Fabio Aprea
Università degli Studi Guglielmo Marconi, Dipartimento Tecnologie, Comunicazione e Società, Professore a contratto
Università degli Studi "La Sapienza" di Roma, Dipartimento di studi greco-latini, italiani, scenico-musicali, Faculty Member
Koordinator am Institut für Romanistik (Universität Wien).
Assegnista di Ricerca (Sapienza - Università di Roma).
Professore a contratto di Linguistica italiana (Università degli Studi di Roma "G. Marconi").
Dottore di Ricerca in Scienze documentarie, linguistiche e letterarie, curriculum di Linguistica italiana (Ciclo XXIX).
Collaboratore del LEI - Lessico Etimologico Italiano (Saarlandes Universität - Saarbrücken).
Revisore per l'Italoromania del DÉRom - Dictionnaire Étimologique Roman (ATILF - Nancy).
Responsabile della sezione Marche della «Rivista italiana di dialettologia - RID» e collaboratore della sezione Lazio curata da Paolo D'Achille.
Membro della redazione dei «Contributi di Filologia dell'Italia Mediana» (CoFIM - Roma/Perugia).
Socio dell'Associazione per la Storia della Lingua Italiana (ASLI), della Società Dante Alighieri (SDA), della Società di Linguistica Italiana (SLI), della Société de Linguistique Romane (SLiR), della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (SILFI) e della Wiener Sprachgesellachaft, nonché del Centro Europeo di Studi su Umanesimo e Rinascimento Aragonese (CESURA).
Phone: (+39) 333 7281947
Address: .
Ufficio:
Michaelerplatz 1
Hofburg (Batthyanystiege)
Raum OG 01.41
A-1010 Wien
_________________________
Posta:
Universitätscampus AAKH
Spitalgasse 2 - Hof 8.4 (Institut für Romanistik)
A-1090 Wien
Assegnista di Ricerca (Sapienza - Università di Roma).
Professore a contratto di Linguistica italiana (Università degli Studi di Roma "G. Marconi").
Dottore di Ricerca in Scienze documentarie, linguistiche e letterarie, curriculum di Linguistica italiana (Ciclo XXIX).
Collaboratore del LEI - Lessico Etimologico Italiano (Saarlandes Universität - Saarbrücken).
Revisore per l'Italoromania del DÉRom - Dictionnaire Étimologique Roman (ATILF - Nancy).
Responsabile della sezione Marche della «Rivista italiana di dialettologia - RID» e collaboratore della sezione Lazio curata da Paolo D'Achille.
Membro della redazione dei «Contributi di Filologia dell'Italia Mediana» (CoFIM - Roma/Perugia).
Socio dell'Associazione per la Storia della Lingua Italiana (ASLI), della Società Dante Alighieri (SDA), della Società di Linguistica Italiana (SLI), della Société de Linguistique Romane (SLiR), della Società Internazionale di Linguistica e Filologia Italiana (SILFI) e della Wiener Sprachgesellachaft, nonché del Centro Europeo di Studi su Umanesimo e Rinascimento Aragonese (CESURA).
Phone: (+39) 333 7281947
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Ufficio:
Michaelerplatz 1
Hofburg (Batthyanystiege)
Raum OG 01.41
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Spitalgasse 2 - Hof 8.4 (Institut für Romanistik)
A-1090 Wien
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Libro / Book by Fabio Aprea
Articoli / Papers by Fabio Aprea
Le vicende giovanili di Rohlfs e Scheuermeier, i due principali raccoglitori dell'AIS, offrono la cornice entro la quale presentare il ruolo che dialetti e dialettologia svolsero in Italia prima del loro fondamentale lavoro di raccolta e di ricerca.
Franco-Provençal, although it remains quite vital in Italy, is considered today an endangered language, which UNESCO has included in its Atlas of the World’s Languages in Danger.
Through an auditory and spectrographic analysis of different data, we will interpret many phonetic features of the Franco-Provençal spoken in Faeto, and we will compare them with Franco-Provençal acoustic data collected in France (which are close to the Faetar geographical area), as well as with French acoustic data.
The aim is to assess the synchronic variety of southern Italian Faetar, in relation to the Franco-Provençal variety of France, and to identify the phonetic features belonging to the two varieties in contact: the southern Italo-Romance varieties and the Franco-Provençal variety. This is to build a diachronic and synchronic grammar of this unique blend dialect shown by language contact.
