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Arcà Andrea 2017. Livio Mano e l’arte rupestre nelle Alpi occidentali: un percorso, una ricerca

2017, Quaderni del Museo Civico di Cuneo, V, pp. 14-18 e tav. III.

Livio è stato un caro amico. Abitando in un due città diverse, anche se non lontane, i contatti più frequenti erano telefonici; era sempre lui, però, a telefonarmi per primo per farmi gli auguri di Natale; auguri sempre graditi come la sua persona. Ci accomunava l'interesse per il territorio, per l'archeologia, per le montagne e per l'arte rupestre: è proprio sotto quest'ultimo aspetto che avuto modo di collaborare con lui in varie occasioni, ed è su questo aspetto che mi fa piacere fissare qualche ricordo, anche per onorare la sua figura di archeologo, etnografo e ricercatore.

1 Settore Cultura e Attività Istituzionali Interne Complesso Monumentale di San Francesco Museo Civico del Museo Civico di Cuneo a cura di Michela Ferrero e Sandra Viada V, CUNEO 2017 In copertina: Archivio Livio Mano - Visione d’insieme dopo il riordino, foto M. Ferrero Livio Mano al Musée des Merveilles durante le giornate di archeologia sperimentale “La Vie du Parvis”, foto g.c. Musée des Merveilles Disegni e appunti di Livio Mano relativi a un carro processionale di area cuneese, foto Archivio Museo Civico di Cuneo Valle delle Meraviglie, 1990, foto g.c. Sandra Viada © NEROSUBIANCO edizioni, Cuneo 2017 ISBN 9788898007615 ISSN 2532-1749 Livio Mano e l’arte rupestre nelle Alpi occidentali: un percorso, una ricerca Andrea Arcà Livio è stato un caro amico. Abitando in un due città diverse, anche se non lontane, i contatti più frequenti erano telefonici; era sempre lui, però, a telefonarmi per primo per farmi gli auguri di Natale; auguri sempre graditi come la sua persona. Ci accomunava l’interesse per il territorio, per l’archeologia, per le montagne e per l’arte rupestre: è proprio sotto quest’ultimo aspetto che ho avuto modo di collaborare con lui in varie occasioni, ed è su questo aspetto che mi fa piacere fissare qualche ricordo, anche per onorare la sua figura di archeologo, etnografo e ricercatore. Il Vej del Bouc e il Bego Livio conosceva profondamente l’area del Bego, zona che ha molto di più a che fare con la Provincia Granda che con i versanti meridionali delle Alpi Marittime, perlomeno sotto l’aspetto della più che probabile provenienza stagionale degli autori delle incisioni preistoriche. La conosceva per averci lavorato assiduamente, ma anche per la sua grande esperienza nella lettura dei territori, in particolare montani. È stato lui ad avere sempre ben chiara la pertinenza cronologica all’età del Rame di una buona parte delle figure di pugnali delle Meraviglie, così come riconosciuto già dal 1921 da Piero Barocelli, contrariamente alle teorie d’ufficio in voga nell’ultimo venticinquennio dello scorso millennio, che limitavano l’attribuzione a fasi più recenti. Ed è a lui pertanto che mi sono felicemente ispirato nei miei lavori di ricerca sull’area. La sua concezione dell’archeologia è sempre stata molto attenta alle relazioni di contesto, ed è proprio su queste basi che aveva ben compreso, mettendo in rapporto i reperti iconici rupestri con la distribuzione dei reperti di cultura materiale lungo i percorsi montani tra valli del Bego e pianura cuneese, sia gli aspetti cronologici che quelli territoriali. Mi riferisco in particolare a quanto scritto da Livio sui “percorsi preistorici in Valle Gesso”, alla quale assegnava una funzione di “svincolo e interfaccia tra pianure degli opposti versanti e territori montani”, all’interno di un areale, quello delle Alpi Marittime, opportunamente definito come “complesso, ma ricco di occasioni antropiche”1. In relazione a ciò Livio citava i reperti preistorici più significativi, quali una cuspide di freccia in selce dal Colle delle Finestre, a testimonianza dell’antichissima frequentazione dei valichi più in quota, nonché sporadici rinvenimenti nei pressi del Colle di Tenda – una lama in selce di pugnale e un frammento di accetta in pietra verde – senza dimenticare i gruppi di rocce incise, affini a quelle del Bego, che dal Colle del Sabbione “segnano progressivi percorsi verso la Colla di Cornio”, oggi Colle di Tenda2. L. MANO, Percorsi preistorici in valle Gesso ed oltre, in R. COMBA, M. CORDERO (a cura di), Entracque, una comunità alpina tra Medioevo ed Età moderna, in “Atti della giornata di studio”, Entracque, 13 aprile 1997, Cuneo 1997, pp. 11-14. 