Diocesi di Patti

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Diocesi di Patti
Dioecesis Pactensis
Chiesa latina
Suffraganea dell'arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela
Regione ecclesiasticaSicilia
 
Mappa della diocesi
Provincia ecclesiastica
Provincia ecclesiastica della diocesi
Collocazione geografica
Collocazione geografica della diocesi
 
VescovoGuglielmo Giombanco
Vicario generaleBasilio Rinaudo
Vescovi emeritiIgnazio Zambito
Presbiteri107, tutti secolari
1.524 battezzati per presbitero
Religiosi73 donne
 
Abitanti168.260
Battezzati163.140 (97,0% del totale)
StatoItalia
Superficie1.648 km²
Parrocchie84 (6 vicariati)
 
Erezione1157
Ritoromano
CattedraleSan Bartolomeo
ConcattedraleSanti Martiri del XX Secolo
Santi patroniSan Bartolomeo
IndirizzoVia Cattedrale 7, 98066 Patti [Messina], Italia
Sito webwww.diocesipatti.it
Dati dall'Annuario pontificio 2022 (ch · gc)
Chiesa cattolica in Italia
La statua della Madonna nera conservata nel santuario diocesano di Tindari.
Il santuario di Tindari.
Il seminario diocesano.

La diocesi di Patti (in latino: Dioecesis Pactensis) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela appartenente alla regione ecclesiastica Sicilia. Nel 2021 contava 163.140 battezzati su 168.260 abitanti. È retta dal vescovo Guglielmo Giombanco.

La diocesi comprende la città di Patti e altri 41 comuni della città metropolitana di Messina: Acquedolci, Alcara Li Fusi, Brolo, Capizzi, Capo d'Orlando, Capri Leone, Caronia, Castel di Lucio, Castell'Umberto, Cesarò, Ficarra, Floresta, Frazzanò, Galati Mamertino, Gioiosa Marea, Librizzi, Longi, Militello Rosmarino, Mirto, Mistretta, Montagnareale, Motta d'Affermo, Naso, Oliveri, Pettineo, Piraino, Raccuja, Reitano, San Fratello, San Marco d'Alunzio, San Piero Patti, San Salvatore di Fitalia, San Teodoro, Sant'Agata di Militello, Sant'Angelo di Brolo, Santo Stefano di Camastra, Sinagra, Torrenova, Tortorici, Tusa e Ucria. Confini naturali della diocesi sono la fascia tirrenica che va da Oliveri a Tusa, per una lunghezza di circa 102 chilometri, e la catena montuosa dei Nebrodi.

Sede vescovile è la città di Patti, dove si trova la basilica cattedrale di San Bartolomeo, un antico edificio ad unica navata all'interno del quale sono custodite oltre al simulacro e al reliquiario di santa Febronia, anche la tomba in stile rinascimentale della regina Adelasia del Vasto, moglie del gran conte Ruggero I d'Altavilla. Sempre a Patti è presente la concattedrale dei Santi Martiri del XX secolo, consacrata nel 2012[1]. Nel territorio diocesano sorge anche l'importante santuario mariano di Tindari, basilica minore[2].

Vicariati e parrocchie

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Il territorio si estende su 1.648 km² ed è suddiviso in 84 parrocchie, raggruppate in 6 vicariati foranei.

  • Vicariato foraneo di Patti, che comprende le parrocchie di Patti, Montagnareale, Oliveri, Gioiosa Marea, San Piero Patti e Librizzi.
  • Vicariato foraneo di Brolo, che comprende le parrocchie di Brolo, Ficarra, Gioiosa Marea, Piraino, Raccuja, Sant'Angelo di Brolo, Sinagra e Ucria.
  • Vicariato foraneo di Capo d'Orlando, che comprende le parrocchie di Capo d'Orlando, Castell'Umberto, Naso, San Salvatore di Fitalia e Tortorici.
  • Vicariato foraneo di Rocca di Capri Leone, che comprende le parrocchie di Capri Leone, Frazzanò, Galati Mamertino, Longi, San Marco d'Alunzio e Torrenova.
  • Vicariato foraneo di Sant'Agata di Militello, che comprende le parrocchie di Sant'Agata di Militello, Acquedolci, Alcara Li Fusi, Cesarò, Militello Rosmarino, San Fratello e San Teodoro.
  • Vicariato foraneo di Santo Stefano di Camastra, che comprende le parrocchie di Santo Stefano di Camastra, Capizzi, Caronia, Castel di Lucio, Mistretta, Motta d'Affermo, Reitano e Tusa.

