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M. Bolognari, S. Bischetti, A. Montefusco, "La 'Compilazione di Santa Croce': prime ricognizioni", in "Santa Croce e la città. Atti della Giornata di Studi (Roma, 15 dicembre 2022)", 2024, pp. 85-97.

Nell'articolo viene presentata una breve compilazione sconosciuta e inedita di episodi della vita di Francesco d'Assisi, ribattezzata Compilazione di Santa Croce, tramandata in un fascicolo del primo Trecento ora rilegato nel Laurenziano Pluteo 19 dex. 10. Il breve corpus testuale, di cui si dà uno stralcio di edizione, è stato analizzato alla luce della complessa tradizione compilatoria francescana e della catena memoriale che risale ai socii. La compilazione sarà presto oggetto di una edizione critica a cura degli autori di questo saggio.

Comitato scientifico Zygmunt G. Barański (Notre Dame - Cambridge) Theodore J. Cachey jr. (Notre Dame) Simon A. Gilson (Oxford) Irène Rosier-Catach (CNRS - HTL) Jacques Dalarun (CNRS - IRHT) Antonio Montefusco (Ca’ Foscari Venezia) Andrea Tabarroni (Udine) Mira Mocan (Roma Tre) Riccardo Parmeggiani (Bologna) Emma Condello (Roma Sapienza) Silvana Vecchio (Ferrara) Maddalena Signorini (Roma Tor Vergata) Carlo Delcorno (Bologna) 2. Santa Croce Studies / Studi su Santa Croce collana diretta da Sandro Bertelli (Ferrara) Costantino Marmo (Bologna) Anna Pegoretti (Roma Tre) Questo volume è pubblicato con il contributo del PRIN 2017 LiLeSC - Libri e lettori a Firenze dal XIII al XV secolo: la biblioteca di Santa Croce, CUP F88D19002150001 ISBN 978-88-9350-141-5 © Copyright 2024 A. Longo Editore snc Via P. Costa, 33 – 48121 Ravenna Tel. 0544.217026 [email protected] www.longo-editore.it All rights reserved Printed in Italy Santa Croce e la città Atti della Giornata di Studi (Roma, 15 dicembre 2022) a cura di Anna Pegoretti e Federico Rossi LONGO EDITORE RAVENNA SARA BISCHETTI, MARCELLO BOLOGNARI, ANTONIO MONTEFUSCO La “Compilazione di Santa Croce”: prime ricognizioni* 1. Un genere minoritico Le compilazioni, da un punto di vista sia storico che filologico, costituiscono uno dei nodi più problematici della francescanistica1. Emblematiche della produ* Il presente saggio nasce dalla collaborazione tra i tre autori: i paragrafi 1, 2.2 e l’Appendice sono da attribuire a Marcello Bolognari, il paragrafo 2.1 a Sara Bischetti e il paragrafo 2.3 ad Antonio Montefusco. 1 L. LEMMENS, Documenta antiqua Franciscana, 3 voll. (I. Scripta fratris Leonis socii S. P. Francisci; II. Speculum perfectionis; III. Extractiones de Legenda Antiqua), Grottaferrata, Ex typographia collegii S. Bonaventurae ad Claras Aquas, 1901-1902; ID., Testimonia minora saec. XIII de S. P. Francisco, «Archivum Franciscanum Historicum» (= «AFH»), I, 1908, pp. 68-84, 248-266; F.M. DELORME, Descriptio Codicis 23 J. 60 Bibliothecae Fr. Min. Conventualium Friburgi Helvetiorum, «AFH», X, 1917, pp. 47-102; L. OLIGER, Descriptio codicis S. Antonii de Urbe una cum appendice textuum de S. Francisco, «AFH», XII, 1919, pp. 321-401; M. BIHL, Narrationes VII de S. Francisco (In cod. Florentino Laurent. Asburnh. 326), «AFH», XVII, 1924, pp. 560-568; B. BUGHETTI, Analecta de S. Francisco Assisiensi saeculo XIV ante medium collecta (e cod. Florentino C. 9. 2878), «AFH», XX, 1927, pp. 79-108; J.R.H. MOORMAN, The Sources for the Life of S. Francis of Assisi, Manchester, University Press, 1940; I fiori dei tre compagni: testi francescani latini ordinati con introduzione e note da fr. Jacques Cambell, versione italiana a fronte di N. Vian, Milano, Vita e Pensiero, 1967; S. CLASEN, «Legenda antiqua sancti Francisci». Untersuchung über die nachbonaventurianischen Franziskusquellen. Legenda trium sociorum, Speculum perfectionis, Actus b. Francisci, und verwandtes Schrifttum, Leiden, Brill, 1967; TH. DESBONNETS, Legenda trium sociorum. Édition critique, «AFH», LXVII, 1974, pp. 38-144; R. MANSELLI, «Nos qui cum eo fuimus». Contributo alla questione francescana, Roma, Istituto Storico dei Cappuccini, 1980; M. MICHALCZYK, Une compilation parisienne des sources primitives franciscaines, Paris, Nationale, ms. Lat. 12707 (fin), «AFH», LXXVI, 1983, pp. 3-97; E. MENESTÒ, Dagli «Actus» al «De conformitate»: la compilazione come segno della coscienza del francescanesimo trecentesco, in I Francescani nel Trecento. Atti del XIV Convegno della Società internazionale di studi francescani (Assisi, 16-18 ottobre 1986), Perugia-Assisi, Università degli Studi di Perugia-Centro di Studi Francescani, 1988, pp. 41-68; «Compilatio Assisiensis». Dagli scritti di frate Leone e compagni su san Francesco d’Assisi: dal Ms. 1046 di Perugia, a cura di M. BIGARONI, Assisi, Porziuncola, 19922; D. SOLVI, Aspettando il florilegio. Considerazioni sull’opera dei tre compagni dalle origini al ’300, «Medioevo e Rinascimento», n.s., VI, 1995, pp. 51-89; E. PÁSZTOR, Il manoscritto isidoriano 1/73 e gli scritti leonini su san Francesco, in EAD., Francesco d’Assisi e la «questione francescana», a cura di A. Marini, prefazione di G.G. Merlo, Assisi, Porziuncola, 2000, pp. 207-242; E. MENESTÒ, La «Compilatio Avenionensis»: 86 Sara Bischetti, Marcello Bolognari, Antonio Montefusco zione letteraria minoritica del Due-Trecento, queste sillogi, sebbene caratterizzate da lunghezza e struttura variabile, condividono alcuni tratti: in brani spesso brevi vengono raccolti, sotto forma di notae ed exempla, i dicta di Francesco databili agli anni della prima fraternitas e a quelli subito successivi alla conferma della Regola di papa Onorio III (1223). In essi si esprime l’intentio e la voluntas del Fondatore spesso travisata dalla crescita smodata