La Vuelta a España 2010, sessantacinquesima edizione della corsa e valida come ventitreesima prova del Calendario mondiale UCI, si svolse dal 28 agosto al 19 settembre 2010 su un percorso di 3 418,5 km ripartiti in ventuno tappe. La vittoria finale andò all'italiano Vincenzo Nibali, che concluse la corsa in 87h18'31" davanti a Ezequiel Mosquera e Peter Velits.
Il 30 settembre 2010 l'Unione Ciclistica Internazionale annunciò che in un controllo sulle urine effettuato due settimane prima a Colonia il secondo classificato, Ezequiel Mosquera, era risultato positivo all'amido idrossietilico,[1] un amido modificato potenzialmente utilizzabile come "coprente". La positività all'amido fu poi confermata dalle controanalisi; per questo motivo Mosquera venne privato di tutti i risultati ottenuti a partire dal 12 settembre 2010 (quindicesima tappa della Vuelta 2010), e in seguito squalificato dall'UCI stessa per due anni, dal 16 novembre 2011 al 15 novembre 2013.[2] Il secondo posto della Vuelta 2010 andò allora a Peter Velits, inizialmente terzo, l'ultimo gradino del podio a Joaquim Rodríguez.[3]
Nel medesimo controllo anche David García Dapena, undicesimo classificato e compagno di squadra di Mosquera alla Xacobeo Galicia, risultò positivo all'amido idrossietilico;[1] tre giorni prima, però, nel suo sangue erano state trovate tracce di EPO ricombinante. Le controanalisi confermarono gli esiti dei primi test: García Dapena venne così squalificato dall'UCI per diciotto mesi, dal 6 ottobre 2010 al 5 aprile 2012, e privato di tutti i risultati ottenuti a partire dalla Vuelta a España 2010.[2]
Presentata nel dicembre del 2009, la Vuelta a España 2010 prese il via il 28 agosto da Siviglia, nel cuore dell'Andalusia, con una cronometro a squadre in notturna. Non erano in programma sconfinamenti, se non l'arrivo e la partenza da Andorra dell'undicesima e dodicesima tappa. Il percorso si presentava come adatto agli scalatori, con quaranta Gran Premi della Montagna - tre Hors Catégorie, dieci di prima categoria, quattordici di seconda e tredici di terza - e sei arrivi in salita: Xorret del Catì all'ottava tappa, Andorra Pal all'undicesima, Peña Cabarga alla quattordicesima, Lagos de Covadonga nella quindicesima frazione ed il Cotobello alla sedicesima. La ventesima e penultima tappa, il 18 settembre, prevedeva l'ultimo arrivo in salita in cima all'Alto de las Guarramillas, meglio conosciuto come Bola del Mundo, ascesa mai corsa prima, prosecuzione del Puerto de Navacerrada, lunga 3 chilometri con rampe del 12,5%.[4]
Due erano i giorni di riposo in programma, 6 e 14 settembre, come due erano anche le cronometro, quella a squadre iniziale di 16,5 km e la diciassettesima tappa di Peñafiel con 46 km di cronometro individuale. La novità di maggior rilievo è stata l'introduzione della maglia rossa per identificare il leader della classifica generale, in sostituzione della storica maglia oro.[4]
Prima volata e prima sorpresa: Jaŭhen Hutarovič beffa sul traguardo Mark Cavendish, mentre il britannico sta per alzare le braccia al cielo, e Tyler Farrar. Per i big tranquilla giornata in gruppo.[7]
L'ultimo chilometro e mezzo presenta una salita impegnativa. La salita andalusa miete la prima vittima, Andy Schleck si stacca, Nibali prova a scattare ma è Gilbert che vince la tappa e veste di rosso.[8]
Ancora uno sprint e nuovamente Mark Cavendish beffato, nonostante tenti di anticipare la volata, da Tyler Farrar che vince davanti a Koldo Fernández. Quinto posto per Alessandro Petacchi, mentre in classifica generale resta tutto invariato con Gilbert sempre in maglia rossa.[10]
Protagonista della tappa Filippo Pozzato, ripreso nel finale dalla maglia rossa Philippe Gilbert; tra i due però non c'è alcun accordo e si arriva all'ennesimo sprint di gruppo. Ha così la meglio Thor Hushovd su Daniele Bennati e Grega Bole. Il belga mantiene la leadership provvisoria.[11]
Ancora una volata, stavolta, con Alessandro Petacchi vincitore davanti al britannico Cavendish, che non riesce a vincere la sua prima tappa alla Vuelta, e all'argentino Juan José Haedo. Tutto inalterato nella classifica generale.[12]
