Papers by Domenico Tenerelli
Contronarrazioni. Il racconto del potere nella modernità letteraria, Atti del Convegno Internazionale della MOD, 17-19 giugno 2021, a cura di E. Mondello, G. Nisini, M. Venturini, Edizioni ETS, Pisa, 2023
Il saggio esamina il rapporto tra "C’è qualcuno che ride" (1934) di Luigi Pirandello e "Traumnove... more Il saggio esamina il rapporto tra "C’è qualcuno che ride" (1934) di Luigi Pirandello e "Traumnovelle" ("Doppio sogno", 1925-1926) di Arthur Schnitzler. Indicata da Sciascia come la «prima risata sul fascismo della letteratura italiana del ventennio», "C’è qualcuno che ride" esibisce in maniera allucinata il contrasto tra «un’apparenza di festa da ballo» inclusiva e il cinismo sadico di un potere che non ammette il dissenso escludendo il diverso. Sebbene mossa da diversi intenti, la novella pirandelliana presenta numerose analogie con il romanzo breve dello scrittore austriaco, in cui un medico viennese viene allontanato da una misteriosa festa da ballo in maschera per volere di un’enigmatica setta che lo dissuade da una velleitaria evasione onirica dalla realtà.
Attacco al borghese. Il caso de "La distruzione dell'uomo" di Luigi Pirandello, 2023
Pubblicata provocatoriamente sul periodico «Novella» il giorno della vigilia di Natale del 1921, ... more Pubblicata provocatoriamente sul periodico «Novella» il giorno della vigilia di Natale del 1921, "La distruzione dell’uomo" ha un’importanza rara all’interno del corpus pirandelliano. Legata ai "Sei personaggi in cerca d’autore" (messi in scena pochi mesi prima) dall’elevata carica scandalistica e non esente da sfumature schopenhaueriane, la novella sembra esibire in ottica rovesciata e metaforica l’uccisione di Cristo, aggiungendo un tassello decisivo e poco indagato nell’ambito dei rapporti tra Pirandello e la fede, con decisive implicazioni etiche e metafisiche.
"Né di qua né di là". Vita, morte e rincarnazione di Mattia Pascal, 2022
Il contributo propone di interpretare "Il fu Mattia Pascal" come un Bildungsroman in chiave teoso... more Il contributo propone di interpretare "Il fu Mattia Pascal" come un Bildungsroman in chiave teosofica. Il percorso iniziatico di Mattia Pascal, che muore e rinasce due volte, può essere letto alla luce della reincarnazione, una delle teorie alla base della teosofia, dottrina esoterica ben nota a Pirandello. Il romanzo del 1904 sembra presentare tracce di "Rincarnazione" di Annie Besant, libro pubblicato in traduzione italiana un anno prima e letto da Adriano Meis, che vi ritrova in figura princìpi e concetti – come la legge del karma – che agiranno celatamente nel suo cammino di evoluzione spirituale. Certificato dal titolo del capitolo XVII (Rincarnazione), questo si conclude con il ritorno a casa sotto le vesti di “fu” Mattia Pascal, uomo senza identità ma svincolato dalle passioni terrene e in uno stato di serena imperturbabilità che pertiene agli «esseri superiori» del Piano Mentale teosofico.
«Non un'ombra, uno spettro!». Il fantasma nelle novelle di Luigi Pirandello, 2022
La novellistica pirandelliana è letteralmente pervasa di fantasmi: spettri, ombre, spiriti, appar... more La novellistica pirandelliana è letteralmente pervasa di fantasmi: spettri, ombre, spiriti, apparenze, allucinazioni, larve e fantasime infestano lo spazio della scrittura, instaurando un regime ora fantastico, ora perturbante e soprannaturale, ma sempre oscillante tra realtà e finzione.
La frequente occorrenza di queste presenze è motivata da una naturale predisposizione dell’agrigentino al rivolgimento interiore, già in gioventù esitato in malessere esistenziale, dal retroterra magico e folklorico della sua terra natia e da influenze culturali di varia natura, collocabili tra Otto e Novecento e afferenti il campo esoterico, parapsicologico e psicopatologico.
Il contributo sarà volto ad approfondire le fonti operanti nella definizione del fantasma pirandelliano e contestualmente a disvelarne tipologie e scopi artistici, tutti propedeutici al perfezionamento estetico della teoria del personaggio autonomo, nei "Giganti della montagna" collocata su un piano ultramondano e trascendente. Il Mago Cotrone illustra infatti così l’attività mitopoietica dei suoi Scalognati: «Noi facciamo […] dei nostri corpi, fantasmi […]. I fantasmi... non c'è mica bisogno d'andarli a cercare lontano: basta farli uscire da noi stessi».
«Ormai preferisco sognare». Su uno scritto dell’ultimo Pirandello, 2021
Il contributo si propone di fare luce sugli stretti rapporti intertestuali e tematici che legano ... more Il contributo si propone di fare luce sugli stretti rapporti intertestuali e tematici che legano uno scritto poco noto di Luigi Pirandello, "Insomma, la vita è finita" del 1935, a "Una giornata", testamentaria novella del 1936 carica di elementi autobiografici trasposti in chiave onirica. L'analisi, anche con rimandi ad altri testi di quegli anni, vi rileverà la testimonianza di un decisivo passaggio di poetica, utile a meglio focalizzare il controverso onirismo dell'ultima stagione pirandelliana.