Nel primo dopoguerra e per tutti gli anni Venti, ad opera principalmente di Gastone Monaldi, la drammaturgia romanesca di intento tragico assunse le forme stereotipate del dramma di coltello, per poi estenuarsi di fronte alla politica antidialettale del regime fascista. Al contrario la commedia in romanesco riuscì a sopravvivere grazie al frondismo di Giuseppe Bottai e a opportuni accorgimenti linguistici.
Traditionally known in Matelica (Mc) as Libro della fraternità di Santa Croce, the manuscript is written in successive stages in the space of time from 1468 to 1518 and contains a notarial deed, an inventory and above all income and expenditure accounts of the local disciplinati confraternity. The essay is divided into two instalment: the first one provides a concise description of the manuscript and the unabridged edition of the text; the second instalment provides the linguistic analysis according to the traditional grid. Despite the chronology and although it is a single archival item, the document is highly representative of the late-medieval vernacular of Matelica because of the variety of hands implied in its drawing up. Therefore, the linguistc analysis provides the characterization of each hand which has a significant diffusion in order to compare them in a variational way.
Dall’esame della documentazione disponibile sono emersi da un lato la conferma di alcune conoscenze acquisite (l’esistenza di un continuum mediano-meridionale, la meridionalizzazione del distretto minturnese ecc.), dall’altro alcuni fatti nuovi, quali la presenza del dittongo metafonetico a Norma, in piena area lepina, oppure la rintracciabilità nel dialetto formiano, in diacronia, dell’opposizione -u/-o in correlazione con la distinzione fra le categorie morfologiche del maschile e del neoneutro. Quest’ultimo dato integra e conferma i risultati degli studi finora condotti in merito all’arretramento dell’estensione dell’area mediana nel Lazio meridionale e nella Campania settentrionale.
Lo studio produce l'edizione commentata di una sentenza di revisione contabile reatina risalente al 1452. Dopo un breve resoconto circa lo stato degli studi sul volgare reatino, si fornisce la descrizione del documento e quindi il commento linguistico al testo. Secondo la griglia tradizionale, l'analisi tratta la grafia, il vocalismo, il consonantismo, la morfologia; la sezione dedicata ai fenomeni sintattici contiene rilievi sulla testualit. In breve il documento presenta caratteri tipicamente mediani, quali la metafonesi sabina, la distinzione tra -u e -o alla finale, il cosiddetto "neutro di materia" ecc. Si segnalano le trattazioni del toponimo 'Riete' e del possessivo 'sou'.
ENGLISH
The study provides the commented edition of a financial audit in vernacular from Rieti which dates back to 1452. The work opens with a brief outline on the state-of-the-art of studies about volgare reatino, then it proceeds with the document's description and the linguistic comment. According to the traditional grid, the analysis discusses graphics, vocalism, consonantism, morphology; the section dedicated to syntactical phenomena includes remarks on the discourse strategies implied in the text. In short the document presents typical middle italian features, such as the Sabine metaphony, the distinction between word-final -u and word-final -o, the related distinction between 'mass' an 'count' forms etc. Among others things the toponym 'Riete' and the possessive form 'sou' are discussed.
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ENGLISH
The traditional glottonym of the dialect of Rome is 'Romanesco' instead of the expected 'Romano'. This essay investigates the reasons of this fact basing on a rich historical documentation. A backwards path is tracked through the first nineteenth century and the modern age arguing that then, at least according to contemporaries' perception, 'Romanesco' and 'Romano' could identify different varieties of the Roman linguistic continuum. The origins of that are reduced to the socio-politica! dynamics of Renaissance Rome and to the social diffusion of the lingua cortigiana romana.
Interventi / Talks by Fabio Aprea
Le vicende giovanili di Rohlfs e Scheuermeier, i due principali raccoglitori dell'AIS, offrono la cornice entro la quale presentare il ruolo che dialetti e dialettologia svolsero in Italia prima del loro fondamentale lavoro di raccolta e di ricerca.
Franco-Provençal, although it remains quite vital in Italy, is considered today an endangered language, which UNESCO has included in its Atlas of the World’s Languages in Danger.
