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La ceramica a vernice nera dalle ricognizioni nel territorio di Strongoli-Petelia, in E. La Rocca, G. Genovese (a cura di), Nel territorio di Filottete. Ricognizioni archeologiche nella Crotoniatide settentrionale (2010-2012), (Studi Miscellanei 40), L'Erma di Bretschneider, Roma, 2017, pp. 245-290

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NEL TERRITORIO DI FILOTTETE Ricognizioni archeologiche nella Crotoniatide settentrionale (2010-2012) alla tradizione delle iconograie nell’arte tardo- di restauro e d’identiicazione. di Grottaferrata. PANELLA C. Iconograia delle mitologiche iconograiche e stilistiche. 1971. ’ERMA» «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER SAPIENZA UNIVERSITÀ DI ROMA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELL’ANTICHITÀ SEZIONE DI ARCHEOLOGIA CLASSICA, ETRUSCO-ITALICA, CRISTIANA E MEDIEVALE STUDI MISCELLANEI 40 NEL TERRITORIO DI FILOTTETE RIcOgNIzIONI aRchEOLOgIchE NELLa cROTONIaTIDE sETTENTRIONaLE (2010-2012) a cura di EugENIO La ROcca e gugLIELmO gENOvEsE NEL TERRITORIO DI FILOTTETE Ricognizioni archeologiche nella Crotoniatide settentrionale (2010-2012) a cura di Eugenio La Rocca e Guglielmo Genovese © Copyright 2017 «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER Via Cassiodoro, 11 - 00193 Roma http://www.lerma.it Progetto graico «L’ERMA» di BRETSCHNEIDER In copertina: La sirena di Strongoli (da Nostoi 2007). Tutti i diritti risevati. È vietata la riproduzione di testi e illustrazioni senza il permesso scritto dell’Editore. AA.VV. Nel territorio di Filottete - Roma : «L’Erma» di Bretschneider, 2017 - 361 p. : ill.; 27 cm. - (Studi miscellanei ; 40) ISBN CARTACEO 978-88-913-1229-7 ISBN DIGITALE 978-88-913-1231-0 CDD 930.1 1. Filottete Il volume è stampato con il contributo del Dipartimento di Scienze dell’Antichità - Sezione di Archeologia - Sapienza Università di Roma INDICE Premessa, EugENIO La ROcca ................................................................................................ p. 7 m. sORRIsO-vaLvO, Sintesi della geologia e geomorfologia della Calabria e note sulla Crotoniatide .................................................................................................................. » 9 g. cOLugNaTI, Il territorio di Filottete: dalle origini mitiche all’età ellenistica. Fonti letterarie e documenti epigraici .................................................................................. » 31 g. gENOvEsE, Per un’archeologia del territorio ilotteteo: fra mito e archeologia nella Crotoniatide settentrionale ........................................................................................... » 45 g. gENOvEsE, Indagini per una carta archeologica sul territorio di Filottete: dal progetto alla realizzazione ............................................................................................... » 73 g. gENOvEsE, Archeologia del paesaggio nel territorio di Filottete...................................... » 91 g. gENOvEsE, Dinamiche insediative per un’archeologia dei paesaggi nel territorio di Strongoli ....................................................................................................... » 119 F. maRINO, Dinamiche insediative antiche nel territorio di Strongoli ................................... » 169 I. FabIaNO, Per un modello di sfruttamento territoriale nell’Ager Petelinus di età repubblicana ................................................................................................................ » 191 a. PIERgENTILI màRgaNI, Petelia romana nel passaggio dalla villa al latifondo ................... » 199 L. maRsIcaNO, Analisi topograica preliminare sulla base dei ritrovamenti di età medievale nel territorio di Strongoli-Petelia ........................................................................................... » 217 I. FabIaNO, I materiali ceramici dal territorio di Strongoli: premesse di metodo ................. » 221 a. PIERgENTILI màRgaNI, La ceramica a pasta grigia da Strongoli-Petelia ........................... » 225 m.c. gagLIaNEsE, La ceramica a pasta grigia di Strongoli-Petelia: forme e tipologie ........ » 231 m. cOLussO, c. DE DOmENIcO, m. DE RE, b. LuIsE, La ceramica a vernice nera dalle ricognizioni nel territorio di Strongoli-Petelia ............................................................. » 245 a. bOsETTI, Pesi da telaio: distribuzione areale ed ipotesi produttivo-funzionali ......................... » 291 a. PIERgENTILI màRgaNI, Le sigillate italiche......................................................................... » 297 I. FabIaNO, Anfore e dolia tra commerci e vita quotidiana .................................................... » 309 a. PIERgENTILI màRgaNI, L’opus doliare dal territorio: brevi cenni ...................................... » 317 a. PIERgENTILI màRgaNI, J. gIuLIaNI, Cronologia e distribuzione territoriale dei materiali medievali di Strongoli ............................................................................................................ » 321 a. aNDREOccI, La coroplastica nel territorio di Strongoli-Petelia: alcune note e osservazioni ..................................................................................................... » 333 a. PIERgENTILI màRgaNI, Frammento vitreo da Casa Murgie: osservazioni e note a margine ................................................................................................ » 353 g. gENOvEsE, Nella terra di Filottete: alcune rilessioni conclusive ..................................... » 357 PREMESSA Il rapporto tra le apoikiai greche fondate in Italia meridionale e in Sicilia nel corso dell’VIII e del VII secolo a. C., e gli insediamenti delle popolazioni che abitavano in quei territori prima dell’arrivo dei Greci è uno dei temi basilari sui quali la discussione nel secolo scorso è stata assai vivace, ma purtroppo senza un approdo a risultati universalmente accettati a causa di contrasti talvolta insanabili nell’interpretazione degli scarsi dati a disposizione. Il tentativo di integrazione del quadro di riferimento con il supporto di modelli teorici desunti da situazioni non omogenee tra loro, anzi molto spesso distanti nello spazio e nel tempo, non ha aiutato più di tanto la ricerca, né ha potuto impedire che venisse sollevata un’obiezione critica di fondo: è possibile ricostruire un quadro storico-culturale di tale complessità, solo parzialmente conosciuto in base a informazioni per lo più frammentarie, coperte dalla coltre di miti che si sono stratiicati nei secoli, senza tradire la mentalità degli uomini che hanno vissuto quegli eventi? Si può surrogare quello che le fonti letterarie e epigraiche non dicono, e che le ricerche archeologiche non hanno ancora documentato in maniera precisa, in base a un metodo comparativo non sempre adeguato alla complessità dei problemi, e altrettanto spesso adottato senza i necessari bilanciamenti metodologici? Il problema non riguarda esclusivamente l’effettivo numero dei Greci emigrati verso le coste italiche, ma quali fossero i loro modi di aggregazione, visto che i coloni non provenivano in molti casi dalla medesima polis o dal medesimo territorio, e come si confrontarono con le popolazioni indigene, in regioni da alcuni considerate, forse a torto, ostili. Certo si trovarono nelle condizioni di scendere a patti con le popolazioni locali, e furono probabilmente costretti a drastiche mediazioni per evitare di essere in un continuo stato di guerra. Anche la composi- zione etnica delle principali poleis, fondate spesso in collaborazione tra più poleis, talvolta di regioni diverse, ci sfugge: basti tenere conto che all’avvio delle colonizzazioni il numero delle donne doveva essere relativamente ridotto rispetto alle esigenze di popolamento delle città appena fondate. La nascita di Roma ha seguito schemi ovviamente molto diversi, ma il mito parla del ratto delle Sabine come di una necessità per il futuro incremento della città di nuova formazione. Qual era, invece, la situazione tra i coloni greci? Non sappiamo, poi, quale fosse il territorio di competenza o di proprietà di queste poleis (acquisito in che modo? con accordi economici e commerciali? con la guerra?), e su cosa si basasse il rapporto di equilibrio tra esse e gli insediamenti limitroi anellenici. È facile parlare di Greci e di popolazioni indigene senza ricordare che non si trattava quasi mai di gruppi omogenei, che nelle singole poleis le situazioni politiche e giuridiche non erano affatto standardizzate, e mutavano con grande rapidità. Lo dice molto bene Guglielmo Genovese quando afferma in sintesi: “Ammesso e non concesso che si possa deinire in modo chiaro il processo di sviluppo che occorse all’interno delle singole componenti greche impegnate nella colonizzazione, cosa per nulla facile, rimarrebbe da determinare quali elementi potessero essere divenuti da subito patrimonio delle nascenti apoikiai e che tipo di dinamica si sarebbe potuta sviluppare nel loro interno, essendo spesso i contingenti coloniali costituiti da gruppi assai eterogenei”. Se risulta dificile trovare risposte a queste domande nello studio delle poleis stesse, le dificoltà salgono a livello esponenziale nello studio del territorio loro attribuito, in verità molto spesso in modo generico e con fortissime approssimazioni. La frontiera, reale o ideale che fosse, non era soltanto la linea di demarcazione tra polis e polis, ma 8 anche tra polis e insediamento indigeno. Da un punto di vista simbolico, essa può essere letta come luogo di scontro, ma anche come luogo di scambio: non di contrasto né di opposizione, ma di aggregazione e di acculturazione, da una parte e dall’altra. È sempre più chiara