Il sonno della ragione genera mostri: fede e magnetismo in "Dono della Vergine Maria" di Luigi Pirandello, 2020
Novella del 1899 pregna dell'influsso dell'amico e maestro Luigi Capuana, "Dono della Vergine Mar... more Novella del 1899 pregna dell'influsso dell'amico e maestro Luigi Capuana, "Dono della Vergine Maria" è l'unico scritto di Pirandello in cui viene tematizzata l'occulta pratica del magnetismo animale, in quel torno di fine secolo ormai convertitosi in ipnotismo e, di lì a poco, in scandaglio del subconscio per opera di Sigmund Freud.
Una visita dal "di là": simmetrie oniriche tra Pirandello e Capuana, 2020
Primo vero modello letterario di Pirandello, Luigi Capuana, verista atipico incline al richiamo d... more Primo vero modello letterario di Pirandello, Luigi Capuana, verista atipico incline al richiamo dell’occulto, contribuì a indirizzare ideologicamente l’agrigentino a fine ‘800 sulla via dell’irrazionale, sollecitando in lui un concreto interesse per le dottrine teosofiche e spiritiche. Fine di questo saggio è mostrare come l’influenza operata dallo scrittore di Mineo su Pirandello possa declinarsi anche su matrici oniriche, attraverso una indagine di analogie e nessi che intercorrono tra "Sogni… non sogni!" (1905) del primo e "Visita" (1935) del secondo. È infatti il suggestivo tema della «realtà del sogno» – di probabile ascendenza teosofica e frequente nell’ultima produzione pirandelliana – a raccordare i due lavori, prospettando un inaspettato e rinnovato rapporto tra i due scrittori per cui il mondo reale è intimamente connaturato a quello “di là”: "Visita" rappresenta inoltre un primo e pionieristico approccio di un processo estetico di conversione irrazionalistica del momento artistico che Pirandello avrebbe poi più ampiamente operato in Effetti d’un sogno interrotto e nei "Giganti della montagna", inaugurando una breve nuova stagione che solo la morte avrebbe interrotto.
Effetti d'un influsso (mai) interrotto: la presenza di Capuana nell'ultima novella di Pirandello, 2019
Il saggio intende approfondire l’influenza di Luigi Capuana, verista aperto alle fascinazioni del... more Il saggio intende approfondire l’influenza di Luigi Capuana, verista aperto alle fascinazioni dell’occulto, su "Effetti d’un sogno interrotto" (1936), l’ultima novella di Pirandello, in cui i sogni diventano realtà, il fantastico è consuetudine e i fantasmi prendono vita. In un clima sospeso tra sonno e veglia, nell’intreccio di Eros e Thanatos, in questo racconto – in cui è pure rinvenibile l’ascendenza di Théophile Gautier – si dischiude in forme peculiari l’anelito pirandelliano a declinare irrazionalisticamente l’atto creativo secondo i dettami capuaniani in Spiritismo? (1884) prima e, velatamente, ne L’allucinato (1897) poi: un intento egualmente centrale ne I giganti della montagna, in cui le antiche influenze della teosofia e dello spiritismo, ereditate anticamente dal Capuana e mediate dall’ausilio delle nuove tecniche cinematografiche, affiorano ancora per un’ultima volta.
Books by Domenico Tenerelli
Ai limiti della vita. Storia e letteratura nella Roma occulta di Luigi Pirandello (1891-1907), 2020
È l’alba del nuovo secolo. Nella semioscurità di un salotto della Roma nobiliare, tante mani si s... more È l’alba del nuovo secolo. Nella semioscurità di un salotto della Roma nobiliare, tante mani si stringono attorno a un tavolo: a capo di questo, il medium convoglia le energie per mettere in contatto le anime del “di là” con i partecipanti di questo rito laico e mondano. Tra questi, ospite d’eccezione, c’è un ancora poco noto Luigi Pirandello, colui che di lì a pochi anni avrebbe molto fatto parlare di sé con "Il fu Mattia Pascal", poi divenuto un classico della letteratura italiana del Novecento. È proprio nel romanzo del 1904 che l’agrigentino eleva e nobilita artisticamente tutte quelle suggestioni di natura spiritica e teosofica che aveva coltivato già a partire dalla fine dell’Ottocento su esortazione del sodale Luigi Capuana, fermamente convinto dei «fatti» della medianità e del paranormale.
Sullo sfondo dell’ambiguo clima culturale a cavallo tra Otto e Novecento, segnato dalla crisi del positivismo materialista e dal conseguente emergere di dottrine di stampo esoterico e pseudo-religioso volte a coniugare fede e scienza, l’Autore approfondisce ed indaga esaustivamente il rapporto tra Pirandello e l’occulto nella Roma di quegli anni, in cui pullulavano spiritisti e teosofi, occultisti e massoni. Combinando storia e letteratura, il volume fornisce un’immagine originale e alternativa dello scrittore agrigentino nel pieno della sua prima formazione intellettuale, inscindibile da quelle tensioni irrazionalistiche che ne avrebbero caratterizzato l’opera e il pensiero negli anni a venire.