Le origini della diocesi di Patti, erede dell'antica diocesi di Tindari, eretta all'inizio del VI secolo, risalgono alla fine dell'XI secolo, quando il conte Ruggero intraprese la riconquista della Sicilia sottraendola agli arabi. Ruggero fondò a Patti l'abbazia benedettina intitolata al Santissimo Salvatore (prima di marzo 1094)[3], che fu unita a quella che il medesimo aveva fondato sull'isola di Lipari, di modo che le due abbazie furono governate da un solo abate, Ambrogio, benché avessero distinti priori.

Il 14 settembre 1131[4] l'antipapa Anacleto II, con l'appoggio di Ruggero II, eresse in vescovato le due abbazie, nominando come vescovo l'abate Giovanni. Questi atti furono tuttavia abrogati da papa Innocenzo II nel 1139, nel corso del secondo concilio lateranense, ed il vescovo Giovanni fu deposto.

Nel 1157 papa Eugenio III eresse le diocesi di Patti e di Lipari, unite aeque principaliter, e nominò il primo vescovo, Gilberto. Papa Alessandro III nel 1166 assoggettò le due diocesi alla sede metropolitana di Messina.

Nel XIV secolo Lipari e Patti entrarono a far parte di due entità politiche diverse, il regno di Napoli e il regno di Sicilia, cosa che portò inevitabilmente alla separazione delle due diocesi.[5] Infatti, l'unione rimase fino al 18 aprile 1399, quando papa Bonifacio IX, con il breve Dudum ex certis[6], separò le due diocesi e trasferì il vescovo Francesco Gattolo alla sede di Lipari, e nominò Francesco Hermemir per la sede di Patti. Con un'altra bolla, lo stesso papa dovette determinare i possedimenti di ciascuno, sui quali i due prelati avevano trovato modo di litigare. Con queste decisioni la diocesi di Patti comprendeva i centri di Patti, Gioiosa, Librizzi, Montagnareale e Sorrentini e parte del territorio di San Salvatore di Fitalia.

Nel 1588 il vescovo Gilberto Isfar y Corillas, assegnando una rendita stabile per l'educazione dei chierici, istituì il seminario diocesano, anche se l'atto di fondazione fu promulgato il 16 dicembre 1656 dal vescovo Ludovico Alfonso de Los Cameros. Nel 1865 due terzi dell'edificio del seminario furono incamerati dallo stato, che si appropriò anche di quattro conventi di Patti, per adibirli a scuole, caserme e cimitero. Solo nel 1924 il vescovo Ferdinando Fiandaca vinse una causa civile e riottenne parte degli edifici sequestrati. [7] Fino all'abolizione del feudalesimo in Sicilia i vescovi di Patti esercitavano, su larga parte del territorio della diocesi, i diritti e i doveri di signore feudale, potendosi fregiare anche dei titoli di gran castellano di Patti, barone di Gioiosa Guardia, principe o dinasta del Santissimo Salvatore e conte di Librizzi. In età normanna, sveva ed angioina, come si evince dalla ricca documentazione dell'archivio storico diocesano, la diocesi di Patti possedeva un cospicuo patrimonio immobiliare e terriero non solo nella città episcopale e nella diocesi, ma nell'intera isola.[8]