dell’Ordine e dall’ingresso di frati dotti. Alla base di questi florilegi c’è una catena memoriale (orale e scritta) che risale ai socii, in particolare Leone e Angelo con il primo preminente sul secondo. Le compilazioni, benché registrate in manoscritti trecenteschi, riportano testi di origine duecentesca in forma anepigrafa e adespota. Il momento della prima mise en écrit di molti episodi è da collocare intorno al 1244 quando, in occasione del capitolo generale di Genova, il ministro generale Crescenzio da Jesi lanciò una campagna di raccolta di memorie e ricordi su Francesco. Due anni dopo, i frati a lui più cari, appunto Leone e Angelo insieme a Rufino, inviarono da Greccio una raccolta di testi disordinata, non raccolta cioè per modum legende, e precaria dal punto di vista materiale in quanto trascritta su frustoli di pergamena sciolti o al più cuciti a mo’ di rotoli. I flores, così li chiamano i socii nella lettera di Greccio del 1246, giunsero tra le carte dell’agiografo Tommaso da Celano incaricato da Crescenzio di scrivere una nuova vita del Fondatore, poi redatta con il nome di Memoriale in desiderio anime (1247 ca.)2. La penna del celanese consacrò alcuni di questi brani all’agiografia ufficiale; altri, invece, sopravvissero in modo silenzioso per riemergere, insieme ad altri nuovi testi favoriti dalla longevità di frate Leone morto nel 1271, nelle compilazioni del XIV secolo. Nelle pagine seguenti saranno presentati i primi risultati dello studio della scrittura, del contenuto e del contesto entro cui collocare i brani tràditi dal codice Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Plut.19 dex.103, ff. 10r-11v, che da ora in una raccolta di testi francescani della prima metà del XIV secolo, Spoleto, CISAM, 2004; ANONIMO DELLA PORZIUNCOLA, Speculum perfectionis status fratris Minoris, a cura di D. SOLVI, Firenze 2006; J. DALARUN, Plaidoyer pour l’histoire des textes. À propos de quelques sources franciscaines, «Journal des Savants», 2007, 2, pp. 319-358; E. MENESTÒ, Una inedita micro compilazione trecentesca di racconti francescani dal ms. Vaticano Latino 4354, in Scritti di storia medievale offerti a Maria Consiglia De Matteis, Spoleto, CISAM, 2011, pp. 413-450; J. DALARUN, Comment détruire les légendes franciscaines? Une ingénieuse application de la définition de 1266 dans le manuscrit Reg. lat. 1738 de la Biblioteca Apostolica Vaticana, in ID., Proposta francescana, Spoleto, CISAM, 2017, pp. 301-316; S. PIRON, Note sur Léon et Rufin, l’écriture et le corps, «AFH», CXI, 2018, pp. 365-375; F. DELMAS-GOYON, A. MONTEFUSCO e S. PIRON, Un peu de neuf sur le manuscrit Little. Plaidoyer pour une histoire vivante des textes, in L’épaisseur du temps: mélanges offerts à Jacques Dalarun, a cura di S.L. Field, M. Guida e D. Poirel, Turnhout, Brepols, 2022, pp. 437-479. Per una discussione dello status questionis si vedano le voci Compilazioni. ‒ Le compilazioni del XIV secolo e Corrado da Offida di M. Bolognari e Catene Memoriali di A. Montefusco, scritte per l’Enciclopedia Francescana della Treccani curata da A. Bartoli Langeli e in corso di stampa. 2 THOMAS DE CELANO, Memoriale. Editio critico-synoptica duarum redactionum ad fidem codicum manuscriptorum, a cura di F. ACCROCCA e A. HOROWSKI, Roma, Istituto Storico dei Cappuccini, 2011. 3 Per una dettagliata descrizione del codice si veda F. ROSSI, Un libro-biblioteca dei frati Minori: il codice Laurenziano Pluteo 19 dex. 10, in Libri e lettori al tempo di Dante: la biblioteca di Santa La “Compilazione di Santa Croce”: prime ricognizioni 87 poi chiameremo ‘Compilazione di Santa Croce’. Già dalla seconda metà del Quattrocento il codice, un composito pergamenaceo databile tra la fine del XIII secolo e l’inizio del successivo, si trovava nella biblioteca del convento di Santa Croce4; altre indicazioni provengono dalle note di possesso fratesche e trecentesche apposte nel f. 1r che suggeriscono come la storia del codice sia, fin dalla sua origine, legata al cenobio minoritico fiorentino; particolarmente interessante, per il milieu che evoca, è la nota di possesso di Antonio Bindi, il vicario del vescovo di Firenze implicato nel processo e nella condanna del fraticello Michele da Calci (1389)5. 2. La Compilazione di Santa Croce 2.1. Scrittura All’interno della prima unità codicologica del manoscritto Firenze, BML, Plut.19 dex.10, codice membranaceo composito di due sezioni (I: ff. 3r-14v; II: ff. 15r-533v), riunite insieme con ogni probabilità in epoca moderna, è trasmessa la Compilazione di Santa Croce (ai ff. 10r-11v), vergata da una mano esperta e professionale in una minuscola cancelleresca con elementi della textualis, da ascriversi verosimilmente agli inizi del Trecento, o al più tardi entro la prima metà. La scrittura, disposta a piena pagina su 27 righe tracciate a secco, con iniziali di paragrafo in ékthesis eseguite al tratto, mostra una leggera inclinazione a destra e verso il basso, è ben spaziata, con un tracciato contrastato, e nel complesso ordinata; le aste alte sono occhiellate e moderatamente slanciate e le basse discendono a fuso al di sotto del rigo (vedi f, p ed s diritta) oppure con sottili tratti di stacco protesi verso sinistra (es. m, n, x). Le influenze goticheggianti si evidenziano nei tratti angolosi, spezzati e verticalizzati delle lettere, nell’utilizzo di alcune lettere prettamente gotiche (si vedano, a titolo esemplificativo, la g, e la v, di forma angolare), nel sistema abbreviativo e nella sovrapposizione delle curve contrapposte (si noti anche l’uso abituale della r a 2 dopo curva convessa a destra). Peculiari appaiono la e, tracciata in due tempi, con il primo tratto prolungato verso destra, soprattutto se in fine rigo; la g di forma testuale, con occhiello inferiore sia aperto Croce in Firenze, a cura di S. Bertelli, C. Marmo e A. Pegoretti, Ravenna, Longo, 2023 («Santa Croce Studies / Studi su Santa Croce», 1), pp. 77-103. 