Papers by Massimo Moretti
Retelling Prester John. Object, Routes and Emotions, a cura di Marianna Ferrara (numero monografico di "Studi e materiali di Storia delle Religioni", 89/1 2023, 2023
The essay examines the contents of the Relatione della Religione, & Stato del Re d’Ethiopia, dett... more The essay examines the contents of the Relatione della Religione, & Stato del Re d’Ethiopia, detto «Prete Gianni» addressed to Pope Gregory XIII, dwelling on some news related to the relationship of Ethiopian Christians with sacred images and on the echoes of Ethiopian religiosity and the problematic dialogue between Catholicism and Abyssinian Christianity traceable in some artistic commissions of the second Roman 16th century. The article intends to open to new possible interpretations of the iconographic program of the Contarelli Chapel in S. Luigi dei Francesi, whose decoration, planned as early as 1565 by the apostolic referendario Mathieu Cointrel, made cardinal by Pope Boncompagni in 1583, was only completed between 1599 and 1602 by Caravaggio.
Il contributo esamina il contenuto della Relatione della Religione, & Stato del Re d’Ethiopia, detto «Prete Gianni», indirizzata a papa Gregorio XIII, soffermandosi su alcune notizie relative al rapporto dei cristiani d’Etiopia con le immagini sacre e sugli echi della religiosità etiopica e del dialogo problematico tra cattolicesimo e cristianesimo abissino rintracciabili in alcune committenze artistiche del secondo Cinquecento romano.
L’articolo intende aprire a nuove possibili interpretazioni del programma iconografico della Cappella Contarelli a S. Luigi dei Francesi la cui decorazione, progettata sin dal 1565 dal referendario apostolico Mathieu Cointrel creato cardinale da papa Boncompagni nel 1583, fu portata a compimento soltanto tra il 1599 e il 1602 con l’intervento del
Caravaggio.
Pericle Fazzini. Lo scultore del vento, 2023
Orazio Gentileschi e l’immagine di san Francesco La nascita del caravaggismo a Roma, 2023
Sulle orme di Federico Barocci Tecniche pittoriche ed eredità culturale, a cura di Daphne De Luca e Enzo Borsellino, 2022
LE ARTI E GLI ARTISTI NELLA RETE DELLA DIPLOMAZIA PONTIFICIA, a cura di Marco Coppolaro, Giulia Murace, Gianluca Petrone, 2022
Opus Karoli Crivelli. Le opere e la materia. Nuove letture su Carlo Crivelli, a cura di Daphne De Luca, Stefano Papetti, Graziella Roselli e Giuseppe Di Girolami, 2022
Lettere inedite provenienti dall'Archivio Graziani di Vada documentano all'inizio del Seicento le... more Lettere inedite provenienti dall'Archivio Graziani di Vada documentano all'inizio del Seicento le vicende del trittico di Santa Lucia di Giovanni Antonio da Pesaro, oggi al Museo Nazionale di Palazzo Venezia, dipinto dal Bellinzoni per la chiesa di S. Lucia a Serra de' Conti. Si scopre che l'opera aveva una predella rappresentante i dodici apostoli, alcuni dei quali vengono in questa sede identificati con cinque tavolette disperse in collezioni private e documentate ad oggi soltanto da fotografie dell'Archivio Zeri di Bologna.
Insideart, 2022, anno 18, n. 124, pp. 93-98., 2022
Del Barocco ingegno. Pietro da Cortona e i disegni di architettura del ‘600 e ‘700 della collezione Gnerucci, catalogo della mostra a cura di Sebastiano Roberto, Cortona, giugno-ottobre 2002, Roma, De Luca, pp. 109-120., 2022
Il Cardinale Bessarione Abate a Casteldurante e il Duca Federico, 2022
Clemente XIV. Un pontificato chiave nel secolo Riformatore (1769-1774), 2021
"Storia dell'arte", [155-156],, 2021
Two unpublished letters reveal that Antonio Maria Graziani owned a copy of the «Madonna» by Rapha... more Two unpublished letters reveal that Antonio Maria Graziani owned a copy of the «Madonna» by Raphael already in the Canossa house in Verona (also known as The Pearl by Raphael). The copy was created by a "not mediocre artist", probably the Flemish painter Pietro de Petrij. In 1585, Graziani chose the “Madonna Canossa” as the model for his altar in the Sansepolcro cathedral. The commission remained pending for several years, until Graziani decided to entrust the invention of the canvas to Palma il Giovane (December 1600). The altarpiece was delivered in July 1602. This study completes the publication of the rich correspondence relating to the commissioning of the Graziani altar, which began with the study published in "Storia dell’arte" in 2018, n. 2: from the first idea of the painting in 1585, until its set-up on the altar in the summer of 1602. The letters also refer to a public comparison between the work of Palma and the Nativity of the Virgin painted some time earlier by Giovanni de ' Vecchi for the Rigi altar in the church of the Osservanza at Sansepolcro.
