Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est
L'Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est (in arabo الإدارة الذاتية لشمال وشرق سوريا?; in curdo Rêveberiya Xweser a Bakur û Rojhilatê Sûriyey; in siriaco ܡܕܰܒܪܳܢܘܬ݂ܳܐ ܝܳܬ݂ܰܝܬܳܐ ܠܓܰܪܒܝܳܐ ܘܡܰܕܢܚܳܐ ܕܣܘܪܝܰܐ; in turco Kuzey ve Doğu Suriye Özerk Yönetimi), anche nota come Siria del Nord-Est o Rojava, è una regione autonoma de facto nel nord-est della Siria, non ufficialmente riconosciuta da parte del governo siriano.
Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est Regione autonoma de facto | |
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(AR) الإدارة الذاتية لشمال وشرق سوريا (KU) Rêveberiya Xweser a Bakur û Rojhilatê Sûriyey (SYR) ܡܕܰܒܪܳܢܘܬ݂ܳܐ ܝܳܬ݂ܰܝܬܳܐ ܠܓܰܪܒܝܳܐ ܘܡܰܕܢܚܳܐ ܕܣܘܪܝܰܐ (TR) Kuzey ve Doğu Suriye Özerk Yönetimi | |
Localizzazione | |
Stato | Siria |
Amministrazione | |
Capoluogo | Ayn Issa |
Data di istituzione | 21 marzo 2014 |
Territorio | |
Coordinate del capoluogo | 36°23′07″N 38°51′34″E |
Abitanti | 4 600 000[1] (2014) |
Altre informazioni | |
Lingue | arabo, curdo, siriaco, turco e adighè |
Fuso orario | UTC+2 |
Cartografia | |
Costituitasi a partire dal 2012 inizialmente in aree a maggioranza curda, nel contesto della guerra civile siriana, la regione si estese progressivamente anche ad aree a maggioranza araba, assira e turcomanna precedentemente occupate dallo Stato Islamico, integrandone le comunità. L'organo legislativo è rappresentato dal Consiglio Democratico Siriano, mentre le Forze Democratiche Siriane ne rappresentano l'ala militare.
Nome
modificaIl nome ufficiale della regione è "Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est".[2] Tra il 2016 e il 2017 la regione si chiamò ufficialmente "Federazione Democratica del Rojava-Siria del Nord" e tra il 2017 e il 2018 "Federazione Democratica della Siria del Nord".[3] Nome spesso usato per riferirsi alla regione è Rojava, che in lingua curda significa "Occidente".[4]
Storia
modificaContesto storico
modificaA partire dagli anni 1960 e 1970 lo Stato siriano avviò politiche di arabizzazione forzata in Siria settentrionale.[5] La regione rimase sottosviluppata dal punto di vista delle infrastrutture, la cultura curda venne repressa, così come le libertà civili e politiche. Nel 1962 a 120000 curdi siriani venne revocata la cittadinanza siriana, rendendoli di fatto apolidi,[6][7] e confiscati i terreni. Migliaia di arabi dal resto della Siria vennero insediati nella Giazira, nella cosiddetta "cintura araba", in modo da alterarne la composizione etnica.[8] Le tensioni etniche e politiche precipitarono nel 2004 in occasione dei moti di al-Qamishli, quando manifestanti curdi si scontrarono con manifestanti arabi e con le forze di sicurezza.[9] Nel 2010 lo Human Rights Watch stimò a 300000 il numero dei curdi apolidi in Siria.[10]
Lo scoppio della guerra civile
modificaNel 2012, nell'ambito della guerra civile siriana, il Partito dell'Unione Democratica e il Consiglio Nazionale Curdo istituirono il Comitato Supremo Curdo e le forze governative si ritirarono dalle regioni a maggioranza curda.[11] Le Unità di Protezione Popolare, sostenute dalle Unità di Protezione delle Donne, presero il controllo delle principali regioni curde, scontrandosi poi con le varie forze di opposizione, soprattutto contro quelle islamiste. Nel 2013 il Partito dell'Unione Democratica abbandonò il Comitato Supremo Curdo e avviò la costruzione di uno Stato multietnico nei propri territori. Nel gennaio del 2014 i cantoni di Afrin, Jazira e Kobane dichiararono la propria autonomia e, successivamente, venne approvato il Contratto Sociale del Rojava. Nello stesso anno l'aeronautica militare turca incominciò a bombardare la regione, con l'intento d'impedire la formazione di una presenza militare curda direttamente a sud del confine con la Turchia.[12]
