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Reichsdeputationshauptschluss

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Il Reichsdeputationshauptschluss[1], ovvero Relazione conclusiva (Hauptschluss) della Deputazione imperiale (Reichsdeputation) fu l'ultima legge di rilievo del Sacro Romano Impero prima della sua dissoluzione. Fu promulgata nell'ultima seduta della Dieta perpetua il 25 febbraio 1803 a Ratisbona. Alla base di questo testo era il trattato di Lunéville (1801), che nel suo art. 7 prevedeva una serie di risarcimenti territoriali da parte dell'Austria alla Francia.

Storia e contenuti

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Le guerre napoleoniche avevano spostato il confine francese sino alla sponda del Reno, privando molti principi tedeschi dei loro possedimenti sulla riva sinistra del fiume. Una gran parte dei territori dei principi elettori ecclesiastici e tutte le loro capitali (Colonia, Magonza e Treviri), nonché la maggior parte dell'Elettorato Palatino si trovavano ora in territorio francese. Erano stati cancellati quattro dei sette principi elettori.

La Deputazione imperiale stabilì di risarcire i principi laici che avevano perduto i propri possedimenti durante le guerre seguite alla Rivoluzione francese. Si decise che questo avrebbe avuto luogo attraverso la secolarizzazione dei principati ecclesiastici, oltre che con l'assorbimento di piccoli principati laici. A tale scopo vennero cancellati i principati ecclesiastici, ad eccezione di quello di Magonza, i cui territori superstiti sulla riva destra del Reno vennero uniti a quelli del principato di Aschaffenburg e dell'ex vescovato di Ratisbona; l'allora arcivescovo di Magonza, Karl Theodor von Dalberg, avrebbe mantenuto il titolo di principe elettore e arcicancelliere dell'Impero, trasferendosi a Ratisbona, elevata perciò ad arcidiocesi.

Anche altri possedimenti ecclesiastici, come alcuni conventi e le sontuose residenze dei principi ecclesiastici, vennero espropriati dai principi laici. Le città libere dell'Impero persero la loro indipendenza e vennero assegnate ai principati maggiori, ad eccezione di Augusta, Lubecca, Norimberga, Francoforte, Brema e Amburgo.

La secolarizzazione risparmiò in un primo tempo i beni dell'Ordine Teutonico e dell'Ordine di Malta. Nello stesso tempo, la dignità di Principe elettore dei tre disciolti principati ecclesiastici e del principato laico del Palatinato venne trasmessa ai principati di Ratisbona, Salisburgo (che passò la dignità elettorale nel 1805 a Würzburg), Württemberg, Baden e Assia-Kassel.

Il provvedimento venne approvato all'unanimità nel marzo del 1803. Tuttavia, già dalla fine del 1802 la maggior parte dei principi ecclesiastici aveva rinunciato ai propri diritti sovrani e, pertanto, perso il diritto di prender parte alla dieta perpetua. Anche i principi ecclesiastici che inizialmente erano presenti ai lavori (per esempio i vescovi di Passavia, Frisinga, Trento e Bressanone) nel gennaio 1803 avevano deliberato di non partecipare alle sedute conclusive della dieta: intendevano in questo modo evitare che si deliberasse il loro scioglimento. Così non fu, e nell'aprile dello stesso anno l'imperatore Francesco II diede il suo placet alla deliberazione.

Secolarizzazione

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Sin dall'epoca medievale, il territorio tedesco, come quello dell'Italia settentrionale, era stato costellato da possedimenti ecclesiastici costituiti in feudi autonomi, ma dipendenti formalmente dall'imperatore. In Germania, in particolare, moltissime erano le autorità locali, vescovati, abbazie e conventi che godevano di poteri temporali, oltre che spirituali, su determinati territori. Già durante il periodo della Riforma molti territori governati da vescovi ed abati vennero secolarizzati dai principi protestanti. Sul finire del XVII secolo la Controriforma cercò di fermare questa fase e di riconvertire molti dei territori secolarizzati, contribuendo ai dissidi nella Guerra dei trent'anni. La Pace di Vestfalia confermò infine gli stati secolarizzati.

Soldati austriaci e monaci all'abbazia di Salem al tempo della secolarizzazione

Nel 1794 gli eserciti della Francia rivoluzionaria imperversavano nella Renania e, col Trattato di Campoformio del 1797, l'imperatore Francesco II del Sacro Romano Impero riconobbe l'annessione francese di tutti i territori ad ovest del Reno. Anche in questo caso, per compensare la perdita territoriale subita, l'imperatore si rivalse sulla secolarizzazione di principati vescovili in Germania.