2 Cfr. supra, nota n. 1. 1 QUADERNI DEL MUSEO CIVICO DI CUNEO 15 Forti erano però in lui anche gli accenti manuali e sperimentali, base di ogni ricerca scientifica, tanto da renderlo uno dei migliori e sapienti esecutori di accurati calchi delle rocce incise, i cui positivi venivano realizzati, così come a Tenda3 per il Bego, nel laboratorio presso il Museo di Cuneo, cercando di renderli tali e quali agli originali, colorandone la superficie con una polvere ricavata dallo stesso litotipo. È ancora oggi di riferimento il suo contributo sulla tecnica di realizzazione delle incisioni picchiettate del Monte Bego: grazie all’analisi delle macrofotografie, alle prove sperimentali di esecuzione, all’utilizzo del microscopio ottico binoculare ed elettronico, Livio Mano è riuscito a dimostrare come le figure venissero incise a martellina diretta litica, utilizzando anche in alcuni punti, in particolare per i margini e le rifiniture, la tecnica a pressione e rotazione, girando cioè la punta dello strumento litico, come un punteruolo, sulla rocca, sino a produrre tanti piccoli incavi rotondi4. È a sua firma il capitolo sul Monte Bego all’interno del volume Sui sentieri dell’arte rupestre, una guida all’arte rupestre delle principali zone delle Alpi5. Ebbi modo di lavorare con Livio nell’estate del 1989 per la campagna di ricerca condotta dal Museo di Cuneo e dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte presso il sito del Vei del Bouc, in alta Valle Gesso6, l’unica zona del complesso rupestre del Bego rimasta in territorio italiano dopo la guerra e la cessione dei territori tendaschi alla Francia, che si aggiunge alle venti delineate da Carlo Conti. Un affascinante pianoro a oltre 2000 m di quota plasmato dal modellamento glaciale, dove qua e là affiora qualche lastrone di arenaria e argillite montonata favorevole all’incisione rupestre. Eseguii, disteso al suo fianco sulla superficie di pietra e osservando a fatica i labili segni incisi ormai consumati dai millenni, il rilievo della roccia con figure topografiche neolitiche, scoperta da Giuseppe Schiappacasse nel giugno del 1965; fu cura di Livio realizzare il calco in resina, stendendo dapprima a pennello la matrice negativa in elastomero, che, una volta rappresa, assumeva la morbida consistenza della trippa, e fissando poi con una serie di strisce di lana di vetro imbevute nella resina le assicelle di legno atte a sostenere il controcalco; condusse anche il saggio di scavo all’interno del Gias della Pietraia, un riparo situato poco a sud del lago, rivelando la presenza di una fase storica del XVII-XVIII sec. e di una preistorica campaniforme (terzo quarto del III millennio a.C.). Il calco della roccia di Novalesa Nella primavera del 1988, nello schedare le rocce coppellate presenti nel pianoro erboso che precede l’Abbazia della Novalesa (SUS 261 e SUS 281), già conosciute al Gruppo Ricerche Cultura Montana7, la mia attenzione fu attirata da una superficie rocciosa liscia ed inclinata a forma di spicchio, circondata e quasi protetta, in mezzo al prato, da alcuni noccioli. Ebbi così modo di rinvenire la roccia incisa SUS 277 Novalesa 28, una delle poche, se non l’unica, a presentare nell’arco alpino occidentale un motivo a cerchi concentrici e reticolo di canaletti e coppelle, ben Presso il Musée des Merveilles di Tenda una corposa sezione espositiva è costituita dai numerosi ed estesi calchi in resina, derivati da matrici in elastomero tixotropico, che propongono una serie di duplicati di qualità sostanzialmente pari all’originale, allo stato dell’arte non ancora eguagliabile dai calchi digitali basati su modelli digitali contactless. 4 L. MANO, Tecniche di incisione: il caso della regione del Monte Bego, in Immagini dalla preistoria, incisioni e pitture rupestri: nuovi messaggi dalle rocce delle Alpi occidentali, mostra documentaria in San Francesco, Cuneo 28 settembre-22 ottobre 1995, Boves 1995, pp. 26-31. 