Post di Ugo Pilia

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direttore responsabile presso ilcorriereblog.it

I 5 indizi di una crisi epocale Vedi anche il sito ilcorriereblog.it Il numero di abitanti del mondo retti da governi non totalitari è in continua diminuzione. E anche l’America rischia di vacillare. Ecco gli indizi di un fenomeno epocale La mappa del mondo che indica le democrazie è sconfortante perché comprende solo gli Stati Uniti, l’Europa occidentale, l’Australia, il Giappone, il Sudafrica e una piccola parte del Sudamerica. Il numero degli abitanti del mondo retti da governi democratici diminuisce, e in questi i cittadini che vanno a votare sono sempre di meno. I processi di decisione nelle democrazie sono sempre più complicati e lenti. La più antica democrazia moderna, quella americana, che è stata di esempio a tante altre, vacilla e rischia di trascinare con sé altre democrazie. Ci si chiede come possano convivere nell’Unione europea Paesi democratici e Paesi che non lo sono, come l’Ungheria, che non riconosce l’indipendenza dei giudici, dei media e della cultura, e traduce in ceppi in un’aula di giustizia una persona imputata. Questi segni di crisi possono essere variamente interpretati. Da un lato ci si lamenta che lo Stato sia debole e non riesca a mantenere i propri impegni con i cittadini. Dall’altro ci si preoccupa dei pericoli che si corrono con un eccessivo rafforzamento del vertice dell’esecutivo. Quindi, la democrazia corre rischi perché è troppo debole o perché troppo forte? Per provare a rispondere a queste domande occorre distinguere i fattori latenti di crisi degli ultimi cinquant’anni dagli eventi che possono provocare il collasso delle democrazie. I fattori latenti di crisi sono almeno cinque e hanno cominciato ad agire in Europa da almeno mezzo secolo. Da allora incidono sulla democrazia intesa come rispetto per gli interessi condivisi della comunità e provocano una notevole insoddisfazione nelle popolazioni che vivono in regimi democratici. In primo luogo, le democrazie mature, quelle che hanno un secolo di vita alle spalle, sentono il peso di un nobile passato. Hanno dato ascolto a molti e contraddittori interessi collettivi, dall’occupazione allo sviluppo, all’istruzione, alla protezione sociale, alla tutela dell’ambiente e dei beni culturali, e così via. Ma quando debbono decidere e devono mettere insieme tutti questi interessi, trovano difficoltà a stabilire quale di essi debba avere la prevalenza. In secondo luogo, nelle democrazie contemporanee sono spariti quelle organismi che una volta avvicinavano i governanti ai governati, i partiti come associazioni. Le forze politiche hanno cambiato natura e sono divenute oligarchiche. Quindi, lo strumento principale della democrazia non è esso stesso democratico. Questa atomizzazione della società provoca una debilitazione dei parlamenti (...) Sabino Cassese - Corriere della Sera - 7 Feb 2024 Continua la lettura sulla pagina facebook de Il giornale dei giornali

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