Frustrazione. Si può decidere di fondare un’impresa anche per dare una risposta alla propria frustrazione. Per Marco Ogliengo, cofounder di Jet HR, startup che semplifica la gestione dei dipendenti e che ha appena chiuso un seed round da 12 milioni di euro, è andata proprio così.
La motivazione
Trentasette anni, torinese ma cresciuto a Parma, dopo gli studi in Bocconi e alla Fudan University di Shanghai, lavora per un periodo in McKinsey e a seguire entra in Zalora Group, marketplace di lusso, ricoprendo il ruolo di managing director per Taiwan e l’Indonesia. Qualche anno più tardi, torna in Italia e con la sua compagna Silvia Wang (oggi founder di Serenis) lancia ProntoPro, portale che mette in contatto domanda e offerta di lavoro professionale e artigianale. Una realtà che guida fino al 2021, arrivando alla fusione con la turca Armut. Un’exit di successo ma che non sopisce quel senso di frustrazione che Marco aveva sperimentato fin dalla sua prima attività. All’origine di tutto, la burocrazia legata alla gestione del personale. «Con mia moglie abbiamo vissuto tutte le fasi della vita di un’impresa e in ognuna di esse ci siamo scontrati con lo scoglio dell’amministrazione del personale. Abbiamo dovuto imparare cosa fosse un superminimo, come applicare un co-co-pro, come gestire ferie e permessi e molto altro. Un incredibile spreco di tempo e risorse: quello italiano è il sistema più complesso al mondo nonché quello con il costo più alto per i servizi di payroll. Un’azienda spende circa 30 euro per dipendente al mese, nei Paesi anglosassoni non si superano i 5 euro, in Africa e Asia circa 1 euro», spiega.
Il nuovo modo di fare impresa
Nel 2023, lancia con Francesco Scalambrino, top manager con responsabilità sul software di aziende “unicorno”, una soluzione tech per la gestione amministrativa del personale: Jet HR. A pochi giorni dal lancio, realizza un round pre-seed da 4,7 milioni di euro, il più importante mai ottenuto in Italia, rinnovato a settembre 2024 da un seed round di 12 milioni di euro, per una raccolta complessiva di 16,7 milioni. Il tutto, incassando la fiducia di una nuova classe di imprenditori che guardando all’innovazione come parte chiave del business. Da Dario Brignone e Alberto Dalmasso, co-founder di Satispay, a Luca Ferrari, numero uno di Bending Spoons, da Matteo Pichi, fondatore di Poke House a Giorgio Tinacci di Casavo, e molti altri. Ad agire come lead investor, la società di Venture Capital internazionale Picus Capital, oltre a Exor Ventures e Italian Founders Fund, ma anche Diego Piacentini, David Clarke, Workday, Tony Jamous, Felix Blossier, nonché Benetton, Berlusconi e Moratti entrati con i propri veicoli di investimento. «Dal 2015 con ProntoPro, e poi ancora nel 2021 con Serenis, fino a oggi con JetHR, abbiamo visto un notevole cambiamento nell’ecosistema dell’innovazione italiana. Sei o sette anni fa, i fondi di Venture Capital erano pochi, mentre le start-up erano molte. Per questo, il sistema era conservativo e poco bilanciato. Era molto difficile fare impresa. Oggi le cose sono cambiate e il round di Jet in parte ne è la conferma» – fa notare Ogliengo.
Alleanze e cultura
Ad aver convinto gli investitori è stata la capacità della piattaforma di semplificare la gestione del personale: automatizzare le ferie, effettuare simulazioni del costo per l’azienda, generare cedolini, fare onboarding di nuovi dipendenti sono alcune delle funzionalità offerte insieme al supporto di un network di consulenti del lavoro a disposizione delle aziende clienti. L’intervento umano è, infatti, ancora fondamentale. «I consulenti del lavoro sono nostri alleati: la piattaforma li libera dalle incombenze più operative come la raccolta e l’inserimento dati, e dà loro la possibilità di concentrarsi solo sulla parte di consulenza e strategia» – afferma il founder riconoscendo per altro che lo sviluppo di Jet HR ha portato alla creazione di una singolare ibridazione di competenze tra designer, software engineering, avvocati e consulenti del lavoro, appunto.
Ma la scommessa più ambiziosa, per Ogliengo, è di tipo culturale: liberare le aziende dalla burocrazia attraverso la tecnologia significa, anzitutto, essere pronti culturalmente ad accettare un modo diverso di fare le cose: «Ci sono piccole e medie imprese che utilizzano ancora il cartaceo per segnare le presenze e consegnarle a mano ai consulenti. È anche una questione anagrafica: saltare una generazione significa passare dalla carta alle app».
Senza dubbio, l’intuizione è stata apprezzata già da molte realtà: il 75% delle aziende clienti, infatti, è arrivata a Jet HR in modo spontaneo, mossa dalla stessa frustrazione che aveva animato il founder. Di conseguenza, l’intero progetto ha subito un’accelerazione repentina: oggi, la piattaforma annovera 200 clienti, tra cui aziende quotate e nomi di rilievo come HelloFresh e WeRoad; può contare su 1 milione di fatturato ricorrente e oltre 5 milioni di stipendi gestiti.
Immaginarsi grandi (ancora prima di esserlo)
L’intera struttura ha subito un’accelerazione repentina: in meno di un anno, è passata da zero a 55 dipendenti, con un lavoro quasi interamente da remoto. E già si prepara una nuova espansione, sia in termini di clienti (l’obiettivo è gestire 1 busta paga su 5 in Italia entro i prossimi sette anni), che di persone (la previsione è arrivare a 70 dipendenti entro fine 2024) che di servizi offerti, con nuovi focus volti a semplificare la gestione dei corsi per la sicurezza a basso rischio, a facilitare la collaborazione delle aziende con il personale a partita Iva e a monitorare il processo di clock in and out, ovvero il badging aziendale.
Una crescita resa sostenibile dall’esperienza: «Dalla mia prima azienda, ho capito che è fondamentale muoversi con un orizzonte di almeno sei mesi. A luglio del 2023, avevamo appena lanciato Jet HR e avevamo solo quattro clienti e una persona nelle operations, ma già in quel momento abbiamo assunto un manager senior per gestire un team da 30 persone. Sapevamo che saremmo cresciuti in fretta e volevamo farci trovare preparati» – confida.
Equilibrio e sostenibilità
In fondo, è sempre una questione di equilibrio e sostenibilità. Nel lavoro così come nella vita privata. Ogliengo e Wang, infatti, non sono solo una coppia di imprenditori dalle evidenti capacità, ma anche genitori di tre figli. «La nostra vita è lavorativamente molto intensa, ma abbiamo un grande purpose e un profondo senso della missione in tutto ciò che facciamo. Se non fossimo guidati da questo spirito, probabilmente sarebbe tutto molto più difficile». E conclude: «Credo che il segreto sia non cercare un bilanciamento tra la vita e il lavoro, quanto piuttosto un’integrazione: se il lavoro è un peso allora diventa insostenibile. Se ti motiva, invece, i confini sfumano e la vita diventa molto più appagante. Sfidante, senza dubbio, ma irrimediabilmente appassionate».