5 L. MANO, I pastori del Monte Bego, in A. ARCÀ, E. FOSSATI (a cura di), Sui sentieri dell’arte rupestre, Torino 1995, pp. 17-24. 6 Ricordo l’impegnativa salita lungo la sterrata che porta al Pra’ del Rasur, al tempo percorribile in automobile, punto di partenza del percorso a piedi. 7 GRCM - GRUPPO RICERCHE CULTURA MONTANA. Le valli del Moncenisio, guida escursionistica, Torino 1992, pp. 50-51. 8 GRCM - GRUPPO RICERCHE CULTURA MONTANA, La Pietra e il Segno, Susa 1990, p. 97. 3 16 QUADERNI DEL MUSEO CIVICO DI CUNEO noto in altre aree rupestri europee, quali la Galizia, l’Irlanda e il Galles. Presentandosi l’opportunità di eseguire un calco di questa superficie incisa, fu naturale rivolgersi a Livio, il quale lo realizzò l’8 e il 9 luglio 1990, producendo un risultato per certi aspetti migliore dell’originale, quanto a leggibilità dei segni incisi, molto consunti e poco profondi9; è nota la precisione micrometrica dei calchi in elastomero i quali, oltre a soddisfare egregiamente le esigenze museali ed espositive, sono di grande aiuto anche nello studio specialistico delle superfici istoriate, permettendo un assoluto controllo dell’illuminazione radente. Il lavoro sul sito, al quale oltre a chi scrive collaborò anche l’amico comune Alberto Santacroce, occupò due giornate, impegnate nella pulizia della superficie, nella stesura della matrice gommosa e nella preparazione del controcalco rigido in resina, che permette, come una conchiglia, di conservare la forma generale del masso, mentre la matrice ne riproduce i particolari più fini della superficie. Al termine delle operazioni (Fig. 1, Tav. III), staccata la conchiglia, arrotolata la matrice che ha la consistenza del lattice e fissato il tutto sul portapacchi di un’autovettura, Livio portò il materiale presso il laboratorio a Cuneo, per procedere nella realizzazione del prodotto finito (Fig. 2, Tav. III). Ancora oggi, la scheda della roccia SUS 277 presenta online10, per maggiore chiarezza, la fotografia del calco, insieme a quella dell’originale. La mostra Immagini dalla Preistoria La campagna di ricerca presso il lago del Vei del Bouc, organizzata dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte e dal Museo di Cuneo, era finalizzata anche alla raccolta di dati per la realizzazione della mostra Messaggi/Messages dalle incisioni rupestri del Lago del Vei del Bouc, che si tenne nell’estate del 1991 a Cuneo; i risultati delle ricerche furono pubblicati all’interno del volume Immagini dalla Preistoria, redatto allo scopo di presentare alla XXXII riunione scientifica dell’IIPPIstituto Italiano di Preistoria e Protostoria11 il ricco materiale di archeologia rupestre delle Alpi Occidentali. All’interno del volume12, Livio redasse i capitoli relativi alle tecniche di incisione dell’area del Monte Bego13 e una parte significativa di quello che riportava i dati della campagna di ricerca al Vei del Bouc14. Lo stesso titolo del volume venne dato alla mostra che fu esposta, sempre in concomitanza della riunione scientifica, presso il Complesso Monumentale di San Francesco a Cuneo, dal 28 settembre al 22 ottobre del 1995. L’esposizione fu allestita da Livio – da lui progettata insieme a chi scrive e a Filippo Gambari, che ne ebbe l’idea e ne diede l’impulso – con la cura che lo contraddistingueva, aggiungendo ai pannelli che illustravano il meglio di quanto conosciuto dell’arte rupestre delle Alpi Occidentali alcune teche con le ricostruzioni sperimentali dell’ascia e dell’arco dell’uomo del Similaun, realizzate da Giuseppe Belfiore Mondoni, detto Jack Belmondo, archeologo sperimentale camuno15, al quale pure va tributato un affettuoso A. ARCÀ, Il complesso petroglifico del massiccio del Rocciamelone. Arte rupestre su calcescisto tra Valcenischia e Bassa Valle di Susa, in A. ARCÀ (a cura di), La Spada sulla Roccia. Danze e duelli tra arte rupestre e tradizioni popolari della Valsusa, Valcenischia e delle valli del Moncenisio, Torino 2009, pp. 98-99, foto a p. 98. 