Utente:Facquis/Sandbox/12
Euromaidan
[modifica | modifica wikitesto]Svolgimento della protesta
[modifica | modifica wikitesto]Le leggi anti-protesta e le prime vittime
[modifica | modifica wikitesto]leggi anti-protesta dette leggi sulla dittatura (in ucraino законів про диктатуру?, zakoniv pro dyktaturu)
La protesta si aggrava (1-13 dicembre 2013)
[modifica | modifica wikitesto]Le contro manifestazioni (14-16 dicembre 2013)
[modifica | modifica wikitesto]Le pressioni russe (17-21 dicembre 2013)
[modifica | modifica wikitesto]The organisation and content of the Maidan (22-31 dicembre 2013)
[modifica | modifica wikitesto]I negoziati con l'opposizione (25 gennaio-17 febbraio 2014)
[modifica | modifica wikitesto]La "centuria celeste" e la fuga del presidente (18-23 febbraio 2014)
[modifica | modifica wikitesto]Il cessate il fuoco temporaneo non ha risolto alcun problema: il governo ha continuato a rifiutare veri colloqui o concessioni, e la gente sul Maidan era chiaramente stufa dei discorsi dell'opposizione. Il corteo pacifico verso il parlamento del 18 febbraio è rapidamente degenerato in un altro scontro con la polizia. Ancora una volta, persone sono morte nelle strade di Kiev. La polizia ha attaccato e stava per e stava per prendere d'assalto il Maidan con l'aiuto dell'esercito. Ma ciò non è avvenuto. Tuttavia, ciò non è avvenuto. Ma la mattina del 20 febbraio i cecchini hanno iniziato a sparare sui manifestanti nel centro di Kiev. Nel giro di un giorno sono morte non meno di 80 persone, che sono diventate conosciuti come i "Cento Celesti". Dieci agenti di polizia sono stati anche dieci agenti di polizia. Questi eventi non sono ancora stati oggetto di un'indagine approfondita.
Note
[modifica | modifica wikitesto]
Biliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Andriy Portnov e Tetiana Portnova, The Dynamics of the Ukrainian “Eurorevolution” (PDF), in Religion & society in east and west, vol. 42, 5/6 2014 RSEW, Woodrow Wilson International Center for Scholars, 2014. URL consultato l'8 maggio 2022.
Invasione russa dell'Ucraina del 2022
[modifica | modifica wikitesto]Dal 25 marzo le truppe ucraine lanciano una serie di contrattacchi nelle aree vicine alla capitale[1] riottenendo nei giorni successivi il controllo di diversi centri, tra cui Irpin' e Buča e accusando nel contempo le forze russe di aver perpetrato uccisioni di massa di civili e torture nel corso dell'occupazione di tali aree.[2][3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ (EN) Mariano Zafra, Kiko Llaneras, Daniele Grasso, Javier Galán e José A. Álvarez, The war in Ukraine as of March 25: Kyiv’s defenders launch counterattacks, in El País, Gruppo PRISA, 25 marzo 2022.
- ^ (EN) Bucha killings: Satellite image of bodies site contradicts Russian claims, su bbc.com, 5 aprile 2022.
- ^ (EN) Bucha Body Count Tops 300 With Dead Locals Found 'Brutally Tortured': Mayor, su msn.com, 8 aprile 2022.
