"Napolivicereale e le altre corti spagnole in Italia" a cura di A. Antonelli, Francesca Chiantore, Elena Mazzola, Napoli, Fedoapress, 2023
La relazione intende descrivere alcune tra le maggiori cerimonie della monarchia spagnola nel Reg... more La relazione intende descrivere alcune tra le maggiori cerimonie della monarchia spagnola nel Regno di Sicilia – le entrate dei viceré –, in uno specifico arco di tempo: i primi anni Trenta del Seicento, periodo di profondi cambiamenti della Monarchia spagnola sul piano istituzionale, politico, europeo.
È, infatti, in tale contesto che saranno inserite le vicende narrate dalle fonti documentarie – memoriali e cronache – e dalla storiografia per cogliere, attraverso esse, il più generale intreccio di legami e di intermediazioni tra istituzioni, gruppi sociali e centri di potere altri. Ed ancora, per comprendere le tensioni e le fragilità che non solo esistevano, ma erano immanenti in tali occasioni; quegli imbarazzanti disguidi che solo superficialmente possono essere assunti come involontari incidenti ma che, in realtà, rivelavano una trama politica assai più complessa; comprensibile solo se decifrata in relazione ai gruppi di potere e alla contrapposizione tra opposte reti clientelari. Un quadro composito oltreché animato dagli altri soggetti politici del tempo con i loro cerimoniali – la Chiesa, l’Inquisizione, i visitatori, le città – che manterremo sullo sfondo non come presenza immobile, ma come ‘figuranti’ pronti ad entrare sulla scena della politica barocca.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Papers by Lina Scalisi
di Giuseppe Giarrizzo, quella in cui declina – pagina, dopo pagina –
le questioni storiche e storiografiche vissute ora nelle vesti di autore, ora di
sodale, ora di spettatore sulle quali, non lesina giudizi, spesso taglienti, ma
sempre animati dalla assoluta preoccupazione per le sorti della storia, degli
storici, del Paese. Un susseguirsi di memorie, idee, ideali, ideologie, biografie,
amicizie, progetti, successi e insuccessi, ricostruiti ed esaminati con una
tensione storica che intreccia i percorsi e le vicende della cultura italiana, con
quelle della cultura europea ed internazionale. Un modus operandi attraverso
cui ogni fonte trattata, ogni documento portato all’attenzione del lettore,
è parte di un’architettura costruita sul convincimento ultimo che compito
dello storico sia porsi delle questioni attraverso cui indagare il passato per
contribuire alla crescita civile della società.
È, infatti, in tale contesto che saranno inserite le vicende narrate dalle fonti documentarie – memoriali e cronache – e dalla storiografia per cogliere, attraverso esse, il più generale intreccio di legami e di intermediazioni tra istituzioni, gruppi sociali e centri di potere altri. Ed ancora, per comprendere le tensioni e le fragilità che non solo esistevano, ma erano immanenti in tali occasioni; quegli imbarazzanti disguidi che solo superficialmente possono essere assunti come involontari incidenti ma che, in realtà, rivelavano una trama politica assai più complessa; comprensibile solo se decifrata in relazione ai gruppi di potere e alla contrapposizione tra opposte reti clientelari. Un quadro composito oltreché animato dagli altri soggetti politici del tempo con i loro cerimoniali – la Chiesa, l’Inquisizione, i visitatori, le città – che manterremo sullo sfondo non come presenza immobile, ma come ‘figuranti’ pronti ad entrare sulla scena della politica barocca.
of the versatility of holiness with regards to territorial politics and, in the case of thePalermitan Saint, how an event, apparently local, can be intertwined to events, persons,worlds far away from Palermo. Furthermore, the essays examine the misalignment over the remains of Rosalia, strategically employed by the civilian and religious authorities to cope with the plague, between what was expressed and what was done by some promoters of her cult: a hiatus between public dimension and private devotion, quintessential of the baroque period.