In molti casi i territori secolarizzati venivano annessi dal principato di maggiore entità nei pressi oppure venivano concessi a quei principi che avevano perduto i loro territori in Renania. Da quest'ultima spoliazione sopravvissero solo tre stati non secolari, di cui il più noto fu l'arcivescovato di Magonza, che divenne l'arcivescovato di Ratisbona mentre gli altri due riguardarono le terre dell'Ordine Teutonico sotto il loro Gran Maestro, e i domini del Sovrano Militare Ordine di Malta facenti capo al Gran priorato di Heitersheim.

Monasteri ed abbazie persero la loro ragion d'essere ed abbandonarono le terre, chiudendo i battenti dei centri spirituali. I rimanenti stati ecclesiastici vennero secolarizzati proprio con la fine del Sacro Romano Impero nel 1806. Ratisbona venne annessa alla Baviera nel 1809, ma l'arcivescovo ottenne a titolo vitalizio il nuovo granducato di Francoforte la cui vera capitale, Aschaffenburg, era già la sede della sua Corte. In quello stesso anno Napoleone sciolse i cavalieri teutonici, concedendo i loro territori al Regno di Württemberg.

La firma della relazione finale del 1803 rappresentò in questo senso la più grande ridistribuzione territoriale in Germania prima del 1945. Circa 73.000 km2 di territori ecclesiastici, che comprendevano 2,36 milioni di abitanti e 12,72 milioni di gulden all'anno di tassazione, vennero trasferiti sotto nuovi governanti.[2] La ragione fu quella di compensare i principi che avevano perduto i loro territori a danno della Francia, ma in realtà venne messa in discussione la stessa istituzione temporale facente capo alla Chiesa: il Baden ricevette un territorio sette volte maggiore rispetto a quello perduto, la Prussia quasi cinque volte quello ceduto. L'Elettorato di Hannover ottenne il principato vescovile di Osnabrück pur non avendo dovuto cedere nulla.[3]

La posizione di Reichskirche della Chiesa cattolica in Germania non venne quindi diminuita, ma praticamente demolita alla base, dal momento che la Chiesa di Roma perse il suo ruolo costituzionale nell'Impero; gran parte delle università cattoliche vennero chiuse, assieme a centinaia di monasteri e a molte fondazioni cattoliche. Per certi versi si può dire che a livello ecclesiastico la Reichsdeputationshauptschluss fece in Germania quello che la rivoluzione francese aveva fatto in Francia.[4]

Stati secolarizzati

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Vescovati ed Arcivescovati

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Abbazie, conventi e prevosture

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Gli Stati secolari

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Il Württemberg raddoppiò la propria estensione territoriale, assorbendo 15 città libere imperiali (in arancione) ed un gran numero di principati abbaziali, principati secolari ed altri piccoli territori, nel corso della mediatizzazione del 1803

Anche se il numero degli Stati componenti l'impero era sensibilmente diminuito dalla Guerra dei trent'anni, esso continuava ad attestarsi attorno al numero di 200 all'avvento della repubblica in Francia. La sconfitta della Prima coalizione ebbe come risultato la secolarizzazione degli Stati ecclesiastici e l'annessione alla Francia di tutte le terre ad ovest del Reno. Gli alleati tedeschi di Napoleone furono in grado in molti casi di ottenere territori e status che poi poterono mantenere nel corso degli anni.

La mediatizzazione (ovvero la trasformazione di molti piccoli principati, prima immediatamente soggetti all'imperatore, in vassalli dei principati maggiori) trasferì spesso la sovranità di piccoli Stati secolari ai loro vicini più grandi: circa 100 principati subirono questa sorte.

Il Congresso di Vienna, del resto, tra il 1814 ed il 1815 deliberò di non ricostituire i principati e le città libere mediatizzate.

Principati mediatizzati

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Dal momento che le casate di Ostein, Sinzendorf e Wartenberg si estinsero dopo la mediatizzazione, ma prima del 1830, non vengono conteggiate nelle casate mediatizzate. Per varie ragioni, Aspremont-Lynden, Bentinck, Bretzenheim, Limburg-Styrum e Waldeck-Limpurg sono escluse anch'esse. L'Assia-Homburg non venne mai considerata uno stato sovrano dall'Assia-Darmstadt e quindi tecnicamente non venne mai mediatizzata, e l'Assia-Kassel venne annesso al Regno di Vestfalia ma successivamente la sua sovranità venne restaurata. Schönburg venne mediatizzata all'Elettorato di Sassonia nel XVIII secolo.

Città libere dell'Impero mediatizzate

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Lo stesso argomento in dettaglio: Città libera dell'Impero.

Molte di questi stati dal 1806 passarono a far parte della Confederazione del Reno. Gli ultimi ad essere mediatizzati furono il principato degli Arenberg (annesso alla Francia nel 1810, e non ristabilito nel 1814), quelli di Isenburg e di Leyen (mediatizzati nel 1814 dal Congresso di Vienna), quelli di Salm (i cui stati sopravvissero dal 1811 al 1813); ed infine quello degli Stolberg (annesso alla Prussia nel 1815).