la funzione svolta da alcuni grandi santuari extra-urbani, o collocati proprio nelle aree di conine. Si ha l’impressione che, ino a pochi decenni orsono, abbia prevalso negli studi un quadro di riferimento ellenocentrico, che non risponde affatto alla complessità della reale situazione storica. Proprio per esaminare più a fondo alcuni di questi problemi, nell’ambito delle attività seminariali svolte presso la cattedra da me coperta nell’Università di Roma “La Sapienza” abbiamo preso in considerazione la regione deinita, in maniera forse supericiale, della Crotoniatide settentrionale: il comprensorio che da Cirò e quindi dal Fiumenicà, raggiunge la foce del iume Neto, nel territorio del comune di Strongoli. È una vasta area che si considera comunemente posta sotto il controllo della potente città achea, al conine con il territorio attribuito all’altra grandissima città achea, Sibari, almeno prima della sua distruzione. È indubbio, infatti, che la questione dei conini tra le poleis magno-greche poggia su dati limitati, e comunque l’eliminazione di Sibari dovette comportare una serie di trasformazioni di cui non conosciamo le ricadute concrete nella risistemazione delle aree di bordo, e principalmente nei rapporti con gli insediamenti indigeni delle zone collinari interne che, come Petelia, che fu anche capitale dei Lucani oltre ad essere legata al mito di Filottete, erano talvolta entità non secondarie. Un altro argomento capitale di analisi era costituito dal fenomeno di “romanizzazione” di questo territorio. Si è ripetuto, sovente, che dopo la seconda guerra Punica in Italia meridionale sia cominciato un periodo di grave e perdurante declino. Ma ino a che punto questo è vero? Le trasformazioni civili e sociali e la perdita di autonomia delle singole poleis o dei centri urbani indigeni, alcuni dei quali erano rimasti a lungo fedeli a Roma, non signiicano di per sé una crisi economica continuativa e priva di sviluppi o di sbocchi alternativi. Le indagini archeologiche di questi ultimi anni danno sempre più l’impressione che il quadro sia assai più variegato di quanto si potesse supporre ino a qualche decennio orsono. Era necessario, per approfondire alcuni di questi temi, procedere a una perlustrazione territoriale, resa possibile, tra il 2010 e il 2012, grazie a una concessione del Ministero per i Beni Culturali – desidero rin- Eugenio La Rocca graziare, a questo proposito, la direzione e i funzionari della Soprintendenza alle Antichità della Calabria – e a un piccolo inanziamento dell’Università di Roma “La Sapienza”, che mi ha permesso di costituire un gruppo di lavoro composto da studenti dell’Università della Sapienza e delle Università di Siena, Padova, Cosenza e Reggio Calabria, con la supervisione di Guglielmo Genovese, la cui conoscenza delle problematiche connesse al rapporto tra Greci e indigeni in Italia meridionale è vastissima, e che ha prodigato nella ricerca, come sempre, energia e passione. Nei lavori di ricognizione del territorio, abbiamo avuto il fattivo sostegno dei comuni di Cirò, di Cirò Marina e di Strongoli, che hanno contribuito alle spese. Abbiamo avuto inoltre la fortuna di poterci avvalere delle conoscenze del signor Elio Malena e del barone Ernesto Palopoli. Un valido aiuto ci è stato offerto anche dai signori Luigi Mazza e Remigio Tilelli. È stata poi redatta una convenzione di collaborazione con il Laboratorio di Aerotopograia dell’Università degli Studi del Salento, e a questo proposito desidero ringraziare Giuseppe Ceraudo che ha partecipato alla ricerca fornendo ai partecipanti alla missione il suo generoso supporto. Molto importanti sono stati i contributi offerti dalla competenza di Marino SorrisoValvo e di Ferdinando Marino. Forse la ricerca avrebbe meritato qualche altro anno di perlustrazione nel territorio di Crotone, ma una serie di circostanze non positive mi hanno impedito di continuare, come avrei voluto. Comunque sia, gli esiti preliminari della ricerca sono stati esposti in una giornata seminariale che si è tenuta nell’Odeion del Museo dei Gessi dell’Università di Roma “La Sapienza” il 18 giugno 2014. Pubblichiamo ora, in uno dei volumi della collana “Studi Miscellanei”, dedicata proprio alle attività seminariali svolte dalla sezione di Archeologia Classica del nostro Dipartimento di Scienze dell’Antichità, le relazioni deinitive di quella giornata di studio. I risultati ottenuti sono stati, malgrado tutto, di assoluto rispetto, e per questo motivo ringrazio tutti gli studenti e i collaboratori che hanno partecipato alle attività di ricerca, e quindi a questa pubblicazione, con grande entusiasmo. Spero proprio che il libro possa contribuire a una migliore conoscenza di questa importantissima area della Crotoniatide, e invogliare altri studiosi a proseguire nella ricerca, che è ben lungi dal potersi considerare conclusa. EugENIO La ROcca