Caravaggio e i letterati , 2020
The poet Antonio Bruni (Manduria 1593-Rome 1635), in his laudatory pamphlet entitled "La Ghirland... more The poet Antonio Bruni (Manduria 1593-Rome 1635), in his laudatory pamphlet entitled "La Ghirlanda" (1625), criticizes Caravaggio's
drawing skills while praising him for his ability to imitate nature.
The contribution examines the origin and value of this judgment
related to the context of the academic world and demonstrates the
contiguity and continuity between Bruni's thought and that of some
protagonists of the seventeenth-century artistic literature, such as
Gaspare Celio, Giovanni, Baglione and Giovanni Pietro Bellori.
L'Archivio di Caravaggio. Studi in onore di don Sandro Corradini, a cura di Pietro Di Loreto, Etgraphiiae, 2021
Il ritrovamento di una lettera inedita di Antonio Maria Graziani presso la Kenneth Spencer Resear... more Il ritrovamento di una lettera inedita di Antonio Maria Graziani presso la Kenneth Spencer Research Library dell'Università del Kansas, chiarisce le vicende di una commissione mancata che Federico Zuccari sperava di aggiudicarsi all'indomani della Battaglia di Lepanto: la rappresentazione della storica battaglia per Palazzo Ducale a Venezia, opera poi dipinta da Jacopo Tintoretto. Mentre Zuccari sognava per mezzo del cardinale Commendone e del suo segretario Graziani di dare prova di sé cimentandosi in una impresa pubblica a celebrazione della Serenissima Repubblica, a Roma "Giorgino pittore" aveva già messo mano per conto di Pio V alla grandiosa rappresentazione della storica impresa nella Sala Regia.
Viridarium Novum. Studi di Storia dell'Arte in onore di Mimma Pasculli Ferrara, a cura di Cosimo Damiano Fonseca e Isabella Di Liddo, 2020
Donne e inquisizione, a cura di Marina Caffiero e Alessia Lirosi, 2020
Il fatto che una fonte non sia «oggettiva» (ma nemmeno un inventario lo è) non significa che sia ... more Il fatto che una fonte non sia «oggettiva» (ma nemmeno un inventario lo è) non significa che sia inutilizzabile. C. Ginzburg 1. Casteldurante, marzo 1601. Alla fine di marzo del 1601, il tribunale ecclesiastico di Casteldurante (oggi Urbania), presieduto dall'abate Commendatario Giulio Virgili, istruì una causa contro Giorgio Picchi (1555 ca.-1605), accusato di aver tentato di distruggere gli affreschi realizzati attorno al 1558 dal più anziano Giustino Episcopi (1520 ca.-1609) nell'altare maggiore della chiesa di S. Chiara della stessa terra. Gli atti del corposo processo si sono dimostrati una fonte eloquente e foriera di molteplici riflessioni sull'applicazione delle determi-nazioni del Concilio di Trento nelle diocesi particolari 1. Tra le numerose deposizioni rilasciate da artisti, artigiani, ecclesiastici, monache e persona-lità riguardevoli del tessuto sociale del piccolo centro del ducato di Urbino, si individuano le tracce di un dibattito sulla maniera più conveniente di rappresentare un sacro mistero come l'Ascensione, sui colori adeguati e sui 1 Cfr. M. Moretti, Suore, santi, sibille in un processo alla pittura sacra agli esordi del Seicento, «Il capitale culturale», XX (2019), pp. 61-106. Il manoscritto del processo, ancora inedito, è conservato presso l'Archivio Diocesano di Urbania (d'ora in poi UAV), Atti Crimi-nali, busta 189. L'incartamento è stato segnalato la prima volta da Enrico Rossi nelle Memo-rie ecclesiastiche di Urbania (Urbania, Tipografia Bramante, 1936, p. 225), e fatto oggetto di uno studio specifico da chi