abandoned, or, on the contrary, providing endless analytical response and consequent debate. The Italian
Restoration after the Napoleonic Age is such a notion, and, indeed, a pivotal one in the definition
and interpretation of Europe’s quickly changing cultural landscape involving aesthetics, symbols, the
perception of oneself and others. The new conceptual frame was provided by Romanticism ideologically
and esthetically shaping a new idea of Nation in a new idealized conception of history, fitting
the needs of centralization, control, homogeneity of the liberal state shaped by the nationalistic trend
urged by the rising power of the bourgeoisie.
di Giuseppe Giarrizzo, quella in cui declina – pagina, dopo pagina –
le questioni storiche e storiografiche vissute ora nelle vesti di autore, ora di
sodale, ora di spettatore sulle quali, non lesina giudizi, spesso taglienti, ma
sempre animati dalla assoluta preoccupazione per le sorti della storia, degli
storici, del Paese. Un susseguirsi di memorie, idee, ideali, ideologie, biografie,
amicizie, progetti, successi e insuccessi, ricostruiti ed esaminati con una
tensione storica che intreccia i percorsi e le vicende della cultura italiana, con
quelle della cultura europea ed internazionale. Un modus operandi attraverso
cui ogni fonte trattata, ogni documento portato all’attenzione del lettore,
è parte di un’architettura costruita sul convincimento ultimo che compito
dello storico sia porsi delle questioni attraverso cui indagare il passato per
contribuire alla crescita civile della società.
È, infatti, in tale contesto che saranno inserite le vicende narrate dalle fonti documentarie – memoriali e cronache – e dalla storiografia per cogliere, attraverso esse, il più generale intreccio di legami e di intermediazioni tra istituzioni, gruppi sociali e centri di potere altri. Ed ancora, per comprendere le tensioni e le fragilità che non solo esistevano, ma erano immanenti in tali occasioni; quegli imbarazzanti disguidi che solo superficialmente possono essere assunti come involontari incidenti ma che, in realtà, rivelavano una trama politica assai più complessa; comprensibile solo se decifrata in relazione ai gruppi di potere e alla contrapposizione tra opposte reti clientelari. Un quadro composito oltreché animato dagli altri soggetti politici del tempo con i loro cerimoniali – la Chiesa, l’Inquisizione, i visitatori, le città – che manterremo sullo sfondo non come presenza immobile, ma come ‘figuranti’ pronti ad entrare sulla scena della politica barocca.
of the versatility of holiness with regards to territorial politics and, in the case of thePalermitan Saint, how an event, apparently local, can be intertwined to events, persons,worlds far away from Palermo. Furthermore, the essays examine the misalignment over the remains of Rosalia, strategically employed by the civilian and religious authorities to cope with the plague, between what was expressed and what was done by some promoters of her cult: a hiatus between public dimension and private devotion, quintessential of the baroque period.
abandoned, or, on the contrary, providing endless analytical response and consequent debate. The Italian
Restoration after the Napoleonic Age is such a notion, and, indeed, a pivotal one in the definition
and interpretation of Europe’s quickly changing cultural landscape involving aesthetics, symbols, the
perception of oneself and others. The new conceptual frame was provided by Romanticism ideologically
and esthetically shaping a new idea of Nation in a new idealized conception of history, fitting
the needs of centralization, control, homogeneity of the liberal state shaped by the nationalistic trend
urged by the rising power of the bourgeoisie.
siciliani – una dinastia di donne ha difeso possessi ed elaborato strategie, prendendo il posto delle figure maschili quando mariti e figli partivano –
e perivano – per servire l’imperatore. Di molte di loro si conoscono i nomi e, a tratti, anche le vicende; di altre quasi nulla. Eppure, quelle donne si trovarono agli snodi di una rete politica italiana e sovranazionale tra gli inizi del Quattrocento e gli anni Quaranta del Cinquecento, nella Napoli aragonese e nella Sicilia non ancora castigliana.
Di quegli oggetti ma, soprattutto, di quel tempo di arrivi e di partenze, di entusiasmo e di passione, parlano le tante storie e i tanti destini intrecciati di questo volume, attraverso i saggi che lo compongono, per riportare alla luce le grandi questioni politiche, religiose, diplomatiche e culturali di quei secoli. Storie di una “generazione di giganti” destinati a ricoprire ruoli e incarichi di primo piano nell’azione evangelizzatrice della Chiesa e nello scambio culturale tra Oriente e Occidente. Storie dei valori decisivi nella creazione dei legami tra due mondi lontani, tra un’isola del Mediterraneo che i giovani gesuiti portarono con sé nei loro viaggi d’Oltreoceano e che quei popoli impararono a conoscere.