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Rojava, 2014
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Rojava, 2015
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Rojava, 2016
Guerra contro lo Stato Islamico
modificaA partire dal 2015, in seguito alla rottura dell'assedio di Kobanê da parte dello Stato Islamico le forze curde cominciarono ad espandersi a regioni arabe. Nel dicembre 2015 venne istituito il Consiglio Democratico Siriano. Il 17 marzo del 2016 ufficiali curdi, arabi, assiri turcomanni proclamarono la nascita nei territori da loro controllati della Federazione Democratica del Rojava-Siria del Nord.[13] L'evento venne apertamente osteggiato sia dalle milizie leali al governo di Damasco, sia dalle Coalizione Nazionale Siriana.
Conflitto con la Turchia
modificaNel 2018 la Turchia avviò l'Operazione Ramoscello d'Ulivo, che sottrasse il cantone di Afrin alla federazione.[14][15][16] Nel 2019 le forze armate turche, in collaborazione con milizie dell'opposizione siriana, lanciarono l'Operazione Sorgente di Pace, costituendo una zona cuscinetto lunga trenta chilometri.[17][18]
Geografia
modificaLa regione si trova ad ovest del Tigri lungo il confine turco e confina con il Kurdistan iracheno a sud-est. La regione si trova a latitudine circa 36° 30' a nord e consiste principalmente di pianure e basse colline, tuttavia ci sono alcune montagne nella regione come il Monte Abdulaziz e la parte occidentale della catena montuosa Sinjar nella regione di Jazira.
In termini di governatorati della Siria, la regione è formata da parti dei governatorati di al-Hasakah, Raqqa, Deir ez-Zor e Aleppo.
Politica
modificaOrdinamento del territorio
modificaSecondo il Contratto Sociale del Rojava, promulgato il 20 gennaio del 2014[19], il Rojava è una federazione cantonalistica di regioni autonome all'interno della porzione settentrionale della Siria, descritta come una repubblica parlamentare fondata sul pluralismo etno-culturale e il decentramento politico-economico[2].
La forma di governo è basata sul confederalismo democratico formulato da Abdullah Öcalan, ispiratosi ai principi del municipalismo libertario e dell'ecologia sociale teorizzati dal pensatore socialista libertario statunitense Murray Bookchin[20], definito quale una forma di «amministrazione politica non statale o una democrazia senza Stato [...] flessibile, multi-culturale, anti-monopolistica, e orientata al consenso» con il secolarismo, il femminismo e l'ecologismo quali suoi pilastri centrali[21].
Le maggiori istituzioni sono[2]: l'Assemblea legislativa, il Consiglio Esecutivo, l'Alta Commissione per le elezioni, la Suprema Corte Costituzionale, e i Consigli municipali e provinciali.
Assemblea legislativa
modificaIl Contratto Sociale prevede la presenza di un'assemblea legislativa eletta a suffragio universale. Le prime elezioni di quest'ultima, chiamata Congresso dei Popoli della Siria del Nord, erano state previste per il 2018[22].