10 Per la scheda, progetto Archivio Online, a cura del GRCM, vedi http://www.rupestre.net/archiv/ar9.htm. 11 Preistoria e Protostoria del Piemonte, tenutasi ad Alba dal 29 settembre al 1 ottobre 1995. 12 Livio ne aveva progettato anche la bella copertina: una mano (nomen omen ...) che incide una figura rupestre con uno strumento litico (vd. il depliant della mostra, Fig. 3, Tav. III); l’azione venne da alcuni poco opportunamente interpretata come un possibile incitamento all’esecuzione di figure che potevano danneggiare le superfici rocciose, e il volume fu mandato in stampa, all’ultimo momento, con l’anonima copertina a tinta unita color cioccolato che lo contraddistingue. 13 L. MANO, Tecniche di incisione: il caso della regione del Monte Bego, cit., pp. 26-31. 14 L. MANO, F. M. GAMBARI, C. CONTI, D. AROBBA, G. CANAVESE, A. MORISI, A. SANTACROCE, G. SOLDATI, Tra Vei del Bouc e Monte Bego, in Immagini dalla preistoria, cit., pp. 52-79. 15 Per una nota su alcuni dei suoi lavori vedi http://www.rupestre.net/tracce/?p=1350. 9 QUADERNI DEL MUSEO CIVICO DI CUNEO 17 ricordo. In questa stessa mostra furono esibiti i calchi delle rocce valsusine di Madonna dell’Ecova16 e della roccia di Novalesa. In occasione della mostra, chi scrive, Livio Mano e Alberto Santacroce effettuarono la documentazione di base delle sei figure antropomorfe schematiche della Valle Grana17, una delle quali, probabile scena di parto, fu scelta da Livio come logo della mostra. I calchi delle rocce dell’Alpe Carolei Nell’estate del 1991 furono scoperte dal Gruppo Ricerche Cultura Montana di Torino18, lungo i versanti in alta quota del Rocciamelone in Valcenischia, alcune rocce incise; furono rilevate cinque anni dopo a cura della cooperativa Archeologica Le Orme dell’Uomo19, mentre nell’estate del 1997 fu eseguito, a cura di Livio Mano, il calco delle tre superfici più interessanti, CEN-CRL2, CRL6 e CRL8. Una volta documentate e studiate, le rocce incise si rivelarono popolate da immagini di armati che assumevano la stessa postura degli Spadonari di Venaus e Giaglione, nota danza armata ancora tradizionale in Bassa Valle di Susa e Valcenischia, e che ne testimoniavano pertanto la remota origine protostorica. L’esecuzione dei calchi fu particolarmente impegnativa, in quanto fu necessario trasportare a spalle ad oltre 2300 m di quota tutto il materiale necessario; vi erano dubbi sulla riuscita dell’operazione, considerando che le temperature rigide per l’altitudine rischiavano di compromettere la corretta reticolatura dell’elastomero; una giornata di sole per fortuna ovviò al problema. I calchi furono quindi esposti presso il Museo Etnografico di Novalesa, e Livio partecipò alla giornata di studi La Spada sulla Roccia tenutasi a Novalesa 23 maggio 1998, presentando, a confronto con le immagini rupestri, un importante contributo sulle danze armate tradizionali del Cuneese (Fig. 4, Tav. III), con particolare attenzione al Bal do Sabre di Bagnasco20. Le coppelle, come e quando Sulla base degli indirizzi di ricerca da lui perseguiti, a seguito di prove sperimentali e all’esame delle coppelle incise sulla parte sommitale del poggio di Montaldo di Mondovì, fu Livio Mano a chiarire come per l’esecuzione di determinati tipi di coppelle21, quelle cioè profonde a sezione cilindrica, ben diffuse nella Alpi Occidentali22, fosse necessario l’utilizzo di uno strumento metallico, in sostanza di uno scalpello in ferro, contribuendo così a fissare un fondamentale punto di riferimento cronologico, che non poteva essere anteriore al’età del Ferro; tale assunto è stato in seguito confermato dai dati provenienti da varie altre rocce coppellate dell’arco alpino: basti citare sia le sovrapposizioni di coppelle su spirali-meandri (Arcelle Neuve nella Haute Maurienne) e su figure della prima e media età del Ferro (Rupe Magna in Valtellina, Grande Roccia di Naquane in SUS 212 Madonna dell’Ecova, vd. scheda online http://www.rupestre.net/archiv/2/ar27.htm; il calco era stato eseguito a cura della sezione di Paleontologia Umana del Dipartimento di Anatomia e Fisiologia Umana dell’Università di Torino. 17 A. SANTACROCE, Antropomorfi schematici in Valle Grana, in Immagini dalla preistoria, cit., pp. 80-82. 