Tra i vescovi di Patti si possono ricordare: san Pietro Tommaso (1354-1359), che ebbe importanti incarichi di pacificazione tra i principi cristiani; Arnaldo Albertin (1534-1544), che indisse il primo sinodo diocesano nel 1537; Bartolomé Sebastián de Aroitia (1549-1567) e Gilberto Isfar y Corillas (157-1600), che furono tra i principali vescovi attuatori delle riforme introdotte dal concilio di Trento; Michelangelo Celesia (1860-1871), che a causa dei dissidi con il governo italiano non poté mai prendere possesso della diocesi; Antonio Mantiero, che per un breve periodo (1935-1936) assommò anche la carica di prelato di Santa Lucia del Mela.

Con bolla di papa Pio VII del 22 marzo 1822,[9] divenuta esecutiva nel 1824, la diocesi ingrandì notevolmente il proprio territorio con l'annessione di ventiquattro centri abitati sottratti all'arcidiocesi di Messina. Ulteriori annessioni furono effettuate nel 1844 con dieci abitati provenienti dalle diocesi di Cefalù (Castelluccio, Mistretta, Motta d'Affermo, Pettineo, Reitano, Santo Stefano di Camastra, Tusa) e di Nicosia (Capizzi, Cesarò, San Teodoro). Da allora il territorio diocesano è rimasto immutato.

Giovanni Previtera, vescovo di Patti dal 1888 al 1903, commissionò e sovvenzionò la ristrutturazione dell'antico santuario mariano di Tindari, i cui lavori furono completati dopo la sua morte. Fondò l'istituto della Sacra Famiglia per l'educazione di giovani fanciulle e la Banca Cattolica di Patti per la promozione del microcredito e l'assistenza sociale. Fondò la rivista "Il tindari".

Il 12 giugno 1988 la diocesi ha ricevuto la visita pastorale di papa Giovanni Paolo II.

Santi della diocesi e patroni

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Cronotassi dei vescovi

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Si omettono i periodi di sede vacante non superiori ai 2 anni o non storicamente accertati.

La diocesi nel 2021 su una popolazione di 168.260 persone contava 163.140 battezzati, corrispondenti al 97,0% del totale.