4 L’inventario quattrocentesco della Biblioteca di Santa Croce (BNCF Magl. X. 73), a cura di V. ALBI e D. PARISI, in Dante e il suo tempo nelle biblioteche fiorentine, a cura di G. Albanese, S. Bertelli, S. Gentili e P. Pontari, Firenze, Mandragora, 2021, II. Leggere e studiare nella Firenze di Dante: la biblioteca di Santa Croce, pp. 635-671, a p. 649. 5 Si vedano A. PEGORETTI, «Nelle scuole delli religiosi»: materiali per Santa Croce nell’età di Dante, «L’Alighieri», n.s., L, 2017, pp. 5-56, a p. 50, M. BOLOGNARI, Per l’edizione dello «Stimulus amoris», «Franciscana. Bollettino della Società internazionale di studi francescani», XXI, 2019, pp. 65-93, alle pp. 71-72 e ID., Lo “Stimulus amoris” di Giacomo da Milano: la tradizione manoscritta in volgare e la sua ricezione, in I manoscritti degli Ordini mendicanti e la letteratura medievale, a cura di A. Macchiarelli, Bologna, Bologna University Press, 2021 («Filologicamente», 6), pp. 63-75. Sara Bischetti, Marcello Bolognari, Antonio Montefusco 88 che chiuso; la p caratterizzata da un vistoso tratto di attacco uncinato; la s finale di parola e di rigo, sia nella variante scivolata, con una piccola ansa inferiore appena accennata, sia nella variante tonda, che si mostra per lo più chiusa a formare un 8, ma talvolta anche nelle fogge di un 6; e, infine, la nota tironiana a 7 per et, in due tratti, con il secondo che discende sottile al di sotto del rigo. 2.2. Contenuto I testi che compongono la Compilazione sono dieci. Questi brani, attestati in varie sillogi (si veda la tabella in fondo), trovano maggior corrispondenza, e per il contenuto e per l’ordine di successione, con quelli della ben più ricca Compilazione fiorentina, edita nel 1927 dal frate minore Benvenuto Bughetti e tramandata in codex unicus in BNCF, Conv. Soppr. C.IX.2878; un composito cartaceo di 215x140 mm nella cui unità codicologica più antica, databile alla prima metà del secolo XIV (ff. 1-68 e 111-122), sono trascritti, oltre alla Legenda maior di Bonaventura, la Regola e il Testamento di Francesco, alcuni verba e dei varia sull’Assisiate. L’editore fa risalire la compilazione al travagliato generalato di Michele da Cesena (1316-1328) in quanto è con lui che si chiude, diciassettesimo, l’elenco dei ministri generali dell’Ordine ricordati nel codice della Nazionale6. Nel primo episodio un frate della Marca Anconetana, che era molto caro a Francesco («magno diligebat affectu»), gli chiede se la sua intentio riguardo i frati chierici che posseggono libri possa cambiare. L’Assisiate gli risponde che una è stata, è e sarà la sua voluntas («fuit et est et erit ultima mea voluntas»), ossia che i frati non possano avere nulla ad eccezione della tonaca, del cingolo e delle brache come prevede la Regola. Nel brano viene usata la formula «si fratres michi credidissent» che palesa una certa tensione tra Francesco e i frati collocabile al periodo della cosiddetta ‘grande tentazione’ del 12237. Nel secondo episodio Francesco, tornato da Damietta («de Ultramare reversus») verso la quale era partito nel 1219, viene interrogato da un ministro sul capitolo della povertà in quanto desideroso di conoscerne il pensiero. Francesco non si sottrae e afferma con decisione che i frati non devono avere nulla, tranne la tonaca con il cingolo e le brache come prevede la Regola, con l’unica eccezione dei calzari, qualora necessari. Il ministro allora gli chiede cosa debba fare lui che possiede libri per un valore di 50 lire («libros quod valent plusquam quinquaginta libras»); il Fondatore, con autorità, gli ricorda che i frati hanno il dovere di attenersi 6 B. BUGHETTI, Analecta de S. Francisco Assisiensi, cit. Cfr. Compilatio Assisiensis 101 e Speculum perfectionis 2. Questo episodio corrisponde al n. 5 dei Varia de S. Francisco della Compilazione fiorentina e al n. 1 della Intentio Regulae (L. LEMMENS, Documenta antiqua Franciscana, cit., I, pp. 83-84). L’episodio, oltre che in Roma, Biblioteca del Collegio di Sant’Isidoro, 1/73, ff. 19v-20r, è compreso nell’Arbor vitae crucifixae Jesu (1305) di Ubertino da Casale (cfr. E. PÁSZTOR, Il manoscritto isidoriano 1/73, cit., pp. 209 e 229-230 per l’edizione). 7 La “Compilazione di Santa Croce”: prime ricognizioni 89 all’osservanza del Vangelo («volo quod in principio et in fine Regule sit quod fratres teneantur Domini nostri Yesu Christi sanctum Evangelium observare»)8. Nel successivo viene riferita la visione di Francesco sulla felicità interiore ed esteriore che, secondo lui, nasce dalla purezza del cuore («provenit ex munditia cordis»); se, infatti, il servo di Dio manterrà la gioia nella tribolazione e nella contentezza il diavolo non potrà entrare in lui9. Il quarto episodio, invece, tocca la sofferenza del corpo di Francesco che, sebbene martoriato dalle infermità («non possum stare erectus»), deve serbare la gioia della vicinanza a Dio10. Nel quinto Francesco, trovandosi «in cella» chiama i socii e gli dice come essere servi di Dio. In questo episodio la Compilazione di Santa Croce, così come quella Fiorentina, riporta ubicazione e destinatario («maneret in cella vocavit sotios suos») in modo più dettagliato rispetto alla Compilatio assisiensis (raccolta trascritta nel 1310 nel codice unico Perugia, Biblioteca Comunale Augusta, 1046) e Speculum perfectionis (rimaneggiamento ordinato dei brani contenuti nella prima). Anche la formula «Audite et intelligite karissimi diligenter», non presente in Compilatio e Speculum, rivela un sostrato fraterno genuino che suggerisce l’antichità della raccolta (il testo è edito sulla base del Pluteo in Appendice)11. Il sesto è un exemplum su frate Barbaro, uno dei primi socii di Francesco che con lui si recò a Damietta, il quale a Cipro, pentendosi di aver insultato un confratello, si mette in bocca dello sterco d’asino («assumpsit stercus asini et in os sibi mictens») per l’edificazione di un nobile miles locale che aveva assistito alla scena12. 