Conference Presentations by Domenico Tenerelli
Convegno annuale MOD "Moderno e antimoderno. Le avventure di una contrapposizione" (Milano, 13-15 giugno 2024), 2024
Tra fine Ottocento e inizio Novecento i periodici su cui Luigi Pirandello pubblica poesie, recens... more Tra fine Ottocento e inizio Novecento i periodici su cui Luigi Pirandello pubblica poesie, recensioni, novelle, romanzi e articoli sono numerosissimi. Tra le più importanti e durature collaborazioni – si pensi a «La critica», «La Tribuna», «Rassegna settimanale universale», «Nuova Antologia» – spicca certamente quella a «Il Marzocco». Fondata dai fratelli Orvieto a Firenze a inizio 1896 all’insegna del risorgente idealismo e dell’estetismo di marca dannunziana, ad una visione retrospettiva la – apparentemente moderna – rivista risulta la sede su cui il giovane – apparentemente antimoderno – Pirandello compie la propria evoluzione letteraria in senso anti-verista e matura una coscienza pienamente modernista. Segni tangibili di queste dinamiche sono le tante novelle cariche di istanze “novecentesche” – su tutte "Con altri occhi" (1901) "Strigi" (1902), "Le sorprese della scienza" (1905), "L’uscita del vedovo" (1906) – che precedono e seguono "Il fu Mattia Pascal", da molta critica autorevole indicato come opera prima del modernismo italiano, e soprattutto una trilogia di scritti critici – "Sincerità e arte" (1897), "L’azione parlata" (1899), "Scienza e critica estetica" (1900) – fondamentali per seguire l’iter pirandelliano verso un’estetica fortemente “personale” – e anti-dannunziana – fondata sull’autonomia del personaggio in senso performativo (segnatamente teatrale) e sulle più recenti acquisizioni della psicologia sperimentale.
"Luigi Capuana 185: Giornata Studio per il 185° compleanno di Luigi Capuana", Parnaso Siculo - 28 maggio 2024
"Sulla prosa e il lessico degli Illuministi meridionali. Ciclo di incontri", Illuministi Meridionali - 18 aprile 2024
Convegno dottorale - Università degli Studi "G. d'Annunzio" Chieti - Pescara, 18-19 gennaio 2024
"Crédibiliser l'invisible. Fotografia e letteratura tra naturalismo e spiritismo in Francia e in Italia", Università di Macerata, 7-8 novembre 2023, 2023
L’approccio di Luigi Capuana e Luigi Pirandello alla fotografia è molto diverso, si direbbe sosta... more L’approccio di Luigi Capuana e Luigi Pirandello alla fotografia è molto diverso, si direbbe sostanzialmente antitetico. Per il primo la fotografia è una vera e propria «mania» (come dimostrano le centinaia di riproduzioni conservate nel suo studio) e la sua abilità di fotografo è di gran lunga inferiore a quella di scrittore, come confessa amareggiato all’amico Verga; per il secondo la lente fotografica è «terribile» e i fotografi sono «bestie» che manipolano le immagini a loro piacimento.
Circa la facoltà del mezzo fotografico di “immortalare” emergono ulteriori differenze. Se in Pirandello il ritratto fotografico di un defunto ha spesso un valore perturbante ("Con altri occhi", "La buon'anima"), innescando una trama fantastica sui generis, Capuana rielabora il legame tra immagine e morte in chiave allegorica: fingendosi morto in alcune cartoline inviate scherzosamente agli amici Verga e d’Annunzio, lo scrittore esorcizza difatti un pensiero ossessivo e centrale della sua opera.
La divergenza di vedute tra i due scrittori si riscontra anche a livello ideologico nei casi in cui la fotografia si presta agli usi sperimentali della scienza positiva o a quelli «meravigliosi» della ricerca psichica. Se infatti agli inizi del 1896 la scoperta dei raggi X è funzionale a Pirandello per riflettere sull’impossibilità della scienza a rispondere ai quesiti esistenziali dell’uomo ("Rinunzia"), per Capuana, che ne sviluppa il motivo anche letterariamente ("A una bruna", "I raggi xx"), essa potrebbe essere piuttosto la prova per «rendersi ragione della possibilità delle fotografie spiritiche» ("Mondo occulto").
Su queste ultime, di cui Capuana scrisse anche in sede saggistica ("Fotografie spiritiche"), Pirandello si espresse umoristicamente anni dopo ("Un fantasma"), provocando una risentita Lettera aperta del mineolo, a cui «il problema del di là […] interessa moltissimo» e di cui la fotografia di fantasmi costituirebbe un’ulteriore evidenza empirica. Stigma “positivo” di un’epoca paradossale in cui si cercò di rendere visibile l’invisibile, la fotografia così intesa può risultare un decisivo parametro per zoomare sulla forma mentis dei due scrittori, sviluppatasi nell’alveo di una simile formazione culturale ma proiettata verso orizzonti speculativi e letterari ben distanti.
XXVI Congresso Nazionale AdI "Contemplare/abitare: la natura nella letteratura italiana" (Napoli, 14-16 settembre 2023), 2023
Come ha scritto Giuseppe Petronio, «il tema del contrasto fra mondo dell’uomo e mondo della natur... more Come ha scritto Giuseppe Petronio, «il tema del contrasto fra mondo dell’uomo e mondo della natura, fra città e campagna, è fra i topoi più frequenti nell’opera di Pirandello». Questo diviene ancor più tragicamente sentito dall’autore nelle ultime novelle, quelle che la critica ha variamente definito surreali o oniriche ma che certamente possono per buona parte essere incluse nell’alveo della letteratura fantastica.