scrive in occasione della tesi di laurea «Giorgio Picchi da Casteldurante dal Vasielaro Pittore», relatore prof. A. Zuccari, Sapienza, Università di Roma, a.a. 2000/2001, pp. 135-232. Alcuni contenuti del processo sono stati utilizzati da Corrado Leonardi in un suo fondamentale articolo dedicato a Giustino Episcopi. Cfr. C. Leonardi, Via Giustino Episcopi, «Quaderni di storia e di folclore Urbaniesi», V (1985), pp. 7-35. Le testimonianze riportate in appendice nel presente saggio, se si escludono brevi citazioni, sono del tutto inedite. Donne e Inquisizione, a cura di Marina Caffiero-Alessia Lirosi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2020 ISBN (stampa) 978-88-9359-301-4 (e-book) 978-88-9359-302-1-www.storiaeletteratura.it
La scintilla divina. Il disegno a Roma tra Cinque e Seicento, 2020
Porta Virtutis. Il processo a Federico Zuccari, 2020
Porta virtutis. Il processo a Federico Zuccari, 2020
"Storia dell'Arte", 150, 2018
Il presente contributo è la prima parte di uno studio complessivo dedicato all’altare di famiglia... more Il presente contributo è la prima parte di uno studio complessivo dedicato all’altare di famiglia dei Graziani (ramo “di Buono”) nella cattedrale di Sansepolcro, rifondata secondo le disposizioni del vescovo Niccolò Tornabuoni a seguito della visita pastorale del 1576. I lavori, avviati da un anonimo scalpellino attorno al 1585, terminarono con la messa sin opera della pala di Palma il Giovane nel 1602. Attraverso una vasta documentazione inedita è stato possibile ricostruire il difficile processo di nobilitazione della famiglia biturgense, compiutosi anche grazie a mirati interventi artistici nella propria città di origine.
Fu l’allora abate Antonio Maria Graziani a intraprendere la ricostruzione dell’altare, sollecitato dal ritrovamento in cattedrale di un’antica tomba dell’antenato – nonché eroe dì Sansepolcro – Carlo di Buono Graziani. I lavori per la cappella rientrarono dunque in un’oculata politica di affermazione famigliare, proprio mentre la presenza dei Graziani si andava rafforzando al di fuori della patria. Pur ritardato da una condizione economica per molti anni instabile, il completamento dell’altare con la pala di Palma il Giovane, considerato il primo tra i pittori viventi a Venezia, rappresentò per Antonio Maria il suggello di un’intera carriera che proprio nella città lagunare aveva raggiunto il suo culmine.
I Tesori di Santa Chiara. La chiesa di Urbania e il suo cantiere, a cura di F. Farina e F. Paoli, Urbino, Quattroventi, 2020
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Papers by Massimo Moretti
Il contributo esamina il contenuto della Relatione della Religione, & Stato del Re d’Ethiopia, detto «Prete Gianni», indirizzata a papa Gregorio XIII, soffermandosi su alcune notizie relative al rapporto dei cristiani d’Etiopia con le immagini sacre e sugli echi della religiosità etiopica e del dialogo problematico tra cattolicesimo e cristianesimo abissino rintracciabili in alcune committenze artistiche del secondo Cinquecento romano.
L’articolo intende aprire a nuove possibili interpretazioni del programma iconografico della Cappella Contarelli a S. Luigi dei Francesi la cui decorazione, progettata sin dal 1565 dal referendario apostolico Mathieu Cointrel creato cardinale da papa Boncompagni nel 1583, fu portata a compimento soltanto tra il 1599 e il 1602 con l’intervento del
Caravaggio.
drawing skills while praising him for his ability to imitate nature.