Dalla prima età moderna perché la Sicilia, alla pari di altri territori della complessa Monarchia spagnola, aveva conservato un margine di autonomia che si era tradotto nella capacità delle élites di esercitare un potere effettivo negoziando sugli ordini emanati dal potere centrale e sulle pratiche necessarie ad attuarli, fino ad un presente in cui assistiamo ad una inesausta concorrenza di giurisdizioni, solo in parte derivanti dalla gestione di questo difficile presente. Di ciò narra questo volume, affrontando questioni come sovranità, autonomie, epidemie, capacità di assorbimento dei conflitti, autorappresentazioni, ritualità con un affondo nella contemporaneità fino alle ultime vicende di questa inedita pandemia.
Dalla prima età moderna perché la Sicilia, alla pari di altri ter- ritori della complessa Monarchia spagnola, aveva conserva- to un margine di autonomia che si era tradotto nella capacità delle élites di esercitare un potere effettivo negoziando sugli ordini emanati dal potere centrale e sulle pratiche necessarie ad attuarli, fino ad un presente in cui assistiamo ad una inesausta concorrenza di giurisdizioni, solo in parte derivanti dalla gestione di questo difficile presente. Di ciò narra questo volume, affrontando questioni come sovranità, autonomie, epidemie, capacità di assorbimento dei conflitti, autorappresentazioni, ritualità con un affondo nella contemporaneità fino alle ultime vicende di questa inedita pandemia.
Prima del tempo delle certezze geometriche, quando la misura era una sfida e il potere si fondava nelle verità trascendenti, il semplice fatto di pensare il confine era, infatti, un’affermazione di forza capace di riunire le più diverse risorse e interessi. E ciò perché il fare politica d’antico regime era uno stare sempre all’erta che richiedeva di moltiplicare le sentinelle di pietra e di carta. Per tale ragione, ha pieno senso riflettere sulla storia del confine come asse e trappola di una modernità tanto discussa come le sue stesse frontiere.
Realizzati con un approccio interdisciplinare – storia politica, storia culturale storia della scienza e vulcanologia - essi riconsegnano così forma e sostanza a quel personaggio misterioso che fu Natale di Pace, canonico brontese, la cui esistenza s’intrecciò con quella di grandi protagonisti del suo tempo (da Ludovico II Torres, il munifico arcivescovo di Monreale a Luís Mendes de Vasconcelos, Gran Maestro dell’Ordine di Malta, protettore di Caravaggio, ad Emanuele Filiberto di Savoia, principe di sangue reale e viceré di Sicilia al quale l’opera venne dedicata) e, contemporaneamente, alla cultura scientifica e alle vicende geologiche di un vulcano che, allora come ora, riempiva gli uomini di stupore, meraviglia, timore.
Inoltre, essi apportano un contributo originale sia sulla diffusione della cultura scientifica nei ceti dirigenti delle città di medie dimensioni, fisicamente vicine al vulcano e alle sue manifestazioni, che attraverso essa cercarono di comprendere la genesi di fenomeni altrimenti misteriosi; sia sulla capacità di quei territori, solo in apparenza “minori”, di entrare in relazione con i maggiori circuiti culturali europei.
La teoria scientifica di Natale di Pace va, infatti, collocata a metà strada tra quella dei celebri scienziati Atanasio Kircher e Giovanni Alfonso Borelli, e il fatto che essa venne elaborata in una città di medie dimensioni è, ancora una volta, la conferma della qualità delle classi dirigenti di quest’isola, il cui passato, presente e futuro viene troppo spesso racchiuso in sterili stereotipi.
Un doppio piano storico per scandire – attraverso i tempi e i luoghi del viaggio che condusse Carlo da Palermo alle corti degli Asburgo prima e in Germania poi – le azioni, le strategie e le inclinazioni dei maggiori protagonisti di una Europa travagliata dalla crisi religiosa e politica.