Consiglio Esecutivo
modificaIl Consiglio Esecutivo: detiene il potere esecutivo del Rojava. Ha i seguenti organi[23]
- Dipartimento degli Esteri
- Dipartimento della Difesa
- Dipartimento degli Interni
- Dipartimento della Giustizia
- Dipartimento dei consigli cantonali e municipali
- Comitato per la pianificazione e il censimento
- Dipartimento delle Finanze
- Comitato di regolazione delle banche
- Comitato di regolazione delle dogane e delle accise
- Dipartimento per gli affari sociali
- Dipartimento dell’Istruzione
- Dipartimento per l’Agricoltura
- Dipartimento dell’energia
- Dipartimento della Salute
- Dipartimento del Commercio e della Cooperazione economica
- Dipartimento per le famiglie dei martiri e dei veterani
- Dipartimento della cultura
- Dipartimento dei trasporti
- Dipartimento per la gioventù e lo sport
- Dipartimento dell’ambiente, del turismo e del patrimonio storico
- Dipartimento per gli affari religiosi
- Dipartimento degli affari familiari e dell’uguaglianza di genere
- Commissione nazionale per i diritti umani
- Dipartimento della comunicazione
- Dipartimento della sicurezza alimentare
L’Alta Commissione per le elezioni
modificaL'Alta Commissione per le elezioni, composta da 18 membri, ha il compito di supervisionare e condurre il processo elettorale. Al momento vi sono state tre tornate elettorali:
- Elezioni municipali del 2017
- Elezioni regionali del 2017
- Elezioni generali del 2018
Suprema Corte Costituzionale
modificaLa Suprema Corte Costituzionale è l'organo di garanzia costituzionale.
Divisioni territoriali
modificaIl Rojava è diviso in sette regioni (precedentemente note come cantoni), fondate, secondo l'articolo 8 del Contratto Sociale, sul principio dell'autogoverno[19]: ogni regione, infatti, oltre a essere divisa in più province, ha un proprio consiglio, eletto a suffragio universale. Attualmente sono riconosciute 7 regioni.
Regioni | Nome ufficiale | Primo ministro | Vice primo ministro | |
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Regione di Giazira | Akram Hesso | Elizabeth Gawrie Hussein Taza Al Azam | ||
Regione dell'Eufrate | Enver Muslim | Bêrîvan Hesen Xalid Birgil | ||
Regione di Afrin | Hêvî Îbrahîm | Remzi Şêxmus Ebdil Hemid Mistefa | ||
Regione di Reqa | N/A | N/A | ||
Regione di Tebkê | N/A | N/A | ||
Regione di Minbic | N/A | N/A | ||
Regione di Dêra Zorê | N/A | N/A |
Istituzioni, enti e associazioni
modificaForze di difesa
modificaLe forze armate sono costituite dalle Forze Democratiche Siriane, mentre l'ordine pubblico viene garantito dall'Asayish.
Legislatura
modificaNel dicembre 2015, durante una riunione dei rappresentanti della regione ad Al-Malikiyah, viene istituito il Consiglio democratico siriano (DSC) per fungere da rappresentante politico delle forze democratiche siriane.[24] I co-leader scelti per guidare la DSC alla sua fondazione erano il noto attivista per i diritti umani Haytham Manna e il membro del consiglio esecutivo TEV-DEM Îlham Ehmed.[25][26] La DSC nomina un Consiglio esecutivo che si occupa di economia, agricoltura, risorse naturali e affari esteri.[27] Le elezioni generali erano previste per il 2014 e il 2018[27] ma sono state rinviate a causa dei combattimenti. Tra le altre disposizioni delineate vi è una quota del 40% per la partecipazione delle donne al governo e una quota per i giovani. In connessione con la decisione di introdurre un'azione affermativa per le minoranze etniche, tutte le organizzazioni e gli uffici governativi si basano su un sistema presidenziale.[28]
Cultura
modificaIstruzione
modificaEconomia
modificaSistema legale e sicurezza
modificaSocietà
modificaEvoluzione demografica
modificaCritiche
modificaI sostenitori della regione sostengono che si tratti di un governo ufficialmente laico[29][30] con ambizioni democratiche dirette basate su un'ideologia socialista libertaria che promuove il decentramento, l'uguaglianza di genere,[31] sostenibilità ambientale e tolleranza pluralistica per la diversità religiosa, culturale e politica e che questi valori si rispecchiano nella sua costituzione, società e politica, sostenendo che sia un modello per una Siria federale nel suo insieme, piuttosto che una vera indipendenza.[32][33][34][35][36][37] Nel 2015 Amnesty International espresse, tramite un rapporto, dubbi sulla condotta dello PYD, accusando di aver trasferito migliaia di persone e raso al suolo alcuni villaggi poiché i loro abitanti avevano ospitato dei militanti dell'ISIS[12][38]. Poco dopo la pubblicazione del rapporto i vertici dello PYD risposero dicendo che il rapporto era stato alterato per evitare la creazione di un'alleanza contro il Califfato[39].