È nello specifico in tre novelle di questo genere (o modo) che la dimensione naturale, connotandosi anche di sfumature di matrice teosofica, diviene il luogo edenico e altro dove il personaggio, in vita ("Cinci") quanto in morte ("Soffio", "Di sera, un geranio"), riesce a recuperare un barlume di autenticità e placida autoconsapevolezza altrimenti negatogli nel mondo pirandelliano degli anni ’30, mai così allucinato e insensato.
Festival dannunziano (5^ edizione) - Pescara, 2-10 settembre 2023, 2023
Si approfondisce in questa sede la presenza dell'esoterismo e dell'occultismo nella vita e nell'o... more Si approfondisce in questa sede la presenza dell'esoterismo e dell'occultismo nella vita e nell'opera di Gabriele d'Annunzio, uno degli scrittori maggiormente affascinati dall'occulto a cavallo tra '8 e '900.
Conférence pédagogique - Université Rennes 2, UFR Langues (24 novembre 2022), 2022
Le thème de la conférence est la relation entre Luigi Pirandello (1867-1936) et Luigi Capuana (18... more Le thème de la conférence est la relation entre Luigi Pirandello (1867-1936) et Luigi Capuana (1839-1915) qui a marqué l'évolution de la littérature italienne entre les XIXe et XXe siècles.
XXV Congresso Nazionale AdI "Scenari del conflitto nella letteratura italiana" (Università di Foggia, 15-17 settembre 2022) , 2022
Nella meta-novella "Colloquii coi personaggi" del 1915, successivamente esclusa dal corpus delle ... more Nella meta-novella "Colloquii coi personaggi" del 1915, successivamente esclusa dal corpus delle "Novelle per un anno", un angosciato Pirandello, fattosi personaggio, instaura un ultimo, fantastico colloquio con l’ombra della madre Caterina, morta da poco, per cercare di esorcizzare l’«ansia», le «smanie» e gli «abbattimenti» che la recente entrata in guerra dell’Italia e la partenza al fronte del figlio Stefano hanno suscitato in lui. In questo caso la scrittura, mai così pregna di elementi autobiografici, si erge ad impareggiabile mezzo terapeutico per la risoluzione del personale conflitto interiore dell’autore e come luogo di rielaborazione della sua proiezione totalizzante e traumatica, il primo conflitto mondiale.
Convegno annuale MOD "Fatti e finzioni" (Napoli, 15-17 giugno 2022), 2022
L’intervento intende approfondire lo statuto ontologico di un «fatto» all’apparenza inspiegabile ... more L’intervento intende approfondire lo statuto ontologico di un «fatto» all’apparenza inspiegabile narrato in Effetti d’un sogno interrotto, novella pubblicata il giorno prima della morte di Pirandello, alla luce delle categorizzazioni del fantastico operate dai critici (Todorov, Lugnani, Bonifazi) e delle suggestioni derivate dall’esoterismo e dalla parapsicologia.
Inquadrati in una cornice onirica, le tematiche del doppio e del ritorno del morto compaiono per un’ultima volta, non senza un possibile richiamo al campo della cinematografia, come suggerirebbe la tecnica utilizzata da Pirandello per descrivere il sogno del protagonista e il ricorso al termine «immagine», a sua volta non esente da implicazioni di natura religiosa.
Convegno internazionale "Sei personaggi in cerca d'autore - Cento anni dopo" (Universität Zürich, 4-6 novembre 2021), 2021
«Il mistero della creazione artistica è il mistero stesso della nascita naturale. […] Così un art... more «Il mistero della creazione artistica è il mistero stesso della nascita naturale. […] Così un artista, vivendo, accoglie in sé tanti germi della vita, e non può mai dire come e perché, a un certo momento, uno di questi germi vitali gli si inserisca nella fantasia per divenire anch’esso una creatura viva in un piano di vita superiore alla volubile esistenza quotidiana».
Leggendo nel 2021 questa dichiarazione di poetica è, nostro malgrado, quasi inevitabile associare mentalmente il germe che feconda la fantasia creatrice dell’artista al virus che ha annichilito il nostro mondo e sconvolto la nostra vita nell’ultimo biennio. A differenza di quest’ultimo, tuttavia, il germe di cui parla Pirandello nella "Prefazione" del 1925 ai "Sei personaggi in cerca d’autore" genera vita, una vita superiore e trascendente rispetto all’immanenza del quotidiano, del terreno: la vita immortale dell’Arte. Rileggere, riconsiderare e approfondire nuovamente a cento anni di distanza dalla prima rappresentazione l’opera di Pirandello è dunque quanto meno necessario e intellettualmente doveroso, al fine di porre rinnovate attenzioni sui caratteri che l’hanno resa un capolavoro indiscusso della letteratura novecentesca, assurta com’è all’irripetibile status di «eternità» cui aspirava quell’autore di cui i "Sei personaggi" da lui concepiti sono disperatamente alla ricerca.