La maggior parte dei saggi è incentrata sugli eventi che hanno determinato una rottura degli equilibri collettivi e individuali nella società moderna e contemporanea, quando l’insorgere di patologie – sociali, economiche, mediche – hanno sconvolto il tempo storico e hanno costretto a ricercare rimedi e soluzioni. Un ordito complesso, metodologicamente fondato su di un approccio multidisciplinare e su di un quadro delle fonti che ha riunito quelle prodotte dalle istituzioni con quelle provenienti dalla diaristica, dalle corrispondenze, dai carteggi, dalla letteratura, dalle scienze umane, nel fine ultimo di ritrovare l’individuo dietro il linguaggio delle istituzioni perché se la malattia avviene nella vita ed è espressione delle contraddizioni della realtà, allora è quest’ultima che si deve ricercare anche nelle sue testimonianze più intime.
“La storia e il potere”
TEORIA POLITICA E PRATICHE DEL POTERE: INFLUENZE, CONTAGI, DICOTOMIE. (SECOLI XV-XIX) Catania, 11–13 aprile 2024
di Giuseppe Giarrizzo, quella in cui declina – pagina, dopo pagina –
le questioni storiche e storiografiche vissute ora nelle vesti di autore, ora di
sodale, ora di spettatore sulle quali, non lesina giudizi, spesso taglienti, ma
sempre animati dalla assoluta preoccupazione per le sorti della storia, degli
storici, del Paese. Un susseguirsi di memorie, idee, ideali, ideologie, biografie,
amicizie, progetti, successi e insuccessi, ricostruiti ed esaminati con una
tensione storica che intreccia i percorsi e le vicende della cultura italiana, con
quelle della cultura europea ed internazionale,
Interverranno: Vincenzo Lavenia, Diane Bodart, Claudio Torrisi
Catania, Monastero dei Benedettini, 21 settembre , h. 17.00
Le noblesses "transnationales" en Europe (XIII-XX siècle)
Tours, 30 juin - 2 juillet 2022
Accanto ad un “élite imperiale” che monopolizzava i principali incarichi, riceveva le dignità maggiori e circolava nei vari territori della monarchia, altri gruppi svolgevano ruoli diversi e si spostavano secondo modalità differenti. Lo scopo della ricerca è di identificare queste forme di mobilità, tenendo conto delle differenze sociali, professionali e regionali che caratterizzavano le élites italiane. Nel contesto d’Antico Regime, caratterizzato da forme e spazi di potere frammentati, bisogna comprendere come le élites italiane traevano benefici da questo servizio alla Monarchia ispanica e come questo servizio poteva entrare in competizione o essere complementare con quello reso ad altri principi, istituzioni ecclesiastiche, municipalità o corporazioni.
Fare luce su questi aspetti dovrebbe consentire di capire meglio i fondamenti sociali dell’edificio imperiale in Italia, le sue logiche spaziali multidirezionali e gli effetti di questi servizi e di queste mobilità sulle gerarchie socio-politiche dei territori italiani.
Tuttavia, parallelamente a questi casi ormai abbastanza noti, ci sono stati anche casi in cui il sistema ha consentito ascese strepitose che, al contrario, non hanno dato adito ad alcun radicamento. Come le meteore, come lampi o fulmini a ciel sereno, queste ascese improvvise hanno gettato enorme luce e distinzione sui soggetti che le avevano compiute e poi però per ragioni di varia natura il grande sforzo compiuto non ha consentito alle generazioni successive di trarre vantaggio da quanto era stato ottenuto.
Allo stato attuale appare esigua la storiografia che guardi a questo rovescio della medaglia, a questi casati estintisi improvvisamente, a queste carriere politiche e amministrative giunte ai vertici e poi precipitate nel breve lasso di tempo di una o, al massimo, due generazioni.
Anche in ragione di ciò, il progetto in tende indagare in un’ottica comparativa e in modo trasversale l’esistenza e la consistenza di questi casi nei vari contesti dell’Italia spagnola (1530-1715).