Through an auditory and spectrographic analysis of different data, we will interpret many phonetic features of the Franco-Provençal spoken in Faeto, and we will compare them with Franco-Provençal acoustic data collected in France (which are close to the Faetar geographical area), as well as with French acoustic data.
The aim is to assess the synchronic variety of southern Italian Faetar, in relation to the Franco-Provençal variety of France, and to identify the phonetic features belonging to the two varieties in contact: the southern Italo-Romance varieties and the Franco-Provençal variety. This is to build a diachronic and synchronic grammar of this unique blend dialect shown by language contact.
Nel primo dopoguerra e per tutti gli anni Venti, ad opera principalmente di Gastone Monaldi, la drammaturgia romanesca di intento tragico assunse le forme stereotipate del dramma di coltello, per poi estenuarsi di fronte alla politica antidialettale del regime fascista. Al contrario la commedia in romanesco riuscì a sopravvivere grazie al frondismo di Giuseppe Bottai e a opportuni accorgimenti linguistici.
Traditionally known in Matelica (Mc) as Libro della fraternità di Santa Croce, the manuscript is written in successive stages in the space of time from 1468 to 1518 and contains a notarial deed, an inventory and above all income and expenditure accounts of the local disciplinati confraternity. The essay is divided into two instalment: the first one provides a concise description of the manuscript and the unabridged edition of the text; the second instalment provides the linguistic analysis according to the traditional grid. Despite the chronology and although it is a single archival item, the document is highly representative of the late-medieval vernacular of Matelica because of the variety of hands implied in its drawing up. Therefore, the linguistc analysis provides the characterization of each hand which has a significant diffusion in order to compare them in a variational way.
Dall’esame della documentazione disponibile sono emersi da un lato la conferma di alcune conoscenze acquisite (l’esistenza di un continuum mediano-meridionale, la meridionalizzazione del distretto minturnese ecc.), dall’altro alcuni fatti nuovi, quali la presenza del dittongo metafonetico a Norma, in piena area lepina, oppure la rintracciabilità nel dialetto formiano, in diacronia, dell’opposizione -u/-o in correlazione con la distinzione fra le categorie morfologiche del maschile e del neoneutro. Quest’ultimo dato integra e conferma i risultati degli studi finora condotti in merito all’arretramento dell’estensione dell’area mediana nel Lazio meridionale e nella Campania settentrionale.
Lo studio produce l'edizione commentata di una sentenza di revisione contabile reatina risalente al 1452. Dopo un breve resoconto circa lo stato degli studi sul volgare reatino, si fornisce la descrizione del documento e quindi il commento linguistico al testo. Secondo la griglia tradizionale, l'analisi tratta la grafia, il vocalismo, il consonantismo, la morfologia; la sezione dedicata ai fenomeni sintattici contiene rilievi sulla testualit. In breve il documento presenta caratteri tipicamente mediani, quali la metafonesi sabina, la distinzione tra -u e -o alla finale, il cosiddetto "neutro di materia" ecc. Si segnalano le trattazioni del toponimo 'Riete' e del possessivo 'sou'.
ENGLISH
The study provides the commented edition of a financial audit in vernacular from Rieti which dates back to 1452. The work opens with a brief outline on the state-of-the-art of studies about volgare reatino, then it proceeds with the document's description and the linguistic comment. According to the traditional grid, the analysis discusses graphics, vocalism, consonantism, morphology; the section dedicated to syntactical phenomena includes remarks on the discourse strategies implied in the text. In short the document presents typical middle italian features, such as the Sabine metaphony, the distinction between word-final -u and word-final -o, the related distinction between 'mass' an 'count' forms etc. Among others things the toponym 'Riete' and the possessive form 'sou' are discussed.
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ENGLISH
The traditional glottonym of the dialect of Rome is 'Romanesco' instead of the expected 'Romano'. This essay investigates the reasons of this fact basing on a rich historical documentation. A backwards path is tracked through the first nineteenth century and the modern age arguing that then, at least according to contemporaries' perception, 'Romanesco' and 'Romano' could identify different varieties of the Roman linguistic continuum. The origins of that are reduced to the socio-politica! dynamics of Renaissance Rome and to the social diffusion of the lingua cortigiana romana.