18 La scoperta fu effettuata dai soci Patrizia Meirano e Gianni Cametti nel corso delle escursioni finalizzate alla redazione della guida escursionistica transfrontaliera italo-francese Le valli del Moncenisio (GRCM - GRUPPO RICERCHE CULTURA MONTANA, Le valli del Moncenisio, guida escursionistica, Torino 1992). 19 Alla campagna di rilevamento parteciparono Andrea Arcà, Antonio Baroncini, Angelo Fossati, Elena Marchi ed Emanuela Tognoni. 20 L. MANO, Le danze armate nella tradizione popolare delle valli del Cuneese, in A. ARCÀ (a cura di), La Spada sulla Roccia. Danze e duelli tra arte rupestre e tradizioni popolari della Valsusa, Valcenischia e delle valli del Moncenisio, Torino 2009, pp. 113-120. 21 F. M. GAMBARI, L. MANO, L’area a coppelle: descrizione ed analisi delle incisioni, in E. MICHELETTO, M. VENTURINO GAMBARI (a cura di), Montaldo di Mondovì. Un insediamento protostorico. Un castello, in “Quaderni della Soprintendenza Archeologica del Piemonte”, Monografie, Torino 1991, pp. 91-94. 22 Vd. i casi di Crô da Lairi (Fenestrelle - TO), Susa (TO), Table de l’Arcelle Neuve e Rocher aux Pieds de Pisselerand (Haute Maurienne). 16 18 QUADERNI DEL MUSEO CIVICO DI CUNEO Valcamonica), sia la presenza dell’iscrizione Iovi [sacrum] sul Ròch dij Gieugh, la probabile Roccia di Giove di Usseglio, recentemente studiata23. Livio Mano collaborò con l’amico comune Alberto Santacroce e con Gian Carlo Soldati alla realizzazione del programma di schedatura delle incisioni rupestri della Provincia di Cuneo, che ha prodotto la compilazione, con documentazione fotografica, negli anni ’90, di 142 schede di rocce incise, molte delle quali a coppelle, redatte sulla base della Scheda Internazionale di Arte Rupestre delle Alpi Occidentali24. Conclusioni Gli interessi coltivati e le ricerche condotte nel campo dell’archeologia rupestre da Livio Mano sono solo una parte dell’importante percorso da lui compiuto e del significativo contributo da lui offerto all’archeologia piemontese e alla cultura alpina. Insieme a lui, ho condiviso un tratto di questo percorso, ed è importante per me ricordarlo, così come è importante sottolineare il suo spirito di ricerca, di prassi sperimentale, di impegno sul campo e di puntuale verifica delle fonti, che fanno di lui una figura fortemente propositiva, il cui profondo rilievo umano, che troppo presto ci è stato tolto, ne sostanzia ancora più l’articolato valore scientifico. D. BERTA, A. ARCÀ, F. RUBAT BOREL (a cura di), Roccia dei Giochi, Roccia di Giove. Un masso inciso tra preistoria ed età moderna a Usseglio, Usseglio 2016. 24 A. SANTACROCE, Scheda Internazionale per il censimento delle incisioni rupestri delle Alpi occidentali, in Immagini dalla preistoria, cit., pp. 21-25. 23 TAVOLA III A. ARCÀ Fig. 1. 9 luglio 1990: Livio Mano in un momento dell’esecuzione del calco in elastomero della roccia incisa SUS 277 Fig. 2. Il calco della roccia SUS 277, realizzato da Livio Mano, nel cortile del Museo Civico di Cuneo TAVOLA III Fig. 3. Il depliant della mostra Immagini della Preistoria, ideato da Livio Mano Fig. 4. Novalesa, 23 maggio 1998, Livio Mano alla giornata di studi La Spada sulla Roccia A. ARCÀ Indice Presentazione pag. 3 Nota delle Curatrici » 5 C. FORTUGNO, M. GIACOBINI, Le carte dell’Archivio “Livio Mano” » 7 S. VIADA, Livio Mano. Dal documento alla persona, impronte di vita » 10 A. ARCÀ, Livio Mano e l’arte rupestre nelle Alpi occidentali: un percorso, una ricerca » 14 D. OLIVERO, Per un museo naturalistico in Cuneo: dall’idea di Livio Mano alle necessità odierne » 19 M. FERRERO, L’imperatore Adriano, Marguerite Yourcenar e... di come un archeologo preistorico permise che mi occupassi di iconografia monetale » 25 L. MARINO, F. QUASIMODO, G. SPIONE, Sentirsi a casa: storie di opere, committenti e amici nella chiesa di San Francesco » 30 P. MACHU, S. SANDRONE, Livio aux pays des Merveilles » 34 A. DE ANGELIS, Livio Mano fra etnografia ed etnologia: la cultura materiale al Museo Civico di Cuneo » 36 M. CORDERO, Un ricordo d’amicizia » 39 Allestire una mostra negli spazi di un museo secondo Livio Mano. Scheda tecnica a cura di O. CALANDRI ED E. PELLEGRINO » 40 TAVOLE » 43