spesso ricalcati su località e ambienti riconducibili
alla realtà” (62) e che il romanzo di Lampedusa non può essere ridotto né “a una riproposizione
allegorica di un mondo nobiliare al tramonto” né ad una “trasposizione in chiave simbolica dello
spazio interiore dell’eroe designato” (68).
Il terzo ed ultimo capitolo, dal titolo “Un principe a Ficarra,” riporta alcune vicende biografiche di Lampedusa, tra cui la sua forzata partenza da Palermo dopo che il palazzo di famiglia
era stato semidistrutto dai bombardamenti del 5 aprile 1943 e il breve soggiorno dello scrittore
a Ficarra — dettagli, però, a volte narrati con toni aneddotici e che non aiutano a capire fino in
fondo quel limine di cui l’autrice stessa parla tra realtà e immaginazione (“tanti piccoli aneddoti
legati ai principi palermitani suggeriscono che la loro famiglia fu adottata dall’intero paese e che
‘aristocratici’ e ‘villani’ contribuirono alla fine, ciascuno a modo suo, a rendere meno pesante il
periodo che vi avrebbero trascorso da sfollati” [81]). Anche qui un’occasione non colta pienamente:
benché l’autrice definisca il romanzo di Lampedusa un capolavoro non offre mai una spiegazione
di come e perché oggi rileggendo Il Gattopardo ci troviamo di fronte ad un classico, stornando
la questione con la scusante che “nessuna ricognizione attorno a un’opera — naturalmente, non
solo letteraria — potrà mai svelare l’insondabile mistero dell’arte” (85). Infine, in appendice segue
una intervista con Pietro Ferraloro, ex preside della scuola media di Ficarra (oggi chiamata scuola
Giuseppe Tomasi di Lampedusa), che ha conosciuto personalmente Lampedusa a Ficarra e la cui
testimonianza sul soggiorno dello scrittore nel piccolo paese messinese si aggiunge a quanto già è
stato scritto in proposito. Lo studio di Maria Antonietta Ferraloro scava nella memoria di chi ha
vissuto vicino a Tomasi di Lampedusa in un momento breve, sebbene drammatico, della vita dello
scrittore, e le novità che ne emergono saranno sicuramente di interesse a chi vorrà approfondire
la biografia dello scrittore.
Seton Hall University
© 2016 American Association for Italian Studies
DOI 10.1080/01614622.2016.1245498
Gabriella Romani
Intervalla: Special Vol. 1, 2016, To Be or Not to Be a Mother: Choice, Refusal, Reluctance
and Conflict. Motherhood and Female Identity in Italian Literature and Culture. Eds. Laura
Lazzari and Joy Charnley. Pp 124.
At a time of heated and sometimes indecorous debates in the Italian media on surrogate motherhood
and intravenous fertilization (IVF), and of government-led fertility campaigns in a country such
as Italy — with zero population growth — the calm discussion to be found in this special issue of
Intervalla makes for a refreshing contribution to the debate. It is also a timely and useful resource
for students, scholars, and academics interested in what is now a fully recognized discipline:
Motherhood or Mothering Studies.
The occasion for this special issue was offered by the positive reception of a range of
interdisciplinary papers on motherhood presented at the annual conference of the American
Association for Italian Studies held at the University of Zurich in 2014. The nine essays included in
the collection (written both in English and Italian) examine various notions of motherhood through
the lens of Italian women writers. Organized around the key themes of “choice and conflict” and
“refusal and rejection,” the volume offers a reinterpretation of key feminist texts of the past in the
light of more recent works in various genres (novels, plays, and memoirs written by mothers, a.k.a.
momoirs). Prominent authors, such as Anna Banti, Oriana Fallaci and Lalla Romano, are featured