Roma era infatti nel secondo Seicento uno dei principali centri europei per l'insegnamento dell'italiano sia come L1, grazie al costituirsi di un capillare sistema scolastico e alla precoce legislazione in materia di alfabetizzazione (con riflessi anche sull'italianizzazione del romanesco), sia come L2 per il volume di forestieri e la quantità di precettori che vi svolgevano la propria attività. Nello stesso torno di tempo il modello romano di italiano conobbe l'acmè della sua fortuna sia in Italia (ad esempio si ha testimonianza della tendenza nell'alta società fiorentina dell'epoca ad arieggiarne snobisticamente la pronuncia), sia soprattutto all'estero dalla Spagna alla Francia, all'Inghilterra, fino in Svezia, dove circolavano grammatiche in cui si faceva esplicito riferimento all'uso romano dell'italiano a fini normativi.
Dopo aver tracciato il profilo bio-bibliografico dell’autore, ci si propone di analizzare comparativamente il Nuovo metodo con i manuali e le grammatiche di italiano allora circolanti in Italia e all’estero. Informato da istanze moderatamente moderniste, il modello linguistico proposto da de' Sebastiani si caratterizza per una forte attenzione all'uso denunciata fin dalla scelta del glottonimo adottato nel titolo: «lingua toscana romana» e ribadita poi, fra l'altro, dall'autorità riconosciuta agli «ultimi scrittori»; la Crusca costituisce un modello, ma non sempre vincolante. Fra le scelte più innovative si segnala la prescrizione esclusiva delle desinenze amo, -emo, imo per la prima persona plurale del presente indicativo. Al contrario lui, lei, loro in funzione di soggetto sono censurati come volgari e l'unico morfema possibile per marcare la prima persona dell’imperfetto è il tradizionale -a. Nel complesso le scelte grammaticali di de' Sebastiani costituiscono una fonte di notevole interesse per lo studio dell'italiano regionale romano preunitario e per meglio comprenderne l'incidenza in ambito normativo e negli strumenti didattici in uso nel secondo Seicento.
Dopo una disamina della grafia adottata nei Saggi illustrati, confrontata con le corrispondenti forme dell'edizione del Vocabolario falcucciano curata da P. E. Guarnerio, s'intende procedere, dialetto per dialetto, all'esame lessicologico ed etimologico dei lessemi e degli elementi formativi (radici, affissi, morfemi flessivi) contenuti nei testi e nelle note dei Saggi, senza tuttavia dimenticare i principali fenomeni di livello fonomorfologico e sintattico. Tale analisi costituirà la base per una comparazione la più estesa possibile con i dati offerti dai principali atlanti linguistici corsi, ALEIC e NALC, giovandosi anche delle considerazioni areali (è noto che a Falcucci si deve la distinzione fra cismontano e oltramontano) e degli altri dati utili presenti nei suoi lavori.
Mediante il confronto dei dati, eseguito in sincronia in prospettiva interdialettale e in diacronia in prospettiva intradialettale, s'intende verificare congruenze e discontinuità a livello di fenomenologia linguistica e di metodologia della ricerca lungo un arco di tempo di oltre un secolo, al fine di contribuire a mettere in luce da un lato le specificità e l'originalità del fondatore della dialettologia corsa, dall'altro le strumentalizzazioni della sua opera nelle discussioni che accompagnarono la pubblicazione del Vocabolario.
Particolare attenzione è dedicatata al rilevamento di discrepanze fra il materiale e le considerazioni di ordine dialettologico offerti dai Saggi illustrati, le voci corrispondenti dell'edizione a stampa del Vocabolario e il modo in cui tali dati sono rielaborati negli articoli di argomento corso pubblicati da Guarnerio nei «Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere» e nell'«Archivio glottologico italiano».
► 1276. Curiosità poggiomoianesi. “U battizzai cuscì: stella Sabina”, a cura di M.L. e G.M. S.l., s.n., 2001. Pp. 47.
► 1277. Flavia Braconi, Paesaggio di voci... Storia e storie di vita nei Monti Sabini. Origine e sviluppo di un progetto etnografico. [Poggio Moiano], Anteprima di stampa snc, 2015. Pp. 165.
►1230. Miriam Di Carlo, “Presentativi e avverbi di modo nella Tuscia viterbese”. In: Itinerari dialettali. Omaggio a Manlio Cortelazzo a cento anni dalla nascita. A cura di Gianna Marcato. Padova, Cleup, 2019: 323-330.