Vittoria per il francese David Moncoutié, che azzecca la fuga giusta utile anche per la lotta alla maglia a pois blu. Igor Antón veste di rosso davanti a Rodríguez e Nibali. Crollo di Menchov e Schleck, mentre Alessandro Petacchi cade ed il giorno seguente sarà costretto al ritiro.[13]
Dopo una lunga fuga trionfa lo spagnolo Imanol Erviti, ma questa tappa è caratterizzata dal cambio di leadership in generale: infatti, grazie ad uno sprint intermedio, Rodríguez guadagna due secondi su Antón e conquista, per la prima volta, il simbolo del primato alla Vuelta. Presente nella fuga anche Gilbert, con il compagno Greg Van Avermaet, staccatosi però perché ben messo in classifica. Da segnalare l'abbandono di Andy Schleck e Stuart O'Grady espulsi dal loro direttore sportivo Bjarne Riis dopo un rientro tardivo in albergo.[15]
Primo arrivo impegnativo con arrivo ad Andorra, e lo spagnolo Igor Antón si dimostra il più forte, in salita, in questa edizione della corsa a tappe spagnola. Antón arriva in solitaria dopo aver ripreso e staccato Ezequiel Mosquera, il primo a dar battaglia ad Andorra, vince la tappa e si riprende la maglia rossa. Lo spagnolo Xavier Tondó chiude al terzo posto davanti a Nibali, che perde 22 secondi, mentre è ben più alto il ritardo dell'ex leader Rodríguez che paga un minuto e 17 secondi ad Antón.[17]
La dodicesima frazione è di nuovo adatta agli sprinter e, stavolta, Mark Cavendish centra la sua prima vittoria alla Vuelta entrando nel ristretto gruppo di corridori capaci di vincere tappe in tutti e tre i grandi giri. Cavendish batte il solito Farrar ed il compagno di squadra Goss. In classifica generale resta tutto immutato.[18]
Altro arrivo in volata e secondo sigillo consecutivo per il velocista britannico. Cavendish, trainato dal treno della sua HTC-Columbia, regola allo sprint Hushovd e Daniele Bennati. In classifica non c'è alcun cambiamento con Antón sempre al comando.[19]
Una caduta, a 7 km dall'arrivo, vede coinvolti Marzio Bruseghin e il basco Igor Antón leader provvisorio. È l'iberico ad avere la peggio, e, causa la rottura del gomito, è costretto al ritiro. Rodríguez rifila 20 secondi a Nibali, in 900 metri, ma ciò non impedisce al siciliano di conquistare la maglia rossa di leader. Mosquera risale intanto numerose posizioni in classifica salendo sul podio virtuale.[22]
Solita tappa con fuga da lontano – tra i protagonisti il solito Gilbert – che vede la vittoria di Carlos Barredo davanti a Nico Sijmens grazie ad un attacco a dieci chilometri dal traguardo; Nibali mantiene la maglia rossa: la Liquigas-Doimo riesce nell'intento di mandare in porto la fuga per evitare gli abbuoni. L'italiano si difende bene da Rodríguez, mentre perde qualche secondo da Mosquera ancora una volta protagonista di diversi attacchi.[24]
Tappa con tre lunghe salite e l'arrivo a Cotobello. Nibali non è in buona giornata ma prova a nascondersi facendo tirare Kreuziger che impone un ritmo molto alto ma costante: grazie a questa tattica, studiata dalla squadra, il siciliano limita i danni. Nessuno attacca tranne Fränk Schleck, fortemente attardato in classifica, che prova a vincere la tappa e a riavvicinarsi al podio, ma nessuno dei big gli risponde. Il lussemburghese chiuderà al secondo posto a poco più di un minuto dal vincitore Mikel Nieve. Mosquera attacca all'ultimo chilometro, ma è un controscatto di Rodríguez che mette in crisi la maglia rossa: in 700 metri Nibali perde 37 secondi da Rodríguez e 19 da Mosquera. Lo spagnolo conquista nuovamente la leadership della generale con 33 secondi su Nibali e 53 su Mosquera.[26]