La gestazione dei "Sei personaggi" fu tuttavia lunga e complessa, e i sintomi della lenta e pur dolorosa incubazione – per utilizzare termini ormai noi ben noti – dell’idea alla base della «commedia da fare» compaiono al suo interno e si riverberano a distanza di anni in altri scritti, in un gioco infinito di rimandi intertestuali e tematici che è segno tangibile di tutta l’opera pirandelliana. La stessa metafora del germe, di matrice séaillesiana, era ad esempio già apparsa ne "La tragedia d’un personaggio" (1911), secondo dei tre atti della trilogia di novelle metaletterarie che prepara il terreno alla venuta nel nostro mondo delle “altre” realtà dei Sei. La loro natura infatti, come già suggerito anni prima dal dottor Leandro Scoto in "Personaggi" (1906) e come poi certificato da Pirandello nella "Prefazione", appartiene ad un campo esistenziale concettualmente superiore e dogmaticamente saldo rispetto alla relatività effimera del piano fisico che caratterizza la vita reale: il piano dell’Arte, luogo di verità assoluta che trascende la contingenza del mondo degli Attori.
Lo stessa dicotomia tra Personaggi e Attori presente nel dramma del ’21 sarebbe stata riproposta da Pirandello a distanza di un decennio nei "Giganti della montagna", opera che recupera il canovaccio dei Sei personaggi rovesciandolo e, se possibile, elevandone ancor più l’intrinseca tensione contrastiva tra realtà e finzione, Arte e Vita, condannata tuttavia a restare incompiuta e irrisolta. Non è un caso che gli Scalognati siano in numero di sei come i Personaggi, tra cui il Padre si erge a portavoce delle idee di poetica dell’autore proprio come il Mago Cotrone. Nei "Giganti", tuttavia, sono gli Attori a far visita ai Personaggi/Scalognati nel loro regno oltremondano: il dramma si sposta dunque su un piano di esistenza «agli orli della vita», in quel piano di realtà superiore da cui i Personaggi immortali erano venuti a far visita agli Attori mortali come fantasmatiche entità dell’altro mondo.
In tale quadro è assai avvertibile – e neanche tanto dissimulato – il retaggio della cultura spiritico-teosofica fin de siècle di cui Pirandello era cultore non inerte, e da cui recuperò tutto un apparato figurale e teorico funzionale alla definizione della creazione artistica come «atto misterioso» e irrazionale e della teoria del personaggio quale “ombra” o “spirito” autonomo dal suo autore. Un iter “evoluzionistico” che, cominciato sin dagli scritti "L’azione parlata" (1899) e "Scienza e critica estetica" (1900), avrebbe raggiunto coi "Sei personaggi" il suo incomparabile apice, in un anno spartiacque per il Novecento quale il ’21 che, a distanza di cento anni, si rivela ugualmente decisivo per le umane sorti del ventunesimo secolo, in cerca d’un autore che segni loro la via per un più roseo domani.
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La frequente occorrenza di queste presenze è motivata da una naturale predisposizione dell’agrigentino al rivolgimento interiore, già in gioventù esitato in malessere esistenziale, dal retroterra magico e folklorico della sua terra natia e da influenze culturali di varia natura, collocabili tra Otto e Novecento e afferenti il campo esoterico, parapsicologico e psicopatologico.
Il contributo sarà volto ad approfondire le fonti operanti nella definizione del fantasma pirandelliano e contestualmente a disvelarne tipologie e scopi artistici, tutti propedeutici al perfezionamento estetico della teoria del personaggio autonomo, nei "Giganti della montagna" collocata su un piano ultramondano e trascendente. Il Mago Cotrone illustra infatti così l’attività mitopoietica dei suoi Scalognati: «Noi facciamo […] dei nostri corpi, fantasmi […]. I fantasmi... non c'è mica bisogno d'andarli a cercare lontano: basta farli uscire da noi stessi».
Books by Domenico Tenerelli
Sullo sfondo dell’ambiguo clima culturale a cavallo tra Otto e Novecento, segnato dalla crisi del positivismo materialista e dal conseguente emergere di dottrine di stampo esoterico e pseudo-religioso volte a coniugare fede e scienza, l’Autore approfondisce ed indaga esaustivamente il rapporto tra Pirandello e l’occulto nella Roma di quegli anni, in cui pullulavano spiritisti e teosofi, occultisti e massoni. Combinando storia e letteratura, il volume fornisce un’immagine originale e alternativa dello scrittore agrigentino nel pieno della sua prima formazione intellettuale, inscindibile da quelle tensioni irrazionalistiche che ne avrebbero caratterizzato l’opera e il pensiero negli anni a venire.
Conference Presentations by Domenico Tenerelli
Circa la facoltà del mezzo fotografico di “immortalare” emergono ulteriori differenze. Se in Pirandello il ritratto fotografico di un defunto ha spesso un valore perturbante ("Con altri occhi", "La buon'anima"), innescando una trama fantastica sui generis, Capuana rielabora il legame tra immagine e morte in chiave allegorica: fingendosi morto in alcune cartoline inviate scherzosamente agli amici Verga e d’Annunzio, lo scrittore esorcizza difatti un pensiero ossessivo e centrale della sua opera.
La divergenza di vedute tra i due scrittori si riscontra anche a livello ideologico nei casi in cui la fotografia si presta agli usi sperimentali della scienza positiva o a quelli «meravigliosi» della ricerca psichica. Se infatti agli inizi del 1896 la scoperta dei raggi X è funzionale a Pirandello per riflettere sull’impossibilità della scienza a rispondere ai quesiti esistenziali dell’uomo ("Rinunzia"), per Capuana, che ne sviluppa il motivo anche letterariamente ("A una bruna", "I raggi xx"), essa potrebbe essere piuttosto la prova per «rendersi ragione della possibilità delle fotografie spiritiche» ("Mondo occulto").