Tra il 1806 ed il 1814 vennero mediatizzati tutti gli altri stati creati direttamente da Napoleone in Germania. Questi includevano:

Le uniche città tedesche a non venire abolite nel 1803 furono:

Secolarizzazione dei principati ecclesiastici e mediatizzazione mutarono completamente il carattere dell'Impero. I principi ecclesiastici erano stati tradizionalmente il puntello principale che teneva assieme l'impero, e questo venne meno. La cosiddetta Reichskirche (in italiano Chiesa imperiale), ovvero il sistema che legava i vescovi agli imperatori nell'esercizio del potere, cessò d'esistere. In questo giocarono un ruolo significativo le posizioni anticlericali della Francia, che, in questo modo, indeboliva fortemente la posizione dell'imperatore. Una delle conseguenze fu che il collegio dei principi elettori mutò la propria composizione confessionale, assegnando la maggioranza agli evangelici.

Mutarono anche gli equilibri interni dell'impero: alcuni principati come Baden, Baviera, Württemberg e Prussia ebbero notevoli vantaggi territoriali. In questo modo Napoleone era riuscito a creare una serie di stati satelliti che potevano creare difficoltà agli Asburgo, senza peraltro impensierire la Francia.

Ad avvantaggiarsi maggiormente fu la Prussia, che ottenne i principati vescovili di Hildesheim e di Paderborn, parte di quello di Münster e di quello di Magonza, compresi i territori della Turingia prima soggetti all'arcivescovo di Magonza, le città imperiali di Mühlhausen, Nordhausen e Goslar, oltre ai territori soggetti ai monasteri di Quedlinburg, Elten, Essen, Werden e Cappenberg.

Acquisti e cessioni territoriali e di popolazione (con arrotondamenti)
cessioni acquisti
borderpx Prussia 2000 km²
140000 abitanti
12000 km²
600000 abitanti
borderpx Baviera 10000 km²
600000 abitanti
14000 km²
850000 abitanti
borderpx Baden 450 km²
30000 abitanti
2000 km²
240000 abitanti
borderpx Württemberg 400 km²
30000 abitanti
1500 km²
120000 abitanti

La fine del Sacro Romano Impero

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Lo stesso argomento in dettaglio: Dissoluzione del Sacro Romano Impero.

Con la pace di Presburgo (26 dicembre 1805) Francesco II aveva dovuto accettare la piena sovranità di Baviera, Württemberg e Baden, che in questo modo venivano equiparati ad Austria e Prussia. Il 12 luglio 1806 il Regno di Baviera, il Regno di Württemberg, il Granducato di Baden, il Granducato d'Assia, il Ducato di Nassau, il Granducato di Berg, oltre ad altri principati, fondarono a Parigi la Confederazione del Reno, patrocinata da Napoleone. Il primo agosto i membri della lega proclamarono la loro secessione dall'impero.

Il 6 agosto 1806 Francesco II dichiarò sciolto il Sacro Romano Impero, rinunciando alla corona. Si trattava di un passo progettato da tempo, che però venne affrettato da un ultimatum: il 22 luglio i francesi avevano comunicato che, se Francesco non avesse abdicato, le truppe francesi avrebbero attaccato l'Impero austriaco. Per evitare la perdita dello status di imperatore (perdita prevista da tempo), due anni prima Francesco II aveva proclamato l'Impero d'Austria.

  1. ^ Fino alla riforma ortografica tedesca, nel 1996, il termine veniva scritto Reichsdeputationshauptschluß; tale variante si può trovare nella letteratura più antica.
  2. ^ Whaley, p. 620.
  3. ^ Whaley, p. 621.
  4. ^ Whaley, p. 623.
  • (DE) Ulrich Hufeld (a cura di), Der Reichsdeputationshauptschluss von 1803. Eine Dokumentation zum Untergang des Alten Reiches, Köln, Böhlau, ISBN 3-8252-2387-6.
  • (DE) Harm Klueting (a cura di), 200 Jahre Reichsdeputationshauptschluß. Säkularisation, Mediatisierung und Modernisierung zwischen Altem Reich und neuer Staatlichkeit, Münster, 2005, ISBN 3-402-05616-X.
  • (DE) Ingo Knecht, Der Reichsdeputationshauptschluß vom 25. Februar 1803. Rechtmäßigkeit, Rechtswirksamkeit und verfassungsgeschichtliche Bedeutung, Berlin, Duncker & Humblot, 2007, ISBN 978-3-428-12213-4.
  • (EN) Joachim Whaley, Germany and the Holy Roman Empire, vol. 2 (1493-1806), Oxford University Press, 2011, ISBN 9780199688838.

Voci correlate

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