Il Seicento fu il secolo delle storie familiari. Una passione dilagante tra l’aristocrazia di un’Europa che ricercava nel passato e nel mito, radici possenti su cui fondare le ragioni del presente e le ambizioni del futuro. Ne derivò una messe di storie spesso fantastiche, spesso poco credibili ad eccezione di quelle fondate sui documenti che pure ci furono e rimasero come esempio di metodo prima che di memoria. Tra di loro le genealogie commissionate dal duca di Montalto, Luigi Guglielmo Moncada che tra il 1643 e il 1667, avviò un progetto storico ed iconografico di immensa portata per promuovere la sua ascesa nelle file della grande aristocrazia mediterranea, di cui il saggio approfondisce alcune fasi in cui la competizione politica giunse al punto da impedire l’edizione di un libro ritenuto “pericoloso” e solo recentemente ritrovato.
ABSTRACT
The XVII century was made of family histories. It witnesses the growing passion between aristocracy and Europe, both looking back to their past and myths to find the roots upon which to build the present and draw the future.
This led to host of fantastic stories, often unreliable, unless those based on documents, which represent of method and memory. Among them, the genealogies commissioned by the Duke of Montalto, Luigi Guglielmo Moncada, who, between 1643 and 1667, initiated an historical and iconographic project of great value to boost his rise to the great Mediterranean aristocracy. This paper analyses the Duke of Montalto's great design, delving into some crucial moments when the political competition became so harsh to impede the publication of a book deemed too "dangerous" and only recently found.
La giornata si inserisce nel contesto europeo di rinnovata attenzione a sostegno dello sviluppo di un ambiente dei social media europeo più sano e democratico. Negli ultimi due anni, infatti, la Commissione europea e la sua Direzione generale per i contenuti, i media e la comunicazione hanno
intensificato in modo significativo i loro sforzi, sia economici sia di ricerca, nel campo della “digital transformation”.
All’Atelier di Intelligenza Connettiva, fra gli altri, hanno già aderito quali esperti: Fabio Babiloni (Sapienza); Francesco Gallucci (AINEM); Marina Geymonat (Tim); Roberto Saracco (EIT Digital); Lina Scalisi (Università di Catania); Vincenzo Russo (IULM) e tra i soci dell’Osservatorio TuttiMedia: Franco Siddi (Presidente TuttiMedia); Fabrizio Carotti (FIEG); Raffaele Lorusso (FNSI); Vittorio Meloni (UPA); Luigi Colombo (TuttiMedia); Maria Eleanora Lucchin (Mediaset); Marina Ceravolo (Rai Pubblicità); Laura Bononcini (Facebook) e Giovanna Maggioni (AudiOutdoor). Le conclusioni sono affidate a Derrick de Kerckhove (Polimi e Direttore scientifico TuttiMedia/MediaDuemila). Modera l’incontro Maria Pia Rossignaud (Vicepresidente TuttiMedia e Direttrice MediaDuemila).
Le Accademie di belle arti rappresentano un tessuto di conoscenza e di saperi nel campo delle arti, del design, dell’innovazione e della sperimentazione tecnologico-multimediale, ricoprono un ruolo cruciale nello sviluppo di nuove professionalità e sono essenziali per definire l’identità culturale di un territorio, intesa come bene collettivo e motore di sviluppo nazionale.
Il saggio prende in esame gli intrecci culturali e politici derivanti dalle strategie matrimoniali di alcune grandi famiglie italiane dell’epoca, in un momento di particolare effervescenza della Penisola. Dai principali archivi della corte mantovana dei Gonzaga, qui esaminati con un nuovo sguardo, emerge con evidenza il ruolo degli accordi per la discendenza nelle scelte diplomatiche della nobiltà meridionale alla ricerca di un rinnovato rapporto con l’imperatore per il governo del territorio. Un contributo di ampio respiro sulle relazioni tra la Sicilia, Napoli, Roma e Firenze, e su un’Italia che ancora non si riconosceva del tutto nel segno degli Asburgo.