Incendio della Casa dei sindacati di Odessa
[modifica | modifica wikitesto]Antefatti
[modifica | modifica wikitesto]Le proteste a Odessa
[modifica | modifica wikitesto]Nel novembre del 2013 la scelta da parte del governo ucraino di non firmare l'accordo di associazione con l'Unione europea, provocò una serie di proteste filoeuropee, dette dell'Euromaidan, che nel febbraio del 2014 costrinsero alla fuga il presidente filorusso Viktor Janukovyč e che portarono alla nascita di un governo filoeuropeo. Il nuovo assetto istituzionale però non trovò il favore delle opposizioni filorusse presenti in Ucraina orientale e meridionale, che in primavera organizzarono una serie di manifestazioni per giungere alla federalizzazione del paese e alla secessione di alcune regioni in favore della Russia. In queste aree si formarono quindi due schieramenti: uno filorusso e pro-federalismo e uno filoeuropeo e pro-unità.[1]
A Odessa, città russofona dell'Ucraina meridionale, i primi scontri tra manifestanti pro-federalismo e pro-unità si registrarono già nel marzo 2014.[1] In aprile gli attivisti pro-federalismo allestirono un accampamento di protesta nei pressi della Casa dei Sindacati in piazza Kulykove Pole (in ucraino Куликове Поле?) per cui il consiglio dell'oblast' di Odessa ne ordinò la rimozione forzata in occasione della parata del 9 maggio. Nonostante l'ordine alcuni manifestanti mantennero le posizioni ed eressero delle barricate.[2]
Gli scontri nel pomeriggio del 2 maggio
[modifica | modifica wikitesto]Il 2 maggio 2014, in vista di un incontro di calcio fra il Čornomorec' Odessa e la Metalist Charkiv, gruppi di tifosi di entrambe le squadre, insieme ad attivisti locali pro-unità, programmarono un corteo politico pro-unità per le ore 15:00. Alla manifestazione parteciparono anche i militanti ultranazionalisti[3] del Pravyj Sektor e dell'UNA-UNSO.[4] Per impedire la manifestazione pro-unità, a poca distanza si erano radunati circa 300 attivisti pro-federalismo dell'Odesskaya Druzhina. Entrambe le fazioni includevano persone armate di asce, bastoni e armi da fuoco e protette da scudi, maschere ed elmetti.[4]
Nonostante la polizia avesse annunciato un rafforzamento del pattugliamento delle strade, non fu sufficiente ad impedire gli scontri, che si verificarono a partire dalle 15:15, quando i manifestanti filorussi attaccarono il corteo di circa 2000 persone dirette verso lo stadio.[4] Seguirono lanci di sassi da entrambe le parti, che degenerarono provocando sei morti per colpi di arma da fuoco.[5][6][7]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Report on Odesa events, 2015, p. 8.
- ^ Report on Odesa events, 2015, pp. 9-10.
- ^ (EN) Howard Amos e Harriet Salem, Ukraine clashes: dozens dead after Odessa building fire, in The Guardian, 2 maggio 2014. URL consultato il 30 marzo 2022.
- ^ a b c Report on the human rights situation in Ukraine, 2014, p. 9.
- ^ (EN) How did Odessa's fire happen?, su bbc.org, BBC, 6 maggio 2014. URL consultato il 29 marzo 2022.
- ^ (EN) International Advisory Panel, IAP report on Odesa events (PDF), su coe.int, 4 novembre 2015. URL consultato il 30 marzo 2022.
- ^ (EN) 7 years with no answers. What is lacking in the investigations of the events in Odesa on 2 May 2014?, su un.org, ONU, 30 aprile 2021. URL consultato il 30 marzo 2022.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Human Rights Monitoring Mission in Ukraine (HRMMU), Report on the human rights situation in Ukraine 15 June 2014 (PDF), su ohchr.org, OHCHR, 15 giugno 2014. URL consultato il 5 maggio 2022.
- (EN) Human Rights Monitoring Mission in Ukraine (HRMMU), Accountability for killings in Ukraine from January 2014 to May 2016 (PDF), su ohchr.org, OHCHR, 14 luglio 2016. URL consultato il 5 maggio 2022.
- (EN) International Advisory Panel on Ukraine (IAP), Report on Odesa events (PDF), su coe.int, CoE, 4 novembre 2015. URL consultato il 5 maggio 2022.