8 Cfr. Compilatio Assisiensis 102 e Speculum perfectionis 3. Questo episodio corrisponde al n. 6 dei Varia de S. Francisco della Compilazione fiorentina, al n. 5 della Intentio Regulae (L. LEMMENS, Documenta antiqua Franciscana, cit., I, pp. 86-87) e al n. 77 del codice Roma, Biblioteca della Pontificia Università Antonianum, ms. 1, f. 65rA-B (L. OLIGER, Descriptio codicis S. Antonii de Urbe, cit., p. 347). Cfr. anche ms. Little, n. 83, f. 104v: «Qualiter respondit ministro volenti habere libros de licentia sua. Et qualiter minister ipso ignorante fecit removeri de regula capitulum de prohibitionibus sancti Evangelii» (A.G. LITTLE, Description of a Franciscan Manuscript, formerly in the Phillipps Library, now in the possession of A.G. Little, in Collectanea Franciscana, I, a cura di ID., M.R. James e H.M. Bannister, Aberdoniae, Typis Academicis, 1914, pp. 9-113, a p. 59). Questo episodio, oltre che da Ubertino nell’Arbor, viene ripreso anche da Angelo Clareno nella Historia septem tribulationum e nell’Expositio regulae (1321-1323); cfr. E. PÁSZTOR, Frate Leone testimone di san Francesco, in EAD., Francesco d’Assisi e la «questione francescana», cit., pp. 149206, alle pp. 185-188. Il fatto che in Memoriale in desiderio anime 62 vi sia un brano molto simile suggerisce che questo testo fosse compreso tra i flores inviati da Greccio nel 1246 dai socii Leone, Angelo e Rufino. 9 Cfr. Compilatio Assisiensis 120 (‘La gioia spirituale’) e Speculum perfectionis 95. Corrisponde al n. 3 (seconda parte) dei Verba S. Francisci della Compilazione fiorentina che coincide con Compilatio 120. L’episodio è riportato anche in Memoriale 125. 10 Cfr. Compilatio Assisiensis 120 (‘Fratello corpo’) e Speculum perfectionis 97. Cfr. nn. 2-3 (prima parte) dei Verba S. Francisci della Compilazione fiorentina. L’episodio è riportato anche in Memoriale 129. 11 Cfr. Compilatio Assisiensis 3 e Speculum perfectionis 74. Questo episodio corrisponde al n. 10 dei Varia de S. Francisco editi da Bughetti. In Memoriale 159 l’episodio viene localizzato a Siena dove Francesco si trovava sicuramente nell’aprile-maggio del 1226. 12 Cfr. Compilatio Assisiensis 41 e Speculum perfectionis 51. Sia la Compilatio che lo Specu- 90 Sara Bischetti, Marcello Bolognari, Antonio Montefusco Nel settimo, che va sotto il nome di nota («Nota de beato Francisco»), Francesco ribadisce che i frati devono osservare ad litteram il Vangelo, stabilendo anche che non accettino elemosine maggiori di quelle che servono per una giornata («fratres observabant maxime in civitatibus non plus acquirere de elemosinis quam sufficeret pro una die»)13. Nell’ottavo un Francesco solo e affranto («solitarius et mestus») riceve l’apparizione di Cristo che gli chiede il motivo della sua tristezza. L’Assisiate allora gli risponde che la mestizia è dovuta al vedere i suoi frati sviare dalla vita evangelica («ego video eos ab ista perfectione recedere»). A suggello del brano viene sbrogliata la catena memoriale che, partita dalla Verna, ha fatto sì che l’episodio venisse tramandato: «Hec verba dixit Alverne quidam frater qui dixit se habuisse ab illo fratre cui beatus Franciscus dixit»14. Nel successivo (di cui si dà l’edizione in Appendice) il socius Angelo interroga Francesco sulla sua intentio riguardo il denaro. L’Assisiate risponde di non aver mai approfittato delle elemosine accettando sempre meno di quanto gli occorresse. Accettare elemosine maggiori, infatti, è equiparabile a un furto. Questo passo su Angelo che ‘racconta’ è unicamente attestato dalle compilazioni di Santa Croce e Fiorentina15. lum non riportano il nome di frate Barbaro che, invece, è attestato in Memoriale 155. Questo episodio corrisponde al n. 13 dei Varia de S. Francisco della Compilazione fiorentina. Cfr. anche ms. Little, n. 106, f. 109v: «De modo quem tunc tenebant fratres in reconciliando se invicem quando unus turbabatur ab alio» (A.G. LITTLE, Description of a Franciscan Manuscript, cit., p. 65). 13 Cfr. Compilatio Assisiensis 52 e Speculum perfectionis 19. Questo episodio corrisponde al n. 15 dei Varia de S. Francisco della Compilazione fiorentina. Cfr. anche F.M. DELORME, La «Legenda antiqua S. Francisci» du ms. 1046 de la bibliothèque communale de Pérouse, in «AFH», XV, 1922, pp. 23-70, a p. 47 n. 44. 