The contribution examines the origin and value of this judgment
related to the context of the academic world and demonstrates the
contiguity and continuity between Bruni's thought and that of some
protagonists of the seventeenth-century artistic literature, such as
Gaspare Celio, Giovanni, Baglione and Giovanni Pietro Bellori.
Fu l’allora abate Antonio Maria Graziani a intraprendere la ricostruzione dell’altare, sollecitato dal ritrovamento in cattedrale di un’antica tomba dell’antenato – nonché eroe dì Sansepolcro – Carlo di Buono Graziani. I lavori per la cappella rientrarono dunque in un’oculata politica di affermazione famigliare, proprio mentre la presenza dei Graziani si andava rafforzando al di fuori della patria. Pur ritardato da una condizione economica per molti anni instabile, il completamento dell’altare con la pala di Palma il Giovane, considerato il primo tra i pittori viventi a Venezia, rappresentò per Antonio Maria il suggello di un’intera carriera che proprio nella città lagunare aveva raggiunto il suo culmine.
Il contributo esamina il contenuto della Relatione della Religione, & Stato del Re d’Ethiopia, detto «Prete Gianni», indirizzata a papa Gregorio XIII, soffermandosi su alcune notizie relative al rapporto dei cristiani d’Etiopia con le immagini sacre e sugli echi della religiosità etiopica e del dialogo problematico tra cattolicesimo e cristianesimo abissino rintracciabili in alcune committenze artistiche del secondo Cinquecento romano.
L’articolo intende aprire a nuove possibili interpretazioni del programma iconografico della Cappella Contarelli a S. Luigi dei Francesi la cui decorazione, progettata sin dal 1565 dal referendario apostolico Mathieu Cointrel creato cardinale da papa Boncompagni nel 1583, fu portata a compimento soltanto tra il 1599 e il 1602 con l’intervento del
Caravaggio.
drawing skills while praising him for his ability to imitate nature.
The contribution examines the origin and value of this judgment
related to the context of the academic world and demonstrates the
contiguity and continuity between Bruni's thought and that of some
protagonists of the seventeenth-century artistic literature, such as
Gaspare Celio, Giovanni, Baglione and Giovanni Pietro Bellori.
Fu l’allora abate Antonio Maria Graziani a intraprendere la ricostruzione dell’altare, sollecitato dal ritrovamento in cattedrale di un’antica tomba dell’antenato – nonché eroe dì Sansepolcro – Carlo di Buono Graziani. I lavori per la cappella rientrarono dunque in un’oculata politica di affermazione famigliare, proprio mentre la presenza dei Graziani si andava rafforzando al di fuori della patria. Pur ritardato da una condizione economica per molti anni instabile, il completamento dell’altare con la pala di Palma il Giovane, considerato il primo tra i pittori viventi a Venezia, rappresentò per Antonio Maria il suggello di un’intera carriera che proprio nella città lagunare aveva raggiunto il suo culmine.
Le ricerche contenute in questo volume raccontano la storia del graduale processo di appropriazione dell’ ‘uomo illustre’ Bramante da parte di patrie a volte immaginarie, in fasi storiche di disgregazione e riaggregazione delle unità territoriali dell’ex ducato di Urbino: dalla crisi della successione di Francesco Maria II della Rovere a fine Cinquecento, al difficile snodo della devoluzione dei territori rovereschi voluta e realizzata da papa Urbano VIII Barberini, sino agli anni della costruzione dell’identità nazionale nell’Italia post unitaria. L'indagine censisce le iniziative artistiche e culturali sollecitate dal mito di Bramante nel suo territorio di origine, raccogliendo ed esaminando criticamente documenti e testimonianze in alcuni casi falsificati o creati ex post. Studi eruditi, pubblicazioni, composizioni musicali, dedicazioni, committenze artistiche e liturgie civiche hanno contribuito a rafforzare, soprattutto negli ultimi due secoli, l'identità delle "patrie bramantesche" e il senso di appartenenza alla Comunità dei propri cittadini. Il volume offre un contributo per quanto possibile innovativo agli studi bramanteschi, promuovendo la conoscenza delle origini del grande Architetto nel segno di un deciso superamento di ogni particolarismo municipale, che pure ha espresso nel passato una propria capacità propulsiva.