Guerra del Donbass
[modifica | modifica wikitesto]La proclamazione delle repubbliche popolari
[modifica | modifica wikitesto]Il 6 aprile del 2014 le proteste filorusse in corso a Donec'k sfociarono nell'assalto della sede amministrativa dell'omonima regione, che fu occupata dai dimostranti che issarono la bandiera della Russia. Gli occupanti annunciarono quindi l'apertura in un "congresso popolare" per il giorno seguente e richiesero al governo regionale la possibilità di tenere un referendum per decidere l'eventuale unione della regione con la Russia, analogamente a quanto avvenuto in Crimea. Il 7 aprile del 2014 gli occupanti, costituitisi nel Consiglio Popolare della regione di Doneck, proclamarono la nascita della Repubblica Popolare di Doneck (RPD). Il consiglio inoltre decise di indire per l'11 maggio il referendum per l'indipendenza della regione e inviò al presidente russo Vladmir Putin la richiesta di intervento delle forze armate russe nel caso la consultazione fosse stata bloccata al dal governo ucraino.[1]
I disordini colpirono anche la città di Luhans'k, dove i manifestanti occuparono il 6 aprile la sede del Servizio di sicurezza dell'Ucraina (SBU) e requisirono gli armamenti presenti. Gli occupanti richiesero quindi la liberazione dei leader secessionisti arrestati, le dimissioni del governo centrale e l'istituzione del russo come seconda lingua ufficiale della regione. Anche a Charkiv dopo violenti scontri tra i manifestanti filorussi e i militanti del Pravyj Sektor (in italiano: Settore Destro) il 7 aprile fu occupata la sede amministrativa dell'omonima regione, poi sgomberata.[1]
In risposta all'ampliamento dei disordini, l'8 aprile il ministro dell'interno ucraino Arsen Avakov dichiarò l'inizio dell'operazione anti terrorismo e il parlamento varò una legge per inasprire le pene ai separatisti. A Donec'k in seguito a un accordo tra il primo Vice primo ministro dell'Ucraina Vitaliy Yarema e l'oligarca ucraino Rinat Achmetov i manifestanti sgomberarono la sede locale del SBU, a Charkiv furono arrestanti settanta separatisti. Il 10 aprile per evitare un aumento delle violenze il presidente ucraino Oleksandr Turčynov offrì l'amnistia ai manifestanti che avessero deposto le armi.[1]
A partire dal 12 aprile le occupazioni ripresero in varie città del Donbass. A Slov"jans'k i separatisti presero il controllo del palazzo dell'amministrazione comunale, degli uffici di polizia, e della sede del SBU invocando l'aiuto delle forze armate russe. La mattina del giorno seguente il governo ucraino diede inizio a un'operazione "antiterrorismo" per riprendere il controllo della città senza riuscirvi. Nell'oblast' di Donec'k i separatisti presero il controllo anche dei municipi di Mariupol', Makiïvka, Krasnoarmijs'k e Krasnyj Lyman e si registrarono scontri armati con la polizia a Kramators'k.[2]
Il 15 aprile il presidente Oleksandr Turčynov annunciò una nuova "operazione anti terrorismo" in Donbass. Nei giorni seguente l'SBU guidato Andrij Parubij diede il via all'arresto di numerosi agenti russi in territorio ucraino mentre il ministero dell'interno fece arrestare le milizie separatiste le città di Mariupol' e Kramators'k, mentre a Slov"jans'k proseguirono gli scontri, che coinvolsero anche le milizie del Pravyj Sektor. Il 17 aprile a causa della crescente tensione in Donbass i rappresentanti di Ucraina, Stati Uniti, Russia e Unione europea si incontrarono a Ginevra e promulgarono una dichiarazione di intenti per favorire l'attenuazione del conflitto in corso.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c (DE) Länder-Analysen, Forschungsstelle Osteuropa an der Universität Bremen Germany, Ukraine-Analysen, su Länder-Analysen. URL consultato il 28 aprile 2022.
- ^ (DE) Länder-Analysen, Forschungsstelle Osteuropa an der Universität Bremen Germany, Ukraine-Analysen, su Länder-Analysen. URL consultato il 28 aprile 2022.
- ^ (DE) Länder-Analysen, Forschungsstelle Osteuropa an der Universität Bremen Germany, Ukraine-Analysen, su Länder-Analysen. URL consultato il 28 aprile 2022.