Su queste ultime, di cui Capuana scrisse anche in sede saggistica ("Fotografie spiritiche"), Pirandello si espresse umoristicamente anni dopo ("Un fantasma"), provocando una risentita Lettera aperta del mineolo, a cui «il problema del di là […] interessa moltissimo» e di cui la fotografia di fantasmi costituirebbe un’ulteriore evidenza empirica. Stigma “positivo” di un’epoca paradossale in cui si cercò di rendere visibile l’invisibile, la fotografia così intesa può risultare un decisivo parametro per zoomare sulla forma mentis dei due scrittori, sviluppatasi nell’alveo di una simile formazione culturale ma proiettata verso orizzonti speculativi e letterari ben distanti.
È nello specifico in tre novelle di questo genere (o modo) che la dimensione naturale, connotandosi anche di sfumature di matrice teosofica, diviene il luogo edenico e altro dove il personaggio, in vita ("Cinci") quanto in morte ("Soffio", "Di sera, un geranio"), riesce a recuperare un barlume di autenticità e placida autoconsapevolezza altrimenti negatogli nel mondo pirandelliano degli anni ’30, mai così allucinato e insensato.
Inquadrati in una cornice onirica, le tematiche del doppio e del ritorno del morto compaiono per un’ultima volta, non senza un possibile richiamo al campo della cinematografia, come suggerirebbe la tecnica utilizzata da Pirandello per descrivere il sogno del protagonista e il ricorso al termine «immagine», a sua volta non esente da implicazioni di natura religiosa.
Leggendo nel 2021 questa dichiarazione di poetica è, nostro malgrado, quasi inevitabile associare mentalmente il germe che feconda la fantasia creatrice dell’artista al virus che ha annichilito il nostro mondo e sconvolto la nostra vita nell’ultimo biennio. A differenza di quest’ultimo, tuttavia, il germe di cui parla Pirandello nella "Prefazione" del 1925 ai "Sei personaggi in cerca d’autore" genera vita, una vita superiore e trascendente rispetto all’immanenza del quotidiano, del terreno: la vita immortale dell’Arte. Rileggere, riconsiderare e approfondire nuovamente a cento anni di distanza dalla prima rappresentazione l’opera di Pirandello è dunque quanto meno necessario e intellettualmente doveroso, al fine di porre rinnovate attenzioni sui caratteri che l’hanno resa un capolavoro indiscusso della letteratura novecentesca, assurta com’è all’irripetibile status di «eternità» cui aspirava quell’autore di cui i "Sei personaggi" da lui concepiti sono disperatamente alla ricerca.
La gestazione dei "Sei personaggi" fu tuttavia lunga e complessa, e i sintomi della lenta e pur dolorosa incubazione – per utilizzare termini ormai noi ben noti – dell’idea alla base della «commedia da fare» compaiono al suo interno e si riverberano a distanza di anni in altri scritti, in un gioco infinito di rimandi intertestuali e tematici che è segno tangibile di tutta l’opera pirandelliana. La stessa metafora del germe, di matrice séaillesiana, era ad esempio già apparsa ne "La tragedia d’un personaggio" (1911), secondo dei tre atti della trilogia di novelle metaletterarie che prepara il terreno alla venuta nel nostro mondo delle “altre” realtà dei Sei. La loro natura infatti, come già suggerito anni prima dal dottor Leandro Scoto in "Personaggi" (1906) e come poi certificato da Pirandello nella "Prefazione", appartiene ad un campo esistenziale concettualmente superiore e dogmaticamente saldo rispetto alla relatività effimera del piano fisico che caratterizza la vita reale: il piano dell’Arte, luogo di verità assoluta che trascende la contingenza del mondo degli Attori.
Lo stessa dicotomia tra Personaggi e Attori presente nel dramma del ’21 sarebbe stata riproposta da Pirandello a distanza di un decennio nei "Giganti della montagna", opera che recupera il canovaccio dei Sei personaggi rovesciandolo e, se possibile, elevandone ancor più l’intrinseca tensione contrastiva tra realtà e finzione, Arte e Vita, condannata tuttavia a restare incompiuta e irrisolta. Non è un caso che gli Scalognati siano in numero di sei come i Personaggi, tra cui il Padre si erge a portavoce delle idee di poetica dell’autore proprio come il Mago Cotrone. Nei "Giganti", tuttavia, sono gli Attori a far visita ai Personaggi/Scalognati nel loro regno oltremondano: il dramma si sposta dunque su un piano di esistenza «agli orli della vita», in quel piano di realtà superiore da cui i Personaggi immortali erano venuti a far visita agli Attori mortali come fantasmatiche entità dell’altro mondo.
In tale quadro è assai avvertibile – e neanche tanto dissimulato – il retaggio della cultura spiritico-teosofica fin de siècle di cui Pirandello era cultore non inerte, e da cui recuperò tutto un apparato figurale e teorico funzionale alla definizione della creazione artistica come «atto misterioso» e irrazionale e della teoria del personaggio quale “ombra” o “spirito” autonomo dal suo autore. Un iter “evoluzionistico” che, cominciato sin dagli scritti "L’azione parlata" (1899) e "Scienza e critica estetica" (1900), avrebbe raggiunto coi "Sei personaggi" il suo incomparabile apice, in un anno spartiacque per il Novecento quale il ’21 che, a distanza di cento anni, si rivela ugualmente decisivo per le umane sorti del ventunesimo secolo, in cerca d’un autore che segni loro la via per un più roseo domani.