È il giorno della verità per Nibali, dopo la crisi di Cotobello, dove la squadra lo ha aiutato a rimanere in classifica. La cronometro è terreno più favorevole all'italiano, soprattutto perché né Mosquera né Rodríguez hanno grandi doti nelle gare contro il tempo. Al chilometro otto, però, il siciliano fora ed è costretto a fermarsi perdendo quasi mezzo minuto. Nonostante ciò è autore di una buonissima prova, che gli consente di riprendere la maglia rossa a causa del "crollo" di Rodríguez, giunto ad oltre sei minuti dal vincitore Peter Velits. Proprio lo slovacco, vincitore di tappa, rientra in classifica salendo sul terzo gradino del podio virtuale dopo aver regolato specialisti del calibro di Denis Menchov e Fabian Cancellara. Mosquera è, al contrario di Rodríguez, autore di un'ottima prova e limita i danni perdendo pochi secondi dall'italiano: il galiziano diventa l'unico antagonista per la conquista della Vuelta. La penultima è molto favorevole a Mosquera che ha soltanto 39 secondi di ritardo da Nibali.[28]
Tappa per velocisti che vede Cavendish calare il tris. Il britannico rafforza la sua leadership nella classifica a punti regolando in volata Juan José Haedo e Manuel Cardoso. Tutto invariato in classifica generale.[29]
È la tappa più lunga, adatta a qualche fuga da lontano. I favoriti sono il solito Gilbert e l'ex campione italiano Pozzato; è proprio il belga a trionfare davanti a Farrar e Pozzato. L'arrivo in leggera salita "spezzetta" il gruppo e Nibali ne approfitta per guadagnare una decina di secondi su Mosquera rimasto nella pancia del gruppo. È un'azione molto importante perché gli consente di portare a 50 i secondi di vantaggio sullo spagnolo in vista della tappa sulla Bola del Mundo.[31]
È la tappa che decide la Vuelta. Mosquera e Nibali si giocano la loro prima grande corsa a tappe. Mosquera attacca e guadagna subito qualche secondo, ma l'italiano resiste e sale del proprio passo. Recupera, metro dopo metro, i 19 secondi di svantaggio massimo fino ad affiancarlo sul traguardo, senza, però, provare a vincere la tappa. A Mosquera la Bola del Mundo, a Vincenzo Nibali la Vuelta. Peter Velits resiste, perdendo poco terreno nei confronti di Schleck e Rodríguez, ed è il primo slovacco a salire sul podio di un grande giro.[33] Dopo la squalifica per doping di Mosquera, la vittoria di tappa viene assegnata a Nibali.
Passerella finale a Madrid con Farrar che festeggia vincendo l'ultima tappa davanti a Cavendish; il britannico ottiene comunque, grazie al secondo posto, la sua prima maglia verde in un grande giro. La festa più grande è, però, quella di Nibali che conquista la sua prima grande corsa a tappe e riporta la Vuelta in Italia venti anni dopo Marco Giovannetti. Il siciliano conquista anche la maglia bianca della combinata. David Moncoutié, per la terza volta consecutiva, è il miglior scalatore, arrivando a Madrid in maglia a pois blu, mentre il Team Katusha vince la classifica a squadre.[35]
^abc(EN) Vuelta a España (ESP/HIS) - General, su uci.infostradasports.com, www.uci.infostradasports.com. URL consultato il 24 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2015).
^(EN) Stage 11: Vilanova i la Geltrú - Pal - Result, su uci.infostradasports.com, www.uci.infostradasports.com. URL consultato il 29 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^(EN) Stage 14: Burgos - Peña Cabarga - Result, su uci.infostradasports.com, www.uci.infostradasports.com. URL consultato il 29 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^(EN) Stage 14: Burgos - Peña Cabarga - General, su uci.infostradasports.com, www.uci.infostradasports.com. URL consultato il 29 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^(EN) Stage 15: Solares - Lagos de Covadonga - General, su uci.infostradasports.com, www.uci.infostradasports.com. URL consultato il 29 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^(EN) Stage 16: Gijón - Cotobello - General, su uci.infostradasports.com, www.uci.infostradasports.com. URL consultato il 29 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^ab(EN) Stage 17: Peñafiel - Peñafiel - General, su uci.infostradasports.com, www.uci.infostradasports.com. URL consultato il 29 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^(EN) Stage 19: Piedrahita - Toledo - General, su uci.infostradasports.com, www.uci.infostradasports.com. URL consultato il 29 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
^(EN) Vuelta a España (ESP/HIS) - Mountain, su uci.infostradasports.com, www.uci.infostradasports.com. URL consultato il 24 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).