Il film Metropolis di Fritz Lang è qui discusso nella prospettiva del rapporto tra architettura e... more Il film Metropolis di Fritz Lang è qui discusso nella prospettiva del rapporto tra architettura e psicoa-nalisi, per come affronta le molteplici ispirazioni – provenienti da diverse scuole di pittura, architet-tura e filosofia – che hanno influito sul lavoro di Lang. La metropoli ideale raffigurata nelle famose scene di Lang si colloca al crocevia tra espressionismo, Art Nouveau, modernismo e De Stijl, come icona spaziale sospesa tra verticalismo fallico e buio sotterraneo, e come contraddizione tra classi dominanti e subalterne. Questo luogo immaginario di alienazione costituisce un esempio di come il Marxismo è stato elaborato dalla psicoanalisi attraverso l'arte e l'architettura, e in questo senso il paper fornisce un nuovo contributo alla tradizione di studi che si è sviluppata intorno a questo film. Parole chiave: metropolis, architettura, psicoanalisi The cult-movie Metropolis by Fritz Lang is here discussed for its relationships between architecture and psychoanalysis, addressing the web of inspirations – coming from different pictorial, architectural and philosophical schools of thought – sustaining Lang's work. The ideal metropolis depicted in Lang's famous scenes lives at the crossroad of expressionism, Art Nouveau, modernism and De Stijl, as a spatial icon suspended between phallic verticalism and dark underground, and as a contradiction between dominating and subaltern classes. This imaginary place of alienation is here discussed as an example of how Marxism has been elaborated by psychoanalysis through art and architecture, refreshing a long term tradition of studies developed around the movie. Recensendo Metropolis il regista Luis Buñuel (1927) scriveva «Ciò che lì ci viene narrato è triviale, ampolloso, pedantesco, di un vieto romanticismo. Ma se all'aneddoto preferiamo lo sfondo plastico-fotogenico del film, allora Metropolis colmerà tutte le misure, ci stupirà come il più meraviglioso libro d'immagini che sia mai stato composto», anticipando un giudizio per molti aspetti ancora condiviso. È ben noto come questo film (1925-26) di Fritz Lang sia considerato di capitale importanza sotto plurimi punti di vista: da quello della storia della cinematografia, nel cui ambito a buon diritto è stato riconosciuto come il capostipite del fortunato filone fantascientifico; dal punto di vista della storia delle avanguardie come efficace e originaria trasposizione in linguaggio filmico di alcune tematiche espressioniste, con una riflessione acuta sugli effetti disumani dell'industrializzazione, e sul contrasto tra individuo e collettività, tra tecnologia e lavoro; dal punto di vista della architettura – e pensando soprattutto agli scenari-come importante tassello di quel filone visionario europeo di ricerca sul tema della metropoli e dell'urbanistica del futuro, al quale appartengono sia alcune ricerche pit-toriche d'avanguardia (soprattutto di ambito rispettivamente espressionista e futurista) concentrate CRIOS (ISSN 2279-8986, ISSNe 2531-601X)
Il film Metropolis di Fritz Lang è qui discusso nella prospettiva del rapporto tra architettura e... more Il film Metropolis di Fritz Lang è qui discusso nella prospettiva del rapporto tra architettura e psicoa-nalisi, per come affronta le molteplici ispirazioni – provenienti da diverse scuole di pittura, architet-tura e filosofia – che hanno influito sul lavoro di Lang. La metropoli ideale raffigurata nelle famose scene di Lang si colloca al crocevia tra espressionismo, Art Nouveau, modernismo e De Stijl, come icona spaziale sospesa tra verticalismo fallico e buio sotterraneo, e come contraddizione tra classi dominanti e subalterne. Questo luogo immaginario di alienazione costituisce un esempio di come il Marxismo è stato elaborato dalla psicoanalisi attraverso l'arte e l'architettura, e in questo senso il paper fornisce un nuovo contributo alla tradizione di studi che si è sviluppata intorno a questo film. Parole chiave: metropolis, architettura, psicoanalisi The cult-movie Metropolis by Fritz Lang is here discussed for its relationships between architecture and