Paolo Groppelli

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Paolo Groppelli (Venezia, 6 luglio 1677Venezia, 29 maggio 1751) è stato uno scultore italiano.

Terzogenito di Giovanni Battista Groppelli ebbe come padrino di battesimo Giusto Le Court e fu anch'egli scultore. Ebbe l'apprendistato presso il fratello maggiore Marino e successivamente si unì in una propria bottega con il fratello Giuseppe. A differenza di questi rielaborò gli stimoli del periodo di formazione in un linguaggio scultoreo più completo per cui è più agevole ricostruirne un catalogo autonomo[1]. Tra queste opere si annoverano la Madonna con il Bambino (1708) per la demolita chiesa di Santa Croce alla Giudecca a Venezia (ora ricollocata nella chiesa di Sant'Antonio Abate a Lussingrande), gli altari della Beata Vergine del Rosario (1717-1723) – corredato nel fregio della cornice interna di quindici tondi a bassorilievo illustrativi dei Misteri del Rosario – e della Scuola del Santissimo Nome di Gesù (1725-1730) nel duomo di Pirano[2], il busto di Girolamo Foscarini nella cappella di famiglia a San Stae a Venezia alcune parti dello smembrato altare dei Santi Nicolò e Girolamo nel duomo di Udine[1], a cui si aggiungono le sculture realizzate dopo la morte di Giuseppe come il San Paolo (1741) nella parrocchiale di Pozzuolo del Friuli[3], il San Girolamo (1741 c.) nel duomo di Sacile o il San Zenone (1745) sulla facciata del Palazzo Comunale di Finale Emilia[1].

La bottega di Giuseppe e Paolo Groppelli

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Per la bottega di Giuseppe e Paolo il catalogo delle opere è naturalmente più cospicuo. Nel 1709 lavorarono all'altare della sagrestia di San Michele in Isola[1]. Nei due anni successivi realizzarono due grandi figure d'angelo erette sull'altare di San Francesco Saverio nelle chiesa di San Giacomo a Lubiana e due figure di angeli molto simil per l'altare della Beata Vergine nella cattedrale di Lubiana[4]. Nel 1712 circa parteciparono ai lavori del cantiere della facciata di San Stae, a loro è attribuibile certamente l'Angelo reggicartiglio sulla chiave d'arco del portale principale. Parteciparono alla grande fornitura di statue veneziane per il Giardino d'estate di San Pietroburgo prima con la Ninfa dell'Aria e la perduta Ninfa della Terra (1716) e più tardi le figure di Talia, Euterpe, Tersicore e Polimnia (anche quest'ultima perduta) inviate nel 1725.[1] Attorno al 1717 eseguirono diverse sculture per la chiesa degli Scalzi: nelle nicchie della navata i santi Pietro, Paolo, Bartolomeo, Giovanni Evangelista e nel presbiterio le sibille Ellespontica e Tiburtina[5]. Nel 1724-25 circa furono coinvolti, assieme a diversi altri scultori attivi a Venezia come Pietro Baratta, Francesco Cabianca, Antonio Tarsia e Giuseppe Torretti, nella cospicua decorazione della facciata della chiesa dei Gesuiti realizzando il San Matteo nella nicchia in basso a destra ed il San Giacomo Minore posto sulla trabeazione spezzata che divide la facciata. Nel 1727-1728 circa scolpirono le statue per la parrocchiale di Torviscosa: il San Francesco d'Assisi a pendant con il Sant'Antonio di Giuseppe Torretti sull'altare maggiore e la Madonna del Rosario sull'omonimo altare[1]. Dopo il 1728 scolpirono e firmarono le allegorie del Tatto e della Ragione per lo scalone di villa Giovanelli Colonna a Noventa Padovana.

  1. ^ a b c d e f Massimini.
  2. ^ De Grassi, p. 2
  3. ^ Klemenčič, pp. 115-116
  4. ^ Klemenčič, pp- 114-117
  5. ^ Klemenčič pp. 110-112
  • Massimo De Grassi, Scultori veneti in Istria: la bottega dei Groppelli, in Annales - Annali di Studi istriani e mediterranei, vol. 22, n. 1, Capodistria, Zgodovinsko društvo za južno Primorsko, 2012.
  • Matej Klemenčič, Nuovi contributi all'opera dei fratelli Paolo e Giuseppe Groppelli, Francesco Robba and the Venetian Sculpture of the Eighteenth Century - Papers from an International Symposium - Ljubljana, 16th - 18th October 1998, Ljubljana, Rokus, aprile 2000, pp. 109-124.
  • Camillo Semenzato, La scultura veneta del Seicento e del Settecento, Venezia, Alfieri, 1966.
  • Gastone Vio, Appunti per una migliore conoscenza dei Groppelli e dei Comin, in Arte veneta, vol. 37, Venezia, Alfieri, 1983.

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