anno popolazione presbiteri diaconi religiosi parrocchie
battezzati totale % numero secolari regolari battezzati per presbitero uomini donne
1950 217.850 218.000 99,9 207 183 24 1.052 31 142 71
1970 200.000 200.000 100,0 170 147 23 1.176 28 203 82
1980 166.900 168.600 99,0 159 145 14 1.049 17 154 83
1990 169.500 171.600 98,8 142 131 11 1.193 14 123 84
1999 160.000 164.000 97,6 134 127 7 1.194 1 16 138 84
2000 160.000 164.000 97,6 134 127 7 1.194 7 130 84
2001 160.000 164.000 97,6 132 125 7 1.212 7 135 84
2002 160.000 164.000 97,6 129 125 4 1.240 4 134 84
2003 160.000 164.000 97,6 126 122 4 1.269 7 137 84
2004 160.000 164.000 97,6 120 116 4 1.333 7 136 84
2013 161.400 166.400 97,0 113 113 1.428 120 84
2016 164.700 169.800 97,0 106 106 1.553 87 84
2019 163.760 168.900 97,0 106 106 1.544 82 84
2021 163.140 168.260 97,0 107 107 1.524 73 84
  1. ^ B. Scalisi (a cura di), La basilica blu dei martiri del XX secolo. Concattedrale di Patti, Patti, 2012
  2. ^ Decreto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, 30 luglio 2018; Prot. 297/18.
  3. ^ Diploma di fondazione in: Pirri, Sicilia sacra, vol. II, p. 770.
  4. ^ Testo della bolla pontificia in: Luciano Catalioto, Il Vescovato di Lipari-Patti in età normanna (1088-1194). Politica, economia, società in una sede monastico-episcopale della Sicilia, Intilla, Messina, 2007, pp. 86-88, e doc. 30 e 31.
  5. ^ Sulle complesse vicende che portarono alla separazione delle due sedi, vedasi: Frate Umbertino e la separazione della diocesi. Le mire del duca Martino. Papa Bonifacio IX divide la diocesi Archiviato il 23 settembre 2015 in Internet Archive., in "Archivio Storico Eoliano" Archiviato il 12 agosto 2015 in Internet Archive..
  6. ^ Breve in Sicilia sacra, vol. II, pp. 956-957.
  7. ^ Sulle complesse vicende del Seminario diocesano, B. Rinaudo Il Seminario Vescovile di Patti e la Biblioteca Divus Thomas. Profilo storico documentato (1588-2008), Patti, L'Ascesa, 2009.
  8. ^ Luciano Catalioto, La città e il vescovato di Lipari-Patti tra XIV e XV secolo. Politica, economia, società in una sede monastico-episcopale della Sicilia aragonese, in Ante quam essent episcopi erant civitates: i centri minori dell'Italia Tardomedievale, Messina, 2010, p. 238.
  9. ^ Bolla Pro pastorali sollicitudine in: Bullarii romani continuatio, XV, Roma 1855, pp. 487-489.
  10. ^ La sede risulta essere vacante nel 1206; Kamp, op. cit., p. 1081.
  11. ^ In un diploma del 1219 è menzionato un "vescovo eletto", indicato semplicemente con la lettera iniziale del suo nome. In un altro documento del medesimo anno, del 19 settembre, la sede di Patti risulta essere vacante e gestita da un R. administrator temporalium. Kamp, op. cit., p. 1083.
  12. ^ Il trasferimento a Capua ebbe breve durata o forse non si realizzò, perché il 27 marzo 1227 Giacomo è ancora documentato come vescovo di Patti e Lipari; Kamp, op. cit., p. 1083.
  13. ^ Secondo Ughelli (Italia sacra, vol. I, col. 778), Pagano sarebbe morto il 22 marzo 1246; tuttavia il suo episcopato non durò fino a quella data, essendo documentati altri vescovi, ignoti a Ughelli e a Pirri.
  14. ^ Pirri e gli autori che ne dipendono inseriscono dopo Pagano un vescovo di nome Rinaldo (dal 1248), frutto però di un'errata lettura dei manoscritti; si tratta in realtà di Rainaldo di Agrigento; Kamp, op. cit., p. 1095, nota 137.
  15. ^ Restano a tutt'oggi inspiegabili i motivi che spinsero il papa a confermare la nomina di Bartolomeo mentre era ancora in vita Filippo. Bartolomeo tuttavia riuscì a prendere possesso della propria Chiesa solo nel 1266.
  16. ^ Sulle intricate vicende che videro coinvolti i vescovi Filippo, Bonconte di Pendenza e Bartolomeo vedasi: Luciano Catalioto, La civitas Pactarum tra Svevi e Angioini: il controverso vescovato di Bartolomeo Varelli de Lentino (1252-1284), in Mediterranea-Ricerche storiche, 29 (2013), pp. 447-472.
  17. ^ Secondo Eubel (vol. I, p. 384, note 7 e 8) Pietro I e Francesco di Pietro, documentati da Gams, sarebbero lo stesso vescovo, la cui elezione, fatta dal capitolo, fu respinta dalla Santa Sede.
  18. ^ Di fatto, dal 1392, Ubertino poté esercitare la sua giurisdizione episcopale solo su Lipari, essendogli impedito di mettere piede a Patti, dove il duca Martino nominò successivamente due amministratori apostolici: Giovanni di Aragona (1392-1393) e Giovanni di Thaust (1393-1397).
  19. ^ Morì prima di essere consacrato vescovo. C. Nicotra, Il Carmelo catanese nella storia e nell'arte, 1977, Tipografia Samperi, p. 140.
  20. ^ Nominato arcivescovo titolare di Cirro.
  21. ^ Nominato arcivescovo titolare di Leontopoli di Augustamnica.

Voci correlate

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