14 Il ms. Little dice che il primo anello della catena è un «quidam frater de Marchia» che aveva sentito alla Verna queste parole dal frate che le aveva sentite direttamente da Francesco. Il fatto che a conclusione del passo vi sia la catena memoriale fa pensare che questa cedola non fosse compresa nel pacchetto di Greccio del 1246 e, infatti, non è presente né nel Memoriale di Tommaso da Celano né nella Compilatio Assisiensis. È probabile, quindi, che la trafila di questo episodio sia orale e che, solo in un secondo momento, sia stato inserito nelle compilazioni. Questo episodio corrisponde al n. 16 dei Varia de S. Francisco della Compilazione fiorentina, al n. 24 del codice Roma, Biblioteca della Pontificia Università Antonianum, ms. 1, f. 53vA-B (L. OLIGER, Descriptio codicis S. Antonii de Urbe, cit., pp. 338 e 370-371) e al capitolo: «Quomodo Christus consolabatur eum in quadam tribulacione pro fratribus habita» del codice Freiburg, Couvent des Cordeliers/Franziskanerkloster, ms. 60, ff. 39r-39v (F. DELORME, Descriptio Codicis 23 J. 60, cit. pp. 93-94). Corrisponde, inoltre, al cap. 1 delle De VII narrationibus de s. Francisco del codice Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 326 (M. BIHL, Narrationes VII de S. Francisco, cit., p. 564). Cfr. anche ms. Little, n. 142, f. 119r: «De quadam revelatione quam habuit beatus Franciscus de statu et processu ordinis sui» (A.G. LITTLE, Description of a Franciscan Manuscript, cit., p. 75). 15 Cfr. Compilatio Assisiensis 15 e Speculum perfectionis 12. Corrisponde al n. 17 dei Varia de S. Francisco della Compilazione fiorentina e al n. 1 dei Verba s. p. Francisci (L. LEMMENS, Documenta antiqua Franciscana, cit., I, p. 100). Cfr. anche ms. Little, n. 86, f. 105r: «Quod reputabat furtum acquirere elemosinas vel uti eis ultra necessitatem» (A.G. LITTLE, Description of a Franciscan Manuscript, cit., p. 60). Questo episodio è ripreso da Angelo Clareno nella Expositio regulae (13211323); cfr. E. PÁSZTOR, Frate Leone testimone di san Francesco, cit., pp. 167-170 per un commento La “Compilazione di Santa Croce”: prime ricognizioni 91 Nel decimo e ultimo, infine, vengono riportate tre raccomandazioni di Francesco affinché i frati si astengano da una smodata sete di conoscenza («inordinatum appetitum scientie»), preghino («orationem») e abbiano amore per la povertà («amorem paupertatis»)16. 2.3. Appunti di filologia della Compilazione di Santa Croce L’analisi puntuale dei singoli testi verrà realizzata nel momento di concreta, e completa, edizione; in sede di «filologia compilazionistica», per riprendere la felice espressione di Daniele Solvi, andrà infatti curata una restitutio arricchita dallo studio di loci paralleli con un’analisi almeno bifocale: guardando da una parte alla costellazione del materiale dei tre compagni (dalla discussa Legenda al Tommaso del Memoriale passando ovviamente per la Compilatio Assisiensis, estrema propaggine ‘libraria’ di tale materiale), dall’altra all’universo soltanto parzialmente esplorato delle compilazioni tre-quattrocentesche, deposito di fragmenta francescani che possono risalire a molto indietro nel tempo nonostante un elevato tasso di rielaborazione difficilmente razionalizzabile nella sua storicità. Una tappa ulteriore, e non la meno importante, riguarda la contestualizzazione della produzione della singola compilazione, che, vista la specifica modalità di ‘genere’, sfugge quasi sempre all’ufficialità. Certamente, non bisognerà cedere alla tentazione di vedere sempre, in queste miscellanee testuali molto varie (per entità e impegno), una coltivazione aproblematica di sentimenti di dissenso. Si è spesso dimenticato, nell’analisi dei testi francescani, il peso del radicamento locale, regionale o “provinciale” nella costruzione precoce della memoria degli atti del Fondatore e del suo gruppo di primi seguaci, che è stato particolarmente forte in zone dotate di alcune specificità: sono punti di forza, questi, che andranno mobilitati per definire sia le motivazioni sia l’eventuale pubblico dell’azione del compilare, che non sempre pertengono a quelle di una raccolta per fini personali, come dimostra la diffusione, appunto, provinciale, di alcune tranche in diverse compilazioni. In un ipotetico futuro in cui lo studio del genere venga condotto in maniera sistematica, sarebbe interessante lavorare su queste reti testuali, sia per seguirne la diffusione ed eventualmente la trasformazione, sia per comprendere, laddove possibile, la facies originaria degli episodi. Nel caso in questione, sarà importante procedere a una lettura tematica e stilistica, cercando di comprendere la ratio dell’accorpamento e il livello di rielaborazione del singolo pezzo; un buon modello operativo di riferimento è quello attuato al passo. Il testo della Compilazione fiorentina e quello della Compilazione di Santa Croce riportano, unici, la parte che va da «Dixit frater Angelus» a «et non largius». 16 Questo episodio corrisponde al n. 18 dei Varia de S. Francisco della Compilazione fiorentina e al cap. 7 delle De VII narrationibus de s. Francisco contenute nel codice Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ashburnham 326 (M. BIHL, Narrationes VII de S. Francisco, cit., p. 568). Cfr. ms. Little, n. 146, f. 119v: «Qualiter frater Corradus audivit a fratre Leone quod s. Franciscus semel oravit et Christus ei apparuit» (A.G. LITTLE, Description of a Franciscan Manuscript, cit., p. 77). Sara Bischetti, Marcello Bolognari, Antonio Montefusco 92 da François Delmas-Goyon e Sylvain Piron per la Compilatio Assisiensis e per il corpus leonino, che punta a valorizzare, tramite un’attenta analisi dei testi, macrotemi e micro-temi, per seguire il processo mentale che ha portato il ‘compilatore’ (che qui consideriamo in senso stretto come il responsabile principale, rimandando all’analisi completa la questione del copista)17 a mettere insieme i testi, talvolta puntando su associazioni mentali di tipo minimo (parole, concetti-chiave, etc.). Proviamoci con la nostra compilazione. Dalla lettura continua dei brani emerge un ‘macro-tema’ che si posiziona con forza all’inizio e alla fine della raccolta, e consiste nell’argomento polemico contro gli studi e il possesso dei libri; la polemica è messa direttamente in bocca a Francesco, mettendo