psychoanalysis, addressing the web of inspirations – coming from different pictorial, architectural and philosophical schools of thought – sustaining Lang's work. The ideal metropolis depicted in Lang's famous scenes lives at the crossroad of expressionism, Art Nouveau, modernism and De Stijl, as a spatial icon suspended between phallic verticalism and dark underground, and as a contradiction between dominating and subaltern classes. This imaginary place of alienation is here discussed as an example of how Marxism has been elaborated by psychoanalysis through art and architecture, refreshing a long term tradition of studies developed around the movie. Recensendo Metropolis il regista Luis Buñuel (1927) scriveva «Ciò che lì ci viene narrato è triviale, ampolloso, pedantesco, di un vieto romanticismo. Ma se all'aneddoto preferiamo lo sfondo plastico-fotogenico del film, allora Metropolis colmerà tutte le misure, ci stupirà come il più meraviglioso libro d'immagini che sia mai stato composto», anticipando un giudizio per molti aspetti ancora condiviso. È ben noto come questo film (1925-26) di Fritz Lang sia considerato di capitale importanza sotto plurimi punti di vista: da quello della storia della cinematografia, nel cui ambito a buon diritto è stato riconosciuto come il capostipite del fortunato filone fantascientifico; dal punto di vista della storia delle avanguardie come efficace e originaria trasposizione in linguaggio filmico di alcune tematiche espressioniste, con una riflessione acuta sugli effetti disumani dell'industrializzazione, e sul contrasto tra individuo e collettività, tra tecnologia e lavoro; dal punto di vista della architettura – e pensando soprattutto agli scenari-come importante tassello di quel filone visionario europeo di ricerca sul tema della metropoli e dell'urbanistica del futuro, al quale appartengono sia alcune ricerche pit-toriche d'avanguardia (soprattutto di ambito rispettivamente espressionista e futurista) concentrate CRIOS (ISSN 2279-8986, ISSNe 2531-601X)
Outre sa réflexion sur les différentes manières d'habiter 1 , celle sur l'archi-tecture des hôtel... more Outre sa réflexion sur les différentes manières d'habiter 1 , celle sur l'archi-tecture des hôtels joue un rôle très important tout au long du parcours profes-sionnel de Gio Ponti (1891-1979). Figure majeure de l'architecture italienne du xx e siècle, il s'impose comme un des auteurs les plus attentifs à ce thème, dont il n'occulte aucun aspect. Tout en soulignant, dans le domaine du tourisme, la nécessité de programmes à grande échelle sachant tenir compte des nouvelles exigences des classes moyennes, Ponti se livre aussi à l'étude des différentes typologies hôtelières possibles et à leurs rapports avec les divers contextes (petites villes, paysages, etc.). Il s'est également intéressé aux standards fonctionnels ou esthétiques qu'il faut adopter dans le projet des chambres, en allant jusqu'au design de certains éléments spécifiques. Enfin, sa curiosité l'a porté jusqu'à se soucier du rôle joué par les espaces en plein air, notamment les jardins et les roof-gardens. Son véritable but vise à l'affirmation, chez la bourgeoisie de son temps, du goût pour une « modernité cordiale » qui puisse faire naître, grâce aux suggestions empruntées aux avant-gardes artistiques et architecturales contem-poraines, un nouveau langage décoratif, capable de s'imposer comme le style par excellence de l'architecture hôtelière. Hôtels alpins et marins C'est à partir des années 1930 que Ponti, déjà bien connu, commence à s'intéresser au thème de l'hôtel avec une attention constante, en y transposant plusieurs réflexions qu'il avait déjà développées dans les domaines de la maison et du quartier. Pour lui, l'hôtel constitue un élément d'intervention paysagère bien plus complexe et il conçoit, à cet effet, une typologie qui transpose des idées spatiales et d'habitat élaborées dans le domaine des maisons particulières et des immeubles. En 1930, au sein d'un projet de développement alpin comprenant un téléphérique unissant Bolzano, Cortina d'Ampezzo et Ortisei et complété par des bifurcations mineures, Ponti avait proposé quatre typologies nouvelles