I. VERSO ROMA: ASCESA E DECLINO DI UNA FAMIGLIA ARISTOCRATICA DI PROVINCIA (Premesse; «Monsignor Fantino, prelato molto noto nella corte et molto ricco»; Gli eredi di monsignor Fantino)
II: UNA RESIDENZA DA CARDINALE: OTTAVIANO MASCARINO E GLI ARTISTI DI PALAZZO PETRIGNANI A ROMA («…lo so perché servivo per architetto delli detti Signori Petrignani»; L’arredamento di palazzo Petrignani e la sua dispersione; I pittori di palazzo Petrignani a Roma; Ottaviano Mascarino impresario di giovani artisti)
III: «LI DAVA COMMODITÀ DI UNA STANZA». GLI ESORDI DI CARAVAGGIO IN CASA DI MONSIGNOR FANTINO (Pandolfo Pucci, Fantino Petrignani, Bartolomeo Farrattini; «Nel qual tempo fece molti quadri»; Monsignor Petrignani e i rapporti con committenti e protettori di Caravaggio)
IV: IL PALAZZO DI BARTOLOMEO PETRIGNANI AD AMELIA (L’architettura dell’edificio; La chiamata dei fratelli Alberti di Sansepolcro; L’eredità di Livio Agresti: Tarquinio Ligustri, Giustino Episcopi e l’enigma Liotardo Piccioli).
V: OTTAVIANO MASCARINO E ANTONIO MARIA GRAZIANI VESCOVO DI AMELIA (1592-1611)
VI: L’ «EREDITÀ PETRIGNANA» DAI CENCI AGLI ACCORAMBONI
Tavole
Appendici documentarie : Le famiglie Petrignani, Cenci, Accoramboni; Ottaviano Mascarino, i Petrignani d’Amelia e Antonio Maria Graziani; I fratelli Alberti di Sansepolcro, i Petrignani e Antonio Maria Graziani; I Petrignani e i Padri Somaschi; Inventari Petrignani, Cenci, Accoramboni (1593-1809).
Massimo Moretti analizza e descrive le opere del Caravaggio e i loro contesti. Lo spettatore può così indagare a fondo ogni particolare del dipinto messo a fuoco dalla voce narrante, accompagnato da musiche originali, movimentato da una regia di derivazione cinematografica
Vittorio Storaro, vincitore di tre premi oscar per la fotografia, ispiratosi sempre al pittore lombardo, offre un affascinante viaggio nella luce di Caravaggio di cui, mediante un'interpretazione acuta e personale, vengono svelati i segreti tecnici e le implicazioni simboliche
Il duca amava contemplare la natura nelle selve di Casteldurante, nella villa di Monteberticchio o al Barco. Qui, vivendo come un anacoreta, si metteva in ascolto del canto degli uccelli o assisteva compiaciuto alla nascita dei daini. Ciò non contrastava con la sua predilezione per l’arte venatoria, praticata ma anche messa in scena attraverso rappresentazioni visive o letterarie. Esercizio nobile riservato al Principe e alla sua corte, le cacce si trasformavano in liturgie laiche del possesso e del governo del territorio del ducato, manifestazioni simboliche e archetipiche della supremazia sul mondo bestiale, una sfida reale e allo stesso tempo immaginaria.
Gli studi raccolti in questo volume si muovono tra le scansie della biblioteca dell’ultimo duca di Urbino, quasi un’accademia fondata nei tempi grigi-opachi della devoluzione: una tappa ancora poco nota per la storia degli studi di iconografia naturale che - passando per il museo di Athanasius Kircher – giungeranno a metà del secolo XVIII all’illustrazione enciclopedica di Diderot e D’Alembert.
Immaginare i Saperi è un progetto in essere dal 2018, in collaborazione tra Sapienza e Biblioteca Universitaria Alessandrina, ideato da Massimo Moretti che ne è il coordinatore assieme al direttore della BUA Daniela Fugaro.