Conclude Mons. Rosario Gisana, Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina
Progetto di studio dei resti mortali.
dando nuove prospettive alla formazione artistica superiore italiana. Tutto questo negli anni caldi della contestazione, quando, in un vibrare di acuti
politico-sindacali, tanto nei centri come nelle “periferie” si accendeva il dibattito artistico e nascevano i presupposti per i nuovi ordinamenti didattici
dell’Alta Formazione Artistica e Musicale.
Tornare a riflettere sulla storia politica di età moderna
Coordinano: Maria Concetta CALABRESE, Università degli Studi di Catania; Cinzia CREMONINI, Università Cattolica del Sacro Cuore; Lina SCALISI, Università degli Studi di Catania
Partecipano: Antonio ÁLVAREZ OSSORIO, Nicoletta BAZZANO, Franco BENIGNO, Maria Concetta CALABRESE, Adolfo CARRASCO MARTÍNEZ, Giuseppe CIRILLO, Cinzia CREMONINI, Juan Carlos D’AMICO, Isabel ENCISO, Valentina FAVARÒ, Carlos HERNANDO SÁNCHEZ, Virginia LEÓN SANZ, Marianna NOTO, Elisa NOVI CHAVARRIA, Michele Maria RABÀ, Roberto QUIRÓS ROSADO, Claudio ROSSO, Lina SCALISI.
Venerdì 22 gennaio 2021, ore 15.00, Piattaforma Teams
Accanto ad un “élite imperiale” che monopolizzava i principali incarichi, riceveva le dignità maggiori e circolava nei vari territori della monarchia, altri gruppi svolgevano ruoli diversi e si spostavano secondo modalità differenti. Lo scopo della ricerca è di identificare queste forme di mobilità, tenendo conto delle differenze sociali, professionali e regionali che caratterizzavano le élites italiane. Nel contesto d’Antico Regime, caratterizzato da forme e spazi di potere frammentati, bisogna comprendere come le élites italiane traevano benefici da questo servizio alla Monarchia ispanica e come questo servizio poteva entrare in competizione o essere complementare con quello reso ad altri principi, istituzioni ecclesiastiche, municipalità o corporazioni.
Fare luce su questi aspetti dovrebbe consentire di capire meglio i fondamenti sociali dell’edificio imperiale in Italia, le sue logiche spaziali multidirezionali e gli effetti di questi servizi e di queste mobilità sulle gerarchie socio-politiche dei territori italiani.
---
La rencontre conclusive du projet ELITESIT analyse la participation différenciée des élites italiennes à la gestion de la monarchie hispanique. Derrière certaines trajectoires bien connues de l’historiographie italienne, des degrés et des formes d’implication variés émergent au sein du projet impérial. Ces degrés d’implication seront évalués à travers le service à la couronne et les formes de mobilité qui y sont liées, à travers les gratifications reçues et les « mariages mixtes ». Les mécanismes institutionnels et sociaux qui permettaient à certains individus d'être choisis par le souverain pour recouvrir des charges spécifiques font aussi l'objet de recherches.
A côté d’une « élite impériale », composée de familles monopolisant les plus grands honneurs et circulant dans les différents territoires de la Monarchie, d’autres groupes se déplaçaient selon des modalités différentes pour servir le roi (officiers militaires, financiers, magistrats …). L’objectif est ainsi d’identifier différents régimes de mobilité selon les services rendus, en tenant compte des différences sociales, professionnelles et régionales qui distinguaient les élites italiennes. Dans le contexte d’Ancien Régime, caractérisé par des formes et espaces de pouvoir fragmentés, ce questionnement implique de comprendre comment les élites italiennes misaient différemment sur le service à la Monarchie et pouvaient en retirer des bénéfices et comment ce service entrait en compétition ou était complémentaire avec celui d’autres princes, institutions ecclésiastiques, municipalités ou corporations.
Éclairer ces aspects devrait permettre de mieux comprendre les fondements sociaux qui soutinrent l’édifice impérial en Italie, les logiques spatiales multidirectionnelles qui animaient les relations de pouvoir entre les nombreuses villes et territoires de la Monarchie et les effets de ces services et mobilités sur les hiérarchies socio-politiques des différents territoires italiens.