► 1143. Claudio Giovanardi, “Il romanesco di Pasolini fra tradizione e innovazione”. In “L’ora è confusa, e noi come perduti la viviamo”. Leggere Pier Paolo Pasolini quarant’anni dopo, a cura di Francesca Tommasini, Monica Venturini. Roma, RomaTrE-Press, 2017: 73-86.
► 1158. Giovanni Lazzari, Ghjarì bbutta gghjò ’a gghjave. Grammatica della parlata santorestese. Con un’antologia di racconti in dialetto di Augusto Placidi detto Mazzone e glossario dialettale a cura di Luigi Cimarra. Sant’Oreste, Biblioteca Comunale [Civita Castellana, Punto Stampa], 2005. Pp. 101 (con ill.).
► 1172. Miriam Di Carlo, “Prime indagini sul plurale maschile in -e nelle varietà della Tuscia viterbese”. In In fieri. Ricerche di linguistica italiana. Atti della I Giornata dell’ASLI per i dottorando (26-27 novembre 2015, Firenze, Accademia della Crusca), a cura di Sergio Lubello. Firenze, Franco Cesati, 2017: 125-136.
► 1080. Giancarlo Schirru, “L’armonia vocalica nel romanesco di G. G. Belli”. In Romanice loqui. Festschrift für Gerald Bernhard zu seinem 60. Geburstag, a cura di Annette Gerstenberg, Judith Kittler, Luca Lorenzetti, Giancarlo Schirru. Tübingen, Stauffenburg, 2017: 79-88.
► 1085. Emiliano Picchiorri, “Rossi e neri, progressisti e retrogradi: la lingua dei giornali politici romani nel 1848-1849. In L’italiano della politica e la politica per l’italiano, a cura di Rita Librandi e Rosa Piro. Firenze, Franco Cesati, 2016: 487-498.
► 1106. Rita Gatta, Svrìnguli svrànguli. Brani e sonetti in vernacolo e non su Rocca e dintorni. Montecompatri, Controluce, 2010. Pp. 133, con CD-ROM.
► 1107. Luca Lorenzetti, “Varia veliterna”. Contributi di filologia dell’Italia mediana 30, 2016: 271-288.
► 1116. Miriam Di Carlo, “Gli esiti del nesso SJ nei dialetti della Tuscia viterbese”. In Dialetto. Uno nessuno centomila, a cura di Gianna Marcato. Padova, Cleup, 2017: 29-38.
► 1025. Laura Mariani, L’attrice del cuore. Storia di Giacinta Pezzana attraverso le lettere. Firenze, Le Lettere, 2005. Pp. 618, € 65,00 (con ill.).
► 1038. Eugenio Cicerchia, Giulio De Angelis, Palestrina e la sua antica parlatura. [S.l. : s.n.], 2009. Pp. 272 (con ill.).
► 1039. Filippo Greggi, Parolario monticellese. Oggetti, azioni, sentimenti, essere viventi, nominati e descritti perché un dialetto non scompaia. Montecelio, Veligraf, 2010. Pp. 352 (con ill.), € 15,00.
► 1052. Enzo d’Ettorre, Vocabolario del dialetto fondano, a cura di Carmina Izzi d’Ettorre. Fondi, Core Print System, 2011. Pp. 315.
A tale scopo s'intende scansionare, digitalizzare e trascrivere, immettendoli in un corpus elettronico, i testi linguisticamente pertinenti dei fogli clericali «La Frusta» (1870-75) e «La Lima» (1871-72), del liberale moderato «Marforio» (1870), dell'anticlericale «Pasquino de Roma» (1870): infatti a Roma negli anni dell'Unità il dialetto fu impiegato per iscritto soprattutto a scopo di propaganda politica.
L'analisi del corpus consentirà di verificare, in questi anni di profondo rinnovamento, congruenze e discontinuità del romanesco di questi testi con quello delle fonti gà note della sua storia linguistica. Saranno inoltre descritte fenomenologicamente e analizzate in chiave sociolinguistica le altre varietà non standard impiegate nei periodici: piemontese, toscano, napoletano, veneziano ecc. Un caso a sé è costituito dai testi in pseudo-giudeoromanesco, in cui una rappresentazione caricaturale e stereotipica della varietà linguistica propria della comunità ebraica di Roma assolse un ruolo centrale nella costruzione ideologica antiebraica della stampa reazionaria degli anni dell'Unità.