in contrapposizione, fin dalla prima cedola, l’intentio del Fondatore e il possesso dei libri: ai frati, infatti, è concesso avere solo di che vestirsi. L’ultima noterella, brevissima, usa una formula quasi tecnica, che propone uno sbalzo stilistico rispetto al latino semplice e volgareggiante degli altri brani: si parla infatti di «inordinatum appetitum scientie», che viene contrapposto, sempre in un dictum di Francesco, alla simplicitas, alla paupertas e soprattutto all’amor paupertatis. Si passa, dunque, da una questione di proprietà a un problema di appetitum, dunque di desiderio di conoscenza che attenta al voto concepito come innata adesione alla povertà. Il macro-tema incornicia la parola di Francesco che si esprime nella forma del “detto”, cara a Giovanni Miccoli, che ne propose uno studio organico mai tentato finora in maniera sistematica18. Non è solo un Francesco ‘profetico’, nel senso stretto del termine: una soltanto è la cedola che si configura come profezia nei confronti dei frati, e si realizza nella forma del dialogo con Cristo, il quale rassicura Francesco della presenza di un gruppo di frati che, seguendo il suo insegnamento, sono destinati al Paradiso. Ora: è interessante notare che quelli che invece sono destinati all’inferno risultano attaccati a mundum, hedificia et delitias. L’attaccamento al mondo può riflettersi nella richiesta abusiva di elemosina, quando si trattiene più denaro di quello sufficiente per un solo giorno: significa non osservare il Vangelo in maniera letterale, come rivela Dio a Francesco nella sesta cedola. Da un certo punto di vista, il Francesco rappresentato nella Compilazione di Santa Croce è dolente, in un senso storico ma anche fisico. Egli soffre per il suo Ordine, perché ha paura che esso deluda lui e Dio (decipere è il termine utilizzato nella II cedola, sempre sui libri), ma anche sofferente nel corpo, consapevole che la vera letitia sta nella tribulatio (III cedola) che egli vive nell’infermità (IV cedola) e nella sicurezza di donare per intero se stesso a Dio (V cedola). Resta isolata, ma interessante, la fiche su un frate Barbaro, incentrata sulle offese che si fanno i frati: da notare, però, anche qui l’uso di tribulari, che allaccia, a cerniera, questo apologo all’intera serie di episodi. Un altro elemento enunciativo su cui riflettere è la catena memoriale che viene talvolta palesata non tanto per esplicitarne la fonte, quanto con l’intenzione di ren17 Su questo tema, vedi E. MENESTÒ, Dagli «Actus» al «De conformitate», cit. G. MICCOLI, Gli scritti di Francesco d’Assisi, in Francesco d’Assisi e il primo secolo di storia francescana, a cura di A. Bartoli Langeli, E. Prinzivalli, Torino, Einaudi, 1997, pp. 35-69. 18 La “Compilazione di Santa Croce”: prime ricognizioni 93 derla autorevole. Un frate della Marca d’Ancona interroga Francesco sulla questione dei libri nel primo episodio; nell’ottavo è un frate che raccoglie il dictum dalla bocca del santo sulla Verna: il ms. Little, che tramanda lo stesso episodio, colloca anche questo brano nella Marca. Si tratta dello stesso frate? Non è da escludere, perché il confronto con la testimonianza di Little potrebbe far emergere una lacuna nel nostro codice. Nel nono capitolo, a parlare è frate Angelo: evenienza eccezionale, che affianca questa unica testimonianza alla lettera di Greccio e a qualche cedola che gli viene attribuita nella Compilatio Assisiensis. Il confronto col Little, che resta una delle compilazioni più importanti per ricchezza e stratificazione di fonti19, è notevole e andrà sistematizzato: si noterà che la cedola finale (che riferisce dell’inordinatum appetitum scientie) mostra una catena di fonti squisitamente marchigiana, presentandola come la testimonianza raccolta da frate Leone quando Francesco parlò con Gesù, e poi riferita a frate Corrado, che, con tutta evidenza, è da identificare in Corrado da Offida. Allo stato attuale dell’analisi, si può dunque affermare che una parte delle cedole sia di origine marchigiana; che risalgano tutte o in parte a Corrado è difficile da dire, anche se sembra plausibile. Ma bisogna avvertire che, quando si parla di Corrado, si intende in realtà la raccolta della memoria del vecchio Leone: secondo la testimonianza dello Speculum perfectionis (in una additio) e della Chronica XXIV generalium Francesco avverte in visione il marchigiano della morte imminente del suo socio prediletto, e Corrado lo raggiunge sulla Verna. La Compilazione di Santa Croce si configurerebbe, dunque, come la messa per iscritto di una costellazione testuale che va a completare i Verba Conradi, trasmessi dal ms. S. Isidoro 1/25. In effetti, lo stile e il tono dolente sembrano compatibili con quelli del Leone più tardivo20. L’arrivo e la conservazione a Santa Croce di tale materiale non sorprendono, e sono anzi compatibili con le sparse e ben note notizie che abbiamo intorno alla conservazione, assai travagliata, dei testi di Leone. Il primo a darne notizia esplicita è Pietro di Giovanni Olivi nel suo commento alla Regola, completato nel 1288, proprio mentre il teologo provenzale insegnava nello Studium fiorentino21. Assistente di Pietro era Ubertino da Casale, che rimase a Santa Croce fino al 1289: quest’ultimo dà notizia sia nell’Arbor Vitae (la cui prima versione risale al 1305) sia nei testi del 1310-1311, che hanno come tema principale gli abusi della Comunità, della visione diretta dei testi di Frate Leone22. Sono passaggi di non facile inter19 20 F. DELMAS-GOYON, A. MONTEFUSCO e S. PIRON, Un peu de neuf sur le manuscrit Little, cit. Vedi le voci Corrado da Offida e Catene memoriali dell’Enciclopedia Francescana, citate a n. 1. 