Orfano di madre dal 1894, Tardini va a vivere a casa della zia paterna Teresa, sposata con Giuseppe Toeschi, professore di disegno di figura all’Accademia delle Belle Arti e Accademico di S. Luca. Parlando della sua prima infanzia, Tardini ricorda gli «antichi e meravigiosi lumi ad olio e a petrolio: alti, grossi monumentali, spesso assai belli» che ornavano «artisticamente» il tavolo di famiglia. Il ricordo del «vetro tutto istoriato con figure e disegni» che la zia apponeva sul lume «con una solennità quasi religiosa» evoca l’immaginario infantile del piccolo Memmo, la sua predisposizione al bello e al solenne che inciderà sulle mirate ma significative committenze.
Divenuto Segretario di Stato di Giovanni XXIII nel 1958, al termine di una lunga carriera diplomatica, muore in Vaticano il 31 luglio 1961.
Un incontro di studi organizzato sabato 29 ottobre alle ore 15, 30 a Villa Nazareth, nell’ambito delle iniziative per i sessant’anni dalla morte di fondatore, esamina per la prima volta un aspetto poco conosciuto della personalità di Tardini: il rapporto con gli artisti e il ruolo delle arti nel suo progetto educativo. Intervengono il cardinale Pietro Parolin, presidente di Villa Nazareth, Massimo Moretti, Micol Forti, Lida Branchesi, Alessandra Imbellone, Antonella Sbrilli, Antonio Jommelli, Alessandro Lamanuzzi, Matteo Borchia, Marcello Teodonio.
L’assedio e il soccorso di Malta del 1565, come anche l’occupazione di Cipro culminata con l’eccidio di Famagosta (1570-1571), furono gli eventi che sul piano della comunicazione guadagnarono l'interesse sempre maggiore di un vasto pubblico socialmente e culturalmente trasversale, rendendolo partecipe e attore della grande sfida antiturca rilanciata da Pio V con la chiamata alle armi dei principi cristiani.
Il seminario interdisciplinare, organizzato dal Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte e Spettacolo, intende presentare contestualmente e coralmente le parole, le immagini e le celebrazioni del grande evento militare nei palazzi nelle piazze e nei porti del Mediterraneo e il loro uso politico e ideologico nel tempo immediato e nel periodo successivo.
I relatori potranno ricostruire, attraverso fonti edite e inedite, lo sguardo singolare e collettivo sull’evento così come è stato vissuto, raccontato e rappresentato nei diversi spazi della politica e della società. L’intreccio di sguardi e metodologie, tra la storia e la storia dell’arte, sarà al centro dell’incontro e si tradurrà in un dialogo tra campi di ricerca e saperi. L’appuntamento si rivolge a dottorandi e laureandi di magistrale ed è organizzato con il sostegno del Dottorato di Ricerca in Storia, Antropologia, Religioni, del Dottorato di Ricerca in Storia dell’Europa e del Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte del Dipartimento SARAS.
Il convegno ha due principali obiettivi: presentare e confrontare i primi risultati della ricerca di Ateneo 2018 coordinata da Massimo Moretti (Roma e l’eredità culturale del ducato di Urbino prima e dopo la devoluzione del 1631: artisti, opere d’arte, biblioteche) e affrontare da diverse angolature il significato profondo delle pratiche venatorie e della historia animalium per le élite di età moderna, a partire dal caso urbinate. Le cacce e le loro rappresentazioni visive e letterarie, mitiche o reali, svolsero un ruolo importante nella vita culturale del ducato roveresco; vennero celebrate in quanto esercizio nobile riservato al Principe e alla sua corte, liturgia laica del possesso e del governo del territorio, manifestazione simbolica e archetipica di supremazia dell'uomo sul ferino. Passando in rassegna le fonti iconografiche, i componimenti poetici, le notizie tratte dalla diaristica o dai “sommari delle cacce” e gli appunti di studio conservati nelle raccolte librarie del duca di Urbino, il convegno intende fare luce sullo speciale rapporto che si andò a instaurare - già nella biblioteca di Federico da Montefeltro ereditata dall’ultimo dei Della Rovere - tra rappresentazione artistica, significato allegorico e studio scientifico della natura. Comparando i vasti interessi naturalistici di Francesco Maria II (da Aristotele a Pietro Candido Decembrio, da Conrad Gesner a Pierre Belon, Da Ulisse Aldrovandi a Pietro Andrea Mattioli) con quelli di personalità eminenti del suo tempo (Filippo II di Spagna, Federico Borromeo, Carlo Emanuele di Savoia, Federico Cesi, Cassiano dal Pozzo), ci si propone di valorizzare una tappa poco nota della storia dell’iconografia naturalistica che, transitando per il museo e la biblioteca di Athanasius Kircher, troverà compimento a metà del secolo XVIII nell’illustrazione enciclopedica delle tavole pubblicate da Diderot e D’Alembert.