En époque contemporaine Capri a été un lieu et un sujet privilégié pour la réflexion sur le thème... more En époque contemporaine Capri a été un lieu et un sujet privilégié pour la réflexion sur le thème du paysage, de sa représentation et de sa sauvegarde. Au XIXe siècle, sa centralité dans les vues et dans les peintures de paysage, comme un important lieu de production et comme un thème récurrent, ainsi que son extraordinaire chance touristique, sont à la base de la construction des mythes et de l’imaginaire au sujet de son paysage particulier.Au début du XXe siècle, d’aprèsune identité paysagère forte, Capri devient un lieu privilégié pour discuter des questions de sauvegardeet des relatives pratiques innovantes : du Congrès de 1922 au premier Plan d’aménagement paysager de 1939.À la fin du XXe siècle, le grand développement touristique montre plus tôt qu’ailleurs les avantages et les limites de la législation pour la protection du paysage.Au début du XXIe siècle, de nouvelles sensibilités nouent la question du paysage à l’environnement, en essayant des nouvelles synthèses.
Le escursioni in Sicilia al principio degli anni dieci effettuate dal già affermato architetto pi... more Le escursioni in Sicilia al principio degli anni dieci effettuate dal già affermato architetto piacentino Giulio Ulisse Arata, e la conseguente pubblicazione del volume di gran formato sull’architettura arabo-normanna (1914) per i tipi di Bestetti & Tumminelli segnano un evento topico sia nella personale biografia dell’architetto, sia nella storiografia artistica siciliana, e tuttavia quasi per nulla indagato e segnato ancora da numerosi punti da chiarire. Anche sulla base di materiali archivistici inediti, il contributo interpreta alla luce di varie componenti, sia legate alla tradizione del tour architettonico in Sicilia sia interne alla personale biografia intellettuale di Arata, la peculiarità di questo sguardo nella sua specificità e al contempo nella sua storicità, riconoscendo anche i non sempre evidenti legami con alcune significative esperienze europee.
Johann Joachim Winckelmann (1717-1768) nel duplice anniversario, a cura di E. Bendedetti, fascicolo monografico di “Studi sul settecento romano”, n. 34, pp. 149-160, 2018
In the aftermath of Italian Unity, the need to address the question of university buildings was p... more In the aftermath of Italian Unity, the need to address the question of university buildings was perceived as an urgent matter in the political world and in the academic community. In Italy, the transformation of the places of knowledge, considered insuf- ficient, was related to the manifestation of the sense of patriotism through the Science. In this context, the Roman university was considered the symbol of the finally reached national Unity. Therefore, the realization of scientific establishments in the pope’s city was for all men of science, and not just for the politicians, a matter of primary importance. Which strategies had to be implemented to achieve this goal? Who were the actors of choices, which led to the transformation of former monasteries or even entire urban areas? And who were the real directors of complex real estate transactions that involved capitals, profes- sors, engineers? On the basis of unpublished documents and drawings, and through the reinterpretation of little-known print sources, often neglected by historiography, this contribution aims to answer these questions, addressing the topic of higher education, starting from the post-unification Roman situation with the new complex in the Viminale area. The Roman case is compared with other cases (from Turin to Pavia, from Parma to Padua and others), with the aim of understanding the forces and the ideas put in place by the rectors of the different universities, who tried to transform, expand, build true citadels of knowledge. In this sense, the emblematic case of the project of the new Neapolitan university conceived by Mariano Edoardo Cannizzaro is deeply analyzed, because the topic of insufficient offices and decentralization was addressed with a detailed proj- ect, for the first time in Italy, of a “Città degli Studi”, autonomous and complete.
Uploads
Papers