21 Peter Olivi’s Rule Commentary: Edition and Presentation, a cura di D. FLOOD, Wiesbaden, Steiner, 1972, p. 189: «Unde et in cedulis fratris Leonis, quas de his quae de patre nostro, tanquam eius singularis socius viderat et audierat, conscripsit, legitur [...]». Per la datazione, già proposta da Flood, vedi S. PIRON, Chronologie des écrits de Pierre de Jean Olivi. Deuxième partie: après l’été 1279, «Oliviana», VI, 2020, < http://journals.openedition.org/oliviana/1050>, consultato il 24 marzo 2024, §§ 35-37. 22 Per la cronologia di Ubertino da Casale, vedi A. MONTEFUSCO, Autoritratto del dissidente da 94 Sara Bischetti, Marcello Bolognari, Antonio Montefusco pretazione, perché in questi anni sembrerebbe che le cedole leonine, forse raccolte in rotoli, siano andate disperse per ricomparire poi ad Assisi (forse nella forma che oggi leggiamo nella Compilatio Assisiensis) mentre gli originali erano tenuti dal frate casalense e portati a Vienne23. Ubertino ci informa anche della circolazione e della conservazione dei testi di Corrado, che sarebbero invece collocati presso le suore di San Damiano24. La compilazione di Santa Croce non ha solo una relazione ‘ambientale’ con Ubertino: le prime due cedole sono presenti, in una versione leggermente diversa, anche nell’Arbor Vitae. Nel caso della seconda cedola, Ubertino aggiunge un dettaglio rilevantissimo, e cioè la derivazione della notizia da Leone: Nam, cum redisset de partibus ultramarinis, minister quidam loquebatur cum eo, ut frater Leo refert, de capitulo paupertatis, ut beati Francisci voluntatem et intellectum inde plene cognosceret. Et dixit ad eum beatus Franciscus: «Ego paupertatis capitulum ita intelligo sicut sancti Evangelii et Regule verba ad litteram sonant: quod fratres nihil habeant, nec habere debeant, nisi vestimentum cum corda et femoralibus et calceamenta, qui necessitate coguntur, portare possint, sicut in Regula continetur». Et dixit ad eum minister «Quid faciam ego quod habeo tot libros qui valent bene quinquaginta libras?» Hoc autem dixit quia volebat eos habere de sua conscientia, eo quod cum remorsu conscientie tot libros habebat, cum sciret eum ita stricte intelligere capitulum paupertatis. Dixit vero ad eum beatus Franciscus: «Nec possum, frater, nec debeo facere et venire contra conscientiam meam et professionem sancti Evangelii, quam promisimus, propter tuos libros». Audiens hoc minister effectus est tristis. Videns autem beatus Franciscus illum esse ita turbatum, dixit ad eum cum magno fervore spiritus in persona omnium fratrum: «Vos, fratres minores, ab hominibus vultis videri et vocari observatores sancti Evangelii et operibus vultis habere loculos»25. giovane. Gli anni della formazione di Ubertino da Casale nel primo Prologo dell’Arbor Vitae, in Ubertino da Casale, Atti del XLI Convegno internazionale (Assisi, 18-20 Ottobre 2013), Spoleto, CISAM, 2014, pp. 27-81, oggi in ID., Contestazione e pietà. Dissenso, memoria e devozione negli Spirituali francescani, introduzione di S. Piron, Milano, Biblioteca Francescana, 2023, pp. 139-181. 23 Ricostruzione di J. DALARUN, Plaidoyer pour l’histoire des textes, cit. UBERTINO DE CASALE, Arbor vitae crucifixae Iesu (1305), V, 5: «Nam quod sequitur a S. fratre Conrado predicto [provenit, qui] viva voce audivit a S. fratre Leone qui presens erat et regulam scripsit. Et hoc ipsum in quibusdam rotulis, manu sua conscripsit, quos commendavit in monasterio S. Clare custodiendos ad futurorum memoriam, dicitur contineri. [...] Cum multo dolore audivi illos rotulos fuisse distractos et forsitan perditos, maxime quosdam ex eis» (Venetiis, per Andream de Bonettis de Papia, 1485, col. 445a). ID., Sanctitas vestra (1310): «Adduxi verba et facta beati Francisci sicut est aliquando in legenda et sicut a sociis sancti patris audivi et in cedulis sancte memorie fratris Leonis legi, manu sua conscriptis, sicut ab ore beati Francisci audivit» (in F. EHRLE, Zur Vorgeschichte des Concils von Vienne, «Archiv für Litteratur- und Kirchengeschichte des Mittelalters», III, 1887, pp. 1-195, a p. 85). UBERTINO DE CASALE, Declaratio (1311): «Omnia tamen patent per sua verba expressa que per sanctum virum Leonem eius sotium tam de mandato sancti patris quam etiam de devotione predicti fratris fuerunt solempniter conscripta in libro, qui habetur in armario fratrum de Assizio et in rotulis eius, quos apud me habeo, manu eiusdem fratris Leonis conscriptis, in quibus optime beati Francisci intentio quoad paupertatem regule declaratur contra omnes abusiones et transgressiones» (ivi, pp. 162-196, a p. 168). 24 UBERTINO DE CASALE, Arbor vitae crucifixae Iesu, cit., col. 445a (V, 5). 25 Ivi, col. 428. La “Compilazione di Santa Croce”: prime ricognizioni 95 In effetti, nei testi di Ubertino risulta centrale il soggetto polemico che abbiamo individuato come il macro-tema della Compilazione di Santa Croce, e cioè la forte critica alla tentazione dei frati di lasciarsi andare alla cupidigia della scienza e all’appropriazione dei libri, in contrasto con l’intentio di Francesco26. Gli abusi evidenziati con lo stile dell’apologo nella Compilazione trovano precisa corrispondenza nelle polemiche dei testi di Ubertino del biennio 1310-1311, con preciso riferimento a Firenze. Sono particolarmente evidenti i temi degli edifici troppo grandi e dell’elemosina: il problema è cruciale per l’identità mendicante, e nella Sanctitas vestra Ubertino racconta addirittura di come i frati mandassero dei bambini a mendicare per loro conto27. In questo caso, il testo della Compilazione pare