Nel suo peregrinare si fa testimone di se stesso e della dura condizione dei prigionieri in Turchia. Attraverso la pubblicazione di Pamphlet illustrati esorta l’Europa tutta, impegnata nello scontro religioso e ideologico tra Cattolici e protestanti, a convertirsi e ad unirsi nel comune sforzo contro il nemico Ottomano, rispolverando antiche profezie di cui offre nuove edizioni scritte e figurate.
La relazione si propone di mostrare attraverso una selezione di stampe prodotte in Germania e in Italia la strategia persuasiva del “Pellegrino di Gerusalemme”, condotta in parallelo a una spudorata promozione di sé.
In the figurative language of the modern age the image attributed to oneself or to others in an artistic representation is strictly related to the matter of identity. Considering the different ancient types of headwear in the artworks, the paper aims to briefly examine some purposeful designations of social and religious identities, especially in the context of Christian representations of Jews. The attempt is to show the existence of a representative code that allows to recognise precisely the identity designations within an artwork, in a certain space and in a certain time. In the second part, through a series of comparisons, this interpretative code will be applied to few surviving pictures of Sabbatai Sevi and Nathan of Gaza. In order to verify the use done and the function of these pictures at the time of the self-styled messiah, it will be distinguished the real portraits from the imaginative ones.
INTORNO AI SANTI QUATTRO CORONATI:
IPOTESI A CONFRONTO
martedì 21 marzo 2017
giornata di studio
Il Polo Museale del Lazio, diretto da Edith Gabrielli, in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali diretta da Claudio Parisi Presicce e con l'ausilio di Arthemisia Group, presenta presso la Galleria Spada, diretta da Adriana Capriotti, una giornata di studio dedicata al dibattuto dipinto caravaggesco raffigurante i Santi Quattro Coronati del Museo di Roma, presente in Galleria per la durata della mostra su Artemisia Gentileschi in corso a Palazzo Braschi.
L'opera, protagonista di una delle iniziative del ciclo Ospiti della Spada, fu all'inizio del secolo scorso attribuita allo stesso Caravaggio ed è ormai da un secolo oggetto di un articolato dibattito critico che l'esposizione in corso presso la Galleria ha mirato a recuperare e riprendere. La giornata di studio di martedì 21 marzo 2017 intende, quindi, porsi come luogo di approfondimento e argomentazione delle varie tesi specialistiche che si sono, nel tempo, concentrate sul quadro.
Conseguentemente, saranno coinvolti nel dibattito, che si articolerà attraverso interventi nel corso della mattinata, gli studiosi provenienti da diverse università e istituzioni che hanno maggiormente contribuito sia al recupero della storia dell'opera, originariamente appartenente alla distrutta chiesa romana di sant'Andrea in Vincis, sia alla sua ipotetica e ramificata collocazione nei diversi ambiti del caravaggismo.
La giornata di studio di martedì 21 marzo si svolgerà a Palazzo Spada, nell’imponente Salone di Pompeo - per l'occasione concesso dal Consiglio di Stato - dove si potranno ammirare le decorazioni illusionistiche realizzate nel 1635 da Agostino Mitelli e Michelangelo Colonna: sarà, in tal modo, possibile anche recuperare la visione di uno dei principali interventi decorativi della fase seicentesca del Palazzo, intervento dovuto alla committenza del cardinal Bernardino Spada, per il quale fu, tra l'altro, realizzata la celeberrima Colonnata prospettica di Francesco Borromini.
