Estispicina: differenze tra le versioni
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L<nowiki>'</nowiki>'''estispicina''' (ma anche '''extispicina''' o '''epatoscopia''') è una pratica [[divinazione|divinatoria]]. Consiste nell'analisi delle interiora degli animali sacrificati (soprattutto caprini e volatili). |
L<nowiki>'</nowiki>'''estispicina''' (ma anche '''extispicina''' o '''epatoscopia''' o '''ieromanzia'''<ref>Da ''ieromante'', a sua volta dal greco ''ieròs'', "sacro", e ''mántis'', "indovino".</ref>) è una pratica [[divinazione|divinatoria]]. Consiste nell'analisi delle interiora degli animali sacrificati (soprattutto caprini e volatili). |
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Questa pratica, parallela all'interpretazione del volo degli uccelli e delle scie luminose dei fulmini o altri presagi, era rivolta a scoprire il volere delle [[divinità]] e spesso faceva parte di un [[Rito|rituale]] che i [[Antica Roma|Romani]] chiamavano '''''extispĭcĭum'''''. Il [[Sacerdozio (religione romana)|sacerdote romano]] che praticava l'epatoscopia era chiamato ''extispex''. |
Questa pratica, parallela all'interpretazione del volo degli uccelli e delle scie luminose dei fulmini o altri presagi, era rivolta a scoprire il volere delle [[divinità]] e spesso faceva parte di un [[Rito|rituale]] che i [[Antica Roma|Romani]] chiamavano '''''extispĭcĭum'''''. Il [[Sacerdozio (religione romana)|sacerdote romano]] che praticava l'epatoscopia era chiamato ''extispex''. |
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Tra i Romani, [[Flavio Filostrato|Filostrato]] racconta del processo di [[Apollonio di Tiana]], accusato di estispicina umana ([[antropomanzia]]) per aver sacrificato un ragazzo in una pratica magica contro l'imperatore. Non di rado l'estispicina veniva praticata prima della partenza per la guerra o di una battaglia. La letteratura antica è ricca di tali episodi e testimonia la grande importanza data alla consultazione delle viscere in campo divinatorio. Molta importanza ebbe l'estispicina nella storia della [[medicina]], avendo dato il primo impulso alla costruzione di modelli anatomici di animali. La pratica andò in disuso o venne vietata con l'affermarsi del [[Cristianesimo]]. |
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==Bibliografia== |
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Versione delle 17:53, 18 feb 2012
L'estispicina (ma anche extispicina o epatoscopia o ieromanzia[1]) è una pratica divinatoria. Consiste nell'analisi delle interiora degli animali sacrificati (soprattutto caprini e volatili).
Questa pratica, parallela all'interpretazione del volo degli uccelli e delle scie luminose dei fulmini o altri presagi, era rivolta a scoprire il volere delle divinità e spesso faceva parte di un rituale che i Romani chiamavano extispĭcĭum. Il sacerdote romano che praticava l'epatoscopia era chiamato extispex.
Storia dell'estispicina
Le origini dell'estispicina sono incerte. Già nel 3000 a.C. i Babilonesi la praticavano ispezionando le interiora di capi di bestiame, per lo più caprini con particolari caratteristiche somatiche. L'estispicina divenne tra i Babilonesi di particolare complessità. Il fegato era considerato il luogo d'origine del sangue e, pertanto, della vita stessa. I sacerdoti, chiamati a bārû, rivolgevano l'indagine, oltre al fegato, anche ai lobi, alla cistifellea, all'appendice, alla dimensione e alla dislocazione degli organi. Se la cistifellea era ingrossata dal lato destro, ciò poteva essere segno di un futuro incremento della potenza militare del sovrano; se era ingrossata dal lato sinistro, poteva predire una imminente vittoria dei nemici. Altri segni erano tratti dalla misura del condotto biliare il quale, se molto lungo, poteva lasciare prevedere una lunga vita per chi avesse richiesto il rito divinatorio e altri significati ancora venivano riconosciuti dalla presenza o dall'assenza di calcoli (calcolosi).
L'arte divinatoria ebbe particolare successo e si diffuse da Babilonia fino alla penisola italica dove gli Etruschi la diffusero tra i Romani e i Greci. Il più antico modello anatomico destinato alle pratiche ieroscopiche risale al 2000 a.C. In Italia, l'estispicina venne praticata dagli Etruschi che la insegnarono ai Romani. Nel 1887, a Piacenza, venne scoperto un modello in bronzo del fegato di un montone, risalente all'incirca al 100 a.C., che contiene un certo numero di incisioni tracciate con il bulino ed i nomi di una quarantina di divinità; tale modello rappresenta al tempo stesso la struttura del mondo e la distribuzione del pantheon.
Secondo gli Etruschi, il padre della ieromanzia fu Tagete. Così viene descritto il suo arrivo:“Nel corso del suo consueto lavoro agricolo, un abitante di Tarquinia vide affiorare da uno dei solchi un genio di dimensioni minute con il volto infantile, ma dai capelli grigi e dalla saggezza di un vegliardo. Lo stupore lasciò il posto alla devozione e l'intera Etruria accorse sul luogo, ricevette l'insegnamento delle regole fondamentali della "Disciplina" etrusca da parte di questo genio che si chiamava Tagete ed era addirittura il nipote di Giove".
L'arte dell'estispicina giunse ad un notevole grado di raffinatezza nella cultura etrusca e il rito era particolarmente sentito dalla popolazione, sempre numeroso in questo tipo di celebrazioni (spesso drammatiche o spettacolari). Il rito era segnato da alcune tappe fondamentali. Colui che praticava l'estispicio, in genere un iniziato o divinatore, sceglieva il capro (di norma un montone) e procedeva alla sua eliminazione. Anche il comportamento della bestia, la quantità di sangue sparsa e il tempo per espirare erano interpretati come segni della divinità che si manifestava attraverso l'animale sacrificato (arte aruspicina). Dopo un'accurata ispezione (a cui potevano partecipare più divinatori e che richiedeva più tempo), la creatura veniva arsa su un altare per poterne trarre gli ultimi auspici a seconda del colore della fiamma sacrificale (empiromanzia) e del fumo liberato dalla combustione (capnomanzia).
Anche gli ebrei conobbero l'estispicina e più brani dell'Antico testamento della Bibbia ne fanno riferimento come in Genesi XLIV, 5,12 in cui è narrato della coppa per la divinazione di Giuseppe trovata nel sacco di Beniamino; in Numeri XXII, 7, dove si racconta che gli anziani di Moab e Midian si recarono da Balaam con i resti del rito divinatorio nelle loro mani; in Ezechia XXI, 21 quando il re di Babilonia in piedi "osservò il fegato" (epatoscopia).
Tra i Romani, Filostrato racconta del processo di Apollonio di Tiana, accusato di estispicina umana (antropomanzia) per aver sacrificato un ragazzo in una pratica magica contro l'imperatore. Non di rado l'estispicina veniva praticata prima della partenza per la guerra o di una battaglia. La letteratura antica è ricca di tali episodi e testimonia la grande importanza data alla consultazione delle viscere in campo divinatorio. Molta importanza ebbe l'estispicina nella storia della medicina, avendo dato il primo impulso alla costruzione di modelli anatomici di animali. La pratica andò in disuso o venne vietata con l'affermarsi del Cristianesimo.
Note
- ^ Da ieromante, a sua volta dal greco ieròs, "sacro", e mántis, "indovino".
Bibliografia
- The Evolution of Modern Medicine by William Osler (1913)