Nel marzo 2017 la "Commissione internazionale indipendente d'inchiesta delle Nazioni Unite sulla Siria" non è riuscita a trovare prove a sostegno delle affermazioni sulla pulizia etnica, affermando:
"Sebbene le accuse di 'pulizia etnica' continuassero a pervenire durante il periodo in esame, la Commissione non ha trovato prove a sostegno delle affermazioni secondo cui le forze di PYD o di SDF avrebbero mai preso di mira le comunità arabe sulla base dell'etnia, né che le autorità cantonali del PYD avrebbero sistematicamente cercato di modificare la composizione demografica dei territori sotto il loro controllo attraverso la commissione di violazioni dirette contro un particolare gruppo etnico,"[40][41]
Note
modifica- ^ https://www.nytimes.com/2015/11/29/magazine/a-dream-of-utopia-in-hell.html
- ^ a b c Carta del Contratto Sociale del Rojava-Siria, in UIKI ONLUS. URL consultato il 13 marzo 2017.
- ^ (EN) Appello della Federazione Democratica al popolo siriano, in UIKI ONLUS. URL consultato il 20 marzo 2018.
- ^ Kurdistan, storia di uno stato mai nato.
- ^ Tejel, pp. 62-63.
- ^ Tejel, p. 51.
- ^ Markus, p. 61.
- ^ Tejel, p. 61.
- ^ Tejel, p. 108.
- ^ HRW World Report 2010, su Human Rights Watch, 2010.
- ^ Redazione Limes, QUANTO È SOSTENIBILE IL ROJAVA?, su Limes, 2 agosto 2017. URL consultato il 18 marzo 2018.
- ^ a b La storia di Rojava, società utopica curda al confine dei territori dell’Isis, in TPI. URL consultato il 15 marzo 2017.
- ^ Syria's Kurds declare de-facto federal region in north, su apnewsarchive.com. URL consultato l'8 marzo 2018.
- ^ Radio Onda d'Urto » ROJAVA: UN DOSSIER DENUNCIA I CRIMINI DI GUERRA DELL’ESERCITO TURCO, su radiondadurto.org. URL consultato il 21 aprile 2018.
- ^ (EN) Crimini di guerra della Turchia a Afrin, in UIKI ONLUS. URL consultato il 21 aprile 2018.
- ^ Afrin: il governo siriano condanna l’occupazione turca, su sicurezzainternazionale.luiss.it, LUISS Osservatorio sulla Sicurezza Internazionale, 20 marzo 2018. URL consultato il 15 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 15 ottobre 2019).
- ^ (EN) Ben Hubbard e Carlotta Gall, Turkey Launches Offensive Against U.S.-Backed Syrian Militia, in The New York Times, 9 ottobre 2019. URL consultato il 10 ottobre 2019.
- ^ Lorenzo Cremonesi, nostro inviato a Erbil, e Redazione Online, L’annuncio di Erdogan su Twitter: «Iniziate le operazioni militari turche nel nord-est della Siria», su Corriere della Sera, 10 settembre 2019. URL consultato il 10 ottobre 2019.