servire da infrastruttura al ragionamento di Ubertino in quanto ribadisce il corretto modo di chiedere l’elemosina secondo la Regola. Questa relazione così stretta con la campagna di Ubertino si radica con forza nella specifica fisionomia del convento di Santa Croce, di cui Sylvain Piron ha fornito un affresco a tutto tondo28. Questo radicamento si intravede in maniera evidente nelle costituzioni emanate da Gonsalvo di Spagna poco dopo il capitolo generale di Assisi del 1304. Con queste costituzioni, il ministro generale tentava di correggere molte devianze dei conventi toscani, e in particolare di Firenze, riguardanti la mendicità e gli studi. Le tonalità e i contenuti della correzione di Gonsalvo coincidono con quelli della Compilazione29. L’indagine andrà approfondita ulteriormente; per ora si può pensare che la Compilazione sia il risultato di una raccolta operata a partire da materiali leonini conservati e circolanti in ambienti ‘spirituali’ toscani; una datazione al primo quarto del Trecento può, in effetti, far pensare a un frate che aveva partecipato o simpatizzato con la rivolta dei frati to26 «Intentio etiam beati Francisci patet in ecclesiis quas edificavit suo tempore, qua valde parve sunt et non curiose, et tamen ita fortes quod videtur usque ad diem iuditii durarent. [...] Et quia aliqui vivente beato Francisco iam inceperunt particulares libros ad usus proprios acquirere, idcirco beatus Franciscus cepit eos fortiter arguere, dicens hoc esse contra regulam. Nec unquam voluit alicui concedere, licet a multis quos tenere diligebat fuerit multoties propulsatus»; si veda F. EHRLE, Zur Vorgeschichte des Concils von Vienne, cit., pp. 169 e 177. 27 UBERTINO DE CASALE, Sanctitas vestra: «Maxime abusus quidam intravit, quod fratres vadunt per plateas et forum circumeuntes terras et vicos pecuniam postulantes et ducentes secum unum famulum qui eos comittatur et recipit pecuniam postulatam ab eis» (ivi, p. 68). 28 L’articolo di riferimento è S. PIRON, Un couvent sous influence. Santa Croce autour de 1300, in Économie et religion. L’expérience des ordres mendiants (XIIIe-XVe siècle), a cura di N. Bériou e J. Chiffoleau, Lyon, Presses Universitaires de Lyon, 2009, pp. 321-355. 29 G. FUSSENEGGER, Definitiones Capituli generalis Argentinae celebrati anno 1282, «AFH», XXVI, 1933, pp. 230-231: «Item ne humilitatis paterne primordia illa presertim que nobis indicuntur ex regula dampnabiliter declinemus, vult et mandat generalis minister omnibus custodibus, guardianis, lectoribus, predicatoribus et confessoribus ceterisque fratris provincie memorate quatenus bis ad minus in anno ante provinciale capitulum in locis suis vadant sine fraude pro petenda elemosina hostiatim. Et quicumque contrarium fecerit, nisi per impotentiam corporalem vel aliam necessitatem evidentem possit excusari legiptime, nec in primo provinciali capitulo nec in omnibus que agenda fuerint vel tractanda pro illo seu ad illud mittendum vocem activam habeat ullo modo». Sara Bischetti, Marcello Bolognari, Antonio Montefusco 96 scani durante il Concilio di Vienne nel 1312: il gruppo, che venne duramente condannato, fu difeso da Ubertino30. Raccogliere, e copiare, questo materiale poteva servire, allo stesso tempo, sia a consolare in un momento difficile, che a conservare e salvare la memoria di una critica (interna?) al complesso conventuale fiorentino. Appendice V. Quadam vice, dum beatus Franciscus maneret in cella, vocavit sotios suos dicens: «Audite et intelligite, karissimi, diligenter. Ego rogavi Dominum ut per suam misericordiam michi obstendereA dignaretur quando ego servuus suus sum et quando non, maxime quia vellem semper servuus suus inveniri. Et dictum est michi in spiritu: quid dares si quod querisB obstendere tibi? Et ego: Domine corpus et animam dedi tibi et post hoc non habeam quid tibi offeram. Et dixit Dominus: Tunc congnoscas et scias te esse veraciter servuum meum, cum bene cogitas, bene loqueris, bene operaris». A obstendere B queris ] esito di correzione da obstenderet. ] esito di correzione da queres. IX. Dixit frater Angelus sotius beati Francisci, quod dum quadam die intra se cogitaret quid de intentione Sancti circa pecuniam, fratribus responderet, sciens Sanctus cogitationem eius fecit vocari fratres dicens eis: «Precipio vobis quod omnibus fratribus dicatis quod de pecunia hoc intendo quod scripxi, et non largius: non fui unquam latro, ut de helemosinis, que sunt pauperum hereditas, semper minus accepi quam michi contingeret, ne defraudarentur alii paupereres sorte sua, quod contrarium facere, furtum esset». 30 L. OLIGER, Beiträge zur Geschichte der Spiritualen, Fratizellen und Clarener in Mittelitalien, «Zeitschrift für Kirchengeschichte», XLV, 1927, pp. 215-224, a p. 221, ma vedi A.M. INI, Nuovi documenti sugli spirituali di Toscana, «AFH», LXVI, 1973, pp. 305-377. Comp. fior. I. Varia SF, 5 II. Varia SF, 6 III. Celano, Mem. Comp. Ass. Spec. perf. Int. Reg. 101 2 1 62 102 3 5 Verba SF, 3 (seconda parte) 125 120 “Gioia spirituale” 95 IV. Verba SF, 2-3 (prima parte) 129 120 “Fratello corpo” 97 V. Varia SF, 10 159 3 74 VI. Varia SF, 13 155 41 51 VII. Varia SF, 15 52 19 VIII. Varia SF, 16 IX. Varia SF, 17 X. Varia SF, 18 Verba s. S. Isid. p. Fran- 1/73 cisci Anton. 1 Little Ashb. 326 Freiburg 60 ff. 19v20r Ubert., Arbor Clar., Hist. 7 trib. Clar., Exp. Reg. SI SI SI ff. 65rA-B (n. 77) f. 104v (n. 83) SI f. 109v (n. 106) La “Compilazione di Santa Croce”: prime ricognizioni Comp. SC ff. f. 119r De VII ff. 39r-v 53vA-B (n. 142) narrat., (n. 24) cap. 1 15 12 1 f. 105r (n. 86) f. 119v (n. 146) SI 97 De VII narrat., cap. 7