L'opera in esame permette anche l'approccio ad un'iconografia centrata sul tema raro e complesso del martirio dei Santi Quattro Coronati, nonché l'apertura alla più generale problematica della committenza artistica delle Confraternite romane, essendo il dipinto stato eseguito nei primi anni del Seicento per la Compagnia dei Marmorai, un importante sodalizio che riuniva scultori, scalpellini e tagliapietre.
La Giornata seguirà il programma indicato nella locandina e si svolgerà dalle ore 10.00 alle ore 13.00.
a cura di Maria Celeste Cola e Stefano Colonna
Dipartimento di Storia dell'Arte e Spettacolo
Facoltà di Lettere e Filosofia - Sapienza Università di Roma
anno accademico 2012 / 2013
Gangemi Editore, 2 volumi, in corso di pubblicazione
(aggiornamento del 12 Dicembre 2017 con i nomi dei prefatori e degli schedatori in formato PDF
http://www.bta.it/riv/muse/Progetti/Fondazione_Roma/SAPIENZA-DSAS-COLA,Maria_Celeste_&_COLONNA,Stefano_Novita_Collezione_Arte_Fondazione_Roma_20171212.pdf
2021) la Galleria Borghese, in collaborazione con il Dipartimento
di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo della Sapienza
e dell’Istituto Freudiano di Roma, desidera mettere in risalto l’originale
apporto dello psicoanalista francese alla lettura dell’opera Amore e Psiche
di Jacopo Zucchi, fonte di ispirazione per la complessa elaborazione
teorica dell’VIII Seminario sul Transfert (1960-1961) ma anche possibile sollecitazione per nuove prospettive critiche.
Mentre il suo rappor to con la Santa Teresa del Bernini non è passato
inosservato, meno nota agli storici dell’ar te è la vicenda dell’incontro
tra Lacan e il dipinto di Zucchi alla Galleria Borghese nella Pasqua
del 1961. Tornando a Parigi, lo psicoanalista chiese al pittore
André Masson di sintetizzare con la sua capacità grafica la visione
lenticolare dello Zucchi, facendo poi circolare il disegno assieme a
un paio di riproduzioni fotografiche dell’opera tra i suoi allievi.
Mettendo a fuoco alcuni dettagli del dipinto, tra i quali lo straordinario vaso di fiori, Lacan sviluppò un ragionamento intorno al "complexe de castration". Quel vaso di fiori che copre parzialmente “Amore” non sarebbe
semplicemente un atto di censura, come si potrebbe credere, ma
piuttosto la rivelazione di una “presenza assente” e di una
“assenza presentificata”.
L’assedio e il soccorso di Malta del 1565, come anche l’occupazione di Cipro culminata con l’eccidio di Famagosta (1570-1571), furono gli eventi che sul piano della comunicazione guadagnarono l'interesse sempre maggiore di un vasto pubblico socialmente e culturalmente trasversale, rendendolo partecipe e attore della grande sfida antiturca rilanciata da Pio V con la chiamata alle armi dei principi cristiani.
Il seminario interdisciplinare, organizzato dal Dipartimento di Storia Antropologia Religioni Arte e Spettacolo, intende presentare contestualmente e coralmente le parole, le immagini e le celebrazioni del grande evento militare nei palazzi nelle piazze e nei porti del Mediterraneo e il loro uso politico e ideologico nel tempo immediato e nel periodo successivo.
I relatori potranno ricostruire, attraverso fonti edite e inedite, lo sguardo singolare e collettivo sull’evento così come è stato vissuto, raccontato e rappresentato nei diversi spazi della politica e della società. L’intreccio di sguardi e metodologie, tra la storia e la storia dell’arte, sarà al centro dell’incontro e si tradurrà in un dialogo tra campi di ricerca e saperi. L’appuntamento si rivolge a dottorandi e laureandi di magistrale ed è organizzato con il sostegno del Dottorato di Ricerca in Storia, Antropologia, Religioni, del Dottorato di Ricerca in Storia dell’Europa e del Dottorato di Ricerca in Storia dell’Arte del Dipartimento SARAS.