La frequente occorrenza di queste presenze è motivata da una naturale predisposizione dell’agrigentino al rivolgimento interiore, già in gioventù esitato in malessere esistenziale, dal retroterra magico e folklorico della sua terra natia e da influenze culturali di varia natura, collocabili tra Otto e Novecento e afferenti il campo esoterico, parapsicologico e psicopatologico.
Il contributo sarà volto ad approfondire le fonti operanti nella definizione del fantasma pirandelliano e contestualmente a disvelarne tipologie e scopi artistici, tutti propedeutici al perfezionamento estetico della teoria del personaggio autonomo, nei "Giganti della montagna" collocata su un piano ultramondano e trascendente. Il Mago Cotrone illustra infatti così l’attività mitopoietica dei suoi Scalognati: «Noi facciamo […] dei nostri corpi, fantasmi […]. I fantasmi... non c'è mica bisogno d'andarli a cercare lontano: basta farli uscire da noi stessi».
Sullo sfondo dell’ambiguo clima culturale a cavallo tra Otto e Novecento, segnato dalla crisi del positivismo materialista e dal conseguente emergere di dottrine di stampo esoterico e pseudo-religioso volte a coniugare fede e scienza, l’Autore approfondisce ed indaga esaustivamente il rapporto tra Pirandello e l’occulto nella Roma di quegli anni, in cui pullulavano spiritisti e teosofi, occultisti e massoni. Combinando storia e letteratura, il volume fornisce un’immagine originale e alternativa dello scrittore agrigentino nel pieno della sua prima formazione intellettuale, inscindibile da quelle tensioni irrazionalistiche che ne avrebbero caratterizzato l’opera e il pensiero negli anni a venire.
Circa la facoltà del mezzo fotografico di “immortalare” emergono ulteriori differenze. Se in Pirandello il ritratto fotografico di un defunto ha spesso un valore perturbante ("Con altri occhi", "La buon'anima"), innescando una trama fantastica sui generis, Capuana rielabora il legame tra immagine e morte in chiave allegorica: fingendosi morto in alcune cartoline inviate scherzosamente agli amici Verga e d’Annunzio, lo scrittore esorcizza difatti un pensiero ossessivo e centrale della sua opera.
La divergenza di vedute tra i due scrittori si riscontra anche a livello ideologico nei casi in cui la fotografia si presta agli usi sperimentali della scienza positiva o a quelli «meravigliosi» della ricerca psichica. Se infatti agli inizi del 1896 la scoperta dei raggi X è funzionale a Pirandello per riflettere sull’impossibilità della scienza a rispondere ai quesiti esistenziali dell’uomo ("Rinunzia"), per Capuana, che ne sviluppa il motivo anche letterariamente ("A una bruna", "I raggi xx"), essa potrebbe essere piuttosto la prova per «rendersi ragione della possibilità delle fotografie spiritiche» ("Mondo occulto").
Su queste ultime, di cui Capuana scrisse anche in sede saggistica ("Fotografie spiritiche"), Pirandello si espresse umoristicamente anni dopo ("Un fantasma"), provocando una risentita Lettera aperta del mineolo, a cui «il problema del di là […] interessa moltissimo» e di cui la fotografia di fantasmi costituirebbe un’ulteriore evidenza empirica. Stigma “positivo” di un’epoca paradossale in cui si cercò di rendere visibile l’invisibile, la fotografia così intesa può risultare un decisivo parametro per zoomare sulla forma mentis dei due scrittori, sviluppatasi nell’alveo di una simile formazione culturale ma proiettata verso orizzonti speculativi e letterari ben distanti.
È nello specifico in tre novelle di questo genere (o modo) che la dimensione naturale, connotandosi anche di sfumature di matrice teosofica, diviene il luogo edenico e altro dove il personaggio, in vita ("Cinci") quanto in morte ("Soffio", "Di sera, un geranio"), riesce a recuperare un barlume di autenticità e placida autoconsapevolezza altrimenti negatogli nel mondo pirandelliano degli anni ’30, mai così allucinato e insensato.
Inquadrati in una cornice onirica, le tematiche del doppio e del ritorno del morto compaiono per un’ultima volta, non senza un possibile richiamo al campo della cinematografia, come suggerirebbe la tecnica utilizzata da Pirandello per descrivere il sogno del protagonista e il ricorso al termine «immagine», a sua volta non esente da implicazioni di natura religiosa.
Leggendo nel 2021 questa dichiarazione di poetica è, nostro malgrado, quasi inevitabile associare mentalmente il germe che feconda la fantasia creatrice dell’artista al virus che ha annichilito il nostro mondo e sconvolto la nostra vita nell’ultimo biennio. A differenza di quest’ultimo, tuttavia, il germe di cui parla Pirandello nella "Prefazione" del 1925 ai "Sei personaggi in cerca d’autore" genera vita, una vita superiore e trascendente rispetto all’immanenza del quotidiano, del terreno: la vita immortale dell’Arte. Rileggere, riconsiderare e approfondire nuovamente a cento anni di distanza dalla prima rappresentazione l’opera di Pirandello è dunque quanto meno necessario e intellettualmente doveroso, al fine di porre rinnovate attenzioni sui caratteri che l’hanno resa un capolavoro indiscusso della letteratura novecentesca, assurta com’è all’irripetibile status di «eternità» cui aspirava quell’autore di cui i "Sei personaggi" da lui concepiti sono disperatamente alla ricerca.