- ^ a b (EN) Charter of the Social Contract, in Peace in Kurdistan, 7 marzo 2014. URL consultato il 13 marzo 2017.
- ^ (EN) The new PKK: unleashing a social revolution in Kurdistan, in ROAR Magazine. URL consultato il 14 marzo 2017.
- ^ Abdullah Öcalan, Confederalismo democratico (PDF), su uikionlus.org, Ufficio di Informazione del Kurdistan in Italia, 2011.
- ^ (EN) Annunciati i risultati delle elezioni in Siria del nord, in UIKI ONLUS. URL consultato il 20 marzo 2018.
- ^ Art.95 Contratto Sociale (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2017).
- ^ Dêrîk congress decides to establish Democratic Syria Assembly, su Firat News Agency, kurdishinfo. URL consultato il 2 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 19 settembre 2016).
- ^ Haytham Manna Elected Joint Chairman of Syrian Democratic Council, su syrianobserver.com, The Syrian Observer, 14 ottobre 2015. URL consultato il 26 maggio 2016 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2017).
- ^ Executive Board of Democratic Syria Assembly elected, su anfenglish.com, Ajansa Nûçeyan a Firatê English. URL consultato il 2 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 20 dicembre 2015).
- ^ a b Striking out on their own, in The Economist.
- ^ Western Kurdistan’s Governmental Model Comes Together, su The Rojava Report. URL consultato il 18 febbraio 2015.
- ^ Syria Kurds challenging traditions, promote civil marriage, su aranews.net, ARA News, 20 febbraio 2016. URL consultato il 23 agosto 2016 (archiviato dall'url originale il 22 febbraio 2016).
- ^ Carl Drott, The Revolutionaries of Bethnahrin, su warscapes.com, Warscapes, 25 maggio 2015. URL consultato l'8 ottobre 2016.
- ^ Kurdish 'Angelina Jolie' devalued by media hype, su BBC, 12 settembre 2016. URL consultato il 12 settembre 2016.
- ^ PYD leader: SDF operation for Raqqa countryside in progress, Syria can only be secular, ARA News, 28 maggio 2016. URL consultato l'8 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 1º ottobre 2016).
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- ^ Renée In der Maur e Jonas Staal, Introduction (PDF), in Stateless Democracy, Utrecht, BAK, 2015, p. 19, ISBN 978-90-77288-22-1. URL consultato il 12 ottobre 2019 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2016).
- ^ Joost Jongerden, Rethinking Politics and Democracy in the Middle East (PDF), su Ekurd.net, 5–6 December 2012. URL consultato il 9 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2016).
- ^ The Constitution of the Rojava Cantons. URL consultato il 14 maggio 2015.
- ^ ANALYSIS: 'This is a new Syria, not a new Kurdistan', su middleeasteye.net, MiddleEastEye, 21 marzo 2016. URL consultato il 25 maggio 2016.
- ^ (EN) Document, su amnesty.org. URL consultato il 21 aprile 2018.
- ^ Pulizia etnica in Rojava, le Ypg curde rispondono ad Amnesty International | Contropiano, in Contropiano, 17 ottobre 2015. URL consultato il 21 aprile 2018.
- ^ (EN) Bic0475, UN says no ethnic cleansing by Kurds in northern Syria, su Koerdisch Instituut Brussel, 21 marzo 2017. URL consultato il 23 agosto 2024.
- ^ www.rudaw.net, https://www.rudaw.net/notfound.html . URL consultato il 23 agosto 2024.
Bibliografia
modifica- (EN) Jordi Tejel, Syria's Kurds: History, Politics and Society, Taylor & Francis, 2008, ISBN 9781134096435.
- (EN) Aliza Marcus, Blood and belief: the PKK and the Kurdish fight for independence, New York, New York University Press, 2009, ISBN 0814795870.
Voci correlate
modificaAltri progetti
modifica- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Rojava
Collegamenti esterni
modifica- (EN) Opere riguardanti Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est, su Open Library, Internet Archive.
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