La gestazione dei "Sei personaggi" fu tuttavia lunga e complessa, e i sintomi della lenta e pur dolorosa incubazione – per utilizzare termini ormai noi ben noti – dell’idea alla base della «commedia da fare» compaiono al suo interno e si riverberano a distanza di anni in altri scritti, in un gioco infinito di rimandi intertestuali e tematici che è segno tangibile di tutta l’opera pirandelliana. La stessa metafora del germe, di matrice séaillesiana, era ad esempio già apparsa ne "La tragedia d’un personaggio" (1911), secondo dei tre atti della trilogia di novelle metaletterarie che prepara il terreno alla venuta nel nostro mondo delle “altre” realtà dei Sei. La loro natura infatti, come già suggerito anni prima dal dottor Leandro Scoto in "Personaggi" (1906) e come poi certificato da Pirandello nella "Prefazione", appartiene ad un campo esistenziale concettualmente superiore e dogmaticamente saldo rispetto alla relatività effimera del piano fisico che caratterizza la vita reale: il piano dell’Arte, luogo di verità assoluta che trascende la contingenza del mondo degli Attori.
Lo stessa dicotomia tra Personaggi e Attori presente nel dramma del ’21 sarebbe stata riproposta da Pirandello a distanza di un decennio nei "Giganti della montagna", opera che recupera il canovaccio dei Sei personaggi rovesciandolo e, se possibile, elevandone ancor più l’intrinseca tensione contrastiva tra realtà e finzione, Arte e Vita, condannata tuttavia a restare incompiuta e irrisolta. Non è un caso che gli Scalognati siano in numero di sei come i Personaggi, tra cui il Padre si erge a portavoce delle idee di poetica dell’autore proprio come il Mago Cotrone. Nei "Giganti", tuttavia, sono gli Attori a far visita ai Personaggi/Scalognati nel loro regno oltremondano: il dramma si sposta dunque su un piano di esistenza «agli orli della vita», in quel piano di realtà superiore da cui i Personaggi immortali erano venuti a far visita agli Attori mortali come fantasmatiche entità dell’altro mondo.
In tale quadro è assai avvertibile – e neanche tanto dissimulato – il retaggio della cultura spiritico-teosofica fin de siècle di cui Pirandello era cultore non inerte, e da cui recuperò tutto un apparato figurale e teorico funzionale alla definizione della creazione artistica come «atto misterioso» e irrazionale e della teoria del personaggio quale “ombra” o “spirito” autonomo dal suo autore. Un iter “evoluzionistico” che, cominciato sin dagli scritti "L’azione parlata" (1899) e "Scienza e critica estetica" (1900), avrebbe raggiunto coi "Sei personaggi" il suo incomparabile apice, in un anno spartiacque per il Novecento quale il ’21 che, a distanza di cento anni, si rivela ugualmente decisivo per le umane sorti del ventunesimo secolo, in cerca d’un autore che segni loro la via per un più roseo domani.
Una simile situazione era stata presentata da Arthur Schnitzler in Doppio sogno (Traumnovelle) del 1926. Un medico partecipa ad una misteriosa e sensuale festa da ballo in maschera, salvo poi esserne allontanato, pena la morte, per volere di un’enigmatica setta che lo dissuade da un’onirica e velleitaria evasione dalla realtà. Opportunamente modellato per differenti esigenze, è possibile che il nucleo tematico della novella abbia suggestionato Pirandello, grande estimatore dello scrittore viennese.
L’eventuale accettazione della proposta verrà comunicata entro il 15 dicembre 2023 e il convegno si svolgerà in presenza nei giorni 18 e 19 gennaio 2024.
Ogni relatore avrà a disposizione 20 minuti, cui seguiranno 10 minuti di discussione.
Gli studiosi interessati sono invitati a presentare una proposta di intervento entro il 1 marzo 2023, allegando agli indirizzi mail [email protected] e [email protected] un unico file contenente: un abstract di circa 250 parole (ITA o ENG); un breve profilo bio-bibliografico.
https://canadianassociationforitalianstudies.org/Session-Proposals-2023#territori_dell_impossibile
[Simone Pettine, Domenico Tenerelli, "Territori dell'impossibile. Riflessioni sul fantastico moderno, contemporaneo e ipercontemporaneo"]
Partecipanti al panel: Davide Carnevale, Daniela Bombara, Luga Tognocchi, Giacomo Cucugliato, Assunta Terzo, Annunziata Zevola, Giulia Nonno, Mattia Petricola, Carolina Bertaggia, Mariachiara Minichella
-- Abstract --
Per oltre due secoli il fantastico ha riconfermato la propria natura di genere letterario problematico: agevole da individuare anche ad una prima lettura, ma estremamente complesso da definire nel suo statuto teorico (Todorov preferì considerarlo non un genere, ma una frontiera tra generi differenti) e da sondare nelle sue concrete realizzazioni (contenuti e strategie narrative). Questa sessione si propone di indagare i testi del fantastico italiano – noti e meno noti, letterari e paraletterari – a partire dalle prime, timide comparse ottocentesche fino al fantasy dell’estrema contemporaneità, passando naturalmente per il mare magnum novecentesco. Saranno valutate proposte basate su approcci teorico critici, semiotici, comparativi, e anche linguistici, purché basati su metodologie di indagine rigorosamente scientifiche.